Sei sulla pagina 1di 1

Leopardi

I FASE  1798/1815, pessimismo individuale, dovuto ad “uno studio matto e disperatissimo”; erudizione dell’autore nella biblioteca del padre, compiendo
studi filologici;

II FASE  1815/1816 fase di transizione dall’erudizione al bello, 1818/1822 pessimismo storico, immanente all’interno di idilli e canzoni.
- Abbandono delle minuzie filologiche e si entusiasma per i grandi poeti come Dante, Virgilio, Omero. Formazione intellettuale ed esperienza vissuta è
costituita dall’amicizia con Pietro Giordani (in questa persona trova una condizione affettuosa che gli manca nell’ambiente familiare). Apertura verso il
mondo esterno  fuga da casa rivelatasi, però, un fallimento in quanto il tentativo viene scoperto e sventato.
- Raggiunge la percezione della nullità di tutte le cose, nucleo del su pensiero pessimistico.
- Dai fallimenti letterari nascono gli idilli e le canzoni (canzoni+ idilli giovanili = canti), stimolati anche dall’amicizia con Pietro giordani, dalla conoscenza
delle varie opere con dante, Virgilio.
 IL PENSIERO: si pone al centro della sua indagine un motivo pessimistico, ovvero l’infelicità dell’uomo.
- Identifica invece la felicità con il piacere puramente sensibile e materiale, restando fedele ad una concezione sensistica e materialistica. L’uomo
aspira non ad un piacere, ma ad il piacere: un piacere che sia infinito, per estensione e durata.
- Identifica la causa nello Zibaldone, in una insoddisfazione perpetua, visto che nessuno dei piaceri provai dall’uomo sarebbe in grado di soddisfare
quest’esigenza.
- L’uomo è dunque necessariamente infelice, ma la natura, in questa prima fase viene concepita come benigna, ovvero una natura che è in grado di
fornire all’uomo l’illusione e l’immaginazione, grazie alle quali vela agli occhi di noi mortali, le effettive condizioni della realtà.
- Infatti, è fondamentale specificare, come secondo Leopardi, gli stessi uomini primitivi, in quanto vissero in una condizione molto più vicina allo stato di
natura, erano sicuramente più felici (come i fanciulli) e quindi capaci di illudersi e di immaginare: erano felici, perché erano ingenui, ignoravano la
loro reale condizione di felicità.
Infatti secondo Leopardi fu proprio attraverso la ragione ed il progresso che l’uomo ha dovuto fronteggiare il “vero” che lo ha reso infelice, ne deriva il
pessimismo storico:
- Antitesi tra antichi e moderni, natura e ragione.
- Il progresso della ragione, spegnendo le illusioni, ha reso l’uomo moderno incapace a gesti eroiche, ha generato viltà e meschinità. La colpa ricade
sull’uomo stesso, il quale si è allontanato dalla natura benigna. La condizione negativa viene vista come una decadenza di un processo torico,
all’interno del quale si è verificato un progressivo allontanamento dallo stato di natura, ovvero da una condizione originaria di felicità. (in questo
pensiero, l’autore è stato sicuramente influenzato dal pensiero di Giovan Battista Vico).
- Compare un atteggiamento titanico: il poeta, unico depositario della virtù antica, si erge solitario ha sfidare il destino crudele che ha condotto l’Italia
in questo baratro.
Si reca a Roma  causa una disillusione nel poeta; infastidito dalla stessa bellezza e imponenza dei monumenti.
III FASE  torna a Recanti, 1823/1828 transizione dal bello al vero, pessimismo cosmico,
- Si rende conto che effettivamente l’uomo ha che fare con la cruda realtà della vita.
- L’uomo attraverso il sonno, esperienza della morte, è capace di affrontare la giornata (pensiero che possiamo trovare nelle operette morali, in
particolare ne “Il cantico del Gallo Silvestre”).
- 5 anni di silenzio poetico, scrive in prosa e non più in poesia, fase di sviluppo dei trattati filosofici, delle operette morali a sfondo sarcastico.
PENSIERO: la natura benigna entra in crisi.
- La natura mira alla conservazione della specie, sacrificando perfino il bene del singolo e generare, così, sofferenza  il male rientra tra i piani della
stessa natura. La natura stessa ha messo nell’uomo quella possibilità di piacere infinito, senza concedergli alcun mezzo per soddisfarlo.
- Dialogo della Natura e di un Islandese, emerge il completo rovesciamento del suo pensiero. Leopardi definisce la natura non più come una madre
benigna, amorosa e provvidente, ma come una forza meccanicista, indifferente alle sorti delle sue creature.  gli individui devono soffrire per
garantire l’esistenza del mondo.
- non più concezione finalistica, ovvero che la natura opera bel il bene dell’uomo, ma Concezione meccanicistica e materialistica  la realtà è materia,
governata da leggi meccaniche.
- L’infelicità è dovuta materialisticamente, ai mali esterni.
Subentra un pessimismo cosmico: l’infelicità e la condizione negativa dell’essere umano, non dipendono più dal percorso storico dell’umanità, ma
divengono condizioni ontologicamente necessaria dell’essere umano, divengono un dato eterno ed immutabile della natura.
- Segue un abbandono della poesia civile e del titanismo.
- Subentra un atteggiamento contemplativo, ironico e distaccato.
- Concezione di vita del saggio stoico raggiungere l’atarassia, il distacco imperturbabile della vita.
Soggiorna a Milano e Bologna, per poi andare a Firenze.
IV FASE  Arriva finalmente a Pisa, dove la tregua dei suoi mali favorisce un “risorgimento” della sua facoltà di immaginare.
Coesistenza del bello e del vero, pessimismo cosmico, ma una sua evoluzione.
- Natura matrigna, ontologicamente infelice.
- Il poeta con i grandi idilli, prima a Pisa e poi a Recanati, e richiamando la poesia torna la teoria del vago-indefinito, diventa una bellezza immaginaria
razionale ovvero comparirai sempre uno sfondo razionale.

Potrebbero piacerti anche