Sei sulla pagina 1di 34

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI

Legislazione per la sicurezza sul cantiere


art. 98 e all. XIV D. Lgs 81/2008
e successive modifiche

Prof.Arch. Cipolletta Andrea


Le fonti della sicurezza sui luoghi di lavoro
Carta costituzionale
Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la
sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Art. 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite
agli indigenti.

Art. 35
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'e levazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.

Art. 41
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza,alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perchè l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e
coordinata ai fini sociali.
Il codice civile

Il primo aspetto che preme specificare è quello previsto sotto il


profilo civilistico, ossia quali siano le conseguenze risarcitorie
della mancata osservanza della normativa di sicurezza.

Art. 2087 c.c. recita: "l'imprenditore è tenuto ad adottare nell'e sercizio dell'impresa le
misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie
a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro".

La norma fissa un principio di carattere generale, costituisce la norma di chiusura del


sistema prevenzionistico chiarendo che in ogni caso il datore di lavoro è tenuto
all'o sser vanza sia delle norme di sicurezza e deve anche tenere un comportamento tale da
garantire la sicurezza dei lavoratori, dovendo in caso di mancata osser vanza, procedere
all'integrale risarcimento del danno del lavoratore che si sia infortunato.
Il parametro di riferimento cui rinvia la norma (quando richiama l'e sperienza e la tecnica),
al fine di valutare se un'impresa ha attuato tutte le misure volte a prevenire gli infortuni
sul lavoro, è quello della "massima sicurezza tecnologicamente fattibile", intesa quale
obbligo in capo al datore di lavoro di conformare costantemente il sistema di sicurezza
secondo la particolarità dell'attività svolta e della tecnologia conosciuta (o conoscibile)
dall'imprenditore (o dal suo modello ideale).

Il destinatario primario del rispetto delle norme in materia antinfortunistica è


l'imprenditore (datore di lavoro), cioè il soggetto cui spetta la gestione e l'o rganizzazione
dell'attività, ossia colui che ha effettivamente un potere in tal senso.
Con l' entrata in vigore della normativa di sicurezza, il sistema normativo cambia,
coinvolgendo, per quanto attiene la prevenzione e protezione dei lavoratori, tutti i soggetti
che variamente collaborano al processo lavorativo.

Il testo unico prevede che il committente e il datore di lavoro appaltatore debbano:


- cooperare all'attuazione delle misure di prevenzione e protezione dai rischi sul lavoro
incidenti sull'attività lavorativa oggetto dell'appalto;
- coordinare gli interventi di protezione e prevenzione dai rischi cui sono esposti i
lavoratori,
- informandosi reciprocamente anche al fine di eliminare rischi dovuti alle interferenze tra
i lavori delle diverse imprese coinvolte nell'e secuzione dell'o pera complessiva.
D’altro lato diventa importante l’istituto della delega.

Infatti il datore di lavoro non potrebbe occuparsi da solo di tutte le fasi di cui si compone
l'attività d'impresa ed è obbligato, ad affidare ad altri soggetti, per mezzo di una delega,
anche la gestione delle misure antinfortunistiche ed il conseguente controllo.

Evidenziamo sin da ora che che i compiti basilari del datore di lavoro non sono delegabili, solo
una volta che il datore di lavoro ha vigilato per primo sull'attuazione di tutte le misure
(valutazione dei rischi; predisposizione di un piano di sicurezza; designazione di un
responsabile della sicurezza), può spogliarsi dal controllo quotidiano delle specifiche fasi di
lavoro e riser varsi un controllo periodico sull'attività da altri svolta.
Il codice penale
Art. 589
Omicidio colposo
[I]. Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.

[II]. Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per
la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni .

Art. 590
Lesioni personali colpose
[I]. Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la
multa fino a 309 euro.

[II]. Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 123 euro a 619 euro; se è
gravissima, della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da 309 euro a 1.239 euro.

[III]. Se i fatti di cui al secondo comma sono commessi con violazione delle norme sulla disciplina della
circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi è della
reclusione da tre mesi a un anno o della multa da euro 500 a euro 2.000 e la pena per le lesioni gravissime è
della reclusione da uno a tre anni.

[V]. Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo nei casi previsti nel primo e secondo capoverso,
limitatamente ai fatti commessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o
relative all'igiene del lavoro o che abbiano determinato una malattia professionale.
Va evidenziato che l'inciso "norme in materia di prevenzione di infortuni sul lavoro" di cui
agli artt. 589, 590 c.p., non comprende solo le previsioni specificamente volte alla
normativa di sicurezza, ma anche tutte le disposizioni che si pongono, direttamente o
indirettamente, a tutela del lavoratore.

Pertanto per configurare la responsabilità penale del datore di lavoro non occorre la
violazione di specifiche norme dettate in tema di sicurezza sul lavoro, ma è sufficiente che
l'e vento si verifichi a causa dell'omissione di misure ed accorgimenti che, sebbene non
individuati analiticamente dal legislatore, perseguono il fine di evitare gli infortuni sul
lavoro.
N.B. Il datore di lavoro risponde anche quando la vittima è persona estranea all'impresa, in quanto
l'imprenditore assume una posizione di garanzia in ordine alla sicurezza degli impianti non solo nei
confronti dei lavoratori subordinati, ma anche nei riguardi di tutti coloro che possono venire a contatto o
trovarsi nell'area della loro operatività
(Cassazione penale 10842 del 7/2/2008)

Il legale rappresentante risponde dell'infortunio del lavoratore anche se avvenuto fuori dall' orario di
lavoro in quanto le norme antinfortunistiche sono poste a tutela di coloro che si trovino negli ambienti di
lavoro, anche al di fuori dell'orario di lavoro.
(Cassazione penale 20559 del 24/2/2005)
Statuto lavoratori
Legge 20/5/1970 n.300

Art. 19 Costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali.


Rappresentanze sindacali aziendali possono essere costituite ad iniziativa dei lavoratori in ogni unità
produttiva, nell'ambito:
b) delle associazioni sindacali, che siano firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati nell'unità
produttiva.
Nell'ambito di aziende con più unità produttive le rappresentanze sindacali possono istituire organi di
coordinamento.

Art. 22 Trasferimento dei dirigenti delle rappresentanze sindacali aziendali.


Il trasferimento dall'unità produttiva dei dirigenti delle rappresentanze sindacali aziendali di cui al
precedente articolo 19 , dei candidati e dei membri di commissione interna può essere disposto solo previo
nulla osta delle associazioni sindacali di appartenenza.

La normativa è la base in forza della quale è stata creata la figura del rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza.
La normativa europea
Per la cantieristica occorre fare riferimento alla 92/57/CEE che ha ritenuta la necessità
di una normativa specifica relativa alla sicurezza sui cantieri sulla base dei seguenti
presupposti:
considerando che i cantieri temporanei o mobili costituiscono un settore di attività che
espone i lavoratori a rischi particolarmente elevati;

considerando che le scelte architettoniche e/o organizzative non adeguate o una carente
pianificazione dei lavori all'atto della progettazione dell'o pera hanno influito su più della
metà degli infortuni del lavoro nei cantieri nella Comunità;
considerando che, all'atto della realizzazione di un'o pera, una carenza di coordinamento in
particolare dovuta alla presenza simultanea o successiva di imprese differenti su uno
stesso cantiere temporaneo o mobile può comportare un numero elevato di infortuni sul
lavoro;
considerando che risulta pertanto necessario un rafforzamento del coordinamento fra i
vari operatori fin dall'e laborazione del progetto e altresì all'atto della realizzazione
dell'o pera;
considerando che il rispetto delle prescrizioni minime atte a garantire un miglior livello di
sicurezza e di salute sui cantieri temporanei o mobili costituisce un imperativo al fine di
garantire la sicurezza e la salute di lavoratori;
considerando inoltre che i lavoratori autonomi ed i datori di lavoro, che esercitano essi
stessi un'attività professionale su un cantiere temporaneo o mobile, possono con le loro
attività mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori;
Testo unico sicurezza
e salute sui luoghi
di lavoro
Decreto legislativo
n. 81 del 9 aprile 2008
integrato e coordinato

D. L.vo 3.8.2009 n. 106


e
L. 7 luglio 2009, n.88

In vigore dal 20-08-2009


Il Testo unico sicurezza e salute sui luoghi di lavoro si applica :

a tutti i settori di attività, privati e pubblici

a tutte le tipologie di rischio.

a tutti i lavoratori e lavoratrici, subordinati e autonomi, nonchè ai soggetti ad essi equiparati, con specifiche a
seconda del contratto di lavoro in concreto stipulato e nel caso di volontariato.
TITOLO I – PRINCIPI COMUNI

CAPO I – DISPOSIZIONI GENERALI

Articolo 1 - Finalità
Articolo 2 - Definizioni
Articolo 3 - Campo di applicazione
Articolo 4 - Computo dei lavoratori

CAPO II – SISTEMA ISTITUZIONALE


TITOLO I – PRINCIPI COMUNI
CAPO III – GESTIONE DELLA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO

SEZIONE I – MISURE DI TUTELA E OBBLIGHI

Articolo 15 - Misure generali di tutela


Articolo 16 - Delega di funzioni
Articolo 17 - Obblighi del datore di lavoro non delegabili
Articolo 18 - Obblighi del datore di lavoro e del dirigente
Articolo 19 - Obblighi del preposto
Articolo 20 . Obblighi dei lavoratori
Articolo 21 - Disposizioni relative ai componenti dell’impresa familiare di cui all’articolo 230-bis del codice civile e ai lavoratori autonomi
Articolo 22 - Obblighi dei progettisti
Articolo 23 - Obblighi dei fabbricanti e dei fornitori
Articolo 24 - Obblighi degli installatori.
Articolo 25 - Obblighi del medico competente

SEZIONE II - VALUTAZIONE DEI RISCHI

Articolo 28 - Oggetto della valutazione dei rischi


Articolo 29 - Modalità di effettuazione della valutazione dei rischi
Articolo 30 - Modelli di organizzazione e di gestione

SEZIONE III - SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

SEZIONE IV - FORMAZIONE, INFORMAZIONE E ADDESTRAMENTO

SEZIONE V - SORVEGLIANZA SANITARIA

SEZIONE VI - GESTIONE DELLE EMERGENZE

SEZIONE VII - CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI

SEZIONE VIII - DOCUMENTAZIONE TECNICO AMMINISTRATIVA E STATISTICHE DEGLI INFORTUNI E DELLE MALATTIE PROFESSIONALI
TITOLO I – PRINCIPI COMUNI

CAPO IV – DISPOSIZIONI PENALI

SEZIONE I – SANZIONI.

SEZIONE II - DISPOSIZIONI IN TEMA DI PROCESSO PENALE


TITOLO II – LUOGHI DI LAVORO
CAPO I – DISPOSIZIONI GENERALI

CAPO II – SANZIONI .

TITOLO III - USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DEI


DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

CAPO I – USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO

CAPO II – USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

CAPO III – IMPIANTI E APPARECCHIATURE ELETTRICHE


TITOLO IV – CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI

CAPO I – MISURE PER LA SALUTE E SICUREZZA NEI CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI

Articolo 88 - Campo di applicazione


Articolo 89 - Definizioni
Articolo 90 - Obblighi del committente o del responsabile dei lavori
Articolo 91 - Obblighi del coordinatore per la progettazione
Articolo 92 - Obblighi del coordinatore per l'e secuzione dei lavori
Articolo 93 - Responsabilità dei committenti e dei responsabili dei lavori .
Articolo 94 - Obblighi dei lavoratori autonomi
Articolo 95 - Misure generali di tutela
Articolo 96 - Obblighi dei datori di lavoro, dei dirigenti e dei preposti
Articolo 97 - Obblighi del datore di lavoro dell’impresa affidataria
Articolo 98 - Requisiti professionali del coordinatore per la progettazione, del coordinatore per l'e secuzione dei lavori
Articolo 99 - Notifica preliminare
Articolo 100 - Piano di sicurezza e di coordinamento
Articolo 101 - Obblighi di trasmissione
Articolo 102 - Consultazione dei rappresentanti per la sicurezza[
Articolo 103 - Modalità di previsione dei livelli di emissione sonora
Articolo 104 - Modalità attuative di particolari obblighi
TITOLO IV – CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI
CAPO II – NORME PER LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO NELLE COSTRUZIONI E NEI LAVORI IN QUOTA

SEZIONE I - CAMPO DI APPLICAZIONE


SEZIONE II - DISPOSIZIONI DI CARATTERE GENERALE
Articolo 108 - Viabilità nei cantieri
Articolo 109 - Recinzione del cantiere
Articolo 110 - Luoghi di transito
Articolo 111 - Obblighi del datore di lavoro nell'uso di attrezzature per lavori in quota
Articolo 112 - Idoneità delle opere prov visionali
Articolo 113 - Scale
Articolo 114 - Protezione dei posti di lavoro
Articolo 115 - Sistemi di protezione contro le cadute dall’alto
Articolo 116 - Obblighi dei datori di lavoro concernenti l'impiego di sistemi di accesso e di posizionamento mediante funi
Articolo 117 - Lavori in prossimità di parti attive

SEZIONE III - SCAVI E FONDAZIONI


[SEZIONE IV - PONTEGGI E IMPALCATURE IN LEGNAME]
SEZIONE V - PONTEGGI FISSI
SEZIONE VI - PONTEGGI MOVIBILI
SEZIONE VII - COSTRUZIONI EDILIZIE
SEZIONE VIII – DEMOLIZIONI

CAPO III – SANZIONI


TITOLO V – SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

TITOLO VI – MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

TITOLO VII – ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI

TITOLO VIII – AGENTI FISICI TITOLO X – ESPOSIZIONE AD AGENTI

BIOLOGICI

TITOLO XI – PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVE

TITOLO XII – DISPOSIZIONI IN MATERIA PENALE E DI PROCEDURA

PENALE.

TITOLO XIII – NORME TRANSITORIE E FINALI


ART. 15 Testo Unico

Articolo fondamentale in quanto illustra le misure generali di sicurezza cui attenersi in ogni tipo di
attività.
Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro sono:

a) la valutazione di tutti i rischi per la salute e sicurezza;

b) la programmazione della prevenzione;

c) l'e liminazione dei rischi o la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al
progresso tecnico;

d) la limitazione del numero dei lavoratori esposti al rischio;

e) il controllo sanitario dei lavoratori;

f) l'informazione e formazione adeguate a lavoratori, dirigenti,preposti e rappresentati dei


lavoratori per la sicurezza);

g) istruzioni adeguate ai lavoratori;

h) la partecipazione e consultazione dei lavoratori e dei rappresentanti dei lavoratori per la


sicurezza;

i) la programmazione delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei
livelli di sicurezza (..)

l) le misure di emergenza in caso di primo soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori
in caso di pericolo grave e immediato;

m) regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai dispositivi


di sicurezza;
Misure generali di tutela nei lavori edili (art. 95)
I datori di lavoro delle imprese esecutrici, durante l'e secuzione dell'o pera osservano le misure generali
di tutela di cui all'articolo 15 e curano, ciascuno per la parte di competenza, in particolare:

a) il mantenimento del cantiere in condizioni ordinate e di soddisfacente salubrità;

b) la scelta dell'ubicazione di posti di lavoro tenendo conto delle condizioni di accesso a tali posti,
definendo vie o zone di spostamento o di circolazione;

c) le condizioni di movimentazione dei vari materiali;

d) la manutenzione, il controllo prima dell'e ntrata in servizio e il controllo periodico degli


apprestamenti delle attrezzature di lavoro, degli impianti e dei dispositivi al fine di eliminare i
difetti che possono pregiudicare la sicurezza e la salute dei lavoratori;

e) la delimitazione e l'allestimento delle zone di stoccaggio e di deposito dei vari materiali, in


particolare quando si tratta di materie e di sostanze pericolose;

f) l'adeguamento, in funzione dell'e voluzione del cantiere, della durata effettiva da attribuire ai vari
tipi di lavoro o fasi di lavoro;

g) la cooperazione e il coordinamento tra datori di lavoro e lavoratori autonomi;

h) le interazioni con le attività che av vengono sul luogo,all'interno o in prossimità del cantiere.

Non c'è sanzione penale per il mancato rispetto degli obblighi previsti ma, qualora la mancata
osser vanza degli obblighi abbia potuto comportare o aggravare l'infortunio la violazione risulerà
rilevante.
Cassazione civile, sez. lav. 17/04/2012 n. 6002

Il sig. X, paziente affetto da grave disturbo psicotico, in stato di ricovero volontario (non
interdetto nè in regime di trattamento sanitario obbligatorio) era scappato dal reparto di
psichiatria, recandosi fuori dalla struttura ospedaliera.
L’infermiere Y, tenuto ad esercitare la dovuta sorveglianza ex art. 2047 c.c., al fine di evitare
che il paziente potesse produrre danni per sè o altri, lo inseguiva per ricondurlo all’interno
della struttura stessa, per inseguire il paziente l’infermiere scavalcava un cancello e cadeva,
procurandosi un infortunio.
L’infermiere richiede alla struttura ospedaliera i danni asserendo che il datore di lavoro non
ha ottemperato alle prescrizioni di cui all’art. 2087 c.c.
La struttura ospedaliera si difende dicendo che risulta, nel caso, una deviazione, puramente
arbitraria, della condotta del dipendente dalle normali modalità della prestazione di lavoro.

La causa arriva in Cassazione, che decisione assumerà la Corte di Cassazione?


La nozione di rischio professionale sta all'origine del sistema della sicurezza sociale per cui è riconosciuta al datore di
lavoro, nei limiti dell’obbligo assicurativo, la responsabilità oggettiva connessa all'esercizio di attività economiche
vantaggiose per l'imprenditore, e, comunque, necessarie per il progresso sociale, ma rischiose e potenzialmente
produttive di danno per i lavoratori.

L'adozione del criterio di rischio professionale ha comportato che il datore di lavoro, entro i limiti dell’obbligo
assicurativo presso l’INAIL, debba rispondere non solo dei danni sofferti dal lavoratore che dipendano da un
comportamento colposo suo o dei propri sottoposti, ma pure di quelli che, se accaduti nello svolgimento dell'attività
lavorativa, siano conseguenza di caso fortuito, di forza maggiore o anche di colpa dello stesso lavoratore, con il
solo limite dell'atto puramente arbitrario.

La Corte di Cassazione ha affermato che ad escludere l'indennizzabilità del sinistro non basta l'atto colpevole del
lavoratore (cioè l'atto volontario posto in essere con imprudenza, negligenza o imperizia) se sia motivato comunque da
finalità produttive, ma solo il comportamento del dipendente che sia del tutto arbitrario ed abnorme, in quanto
determinato da "impulsi puramente personali" (v.Cass. n. 11417/2009 e ivi ult. Rif.).
Però se in tutti questi casi il sinistro deve essere risarcito (dall’INAIL) non è detto che sia automatica la responsabilità del
datore di lavoro e quindi la tutela risarcitoria del lavoratore.

E’ vero che l'art. 2087 c.c., che norma la responsabilità del datore di lavoro, è "norma aperta ai mutamenti economico-sociali",
che deve realizzare una funzione sussidiaria ed integrativa delle misure protettive del lavoratore, alla luce della direttiva
della "massima sicurezza ragionevolmente praticabile" (v. sul punto Corte di giustizia CE, 14.6.2007, causa C- 127/05), e, in
questo contesto, il datore di lavoro ha un obbligo di prevenzione, che "abbraccia ogni tipo di misura utile a garantire
il diritto soggettivo dei lavoratori ad operare in un ambiente esente da rischi".

E’ vero che è richiesto al datore di adottare, non solo le misure tassativamente imposte dalla legge in relazione al tipo di
attività svolta, ma ogni altra misura che, alla luce dell'evoluzione tecnica e scientifica, sia dettata dalla specifica
situazione di rischio (così ex plurimis Cass. n. 17314/2004).

Però non si può ritenere automatica la responsabilità del datore di lavoro ogni volta che il danno si sia verificato, dovendo
comunque sussistere almeno la colpa del datore di lavoro poichè l'art. 2087 c.c. non configura una ipotesi di
responsabilità oggettiva.
Pertanto non basta, a tal fine, che si dia prova che il comportamento del lavoratore, per quanto incongruo rispetto alle
stesse direttive del datore di lavoro, sia, comunque, inerente all'attività lavorativa, ma è necessario che il
comportamento del datore di lavoro sia qualificato da colpa.

Nel caso in esame, emerge che l'infortunio avvenne durante l'inseguimento di un paziente (peraltro, in regime di ricovero
volontario) fuori dai locali del nosocomio e per effetto di modalità comportamentali gravemente imprudenti
(scavalcamelo del cancello).

Il ricorrente afferma che tale comportamento non poteva ritenersi estraneo alle mansioni lavorative, ma il punto è che il
processo non offre alcuna prova (nè, comunque, viene data alcuna allegazione) di un comportamento
colpevole del datore di lavoro, e cioè della ricollegabilità del sinistro alla violazione di un obbligo di diligenza
del datore di lavoro nella predisposizione di misure idonee a prevenire ragioni di danno per i propri
dipendenti.

Va ulteriormente precisato che, nel caso, quel che rileva è l'insussistenza delle condizioni di operatività dell'obbligo di
sicurezza, sotto il profilo dell'indimostrata esigibilità di una diversa e specifica condotta protettiva del datore di lavoro ne
deriva che l'infortunio, ancorchè indennizzabile (ed indennizzato), non è, tuttavia, risarcibile.

Osservava la Corte territoriale che l'obbligazione di lavoro non comportava l'esigibilità della condotta nel caso
tenuta dal dipendente, e precisamente l'inseguimento del paziente fuori dai locali dell'ospedale, utilizzando modalità
gravemente imprudenti (scavalcamento del cancello).

La Cassazione rigetta il ricorso


Cassazione civile, sez. lav. 23/04/2012 n. 6337

Il sig. D, manovale generico, nell'utilizzare, in cantiere, la betoniera collegata per il suo


funzionamento con l'energia elettrica, rimaneva folgorato nel tentativo di operare un
collegamento diretto tra la betoniera e il cavo di alimentazione con la corrente in tensione a
380 volt.

Dai rilievi effettuati dai Carabinieri dopo l’infortunio si verifica un non buono stato di
manutenzione del cantiere, inoltre il D. si era in passato lamentato del fatto che la betoniera
si spegneva continuamente per difetti all'interruttore di protezione che duravano da tempo, e
che prima o poi l’avrebbe collegata direttamente al cavo di alimentazione.

Risultava anche che la betoniera era priva dell'interruttore differenziale salvavita, anche se
l’apposizione non era prescritto da una una specifica disposizione antinfortunistica in tal
senso.
L’imprenditore P, dopo il processo in primo e secondo grado, che aveva accertato una
responsabilità civilistica al 50% tra datore di lavoro e lavoratore, si rivolge alla Corte di
Cassazione.

Che giudizio emetterà la Corte di Cassazione?


Occorre premettere che in tema di responsabilità civile, che un evento è da considerare causato da un altro se il primo
non si sarebbe verificato in assenza del secondo, nonchè dal criterio della cosiddetta causalità adeguata, per cui occorre
dar rilievo solo a quegli eventi che appaiano non del tutto inverosimili.

L'art. 2087 c.c. poichè ha una funzione sussidiaria ed integrativa delle misure protettive da adottare a garanzia del lavoratore,
abbraccia ogni tipo di misura utile a tutelare il diritto soggettivo dei lavoratori ad operare in un ambiente esente da rischi, così
come è stato posto in rilievo dalla Corte costituzionale (sentenza 399/ 1996) (cfr. Cass., n. 4840 del 2006).

Pertanto il rispetto di detto articolo, in quanto fondato sul generico dovere di prudenza, diligenza, osservanza delle norme
tecniche e di esperienze, rende necessario che l'imprenditore sia tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa tutte le misure
che, secondo le particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità
morale dei prestatori di lavoro, quindi detto articolo funziona da adeguamento permanente dell'ordinamento alla sottostante
realtà socio-economica" e pertanto "vale a supplire alle lacune di una normativa che non può prevedere ogni fattore di
rischio e di adeguamento della normativa al caso concreto".

La sicurezza del lavoratore costituisce un bene di rilevanza costituzionale (art. 41 Cost., comma 2, che espressamente impone
limiti all'iniziativa privata per la sicurezza) che impone - a chi si avvalga di una prestazione lavorativa eseguita in stato di
subordinazione - di anteporre al proprio (legittimo) profitto la sicurezza di chi tale prestazione esegua, adottando ogni cautela
che lo specifico contesto lavorativo richieda (Cass., n. 17314 del 2004).

Le norme specifiche antinfortunistiche rappresentano, dunque, lo standard minimale richiesto dal legislatore per la tutela
della sicurezza del lavoratore, sicchè ai sensi dell'art. 2087 c.c. vanno adottate tutte quelle misure che la specificità del rischio
cui egli sia esposto impongono.
Orbene, a seguito di un corretto e congruo accertamento di fatto, premesso che era pacifico che il dipendente stesse
lavorando nel cantiere e fosse morto fulminato mentre era intento nella sua attività lavorativa con la betoniera che
necessitava per il suo funzionamento dell'energia elettrica, per cui non poteva sostenersi che l'infortunato stesse facendo
qualcosa che esulava dalle consuete mansioni affidategli.

Quindi, il giudice di secondo grado ha evidenziato, nel limitare al 50 per cento la responsabilità del P., che lo stesso aveva
violato le disposizioni infortunistiche, tra le quali si inscrive, come norma di chiusura il citato art. 2087 cc, in quanto dalle
deposizioni testimoniali (teste Pu., collega del D.), era emerso che il D. aveva preannunciato che avrebbe operato, ma non
quel giorno, un collegamento diretto tra la betoniera e il cavo di alimentazione. Ciò dimostrava che il continuo spegnimento
della betoniera alimentata elettricamente, con cui lavorava il dipendente, per difetti all'interruttore di protezione, persisteva
da tempo, e il D. se ne era lamentato altre volte.

Detto cattivo funzionamento, asseriva la Corte d'Appello, era compatibile con lo stato in cui il consulente tecnico d'ufficio
nominato dal Pubblico Ministero - in sede del giudizio penale instaurato per i fatti di cui alla presente controversia -
rinveniva l'interruttore di protezione della betoniera che, privo della membrana di protezione e di coperchio, non era
nemmeno fissato all'interno del vano elettrico ma giaceva per terra, esposto alle intemperie e i cui contatti erano perciò
ossidati (fenomeno che richiede del tempo per manifestarsi), e ciò era la causa della frequente interruzione della corrente e
dunque del continuo spegnimento della betoniera. Tali fatti, erano stati accertati dal consulente tramite sulla base di foto
scattate dai Carabinieri nella immediatezza.

La Corte d'Appello, dunque, con congrua e logica motivazione ha fatto corretta applicazione dei richiamati principi,
ritenendo che nella specie, il ricorrente abbia concorso al 50 per cento alla causazione dell'infortunio mortale, in quanto lo
stesso non aveva adottato alcuna misura di prevenzione, nè specifica, tenuto conto del sopra richiamato stato
dell'interruttore di protezione, nè generica con riguardo all'interruttore differenziale salvavita.

Nè la mancata previsione della misura specifica, circa tale ultimo dispositivo, esclude di adottare quella generica, atteso che,
come si è detto, la normativa speciale è rafforzativa, in materia infortunistica, di quella generica, nel senso che aggrava e
non esime da responsabilità, quando, pur avendo adottata la misura generale, nella ipotizzata previsione non si adotta
quella specifica.

La Corte rigetta il ricorso.


committente responsabile dei lavori

direttore del coordinatore progettazione


lavori
coordinatore esecuzione

datore di lavoro Medico


Responsabile competente
dirigente servizio
prevenzione Rappresentante
preposto e protezione lavoratori per la
lavoratore sicurezza

Potrebbero piacerti anche