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SISTEMA A CAPPOTTO

Manutenzione del Sistema a Cappotto

Collana di quaderni tecnici per il Progettista


IL SISTEMA A CAPPOTTO DI QUALITÀ
Quaderno n° 4
INDICE
Cortexa, eccellenza nel Sistema a Cappotto pag. 3

INTRODUZIONE
Manutenzione dei Sistemi di Isolamento a Cappotto pag. 4

1. Analisi visiva pag. 5

2. Predisposizione di un piano di manutenzione pag. 8



3. Alghe e funghi pag. 9
1. Cosa sono e come si sviluppano pag. 9
2. Misure preventive alla formazione di alghe e funghi pag. 11
3. Scelta dei materiali per prevenire la formazione di alghe e funghi pag. 13
4. Modalità di intervento per la manutenzione di superfici con alghe e funghi pag. 13

4. Il colore della finitura pag. 14
1. Funzioni del rivestimento di finitura del Sistema a Cappotto pag. 14
2. Scolorimento della finitura per esterno su facciata con Sistema a Cappotto pag. 14
3. Modalità di intervento in caso di scolorimento della finitura per esterno pag. 15

5. Cavillature e fessurazioni pag. 16


1. Analisi delle tipologie e significato delle diverse fessure che si possono
aprire in facciata pag. 16
2. Modalità di intervento in caso di cavillature e fessurazioni pag. 16

6. Planarità e irregolarità superficiale pag. 17


1. Analisi sottofondo/supporto: planarità e irregolarità del supporto pag. 17
2. Verifica di planarità e risoluzione del problema pag. 17
3. Verifica delle orizzontalità e risoluzione del problema pag. 17

7. Danni, rotture di tipo meccanico pag. 18

8. Installazioni esterne su un Sistema a Cappotto pag. 22


1. Analisi collegamenti con le installazioni esterne pag. 22
2. Installazioni successive sul Sistema a Cappotto pag. 23

9. Raddoppio del cappotto termico pag. 24


1. Di cosa si tratta e come viene eseguito pag. 24
2. Metodo di posa pag. 25

© Consorzio Cortexa

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del Consorzio Cortexa.

Manutenzione del Sistema a Cappotto


CORTEXA: UN IMPEGNO COSTANTE
PER L’ECCELLENZA NEL SISTEMA A CAPPOTTO
Consorzio Cortexa è un progetto associativo nato nel 2007 che riunisce le più importanti aziende specializzate nel
settore dell’Isolamento Termico a Cappotto in Italia, aziende che credono nella forza di un percorso comune e aderiscono
alla stessa filosofia di attenzione e priorità per la qualità del costruire, nel rispetto dell’ambiente.
Le aziende Cortexa condividono conoscenze ed esperienze maturate da protagoniste nel settore del Sistema di Isolamento
Termico a Cappotto, sviluppando progetti e iniziative di informazione e formazione orientate a veicolare, diffondere
e condividere la cultura dell’eccellenza nell’Isolamento a Cappotto.
Consorzio Cortexa è inoltre socio fondatore di EAE, Associazione Europea di Produttori di Sistemi di Isolamento
Termico a Cappotto. Rappresentanti di Cortexa sono membri del Comitato Tecnico, Direttivo e Marketing Europei di EAE.
Questa partecipazione garantisce a Cortexa un continuo scambio di informazioni e buone pratiche a livello internazionale nel
campo dell’edilizia sostenibile.

Sistema di Isolamento Termico a Cappotto: la misura più efficace per l’efficienza


dell’involucro
Il Sistema di Isolamento Termico a Cappotto è in assoluto la misura più efficace per l’isolamento termico
dell’involucro edilizio. Questa affermazione vale, però, solo se l’intervento rispecchia 3 requisiti fondamentali che
distinguono un cappotto termico qualunque da un cappotto termico eccellente:
1. scegliere esclusivamente Sistemi a Cappotto forniti e certificati come kit, dotati di certificato ETA004 e di
marcatura CE di sistema;
2. effettuare una corretta progettazione del cappotto termico secondo la norma UNI/TR 11715:2018;
3. avvalersi di posatori di cappotto termico specializzati ed esperti e le cui competenze siano certificate secondo la
norma UNI 11716:2018.

Può esistere oggi un progetto senza Isolamento a Cappotto?


Le scelte progettuali sono sempre più influenzate dalle norme così come dalle esigenze di investitori e committenti:
1. requisiti di legge sempre più stringenti in merito al contenimento dei consumi energetici degli edifici, che si spingono
fino a rendere assolutamente necessario il cappotto termico in caso di interventi di un certo rilievo;
2. ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2;
3. richiesta, da parte di committenti e investitori, di ottenere edifici confortevoli e con bassi costi di gestione;
4. mercato immobiliare che premia gli edifici efficienti: si vendono prima, a prezzo più alto e mantengono il loro valore più
a lungo nel tempo.
In considerazione di questi fattori, se la tipologia costruttiva lo consente, un progetto che non preveda un involucro con
cappotto, ad altissima efficienza energetica, non potrà incontrare i bisogni del mercato.
La progettazione del cappotto termico diventa quindi un’attività strategica, che richiede l’intervento di progettisti
formati ed esperti.
La presente collana di quaderni tecnici Cortexa, dedicata ai progettisti, è la risposta all’esigenza di continuo approfondimento
delle conoscenze sul Sistema di Isolamento Termico a Cappotto. Per conoscere l’intera collana e il Manuale del Cappotto
Termico Cortexa vi invitiamo a visitare l’area download del nostro sito. Per informazioni personalizzate è possibile richiedere
una consulenza gratuita sul cappotto termico di qualità.

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INTRODUZIONE
Manutenzione dei Sistemi di Isolamento a Cappotto
In questo documento si analizza il panorama delle possibilità di intervento su un Sistema di Isolamento Termico a
Cappotto esistente.
Si rammenta che i requisiti fondamentali per un intervento durevole ed efficace di isolamento a cappotto sono:
• scegliere esclusivamente Sistemi a Cappotto forniti e certificati come kit dai produttori, dotati di certificato
ETA (secondo ETAG004) e marcatura CE di sistema: selezionare Sistemi certificati come tali, e quindi testati per
garantire le migliori prestazioni in combinazione tra loro, mette al riparo committenti, imprese, progettisti e applicatori
da danni e malfunzionamenti causati dall’assemblaggio di materiali non idonei per il Sistema di Isolamento Termico a
Cappotto o di materiali non in grado di garantire le migliori prestazioni in combinazione tra loro.
• avvalersi di progettisti esperti in materia di Cappotto Termico: è necessario che i progettisti selezionati per la
progettazione dell’isolamento dell’involucro edilizio siano esperti in materia di Sistemi di Isolamento Termico a Cappotto
e che conoscano e seguano la norma UNI/TR 11715:2018, contenente il rapporto tecnico sulla “Progettazione e posa
in opera di sistemi di isolamento termico a cappotto”.
• avvalersi di posatori specializzati ed esperti: la posa di un Sistema di Isolamento Termico a Cappotto è fondamentale
per la buona riuscita dell’operazione. Anche il miglior Sistema, se posato male, non è in grado di garantire prestazioni
energetiche e durata eccellenti. Per la posa a regola d’arte dei Sistemi di Isolamento Termico a Cappotto è necessario
avvalersi di posatori le cui conoscenze, abilità e competenze siano certificate secondo la norma UNI 11716:2018.
In ogni caso, a parità di intensità di manutenzione, la facciata con Isolamento a Cappotto conferisce all’immobile una
protezione e durata migliore rispetto alle facciate con solo intonaco e finitura.
Così come per le facciate non isolate, anche le facciate con cappotto termico devono essere oggetto di ispezioni e controlli
periodici. Il presente ebook specifica, tra le varie cose, quanti e quali controlli effettuare.
La manutenzione degli edifici, siano essi dotati o meno di Sistema a Cappotto, è un’attività che va sempre prevista e
programmata nell’ottica di una gestione corretta del patrimonio immobiliare e del suo eventuale adeguamento alle nuove
richieste di contenimento dei consumi energetici. L’ebook fornisce le informazioni necessarie per mettere il progettista in
condizione di sviluppare una propria offerta di ispezione e manutenzione delle facciate con cappotto termico e di potersi
correttamente relazionare con i committenti e le imprese esecutrici.

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1. ANALISI VISIVA
Al fine di valutare le condizioni generali del Sistema a Cappotto, è utile effettuare periodicamente delle ispezioni visive
scadenziate come segue:
1. prima ispezione: dopo 6 mesi dall’applicazione del Sistema;
2. seconda ispezione: dopo 1 anno dall’applicazione del Sistema;
3. dalla terza in avanti: ogni 2-10 anni.
Le tempistiche indicate nei punti 1 e 2 risultano particolarmente significative perché rappresentano indicazione reale in
merito alla bontà di esecuzione del Sistema a Cappotto, racchiudendo in sé un ciclo di stagioni completo.
Il periodo temporale di ispezione indicato nel punto 3 è del tutto indicativo e variabile a seconda di diversi fattori, come ad
esempio l’ubicazione dell’edificio, il tipo di manufatto, il colore della facciata, lo spessore del materiale coibente utilizzato, la
cura dei dettagli costruttivi (presenza o meno di scossaline, gocciolatoi, ecc.) oltre che i parametri ambientali specifici per
il luogo di ubicazione.
In via esemplificativa, si riportano alcuni consigli a seconda dell’ubicazione e delle caratteristiche dell’edificio e delle sue
caratteristiche:
• area fronte mare: l’aggressione salina veicolata dalle brezze marine risulta particolarmente aggressiva per gran parte
dei sistemi di finitura. In questi casi è indispensabile consultare preventivamente la casa produttrice del Sistema
a Cappotto e attenersi ai prodotti più idonei. In ogni caso, sarà necessario visionare con buona frequenza la facciata e
intervenire tempestivamente per limitare gli effetti dell’aggressione ambientale;
• area soggetta a traffico-smog: gli accumuli di detriti sulla finitura ne accentuano il degrado non solo estetico.
Occorre scegliere prodotti innovativi e contenenti specifici additivi che ne prolunghino l’effetto protettivo favorendo
l’autopulizia per dilavamento;
• assenza di scossaline: le tendenze architettoniche portano ad avere sempre più frequentemente edifici senza sporto
di gronda. In questi casi il rivestimento dei Sistemi a Cappotto viene investito più facilmente da piogge che possono
portare ad accumuli di detriti e sporcizia. Anche in questo caso, finiture specifiche possono limitarne il degrado
mantenendo le facciate pulite più a lungo;
• area esposta ai venti: si rimanda per questo punto alle specificità progettuali espresse nel Manuale per l’Applicazione
del Sistema a Cappotto ed in particolare alla progettazione dei tasselli (vedi pag.67 del Manuale Cortexa) che hanno la
funzione specifica di resistenza agli sforzi di trazione che il vento può generare in facciata;
• colori scuri: in generale i colori scuri, non riflettendo completamente i raggi solari e inducendo sulla superficie delle
temperature più elevate rispetto a quelli chiari, non sono consigliati. Le temperature più elevate, oltre a non favorire
l’isolamento termico potrebbero indurre dilatazioni nei materiali che possono degenerare in microcavillature.

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1. Analisi visiva

L’ispezione visiva dovrà rilevare:


• presenza di lesioni, cavillature, fessure;
• presenza di muffe, efflorescenze, depositi, sporcizia superficiale;
• degrado/omogeneità del colore;
• planarità e regolarità delle superfici;
• stato di conservazione di elementi critici quali scossaline, gronde, griglie ed in generale tutti gli elementi che
interrompono la continuità del Sistema;
• tenuta degli ancoraggi;
• presenza di distacchi di strati o di parti del Sistema.
È sempre necessaria una documentazione fotografica delle facciate e delle patologie.
Esempio di tabella di rilievo/checklist per la verifica periodica a cura del responsabile della manutenzione dell’edificio:

ISPEZIONE PERIODICA VISIVA SISTEMA ETICS - CAPPOTTO TERMICO


Data Rilievo eseguito da
Indirizzo
LESIONI
Abrasione: indicare estensione e localizzazione

Cavillatura/Crepa: indicare se fenomeno unico o diffuso e rilevare larghezza massima, lunghezza e profondità

Lesione profonda: indicare se si conosce o si presume la causa della lesione - es. grandine, atto vandalico, urto, ecc.

Indicare se fenomeno unico o diffuso, individuare la zona - es. zona zoccolatura, zona finestre, ecc.

DEPOSITI E MUFFE
Indicare colore prevalente del deposito

Indicare diffusione del fenomeno e zona di localizzazione maggiore

COLORE E DEGRADO DELLA FINITURA


Indicare estensione e descrivere il degrado rilevato. Allegare foto.

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1. Analisi visiva

PLANARITÀ DELLE SUPERFICI


Indicare estensione e descrivere il degrado rilevato. Allegare foto.

ELEMENTI DI DISCONTINUITÀ (es. giunzioni tra finestre e cappotto, ecc.)


Indicare estensione e descrivere il degrado rilevato. Allegare foto.

ANCORAGGI DI ELEMENTI ESTERNI


Indicare estensione e descrivere il degrado rilevato. Allegare foto.

SUPERFICI ORIZZONTALI (davanzali, scossaline, balconi, ecc.)


Indicare il fenomeno e descrivere l’eventuale presenza di infiltrazioni. Allegare foto.

LESIONI DEPOSITI E MUFFE

COLORE E DEGRADO DELLA FINITURA PLANARITÀ DELLE SUPERFICI

ELEMENTI DI DISCONTINUITÀ ANCORAGGI DI ELEMENTI ESTERNI

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2. PREDISPOSIZIONE DI UN PIANO DI MANUTENZIONE
Sulla base delle risultanze dell’analisi visiva periodica, che è sempre necessaria, si potrà programmare il piano di
manutenzione:
In generale, si ricorda che per un edificio è sempre necessario programmare la manutenzione e la pulizia di tutti gli
elementi che possano accelerarne il degrado. Si rammenta ad esempio:
• la gestione delle acque meteoriche e il loro corretto smaltimento;
• la pulizia delle superfici orizzontali (soglie davanzali, marciapiedi, ecc.).
La mancata manutenzione potrebbe influenzare in maniera rilevante la durata di un Sistema a Cappotto.
In assenza di fenomeni di particolare degrado, un corretto piano di manutenzione di un cappotto termico potrebbe essere il
seguente:

TIPO DI INTERVENTO FREQUENZA

Verifica generale per individuare eventuali problematiche


(ad esempio nel collegamento con i serramenti, Ogni 2-3 anni o all’evidenza della problematica
presenza di cavillature, anomalie e deformazioni, ecc.)

Eventuale ripristino estetico tramite tinteggiatura,


trattamento antialga o idrolavaggio a bassa pressione Ogni 10-15 anni
con apposito detergente

Beneficio prestazionale del Sistema Continuo e maggiore di 50 anni

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3. ALGHE E FUNGHI
1. Cosa sono e come si sviluppano
I microrganismi che principalmente prendono possesso delle superfici murarie sono alghe e funghi (muffe), organismi con
caratteristiche e necessità diverse: unico fattore comune indispensabile per il loro sviluppo è l’acqua o, più correttamente,
l’umidità.
Un fattore di crescita comune ai due organismi deriva dal pH dell’ambiente, che non dovrebbe essere superiore a 11.
Alghe e funghi, a loro volta, si suddividono in migliaia di specie diverse, ognuna con caratteristiche differenti.

CONDIZIONI AMBIENTALI ALGHE FUNGHI

da ca. -7°C a ca. +70°C, ampio range termico, da ca. 0°C


Temperatura preferibilmente sui 20°C a ca. +50°C, preferibilmente 20-35°C
(varia a seconda della specie) (varia a seconda della specie)

attività dell’acqua (aw) da ca. 0,70 a 1,00,


attività dell’acqua(aw) da ca. 0,70 a 1,00,
Umidità del substrato preferibilmente 0,80-0,98
talvolta anche fino a 0,60
(varia a seconda della specie)

da ≤ 1 a ca. 11,5, preferibilmente 6-7 da 1,5 a 11


pH
(varietà a seconda della specie) (varia a seconda della specie)

carbonio da CO², sali carbonio organico, azoto (organico e


Nutrienti
e elementi in traccia inorganico), sali e elementi in traccia

Luce necessaria per la fotosintesi non necessaria

Nota: l’attività dell’acqua (aw) è una misura della disponibilità di umidità per lo sviluppo biologico. Su materiali umidi l’aw
corrisponde all’unità atmosferica relativa presente sulla superficie.
La presenza di colonie algali o fungine o il rischio di una colonizzazione delle facciate non possono in nessun caso ascriversi
ad un’unica causa. Ogni edificio ed ogni facciata sono soggetti agli effetti di numerosi fattori, ciascuno dei quali, da solo o
in combinazione con altri, può essere causa della colonizzazione.

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3. Alghe e funghi

Fattori che influenzano la proliferazione dei microrganismi

INFLUENZE STRUTTURALI INFLUENZE AMBIENTALI

• architettura, forma • urbana/extraurbana


• a più piani o un piano • zona industriale
TIPO DI EDIFICIO UBICAZIONE
• facciata articolata o cubica • zona residenziale
• sporgenze • zona boschiva

• sgrondo delle acque


• zona residenziale
• aggetto del tetto PRESENZA
• strada trafficata
DETTAGLI • lastrici DI POLVERE/
• centrali elettriche
• zona soggetta a spruzzi SPORCO
• ciminiere
• gocciolamenti

• tipo di materiale PRESENZE • gas di scarico


SUPERFICIE
• struttura; dettagli INQUINANTI • qualità dell’aria

• lato esposto alle intemperie • temperature


CONDIZIONI
ORIENTAMENTO • protezione delle superfici • umidità atmosferica
CLIMATICHE
• esposta, interna • precipitazioni

• frequenza degli interventi di • presenza di piante nelle vicinanze


MANUTENZIONE FLORA
ripristino(per es.grondaie) • presenza di spore

INFLUENZE CLIMATICHE INFLUENZE DEI MATERIALI

• clima marittimo
• intonaco, pittura
• montagna TIPO DI
UBICAZIONE • metallo, vetro, pietra,
• presenza di acque SUPERFICIE plastiche, ecc.
• fascia climatica piovosa o secca

• annate asciutte • qualità


CONDIZIONI • annate piovose QUALITÀ DEL
• superficie liscia/strutturata
CLIMATICHE • annate calde MATERIALE
• bianco/colorato
• annate fredde

• valore U/spessore del materiale


VENTO • diffusione delle spore TEMPERATURA coibentante
DELLE • tonalità del colore
SUPERFICI • orientamento
• temperatura media annua • ombreggiatura
TEMPERATURA
(min/max) • assorbimento/rilascio umidità
• valore W, valore Sd
UMIDITÀ • natura del materiale
LUCE • influenza dei raggi UV • orientamento
• ombreggiatura

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3. Alghe e funghi

In particolare:

• umidità atmosferica del luogo: la presenza di corsi d’acqua nelle vicinanze, la localizzazione in zone fortemente
soggette alla formazione di nebbie, la localizzazione in ambienti caratterizzati da un forte ristagno dell’aria per mancanza
di venti, la presenza di precipitazioni per lunghi periodi ininterrotti possono favorire l’attecchimento di microrganismi;
• presenza di vegetazione: un edificio situato in aperta campagna o circondato da vegetazione è maggiormente
esposto all’azione delle spore e delle alghe, che vengono trasportate dal vento e si depositano sulle superfici murarie. La
presenza di piante di grandi dimensioni in prossimità delle facciate agevola in molti modi la proliferazione e il deposito di
spore, riducendo la temperatura superficiale a causa dell’ombreggiamento, favorendo il ristagno dell’umidità bloccando
la ventilazione;
• sporti di gronda: una dimensione adeguata degli sporti di gronda, anche se spesso non sono previsti per esigenze
architettoniche, si traduce in una minore bagnabilità delle superfici; .
• elementi architettonici: la presenza ed il corretto dimensionamento dei gocciolatoi dei davanzali riducono il ristagno
d’acqua. Per lo stesso motivo, tutti i punti di raccordo tra una superficie orizzontale e una verticale vanno gestiti con
particolare cura. Qualunque elemento architettonico sporgente potrebbe favorire il ristagno di acqua se non realizzato
con le corrette pendenze. Inoltre le zone di zoccolatura, particolarmente soggette agli spruzzi, sono spesso il punto di
attecchimento delle spore che si diffondono poi sul resto delle superfici.

2. Misure preventive alla formazione di alghe e funghi


L’importanza della fase di progettazione di un edificio
La ricerca di nuove forme architettoniche, metodologie costruttive e materiali, deve tenere sempre conto di particolari
architettonici e specifiche accortezze atte a preservare le superfici da fenomeni di deterioramento.
Un particolare impegno è richiesto in questo caso agli architetti e ai progettisti, che nei loro interventi devono prevedere, tra
le varie cose:
• sistemi efficienti di gestione delle acque;
• davanzali e sbalzi di dimensioni adeguati;
• coperture orizzontali funzionali;
• gocciolatoi efficienti.
La maggior parte delle problematiche di sviluppo di colonie algali e fungine sulle facciate può essere limitata grazie ad
una maggiore cura dei dettagli in fase di progettazione ed esecuzione (es. studio di accurati gocciolatoi, pendenze
adeguate, ecc.). Vanno altresì tenuti in adeguata considerazione l’orientamento degli edifici e le porzioni di facciata
esposte agli spruzzi d’acqua (vedi dettaglio costruttivo nella pagina seguente). Lo sviluppo di microrganismi algali viene
favorito inoltre dalla presenza di vegetazione spontanea abbondante nelle vicinanze dell’edificio, in particolare per
l’ombreggiamento da essa prodotto e per le spore generate. Si ricorda che i dettagli costruttivi vanno progettati, discussi e
realizzati ponendo grande attenzione alla loro funzionalità e qualità.

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3. Alghe e funghi

ZOCCOLATURA RIENTRANTE CON ISOLAMENTO CONTRO TERRA CON PROFILO DI PARTENZA

corretta funzionalità del gocciolatoio


X deve essere ≥ 30 mm per una
ETICS

Zona esposta a pioggia battente


almeno 300 mm

Terreno
Zona drenante

Legenda
1. Struttura della parete

2. Collante
3. Pannelli isolanti (EPS/PU/MW)
4. Rasatura armata
5. Primer (dipendente dal Sistema)
6. Rivestimento di finitura a intonaco
7. Fissaggio del Sistema (rondella/a filo)
8. Profilo di partenza (ev. in plastica)
9. Nastro di guarnizione precompresso
10. Pannello di zoccolatura appartenente
al Sistema (isolamento perimetrale)
11. Impermeabilizzante (di Sistema)

12. Impermeabilizzazione esistente della struttura


13. Scarico
14. Membrana a bottoni o simile
15. Isolamento perimetrale esistente

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3. Alghe e funghi

3. Scelta dei materiali per prevenire la formazione di alghe e funghi


Per minimizzare sul piano tecnico il rischio di una colonizzazione di alghe o funghi delle facciate occorre selezionare in
maniera accurata i materiali e i sistemi da utilizzare. A tal proposito, i Sistemi di rivestimento per Cappotto devono
normalmente presentare una buona resistenza, seppur limitata nel tempo, alle alghe e ai funghi. Generalmente questa
resistenza viene garantita mediante l’aggiunta di specifiche sostanze protettive.
È bene inoltre evidenziare che avere una superficie maggiormente idrorepellente aiuta chiaramente a rallentare la formazione
di depositi e conseguentemente di colonizzazioni di microrganismi.
Nella scelta dei materiali occorre anche tener conto degli aspetti ambientali e rispettare le normative vigenti in materia.
In fase manutentiva la resistenza alla colonizzazione di alghe e funghi può essere rinnovata con una successiva applicazione
di specifica pittura.
Si evidenzia che l’efficacia di tali pitture è influenzata dai seguenti fattori:
• dettagli costruttivi;
• condizioni climatiche della località;
• ubicazione dell’edificio;
• corretta scelta, utilizzo e posa degli elementi di finitura del Sistema.
È importante tuttavia tener presente che non si può assicurare una protezione permanente dai microrganismi.

4. Modalità di intervento per la manutenzione di superfici con alghe e funghi


Le superfici colonizzate vanno esaminate accuratamente e bisogna assicurarsi che il deposito di spore non abbia deteriorato
le superfici esposte e/o addirittura gli strati sottostanti del Sistema.
Se accanto alla presenza di microrganismi si riscontrano anche carenze progettuali o di esecuzione, occorre preventivamente
affrontarle e risolverle prima di iniziare il risanamento delle superfici interessate.
Nel trattamento delle superfici colonizzate da microrganismi occorre in ogni caso attenersi alle indicazioni del
produttore, perché le varie fasi di intervento possono diversificarsi.
Di norma, nel caso della presenza di infestazione superficiale, la sequenza da seguire è la seguente:
• idrolavaggio a bassa pressione e utilizzo di soluzione igienizzante;
• asciugatura completa;
• trattamento con composto antivegetativo:
• applicazione di ciclo di pitturazione con caratteristiche di idrorepellenza e con particolare protezione antialga e
antimuffa, idoneo per Sistemi a Cappotto.
La protezione delle superfici deve essere garantita con ciclicità tramite adeguati programmi di manutenzione.
Intervenendo in tempi rapidi, prima che la colonizzazione si sviluppi aggressivamente, si evita l’insorgere di problematiche
maggiori sul Sistema stesso.

Manutenzione del Sistema a Cappotto 13


4. IL COLORE DELLA FINITURA
1. Funzioni del rivestimento di finitura del Sistema a Cappotto
Un Sistema a Cappotto si completa nella sua finitura con un rivestimento a spessore capace di rispondere ad una serie di
esigenze prestazionali e non solo a esigenze estetiche.
I compiti fondamentali del rivestimento di finitura a spessore sono quelli di:
• fornire protezione allo sviluppo di muffe e alghe;
• migliorare la protezione agli agenti atmosferici e all’irraggiamento solare;
• aumentare la resistenza meccanica del Sistema;
• garantire il giusto equilibrio tra idrorepellenze e permeabilità al vapore del Sistema;
• conferire un aspetto estetico gradevole.

2. Scolorimento della finitura per esterno su facciata con Sistema a Cappotto


Si intende come scolorimento il difetto estetico generato dalla perdita del colore originario della finitura. Questo
tipo di degrado non investe normalmente gli aspetti prestazionali del Sistema ma si riferisce alla tenuta della pigmentazione
del colore. Lo scolorimento si genera di norma a causa dei raggi solari e si accentua con l’utilizzo di pigmenti di bassa qualità
e/o scarsamente resistenti ai raggi UV.

Esempi di scolorimento della finitura per esterno.

Le tipologie di finitura normalmente utilizzate su Sistemi di Isolamento Termico a Cappotto sono del tipo Acrilica, Acril-
silossanica o Silossanica o a base di Silicati. La differenza prestazionale tra le finiture per cappotto è legata al grado di
assorbimento d’acqua e alla loro permeabilità al vapore acqueo che ne determina il tempo di cessione dell’acqua sotto
forma di vapore e la loro idrorepellenza e di conseguenza l’efficacia nel tempo della protezione del Sistema.

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4. Il colore della finitura

La scelta del colore è fondamentale per garantire il corretto indice di riflessione per limitare il surriscaldamento delle facciate.
L’utilizzo di colori chiari ottimizza le prestazioni. Si rammenta che il valore di riferimento per l’indice di riflessione di un
Sistema a Cappottto “standard” è IR > 20.

L’azione degli agenti atmosferici sullo strato della finitura avviene in maniera continua, costante ed inevitabile. Per scongiurare
lo scolorimento della finitura è quindi necessaria un’attenta attività di manutenzione.

3. Modalità di intervento in caso di scolorimento della finitura per esterno


Il ripristino delle superfici degradate avviene tramite:
• idrolavaggio a bassa pressione e eventuale utilizzo di soluzione igienizzante;
• asciugatura completa;
• applicazione di ciclo di pitturazione con caratteristiche di idrorepellenza e con particolare protezione antialga
antimuffa, idoneo per Sistemi a Cappotto, compatibile con gli strati sottostanti.

Manutenzione del Sistema a Cappotto 15


5. CAVILLATURE E FESSURAZIONI
1. Analisi delle tipologie e significato delle diverse fessure che si possono aprire
in facciata
La valutazione dei fenomeni fessurativi su un Sistema a Cappotto va sempre eseguita da un tecnico specializzato.
Le fessure possono indicativamente essere suddivise in:

1. microcavillature: sono fessure dovute più frequentemente al ritiro essiccativo dei materiali. Esse si presentano già nei
primi mesi di vita del Sistema e se di dimensione inferiore ai 0,2 mm e in piccole quantità non vengono considerate un
difetto tecnico del Sistema stesso in quanto non generano infiltrazioni e/o danneggiamenti prestazionali.
Come tali non necessitano di manutenzione urgente se non per fini estetici. Sono da escludersi quelle riscontrabili in
corrispondenza dei bordi dei pannelli isolanti in quanto queste ultime sono sintomatiche di problematiche più serie del
Sistema. In ogni modo, prima di procedere con opere di ripristino, è necessario indagare la microfessurazione al fine
di assicurarsi che non vi siano problematiche di sistema (per esempio: un errato incollaggio con conseguenti movimenti
differenziali in corrispondenza dei giunti tra i pannelli);
2. cavillature e crepe: sono le fessure di dimensione superiore ai 0,2 mm per le quali possono esistere rischi di infiltrazioni
d’acqua e di danneggiamento del Sistema. Sono in maggior parte causate da difettosità di posa e/o progettazione del
Sistema. A volte, inoltre, si possono riscontrare quando l’isolamento a cappotto applicato è costituito da prodotti non
coerenti ad un Sistema fornito in kit dal produttore, per incompatibilità di uno o più componenti (per esempio, utilizzo
di pannelli non idonei);
3. fessure strutturali: si intendono le fessure innescate da cedimenti o assestamenti dell’edificio o di parti di esso.
In nessun modo il Sistema a Cappotto è in grado di gestirle e si rimanda l’intervento su di esse a tecnici strutturisti.

2. Modalità di intervento in caso di cavillature e fessurazioni


L’intervento di ripristino è da valutare caso per caso a seconda della tipologia del fenomeno fessurativo.
Alcune possibilità di intervento possono essere:
• cicli di finitura;
• ripristini di rasatura armata;
• ripristini parziali del Sistema.
L’ipotesi di intervento con cicli di finitura è attribuibile esclusivamente nel caso di microcavillature, previa valutazione, con
prodotti per applicazione su cappotto, specifici al caso in esame e aventi caratteristiche in linea con quanto presente in opera
al fine di non alterare le proprietà del Sistema stesso.
Qualora l’entità del problema non fosse risolvibile con un semplice ripristino occorrerà valutare operazioni di stripping
(rimozione della rasatura armata) o di demolizione integrale o parziale del Sistema.
In linea generale, problematiche dettate da errori di posa in opera non sono risolvibili con semplici interventi di
ripristino superficiale.

16 Manutenzione del Sistema a Cappotto


6. PLANARITÀ E IRREGOLARITÀ SUPERFICIALE
1. Analisi sottofondo/supporto: planarità e irregolarità del supporto
Oltre ad una prima analisi preliminare, che consenta l’individuazione della presenza sul cappotto di eventuali patologie, come
muffe, funghi, cavillature, crepe, ecc. è importante prevedere una seconda verifica che consenta l’analisi della planarità e
orizzontalità/verticalità dello stesso.
Viene definita planarità: la perfetta uniformità di una superficie piana.
Viene definita orizzontalità/verticalità: la posizione perfettamente orizzontale/verticale.

2. Verifica di planarità e risoluzione del problema


La prova di planarità può essere effettuata con staggia per misure sino a 4 metri. Per misure con distanze superiori si esegue
rispetto a una superficie di riferimento, per esempio tracciata con filo o raggio laser.
Qualora la tolleranza di planarità del Sistema fosse maggiore rispetto a quanto consigliato nel Manuale per l’Applicazione del
Sistema a Cappotto Cortexa (per es., con rif. a Tabella T2, pag.23 del Manuale Cortexa) si consiglia, in caso di intervento
manutentivo, la scelta di finiture che abbiano una elevata idrorepellenza.

3. Verifica delle orizzontalità e risoluzione del problema


Un Sistema a Cappotto correttamente eseguito rientra nelle tolleranze di planarità espresse nel paragrafo precedente (Tabelle
T1 e T2 del Manuale Cortexa, riprese nei prospetti P1 e P2 della norma UNI/TR 11715).
Per risolvere problemi di planarità si può intervenire in casi non gravi mediante l’applicazione di nuovi strati di intonaco di
base: essi dovranno sempre essere armati con rete, per evitare il rischio di lesioni superficiali dovute all’applicazione di
rasanti senza armatura di rinforzo.
Difettosità successive si intendono quindi per cedimento/distacco di lastre isolanti dal supporto. In questi casi occorre
intervenire individuando la causa del fenomeno (es. scollamento, infiltrazione di acqua, ecc.). Dopo averla risolta è possibile
procedere rimuovendo integralmente la zona interessata ed eseguire il ripristino completo delle zone interessate.
Si fa presente che il ritocco del rivestimento di finitura è in genere sconsigliato per garantire l’omogeneità estetica della
facciata. È preferibile pertanto estendere il ripristino della finitura a tutta la porzione di facciata.

Manutenzione del Sistema a Cappotto 17


7. DANNI, ROTTURE DI TIPO MECCANICO
Il Sistema di Isolamento Termico a Cappotto si caratterizza per la presenza di una rasatura armata e di una finitura a spessore
atte a completare il Sistema e aventi lo scopo di proteggere lo stesso dai fenomeni esterni.
La presenza di una rasatura armata bene eseguita di spessore corretto e con un’adeguata finitura a spessore garantisce
una buona resistenza agli urti. I Sistemi certificati ETA possono esplicitare tale caratteristica grazie ad una prova definita
“Impact Test” che ne testimonia la categoria di resistenza (Categoria I, Categoria II, Categoria III).

CATEGORIA III CATEGORIA II CATEGORIA I

Test 5.1.3.3
---- rendering non penetrato2) nessun deterioramento1)
impatto 10 joule

e e e

Test 5.1.3.3
rendering non penetrato2) nessun deterioramento nessun deterioramento
impatto 3 joule

Nota:
1. il danno superficiale, se non ci sono rotture, viene
considerato come “non deteriorante” per tutti gli impatti;
2. il risultato del test viene valutato come “penetrato”, se
la spaccatura circolare penetra fino allo strato isolante.

La resistenza agli urti è strettamente legata all’impatto: urti o


impatti non ritenuti “standard” possono danneggiare il
Sistema e, se non risolti tempestivamente, danneggiarlo non
solo superficialmente.
Le porzioni di Sistema a Cappotto più sensibili a danneggiamenti
esterni sono senz’altro le zone di zoccolatura.
In generale, è possibile aumentare la resistenza meccanica di un
cappotto termico attraverso specifici cicli di rasatura armata e/o
finitura.
Inoltre, adeguati accorgimenti tecnici possono essere utili in ottica manutentiva, al fine di localizzare gli interventi
nelle zone di zoccolatura. Nella pagina che segue ne viene riportato un esempio.

18 Manutenzione del Sistema a Cappotto


7. Danni, rotture di tipo meccanico

ZOCCOLATURA RIENTRANTE CON ISOLAMENTO CONTRO TERRA CON PROFILO GOCCIOLATOIO

X deve essere ≥ 30 mm per una corretta


funzionalità del gocciolatoio
ETICS

Zona esposta a pioggia battente


almeno 300 mm

Terreno
Zona drenante

Legenda
1. Struttura della parete

2. Collante
3. Pannelli isolanti (EPS/PU/MW)
4. Rasatura armata
5. Primer (dipendente dal Sistema)
6. Rivestimento di finitura a intonaco
7. Fissaggio del Sistema (rondella/a filo)
8. Profilo con gocciolatoio (plastica)
9. Nastro di guarnizione precompresso
10. Pannello di zoccolatura appartenente al Sistema
(isolamento perimetrale)
11. Impermeabilizzante (di Sistema)

12. Impermeabilizzazione esistente della struttura


13. Scarico
14. Membrana a bottoni o simile
15. Isolamento perimetrale esistente

Manutenzione del Sistema a Cappotto 19


7. Danni, rotture di tipo meccanico

La separazione della zona di zoccolatura da quella in elevazione, consente nel tempo l’intervento manutentivo esclusivo su
dette parti senza intaccare il Sistema di Isolamento a Cappotto proprio di facciata.
Qualora ci si riferisca a danni localizzati superficiali come la perdita localizzata della finitura a spessore e della rasatura
armata sottostante:

• verificare lo stato di integrità della rete d’armatura e l’eventuale presenza di infiltrazioni che abbiano compromesso la
pannellatura sottostante;
• asportare parte della finitura e dello strato più superficiale di rasante attorno alla lacuna al fine di rimuovere la parte
circostante ammalorata causa infiltrazioni o delaminazione dagli strati sottostanti, e procedere mediante rappezzi
(rasante/fondo/finitura a spessore). Le esigenze estetiche potranno prevedere l’applicazione di una nuova finitura su
tutta la superficie (in questo caso risulterebbe possibile l’applicazione di un ciclo di pitturazione, sopra il rivestimento
esistente/nuovo).

Qualora il danno non dovesse riguardare esclusivamente la finitura ma dovesse intaccare anche la rasatura armata, il
ripristino localizzato comincia ad essere maggiormente complicato: diventa in questo caso necessario rifare aree di rasatura
armata, avendo cura di sovrapporre la nuova armatura a quella esistente.

Nota importante: un Sistema a Cappotto finito risulta essere un unico Sistema collaborante, pertanto risulta difficile
far collaborare eventuali nuovi rappezzi di rasatura armata con quella esistente. In questi casi, eseguito il rappezzo, si
consiglia di prevedere una nuova rasatura armata e finitura a spessore da applicare su tutta la superficie esistente, previa
apposita preparazione del supporto.

20 Manutenzione del Sistema a Cappotto


7. Danni, rotture di tipo meccanico

Ulteriori danni, possono essere dettati da una cattiva posa e/o dal mancato utilizzo di accessori utili ad evitare l’insorgere
di problematiche specifiche.
Tra tutti:
• para spigoli;
• rete a 45° finestre;
• profilo di partenza;
• nastro di guarnizione autoadesivo;
• angolare rete con gocciolatoio;
• prolungamento davanzale.
L’inosservanza delle regole di posa che prevedono, in determinati casi, l’utilizzo di specifiche accortezze, può facilmente e
velocemente trasformare il danno apparentemente localizzato, in un danno molto più ampio, riguardante il Sistema completo.
Risulta complicato individuare soluzioni specifiche per ogni tipologia di danno, è pertanto di fondamentale importanza
prevedere il coinvolgimento di un tecnico al fine di poter valutare dettagliatamente la tipologia di danno e l’individuazione
dell’intervento da eseguire in relazione a quanto constatato.

Manutenzione del Sistema a Cappotto 21


8. INSTALLAZIONI ESTERNE SU UN SISTEMA A CAPPOTTO
1. Analisi collegamenti con le installazioni esterne
Per installazioni esterne si intendono tutti quegli elementi applicati alla parete esterna, quali punti luce, tende da sole,
ringhiere o corrimano, ma anche, più semplicemente, il numero civico, la cassetta della posta, ecc.
Questi elementi possono essere applicati al Sistema a Cappotto durante la realizzazione o in un secondo momento (vedasi
paragrafo “installazioni successive”, pag. 23), mediante opportuni sistemi di ancoraggio che garantiscano il mantenimento
della prestazione termica del cappotto termico.
I punti di ancoraggio di queste installazioni, costituiscono una discontinuità del Sistema a Cappotto, e per questo motivo
devono essere monitorati periodicamente.
Particolare attenzione va posta a:

1. Presenza di crepe sulla finitura


Solitamente si innescano a partire dalla giunzione tra il fissaggio e si estendono verso il basso, o comunque nella
direzione in cui è applicato il carico. Sono dovute ad un gioco troppo limitato tra l’elemento di fissaggio e il rivestimento
del Sistema a Cappotto. In questo caso si consiglia di creare un’asola attorno all’elemento di fissaggio, in modo che le
tensioni non si propaghino anche sulla finitura tenendo sempre in considerazione la tenuta all’acqua del Sistema.
2. Fissaggio instabile degli elementi
Se l’elemento montato alla parete con Sistema a Cappotto risulta fissato non saldamente, è necessario verificare
se tale instabilità derivi da un allentamento dei fissaggi o da un cedimento del fissaggio stesso. Nel primo caso, è
sufficiente serrare nuovamente i fissaggi, eventualmente con l’ausilio di sistemi chimici o meccanici anti-svitamento.
Nel secondo caso, invece, è necessario intervenire in maniera più invasiva, con l’assistenza di un tecnico specializzato,
per valutare le possibili cause del cedimento.
3. Variazioni di tonalità e/o planarità della finitura in corrispondenza dei fissaggi
Tale problematica può essere dovuta ad una non corretta sigillatura tra l’elemento di fissaggio e la finitura.
La risoluzione del problema avviene seguendo le indicazioni già descritte per i problemi di finitura nel capitolo 4.
Particolare attenzione va poi posta nella successiva re-impermeabilizzazione del nodo fissaggio-rivestimento.
4. Presenza di ruggine in corrispondenza dei fissaggi
Essendo esposti alle intemperie, i fissaggi degli elementi esterni possono essere soggetti a corrosione, individuabile
dalla presenza di ruggine sul fissaggio o nella zona adiacente. La corrosione comporta da un lato l’indebolimento
del fissaggio, e quindi una perdita di prestazione meccanica, dall’altro la possibilità di un danno estetico, dovuto al
dilavamento dell’ossido di ferro prodotto dal fenomeno corrosivo. In caso di presenza di ruggine sui fissaggi, si consiglia
la sostituzione con prodotti idonei ad applicazioni in esterno (ad es. in acciaio inox).

22 Manutenzione del Sistema a Cappotto


8. Installazioni esterne su un Sistema a Cappotto

2. Installazioni successive sul Sistema a Cappotto


Nel normale ciclo di vita di un edificio con Sistema di Isolamento Termico Esterno (ETICS) può essere necessario dover
installare, successivamente alla realizzazione del cappotto, elementi esterni quali:
• punti luce aggiuntivi;
• tubature esterne;
• ringhiere e corrimano;
• insegne pubblicitarie;
• tende da sole e altre schermature solari;
• split di condizionatori;
• pergole e porticati.
In generale, è bene ricordare che tutte queste installazioni devono essere eseguite in modo da non compromettere il Sistema
a Cappotto, tanto dal punto di vista termico, quanto da quello meccanico.
È bene pertanto distinguere le possibili casistiche in funzione di:
1. Tipologia di carico da applicare
a) carichi leggeri, ovvero carichi che possono, allo stato della tecnologia attuale, essere ancorati direttamente sul
Sistema a Cappotto;
b) carichi medio-pesanti, che invece necessitano di un fissaggio alla struttura muraria, attraversando l’intero
spessore del cappotto. È importante ricordare che questo tipo di fissaggi va dimensionato considerando che l’azione
dei carichi si sviluppa a distanza rispetto al punto di ancoraggio al supporto.
2. Prestazione termica del Sistema
L’elemento di fissaggio utilizzato deve garantire un’adeguata prestazione termica, in primo luogo per garantire la
prestazione del Sistema a Cappotto applicato e, in secondo luogo, per evitare l’insorgere di ponti termici puntuali, che
sono possibili punti di condensa. Tale aspetto è particolarmente rilevante nel fissaggio di carichi “pesanti”, quando cioè
si rende necessario “forare” l’intero rivestimento per ancorarsi alla sottostruttura.
Si raccomanda pertanto l’utilizzo di sistemi di fissaggio specificatamente studiati per tale applicazione, con prestazioni
termiche certificate.
3. Nodo fissaggio rivestimento
Il punto più critico nell’installazione successiva di elementi su Sistemi a Cappotto è il raccordo tra elemento di fissaggio
(sia esso passante o meno) e la finitura esterna del cappotto. Tale raccordo, infatti, deve garantire:
a) l’impermeabilità alla pioggia battente, per impedire eventuali infiltrazioni di acqua;
b) un adeguato “gioco” tra l’elemento di fissaggio e la finitura, in modo da non innescare cricche di tensione sulla
finitura esterna e conseguenti crepe o fessurazioni;
c) durabilità nel tempo, considerata la costante esposizione alle intemperie. A tal scopo, si raccomanda, per le parti
esposte all’ambiente esterno, l’utilizzo di materiali resistenti alla corrosione.

Manutenzione del Sistema a Cappotto 23


9. RADDOPPIO DEL CAPPOTTO TERMICO
1. Di cosa si tratta e come viene eseguito
Il raddoppio di un Sistema a Cappotto è una prassi sviluppatasi negli ultimi anni per aumentare la prestazione
termica del Sistema stesso, senza demolire il cappotto esistente.
Si parla di questa possibilità esclusivamente nei casi in cui il Sistema presente sia stato correttamente applicato, pertanto
occorrerà preliminarmente attuare una serie di verifiche per determinarne l’applicabilità.
Preventivamente, è necessario eseguire analisi visiva con particolare attenzione alle zone critiche (angoli, zone di ancoraggio
di elementi esterni, attacchi a terra, connessioni con serramenti, ecc.). Successivamente operare eseguendo finestre di
valutazione attraverso tagli del Sistema di porzione rilevante (minimo 50x50 cm) in quantità minima di 1 per facciata,
prediligendo le zone più esposte della facciata.

Adesione senza penetrazione.

Nei campioni andranno verificati:


• presenza di condizioni di umidità del supporto (risalita e interstiziale);
• determinazione del peso indicativo del Sistema;
• adesione del Sistema esistente al supporto originario attraverso la valutazione dell’adesione (distacchi tra pannello
isolante/malta/supporto);
• misurazione distribuzione del collante in termini di superficie applicata rispetto alla superficie del campione prelevato;
• misurazione della corretta predisposizione del supporto all’adesione del collante (umidità e condizioni di adesione);
• misurazione dell’intonaco, se presente, sul supporto originario per il corretto dimensionamento della lunghezza dei
tasselli;
• verifica dello schema e della quantità dei tasselli esistenti;
• condizioni di invecchiamento e tipologia del pannello isolante e sua corretta posa (ad esempio verifica dei giunti non
accostati);

24 Manutenzione del Sistema a Cappotto


9. Raddoppio del cappotto termico

• verifica della qualità della rasatura armata e delle finiture esistenti in termini di condizioni, spessori e conformità al
Manuale d’Applicazione del Sistema a Cappotto Cortexa;
• in presenza di lesioni superficiali, valutarne le possibili cause e le quantità e risolverne i fattori di rischio.
Qualora le eventuali difettosità rilevate siano nulle o facilmente risolvibili con semplici ripristini si potranno ulteriormente
svolgere valutazioni al fine di progettare il raddoppio del Sistema. In particolare:
• spessore e tipologia isolante esistente;
• eseguire verifica igrometrica secondo prescrizioni di legge per scongiurare possibilità di condensazioni interstiziali.

Spessore di tutti gli strati del Sistema a Cappotto. Fissaggio di elementi di ancoraggio e controllo dell’adesione.

2. Metodo di posa
1. Preferibilmente eliminare il cappotto esistente per un’altezza pari a quella di nuovo pannello isolante di spessore unico
complessivo pari alla somma del cappotto nuovo e di quello esistente. Utilizzare pannelli adeguati al posizionamento di
partenza;
2. Qualora fosse stato possibile tracciare il passo della pannellatura esistente, procedere posizionando i nuovi pannelli in
posizione sfalsata.

Incollare i pannelli preferibilmente con il metodo Prevedere schema di tassellatura corretto e adeguatezza in
“a tutta superficie” per garantire una sicura adesione. termini di lunghezza (avendo chiari tutti gli spessori, inclusi
quelli degli intonaci).

Manutenzione del Sistema a Cappotto 25


9. Raddoppio del cappotto termico

1. PROFONDITÀ DI ANCORAGGIO
+
2. SPESSORE INTONACO ESISTENTE
+
3. SPESSORE COLLANTE
+
4. SPESSORE ISOLANTE

= LUNGHEZZA DEL TASSELLO

hD = spessore pannello
hef = zona di ancoraggio
h = spessore muratura
h1 = profondità foro
ttol = collante + intonaco esistente

Nota importante: la tassellatura dei pannelli isolanti deve attraversare entrambi gli strati di isolamento (vecchio +
nuovo) fino a penetrare nella muratura. I tasselli di fissaggio dei pannelli isolanti devono penetrare nel supporto portante
dell’edificio in profondità adeguata alla tipologia del supporto stesso e del tassello (consultare schede tecniche del
produttore del tassello e tabelle applicative).

Procedere successivamente con le consuete modalità esecutive per un Sistema di Isolamento a Cappotto.

Per approfondire ulteriori tematiche relative alla progettazione del cappotto termico e scaricare ulteriori guide e il Manuale
Cortexa vi invitiamo a visitare l’area download del nostro sito. Per ottenere informazioni personalizzate su un progetto in
corso è possibile richiedere una consulenza gratuita sul cappotto termico di qualità.

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origgiconsulting.it
CORTEXA è socio fondatore della
European Association for External Thermal Insulation Composite Systems (EAE)

www.cortexa.it

CREDITI
PUBBLICATO DA:
Cortexa, Consorzio per la cultura del Sistema a Cappotto - www.cortexa.it
PRO_004_01_17.01.2020

CONTENUTI TECNICI:
Commissione Tecnica del Consorzio Cortexa

CREATIVITÀ, PROGETTO GRAFICO E REVISIONE STILISTCA:


Origgi Consulting Srl - www.origgiconsulting.it

© Consorzio Cortexa

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