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è la stessa cosa che succede nel conto corrente: c’è afflusso,facciamo prelievi (deflusso),la
banca trattiene delle commissioni (perdite) e il saldo quindi cambia (cambiamento
nell’accumulo).
DATI DETERMINISTICI:
- periodici:
- non periodici: hanno però dei trend,tendono ad aumentare o diminuire secondo un
certo rapporto di linearità ad esempio che potrebbe essere visto come un
avvenimento di tipo deterministico.
DATI ALEATORI:
“è un casino”
- stazionari
- non stazonari
- statici
- dinamici
L’INCERTEZZA:Inconsistenza
Si ha quando variazioni brusche da parte dei valori medi temporali oppure degli indici di
dispersione (varianza,dvz).
Nel caso del nilo cosa poteva causare tale incertezza? si era rotta la stazione di misura?
oppure può essere cambiata la misura perché era tarato male il macchinario?oppure si
erano verificate variazioni del sistema fisico (per cause antropiche)?
La risposta sta nell’ultima domanda in quanto negli anni ‘50 è stata costruita la diga di
Assuan che ha generato un abbassamento generale del livello del fiume.
L’INCERTEZZA: Non omogeneità
Si ha quando si verifica una tendenza al cambiamento nel tempo dei valori medi temporali o
degli indici di dispersione (graduale! Non brusca). Può essere dovuto a errori di
campionamento o a effetti naturali. Nell’esempio in questione la media nel lungo periodo si è
mantenuta perché fluttua attorno al valore medio,è cambiata però la varianza perchè le
oscillazioni passano da essere più evidenti ad essere più contenute: si è rotto il pluviometro?
O davvero piove di più?
❖ 24/09/2018
PRECIPITAZIONE:CAPITOLO 2
INGEGNERIA DEI SISTEMI: nei blocchi in figura ci sono unità fondamentali. L’acqua si
trasferisce tramite precipitazione dall’atmosfera verso gli oceani,verso il terreno...verso una
serie di fenomeni. In questo capitolo studieremo le frecce blu: dall’atmosfera verso la
superficie terrestre.
La precipitazione potrebbe avvenire in forma solida,potrebbe essere trattenuta dalla
vegetazione,potrebbe cadere direttamente su oceani,su laghi o su fiumi. Il motore di questo
movimento è la radiazione solare.
BILANCIO DI MASSA: questo continuo scambio di massa ed energia usa una piccola parte
di acqua disponibile essendo la maggior parte di contenuta essa negli oceani (si ricordi che
noi stiamo studiando le frecce blu della prima diapostiva: interazione terreno atmosfera)
L’evaporazione è distribuita in modo diverso rispetto alla precipitazione,questo giustifica quel
7% di differenza che viene spiegato dal movimento dell’acqua dalle terre agli oceani e lo
stesso 7% è quello che, evaporato, produce precipitazione sulle terre emerse: un motore in
senso orario. Esso trasferisce massa (=acqua) dagli oceani alle terre emerse. Il bilancio è
negativo perché una parte di acqua si trasferisce sulle terre emerse (questo giustifica il
bilancio negativo degli oceani).
Quando piove viene rilasciata energia,calore,questo ciclo è una sorta di condizionatore che
permette la vivibilità di certe zone.
INSTABILITA’ ATMOSFERICA:
Piove perchè da una situazione stabile si passa ad una instabile,questo vapore
condensa,forma microgocce che si uniscono e non riescono più a stare in atmosfera perché
pesanti.
Sulla colonna di sx troviamo una condizione iniziale,il gradiente di temperatura diventa
instabile e si creano così correnti ascensionali. Si passa dalla colonna di sx a quella di dx
per molti motivi:
- …manca
- Radiazione solare riscalda la superficie del terreno che è più caldo che fa
passare la temp da sx a dx e diventa instabile,processo tipico estivo causa di un
temporale.
- Una corrente calda riscalda la sup del terreno
- Corrente fredda che investe un terreno precedentemente scaldato
Con questo raffreddarsi della parte più alta si crea una condizione di saturazione (passaggio
da fase vapore a fase liquida) che fa ingrandire le gocce e le fa precipitare. Dovuto quindi
alla differenza di temperatura caldo freddo che si ha!
CELLE ORDINARIE:
La cella singola è la forma più semplice di temporale,attraversa gli stadi di sviluppo,
maturazione e dissolvimento senza creare altre celle. Usualmente si organizzano in strutture
più complesse.
SUPERCELLE:
sistemi di celle multiple insieme. Quando in inverno c’è molta pioggia,ma a distanza di pochi
chilometri può alternarsi : stiamo attraversando il temporale ad una velocità maggiore di
quella di propagazione,sistema che può essere fatto da supercelle.
REGIMI DI PRECIPITAZIONE:
Diversi fattori influenzano il regime locale di precipitazione:
- LATITUDINE: come si distribuisce la precipitazione? Posso avere effetti a scala
planetaria dovuta alla latitudine. La rotazione terrestre e irraggiamento forniscono
energia per evaporazione e un movimento aggiunto che portano a venti abbastanza
costanti. Questi venti tendono ad essere diretti nel nostro emisfero da nord verso
sud,portano umidità (= energia) e quindi pioggia,ci sono anche circolazioni polari
generati attorno ai poli. Il massimo di precipitazione è all’equatore e se mi muovo
verso nord o verso sud tende a diminuire (stiamo parlando di precipitazione media
annua). Ci sono però punti di influenza di basse pressioni polari e influenza
subtropicali (zona di confine fra le frecce che vanno verso l’alto e verso il basso)
abbiamo massimi e minimi secondari attrono a 45 nord e 45 sud
- ALTITUDINE:Anche l’orografia influenza questi regimi: la zona degli appennini sopra
la liguria è più scura,piove di più x il meccanismo di prima del sollevamento
orografico → la precipitazione tende a crescere con la quota a causa degli effetti di
sollevamento orografico
- DISTANZA DALLE SORGENTI DI UMIDITA’:anche la distanza dalla sorgente di
umidità influenza questi regimi: è difficile che la pioggia possa essere trasportata per
molti chilometri. Tuttavia non è detto perchè se le precipitazioni si
spostano,passando sul mare possono caricarsi di umidità e poi rilasciarla su una
superficie del terreno o del mare particolarmente calda molto distanti dalla sorgente
di umidità.
- POSIZIONE DEL CONTINENTE
- DIMENSIONE DEL CONTINENTE:: più è grande più sono al centro,più piove
- VENTI PREVALENTI
- TEMPERATURE RELATIVE FRA TERRA E MARE
PLUVIOMETRI:
Una bascula libera di oscillare attorno ad asse orizzontale,dentro di essa è convogliata la
precipitaziome raccolta da un imbuto soprastante,nella bascula ci sono due settori isolati sa
un setto,si riempie quindi per metà e data la sua forma l’acqua accumulata la sbliancia e ne
provoca il ribaltamento e si riempe l’altro settore mentre quello che era pieno si vuota e cosi
via… Nel momento di rotazione della bascula un elemento metallico passa davanti a un
magnete e chiude un circuito elettronico che registra il minuto nel quale questp passaggio è
avvenuto. La mezza bascula è fatta in modo tale che 0.2 mm di pioggia in ingresso
sull’imbuto fanno basculare il pluviometro. Le misure che ottengo sono multipli di 0.2,sono
corretti? A scala del minuto no perché una goccia in un minuto dopo può far ribaltare la
bascula quasi piena del minuto prima,ma se sommo a scala dei 5/10 miinuti o a scala
dell’ora è una precisione ragionevole. Il pluviomero registra il utto nella sua memoria,con
gsm o onde radio posso verificare i suoi dati da remoto (via radio o via celluare). In lguria
l’edificio è di fronte alla questura,sede dell’arpal che legge le osservazioni tramite un ponte
radio dedicato o chiamando la stazione tramite telefono cellulare (polling). I pluviometri non
sono distribuiti in modo uniforme,conseguenza di disponibilità economiche e di zone di
scarse precipitazione,da notare che sul mare non ne abbiamo se non su isole
RADAR METEOREOLOGICI
Raggio di circa 100-150 km, fa scansioni cambiando l’angolo di inclinazione pertanto
scansiona un volume, impiegando a seconda del modello 10-15 minuti. Cerca poi di
derivare la pioggia nel seguente modo: invia un segnale, ascolta la sua riflessione e dalla diff
di tempo e dall’intensità del ritorno capisce densità e distanza di quello che si ha davanti,il
segnale sarà quindi più o meno sensibile a certe cose (radar medio è diverso da un radar
aeoranutico) a seconda della frequenza. Riusciamo ad abbinare il segnalre di ritorno alla
poisizonen e alla quantità di pioggia, è una misura indiretta. Se è tanta potrebbe precipitare
o evaporare e non cadere a terra quindi ha delle inceretezze,tuttavia la zona di interesse è
>> di quella del pluviometro puntuale,l’imtensità puntuale nin sarà giusta ma almeno la sua
distribuzine spaziale si. Tutti i rada si uniscono in un mosaico in moto tale da ELABORARE
un’immagnie per l’intera nazione. I probelmi è che l’atm osservata è nell’arco di 15 minuti e
ho istanti diversi in una stessa immagine.
SATELLITI:
- Geostazionari: fermi rispetto alla terra, questo xk stanno sulla verticale
dall’equatore tale che l’attrazione terrestre è bilanciata dalla forza centrifuga che li
farebbe allontanare. Circa 36km dalla Terra. A quella distanza il satellite è strumento
passivo,grazie a sensori di diversa frequenza legge emissioni radiattive tterrestri che per
natura ci sono, ad esempio legge bene la temperatura del primo oggetto che incontra
(nuvole) circa ogni 15 minuti,in questo modo posso capire a che altezza sono le
nuvole,indirettamente la temp terrestre e indirettamente la probabilità di pioggia sulla
terrra. Qui osservo in modo uguale sia su terra che su mare
- Polari: Non stanno fermi rispetto a un punto ma ruotano attorno alla terra
ruotando attorno ai poli in modo ascendete e discendente in modo tale da non passare
sempre nello stesso punto. Poiché si muove può stare più vicino alla Terra e riesce ad
avere un’immagine più dettagliata ma per una striscia limitata (300-400 km). Tranne
alcuni molto avanzati che possiedono dei radar sono strumenti passivi. Aumentando il
numero di satelliti possono coprire in modo uniforme la Terra con un tempo di rivisita
ogni 3 ore (altrimenti non seriverebbe a niente avessi solo 1 satellite che passa ogni
mai). Si passa perciò ad una costellazione di satelliti alla quale posso aggiurgnere uno
“core” che sta più vicino alla terra e integra le misurazioni degli altri, può anche tarare il
satellite generico in modo da implementare via via le misurazioni della costellazione.
❖ 26/09/2018
Vediamo come elaborare le misure prese (blocco giallo e blocco blu),con attenzione allo
strumento più utilizzato,ovvero il pluviometro.
Le scale delle ascisse e ordinate in figura sono semi-log e danno una larga scala di tempo
(dai minuti ai mesi) e di altezza della pioggia. Se faccioh /i ー (h/i_segnato, una i qualsiasi
appartenente alle ascisse ) troverei un’intensità media perché faccio un area su una
lunghezza,avrei così una precipitazione di intensità costante e non variabile,il grafico diventa
un rettangolo. Così potrei costruire l’intensità media di ogni evento e ottenere il grafico in
figura: esiste una relazione fra l’altezza di pioggia e d:
h=α ∙ d β
SCALA DI BACINO:
Rappresentazione nello spazio dovuta alla rete di pluviometri e sulla base delle misure dei
singoli posso costruire l’andamento spaziale della pioggia. In base a queste misure posso
costruire curve con stessa altezza di pioggia e ottenere uno Isoietogramma, che in 3D
diventa un solido di pioggia.
CARATTERIZZAZIONE AREALE:
Posso usare diversi metodi di rappresentazione:
- mappe sinottiche → su larga scala cercano di prevedere quello che può succedere
- isoiete → metto insieme i diversi pluviometri in modo tale da formare una rete,posso
ricavarne un modello 3D
- aree di influenza
Metodi di calcolo:
Immaginiamo di avere pochi pluviometri,3,uno spartiacque che definisce l’area dove piove e
il bacino idrografico coi suoi confini. Voglio definire in modo areale la precipitazione, posso
farlo in 3 differenti modi:
1. potrei fare la media,ma così facendo è come se piovesse tutto uguale perchè userei
h media
2. Poligoni di Thiessen,simile alla media pesata sull’area perchè un pluviometro
potrebbe avere un’importanza maggiore data da un’area maggiore che ricavo dal
poligono appunto: unisco i 3 pluviometri con segmenti di cui individuo il punto medio
per ogni segmenti individuato traccio l’asse e individuo un’area a partire dalle
intersezioni con gli assi,ho identificato 3 aree di influenza ( A1 , A 2 , A3 ¿. Posso
ottenere quindi un’altezza di pioggia h di pioggia mediata in modo pesato:
∑ ❑h i Ai
i
h=
Ai
3. Possiamo usare le isoiete che sono ottenibili tramite diversi modelli matematici
ma per qualsiasi interpolazione utilizzabile al fine di ottenere tali modelli, si hanno
delle problematiche, più o meno uguali, dovute ai dati che raccolgo che possono
essere modellizzati in diversi modi (rette diverse,parabole etc…), quindi la
diversificazione sta nel dare peso a cose differenti nella creazione del modello. Se do
importanza alle osservazioni prendo la funzione che approssima perfettamente i dati
se me ne frego abbastanza invece prendo quello che mi viene più comodo. E a
seconda del modello ho una rappresentazione diversissima a seconda dei casi.
PIOGGIA DI PROGETTO:
Si passa dal rappresentare quello che è accaduto nel passato al vedere cosa può accadere
nel futuro,dovrò capire rispetto a quale sollecitazione l’opera dovrà essere dimensionata.
Nel calcolo strutturale tale sollecitazione di progetto cambia da punto a punto di dove voglio
costruire perché piove in modo diverso in zone diverse,il bacino idrografico è diverso,quindi
è un argomento delicato e complesso.
Di conseguenza a noi interessa legare sia la durata che l’intensità della pioggia alla
probabilità dell’evento che può essere espressa come frequenza o tempo di ritorno, in
modo tale da poter ottenere la pioggia di progetto, dipendente quindi da:
i [mm/h] → (h in mm)
d [h]
T[anni]
t +d / 2
h d=max ∫ ❑ z (t) dt ,0< t ≤t 0
t −d /2
di tutti gli intervalli (= per tutte le ore) prendo il massimo a cui corrisponde una certa intensità
media:
hd
id =
d
Potrei cambiare la finestra e di conseguenza trovare delle h diverse,ci sono degli enti
(servizio idrografico) che fanno questi tipi di analisi. Le finestre diverse sono durate di
interesse tecnico e sono 5:
- 1 ore
- 3 ore
- 6 ore
- 12 ore
- 24 ore
Per quello strumento ci dicono l’altezza (h ) massima osservata in quell’anno per quella
durata di tempo. Con la tecnologia è diventato possibile scendere al di sotto dell’ora (5,15,20
min) per valutare piogge dette di breve durata. Quindi con h d definiamo l’altezza di pioggia
massima annua sulla finestra temporale d per un certo anno.
L’analisi “altezza (intensità),h – durata,d – frequenza (tempo di ritorno), T ” consente di
determinare la cdf della variabile aleatoria x (altezza o intensità di pioggia) condizionata ad una
qualsivoglia durata d d’interesse tecnico, ottenendo una relazione analitica x-d-F, oppure (x-d-T)
sostituendo nella cdf il periodo di ritorno T=1/(1-F) → depth duration frequency curve?
1h 3h 6h 12h 24h
1964
1965
1966
…..
2017
tabella (1).
La teoria matematica che studia questi fenomeni è la teoria dei frattali. Se in questa teoria
il punto ha dimensione 0,la linea 1,l’area 2,un volume 3, un bacino idrografico potrebbe
essere dimensione 3 nel caso in cui siano segnate le quote,se disegnato sulla lavagna però
ha dimensione 2 perché ogni linea ha un suo spessore. Più in particolare una biforcazione
ha dimensione ca. 1,6/1,7 mentre la sinuosità più generica ca. 1,2. Introduco delle
dimensioni frazionarie ( = una geometria frattale). Qui si adotta una cosa simile,perchè se
nel grafico (h-d) ingrandisco una porzione essa è uguale al grafico visto nel suo insieme; se
cambio scala esiste perciò qualcosa che non cambia, che è invariante rispetto alla scala di
ingrandimento. Quindi il processo osservato su scala d e quello su scala λ d possiedono
qualcosa in comune:
va
F h ( x)=F h ( λ x )⇒ f h ( x)=λn f h ( x)
n
λd d λd d
[questo perchè una è intergrale dell’altra e porto fuori lamba che è costante, ci dice che la
probabilità dell’evento elementare (che poi sceglieremo essere di durata unitaria 1 ora) è
legata a quella dell’evento di durata qualsiasi λd proprozionale a d, tramite un fattore di
scala λ n ]
C λ Q( λA)≃ Q( A) (6.4)
La 6.4 introduce quindi il concetto di comportamento frattale delle portate mettendo in
relazione due portate appartenenti a due sezioni qualsiasi Q(Ai) con Q(Aj), dicendoci
che la loro distribuzione di probabilità è uguale a meno di un’opportuna funzione di scala C λ
.Dove il simbolo ∼ indica l’uguaglianza in distribuzione di probabilità.
Il processo integrale ottenuto integrando F h ( x) su una durata pari a λd ha quindi la stessa
λd
sempre. Se la durata è qualsiasi e ammetto di partire da d 0 posso dire che il fattore di scala
d
è λ= ,quindi si ottiene:
d0
h d=h d ¿0
h d=h 1(d)n
F h (.)=F h (.)→ penso intenda dire che la probabilità di accadimento di una certa altezza di
d d0
pioggia in un intervallo d sia pari a quella dell’intervallo d_0 con durata un’ora?
E guardacaso è la stessa retta che connette le piogge I,II,III viste prima: una retta con
pendenza n. La cumulata pure deve essere uguale.
LINEE SEGNALATRICI DI PROBABILITA’ PLUVIOMETRICA,AUTOSOMIGLIANZA e
INVARIANZA STATISTICA:
Guardo il valore medio con l’operazione [ Eh ] (= media dell’altezza di pioggia su una finestra
d
temporale d),con la sua formula probabilistica che,utilizzando lo stesso legame di due slide
n
fa f h ( x)=λ f h ( x),ci permette di connettere l’evento a scala d h d con quello a scala unitaria
λd d
h1,questo grazie al fatto che d n è costante, posso portarlo fuori, in modo da ottenere il valore
atteso dell’altezza di pioggia unitaria.
∞ ∞ ∞
n
E [h d ]=∫ ❑ x f h (x) dx=∫❑ x λ f h (x) dx=∫❑ x ¿
d 1
0 0 0
∞
Var [hd ]=∫ ❑¿
0
[nun se capiscono i passaggi fra il terzo e il quarto membro, come si può portare fuori d n
dalla parentesa?]
σ n
Se calcolassi il coefficiente di variazione (V = =[ =1]=retta),esso non cambia con la
m n
durata (disegno in basso a dx) nel caso di piogge scala-invarianti
Ho trovato che se le piogge sono invarianti il coeff di variazione è costante,e posso verificare
quello che abbiamo (invarianza di scala delle piogge).
Data la tabella di prima,per ogni colonna calcolo m,sigma
1h 3h 6h 12h 24h
1964
1965
1966
...
2017
sigma σ1 σ2 ...
v v_2 v_2
Se faccio un grafico( v d , d) ottengo una sorta di retta. Se le registrazioni dello strumento dal
quale ho estratto i dati danno un v d che può essere interpretato da una retta orizzontale
abbiamo che quelle precipitazioni sono a scala invariante. Ho verificato che sia
vero,altrimenti non posso usare questa teoria.
Se è a scala invariante valgono le proprietà prima elencate di media varianza,etc…
Ora che ho dimostrato che è a scala invariante,posso assumere un modello statistico utile a
rappresentare le precipitazioni nella tabella. Analizziamo il modello più semplice fra i modelli
che mi permettono di rappresentare bene i valori estremi.
MODELLO DI GUMBEL:
Rappresenta bene gli eventi intensi di pioggia. Per ogni ora di tutto l’anno ho estratto il
massimo dei 365x24 numeri che rappresentano la pioggia nell’anno. E’ un’analisi di valore
estremo,non ha senso perciò usare un modello su tutta la popolazione (gauss ad esempio).
Tale modello di Gumbel viene definito anche EV1.
−x−ad
F h d=exp[−exp( )] (1)
bd
π
σ d= bd
√6
calcolare i parametria , b dal momento che il legame fra la media e questi parametri è
semplice. Perciò se io conosco σ dtrovo b d,lo metto in m d (che è nota dalla tabella,dai dati in
generale),trovo a d e posso definire così la mia gumbel. Questa stima dei parametri viene
detta metodo dei quantili. La difficoltà è che guardo una colonna per volta e avrò 5 valori di
a d , bd ,il che può complicare le cose. Invertendo la (1) posso trovareh(d , T ) scritto in
funzione sia di m d e σ d che di m d e V d . Devo inserire l’invarianza di scala:
(2)
AUTOSOMIGLIANZA + INVARIANZA DI SCALA + MODELLO GUMBEL:
- m d =m 1 d n,ove n è indipendente dalla durata,di conseguenza il pedice d è inutile (la
media si riscala con la potenza n-ma della durata) e si ha che V d =V
- V d =V , sostituisco in (2) e ottengo:
m j =m1 d n
mj n
=d
mi
mj n
ln ( )=ln (d )
mi
ln (m j )−ln( m1 )=ln (d n)
ln (m j )=ln( d n)+ ln (m 1)
ln (m j )=n ln (d)+ ln(m 1)
Y =n X +b
GEV:
Molto potente,ha peròα (parametro di scala),ε (parametro di posizione) e k (parametro di
forma) come parametri,1 in più di gumbel. Potrei fare come prima e quindi con le stesse
considerazioni si può arrivare a :
h(d , T )=m 1 w T d n
m 1,n ,α ,ε ,k sono i parametri,sono aumentati. D’altro però se più parametri ho più possibilità
che il modelli si ben adatti ai miei dati (2 parametri → retta, 3 → parabola).
Osservando i momenti di I,II,III ordine ottengo 3 equazioni che legano i parametri della
distribuzione ai momenti.
LSSP:
La linea segnalatrice descrive l’altezza di pioggia a variare di durata e tempo di
ritorno,fissato il tempo di ritorno la curva cresce con una curva di tipo convesso,più tempo
ritorno cresce più ho linee parallele.
Se volessi disegnare il legame fra intensità,tempo di ritorno e durata ottengo il grafico di
destra perchè i = h/d,se h_d(T)=m*(1+V*K_t)*d^n ottengo un andamento concavo. In
particolare i= a_t*d^(n-1).
….
Non devono essere utilizzati per campi di durata molto molto Piccoli (ancora ancora
ore,minuti no!)
- La LSPP è definita per il campo di durate per il quale sono stimati i suoi parametri,
tipicamente i dati disponibili dagli annali idrologici hanno d = 1, 3, 6, 12, 24 ore.
- Previsioni per d<dmin o d>dmax sono estrapolazioni, non interpolazioni !!!!!
- La LSPP espressa in termini di intensità fornisce valori di i è∞ quando d è 0 !!!!! non ha
molto senso
METODI DI REGIONALIZZAZIONE:+
Entrano in gioco quando non si considera più un solo pluviometro ma tanti pluviometri.
Questo perchè:
- Le previsioni derivate da LSPP costruite a partire dai dati raccolti da una singola
stazione di misura della precipitazione possiedono una attendibilità che dipende dal
numero di anni di osservazione.
- la previsione è a rigore valida solo nel punto di misura.
Questi metodi sono molto complessi e vengono usati non per il singolo problema localizzato
ma per quelli più ampi, regionali appunto. Nonostante la difficoltà di costruzione di questi
modelli, molti dati sono disponibili online così da superare i due problemi sopra citati
Se avessi tante tabelle potrei avere tanti Gumbel (uno per ogni tabella),si cerca perciò un
modello statistico che possa mettere insieme queste tabelle e si è ottenuto:
Vuol dire che in Liguria in generale 0.39 = n è costante,a fissato tempo di ritorno,se entro
nel grafico di sinistra ottengo il mio K_T. Nel grafico di dx entro con la longitudine (est-ovest)
in ascisse leggo un valore di P_i. Ho trovato h di pioggia al variare di della durata per quel
tempo di ritorno per quella posizione.
N.B: in questo caso ho usato una serie di pluviometri mentre nella tabella ho usato i dati di
un singolo pluviometro,perciò se calcolassi h seguendo una formula piuttosto che un’altra
troverei ovviamente risultati diversi ma simili. Non è verificato quale approccio sia migliore
dei due.
❖ 3/10/2018
e-mail: giorgio.roth@unige.it
oggetto: esercitazione Idrologia 2018 Marco Dellacasa
1. Nei dati raccolti a noi interessano i massimi orari,sotto forma di tabella excel
togliendo le colonne ripetute degli anni arrivando quindi ad avere 6 colonne
2. questi dati appena ottenuti vanno integrati con quelli più recenti dal 2011 al 2017
selezionando la nostra stazione. Può essere che l’aggiornamento non sia possibile
per cessazione attività stazione.
3. scelgo dato annuale
4. il parametro va scelto di volta in volta (cumulata per 1,3,6,12,ore..)
5. ascii
6. 2011-2017
7. accedi ai dati
8. li copio nel file excel escludendo precipitazioni nulle o intorno al 6/10
N.B: è un problema se i dati sono sotto i 20 anni fra dati scaricati e aggiornamenti
[DISEGNO GRAFICI]
A partire dalla pioggia registrata è possibile ottenere ad esempio diversi grafici che
rappresentano lo stesso fenomeno:
- intensità uniforme
- ietogramma sintetico
- modello stocastico
La scelta del tipo di modello è legata a informazioni disponibili ed all’uso (= modello di
trasformazione afflussi deflussi)
Si può arrivare a modelli realistici tramite diversi modi e metodi
[GRAFICI D-H,D-I]
Però il grafico (d-i) non ha senso (ietogramma in alto a destra),per renderlo realistico lo
mescolo,prendo il picco e lo posiziono circa al centro,individuo due periodi t ae t bcon t a < t b
,prendo poi il picco successivo,16 e lo metto a sinistra,quello dopo ancora,11 lo metto a
destra e via così. Ma perché faccio così? Per rispettare la linea segnalatrice: facendo una
somma cumulativa sul grafico rimescolato a partire dal più grande al più piccolo,ricostruisco
la linea segnalatrice all’indietro. Qualsiasi componente interna del grafico rimescolato ha ha
lo stesso tempo di ritorno dell’evento complessivo (grafico in basso a dx) ma non è
plausibile
CARATTERISTICHE SPAZIALI:
Abbiamo visto quindi 3 modi per passare dal rettangolo alla curva ma rimane una cosa
puntuale,ora vogliamo ragionare in termini di area,che altro non è che il mio bacino
idrografico. Ovviamente, all’interno dell’area, ci sarà un punto in cui h sarà massima (centro
di scroscio) e uno in cui è minima. Assumo che la lssp coi suoi vari legami valga nel centro
di scroscio,quindi la linea h max mediata nell’area sarà più piccola rispetto al valore puntuale
del centro di scroscio.Per questo motivo, per calcolare l’altezza media su un’area di
riferimento introduco il rapporto ARF(< 1): se l’area è piccola mi aspetto che ARF sia vicino
a uno e viceversa con un’area di riferimento estesa sarà esso sempre più piccolo. Però c’è
un’ipotesi forte: il legame di nostro interesse fra h,durata,T è nel centro di scroscio, ciò è
ragionevole perché la lspp l’ho costruita sui massimi valori di altezza di pioggia,che è una
cosa sensata perchè se non è massimo il pluviometro non lo registro,se è massimo è affidabile
perché non muovo il pluviometro e quindi il massimo sarà stato più o meno in quella zona→ in
sostanza si assume che il centro di scroscio che useremo sia coincidente col pluviometro più
vicino al reale centro di scroscio della precipitazione.
Metodo italiano:
leggi slide.
Passo da una lssp puntuale ad una ragguagliata all’area A e valida per quell’area grazie alla
modifica dei parametri della LSPP puntuale,otteniamo così:
I parametri possono essere scelti alla scala oraria più comoda,se graficizzo mi aspetto che
h(d,T) > h(A,d,T) a parità di tempo di ritorno,se plottando sul grafico non accade ciò (e quindi
si ha h d , A > hd ¿ non si può usare la riduzione nel campo di durata ove si ha la maggioranza
non verificata.
Uk Wallingford:
Entro nel grafico(fornito dall’organizzazione metereologica mondiale WMO che corrisponde
alla formula di wallingford plottata in funzione dell’area a durata fissata) in figura con il valore
dell’area e della durata e ottengo il valore di riduzione: temporali di 24 → struttura spaziale
grossa,decadono poco nello spazio e il fattore di riduzione varia poco,è sempre sul 90%
eventi brevi → struttura spaziale piccola,coefficiente di riduzione molto variabile
In alternativa posso applicare direttamente la formula
Osservazione: il fatto che posso usare diversi metodi per calcolare una stessa cosa dà
un’idea della complessità del problema.
Moisello e Papiri (1986):
Abbastanza utilizzabile perché data A il coeff di riduzione si trova in maniera piuttosto
agevole.
De Michele et al (2001):
conseguenza dell’avvento dei radar,diversi parametri che dipendono da dove si è
posizionati (infatti è stato studiato dalla regione Piemonte).
❖ 17/10/2018
C’è un modello per rappresentare ogni caso, ma su grande scala possono essere trattati
come uno solo e parlare così di evapotraspirazione perchè in una scala di bacino (a
grande scala) dentro ci sono tutti e 3
Dai modelli formulati per l'evaporazione da superficie liquida si derivano, con opportune
modifiche, i modelli per gli altri due casi.
C PAN interviene perchè il contenitore è piccolo e non risente un’ evaporazione come una
vasca da bagno,quindi è correttivo come se il contenitore fosse indefinito. ETANK invece è
l’evaporazione misurata nel contenitore
Per la stima della PET ci sono diversi metodi, in linea generale si vuole tener conto della
precipitazione (blu) e della evapotraspirazione potenziale che, come si vede dalla figura in
basso a destra, è bassissima nei mesi invernali (per via della temperatura) ma massima nei
mesi estivi dove PE potenzialmente supera la pioggia. Tuttavia non ho abbastanza acqua
per soddisfare quella PE massima essa quindi nella realtà si manterrà ad un valore più
basso.(suppongo più in basso sia della precipitazione che di EP)
Fra i metodi temperature-based, Hammon permette di calcolare le PET giornaliera in base
alla conoscenza della località e della temperatura media giornaliera,con queste due
posso costruire una previsione giornaliera di PET. Altri ancora permettono il calcolo di una
PET su media mensile.
Fra gli altri metodi si ha quello di stima di Priestley-Taylor, esso si basa sulla conoscenza
della vegetazione tramite un termine, α PT , che racchiude l’influenza dalla vegetazione e
sulle a radiazioni sia in onde lunghe(L) che in onde corte(K) e sulla temperatura.Le onde
lunghe e quelle corte sono facilmente misurabili
L'equazione di Penman-Monteith è stata testata con successo in un gran numero di casi e
rappresenta l'approccio maggiormente utilizzato per la stima dell'evapotraspirazione da
suolo coperto da vegetazione
INFILTRAZIONE
ACQUE SUB-SUPERFICIALI:
- acqua di superficie: L’acqua presente può tornare alla superficie tramite
evapotraspirazione dovuta alle piante (traspirazione, le piante ciucciano umidità) e
alla meteorologia (evaporazione,per una certa profondità il terreno può sentire il
cambiamento di temperatura). Il terreno in questa zona è poroso con spazi piccoli
che possono far risalire l’acqua grazie alla capillarità. la cit. della cannuccia
dell’aperitivo
- acqua gravitazionale: lo spazio fra i granelli di terreno contiene aria a acqua,l’acqua
non riempie questi spazi e procede secondo un flusso verticale.Zona non satura o
zona di aerazione, l’acqua non sente più la superficie del terreno, si muove solo
lungo la verticale in un’area non satura: lo spazio lasciato libero dai granelli del terrno
contiene aria e acqua.
- Zona capillare: pressione inferiore a quella atmosferica,questa zona è satura in
prossimità della falda per spessori variabili. Dal livello di falda in sostanza l’acqua
risale un pochino perchè la pressione è inferiore in questa zona
- Acqua di falda: l’acqua riempie gli spazi del terreno nella zona satura,nell’acqua di
falda.A pressione atmosferica o superiore, di fatti possiamo avere falde freatiche o
artesiane, attraverso la fase aria la pressione atmosferica riesce a trasmettersi fino a
questa profondità.
A causa del fatto che il terreno sia un mezzo poroso l’acqua risale leggermente ad una
certa altezza e forma la frangia capillare,irregolare e satura(linea zig-zag della slide). Se
piove sul terreno si sviluppa il grafico di destra: sulla superficie del terreno potrei avere
saturazione se piovesse tanto fino ad avere un battente idrico che ristagna,il terreno come
una spugna assorbe una parte di quest’acqua portandosi in condizioni saturazione sulla
superficie, ho un fronte di avanzamento verso il basso una zona di avanzamento,zona di
trasmissione (con umidità uniforme non satura) e zona di bagnamento.
MISURA DELL’INFILTRAZIONE
Per misurare l’infiltrazione si possono usare:
- lisimetro: già spiegato precedentemente
- infiltrometro a doppio anello, l’anello interno serve a contenere la spinte dell’acqua e
quello esterno che l’acqua non si espanda troppo in orizzontale. Stima la capacità di
infiltrazione misurando a intervalli temporali le variazioni di livello dell'acqua
nell'anello centrale
- infiltrometro con spruzzatori, applico precipitazione con intensità nota misuro
l’acqua che scorre in superficie che raccolgo,con un’equazione di bilancio misuro
l’infiltrazione. Misura il ruscellamento, raccogliendolo, e lo sottrae all'intensità di
pioggia in modo da ottenere l’infiltrazione
MISURA DELL’UMIDITA’
- in situ mettendo un blocchetto all’interno del terreno che tramite le sue proprietà
elettriche permette di ottenere un indice dell’umidità nel punto. Offre una
conoscenza puntuale della variabile
- sensori remoti che stimano il contenuto di umidità del terreno, questi sensori
emettono radiazioni che danno un’idea di quello che accade sulla superficie del
terreno.Offre una visione spaziale della variabile.
❖ 20/10/2018
1. stazione
2. scheda anagrafica
3. longitudine,latitudine. Copio le coordinate in decimi di grado
4. le ficco in google earth pro
5. trovo la posizione del pluviometro
6. e vedere a quale bacino idrografico appartiene,nel caso di genova gavette si vede
che appartiene a quello del Bisagno cliccando sopra la zona (oppure posso leggere
un codice)
7. leggiamo l’area del bacino (che non deve essere troppo piccolo altrimenti si
potrebbero avere precipitazioni non valide,oppure se troppo grossa andrebbe diviso
in 2 ),deve essere compresa fra 65 e 100.
8. carico file in klm che permette l’infittimento della rete,vedo quindi un pluviometro e la
rete idrografica .
9. clicco sulla linea vicino al pluviometro e vedo il torrente di riferimento (nel nostro caso
bisagno)
Quindi:
- pluviometro (lat long)
- bacino principale vicino al pluviometro (meglio se contenuto)
- piano di bacino idrografico
- selezione di un sotto bacino se necessario,del qulae dovrei sapere l’area. Lo faccio
con la costruzione di un poligono: seguo una linea che non incroci altri corsi
d’acqua,seguo uno spartiacque. Trovo così un sottobacino completo del quale posso
fare delle misure di area (“misurazioni”) e trovo la misura che mi serve.
Forze capillari:
Il carico di suzione (espresso in cm o in m,come il carico piezometrico) può essere misurato
grazie a un manometro. Il terreno tende ad assorbire l’acqua che è contenuta in un
manometro,una sorta di “effetto spugna” che tende ad assorbire l’umidità. Se il terreno è
saturo questa capacità sarebbe nulla,se sono in condizioni di contenuto d’acqua inferiore
alla saturazione il terreno assorbe,ma lo fa in modo diverso a seconda che sto bagnando o
asciugando il terreno: ciclo isteretico.
Più il terreno è asciutto più il carico di suzione aumenta,l’acqua muovendosi nel terreno
trova dei granuli e dei vuoti, potrebbero rimanere delle bolle d’aria di ostacolo fra i granuli
che ostacolano maggiormente il movimento, la conduttività idraulica diminuisce più il terreno
è asciutto[la conduttività idraulica è uno dei parametri ingegneristici di più difficile
determinazione tra l’altro], ma la trasmette con maggiore difficoltà.
La legge di Darcy lega la velocità apparente con la cadente dei carichi piezometrici tramite
k(conduttività idraulica) che dipende da quanta aria e acqua ci sono(tramiteθ ),in generale:
I due termini rappresentano l'azione del carico di suzione e del carico gravitazionale.
[DISEGNO]
❖ 5/11/2018
1. dal sito dei massimi annui e dell’evento singolo a scala oraria troviamo la lat e long e
della stazione
2. in Google Earth troviamo la posizione del pluviometro e valutiamo il bacino
idrografico
3. dobbiamo trovare l’area del nostro bacino idrografico che deve essere compresa fra
10 e 100 km^2 avendo un punto a contatto col mare (deve comprendere la foce del
mio bacino),se non si riesce perchè l’area è troppo grande prendo una porzione del
mio bacino. Non sempre è facile,se non si riesce ad occhio dal sito dei piani di
bacino devo trovare la mia porzione e estrarre quello che mi interessa
COEFFICIENTE DI AFFLUSSO
Affrontiamo ora il problema sopra il terreno,non sotto come fatto fino ad ora,introduciamo
quindi un coefficiente di afflusso: affluisce alla rete idrografica,a volta definito come
coefficiente di deflusso (deflusso dal versante verso la rete idrica):
Q pioggia netta
Φ= =
P pioggialorda
Dipende da intensità della pioggia,durata della pioggia,tipologia di suolo ,dalla storia delle
precipitazioni precedenti. L’afflusso efficace è quella porzione di precipitazoine che
contribuisce al deflusso di piena,è quello che ci interessa.
Passo dalla pioggia media alla pioggia netta con questo metodo.
Il metodo SCS-CN, si basa su una formulazione analitica un po’ più complessa ma con
maggiore capacità di dettaglio. Si basa sull’impostazione hortoniana.
Φ = x t 1 /3=costant e1 t costant e
2
Secondo questa ipotesi una pioggia lorda di intensità costante p produce un afflusso Φ
come indicato.Q= phi*p*t → p(phi+ dphi/dt*t)=...=q →mi interessa studiare come varia q nel
tempo fintanto che esiste questo f . Imponiamo che quello che scorre in superificie sia
uguale al flusso di pioggia (q=p), otteniamo:
t 0=¿
Quindi l’andamento della pioggia netta può essere diviso in tempi maggiori e minori di t 0.
Adesso devo inserire la natura e l’uso del terreno che staranno dentro la costant e 1=x.
Seconda ipotesi di lavoro:
vede nel grafico : 1→ assolutamente impermeabile, 0 → terreno che assorbe tutto. Queste due
equazioni di Φ le devo mettere nelle equazioni di Q e Φ prima ottenute visto che c f dipende
¿ ❑
da tale parametro,ma c f a sua volta dipende da due equazioni (ogni sistema ha 4 c f quindi).
MODELLO SCS-CN:
La figura in alto a destra paragona un evento di pioggia descritto tramite istogramma con
una curva di infiltrazione, si suddivide la pioggia in 3 componenti: sopra il tratteggio, Q è lo
scorrimento superficiale,sotto la curva tratteggiata si ha F flusso d’acqua che si infiltra nel
terreno, a sinistra si ha una perdita iniziale IA che non dà luogo a scorrimento superficiale e
viene perciò assorbita nel terreno.
Ipotesi di lavoro:
N.B: usando la carta liguria del CN si potrebbe valutare il valore di CN + appropirato per la
nostra stazione
❖ 7/11/2018:
4.FORMAZIONE DI DEFLUSSI:
In generale in questa fase si studia il movimento dell’acqua fino al raggiungimenti di una
sezione qualsiasi di nostro interesse dove ad esempio si vuole costruire un ponte tale che
un‘onda di piena possa passare indisturbata.
Un bacino idrografico è costituito da:
- area (grigio chiaro): la pioggia netta muovendosi sui versanti raggiunge un canale
che fa parte di una rete e arriva alla foce (elemento tale per cui preso un qualsiasi
punto all’interno del bacino questi prima o poi passerà di lì), è la regione che
contiene la rete idrografica
- area delimitata da uno spartiacque
- rete idrografica:
Il disegno più in basso dà la distinzione fra elementi versanti (blu) ed elementi canale
(bianco). Più il versante è lontano dalla rete più il colore è chiaro,trovo così i versanti più
lunghi, tipicamente questi sono versanti in una zona di pianura, non siamo più in una fase
montana. Nelle zone più scure l’energia dei deflussi superficiali interagisce maggiormente
col suolo tendendo a eroderlo poiché essa tanto è maggiore tanto il flusso esercita una forza
uguale e contraria sul fondo (τ 0=γ R J ): crescendo la pendenza i f aumenta J, aumenta τ 0
e,se il terreno è fatto di sabbia e ghiaia, l’erosione è favorita.
Se la pendenza è bassa (zona valliva), τ 0 è più modesto.
I bacini idrografici sono delle unità fisiche che sono indipendenti dalle divisioni regionali,
quindi ad esempio in Liguria una parte del nostro bacino appartiene al distretto padano, la
regione per quel tipo di bacini per eventuali interventi dovrà confrontarsi con le altre regioni
interessate all’interno del bacino. Quando a scala europea si sono definiti fiumi e torrenti
l’italia, in teoria, non ne aveva,era sconveniente. Perciò si è cambiato parametro di
classificazione: l’Italia aveva così 2 fiumi (Po’ e Tevere), anche se macroscopicamente
rispetto agli altri bacini europei fanno schifo.
Un sistema di bacino più piccolo reagisce più rapidamente alle piogge,se più grosso è
difficile che piova su tutto il corso d’acqua,sull’intera area del bacino,invece più è ristretto più
è facile che piova dapperttutto. Il comportamento dei piccoli bacini è più nervoso e
improvviso ed è ovviamente più assimilabile a quello di un torrente.
FORMA RETE IDRICA:
La rete si forma per l’interazione acqua-terreno, grazie alla tensione tangenzialeτ 0, a
seconda del terreno avrò una diversa rete idrica:
- radiale: monte,vulcano antico,l’acqua si allontana radialmente
- trellis: zone di diverse erosibilità, acqua si concentra in zone più tenere o
resistenti,quindi la rete non è regolare
- Dendritico: se il controllo geologico è uniforme si ha una forma ad albero,quella che
siamo abituati a vedere
GEOMORFOLOGIA QUANTITATIVA:
Entra in gioco quando la forma della rete idrografica diventa un numero che può essere
utilizzato per vari scopi. Parte da un ordinamento della rete idrografica, l’ordinamento più
antico è quello di Horton (1945), Strahler(1955) semplifica Horton, Shreve e Scheidegger
sono invece simili fra loro.
Shreve:
Somma sempre il tratto precedente
Scheidegger:
parte da ordine 2 e somma tutto come Shreve
n=¿ ¿
l=2 n−1
V =k Qm=velocità
w=a Qb = larghezza dell’alveo
d=c Q f = profondità
Queste grandezze sono tutte proporzionali a Q che a sua volta dipende dall’area e dalla
velocità, per cui:
Q ∝V , w , d
m+b+ f =1
di solito m=0,1 b=0,5 f =0,4
La velocità cambia per un fattore 0.1, la larghezza dell’alveo secondo un fattore 0.5 e la
profondità secondo un fattore 0.4. Quindi quando mi muovo da monte verso valle la portata
aumenta (Q=Q(A),aumenta A, aumenta Q), ci sarà quindi un legame della velocità della
larghezza e della profondità con A. Quindi la larghezza aumenta con la radice quadrata
dell’area,la velocità invece non varia tanto perchè nella zona montana ho pendenze
maggiori (U =k s √ if R2 /3) ma avrò una resistenza maggiore,verso valle avrò un if minore ma
un ks maggiore, le due cose si equilibrano
❖ 14/11/2018
Dalla conoscenza della geometria della sezione e dei parametri idraulici è anche possibile
derivare la Scala di Deflusso Teorica della sezione.
Supponiamo di conoscere tutti i dati che ci servono→ CURVA DI DURATA DELLE PORTATE:
Vogliamo capire la destinazione d’uso di un certo corso d’acqua, ci torna utile la curva di
durata dei deflussi. Supponiamo di conoscere una portata per T anni (portata media
giornaliera) , immaginiamo di entrare nella curva di colore nero: ho picchi e minimi.
Immaginiamo di entrarci con una portata x 0e individuo dei momenti in cui la portata del corso
d’acqua supera x 0 (tratti blu), se sommo tutti questi tratti alla portata x 0 corrisponde una sua
durata. Se la registrazione fosse a scala giornaliera per un anno D( x 0) corrisponderebbe al
numero di giorni all’anno per cui la portata nel corso d’acuqa ha superato il valore x 0. Se x 0
molto piccolo D( x 0) aumenta,viceversa se x 0 aumenta D( x 0) diminuisce: potrei non avere
quella portata in nessun giorno. Questa considerazione potrei pensarla in termini di uso
della risorsa: se voglio prelevare dal Po 1mc d’acqua non avrei problemi, dal Bisagno
invece si. Ci interessa quindi quante volte per quale durata il nostro corso d’acqua può
soddisfare questa richiesta. Entriamo nel concetto di Probabilità di superamento del livello:
D( x 0)
Prob.¿]=
T
D( x 0)
Prob.¿]=
T
Se entro con un valore di portata (arancione) leggo la durata di quella portata : nell’arco
dell’anno idrologico medio per 210 gg/anno la portata supera o al più è uguale a tale valore
di portata, per i restanti 155 dovrò cercare un altro corso d’acqua o da un’altra fonte
(sotterranea ad esempio). In modo simile potrei entrare con una durata: trovo il valore di
portata presente per 105 gg/anno.
La curva può essere ottenuta anche in modo diverso ma chissenefrega.
capacità per tutti i giorni dell’anno (Q 0 ∙365 )(però di fatto è una stronzata), se invece
operasse a piena portata durante il tempo D0, nei (365 - D0) giorni che avanzano il mio
fiume è a secco e non ci piace, bisogna garantire un deflusso minimo vitale.
COEFFICIENTi DI UTILIZZAZIONE:
Ci dicono la potenzialità del corso d’acqua e come lo sto utilizzando: un impianto piccolo ha
un C f basso perchè uso poco corso d’acqua il coeff C d invece è alto perchè è costante
tutto l’anno.
❖ 19/11/2018
RISPOSTA IDROLOGICA:
Seguendo la linea blu ho un deflusso piuttosto veloce dell’ordine di 10/20 cm/s sul versante
e sull’alveo 1-2 m/s. Se invece la precipitazione si infiltrasse avremmo una velocità
dell’ordine dei mm/sec e ho diversi passaggi e trasformazioni che alimentano il deflusso in
alveo in assenza di precipitazioni. Noi ci concentreremo sulla parte in blu perchè la sua
risposta è molto rapida è molto consistente per la formazione dell’onda di piena: un
contributo molto forte e pericoloso in tempi molto brevi. In alto a dx abbiamo uno
ietogramma e una curva di infiltrazione,quello che sta sotto la curva viene assorbito e quello
che sta sopra è la pioggia efficace. In basso a dx si ha il deflusso di base (memoria delle
piogge precedenti) su cui si sovrappone uno scorrimento superficiale a cui a sua volta si
sovrappone il deflusso ipodermico(in vicinanza della superficie del terreno, ma modesto
per cui viene trascurato).
Nella slide successiva abbiamo una semplificazione di un bacino, leggiamo i vari grafici:
- abbiamo registrato la pioggia in una stazione 1
- possiamo passare ad una media sul bacino idrografico (bacino di Thiessen)
- posso ottenere un andamento della precipitazione e valutare una parte che si
trasforma in scorrimento superficiale (pioggia efficace) e una che si infiltra
- posso vedere un andamento della portata nel tempo: diminuisce nel tempo e poi
inizio a sentire gli effetti della precipitazione. Qua però abbiamo due elementi
(deflusso di base, cioè sotterraneo e scorrimento superficiale).
- se tolgo il deflusso di base posso trovare un deflusso diretto: è la parte che trovo in
uscita da una certa sezione dovuta ad una pioggia efficace, quello che scorre senza
infiltrarsi. Il volume della pioggia efficace deve essere uguale a quello del deflusso
diretto
La separazione del deflusso di base può essere fatto con 3 metodi, in ogni caso devo avere
un idrometro, che ci fa costruire una scala di deflusso così da avere una registrazione di
portata nel tempo. Iniziando da 0 non sento effetto della pioggia,la portata diminuisce nel
tempo (esaurimento del deflusso di base precedente),sente il contributo della
pioggia,aumenta e poi diminuisce: onda di piena.
Metodo A:
Traccio una retta che unisce il punto dove la Q cresce con un pto di deflusso diretto
identificato in un grafico logaritmico della portata nel tempo col cambio di pendenza della
curva. Di solito mettere la scala logaritimica fa si che una curva di esaurimento diventa una
retta,posso trovare il punto in cui la curva diventa una retta e trovo il punto di fine del
deflusso diretto
Metodo B:
Proseguo il deflusso di base fino al max della portata,poi lo si fa crescere fino a che incontra
la portata nel tempo in un punto ad N giorni o N ore a seconda del bacino che sto studiano.
Metodo C:
Come col metodo B arrivo fino al picco,poi faccio crescere fino all’inflessione [cambio di
concavità] della curva e unisco quel punto con un altro che prosegue la curva di
esaurimento.
In ogni caso il risultato deve dare un volume del deflusso diretto uguale al volume della
pioggia efficace
X*
Y=cs
t
px_
1
PL1 X
P
_s
a T
P_
d b
d
t_
c
RISPOSTA IDROLOGICA A SCALA DI BACINO:
Passare al bacino è come se mettessi insieme i diversi modelli per ogni versante del bacino
idrografico, inoltre per ogni alveo dovrei costruire delle equazioni del moto che ricavo
conoscendo punto per punto le caratteristiche della rete. Partendo dal piccolo vado verso il
grande (modelli di dettaglio), è una cosa molto difficile e quindi queste applicazione sono
usate per tratti limitati o per la propagazione di un’onda di piena per un singolo percorso. In
alternativa ci viene in aiuto il modello globale: non vado a guardare da che versanti è
composto un bacino ma analizzo l’insieme senza guardare il singolo elemento ma come uno
unico che trasforma la pioggia di base in deflusso (modelli globali) [provvedono a
trasformare l’afflusso efficace distribuito sull’area drenata nel deflusso concentrato
attraverso la sezione di chiusura]
ho un contributo per ogni fettina e li sommo lungo la verticale, al tempo t vedo il contributo
della pioggia che è caduta al tempo τ , τ + dτ , τ + 2dτ ...Se sommo lungo la verticale ognuno
nella sua corretta posizione temporale li sommo tutti e lo faccio con l’integrale. Quindi il
principio di sovrapposizione degli effetti me le fa sommare tutte: sommo tutte le
precipitazioni [impulsive?] che dal tempo 0 al tempo t ci sono state sul mio bacino
idrografico, ogni pioggia ovviamente avrà un peso.
Una pioggia infinita può essere vista come la somma di tanti impulsi Δt , ognuno di questi
genera una risposta. Se somma ogni risposta sommo i diversi impulsi e ottengo la risposta
del bacino idrografico con intensità fissata e tempo infinito, questa prende il il nome di
curva a cigno. Allo stesso modo se conoscessi la risposta del bacino a intensità fissata e
durata infinita, posso traslare la curva ad S, fare la differenza fra le due curve (secondo e
terzo grafico)così da ottenere la risposta del bacino ad un evento di durata Δt e di una certa
intensità. Se deve essere di volume unitario, la risposta – detta UH – deve essere
opportunamente modulata dividendola per Δt.
Posso derivare anche gli IUH da una conoscenza del bacino idrografico: posso legarli al
modo che l’acqua ha di muoversi sulla superficie del mio bacino
METODO DELLA CORRIVAZIONE:
Introducendo una velocità di propagazione (traslazione) dell’acqua all’interno del bacino
posso costruire una curva aree drenate e tempo e posso vedere che al crescere del tempo
cresce l’area contribuente [considera prevalente lo scorrimento superficiale delle acque]. Al
trascorrere del tempo arriva l’acqua di elementi progressivamente più lontani dalla sezione
in esame, questo processo viene descritto da una curva tempo-area contribuente, è un
metodo che tiene conto del movimento dell’acqua sul bacino. Il Tempo di corrivazione del
bacino, Tc, rappresenta il Tempo di base dell'IUH ed è il tempo a cui tutto il bacino
idrografico è drenato dalla sezione di interesse.
❖ 21/11/2018
…
Un’ipotesi è che t_b = t_c, ci sono molte formule per stimare t_c ma non lo conosciamo
precisamente. Il metodo della corrivazione invece si basa sull’ipotesi che il fenomeno più
importante sia la corrivazione dell’acqua sul terreno. Posso dividere il bacino in aree
elementari e ottenere una curva aree - tempi, per costruire la singola curva posso
considerare che l’acqua abbia un’unica velocità o due diverse a seconda che si trovi sul
canale o sul versante. Torno al grafico h(t)-t e posso farne l’integrale e trovare la curva che
abbiamo definito ad “S”, l’area sottesa è 1 e vedo che i due grafici si somigliano, quindi:
1 ds(t)
h(t)=
S dt
1
q (t)=( )W (t )
k
Un serbatoio lineare non esiste in realtà! Questa ipotesi messa insieme all’equazione di
continuità(quello che entra - quello che esce = variazione del contenuto) ci permette di
ottenere che:
dq (t)
p(t)−q( t)=k .
dt
Questa equazione esprime il legame pioggia p(t) e portata uscente q(t), se consideriamo
intensità costante e che a t 0la portata uscente sia 0, ottengo:
1 dq(t ) 1 −t / k
h(t)= = e
p dt k
Ho ottenuto una funzione esponenziale decrescente nel tempo a partire da un valore (0;1/k)
che è il massimo della mia funzione, dal grafico si nota il decremento della risposta. A
sinistra si hanno i grafici con durata di pioggia infinita, se invece la durata è finita, si arriva
fino al pto t=θ dove tutto prosegue come prima(come nel caso di pioggia infinita), dopo però
smette di piovere e inizia una parte di discesa con un’altra equazione, l’ultimo punto della
parte di salita è la nostra portata di picco q (θ)=q maxdel singolo punto di picco. Possiamo
passare da un singolo serbatoio ad una cascata di serbatoi uguali in serie(Modello di
Nash) in cui la pioggia insiste solo sul primo. Per questo caso h(t) cambia, questo modello
quindi ha due parametri:
- k = costante di invaso
- n = numero di serbatoi, non necessariamente intero
Se N è intero la funzione gamma assume una configurazione fattoriale.
Modello geomorfoclimatico:
Parte dalla forma del territorio,anche questo si basa su delle misure ricavate dalla rete,
costruisce un IUH triangolare le cui caratteristche principali sono legate non solo a misure
eseguite sulla rete ma anche all’intensità media della precipitazione
❖ 28/11/2018
Modelli concentrati → forniscono una previsione in una sezione particolare, sono modelli
semplici che si prestano male per bacini idrografici ampi (infatti nell’esercitazione il bacino è
piccolo).
Se il bacino è grande non posso ignorare la distribuzione della precipitazione nel tempo e il
fatto che vi siano zone più o meno impermeabili, usiamo perciò i modelli distribuiti.Essi
sono applicati ai singoli elementi del bacino appartenenti generalmente a una maglia
quadrata, per ogni elemento sono scritte le equazioni che rappresentano i diversi processi
da noi considerati: viene esaminato ogni quadretto che è dell’ordine dei 100mq oppure più
grande. Questi modelli sono usati solo su calcolatori, perchè la maglia è molto fitta, tramite
degli applicativi. Tali modelli sono complessi e possono considerare anche l’afflusso
sotterraneo. Ogni modello di tipo distribuito si focalizza su un aspetto in particolare (evento
di piena singolo,andamento corso d’acqua nel continuo…) perciò in relazione a quello che
dobbiamo fare acquistiamo il modello più appropriato. Potrei ad esempio mettere un numero
CN per ogni cella, tuttavia a volte tanto più il modello è complesso più magari servono dati in
particolare che noi potremmo non avere, bisogna stare attenti. Le celle interagiscono fra di
loro, scambiandosi flussi lungo le diverse direzioni.
DRiFt: obiettivo
Riprodurre le principali caratteristiche di una piena (i.e., portata al picco e tempo al picco) in
piccoli bacini (i.e., area contribuente massima nell'ordine di 1000 km2) sulla base
dell'informazione comunemente disponibile.
DRiFt:Struttura
Un punto quotato ogni 100, 200 metri. Ho una maglia regolare e per intersezione della
maglia ho una valore di quota z e uno di CN che mi dice cosa accade attorno a quel punto.
Per ogni punto sulla base della conoscenza delle quote posso definire il percorso
dell’acqua. Per ogni punto sulla base di CN posso avere un’idea dello scorrimento
superficiale prodotto dalla singola cella, se c’è scorrimento esso viene spostato nel tempo
direttamente alla sezione di nostro interesse del bacino. DRiFt è un modello distribuito: usa
informazioni distribuite e parametri concentrati per produrre l'idrogramma di risposta in una
data sezione. DRiFt è basato su un approccio tipo TVUH: ad ogni passo d'integrazione
temporale solo le celle che producono scorrimento superficiale contribuiscono alla portata
nella sezione di chiusura.Il contributo è ritardato temporalmente in modo da tenere in
conto i percorsi compiuti sui versanti e nei canali.
DRiFt:Descrizione del drenaggio
Se mi basassi sul modello digitale avrei una rete che per ogni quadretto ha un elemento, ma
a noi interessa avere una rete di drenaggio. Per fare ciò devo togliere un po’ di elementi tipo
versanti e canali. Nel modello è introdotto un concetto soglia per l'identificazione dei versanti
e dei canali. Questo costringe i versanti ad assumere la lunghezza richiesta dal deflusso
superficiale per dare inizio ai processi erosivi e, conseguentemente, per formare e
mantenere un canale. Il confine fra i versanti ed i canali che li drenano è quindi definito.
DRiFt:Parametri
Questi parametri ci aiutano a eliminare questi elementi e mi aiutano a passare da una forma
della rispota come la doto a sx verso una a dx
- k,AS^K, canellano versanti e mi fanno rimanere solo la rete
- v_h,V_c, (hillslope,canal) velocità dell’acqua sui versanti e corsi d’acuqa
[mana ancora pezzo zio da da dad a d]
Prendo K=1.7 perchè influenza AS^k, se esso è equivalente è a 1*10^5 rispecchia bene il
mio corso d’acqua. Ma quanti sono i canali e versanti se AS^K piccolo son tutti canali e
vicersa se grande son tutti versanti, ma da un certo punto in poi la rete è stabile e non riesco
a togliere facilemnte l’influenza di canali e versanti e quindi andrò su quel valore di AS^k,
tale ascelta di AS^k genera un’immagine vicina alla realtà.
Tramite eventi del passato posso tarare i parametri cinematici, cambio i valori delle velocità
fino a che non azzecco i valorei di portata massima e tempo al picco che è quello che mi
intereressa, una taratura mirata. Prendo un po’ di eventi di passato, ripeto la simulazione
fino a che non ottengo i risultati desiderati. Bacini diversi delaìla regione Liguria hanno stessi
parametri per le simulazioni, sono valori che vanno bene su diversi bacini idrografici e ciò
non era garantito. Si potrebbe dire che quesri bacini appartengono allo stesso bacino
indrologico. Gli idrigrammi ottenuti hanno un picco ben riprodotto ma non av bene che c’è
un piccolo picco prima che nonè ben riprodotto , quindi l’evento piccolo non lo becco bene,
inoltre le code non sono ben riprodotte, questo perchè il modello del SCS sottrae acqua alla
precipitazione e non la restituisce più al corso d’acqua, mentre può essere reistituita!Però lo
scoopo è raggiunto perchè a me interessavano i picchi.
Sulla base dei valori di taratura simulo degli eventi passati che non sono stati usati per l
taratura per verficare la bontà del modello. Ottengo un buon risultato, la distanza fra
osservato e simulato è abbastanza buona, tanto che se prendo un singolo evento la prtata
massima è prevista molto ben, non il tempo al picco : bacino grande, pluviometri non
sufficeinti potrebbero essere moolte cose.
Se mi muovo lungo asta principale del corso d’acqua, per come è costruito il filtro nella zona
montana ci sono tanti corsi d’acqua a valle poche. Questo si risente anche sulla risporta:
- iuh montano dura mneo ma con risposta impulsiva maggiore
- iuh vallivo dura di più ma la risposta impulsiva è minore
Il comportamento di un corso d’acqua montano è impulisvo quindi mentre il fiume più
regolare con bassi picchi
Fin ora abbiamo usato gumbel per costruire lssp, possiamo fare una cosa simile se abbiamo
a disposizioni delle osservazioni di portata che sono però più difficili da ottenere a meno che
non abbiamo a disposizione un idrometro. Così come negli eventi di pioggia abbiamo
selezionato i massimi annui così per le portate potrei avere una serie torica dei massimimì
annua della portata transitante nel corso d’acqua.Vorrei fare un modello statistico sull absa
dei queste osservazioni: posso adottare un modello di Gumbel che possa descrivere queste
osservazioni. Per tale modello la media delle osservazioni ha un valore definito, c’è un
legame fra parametri-media, parametri-dvz. Se ho dei dati faccio la mdeia delle mie
osservazioni e ricavarmi la dvz delle osservazioni che ho a disposizione, se conosco
sigma_y consoco alfa,noto alfa e noto ny posso ricavare u, se conosco questi 3 conosco
gumbel e posso usare sto modello per fare una previsione futura e valuta un valore di
portata per un certo valore della cumulata: tempo di ritorno di un evento reale
[............................................]
Metodi di regionalizzazione
Abbiano una curva valida per la regione,sulla destra abbiamo la probabilità quindi posso
sapre il tempo di ritorno come 1/p, ma se non ho la media della serie storica come faccio a
dimensionalizzarla se sulle ascisse è adimensionalizzata? se ho la serie storica moltiplico il
valore a-dimensionale per la media e ho una stima molto affidabile. Il problema se non ho la
media è molto aperto e tutt’ora dibatutto.