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« Il Poliedrico
http://ilpoliedrico.altervista.org/2010/03/nucleare-chi-serve.html April 19, 2011
Sono mesi che ci penso, forse ora è giunto il momento che mi occupi di
scrivere un articolo su un tema spinoso e inquietante: l’uso della tecnologia
nucleare civile per la produzione in grande scala di energia in Italia, ovvero il
ritorno al nucleare.
Il sarcofago di Černobyl
«Volete voi l’abrogazione del terz’ultimo comma dell’articolo unico della legge10
gennaio 1983, n.8: “Norme per l’erogazione di contributi a favore dei comuni e delle
regioni sedi di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli
idrocarburi”, comma che reca il seguente testo: “Qualora entro i termini fissati
dall’articolo 2, secondo comma, della legge 2 agosto 1975, n. 393, non sia stata
perfezionata la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la
determinazione delle aree suscettibili di insediamento è effettuata dal Cipe, su
proposta del ministro dell’Industria, del commercio e dell’artigianato, tenendo
presente le indicazioni eventualmente emerse nella procedura precedentemente
esperita”?»
Ma ora veniamo ai recenti fatti italiani che hanno spinto il Governo a ridiscutere il risultato
referendario dell’87 rimandando ad un articolo successivo sulle alternative reali e immediatamente
fattibili al ritorno del nucleare civile in Italia.
Le scuse fondamentali sono quella della necessità di diversificare la dipendenza energetica
italiana ad altri Paesi che non siano gli abituali fornitori di gas naturale e petrolio, Russia e Libia
principalmente ,e ovviamente il rispetto degli accordi internazionali di Kyoto e quelli con l’Unione
Europea sulla riduzione delle emissioni di CO2 in seguito alla conferenza mondiale sul clima di
Copenhagen (COP15). Gli intenti sono nobili, però questi sono in contrasto sul piano previsto
dall’UE di ridurre almeno del 20% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 per l’anno
2020.
Una centrale elettronucleare richiede una decina d’anni fra la costruzione e l’attivazione, ad
esempio la centrale nucleare finlandese Olkiluoto-3 (primo reattore europeo EPR, come quelli che
si vorrebbero costruire in Italia) fu approvata nel 2002 dal parlamento, i lavori iniziarono nel 2005 e
forse finiranno nel 2012, passando da un budget inizialmente stimato di 2,5 miliardi di euro a oltre
5,3 miliardi previsti con un aumento di oltre il 200% del costo, che per mantenerlo basso sono stati
dati in appalto a ditte esterne molti lavori di costruzione con l’effetto invece opposto: opere mal
riuscite, errori di progettazione e di realizzazione, guasti etc.
L’EPR è un progetto della francese Areva, che ha recentemente perso la partnership con la
tedesca Siemens AG che ha preferito allearsi con la russa Rosatom per lo sviluppo e la
commercializzazione dei più economici reattori come i VVER, e che ha trovato nell’Enel un
partner per lo sbocco sul mercato italiano che rientra nel nucleare soprattutto dopo le commesse
perse negli Emirati Arabi (20 miliardi di dollari).
Comunque a scanso di equivoci, il ritorno al nucleare in Italia era stato già previsto in un accordo
firmato tra Edf e Enel il 24 febbraio 2009 mentre la legge che sancisce il ritorno al nucleare è la
99/2009 art. 25 e successivi promulgata il 23 luglio del 2009: se pensiamo che qualsiasi accordo
(commerciale – politico) richiede lunghe trattative per essere firmato… come dire.. chi ha evidenti
interessi puramente economici, anche a evidente discapito della salute pubblica e dell’evidenza
dell’impraticabilità di questa scelta costosa, in questa pessima pagina di storia… si è portato
avanti col lavoro.
[1] Le tabelle sono state tratte dal sito Zona Nucleare che a sua volta le aveva tratte
direttamente dal sito del Governo Italiano, dove adesso la pagina interessata purtroppo non
esiste più.
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