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Contratto Accordo di programma 2012÷2014 con il Ministero dello Sviluppo Economico per le attività
di ricerca e sviluppo di interesse generale per il sistema elettrico nazionale.
Piano Annuale di realizzazione 2013.
La parziale riproduzione di questo documento è permessa solo con l'autorizzazione scritta di RSE.
Data 28/02/2014
Elaborato SSE – Antonio Capozza, Francesca Carrara, Maria Elena Gobbi, Francesco Madonna,
Elaborato Capozza
Franco Antonio
Ravasio ANIT(SSE), Ravasio Franco
– Alessandro
14002104 436423 AUT
(SSE), Gobbi Maria Elena (SSE), Madonna Francesco (SSE),
Panzeri
14002104 436502 AUT 14002104 436605 AUT 14002104 580249 AUT
Indice
SOMMARIO....................................................................................................................................... 6
SUMMARY......................................................................................................................................... 7
RIASSUNTO ESTESO ....................................................................................................................... 8
1 INTRODUZIONE ......................................................................................................................16
1.1 Generalità .............................................................................................................................16
1.2 Contesto nazionale ed europeo ..............................................................................................17
1.2.1 Efficienza energetica negli edifici .................................................................................18
1.2.2 Efficienza energetica nei consumi elettrici.....................................................................23
2 LA RICOSTRUZIONE DEI CONSUMI DI RISCALDAMENTO DEL SETTORE
RESIDENZIALE ATTRAVERSO IL CONCETTO DI EDIFICIO “TIPO” ..................................27
2.1 Caratterizzazione dell’edilizia nazionale ...............................................................................28
2.1.1 Abitazione esistenti al 2001...........................................................................................28
2.1.2 Incremento delle abitazioni dal 2001 .............................................................................29
2.2 Archivio degli edifici tipo .....................................................................................................30
2.2.1 Classificazione ..............................................................................................................30
2.2.2 Caratteristiche degli edifici ...........................................................................................31
2.2.3 Consumi specifici .........................................................................................................38
2.3 Ricostruzione dei consumi di riscaldamento del settore residenziale ......................................38
2.3.1 Collegamento tra censimento e archivio edifici tipo.......................................................38
2.3.2 Abitazioni riqualificate..................................................................................................39
2.3.3 Ricostruzione dei consumi e riconciliazione con i dati ENEA/EUROSTAT ...................40
3 GLI INTERVENTI DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO IN EDILIZIA NEL
SETTORE RESIDENZIALE ............................................................................................................42
3.1 Descrizione, progettazione, realizzazione e possibili problematiche di interventi sull’involucro
e sugli impianti ................................................................................................................................42
3.1.1 Strutture opache verticali: isolamento dall’esterno a cappotto ........................................42
3.1.2 Strutture opache verticali: isolamento dall’interno .........................................................50
3.1.3 Strutture opache verticali: isolamento in intercapedine con insufflaggio ........................54
3.1.4 Strutture opache orizzontali/inclinate: isolamento della copertura finale esistente con
struttura in c.a. .............................................................................................................................57
3.1.5 Strutture opache orizzontali/inclinate: sostituzione della copertura finale in legno .........60
3.1.6 Strutture opache orizzontali/inclinate: isolamento del solaio sottotetto all’estradosso .....64
3.1.7 Strutture opache orizzontali/inclinate: isolamento del solaio sottotetto all’intradosso .....67
3.1.8 Chiusure trasparenti: sostituzione dei serramenti ...........................................................70
3.1.9 Impianti: sostituzione del generatore con caldaia a condensazione .................................74
3.1.10 Impianti: sostituzione del generatore con pompa di calore a ciclo annuale .....................79
3.1.11 Impianti: sostituzione del generatore con caldaia a biomasse .........................................85
3.1.12 Impianti: installazione di pannelli solari per acs.............................................................89
3.2 Costi di investimento iniziale ................................................................................................98
3.2.1 Introduzione..................................................................................................................98
3.2.2 Costi di costruzione diretti .......................................................................................... 100
3.2.3 Costi di costruzione indiretti ....................................................................................... 102
3.2.4 Onorari professionali .................................................................................................. 105
D.6.1 Provincie di Sassari, Nuoro, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias ............ 254
D.6.2 Provincie di Cagliari, Oristano e Olbia-Tempio ........................................................... 254
BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................. 255
Numero Data Protocollo Lista delle modifiche e/o dei paragrafi modificati
revisione
SOMMARIO
La riqualificazione energetica degli edifici è un tema al centro delle azioni del legislatore giacché permette di
raggiungere i principali obbiettivi della strategia energetica nazionale e, al contempo, favorisce uno sviluppo
economico con forti ricadute sulla filiera nazionale. Il presente rapporto fa una disamina dal punto di vista
tecnico, energetico ed economico dei più comuni interventi di riqualificazione energetica del settore
residenziale.
Per quanto afferisce ai consumi termici, utilizzando il concetto di edificio tipo, ovvero la definizione di un
campione di 140 edifici rappresentativi del parco edilizio nazionale, è stato possibile costruire un database
degli edifici residenziali su cui simulare gli effetti di diversi interventi di riqualificazione energetica. È
emerso che è possibile realizzare interventi efficaci in termini di costi e con un tempo di ritorno
dell’investimento pari o inferiore a 15 anni sul 59% degli edifici e che i potenziali risparmi energetici
ammontano a 8 Mtep. È stato approfondito anche il ruolo degli incentivi, facendo emergere che una
riduzione delle detrazioni fiscali o una loro eliminazione comporterebbe una diminuzione del potenziale di
risparmio energetico fino a quasi il 60%.
Anche le principali tecnologie elettriche del settore residenziale sono analizzate da un punto di vista
energetico ed economico, individuando i consumi medi nazionali e gli interventi di efficienza energetica
realizzabili per domanda di servizio. Questi interventi sono inseriti nel confronto tra uno scenario di sviluppo
di efficienza energetica tendenziale (BAU) e uno in cui si ipotizza la massimizzazione delle vendite delle
tecnologie più efficienti attualmente a disposizione (BAT), ottenendo così un risparmio energetico dell’8% al
2030.
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SUMMARY
Building renovation is at the heart of current energy policies because of its contribution in reaching the main
targets of Italian energy strategy and fostering domestic economic growth. This report illustrates the most
common renovation measures and packages in residential buildings concerning technical, energetic and
economic issues.
A database of residential building stock is provided using building typologies concept, i.e. the definition of a
set of 140 buildings representative of the Italian stock. This database allows to simulate the effect of different
energy renovations on a national scale. Particularly, it has come to light that in the 59% of the building stock
is possible to apply cost-effective measures with a payback period equal or shorter than 15 years; the
corresponding potential energy saving amounts to 8 Mtep. The report investigates also the role of incentives
and their amount: in case of a cancellation of fiscal deduction, the potential energy saving would decrease of
about 60%.
Concerning electrical technologies, the national average consumption and energy efficiency measures have
been identified for each service demand. A comparison between a scenario considering actual energy
efficiency development trend (BAU) and one with the maximum penetration of the most efficient
technologies (BAT) is presented showing an energy saving of 8% by 2030.
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RIASSUNTO ESTESO
Il potenziale di sviluppo delle misure di efficienza energetica nel settore degli edifici residenziali sembra
avere ancora molti margini, poiché la tecnologia, in continua evoluzione, propone soluzioni affidabili per
quanto riguarda sia l’involucro dell’edificio, la sua qualità e le sue caratteristiche di isolamento, nonché gli
impianti, tradizionali ed innovativi, e le apparecchiature. Nel corso degli anni, anche sotto il decisivo
contributo della legislazione europea e nazionale, sul fronte delle nuove costruzioni sono stati ottenuti
progressivamente buoni risultati e nell’immediato futuro è già lanciata la sfida degli edifici a energia quasi
zero, che diventeranno il requisito minimo a partire dal 2020. Tuttavia, in Italia il tasso annuo di nuove
costruzioni è di poco superiore all’1%, e pertanto, per ridurre sensibilmente i consumi nazionali per
riscaldamento, è indispensabile intervenire sugli edifici esistenti. In questo segmento i margini di risparmio
sono estremamente elevati giacché la gran parte degli edifici sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore
delle leggi sulla prestazione energetica nell’edilizia (la prima legge è la 373 del 1976) e risultano quindi
scarsamente coibentati e, più in generale, energeticamente inefficienti. Il presente lavoro si propone di
studiare la composizione del parco edilizio e di proporre e valutare tecnicamente, energeticamente ed
economicamente una serie di interventi di riqualificazione energetica. Il rapporto è organizzato in due parti
“parallele” di cui la prima è dedicata ai consumi per riscaldamento e la seconda ai consumi dei cosiddetti
“usi elettrici obbligati”. Inoltre è presente un approfondimento sui sistemi di incentivazione.
I consumi per riscaldamento di un edificio residenziale dipendono in modo determinante da alcuni elementi
specifici, quali: l’epoca di costruzione, le dimensioni e la forma, la tipologia di impianto, gli interventi di
riqualificazione energetica che eventualmente sono stati realizzati nel corso degli anni, l’adiacenza con altri
edifici e il clima della località in cui esso è stato costruito. Conoscendo questi parametri è possibile fornire
una prima stima della prestazione energetica di un dato edificio. Sfruttando questo concetto sono stati,
quindi, definiti 140 modelli di edifici rappresentativi del parco residenziale italiano (edifici “tipo”)
rispettando una classificazione funzionale alla disponibilità di dati sulla numerosità e caratterizzazione degli
edifici residenziali italiani (censimento ISTAT delle abitazioni ), secondo i parametri che maggiormente
influenzano i consumi energetici1.
In questo modo è stato possibile ricostruire il parco edilizio residenziale e in seguito valutare gli effetti su
scala nazionale di interventi di riqualificazione. In maniera schematica, la metodologia messa a punto si
articola, come mostrato nella Figura 0.1, su:
1. Caratterizzazione dell’edilizia residenziale nazionale esistente, in termini di numero di abitazioni,
numero di edifici e superfice in funzione della tipologia edilizia, degli aspetti costruttivi, della
vetustà e della collocazione geografica (provincia).
2. Realizzazione di un archivio di edifici tipo contenente informazioni dettagliate su aspetti geometrici,
costruttivi e impiantistici nonché indicatori sintetici sulla prestazione energetica tra cui il consumo
specifico per riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria.
3. Costruzione di una banca dati degli edifici del settore residenziale incrociando le precedenti
informazioni.
4. Ricostruzione dei consumi di riscaldamento del parco edilizio residenziale italiano utilizzando la
banca dati attraverso opportune operazioni di riconciliazione con i dati aggregati nazionali ENEA e
EUROSTAT.
5. Analisi costi-benefici di una serie interventi di riqualificazione energetica e della loro combinazione
per ciascun edificio componente l’archivio.
6. Stima del potenziale di risparmio del settore residenziale e studio sul ruolo e gli effetti del sistema di
incentivazione vigente.
1
Gli edifici sono classificati secondo 3 assi: tipologia (4 classi), epoca di costruzione (7 classi) e zona climatica (5
classi).
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CARATTERIZZAZIONE
ARCHIVIO DEGLI
DELL’EDILIZA
EDIFICI TIPO
RESIDENZIALE
ANALISI COSTI-BENEFICI DI
RICOSTRUZIONE DEI CONSUMI
INTERVENTI DI RIQUALIFICA-
PER RISCALDAMENTO
ZIONE ENERGETICA
Figura 0.1- Rappresentazione schematica dell’attività di ricostruzione dei consumi di riscaldamento e della
valutazione dei risparmio energetico del settore residenziale.
Gli interventi di riqualificazione energetica possono riguardare singole componenti dell’edificio (suddivise
nelle due macro-famiglie involucro e impianti) oppure una combinazione di tali componenti. Per ciascuno
degli interventi elementari individuati, è stata fornita una serie di dettagli quali una descrizione qualitativa, le
principali considerazioni da svolgere nella fase di progettazione, le avvertenze più importanti da esaminare
nella fase di realizzazione e le possibili problematiche post-realizzative, queste ultime non solo come elenco
delle criticità attese ma con esplicitazione dei livelli di gravità che possono manifestarsi (un esempio di un
quadro di sintesi è mostrato in Tabella 0.1). La suddivisione in fasi elementari della messa a punto di un
intervento di efficientamento energetico, è utile non solo per aumentarne il grado di conoscenza, ma anche
per scoprire le problematiche insite in ciascuna fase. Ciò rende più comprensibile l’analisi delle criticità e
consente di migliorare la percezione della loro origine, al fine di valutare correttamente eventuali modalità
correttive atte a rimuovere quanto non eseguito a regola d’arte. Il dettaglio riguarda 8 interventi
sull’involucro (strutture opache verticali ed orizzontali/inclinate e chiusure trasparenti) e 4 interventi sugli
impianti (sostituzione del generatore e inserimento di pannelli solari per la produzione di acqua calda
sanitaria). La scelta è stata operata con l’intenzione di descrivere gli interventi più diffusi nel sistema edilizio
italiano.
Figura 0.2- Esempio di criticità post-realizzativa: difetti di un sistema “a cappotto” con formazione di muffa sui
ponti termici a causa di un cattivo accostamento dei pannelli.
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Tabella 0.1- Esempio di quadro di sintesi delle criticità di un intervento di riqualificazione energetica. È
mostrato il caso di isolamento delle pareti verticali attraverso un sistema a cappotto esterno.
Valutazione delle conseguenze
Non
Impossibile Danni Aspetto Perdita di
Aggravio dei completa
Descrizione criticità realizzare il funzionali al
costi
estetico prestazion
risoluzione
cappotto sistema compromesso e termica
dei problemi
Edificio storico o sotto tutela
da parte dei beni culturali
Edificio in centro storico,
sottoposto a piano del colore
o a vincoli sui tipi di finiture
utilizzabili
Edificio con facciata molto
articolata.
Distanze da confini o altri
edifici e allineamento al piano
stradale
Realizzazione di ponteggio
allarmato o su suolo pubblico
Mancata diagnosi preliminare
su fenomeni di
condensa/muffa
Impiego di materiali singoli
assemblati e non di un sistema
Non corretta preparazione del
supporto
Non corretto accostamento dei
pannelli
Non corretta copertura dei
tasselli con materiale isolante
Non corretto incollaggio
Non corretta ralizzazione
della finitura
Posa da parte di manodopera
non qualificata
L' analisi costi-benefici è stata effettuata su un sottoinsieme di interventi scelti in base alla loro replicabilità
su larga scala e, soprattutto, alla bassa invasività, intendendo per bassa invasività la possibilità di poter
continuare ad abitare l’edificio anche durante il corso dei lavori. Questi interventi sono la realizzazione di un
cappotto esterno, la coibentazione del tetto/sottotetto ed eventuale solaio inferiore, la sostituzione dei
serramenti, l’installazione di caldaie a condensazione e contestuale adeguamento/rifacimento delle canne
fumarie, l’installazione di valvole termostatiche e (per gli edifici monofamiliari) la realizzazione di un
impianto solare per la produzione dell’acqua calda sanitaria.
posa in opera nonché tutte le operazioni di facciata (tra i principali si segnalano modifiche ai pluviali ed al
sistema di smaltimento delle acque meteoriche, modifica dei davanzali e di eventuali sistemi oscuranti).
Oltre ai costi di costruzione, si avranno gli onorari professionali da corrispondere al professionista per le
diverse attività previste (progettazione energetica, predisposizione della pratica edilizia, direzione lavori,
certificazione energetica), poi le imposte sia sui costi di costruzione che sugli onorari professionali. Le
principali fonti utilizzate per determinare i costi sono stati i prezziari nazionali; inoltre si è cercato di
incrociare o integrare le informazioni con dati provenienti da associazioni di settore e da riqualificazioni
realmente avvenute.
Nella Tabella 0.2 è fornito l’elenco degli interventi e delle relative voci di costo considerate, mentre la
Tabella 0.3 è una sintesi dei costi di riqualificazione espressi per metro quadro di superfice netta di
pavimento. I valori di quest’ultima tabella sono frutto di una media su edifici della medesima tipologia ma di
epoca di costruzione e località differente. Per il dettaglio sui singoli edifici e per comprendere appieno il
ruolo di epoca e località si rimanda al seguito del rapporto. A titolo indicativo si osserva che per gli
interventi di coibentazione dell’involucro non si hanno sostanziali variazioni di costo in funzione dello
spessore dell’isolante e per tale ragione epoca e località non hanno una grande influenza. L’intervento sui
serramenti è invece legato alla località in quanto essa detta la scelta del tipo di serramento; tuttavia le
variazione dei prezzi sono comunque inferiori al 10% rispetto al valore medio. A livello di impianto, invece,
a giocare un ruolo decisivo è la situazione ex-ante, in quanto i costi sono molto diversi a seconda se si abbia
a che fare con impianti centralizzati o autonomi. Tale distinzione è strettamente collegata all’epoca di
costruzione dell’edificio. I risparmi energetici derivanti dagli interventi sono mostrati in Tabella 0.4 per
edifici monofamiliari e in Tabella 0.5 per gli edifici di tipo condominiale (piccoli e grandi condomini). I
valori mostrati sono le medie tra gli edifici appartenenti alle diverse classi di vetustà, limitando, però, tale
media solo a quelli costruiti prima del 1980. In termini assoluti si osservano variazioni importanti in funzione
della zona climatica; in termini percentuali, invece, tali variazioni sono molto più attenuate. L’unica
eccezione è il solare termico dove in termini assoluti le variazioni sono minime, giacché il dimensionamento
dell’impianto ha avuto come obbiettivo la copertura del 60% del fabbisogno di acqua calda sanitaria in tutte
le località.
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Tabella 0.3- Costi degli interventi per unità di superfice dell’edificio [€/m2].
Edificio Villetta a Piccolo Grande
monofamiliare schiera condominio condominio
Involucro opaco 290 194 193 148
Serramenti 73 73 74 90
Caldaia a Condensazione (monofamiliari) 34
Caldaia a Condensazione (centralizzati) 28 25 21
Caldaia a Condensazione ( autonomi) 43 64 51
Solare termico 41
Tabella 0.4- Risparmi energetici per zona climatica e per intervento [kWh/m2 anno]. Edifici monofamiliari.
B C D E F
Involucro opaco 37 70 101 155 172
Serramenti 1 3 7 8 12
Impianto di riscaldamento 9 15 23 35 39
Solare termico 10 10 10 9 9
Tabella 0.5- Risparmi energetici per zona climatica e per intervento [kWh/m2 anno]. Condomini.
B C D E F
Involucro opaco 19 38 58 81 99
Serramenti 3 6 12 16 21
Impianto di riscaldamento 8 16 27 39 45
Nel rapporto sono presentati tali indici per tutti gli edifici sia in caso di accesso alle detrazioni fiscali (65%)
che in assenza di tale incentivo. A seconda della località, della tipologia e dell’epoca di costruzione
dell’edificio si osserva che l’intervento più conveniente è alternativamente il rinnovamento dell’impianto di
riscaldamento o, in un numero di casi minori, l’isolamento dell’involucro opaco. Tuttavia in taluni casi
risulta che a nessuno degli interventi proposti è associato un costo globale inferiore a quello dell’edificio ex-
ante e un tempo di ritorno compreso nella vita tecnica dei componenti installati. In particolare in zona
climatica B e negli edifici costruiti dopo il 1991, anche in presenza di incentivi, nessun intervento ha una
convenienza economica. Andando verso zone climatiche più fredde e in epoche di costruzioni precedenti le
prime leggi sull’efficienza energetica degli edifici la convenienza degli investimenti aumenta
progressivamente.
In Tabella 0.6 è mostrato la forbice tra tempo di ritorno dell’investimento minimo e massimo nel caso di
intervento di installazione di caldaia a condensazione e valvole termostatiche per edifici costruiti prima
dell’entrata in vigore della 373/76. La Tabella 0.7 contiene le medesime informazioni per l’intervento di
isolamento dell’involucro opaco.
Tutte le valutazioni sono replicate anche nel caso di finestra d’opportunità ovvero in occasione di interventi
di manutenzione necessari per la funzionalità, la sicurezza e il decoro dell’edificio e degli impianti di cui
esso è dotato. In una tale situazione parte del costo dell’intervento e in alcuni casi anche parte dei risparmi
sarebbero comunque sostenuti, indipendentemente dall’adozione delle misure di efficienza energetica
presentate. Pertanto il tempo di ritorno e il rapporto tra investimento e risparmio energetico conseguito è
valutato solo sulla quota addizionale.
Tabella 0.6- Valore minimo e massimo del tempo di ritorno per intervento di rinnovamento dell’impianto
termico.
Fin. opportunità Fin. opportunità
Senza incentivi Con incentivi senza incentivi con incentivi
Zona climatica B >30 >30 >30 8/>30
Zona climatica C >30 10/>30 10/>30 6/>30
Zona climatica D 11/>30 7/14 7/>30 5/13
Zona climatica E 9/>30 6/10 5/>30 4/9
Zona climatica F 7/>30 5/9 5/17 4/8
Tabella 0.7- Valore minimo e massimo del tempo di ritorno per intervento di isolamento dell’involucro opaco.
Fin. opportunità Fin. opportunità
Senza incentivi Con incentivi senza incentivi con incentivi
Zona climatica B >30 >30 >30 12/>30
Zona climatica C >30 18/>30 16/>30 7/23
Zona climatica D 21/>30 10/>30 11/>30 8/12
Zona climatica E 15/>30 8/>30 8/27 6/10
Zona climatica F 12/>30 7/>30 7/23 5/9
A conclusione di questa prima parte del rapporto si sono volute associare le valutazioni costi-benefici al
database degli edifici residenziale così da trarre considerazioni su scala nazionale. È emerso che,
potenzialmente, il 62% degli edifici residenziali si presta a interventi di riqualificazione energetica efficaci in
termini di costi. I risparmi energetici che potrebbero essere ottenuti nel caso in cui tutto questo potenziale
fosse sfruttato sono pari a 9,2 Mtep (con investimenti pari a 188 G€), il che corrisponde al 31% degli interi
consumi del settore residenziale. Tuttavia, alcuni degli interventi ipotizzati, sebbene economicamente
convenienti, richiedono tempi molto lunghi (anche superiori ai 20 anni) affinché l’investimento si ripaghi
attraverso i risparmi energetici conseguiti. Tenendo conto di un vincolo sul tempo di ritorno
dell’investimento (≤ 15 anni), il potenziale di risparmio energetico si ridurrebbe a 8 Mtep, la frazione di
edifici coinvolti al 59% e gli investimenti a 137 G€. È stato approfondito anche il ruolo degli incentivi,
facendo emergere che una riduzione delle detrazioni fiscali o una loro eliminazione comporterebbe una netta
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riduzione del potenziale di risparmio energetico. In particolare, in assenza di incentivi, solo nel 36% degli
edifici sarebbe possibile realizzare una riqualificazione energetica con un tempo di ritorno pari o inferiore a
15 anni. Tale riqualificazioni, che permetterebbero di ottenere risparmi energetici solo di 3,3 Mtep (con
investimenti pari a 30 G€), riguarderebbero quasi esclusivamente interventi sull’impianto termico.
Infine è stata valutata anche la possibilità di realizzare gli interventi in occasione di una finestra
d’opportunità. Si è osservato che il 72% degli edifici in cui si verifica una tale occasione si presta a interventi
di riqualificazione energetica efficaci in termini di costi (con tempi di ritorno pari o inferiori a 15 anni).
Tenendo conto della frequenza con cui un edificio ricade in una finestra d’opportunità, i risparmi energetici
potenziali ammonterebbero a 427 ktep all’anno per investimenti pari a 11,9 G€ all’anno.
La seconda pare del lavoro è dedicata ai consumi elettrici. Essi derivano dalla richiesta di beni e servizi, che
sono soddisfatti da apparecchiature elettriche, caratterizzate da prestazioni energetiche e diversamente
diffuse sul territorio, che consumano proporzionalmente al loro tempo di utilizzo e alla loro efficienza.
Ricostruendo, per le principali domande di servizio che compongono la domanda elettrica, la ripartizione in
classi energetiche delle tecnologie attualmente utilizzate sul territorio italiano, e associando ad esse, per la
specifica domanda di servizio cui fanno riferimento, il consumo energetico medio, sono stati analizzati i
consumi elettrici finali per il settore residenziale nell’anno 2011, pari a circa 2760 kWh/famiglia.
Tabella 0.8- Confronto tra le ipotesi di intervento di sostituzione dell’elettrodomestico, con o senza incentivi
Situazione attuale Senza incentivi Con incentivi
Classe energetica Tempo di Classe energetica Tempo di
Tecnologia Classe energetica
più conveniente ritorno (anni) più conveniente ritorno (anni)
Frigorifero B A+ no A+++ 8
Congelatore B A+ 14 A++ 7
Forno C B no A 11
Lavatrice B A+ no A+++ 8
Lavastoviglie C A+ no A++ 10
Partendo da tali considerazioni e ipotizzando di seguire il trend di vendita registrato negli ultimi anni dagli
elettrodomestici efficienti, sono stati costruiti scenari energetici a medio-lungo termine al 2020 e 2030,
fornendo indicazioni sugli importanti risparmi energetici che possono essere conseguiti. Per identificare tali
scenari, si considera l’aumento del numero di famiglie (la cui previsione è in crescita, seguendo le ipotesi di
scenario centrale ISTAT della popolazione) e la diffusione delle tecnologie rispetto al 2011 (costante per
frigorifero e lavatrice, mentre in crescita per forno, lavastoviglie e congelatore). Inoltre a partire dal 2020 si
ipotizza di inserire anche una nuova classe energetica a seguito di un miglioramento tecnologico, i cui
consumi seguono il trend di miglioramento dei consumi medi delle classi energetiche attualmente più
efficienti. Una volta realizzato tale scenario tendenziale (BAU), si propone il confronto con uno scenario
volto alla massimizzazione delle vendite della tecnologia a classe energetica più efficiente attualmente a
disposizione (scenario BAT), e tenendo fisse le percentuali di vendita della nuova classe energetica
ipotizzata dal 2020. Tale confronto tra scenari, come mostrato in Figura 0.4, permette di individuare i
14002104
risparmi energetici per tecnologia (come si osserva più marcati nel caso del frigorifero, lavatrice e
lavastoviglie): considerando tutti gli elettrodomestici analizzati, l’efficienza energetica introdotta nello
scenario BAT consentirebbe globalmente di risparmiare al 2020 circa 9 TWh, mentre al 2030 i risparmi
possono arrivare a circa 28 TWh.
Infine, con riferimento alle politiche di incentivazione finalizzate all’incremento dell’efficienza energetica
nel settore residenziale, viene fornita una sintesi delle disposizioni legislative associate alle tre tipologie di
incentivi previsti dalla normativa italiana (Titoli di Efficienza Energetica, Detrazioni Fiscali e Conto
Termico). In particolare, oltre al quadro normativo di riferimento, sono presentati gli ambiti di applicazione, i
soggetti interessati, gli edifici ammessi, gli interventi agevolabili e i requisiti tecnici necessari per accedere ai
diversi incentivi. Inoltre, per alcuni interventi previsti in ambito residenziale dalle tre normative, viene
riportato uno schema comparativo delle diverse specifiche tecniche richieste e delle modalità di
determinazione degli incentivi. Si forniscono anche dei casi di esempio in cui sono calcolati e confrontati tra
loro gli incentivi associati ai suddetti interventi per due edifici (monofamiliare e grande condominio) la cui
collocazione è ipotizzata in differenti zone climatiche (E/Milano e C/Bari). Con riferimento a questo aspetto,
la modalità associata alle detrazioni fiscali determina il massimo rapporto tra incentivo ottenibile e spesa
sostenuta in tutti i casi trattati.
Tabella 0.9- Esempio di confronto tra i sistemi di incentivazione. Caso delle chiusure trasparenti in un edificio
monofamiliare a Milano.
14002104
1 INTRODUZIONE
1.1 Generalità
Il presente Rapporto è parte integrante della documentazione delle attività di Ricerca di Sistema previste dal
Piano Annuale di Realizzazione 2013 nell’ambito del progetto “Risparmio di energia elettrica nei settori:
civile, industria e servizi” (Area “Razionalizzazione e risparmio nell’uso dell’energia elettrica”) e ne
costituisce il Deliverable n. 3.
L’efficienza energetica è un tema che è diventato centrale nella politica energetica nazionale ed europea. La
Strategia energetica nazionale (SEN), infatti, identifica proprio l’efficienza energetica come la prima tra le
priorità per il raggiungimento degli obbiettivi nazionali quali la riduzione dei costi energetici, la riduzione
dell’impatto ambientale e il miglioramento della sicurezza di approvvigionamento. Inoltre, permette di
disaccoppiare la crescita economica dai consumi energetici e, soprattutto, è in grado di generare uno sviluppo
economico con forti ricadute sulla filiera nazionale. Il settore residenziale, in particolare, si presta ad
interventi efficaci in termini di costi ed infatti, secondo stime della Commissione Europea , proprio in questo
settore risiede il maggior potenziale di risparmio energetico.
Le misure di efficienza energetica presenti sul mercato per il settore degli edifici residenziali sono molteplici
e in continua evoluzione. Esistono infatti soluzioni affidabili sia per ciò che concerne l’involucro
dell’edificio, la sua qualità e le sue caratteristiche di isolamento, sia per gli impianti, tradizionali ed
innovativi, e le apparecchiature elettriche. Nel corso degli anni, anche sotto il decisivo contributo della
legislazione europea e nazionale, sul fronte delle nuove costruzioni sono stati ottenuti progressivamente
buoni risultati e nell’immediato futuro è già lanciata la sfida degli edifici a energia quasi zero, che
diventeranno il requisito minimo a partire dal 2020. Tuttavia, in Italia il tasso annuo di nuove costruzioni è di
poco superiore all’1%, e pertanto, per ridurre sensibilmente i consumi nazionali per riscaldamento, è
indispensabile intervenire sugli edifici esistenti. In questo segmento i margini di risparmio sono
estremamente elevati giacché la gran parte degli edifici sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore delle
leggi sulla prestazione energetica nell’edilizia (la prima legge è la 373 del 1976) e risultano quindi
scarsamente coibentati e, più in generale, energeticamente inefficienti. Il presente lavoro si propone di
studiare la composizione del parco edilizio e di proporre e valutare tecnicamente, energeticamente ed
economicamente una serie di interventi di riqualificazione energetica.
Il rapporto è organizzato in due parti “parallele” di cui la prima è dedicata ai consumi per riscaldamento e la
seconda ai consumi dei cosiddetti “usi elettrici obbligati”. Nella prima parte si è fatto ricorso al concetto di
edificio tipo, ovvero alla definizione di un campione di edifici rappresentativi del parco edilizio nazionale. In
questo modo è stato possibile costruire un database degli edifici residenziali su cui simulare gli effetti di
diversi interventi di riqualificazione energetica.
Nella seconda parte, invece, le principali tecnologie elettriche del settore residenziale sono analizzate da un
punto di vista energetico ed economico, individuando i consumi medi nazionali e gli interventi di efficienza
energetica realizzabili per domanda di servizio. Questi interventi di efficienza energetica sono inseriti nel
confronto tra uno scenario di sviluppo di efficienza energetica tendenziale (BAU) e uno in cui si ipotizza la
massimizzazione delle vendite delle tecnologie più efficienti attualmente a disposizione (BAT), entrambi con
anno orizzonte 2030.
Infine, con riferimento sia a consumi termici che per quelli elettrici è presente un approfondimento sui
sistemi di incentivazione e un introduzione sul contesto nazionale ed europeo.
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A livello Europeo l’efficienza energetica ha assunto un ruolo di primo piano all’interno del Pacchetto
“Clima-Energia” (Pacchetto “20-20-20”)[1], che stabilisce i seguenti obiettivi:
- riduzione di almeno il 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990;
- raggiungimento di una percentuale di almeno il 20% di energia da fonti rinnovabili sul totale di
energia consumata;
- riduzione del 20% dei consumi energetici finali.
Questi tre obiettivi si sono rivelati difficilmente realizzabili senza misure di politiche di sostegno da parte
degli stati membri. In particolare per raggiungere l’obiettivo di riduzione dei consumi energetici finali,
altrimenti non conseguibile, è stato varato nel marzo 2011 il “Piano Europeo per l’efficienza energetica”[2],
a cui è seguita l’approvazione della Direttiva 2012/27/UE [3], che dovrà essere recepita dagli Stati Membri
entro Giugno 2014.
Quest’ultima Direttiva chiede agli Stati Membri di fissare obiettivi nazionali indicativi e non vincolanti
basati sul consumo o sul risparmio di energia primaria o finale (oppure sull'intensità energetica) e di
notificarli tramite piani d'azione nazionali alla Commissione Europea, che ne valuterà l’adeguatezza rispetto
all’obiettivo complessivo del 20%.
I Piani d’Azione per l’Efficienza Energetica (PAEE 2007 [4] e 2011 [6]) e la redazione del Piano d’Azione
Nazionale per le Energie Rinnovabili (PAN 2010 [5]) hanno rappresentato passi importanti in direzione della
promozione di misure di sviluppo dell’efficienza energetica.
Figura 1.1 - Riduzioni dei consumi finali di energia attesi al 2016 e 2020 (Fonte: PAEE 2011) [6]
Infine nel Marzo 2013 è stata pubblicata la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN)[7], in cui la
promozione dell’efficienza energetica assume un ruolo di primissimo piano non solo per il raggiungimento
dei già menzionati obiettivi di politica energetica europea, ma anche per l’ottenimento di ulteriori benefici
come: la riduzione dei costi energetici nazionali, la mitigazione degli impatti ambientali e delle emissioni di
gas serra, il miglioramento della sicurezza di approvvigionamento e la riduzione della dipendenza energetica
dall’estero. La SEN considera l’efficienza energetica altamente strategica per lo sviluppo economico del
Paese poiché interessa settori economici su cui l’Italia già vanta numerose posizioni di leadership con forti
ricadute sulla filiera industriale e tecnologica nazionale e con interessanti prospettive di espansione verso i
mercati esteri.
A questo scopo è fondamentale tendere verso il superamento degli impegni già assunti, puntando a:
• ridurre del 21% i gas serra emessi in atmosfera rispetto ai valori del 2005 (l’impegno previsto in
attuazione del Pacchetto “Clima-Energia” è pari al -18%);
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• arrivare ad una percentuale di contributo delle energie rinnovabili sul consumo interno finale lordo
del 19-20% al 2020 (l’impegno previsto in attuazione del Pacchetto “Clima-Energia” è pari al 17%).
Per quanto riguarda l’efficienza energetica, l’obiettivo della SEN è quello di rafforzare il quadro normativo
attuale di sostegno al settore, per giungere ad una riduzione dei consumi di energia primaria nazionali del
24% (nel PAN l’obiettivo al 2020 era pari a -20%), tale da arrivare nel 2020 ad un consumo primario pari a
158 Mtep).
In sintesi si riportano in Figura 1.2 gli obiettivi previsti dal pacchetto “clima-energia” per l’Italia, confrontati
con gli obiettivi più stringenti previsti dalla SEN.
Figura 1.2 - Obiettivo di risparmio energetico 2020 – Consumi finali e ripartizone per settori
Gli sfidanti obiettivi previsti dalla SEN evidenziano, dunque, il ruolo centrale che l’efficienza energetica
avrà nella pianificazione energetica nazionale e le importanti aspettative di riduzione dei consumi energetici.
In particolare il settore residenziale, con una riduzione al 2020 di circa 3,8 Mtep (come mostrato in Figura
1.2) costituisce un importante settore su cui concentrare importanti sforzi legati all’efficienza energetica.
Sintetizziamo dapprima le Direttive Europee più importanti. Il percorso europeo si apre con la Direttiva
2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia ove vengono identificati:
• L’adozione di un quadro generale e di una metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche
degli edifici (art.3);
• La fissazione di requisiti minimi di prestazione energetica (art.4) applicati a:
= edifici di nuova costruzione
= edifici esistenti
• La certificazione energetica degli edifici (art. 7);
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Altri importanti passi avvengono con le Direttive 2009/28 sull’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili e
con la Direttiva 2009/125 sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia.
Con la Direttiva 2010/31/UE l’Europa rafforza l’obiettivo del risparmio energetico nell’edilizia, con nuovi
concetti basati anche sugli edifici ad energia quasi zero ed efficacia sotto profilo dei costi. Più
sinteticamente:
• Miglioramento della prestazione energetica degli edifici all’interno dell’Unione tenendo in conto
delle condizioni locali e climatiche esterne nonché delle prescrizioni relative al clima degli ambienti
interni e all’efficacia sotto il profilo dei costi;.
• Metodologia di calcolo della prestazione energetica;
• Requisiti minimi della prestazione energetica nuove costruzioni;
• Applicazione dei requisiti minimi ad edifici esistenti, elementi edilizi e sistemi tecnici;
• Requisiti minimi di prestazione energetica sia per il solo l’involucro che per la prestazione generale;
• Distinzione tra edifici già esistenti e di nuova costruzione;
• Non applicabilità su edifici vincolati;
• Requisiti efficaci sotto il profilo dei costi e del rispetto del ciclo di vita economico stimato;
• Revisione dei requisiti <5 anni e in funzione dei progressi tecnici nel settore edile;
• Elaborazione ed attuazione da parte degli Stati Membri (dal 2013) di un piano di efficientamento
degli edifici riscaldati e/o raffrescati posseduti ed occupati dal loro Governo centrale che ne permetta
la riqualificazione a un tasso minimo del 3% della superficie coperta utile all’anno, a partire dagli
edifici più energivori;
• Redazione da parte degli Stati Membri (entro il 2013) di un inventario di edifici del governo centrale
con superficie coperta >500 m2 e > 250 m2 con indicazione della superficie e della prestazione
energetica;
• Messa a punto da parte degli Stati Membri (dicembre 2013) di possibili approcci alternativi di
possibile adozione per il raggiungimento di un miglioramento equivalente della prestazione
energetica degli edifici del parco immobiliare del governo centrale;
• Scambio continuo di documenti dagli Stati Membri verso la Commissione Europea Centrale e da qui
di nuovo agli Stati Membri, finalizzata al monitoraggio continuo di verifica dell’effettivo risparmio
energetico e del suo allineamento con gli obiettivi ipotizzati al 2020.
Con la Direttiva 2012/27 sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e
abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE, vengono approfonditi numerosi altri aspetti, tra i quali:
• la cogenerazione;
• le modalità di acquisto da parte del governo centrale di prodotti, servizi o edifici efficienti
energeticamente;
• la valutazione globale dei potenziali nazionali di riscaldamento e raffreddamento
• l'elaborazione di analisi costi-benefici, in rapporto a misure di promozione dell'efficienza per il
riscaldamento e il raffreddamento;
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• gli elementi minimi che devono figurare nei contratti di rendimento energetico sottoscritti con il
settore pubblico o nel relativo capitolato d'appalto.
Diamo ora uno sguardo agli atti legislativi con i quali l’Italia ha obbligatoriamente recepito la normativa
europea. La Direttiva Europea 2002/91 viene recepita con il D.Lgs. 192/2005, in seguito modificato e
integrato dal D.Lgs. 311/2006 in vigore dal 2007. L’attuazione del D.Lgs.192/05 prevedeva la pubblicazione
di decreti attuativi che delineassero:
• i criteri di calcolo e i requisiti minimi per gli impianti;
• i criteri generali di prestazione energetica per l’edilizia convenzionata, pubblica e privata;
• i requisiti professionali e di accreditamento per la certificazione.
Il D.Lgs. 192/05, aggiornato con il D.Lgs. 311/06, stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per
migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e
l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica. Il D.lgs 311/06, in particolare,
disciplina:
• la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici;
• l'applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici;
• i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici;
• le ispezioni periodiche degli impianti di climatizzazione;
• i criteri per garantire la qualificazione e l'indipendenza degli esperti incaricati della certificazione
energetica e delle ispezioni degli impianti;
Il DPR 59/2009, delinea nello specifico i criteri di calcolo e i criteri generali di prestazione energetica per
l’edilizia convenzionata.
Nell’Ambito di applicazione del D.Lgs. 192/05, del D.Lgs. 311/06 e del DPR 59/09, i casi esclusi
dall’applicazione dei decreti sono:
• Edifici di particolare interesse storico o artistico nei casi in cui il rispetto delle prescrizioni
implicherebbe un’alterazione delle loro caratteristiche;
• Fabbricati industriali, artigianali e agricoli riscaldati solo da processi per le proprie esigenze
produttive;
• Fabbricati isolati con superficie utile < 50 mq;
• Impianti installati ai fini del processo produttivo realizzato nell’edificio anche se utilizzati, in parte
non preponderante, per gli usi tipici del settore civile.
Con il D.Lgs. 28/2011 viene normata l’obbligatorietà dell’utilizzo alle fonti rinnovabili, e poiché la
certificazione energetica è legata ai titoli abilitativi, le regole da rispettare fanno riferimento al testo di legge
in vigore alla data di richiesta del permesso di costruire, della DIA o della SCIA.
Con la Legge n. 90 del 08.08.2013 viene avviato il recepimento della Direttiva Europea 2010/91.
Diverse Direttive Europee sono state recepite dall’Italia oltre i termini massimi stabiliti, pertanto sono
pendenti alcune procedure di infrazione.
Per garantire l’omogeneità di applicazione della norma, le Regioni (che hanno la potestà legislativa in
materia di ambiente ed energia art.117 della Costituzione) possono:
• Definire metodologie di calcolo in riferimento tuttavia a quelle nazionali
• Fissare dei requisiti minimi di efficienza energetica più rigorosi di quelli nazionali
• Per le Regioni che non hanno legiferato si applicano le disposizioni nazionali.
L’Italia, prima del 2002, aveva già in corso altre disposizioni legislative. La norma fondamentale
sull’utilizzo razionale dell’energia elettrica è la legge del 9 gennaio 1991 n. 10, alla quale hanno fatto seguito
solo alcuni tra i vari decreti di attuazione previsti. Meritevoli di segnalazione il DPR 26.08.1993 n. 412 (e
segg.) che disciplina la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici
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degli edifici o il DL 31 marzo 1998 n. 112, che delega alle Regioni il compito di regolamentare in tema di
certificazione energetica.
Una sintesi della Legislazione europea (sfondo arancione) ed italiana (sfondo azzurro) di riferimento che
interessa la materia, è racchiusa nella tabella sottostante:
Altri aspetti regolamentati sono la normativa di calcolo e la valutazione degli aspetti tecnici, ovvero norme
UNI EN e ISO, che possiamo suddividere tra involucro ed impianto.
Involucro:
• UNI EN 6946: "Componenti ed elementi per edilizia - Resistenza termica e trasmittanza termica -
Metodo di calcolo"
• UNI EN 13786: Prestazione termica dei componenti per edilizia
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Impianto:
• Direttiva Europea RES (Renewable Energy Sources) 2009/28/CE del 23 aprile 2009
• Decreto Legislativo 28 del 3 marzo 2011 - Recepimento in Italia della direttiva RES ed obbligo di
integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione e negli edifici esistenti
sottoposti a ristrutturazioni rilevanti
• UNI TS 11300-4: Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di
altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda
sanitaria
• UNI EN 13313 - Impianti di refrigerazione e pompe di calore - Competenza del personale
• Raccomandazione CTI 14 - Prestazioni energetiche degli edifici – Determinazione della prestazione
per la classificazione dell’edificio
• UNI EN 15316-4-7 - Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti
energetici e dei rendimenti dell’impianto - Parte 4-8: Sistemi di generazione per il riscaldamento
degli ambienti, riscaldamento ad aria e sistemi di riscaldamento radianti
• UNI EN 15316-4-8 - Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti
energetici e dei rendimenti dell’impianto - Parte 4-7: Sistemi di generazione per il riscaldamento
degli ambienti, sistemi di combustione a biomassa
• UNI EN 15316-4-2 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti
energetici e dei rendimenti dell’impianto - Parte 4-2: Sistemi di generazione per il riscaldamento
degli ambienti, pompe di calore
• UNI EN 15316-4-1- Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti
energetici e dei rendimenti dell’impianto - Parte 2-1: Sistemi di emissione del calore negli ambienti
• UNI EN 15502-1 Caldaie per riscaldamento a gas - Parte 1: Requisiti generali e prove
• UNI EN 15502-2-1 Caldaie per riscaldamento a gas - Parte 2-1: Norma specifica per gli apparecchi
di tipo C ed apparecchi di tipo B2, B3 e B5 di portata termica nominale non maggiore di 1 000 kW
L’efficienza energetica costituisce un importante mezzo per conseguire la riduzione dei consumi elettrici del
settore residenziale, che subiranno una leggera crescita, secondo quanto riportato da TERNA nello “scenario
base” 2 e “scenario di sviluppo” 3 (Figura 1.3 e Figura 1.4) [36].
Figura 1.3 - Previsione della domanda settoriale nello “Scenario base” (fonte TERNA)
Figura 1.4 - Previsione della domanda settoriale nello “Scenario di sviluppo” (fonte TERNA)
Più in dettaglio viene riportata la normativa riguardante la regolamentazione dei consumi elettrici a livello
europeo.
Il 6 luglio 2005 la Commissione Europea aveva pubblicato la Direttiva 2005/32/CE (EuP – Energy using
Products)[8], applicata a tutte le apparecchiature che consumano energia con l’obiettivo di ridurre il consumo
energetico dei prodotti interessati mediante una progettazione ecocompatibile (“eco-design”).
2
lo “scenario base” (inferiore) ad intensità elettrica contenuta, prevede un tasso medio di incremento dell’intensità
elettrica nell’intero periodo inferiore allo zero, -0,5% p.a., sviluppato su una ipotesi di molto incisiva attuazione degli
obbiettivi di risparmio energetico.
3
lo “scenario di sviluppo” ipotizza per il periodo 2012 - 2023 una crescita dell’intensità elettrica complessiva per
l’intero Paese, pari ad un tasso medio di circa +0,3 % per anno, valore che va inquadrato nel contesto del progressivo
contenimento dell’intensità elettrica osservato nella precedente analisi dell’andamento storico.
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La Direttiva 2005/32/CE prevedeva, per ogni categoria di prodotto, parametri minimi di prestazione
energetica e regolamentazioni ambientali, attraverso:
- requisiti di prodotto che fissavano un limite su alcuni parametri significativi (come l’efficienza energetica o
il consumo di acqua);
- requisiti generici sulle prestazioni ambientali del prodotto nel suo complesso, senza fissare limiti
quantitativi.
Le misure di esecuzione della Direttiva “EuP”, intervenivano in aree specifiche, individuate come prioritarie
dalla Commissione: sistemi per il riscaldamento e la produzione d’acqua calda, motori elettrici,
illuminazione nel settore civile, elettrodomestici, strumenti da ufficio, elettronica per la grande diffusione e
sistemi di ventilazione e climatizzazione.
E’ importante sottolineare che questa Direttiva stabiliva che i prodotti rientranti nel campo d’applicazione
delle misure di esecuzione, potevano circolare nel mercato comunitario solo se forniti della marcatura di
conformità CE ed accompagnati da una dichiarazione di conformità, attestante il rispetto di tutte le
disposizioni previste.
Il 20 Novembre 2009 la Direttiva EuP 2005/32/CE (Energy using Products) è stata sostituita dalla Direttiva
ErP 2009/125/CE (Energy related Products)[9].
Rispetto alla Direttiva EuP, il campo d'applicazione è stato ampliato ed attualmente comprende sia prodotti
che consumano energia (elettrodomestici, dispositivi elettronici, ecc.), sia prodotti che influiscono sul
consumo energetico e che possono contribuire significativamente al risparmio energetico attraverso il loro
utilizzo (componenti edilizi, elementi di impiantistica, ecc).
Dall’entrata in vigore di questa direttiva, i prodotti per poter essere marcati CE devono essere conformi alla
Direttiva ErP.
La classificazione si basa sui valori dell’Indice di Efficienza Energetica (Energy Efficiency Index: EEI), che
rappresenta il rapporto tra il consumo annuale dell’apparecchio ed il consumo standard di un modello simile
di riferimento. Oltre ai consumi, l'etichetta energetica riporta anche altre informazioni: il consumo medio
annuo dell'apparecchio, il volume disponibile per gli alimenti freschi e quelli congelati nel caso dei
frigoriferi; il consumo di energia per ogni ciclo di lavaggio nel caso di lavatrici e lavastoviglie; il consumo di
acqua ed il livello di rumorosità.
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La prestazione energetica di un edificio residenziale è fortemente correlata ad alcuni fattori tra cui i
principali sono l’epoca di costruzione, le dimensioni e la forma, la tipologia di impianto, gli interventi di
riqualificazioni energetica che eventualmente sono stati realizzati nel corso degli anni, l’adiacenza con altri
edifici e il clima della località in cui esso è stato costruito. È quindi possibile fornire una prima stima dei
consumi di un dato edificio conoscendo i parametri elencati in precedenza.
Dando compimento a tale idea, sulla scia di [22] e, in parziale analogia con [1]e [23], si è voluto costruire
una serie di modelli di edifici rappresentativi del parco residenziale italiano. La definizione di tali modelli
(edifici “tipo”) rispetta una classificazione secondo i parametri che maggiormente influenzano i consumi
energetici ed è funzionale alla disponibilità di dati sulla numerosità e caratterizzazione degli edifici
residenziali italiani (censimento delle abitazioni).
La metodologia messa a punto si basa, come mostrato nella Figura 2.1, su:
• Caratterizzazione dell’edilizia residenziale nazionale esistente, in termini di numero di abitazioni,
numero di edifici e superfice in funzione della tipologia edilizia, degli aspetti costruttivi, della
vetustà e della collocazione geografica (provincia);
• Realizzazione di un archivio di edifici tipo contenente informazioni sul consumo specifico per
riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria e dettaglio su possibili interventi
di riqualificazioni sia in termini di prestazione energetica che di costi4.
Dall’incrocio di queste informazioni si è potuto costruire una banca dati degli edifici del settore residenziale
e da qui risalire ai consumi di riscaldamento del parco edilizio residenziale italiano. Inoltre, adottando
opportuni scenari di evoluzione e riqualificazione è stato possibile valutare gli effetti su scala nazionale di
interventi di riqualificazione energetica del parco residenziale.
CARATTERIZZAZIONE
ARCHIVIO DEGLI
DELL’EDILIZA
EDIFICI TIPO
RESIDENZIALE
Si precisa che queste valutazioni richiedono la messa a fattor comune di informazioni di natura scientifica,
tecnico-economica e statistica di varia provenienza. In particolare, quelle relative al primo punto derivano
4
Le riqualificazioni energetiche e i relativi costi saranno oggetto del capitolo 3. L’oggetto del presente capitolo è
rappresentato esclusivamente dai consumi per riscaldamento.
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per la parte edilizia da opportune elaborazioni del censimento ISTAT della popolazione e delle abitazioni
del 2001 [14] e del 2011 [16]. Quelle relative al secondo punto sono di natura prevalentemente applicativa e
legate alle tecnologie edilizie e impiantistiche. Esse derivano da conoscenze tecniche con il supporto della
letteratura scientifica e della normativa tecnica.
Vengono qui di seguito presentati i criteri di valutazione delle abitazioni esistenti al 2001 e di quelle nuove
rispetto al 2001.
o Vetustà
o prima del 1919
o dal 1919 al 1945
o dal 1946 al 1961
o dal 1962 al 1971
o dal 1972 al 1981
o dal 1982 al 1991
o dal 1992 al 2001
o Materiale edilizio
o muratura portante
o calcestruzzo armato
o altro
o Tipologia
o unifamiliare
o da 2 a 8 unità immobiliari
o da 9 a 15 unità immobiliari
o 16 o più unità immobiliari
o Stato di occupazione
o occupato
o non occupato
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Per un assegnato valore di questi cinque parametri si ottengono, per ciascuna provincia, il numero di
abitazioni e la superficie espressa in m2.
Nella Tabella 2.1 vengono sintetizzate le caratteristiche di classificazione dei parametri in ingresso e dei
valori risultanti della banca dati del patrimonio edilizio residenziale così ottenuta.
Tabella 2.1 - Parametri di accesso alla banca-dati del patrimonio edilizio residenziale.
Vetustà Materiale struttura Tipologia edificio Stato di Presenza e
portante occupazione tipologia di
risaldamento
prima del 1919 Muratura portante Monofamiliare Occupato Centralizzato
dal 1919 al 1945 Cemento armato 2-8 unità abitative Non occupato Autonomo
dal 1946 al 1961 altro 9-16 unità abitative App. fissi totale
dal 1962 al 1971 > 16 unità abitative App. fissi parziale
dal 1972 al 1981 Non riscaldati
dal 1982 al 1991
dal 1992 al 2001
7 classi 3 classi 4 classi 2 classi 5 classi
I dati salienti derivati dai risultati del censimento ISTAT 2001 sono i seguenti:
Si assume che le abitazioni che esprimono un fabbisogno di riscaldamento siano quelle occupate dotate di
impianto di riscaldamento e la quota di quelle non occupate ma dotate di impianto di riscaldamento
centralizzato. Dal censimento ISTAT risulta che il valore di tale quota è pari approssimativamente al 78%.
Ne consegue che il numero di abitazioni effettivamente riscaldate al 2001 è pari a 21'375’191,
corrispondente a una superfice complessiva di 2'052 km2 (da cui si deduce una superfice media di circa 96
m2 per abitazione).
I valori sono stati confrontati con quelli rilevati nel censimento 2001. E’ stato così desunto il tasso di crescita
tra il 2001 al 2011 sia a livello nazionale che a livello regionale. Si è preferito non utilizzare i dati a livello
provinciale per la presenza nel 2011 di sette nuove provincie rispetto al 2001. I valori di tali tassi di crescita
sono mostrati nella Tabella 2.2.
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Si assume che nel periodo considerato la crescita annua sia stata costante e, inoltre, si ipotizza che la
superfice media e la percentuale di occupazione e di riscaldamento nel 2011 si mantenga uguale a quella del
2001. A seguito di tali ipotesi, il numero di abitazioni totali e di quelli riscaldate nel seguente modo:
Questa classificazione, oltre ad essere simile a quella adottata nel censimento, permette di tenere conto
implicitamente del fattore di forma dell’edificio (chiamato anche rapporto S/V in quanto è ottenuto come
rapporto tra la superfice disperdente e il volume dell’edificio). Difatti, il valore assunto dal fattore di forma
diminuisce passando dagli edifici monofamiliari ai grandi condomini; ciò ha un effetto sul consumo
specifico per riscaldamento, in quanto anch’esso diminuisce al diminuire del fattore di forma.
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L’ultimo aspetto di cui si è tenuto conto nella scelta degli edifici è la località geografica. La località
geografica, infatti, influenza direttamente il consumo degli edifici per via del clima e indirettamente in
quanto le tecniche costruttive si differenziano localmente riflettendo il clima locale e la disponibilità di
particolari materiali edili. Inoltre, per gli edifici più recenti non bisogna dimenticare che i vincoli imposti
dalle leggi dipendono generalmente anche dalla zona climatica in cui ricade l’edificio. La scelta delle località
è stata fatta in modo da selezionarne una per ciascuna zona climatica da B a F.
Per quanto riguarda le caratteristiche geometriche degli edifici, sono presentate in funzione della tipologia e
della vetustà nelle seguenti tabelle.
Per quanto riguarda le caratteristiche termiche degli edifici, nelle seguenti tabelle saranno mostrate la
trasmittanza media dell’involucro (tiene conto sia della parte opaca che trasparente) e la tipologia delle pareti
verticali.
Nella Tabella 2.15 si riporta il fabbisogno di energia primaria per riscaldamento per ciascun edificio.
5
Per la zona climatica F si è seguita l’indicazione dell’articolo 8 comma 1.
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Il collegamento, invece, tra le classi di vetustà dell’archivio e le categorie del censimento è illustrato
nella Tabella 2.16. Per gli edifici successivi al 2001 si è ipotizzato che quelli costruiti fino al 2006
appartenessero alla classe V6 e gli altri alla classe V7.
Tabella 2.16 – Corrispondenza tra categorie del censimento e classi di vetustà dell’archivio degli edifici tipo.
Categoria Classe archivio
censimento edifici tipo
Prima del 1919 V1
Dal 1919 al 1945 V2
Dal 1945 al 1961 V3
Dal 1961 al 1971 V4
Dal 1971 al 1981 V4
Dal 1981 al 1991 V5
Dal 1991 al 2001 V6
Per quanto riguarda la località geografica il censimento 2001 a noi disponibile forniva i dati su base
provinciale. Con lo scopo di non perdere informazioni attraverso ulteriori aggregazioni, definita una
tipologia e una classe di vetustà, il consumo specifico per riscaldamento degli edifici con queste
caratteristiche in una data provincia è stato calcolato attraverso un interpolazione/estrapolazione lineare
sui gradi giorno. I gradi giorno medi di ciascuna provincia sono stati calcolati nel seguente modo:
GG pr =
∑ GG × Na
i i i
(1)
∑ Na i i
dove la sommatoria è estesa sui comuni che compongono la provincia e GGi e Nai rappresentano
rispettivamente i gradi giorno e il numero di abitazioni6 dell’i-esimo comune.
Si è assunto che tali interventi siano stati realizzati prevalentemente nelle zone climatiche più fredde e
che abbiano permesso a una riduzione del 40% dei consumi per riscaldamento. Inoltre, sulla base di [43]
e [44], si è ipotizzato che un terzo degli edifici costruiti prima del 1991 sia stato oggetto di piccoli
interventi come la sostituzione del generatore di calore o l’installazione di doppi vetri, i quali hanno
permesso una riduzione dei consumi di riscaldamento in tali edifici pari al 10%.
Conseguentemente nell’archivio degli edifici è presente un quarto asse secondo cui sono classificati gli
edifici, la riqualificazione, che prevede tre opzioni:
6
Tale informazione è disponibile per il censimento 2011.
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È ora opportuno un approfondimento sulla validità dei risultati ottenibile con la procedura descritta. La
letteratura scientifica ed autorevoli fonti consultate in occasione di incontri specialistici [20][21]sono
concordi nell’affermare che approcci basati su simulazione di edifici in condizioni standard portano a
sovrastimare i consumi per riscaldamento. Ciò è stato osservato sistematicamente in diversi paesi
europei e motivato prevalentemente con le seguenti argomentazioni:
• l’utilizzo di dati conservativi relativi alle tecnologie edilizie e termiche,
• comportamento dell’utilizzatore meno rigido e più diversificato da quello che le norme
prevedono o suggeriscono come riferimento,
• l’assunzione di condizioni climatiche più severe di quelle reali.
È pertanto doveroso un calcolo preliminare di qualificazione consistente nella valutazione dei consumi
in corrispondenza di un anno di riferimento e un confronto di tale risultato con dati consolidati. La scelta
dell’anno non è trascurabile, poiché il fattore meteorologico ha un ruolo importante. Sulla base di [15](a
tal proposito si veda l’Appendice C) si è scelto il 2006 in quanto rappresentativo di condizioni
climatiche “medie”.
I valori di energia finale consumati complessivamente in Italia nel 2006 nel comparto residenziale sono
stati reperiti dai database di EUROSTAT [19], che è attualmente considerato un significativo
riferimento istituzionale. Ne risultano 29,54 Mtep. La quota di energia destinata al riscaldamento
rispetto a quella totale è stata valutata nella stessa proporzione stimata da ENEA [12] per gli analoghi
consumi, nello stesso anno e nello stesso settore. Risulta da ciò una stima del consumo finale annuo per
riscaldamento nel settore residenziale nel 2006 di 19,91 Mtep.
Come previsto tale valore è inferiore a quello ottenuto attraverso con la procedura descritta in questo
capitolo, da cui risulta un consumo di 24,86 Mtep. Sebbene anche altre fonti reputano che le stime di
ENEA e EUROSTAT siano inferiori ai consumi reali8 , si è deciso di procedere a tarare i fabbisogni
7
Le statistiche energetiche di riferimento riportano i consumi finali anziché quelli primari. In questo lavoro,
pertanto, di volta in volta si specificherà quale valore è mostrato/utilizzato a seconda dell’applicazione.
8
Ad esempio Regione Lombardia [24] stima un consumo finale per il settore residenziale superiore di circa il 60%
del dato ENEA per tale regione.
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specifici descritti nel paragrafo 2.2.3 in maniera tale da riconciliare il consumo per riscaldamento del
settore residenziale al dato sopracitato. Questa scelta è da considerarsi di tipo conservativo, poiché
riducendo i consumi ex-ante si riduce anche il potenziale risparmio energetico in termini assoluti e
quindi la convenienza economica dell’investimento.
Si è assunto che il consumo specifico reale possa dedursi da quello modellistico fino ad ora considerato
tramite prodotto di quest’ultimo per un fattore di normalizzazione, minore dell’unità e legato a tutte le
varie circostanze che sono all’origine della divergenza. I valori di consumo specifico dedotti da
elaborazioni modellistiche sono stati quindi assoggettati ad una procedura di riconciliazione tramite
taratura ed aggiustamento per tentativi, che ne ha abbattuto i valori di un fattore costante a livello
nazionale, pari a 0,8. I valori di consumo specifico (e parimenti anche quelli di fabbisogno specifico di
energia primaria mostrati in Tabella 2.17) derivanti da questo processo di riconciliazione mantengono
una dipendenza dalla zona climatica, dalla tipologia e dalla vetustà analoga e similmente proporzionata
rispetto a quella mostrata dai valori teorici.
Tabella 2.17 – Fabbisogno specifico di energia primaria per riscaldamento (a seguito taratura)
[kWh/m2anno].
V1 V2 V3 V4 V5 V6 V7
MF 54 52 49 36 23 18 6
VS 33 31 37 32 15 15 2
Zona climatica B
MC 28 34 36 32 19 11 1
GC 26 34 36 20 12 6 1
MF 100 97 93 70 47 35 13
VS 67 63 74 65 32 30 6
Zona climatica C
MC 56 70 72 64 38 24 4
GC 55 69 72 42 25 16 3
MF 165 133 123 139 101 80 26
VS 134 110 117 150 78 50 15
Zona climatica D
MC 117 123 104 130 89 45 12
GC 95 105 107 85 57 40 10
MF 250 227 195 184 120 84 41
VS 201 197 165 210 92 65 24
Zona climatica E
MC 178 186 164 163 104 60 22
GC 145 157 156 119 69 56 17
MF 291 254 218 207 135 100 49
VS 231 218 198 227 104 78 30
Zona climatica F
MC 213 218 184 182 112 74 28
GC 230 208 168 131 82 71 22
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E esterno edificio
I interno edificio
materiale isolante
nuovo intonaco/rivestimento
Figura 3.1 - Schema di isolamento di strutture opache verticali dall’esterno con soluzione “a cappotto”
Zona climatica. In zone climatiche calde l’isolamento a cappotto spesso viene considerato negativo e
controproducente nei mesi estivi: tale idea di per se non è corretta in quanto il fatto di limitare il più
possibile il passaggio del calore dall’interno all’esterno vale anche nella direzione contraria e quindi
anche d’estate il calore esterno non viene trasmesso dalle pareti opache all’interno. Il problema si pone
nel momento in cui l’energia che entra dai componenti finestrati non viene smaltita e resta negli
ambienti interni, da qui è necessario agire sui componenti finestrati con schermature capaci di diminuire
il carico energetico in entrata.
Edificio storico o sotto tutela da parte dei beni culturali. In questo caso molto spesso non è possibile
intervenire sulla facciata esterna.
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Edificio in centro storico, sottoposto a piano del colore o a vincoli sui tipi di finiture utilizzabili. In
questo caso la fattibilità dell’intervento di isolamento a cappotto deve essere valutata attentamente,
perché va verificata la possibilità di mettere in opera sul cappotto una finitura del tipo e del colore
richiesto. Non tutti i tipi di finitura possono essere utilizati in questa tecnologia per un problema di
compatibilità fisico-chimica tra i vari materiali, e l’utilizzo di una particolare finitura, anche se
tecnicamente possibile, può comportare un aumento dei costi. I colori troppo scuri non possono essere
impiegati per il rischio di surriscaldamento delle superfici sottoposte ad irradiazione solare. Nel caso sia
richiesto un cappotto di colore scuro devono essere impiegati appositi sistemi studiati in maniera
specifica per questo genere di colorazione.
Edificio con facciata molto articolata. Se sulla facciata dell’edificio sono presenti elementi particolari o
decorazioni (fregi, cornici, statue, parti rivestite in pietra o marmo ecc..) diventa molto difficile se non
proibitiva la realizzazione dell’isolamento a cappotto, per la difficoltà di riprodurre la facciata originale
sopra l’isolante. Anche qualora possibile, la riproduzione di una facciata molto articolata comporta un
aggravio dei costi. Questo maggior costo si aggiunge a quello comunque prevedibile per la
sostituzione/rifacimento delle soglie e dei davanzali delle finestre per compensare il maggior spessore di
isolante
Distanze da confini o altri edifici e allineamento al piano stradale. Lo spessore di isolante da applicare
all’esterno in caso di isolamento a cappotto va ad aggiungersi alle dimensioni dell’edificio preesestente.
Questo può creare problemi sul rispetto delle distanze anche se per questa problematica il D.Lgs. 115/08
e successive modificazioni e diverse leggi regionali hanno posto una soluzione permettendo di andare
oltre i limiti di legge nel caso di interventi di efficientamento energetico. In particolare possono essere
derogate in diversa misura le distanze dagli altri edifici, dai confini di proprietà o le distanze di
protezione dal nastro stradale; il limite indicati dal codice civile rimangono inderogabili.
Motivi dell’intervento. E’ molto importante tenere in considerazione il motivo per cui viene proposto un
intervento di isolamento a cappotto.Tipicamente si distinguono due casi.
Caso A - Edificio energeticamente inefficiente. E’ il caso di un edificio che consuma molto, di
cui si vuole migliorare la prestazione energetica. In questo caso l’isolamento a cappotto avrà
sicuramente un effetto positivo, ferme restando le valutazioni già fatte sulla geometria
dell’edificio e valutando anche la realizzazione contemporanea di altri interventi.
Caso B - Edificio con problemi di condensazione o formazione di muffe. In questo caso deve
essere fatto un approfondimento dei problemi rilevati da parte di un professionista qualificato. I
problemi di muffa e condensa, infatti possono avere diverse cause anche concorrenti fra di loro.
Possono dipendere da un problema di scarso isolamento dell’involucro, ed in questo caso
l’isolamento a cappotto può certamente aiutare nella risoluzione, o possono dipendere da
condizioni di umidità relativa mantenute molto alte all’interno dell’ambiente, risolvibili soltanto
con interventi sulla ventilazione. E’ quindi necessario eseguire una diagnosi preliminare
approfondita sulle possibili cause dei problemi, per proporre soluzioni corrette e soprattutto
risolutive.
Ponti termici. Si segnala che la presenza o meno di ponti termici può essere notevolmente ridotta con un
intervento d’isolamento dall’esterno, tuttavia ci sono alcune situazioni di discontinuità che potrebbero
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essere non correggibili o potrebbero necessitare di interventi ulteriori con aggravio dei costi. Ad
esempio per ridurre il ponte termico determinato dai balconi è necessario risvoltare il materiale coibente
anche sotto il balcone, mentre nel caso delle soglie potrebbe essere necessario tagliare e allungare il
davanzale. Ogni situazione è da valutarsi in dettaglio tramite pre-calcoli (vedi Figura 3.2) o con adeguati
strumenti di progettazione agli elementi finiti (vedi Figura 3.3). In generale l’intervento di isolamento
dall’esterno non può aggravare la condizione di partenza e quindi sono molto improbabili criticità
successive dovuta alla non correzione di ponti termici preesistenti.
Figura 3.3 – esempio di utilizzo degli elementi finiti nelle valutazioni predittive
per la descrizione della distribuzione della temperatura superficiale interna
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Il supporto. Il supporto deve essere asciutto. Devono essere eliminate eventuali irregolarità tramite
lisciatura. E’ possibile eseguire anche prove di tenuta allo strappo sul supporto per verificarne la
stabilità.
Il materiale isolante. Il sistema a cappotto è composto da diversi elementi. Vengono qui descritte le
possibili criticità legate a ciascuno di essi.
Il materiale isolante più utilizzato per l’isolamento a cappotto dall’esterno risulta essere il polistirene
espanso sinterizzato (tipologia e distribuzione percentuale dei materiali isolanti utilizzati in Figura 3.4).
Gli altri materiali isolanti vengono presi in considerazione di solito laddove vi sono richieste specifiche,
ad esempio nel caso di problemi di reazione al fuoco si prediligono i materiali in lana minerale, o in
caso di particolari problemi in cui si richiede maggiore resistenza meccanica agli urti, ad esempio nella
prima fascia partendo dal piano strada, viene spesso utilizzato il polistirene espanso estruso
Figura 3.4 – tipologia e distribuzione percentuale dei tipi di materiali utilizzati nell’isolamento a cappotto
(Fonte Anit, questionario 2009)
14002104
La valutazione del materiali più idoneo alla specifica deve essere fatta considerando l’uso dell’edificio e
la sua localizzazione. Ad esempio in un asilo o una scuola è necessario porre particolare attenzione
proprio alla prima fascia di pannelli, sarà indispensabile prevedere un coibente che abbia caratteristiche
di buona resistenza agli urti.
Si segnala poi che ci sono specifiche tecniche ministeriali per cui in alcune tipologie di edifici la
facciata deve avere determinate caratteristiche di reazione al fuoco, da cui sarà indispensabile prevedere
una scelta del materiale o del sistema tali da rispettare le richieste legislative.
I pannelli termoisolanti devono presentare idoneo formato per consentire la corretta distribuzione
interna delle tensioni termiche e comunque non superare una superficie massima di 1 m2 per pannello e
lo spessore non può essere inferiore a 4 cm.
I pannelli devono essere applicati con il lato lungo in orizzontale, partendo dal basso verso l’alto, con le
fughe verticali sfalsate, a metà o almeno a ¼ del pannello, così come devono essere sfalsate anche negli
angoli. Devono essere perfettamente accostati.
Per raggiungere i limiti di trasmittanza previsti per legge non sono necessari spessori di isolante
particolarmente difficili da trovare sul mercato e mettere in opera.
Per accedere agli incentivi fiscali del 65% o del Conto energia termico le trasmittanze limite sono più
restrittive e prevedono, considerando la tipica struttura a cassa vuota in zona climatica E, spessori che
vanno dai 12 cm ai 18 cm in funzione del materiale isolante utilizzato. Tali spessori possono necessitare
attenzioni maggiori soprattutto nelle zone di discontinuità: agganci delle persiane, davanzali delle
finestre, aggancio con la copertura o collegamento con le strutture adiacenti, elementi presenti in
facciata come pluviali, tubazioni esterne ecc.
Incollaggio. Per l’incollaggio i metodi più utilizzati e di comprovata validità sono due:
- incollaggio di almeno 3 punti insieme all’incollaggio del bordo del pannello
- incollaggio al 100% su tutta la superficie del pannello
Sistema di incollaggio a cordolo perimetrale per punti – Sistema di incollaggio per punti non corretto –
fonte Manuale Cortexa fonte TEP srl
La posa per punti è considerata errata poiché il materiale si deforma per effetto delle sollecitazioni
termiche senza che ne siano compensate correttamente le dilatazioni.
Tassellatura. Anche per la tassellatura esistono diverse proposte di schema (vedi Figura 3.6) da parte
delle varie aziende produttrici, sulla base dello spessore e del tipo di materiale isolante.
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La rete di armatura va annegata nel primo strato di intonaco e non posizionata dopo la stesura dello
stesso.
Lo spessore totale dell’intonaco armato di base deve essere di minimo 3,0 mm.
Lo spessore dell’intonaco di finitura deve essere di almeno 1,5 mm.
Il colore della finitura, per evitare un eccessivo surriscaldamento sotto l’irraggiamento solare, deve
avere un indice di riflessione alla luce superiore a 20.
L’utilizzo di colori con indice di riflessione inferiore a 20 deve essere supportato da idonee
dichiarazioni di idoneità tecnica.
Elementi accessori. Paraspigoli, profili di rinforzo e di collegamento devono far parte del kit del
sistema, e vanno applicati dopo la stesura della massa collante e con successivo annegamento degli
stessi nel primo strato di intonaco.
Esistono dei pezzi speciali che permettono la realizzazione senza ponti termici di punti singolari come
davanzali, sporgenze di vario genere o scuri.
Nel caso dei balconi è consigliato fare proseguire il cappotto anche nell’intradosso della parte sporgente
in modo da diminuire l’eventuale influenza del ponte termico.
I posatori. I problemi dovuti a non corretta posa comportano una riduzione delle prestazioni del
cappotto che possono essere anche percentualmente rilevanti, oltre ad un aggravio importante dei costi
per eventuali operazioni di ripristino.
E’ quindi fondamentale che il sistema sia posato da maestranze competenti che impieghino materiali,
tecnologie e sistemi studiati per il cappotto. Molte aziende produttrici di sistemi hanno centri di
formazione per artigiani e installatori e hanno pacchetti assicurativi sul lavoro con polizze di copertura
decennale.
Formazione di muffa per impiego di finitura non Fessurazione dovuta alla mancata messa in opera
idonea della rete d’armatura
Formazione di muffa per non corretto accostamento Impiego di tasselli non idonei o non corretti
dei pannelli (i vuoti sono stati riempiti con malta termicamente in relazione al clima
creando ponti termici)
Figura 3.7 – esempi di errori nella scelta e posa di sistemi a cappotto non corretti
(Fonte: Colorificio San Marco)
Valutazione conseguenze
Non
Impossibile Danni Aspetto Perdita di completa
Aggravio dei
Descrizione criticità realizzare il funzionali al
costi
estetico prestazione risoluzione
cappotto sistema compromesso termica dei
problemi
Edificio storico o sotto tutela da
parte dei beni culturali
Edificio in centro storico,
sottoposto a piano del colore o a
vincoli sui tipi di finiture
utilizzabili
Edificio con facciata molto
articolata.
Distanze da confini o altri edifici
e allineamento al piano stradale
Realizzazione di ponteggio
allarmato o su suolo pubblico
Mancata diagnosi preliminare su
fenomeni di condensa/muffa
Impiego di materiali singoli
assemblati e non di un sistema
Non corretta preparazione del
supporto
Non corretto accostamento dei
pannelli
Non corretta copertura dei
tasselli con materiale isolante
3.1.1.6 Normativa
Principali riferimenti normativi da tenere presenti per il sistema a cappotto:
• ETAG 004: Linee guida tecniche europee per sistemi isolanti a cappotto per esterni con
intonaco
• ETAG 014: Linee guida tecniche europee per tasselli in materiale plastico per sistemi isolanti a
cappotto
• UNI EN 13499: Isolanti termici per edilizia - Sistemi compositi di isolamento termico per
l'esterno (ETICS) a base di polistirene espanso
• UNI EN 13500: Isolanti termici per edilizia - Sistemi compositi di isolamento termico per
l'esterno (ETICS) a base di lana minerale
L’intervento con intonaci isolanti invece prevede l’applicazione mediante macchina intonacatrice e a
mano. Tali intonaci sono costituiti da una componente isolante, che può essere fornita da materiali
minerali espansi o da materiali minerali fibrosi o ancora da sostanze sintetiche in granulometria
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Parete attrezzata per sanitari sospesi per strutture Parete attrezzata per sanitari sospesi su strutture
leggere in gesso rivestito – Fonte: TEP srl leggere in gesso rivestito – Fonte TEP srl
Ponti termici. Nel caso di ponti termici come pilastri correnti l’isolamento va a coprire tutta la struttura
e ridurre l’incidenza del ponte termico tuttavia la situazione generale termo igrometrica può peggiorare
e quindi risulta indispensabile fare delle verifiche di condensa anche sulle zone di ponte termico e
prevedere barriere al vapore. Alcune zone di discontinuità non sono risolvibili con l’isolamento
dall’interno, ad esempio i balconi, a meno che non si preveda una coibentazione totale dell’ambiente
interno sia verticale che orizzontale con aggravio dei costi e di difficoltà dell’intervento.
Criticità legate comfort e abitabilità. Questa tipologia di intervento prevede una riduzione delle
dimensioni interne dei locali quindi in questa fase è necessario verificare la fattibilità dell’intervento in
base allo stato di fatto iniziale dell’ambiente e alle dimensioni minime abitative.
Incollaggio. Nell’incollaggio risulta fondamentale valutare il tipo di prodotto adesivo in funzione del
supporto e del sistema isolante. Le aziende produttrici dei sistemi sono in grado di fornire tutte le
indicazioni corrette di posa e applicazione. Nel caso vengano utilizzati anche dei fissaggi meccanici a
supporto della colla, essi dovranno essere di materiale isolante per evitare ponti termici puntuali e sarà
necessario valutare bene la loro interazione con la barriera al vapore.
Struttura di sostegno. Nel caso di fissaggio meccanico con montanti e traversi vanno valutati gli
interassi tra i montanti in funzione degli spessori e della larghezza delle lastre e progettati correttamente
tutti i punti di fissaggio dei pannelli sia per un discorso statico che di prestazione termica e acustica.
Anche in questo caso sarà necessario valutare bene l’interazione con la barriera al vapore.
Barriera al vapore. Un problema comune all’isolamento dall’interno con pannelli riguarda la barriera al
vapore: tale strato deve essere posizionato in maniera continua e costante, infatti eventuali discontinuità
possono provocare danni localizzati con formazione di macchie o muffe.
Migrazione del vapore in regime stazionario Posizione della barriera al vapore ovvero lato caldo
(Fonte: TEP sr)l del materiale isolante
Rasatura e finiture. Infine è fondamentale la corretta rasatura e gessatura per evitare crepe o segnature
nei punti di giunzione dei pannelli e con il soffitto.
Intonaco isolante In fase di applicazione a spruzzo si consiglia di limitare la lavorazione del materiale in
parete onde evitare sfridi di lavorazione o l’eccessiva compattazione dell’impasto facendo molta
attenzione alla miscela e al quantitativo di acqua: seguire con attenzione le indicazioni di realizzazione e
posa del produttore.
In corrispondenza di eventuali discontinuità geometriche o materiche bisogna fare attenzione alla posa
della rete porta intonaco, in caso contrario potrebbero formarsi crepe nelle zone di irregolarità.
Tabella 3.2 - possibili criticità e conseguenze nell’isolamento dall’interno di strutture opache verticali
Valutazione conseguenze
Non
Impossibile Danni Aspetto Perdita di
Aggravio dei completa
Descrizione criticità realizzare il funzionali al
costi
estetico prestazion
risoluzione
cappotto sistema compromesso e termica
dei problemi
3.1.2.6 Normativa
Principali riferimenti normativi da tenere presenti per l’isolamento di strutture opache verticali
dall’interno:
• UNI EN 998-1 “Specifiche per malte per opere murarie - Malte per intonaci interni ed esterni”
• UNI EN 16025-1:2013- Isolanti termici e/o acustici per la costruzione di edifici - Malte
premiscelate alleggerite con EPS - Parte 1: Requisiti per malte pre-miscelate contenenti perle di
EPS
• UNI 11424:2011. “Sistemi costruttivi non portanti di lastre di gesso rivestito su orditure
metalliche. Posa in opera"
Analisi preliminari della struttura. In fase di progettazione dell’intervento è necessario effettuare una
verifica preliminare della situazione dell’intercapedine con strumentazione idonea alle video ispezioni.
Tale analisi serve a capire se la zona è completamente sgombra da altri materiali o se ci sono delle parti
parzialmente piene magari di materiali di scarto di cantiere. Questa fase è fondamentale perché se non
eseguita potrebbe, a lavoro finito, portare ad avere delle zone con riempimento disomogeneo e di
conseguenza prestazioni di parete differenziate e possibili ponti termici.
Nel caso di intervento parziale in un unità immobiliare o anche in un singolo locale, si consiglia di
valutare in maniera idonea quale sia la parte più svantaggiata (maggiormente disperdente – tipicamente
a nord) .
14002104
Verifiche preliminari delle possibili conseguenze. In base alla scelta del materiale vanno effettuate le
verifiche termo igrometriche per accertarsi che non vi siano rischi di formazione di condensa.
In questa fase va poi verificata la fattibilità tecnica dal piano strada (occupazione suolo pubblico, altezza
massima..) o la necessità di portare la macchina da lavoro al piano.
Fase di posa: realizzazione di fori per Indagine termografica dall’esterno: risultati dell’insufflaggio
l’insufflaggio con temperatura superficiale inferiore
Si consiglia di prevedere una coibentazione il più possibile omogenea all’interno della stessa zona
termica, in caso contrario potrebbero crearsi disagi di comfort differente tra locali della stessa unità.
Finitura. Infine risulta altresì importante la chiusura dei fori e conseguente finitura della parete. Se i fori
sono stati posti sulla muratura esterna sarà indispensabile sigillare bene con materiali idonei per
l’esterno.
Valutazione conseguenze
Non
Impossibile Danni Aspetto Perdita di completa
Aggravio dei
Descrizione criticità realizzare il funzionali al
costi
estetico prestazion risoluzione
cappotto sistema compromesso e termica dei
problemi
Dimensioni interne ridotte ai
minimi di legge
Mancata verifica preliminare
intercapedine
Mancate verifiche
termoigrometriche da progetto
Impossibilità di utilizzo del piano
strada
Mancata verifica della
costipazione e compattazione
Chiusura dei fori e finitura non a
regola d’arte
3.1.3.6 Normativa
Principali riferimenti normativi da tenere presenti per l’isolamento tramite insufflaggio di strutture
opache verticali:
• UNI EN 14318-1:2013- Isolanti termici per edilizia - Prodotti di poliuretano espanso rigido
(PUR) e di poliisocianurato espanso rigido (PIR) formati in sito per iniezione - Parte 1:
Specifiche per il sistema espanso rigido per iniezione prima dell’installazione
• UNI EN 14318-2:2013- Isolanti termici per edilizia - Prodotti di poliuretano espanso rigido
(PUR) e di poliisocianurato espanso rigido (PIR) formati in sito per iniezione - Parte 2:
Specifiche per i prodotti messi in opera
• UNI EN 14316-2:2007- Isolanti termici per edilizia - Isolamento termico realizzato in sito con
prodotti di perlite espansa (EP) - Parte 2: Specifiche per prodotti messi in opera
• UNI EN 14063-2:2013- Isolanti termici per edilizia - Prodotti di aggregati leggeri di argilla
espansa realizzati in situ - Parte 2: Specifiche per i prodotti messi in opera
• UNI EN 14317-2:2007- Isolanti termici per edilizia - Isolamento termico realizzato in sito con
prodotti di vermiculite espansa (EV) - Parte 2: Specifiche per prodotti messi in opera
• UNI EN 15101-1:2013- Isolanti termici per edilizia - Isolamento termico realizzato in sito con
prodotti di cellulosa sfusa (LFCI) - Parte 1: Specifiche per i prodotti prima della messa in opera
• UNI EN 15101-2:2013- Isolanti termici per edilizia - Isolamento termico realizzato in sito con
prodotti di cellulosa sfusa (LFCI) - Parte 2: Specifiche per i prodotti installati
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3.1.4 Strutture opache orizzontali/inclinate: isolamento della copertura finale esistente con
struttura in c.a.
Anit: l’isolamento della copertura con orditura di Anit: l’isolamento della copertura con tetto verde e
sostegno delle tegole posata sopra materiale isolante isolante portante
Anit: l’isolamento della copertura con orditura di Anit: l’isolamento della copertura con materiale
sostegno delle tegole posata sopra lo strato di isolante presagomato per la posa dello strato di
livellamento a sua volta posato su isolante portante rivestimento esterno
14002104
Figura 3.13 – schematizzazione di possibili casi di isolamento di copertura finale esistente in c.a.
Morfologia dell’edificio. Questo tipo di intervento è tanto più efficace quanto più la superficie della
copertura da isolare è percentualmente rilevante sul totale della superficie disperdente. Su un edificio
molto esteso con pochi piani può avere una buona efficacia in termini di efficienza energetica globale;
su un edificio molto alto con superficie in pianta ridotta (torre) dà risultati in termini di risparmio
energetico se abbinato ad altri interventi sull’involucro esterno. L’intervento migliora il comfort in
eventuali appartamenti direttamente al di sotto della copertura (mansarde).
Altezza dell’edificio. Qualora l’intervento comporti un aumento di spessore del pacchetto di copertura,
occorre incrementare l’altezza totale dell’edificio, cosa non sempre possibile per limiti di tipo
volumetrico/urbanistico.
Difficoltà di accesso alla copertura. Nel caso la copertura sia difficilmente raggiungibile (per la
posizione dell’edificio ad esempio) la realizzazione dell’intervento può essere difficoltosa e di
conseguenza può verificarsi un aggravio di costo.
Geometria della copertura. Qualora la copertura abbia una geometria complessa (ad esempio se
composta da molte falde con direzioni diverse e numerosi colmi e giunzioni) può verificarsi un aggravio
dei costi.
Difficoltà di realizzazione del ponteggio. E’ possibile che, per la posizione dell’edificio, sia complicato
realizzare il ponteggio per mancanza di spazio. L’eventuale occupazione di suolo pubblico comporta un
aggravio di costi.
Verifiche termo igrometriche e sui ponti termici. Per quanto riguarda la struttura nel suo complesso è
importante verificare preliminarmente la posizione degli strati impermeabilizzanti e delle barriere al
vapore per assicurare l’assenza del rischio di condensazione interstiziale attraverso le opportune
verifiche termo igrometriche. È opportuno studiare preliminarmente anche l’interazione con altre
strutture per evitare il rischio di condensazione superficiale e di formazione di muffa nei punti
considerabili “ponti termici”.
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Decisione. Nel caso dei condomini, la criticità è nella decisione di esecuzione dell’intervento. La
decisione di intervenire con un adeguamento della copertura in termini di efficienza energetica è più
facile se abbinata ad un intervento già programmato di rifacimento del manto, ad esempio per problemi
di tenuta all’acqua.
Tabella 3.4 - possibili criticità e conseguenze nell’isolamento di coperture finali esistenti in cemento armato
Valutazione conseguenze
Non
Impossibile Danni Aspetto Perdita di
Aggravio dei completa
Descrizione criticità realizzare il funzionali al
costi
estetico prestazion
risoluzione
cappotto sistema compromesso e termica
dei problemi
Morfologia dell’edificio
Altezza dell’edificio
Morfologia dell’edificio. Questo tipo di intervento è tanto più efficace quanto più la superficie della
copertura da isolare è percentualmente rilevante sul totale della superficie disperdente. Su un edificio
molto esteso con pochi piani può avere una buona efficacia in termini di efficienza energetica globale ,
su un edificio molto alto con superficie in pianta ridotta (torre) dà risultati in termini di risparmio
energetico se abbinato ad altri interventi sull’involucro esterno. L’intervento migliora il comfort in
eventuali appartamenti direttamente al di sotto della copertura (mansarde).
Altezza dell’edificio. Qualora l’intervento comporti un aumento di spessore del pacchetto di copertura,
occorre incrementare l’altezza totale dell’edificio, cosa non sempre possibile per limiti di tipo
volumetrico/urbanistico.
Difficoltà di accesso alla copertura. Nel caso la copertura sia difficilmente raggiungibile (per la
posizione dell’edificio ad esempio) la realizzazione dell’intervento può essere difficoltosa e di
conseguenza può verificarsi un aggravio di costo.
Geometria della copertura. Qualora la copertura abbia una geometria complessa (ad esempio se
composta da molte falde con direzioni diverse e numerosi colmi e giunzioni) può verificarsi un aggravio
dei costi.
Difficoltà di realizzazione del ponteggio. E’ possibile che, per la posizione dell’edificio, sia complicato
realizzare il ponteggio per mancanza di spazio. L’eventuale occupazione di suolo pubblico comporta un
aggravio di costi.
Verifiche termo igrometriche e sui ponti termici. Per quanto riguarda la struttura nel suo complesso è
importante verificare preliminarmente la posizione degli strati impermeabilizzanti e delle barriere al
vapore per assicurare l’assenza del rischio di condensazione interstiziale attraverso le opportune
verifiche termo igrometriche. È opportuno studiare preliminarmente anche l’interazione con altre
strutture per evitare il rischio di condensazione superficiale e di formazione di muffa nei punti
considerabili “ponti termici”.
Problema estivo- La realizzazione di una copertura in legno, che ha la caratteristica di essere “leggera”,
pone il problema della corretta progettazione per ottenere buone prestazioni dal punto di vista estivo. E’
quindi necessario eseguire le opportune verifiche e scegliere accuratamente i materiali da impiegare per
abbinare ad un buon isolamento termico nella stagione invernale, un buon valore di sfasamento ed
attenuazione dell’onda termica nel periodo estivo.
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Figura 3.15 – aspetti da valutare per l’ottimizzazione di isolamenti di coperture finali in legno
Realizzazione dello strato isolante. La posizione del materiale isolante verso l’esterno e su di una
copertura a falda comporta la necessità di verificare l’idoneità del materiale rispetto ai seguenti requisiti:
ridotto assorbimento d’acqua nel breve e lungo periodo (se il materiale è in possibile contatto con acqua
piovana) e stabilità dimensionale nel tempo (ovvero il materiale rimane integro e non si deforma
soggetto alle sollecitazioni igrotermiche ambientali, cioè alle variazioni di umidità e temperatura).
Per il corretto funzionamento dell’isolamento termico i pannelli devono essere integri e devono essere
posati con i giunti ben accostati.
Il materiale isolante al momento della posa deve essere asciutto. Nel caso vi sia presenza di umidità,
prima di posare gli altri strati e in funzione della posizione dell’impermeabilizzante, l’isolante deve
asciugarsi.
Opere accessorie. In caso di realizzazione di una nuova copertura, tutte le opere come gli strati
impermeabilizzanti, i rivestimenti esterni (tegole o lamiere), le opere di carpenteria (orditura in legno),
le linee vita per la sicurezza e lattoneria (pluviali, scossaline e gronde) devono essere realizzati a regola
d’arte.
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Analogamente, deve essere curato l’inserimento di eventuali sistemi impiantistici con la dovuta
attenzione ai ponti termici, quindi alle giunzioni/innesti e alle discontinuità.
Esempio di copertura esistente in legno oggetto di Stratigrafia di materiali isolanti per copertura in legno
rifacimento completo: orditura primaria e secondaria e con materiali isolante tra le travi: fibra di legno e sopra
tegole a vista ( Fonte: TEP sr)l e sotto le travi: lana di legno (Fonte: TEP sr)l
Figura 3.16 – copertura finale in legno pre e post intervento di isolamento termico
Valutazione conseguenze
Perdita di Non
Impossibile Danni Aspetto
Aggravio dei prestazio completa
Descrizione criticità realizzare funzionali
costi
estetico
ne risoluzione
l’intervento al sistema compromesso
termica dei problemi
Morfologia dell’edificio
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Altezza dell’edificio
Morfologia dell’edificio. Questo tipo di intervento è tanto più efficace quanto più la superficie del solaio
sottotetto da isolare è percentualmente rilevante sul totale della superficie disperdente. Su un edificio
molto esteso con pochi piani può avere una buona efficacia, su un edificio molto alto con superficie in
pianta ridotta (torre) dà risultati in termini di risparmio energetico se abbinato ad altri interventi
sull’involucro esterno. L’intervento migliora invece sempre il comfort negli appartamenti direttamente
al di sotto del solaio isolato.
Altezza interna ridotta o scarsa accessibilità del sottotetto. Qualora l’altezza interna del sottotetto sia
molto bassa o il locale sia difficilmente accessibile, l’intervento può essere di difficile realizzazione. In
questo caso va valutata di volta in volta la fattibilità dell’intervento e il tipo di isolante più opportuno da
impiegare. In questi casi è comunque prevedibile un aggravio dei costi.
Forti irregolarità sulla superficie del solaio Se sulla superficie del solaio sono presenti numerose
irregolarità (ad esempio muretti, tubi ecc..) occorre valutare attentamente come procedere. In caso di
presenza di numerose piccole irregolarità, potrebbe essere valutato l’impiego di un materiale spruzzato
(ad esempio poliuretano a spruzzo) o insufflato (ad esempio fiocchi di cellulosa). Questi tipi di materiali
consentono di ricoprire completamente eventuali piccole irregolarità ed adattare lo strato isolante alla
loro forma. Se le irregolarità sono numerose e rilevanti, ad esempio un grande numero di muretti posati
sulla superficie del solaio, occorre prestare particolare attenzione al problema della formazione di
eventuali ponti termici, perché ci saranno diverse porzioni della superficie del solaio che non potranno
essere isolate. In quest’ultimo caso deve essere attentamente valutata la stessa fattibilità dell’intervento
(valutando, se possibile in termini di altezza interna dei locali) di intervenire sulla parte inferiore del
solaio con un controsoffitto.
Conservazione della pedonabilità del sottotetto Qualora occorra preservare la pedonabilità del sottotetto
(ad esempio per accedere ad eventuali impianti installati) occorre prevedere un tipo di isolante che possa
essere calpestato (quindi con le opportune caratteristiche di resistenza a compressione) o, in alternativa,
progettare un sistema di pavimentazione al di sopra dell’isolante. Possono essere previste anche solo
areee limitate che siano pavimentate (camminamenti).
Posa dell’isolante. L’isolante deve essere scelto con caratteristiche adeguate al tipo di intervento da
realizzare (ad esempio con adeguata resistenza a compressione se dovrà essere garantita la pedonabilità
del sottotetto successiva all’intervento).
La posa dell’isolante deve essere realizzata a regola d’arte. I pannelli devono essere perfettamente
accostati. I feltri devono essere sormontati della lunghezza prescritta dal produttore.
In caso di materiale spruzzato o insufflato, occorre prestare attenzione al raggiungimento dello spessore
ottimale, anche al di sopra di eventuali irregolarità.
Valutazione conseguenze
Non
Impossibile Danni Aspetto Perdita di
Aggravio dei completa
Descrizione criticità realizzare funzionali al
costi
estetico prestazion
risoluzione
l’intervento sistema compromesso e termica
dei problemi
Morfologia dell’edificio
Mancato a
ccostamento/sormonto dei feltri o
pannelli isolanti
Spessore non idoneo del
materiale spruzzato/insufflato
Tali intonaci sono costituiti di una componente isolante, che può essere fornita da materiali minerali
espansi o da materiali minerali fibrosi o ancora da sostanze sintetiche in granulometria opportuna e
costante, di leganti idraulici e di speciali resine addittivanti. Successivamente, questi intonaci sono
protetti da rivestimenti con funzioni di rinforzo alle effrazioni, finitura.
L’intervento di isolamento può essere realizzato anche all’estradosso e le criticità sono descritte nel
capitolo dedicato all’isolamento della copertura esistente con struttura in c.a.
Statica. Trattandosi di un elemento fissato ad una struttura orizzontale, è necessario fare le opportune
verifiche di tipo statico e dimensionare correttamente il fissaggio.
Verifiche termo igrometriche. E’ indispensabile per tutti gli interventi dall’interno porre particolare
attenzione alle verifiche igrotermiche e soprattutto alla verifica della condensa interstiziale. Il solaio
sottotetto infatti rimane freddo e quindi il rischio di formazione di acqua negli strati freddi potrebbe
aumentare. In fase progettuale quindi è obbligatorio effettuare le verifiche igrotermiche in base alle
norme vigenti e con le condizioni di legge ed è auspicabile effettuare le verifiche anche in condizioni
medie mensili come da norma tecnica di riferimento. In caso la verifica analitica segnali la formazione
di condensa, è indispensabile prevedere il posizionamento di una barriera al vapore sulla faccia calda
dell’isolante per limitare il flusso del vapore interno - esterno al quantitativo massimo ammissibile.
Carichi appesi. Durante la fase progettuale, se si prevede un sistema preaccoppiato con lastre di
cartongesso e nel caso siano presenti elementi sospesi a soffitto (lampade ecc…), bisogna predisporre
un sistema rinforzato adatto a sostenere e distribuire i carichi.
Impianti. Nella realizzazione dei fori per il fissaggio del sistema di sospensione occorre fare attenzione
ad eventuali reti di impianti passanti nella struttura. Un’indagine termografica preliminare può essere
utile per localizzare eventuali impianti.
Criticità legate comfort e abitabilità. Questa tipologia di intervento prevede una riduzione dell’altezza
interna dei locali quindi in questa fase è necessario verificare la fattibilità dell’intervento in base allo
stato di fatto iniziale dell’ambiente e all’altezza minima per l’abitabilità.
Incollaggio. Nell’incollaggio risulta fondamentale valutare il tipo di prodotto adesivo in funzione del
supporto e del sistema isolante. Le aziende produttrici dei sistemi sono in grado di fornire tutte le
indicazioni corrette di posa e applicazione. Nel caso vengano utilizzati anche dei fissaggi meccanici a
supporto della colla, essi dovranno essere di materiale isolante per evitare ponti termici puntuali e sarà
necessario valutare bene la loro interazione con la barriera al vapore.
Struttura di sostegno. Nel caso di fissaggio meccanico con montanti e traversi vanno valutati gli
interassi tra i montanti in funzione degli spessori e della larghezza delle lastre e progettati correttamente
tutti i punti di fissaggio dei pannelli sia per un discorso statico che di prestazione termica e acustica.
Anche in questo caso sarà necessario valutare bene l’interazione con la barriera al vapore.
Barriera al vapore. Un problema comune all’isolamento dall’interno con pannelli riguarda la barriera al
vapore: tale strato deve essere posizionato in maniera continua e costante, infatti eventuali discontinuità
possono provocare danni localizzati con formazione di macchie o muffe.
Rasatura e finiture. E’ fondamentale la corretta rasatura e gessatura per evitare crepe o segnature nei
punti di giunzione dei pannelli e con il soffitto.
Intonaco isolante. In fase applicazione a spruzzo si consiglia di limitare la lavorazione del materiale in
parete onde evitare sfridi di lavorazione o l’eccessiva compattazione dell’impasto facendo molta
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attenzione alla miscela e al quantitativo di acqua: seguire con attenzione le indicazioni di realizzazione e
posa del produttore.
In corrispondenza di eventuali discontinuità geometriche o materiche bisogna fare attenzione alla posa
della rete porta intonaco, in caso contrario potrebbero formarsi crepe nelle zone di irregolarità.
Valutazione conseguenze
Non
Impossibile Danni Aspetto Perdita di
Aggravio dei completa
Descrizione criticità realizzare funzionali al
costi
estetico prestazion
risoluzione
l’intervento sistema compromesso e termica
dei problemi
La parte vetrata dei serramenti è costituita da lastre in vetro e da eventuali intercapedini d’aria o di altro
fluido maggiormente isolante. Le lastre possono essere ricoperte da rivestimenti che possono variare le
prestazioni delle superfici rispetto alle radiazioni termiche nell’infrarosso (vetri basso emissivi), rispetto
allo spettro solare e alle frequenze relative all’illuminazione (vetri selettivi). Per l’isolamento acustico si
realizzano anche soluzioni che accoppiano le lastre con dei film trasparenti in pvb (i cosiddetti vetri
stratificati). Le soluzioni di stratigrafie proposte nella riqualificazione energetica invernale prevedono
perlopiù la soluzione con doppia lastra, intercapedine d’aria o di gas argon e rivestimento basso
emissivo.
La tabella sottostante mostra alcuni esempi di vetrate ai fini dell’isolamento termico con valori in
accordo con la norma UNI EN 10077-1:
I serramenti esistenti sono generalmente costituiti da vetrate composte da vetri singoli e in alcuni casi da
doppio vetro con intercapedine d’aria. La soluzione con tripla lastra e doppia intercapedine è impiegata
maggiormente in località con elevate dispersioni energetiche o per il raggiungimento di standard di
costruzione di basso consumo.
Il produttore della parte vetrata realizza anche il distanziatore delle lastre che è un punto debole di
trasmissione di calore. Il distanziatore è tradizionalmente realizzato in metallo e può anche essere
migliorato termicamente realizzandolo in plastica o in materiali isolanti. Nella caratterizzazione termica
della trasmittanza complessiva del serramento viene pesato tale aspetto.
Progettazione dei serramenti. Scegliere un serramento significa porre attenzione al suo comportamento
all'aria, all'acqua, al vento, oltre che alla sua capacità di isolamento termico.
E’ importante scegliere un serramento in funzione:
• delle prestazioni energetiche invernali ed estive, quindi della sua trasmittanza termica e del
fattore solare del vetro;
• della sua classe di permeabilità all'aria. La modalità di classificazione, dalla prima alla quinta, si
basa sui valori in metri cubi d'aria che passano dal serramento;
• della classe di tenuta all'acqua. Esistono undici classi di appartenenza (0,1,2,3,4,5,6,7,8,9,E -
dalla peggiore alla migliore). Superata la classe 9, viene indicata la lettera E seguita dalla
pressione raggiunta in prova, quindi valori maggiori (E750 - E900 - E1050 e così via) indicano
prestazioni migliori;
• della classe di resistenza al vento. Esistono cinque classi per la pressione del vento (1,2,3,4,5 -
dalla peggiore alla migliore) e tre classi (A,B,C - dalla peggiore alla migliore) per la relativa
deformazione. L'abbinamento dei due indici fornisce la classificazione del serramento. Un
serramento classificato C5 (la classe massima) supera indenne una pressione equiparata ad una
velocità del vento di circa 230 km/h;
• dell’illuminamento naturale che è in grado di garantire, il serramento è un sistema costituito da
telaio e vetro la cui scelta è importante per garantire un fattore di luce diurna adeguato alla
destinazione d’uso dell’ambiente.
In merito alle prestazioni estive dei serramenti è importante la scelta del vetro e del suo fattore solare, il
DPR.59/09 prevede l’obbligo di un fattore solare pari a 0,5 ottenibile dalla combinazione di vetro +
schermature esterne. Il solo vetro trattato non risponde all’esigenza di avere un buon controllo solare in
tutte le stagioni. Infatti per definizione il fattore solare g è la parte del flusso incidente che viene
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trasmessa all’interno di un ambiente, più è ridotto il valore di g minori sono i guadagni solari, il che è
ideale nella stagione estiva ma risulta penalizzante nella stagione invernale in cui gli apporti sono
fondamentali per bilanciare le perdite di calore verso l’esterno. Il ricorso a sistemi schermanti
specificatamente progettati meglio ancora se mobili o dinamici, consente lo sfruttamento massimo degli
apporti solari.
Presenza di un cassonetto. A volte vengono sostituiti gli infissi ma non viene eseguito nessun intervento
sul cassonetto, che spesso è in legno e non coibentato. E’ quindi importante progettare possibili
soluzioni al problema: una consiste nel rivestire internamente il vecchio cassonetto con pannelli isolanti;
un’altra consiste nel sostituire il cassonetto con uno prefabbricato per ristrutturazione, le operazioni
murarie sono comunque limitate e l’isolamento è sicuramente migliore, sia dal punto di vista termico
che acustico.
Cura del dettaglio. Il nodo muratura-telaio fisso va studiato agli elementi finiti per ridurre il ponte
termico tra l’aggancio del nuovo telaio fisso e la muratura e occorre pensare anche al taglio della soglia.
Le due immagini seguenti mostrano un esempio del livello di dettaglio da curare in fase di progettazione
per verificare correttamente il nodo muratura-telaio fisso: ogni strato della struttura deve essere
caratterizzato geometricamente e termicamente per verificare l’andamento delle temperatura all’interno
della struttura.
Nodo di parete con serramento in mezzeria senza Nodo di parete con serramento in mezzeria con
alcuna correzione termica del ponte termico muratura- correzione termica del ponte termico muratura-telaio
telaio fisso fisso (strato 6)
Per meglio identificare gli strati degli schemi si propone la seguente tabella. Allo strato identificato con
il numero è associabile anche uno spessore “s” e una larghezza “L”. Le lettere “i” ed “e” indicano
rispettivamente: ambiente interno ed ambiente esterno.
Presenza di un cassonetto. Anche nei casi in cui si possa rimuovere il telaio esistente, difficilmente la
posizione può essere variata, perché magari sono presenti delle avvolgibili o non è possibile apportare
modifiche alla muratura, ciò comporta a volte una errata posizione del serramento, che compromette il
corretto andamento delle isoterme con conseguente formazione di punti di condensa.
Nodo telaio-muratura e telaio-soglia o davanzale. Dal punto di vista termico resta quasi sempre irrisolto
il problema della soglia, che dovrebbe essere tagliata per inserire un listello in legno o pochi cm di
materiale isolante che faccia da taglio termico, ma essendo un’operazione tecnicamente complessa viene
spesso trascurata.
È sempre necessario effettuare una doppia sigillatura del giunto di posa, all’esterno per evitare
infiltrazioni di acqua e all’interno per l’isolamento acustico. Sono da prediligere i nastri auto espandenti
invece che la classica schiuma e il silicone, in quanto questi ultimi potrebbero avere problemi di
adesione al supporto e comunque i nastri si adattano meglio alle diverse situazioni che si possono
riscontrare.
È opportuno scegliere il sistema di fissaggio meccanico con un tipo di vite “universale” in funzione
della tipologia di supporto, vista la varietà di situazioni.
Per ultimo, va considerato che il nuovo infisso ha prestazioni di tenuta all’aria nettamente più elevate
dell’infisso vecchio, il rischio più frequente è che la sostituzione di infissi porti alla creazione di
condense e muffe sui ponti termici strutturali. Se possibile occorrerebbe almeno aver cura di installare
apparecchiature che permettano il controllo dell’umidità dell’aria, o quanto meno sensibilizzare l’utente
circa la necessità di un maggior numero di ricambi d’aria.
Valutazione conseguenze
Non
Impossibile Danni Aspetto Perdita di
Aggravio dei completa
Descrizione criticità realizzare funzionali al
costi
estetico prestazion
risoluzione
l’intervento sistema compromesso e termica
dei problemi
dove per rendimento si considera la quantità di energia prodotta rispetto a quella producibile dal
combustibile impiegato.
In sostanza il generatore è in grado di sfruttare anche parte del calore latente del combustibile. Il
funzionamento della caldaia a condensazione comporta quindi materiali da costruzione più resistenti e
necessità di provvedere alla immissione/estrazione di fumi per mezzo di ventilatori. La tecnologia
costruttiva ha inoltre ridotto notevolmente le perdite a vuoto.
I generatori di acqua calda hanno la marcatura di rendimento espressa in stelle variabili da un minimo di
una stella * fino a **** a seconda del rendimento utile conseguito in ambedue le condizioni di prova a
regime massimo e a carico parziale e i generatori a condensazione sono a **** stelle (vedi Tabella 3.11).
Marcatura Requisito di rendimento alla potenza nominale Requisito di rendimento a carico parziale 0.3
Фn alla temperatura media dell’acqua di 70°C Фn alla temperatura media dell’acqua ≥ 50°C
[%] [%]
* ≥ 84 + 2 log Фn ≥ 80 + 3 log Фn
** ≥ 87+ 2 log Фn ≥ 83+ 3 log Фn
*** ≥ 90 + 2 log Фn ≥ 86 + 3 log Фn
**** ≥ 93 + 2 log Фn ≥ 89 + 3 log Фn
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Tipo di combustibile. Se il combustibile della centrale esistente è gasolio si prevede oltre alla
sostituzione del generatore anche la variazione del tipo di combustibile passando a gas. Tale
sostituzione comporta la realizzazione dell’impianto di alimentazione e le pratiche di allacciamento oltre
che il rispetto dei requisiti minimi per la centrale termica. Il tutto quindi si configura come un aumento
dei costi.
Posizione del generatore. La sostituzione del generatore tradizionale, con generatore a condensazione
non comporta generalmente problemi di sorta per quanto riguarda l’ingombro del generatore poiché
probabilmente si è in presenza di una riduzione della potenza nominale a causa o del precedente
sovradimensionamento o della ridotta potenza derivante dalla realizzazione di altri interventi di
efficientamento sull’involucro.
Su caldaie esistenti per condominii o edifici di una
certa dimensione, si pone il problema logistico
degli ingombri per lo smantellamento del vecchio
generatore e per il posizionamento del nuovo. E’
quindi opportuno valutare in questi casi la
fattibilità tecnica e gli eventuali sovraccosti legati
alle opere accessorie.
Idoenità della centrale termica. Su caldaie esistenti per condominii o edifici di una certa dimensione, a
seguito di un intervento sul generatore è possibile che si debbano prevedere delle misure sul complesso
della centrale termica rispetto ai requisiti richiesti dalle prescrizione dei VV.FF. In tal caso è possibile
che le opere da realizzare comportino un aumento dei costi.
Idoneità del condotto di evacuazione fumi. L’evacuazione corretta dei fumi può essere una criticità nel
momento in cui si interviene sul generatore e il tipo di camino esistente è inadatto ad ospitare i fumi
risultanti dal nuovo processo di combustione e raffreddamento. Inoltre è necessario prevedere la raccolta
della condensazione che inevitabilmente si formerà.
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Valore di rendimento di combustione. I rendimenti dichiarati dai produttori sono rendimenti che tengono
conto dell’effettivo funzionamento a condensazione dei generatori. E’ quindi necessario, in fase di
progettazione, prevedere se la natura dell’impianto e quindi le temperature a cui mediamente lavorano i
corpi scaldanti e di conseguenza le temperature di ritorno sono tali da consentire la condensazione.
Generalmente su impianti esistenti le temperature sono alte (60-80 °C) e quindi la mera sostituzione del
generatore di calore non comporta il passaggio diretto da rendimenti di combustione tipici di caldaie
vetuste esistenti (80-92%) a rendimenti rappresentativi delle caldaie a condensazione (102-107%) in cui
la temperatura di ritorno è mediamente compresa tra i 55 e 50 °C. E’ quindi necessario che in fase di
progettazione siano impiegati i corretti valori di rendimento della caldaia a condensazione per evitare di
realizzare valutazioni riguardanti riduzione dei consumi non corrette.
Nell’immagine, estratto di una scheda tecnica, è evidenziato come, a seconda della possibilità di
condensare o meno, i rendimenti di combustione siano compresi tra il 98.5% e il 105.5% proprio in virtù
della possibilità di condensare o meno.
“non alte” altrimenti si vanifica il recupero di calore latente. Generalmente, a meno dei casi di pannelli
radianti, il sistema di emissione esistente lavora ad alta temperatura, mentre i fumi di combustione
possono condensare, in presenza di una buona combustione e quindi di un adeguato bruciatore e con
valori di temperatura di ritorno inferiori a 56-50 °C. I sistemi adatti alla sostituzione con generatore a
condensazione sono quindi fan coil, radiatori a bassa temperatura e pannelli radianti (di edifici non
troppo vecchi mentre per i sistemi con corpi emittenti tipo radiatori ad alta temperatura va valutata la
possibiltà di scaldare effettivamente gli ambienti o è necessaria la sostituzione di corpi scaldanti con
altri di maggiore superficie, il che comporta un aggravio dei costi, pena il non raggiungimento del
comfort). Nello specifico i radiatori ad alta temperatura (80/70°C) non sono adatti per il funzionamento
con generatore a condensazione. Infatti volendo effettuare un corretto dimensionamento, si evince che
generalmente i fumi non cederanno calore latente e quindi il generatore si comporta come un generatore
tradizionale efficiente (vanificando l’impiego di materiali più costosi per la realizzazione del generatore
e delle opere accessorie).
Schema idraulico esistente. Oltre alla natura dei corpi emittenti ha anche importanza lo schema
idraulico esistente dell’impianto in centrale. E’ infatti necessario valutare se la temperatura di ritorno del
circuito è legata direttamente alla temperatura derivante dal raffreddamento dei corpi scaldanti o se è
anche influenza da eventuali circuiti anticondensa, o da circuiti a by-pass, o da collettori principali
alimentati da circuiti primari. In questi casi è necessario studiare l’impianto idraulico esistente e
verificare che sia possibile mantenere il tutto o modificarlo ai fini della realizzazione della
condensazione.
Continuità del servizio. E’ necessario valutare come la sostituzione del generatore comporti
generalmente l’assenza dell’erogazione del servizio di riscaldamento e, se la caldaia è di tipo combinato,
di quello della produzione di acqua calda sanitaria. E’ quindi opportuno che in fase di progettazione sia
programmato con molta attenzione il periodo destinato alla fornitura e posa del generatore e al relativo
collaudo.
Gestione dell’impianto. Radiatori esistenti pensati per funzionare ad alta temperatura in modo
discontinuo possono erogare la stessa quantità di energia giornaliera funzionando a temperatura ridotta
ma per maggior tempo. Questa soluzione può essere prevista per far lavorare effettivamente la caldaia a
condensazione con i rendimenti indicati.
Tabella 3.12 - possibili criticità e conseguenze nella sostituzione del generatore con
caldaie a condensazione
Valutazione conseguenze
Aspetto Non
Impossibile Danni Perdita di
Aggravio dei estetico/ raggiungime
Descrizione criticità realizzare funzionali al
costi acustico
prestazion
nto del
l’intervento sistema e termica
compromesso comfort
Tipo di combustibile
Valore di rendimento di
combustione
Idoenità della centrale
termica
Idoneità del condotto di
evacuazione fumi
Sistema di emissione di calore
esistente
3.1.10 Impianti: sostituzione del generatore con pompa di calore a ciclo annuale
Il lavoro del compressore può essere realizzato con energia elettrica o con motori che producono energia
elettrica e quindi è il caso di una pompa di calore a gas. Il serbatoio di energia può essere l’aria esterna,
il terreno o l’acqua nei pressi della struttura. Il parametro di efficienza invernale per valutare una pompa
di calore è il C.O.P ovvero il coefficiente di prestazione, rapporto tra l’energia termica fornita e quella
elettrica assorbita; per il comportamento estivo a ciclo inverno il coefficiente di efficienza è denominato
E.E.R. La seguente scheda è implicitamente dedicata alle pompe di calore aria-acqua a funzionamento
invernale che sono la modalità di sostituzione più diffusa rispetto ai generatori esistenti a combustione
per tre motivi: assenza di gas e delle problematiche ad esso associate nel momento di intervento
sull’esistente, disponibilità della sorgente aria e predisposizione dell’impianto di distribuzione,
regolazione ed emissione all’uso dell’acqua calda come fluido termovettore. Se non esplicitamente
indicato quindi le varie problematiche sono relative alla tipologia di pompa di calore aria-acqua a ciclo
invernale alimentata elettricamente dalla rete.
Accessibilità tecnico-amministrativa alla sorgente. Se è stata individuata un tipo di sorgente tipo acqua
di falda o similare, è necessario studiare l’iter tecnico amministrativo per poter impiegare tale serbatoio
ai fini del riscaldamento/raffrescamento della zona termica. L’iter è da valutarsi in accordo con la
legislazione regionale e comunale del sito. Le richieste potrebbe comportare un aggravio dei costi o
l’impossibilità a realizzare l’intervento.
Zona climatica. Stabilito il tipo di sorgente è necessario valutare se la pompa si troverà a lavorare
mediamente in condizioni di scarsa efficienza dovuta alle basse temperature della sorgente e delle
condizioni esterne di picco. Potrebbe quindi verificarsi un comportamento medio del generatore poco
efficiente. Il C.O.P. infatti è il coefficiente di prestazione, rapporto tra la potenza termica fornita e la
potenza assorbita dal compressore e da tutte le altre apparecchiature che equipaggiano la pompa di
calore, e non ha un valore costante, ma è funzione della temperatura del sistema di emissione del calore
e di quella della sorgente fredda. Più elevato è il valore della temperatura di mandata e più basso quello
della sorgente fredda, tanto peggiore è il coefficiente di prestazione.
Nello specifico è necessario ricordare che per gli impianti che hanno come sorgente l’aria, il C.O.P. può
essere negativamente influenzato da consumi elettrici che non fanno parte del lavoro necessario a
“pompare” il calore tra le due sorgenti ma che sono necessari al corretto funzionamento della macchina
evaporante esterna: per esempio, il consumo delle resistenze elettriche necessarie allo sbrinamento è
parte del ridotto C.O.P. a basse temperature.
Come esempio della variabilità del C.O.P. segue una tabella che evidenzia per un modello di pompa di
calore in modalità invernale il coefficiente di prestazione al variare della temperatura della sorgente
fredda (colonne) e della temperatura media del condensatore (righe).
Figura 3.27 – esempio di dati tecnici COP di generatore a pompa di calore acqua-acqua
in modalità riscaldamento
Possibili criticità legate alla figura del progettista:
Competenze dei progettisti termotecnici: storicamente la produzione di energia per il riscaldamento sul
territorio nazionale è di competenza dei progettisti/installatori di generatori di calore a combustione.
Tale aspetto comporta la non completa competenza disponibile sui temi legati alla progettazione
dell’uso della pompe di calore. L’inadeguatezza tecnica di un progettista può provocare conseguenze su
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diversi temi: prestazione generale, non raggiungimento delle temperature di comfort, possibile blocco
della macchina, elevata rumorosità, elevati consumi e sovradimensionamento ecc… La preparazione del
progettista deve riguardare anche gli aspetti legati all’assorbimento elettrico.
Possibili criticità legate all’impianto esistente:
Sistema di emissione di calore esistente: Il tipo di sistema di emissione esistente e il generatore a pompa
di calore sono due aspetti della corretta progettazione dell’impianto assai rilevanti. Il sistema radiante
esistente deve essere infatti in grado di trasferire la potenza termica richiesta al più basso valore
possibile di temperatura di mandata. Generalmente, a meno dei casi di pannelli radianti, il sistema di
emissione esistente lavora ad alta temperatura, mentre per motivi di carattere costruttivo nella maggior
parte delle pompe di calore oggi in commercio il valore della temperatura dell’acqua calda di mandata
per il riscaldamento varia al massimo tra valori compresi tra +55 °C e 60 °C. I sistemi adatti alla
sostituzione con pompa di calore sono quindi fan coil e pannelli radianti (di edifici non troppo vecchi)
mentre per i sistemi con corpi emittenti tipo radiatori va valutata la possibiltà di scaldare effettivamente
gli ambienti intervenendo con interventi di isolamento termico o variando, dove possibile, il periodo di
accensione; in alternativa è necessaria la sostituzione di corpi scaldanti con altri di maggiore superficie,
il che comporta un aggravio dei costi, pena il non raggiungimento del comfort. Rradiatori ad alta
temperatura (90/70°C) non sono molto adatti per il funzionamento con generatore singolo a pompa di
calore. Infatti volendo effettuare un corretto dimensionamento, si evince che generalmente la massima
temperatura di mandata di +55°C si raggiunge allorchè la temperatura della sorgente fredda “aria
esterna” è a 7°C. Sotto i 7 °C non è possibile impiegare la pompa di calore in autonomia per garantire
temperature di mandata idonee. Potrebbe essere necessario integrare con altro generatore.
Figura 3.28 - relazione tra temperatura massima di mandata e temperatura della sorgente fredda
di una pompa di calore aria-acqua in funzione del tipo di corpo scaldante
Integrazione con altro generatore: se la macchina per effetto della sorgente disponibile e della località
non può garantire il comfort nelle condizioni di picco esterne, è necessario introdurre un secondo
generatore a cambustione che integri la pompa di calore con evidenti conseguenze economiche, di
ingombro, ecc…
Maturità industriale: le pompe di calore hanno un costo maggiore rispetto alle caldaie di pari potenza
che è una tecnologia matura e con elevati volumi produttivi, anche se in termini di costi/benefici nel
tempo la scelta può essere economicamente conveniente.
Potenza elettrica assorbita: La scelta di installare una pompa di calore elettrica comporta un’adeguata
attenzione alla potenza elettrica di picco che l’ente di distribuzione elettrica deve essere in grado di
garantire senza sovraccarichi. Il diverso e maggiore assorbimento elettrico istantaneo e il diverso e
maggiore consumo elettrico nel tempo comportano una variazione delle condizioni del contratto di
fornitura elettrica dal punto di vista dei kW di picco ed eventualmente per l’installazione di un contatore
dedicato al solo ricaldamento con tutte le problematiche legate all’effettiva realizzabilità dell’intervento
di divisione. Se tecnicamente è impossibile posizionare il contatore dedicato si verificherà un aggravio
dei costi di consumo.
Dimensioni delle tubazioni esistenti. La pompa di calore generalmente necessita di elevata quantità di
fluido termovettore circolante e quindi può accadere di avere a disposizione tubazioni esistenti di
dimensioni troppo ridotta. Si ovvia intervenendo sulla pompa di circolazione con aggravio dei costi.
Spessore dei cavi elettrci. La pompa di calore elettrica deve essere alimentata da cavi elettrici di
spessore idoneo. È quindi necessario verificare che i cavi siano di diametro sufficiente per poter
garantire il funzionameno della macchina.
Qualifica del personale. La pompa di calore è un macchinario soggetto a obbligo di patentino da parte
del personale installatore di frigorista in accordo con la norma UNI EN 13313.
Variazione della tariffa. Il consumo elettrico annuale derivante dall’uso di pompe di calore elettrico può
generare l’aumento della tariffa oraria dovuto all’elevato consumo. Per prevenire tale aumento è
necessario predisporre un contatore dedicato per l’impianto di riscaldamento, operazione non sempre
tecnicamente realizzabile. È quindi possibile che si verifichi un aumento della tariffa elettrica e quindi
un aggravio dei costi.
Gestione dei carichi di picco. Il consumo di picco di una pompa di calore elettrica è un elemento da
gestire con attenzione variando il contratto di fornitura dell’energia elettrica. Per ridurre le probabilità di
interruzione dell’energia per superamento della soglia è possibile prevedere di intervenire sull’impianto
elettrico introducendo soluzioni di tipo domotico sul controllo della gestione di carichi.
Blocco della macchina: Le pompe di calore in eccezionali condizioni di freddo senza l’integrazioni con
un secondo generatore possono andare in blocco non garantendo il comfort interno sino al perdurare
delle condizioni estreme
.
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Tabella 3.13 - possibili criticità e conseguenze nella sostituzione del generatore con
pompa di calore a ciclo annuale
Valutazione conseguenze
Aspetto Non
Impossibile Danni Perdita di
Aggravio dei estetico/ raggiungime
Descrizione criticità realizzare funzionali al
costi acustico
prestazion
nto del
l’intervento sistema e termica
compromesso comfort
Accessibilità tecnico-
amministrativa alla sorgente
Zona climatica
Maturità industriale
Disturbi da rumore
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3.1.10.6 Normativa
Principali riferimenti normativi da tenere presenti nella sostituzione del generatore con pompa di calore
a ciclo annuale:
• UNI TS 11300-4: Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili
e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua
calda sanitaria
• UNI EN 15316-4-2 Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti
energetici e dei rendimenti dell’impianto - Parte 4-2: Sistemi di generazione per il
riscaldamento degli ambienti, pompe di calore
Infatti con il termine biomasse si identificano tutti quei materiali di origine organica che non hanno
subito processi di fossilizzazione. Il loro impiego come combustibile fornisce un impatto nullo
sull’effetto serra, in quanto la CO2 liberata con la combustione è pari a quella che hanno assorbito
dall’ambiente e che restituirebbero nella fase di degradazione organica. I combustibili fossili, invece,
con la combustione, immettono nell’atmosfera il carbonio (in forma di CO2) assorbito migliaia di anni
prima e fissato stabilmente nel sottosuolo.
A fronte di un bilancio di emissione di CO2 nullo e di un prezzo del combustibile inferiore, si deve però
considerare una spesa più alta per l’acquisto del generatore (anche 3 volte maggiore). Gli incentivi
fiscali contribuiscono a migliorare la redditività dell’investimento.
Le tipologie di biomasse principalmente utilizzate sono tre: legna in ciocchi, cippato, pellet.
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Legna in ciocchi
È la biomassa più diffusa, la legna da ardere utilizzata per le caldaie
a biomasse può provenire da alberi o arbusti sia di conifere che di
latifoglie. La durata di combustione maggiore è data da alberi come
faggi e querce. È importante che il contenuto di umidità sia inferiore
al 25% per ridurre la formazione di condense corrosive e fumosità.
Data la necessità di carico manuale dei ciocchi, questa biomassa è
adatta a caldaie di potenza limitata
Cippato
Il cippato è legno vergine ridotto in pezzi di piccole dimensioni,
massimo qualche centimetro, proveniente da potature, scarti di
segheria, manutenzioni boschive ecc.. se il contenuto di umidità è
elevato tende ad agglomerarsi e a fermentare. La movimentazione e il
carico in caldaia avvengono automaticamente ma è importante che la
dimensione, per i piccoli impianti domestici, non superi 4-5 cm, per
evitare inceppamenti nel sistema di alimentazione. L’umidità è un
fattore meno critico rispetto ai ciocchi di legna ma influisce sul potere
calorifico del combustibile.
Pellet
Il pellet è legno vergine essiccato e pressato in cilindretti di piccole
dimensioni, raggiunge densità anche di 700 kg/m3 (più elevato di trucioli
e cippato). La forma e le piccole
dimensioni ne agevolano la
movimentazione e il caricamento
automatico. È adatto quindi a impianti
di tutte le dimensioni. Le caldaie che
utilizzano questo combustibile sono
ancora più efficienti e flessibili di quelle
che utilizzano il cippato e assicurano quindi un elevato livello di
comfort. Il pellet deve essere di buona qualità per non compromettere
la resa termica della combustione, per non danneggiare le caldaie con
depositi incrostanti e per non immettere nell’atmosfera polveri e fumi
troppo inquinanti.
Esistono altre tipologie minori di biomasse che sono: sansa di olive,
trucioli, segatura, cereali, gusci e noccioli.
Installare una caldaia a biomasse significa anche prevedere spazio per lo stoccaggio e la
movimentazione del combustibile, oltre che per il serbatoio di accumulo termico, consigliato nel caso di
caldaie a cippato o pellet e praticamente necessario per le caldaie a legna.
Emissioni delle caldaie a biomassa e limiti di riferimento. Se l’emissione di CO2 non è influente quando
si brucia biomassa, lo sono invece altri prodotti di combustione, CO, H2, idrocarburi incombusti CH4,
NOx, SO2 e particolato PM10, PM2,5, PM1. Caldaie a biomasse poco efficienti e obsolete hanno emissioni
inquinanti superiori alle caldaie tradizionali, ma per le moderne caldaie ad alta tecnologia, progettate per
ottenere una combustione quasi perfetta della legna si hanno emissioni comparabili a quelle delle
caldaie a combustibile convenzionale (tendenzialmente nelle caldaie a biomasse si hanno emissioni di
CO e CH4 minori mentre NOx e SO2 e particolato maggiori).
A livello nazionale sono imposti dei limiti di emissione solo per i generatori con potenze superiori a 35
kW, i limiti sono regolati dal DLgs n.152/2006, allegato IX, parte quinta.
Verificare l’esistenza a livello regionale e/o locale di ulteriori prescrizioni con limiti più restrittive.
Stoccaggio. A differenza del gas metano, la natura solida della biomassa non permette una distribuzione
capillare dalle centrali alle utenze. Questo significa che lo stoccaggio del combustibile deve avvenire in
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loco, nei pressi del generatore, richiedendo spazio libero anche per i sistemi di movimentazione. La
posizione del silos o serbatoio di stoccaggio deve essere scelta anche con l’obiettivo di facilitare
l’approvvigionamento da parte del fornitore. Il pellet è il più semplice da movimentare e assieme al
cippato prevedono una movimentazione e carico in caldaia automatizzato. I ciocchi di legna invece sono
caricati manualmente in caldaia.
Camino. Il camino deve assicurare il tiraggio necessario al buon funzionamento del generatore
mantenendo la temperatura dei fumi elevata fino alla fuoriuscita in atmosfera. Questo sarà possibile
isolando termicamente il camino per limitare il raffreddamento durante la risalita dei fumi. Un camino
“freddo” genera maggiori condense di impurità e incrostazioni con conseguente incremento di richiesta
di pulizia. La progettazione dei condotti per evacuare i fumi vanno realizzati in base alle norme vigenti
(UNI 9615 e UNI 10683).
Vaso d’espansione. Sopra la soglia dei 35 kW è richiesta l’installazione di un vaso d’espansione aperto
in grado di gestire aumenti di pressione all’interno del circuito. Oltre a questo esistono diverse
alternative tecniche per gestire gli aumenti di pressione e assicurare la sicurezza nel circuito.
Sistemi di sicurezza. Se non integrati nel generatore, è necessario prevedere sistemi di sicurezza per
evitare il pericoloso ritorno di fiamma al serbatoio di stoccaggio. Nel cambiare il generatore e la potenza
installata occorre valutare se sono previsti adeguamenti alla centrale termica per essere resa conforme
alle prescrizioni dei VV FF. Infine è buona regola lasciare uno spazio minimo intorno ai componenti
d’impianto per agevolare installazione e manutenzione.
Manutenzione. Oltre alla normale manutenzione prevista per i generatori tradizionali, le caldaie a
biomassa devono essere pulite e svuotate delle ceneri residue (combustibile solido) inoltre il camino
dovrà essere pulito regolarmente.
Tabella 3.14 - possibili criticità e conseguenze nella sostituzione del generatore con
pompa di calore a ciclo annuale
Valutazione conseguenze
Aspetto Non
Impossibile Danni Perdita di
Aggravio dei estetico/ raggiungime
Descrizione criticità realizzare funzionali al
costi acustico
prestazion
nto del
l’intervento sistema e termica
compromesso comfort
Sovradimensionamento del
generatore
Assenza di accumulo termico
nelle caldaie a legna
Assenza di spazio per lo
stoccaggio del combustibile
Errata progettazione del
camino
Qualità
dell’approvvigionamento
Mancata pulizia del
generatore e del camino
Manutenzione e pulizia
3.1.11.5 Normativa
Principali riferimenti normativi da tenere presenti nella sostituzione del generatore con caldaia a
biomassa:
• UNI 10683: Generatori di calore alimentati a legna o altri biocombustibili solidi - Verifica,
installazione, controllo e manutenzione
• UNI EN 13384: Camini - Metodi di calcolo termico e fluido dinamico
• UNI EN 303-5: Caldaie per riscaldamento - Parte 5: Caldaie per combustibili solidi, con
alimentazione manuale o automatica, con una potenza termica nominale fino a 500 kW
Terminologia, requisiti, prove e marcatura
• D. Lgs. 3/4/06 n°152: Norme in materia ambientale
Per queste applicazioni vengono realizzati impianti solari termici a bassa temperatura in grado di
produrre acqua calda in un range di 40°C – 120°C in funzione della tecnologia del pannello e del tipo di
impianto.
L'elemento fondamentale per la realizzazione di un impianto solare termico è il collettore solare o
pannello solare che nella maggioranza delle applicazioni domestiche è un pannello piano vetrato in
grado di assorbire parte della radiazione solare incidente aumentando la sua temperatura e trasferire
calore, per conduzione, al fluido vettore al netto delle inevitabili dispersioni verso l'esterno.
Le componenti di un collettore solare piano vetrato, mostrate nell'immagine seguente, sono:
Figura 3.33 - principali componenti di un collettore solare piano (Fonte: corso ANIT rinnovabili)
Esistono in commercio principalmente tre diverse tipologie di collettori solari; i collettori solari piani
non vetrati, i collettori solari piani vetrati (anche in versione selettiva) e i collettori a tubi sottovuoto.
Collettori solari piani non vetrati. Sono realizzati in materiale plastico (polipropilene, neoprene o PVC)
e costituiti semplicemente da un fascio tubiero esposto direttamente alla radiazione solare, senza
l’interposizione di una copertura vetrata e senza alcun sistema di isolamento termico sottostante.
• Vantaggi: per la loro semplicità costruttiva risultano i più economici e in presenza di
temperature favorevoli (periodo estivo) raggiungono anche efficienze elevate.
• Svantaggi: al diminuire della temperatura esterna l’efficienza di questi collettori cala
drasticamente perché in assenza di un involucro isolato aumentano notevolmente le
dispersioni termiche verso l’ambiente.
Sono impiegabili efficacemente, ad esempio, negli stabilimenti balneari, nelle strutture turistiche estive
e nel riscaldamento delle piscine scoperte.
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Figura 3.34 - collettore solare piano non vetrato (fonte: corso ANIT rinnovabili)
Collettori solari piani vetrati. In questi collettori il fascio tubiero, coperto da una piastra assorbente, è
isolato termicamente da una scatola di contenimento vetrata nella parte superiore, per assicurare la
radiazione solare sulla piastra assorbente. Una variante costruttiva consiste nel realizzare la piastra
assorbente con caratteristiche selettive ovvero caratterizzata da limitate emissioni nel campo
dell’infrarosso.
• Vantaggi: risultano mediamente più efficienti della tipologia non vetrata durante l’arco
dell’anno, perché mantengono basse dispersioni termiche anche in presenza di temperature
esterne limitate. Risultano quindi molto versatili e per questo godono di una larga diffusione
sul territorio nazionale. Le prestazioni maggiori si ottengono con l’impiego di piastre
selettive in grado di incrementare l’efficienza fino al 10% in tutto l’arco dell’anno.
• Svantaggi: necessariamente più costosi rispetto ai precedenti, soprattutto nel caso di piastre
assorbenti selettive. Perdono comunque efficienza se utilizzati con climi molto rigidi.
Diffusa e principalmente impiegata per coprire il fabbisogno domestico soprattutto in aree geografiche
soleggiate anche d’inverno, grazie ad un favorevole rapporto prestazione/prezzo.
Figura 3.35 - collettore solare piano vetrato (Fonte: corso ANIT rinnovabili)
Collettori solari a tubi sottovuoto. In questa tipologia di collettori sono ulteriormente ridotte le
dispersioni termiche verso l’esterno. In particolare eliminando quasi totalmente l’aria tra piastra
assorbente e vetro di copertura diminuiscono drasticamente le dispersioni per convezione. È possibile
raggiungere il “vuoto” all’interno del collettore grazie all’utilizzo di tubi vetrati. Ogni tubo sottovuoto
contiene un solo tubicino metallico, ricoperto da piastra assorbente, che raggiunge temperature elevate
portando il fluido a evaporazione (questo permette uno scambio termico più efficiente).
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• Vantaggi: le prestazioni sono elevate durante tutto l’arco dell’anno perché risentono meno
della temperatura esterna rispetto alle tipologie precedenti.
• Svantaggi: la tecnica costruttiva è complessa e il costo è conseguentemente più elevato delle
altre tipologie. Inoltre in condizioni climatiche molto favorevoli hanno prestazioni inferiori
ai collettori solari non vetrati.
Garantendo un rendimento elevato in tutti i mesi dell’anno sono adatti per l’impiego a condizioni di
irraggiamento medio - basso e condizioni climatiche rigide.
Figura 3.36 - collettore solare a tubi sottovuoto (Fonte: corso ANIT rinnovabili)
Il grafico seguente mostra l’efficienza delle tipologie di collettori solari appena descritti al variare delle
condizioni di irraggiamento, temperatura esterna e temperatura di lavoro.
L’influenza di questi tre parametri è riassunta nel termine ∆T*=(Tmf-Ta)/I
Dove
- Tmf = temperatura media del fluido vettore [°C]
- Ta = temperatura ambiente [°C]
- I = radiazione solare incidente [W/m2]
Figura 3.37 - diagramma efficienza istantanea dei collettori solari (Fonte: TEP srl)
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Un impianto solare termico a bassa temperatura, oltre che dal collettore solare, si compone di:
• serbatoio/boiler di accumulo per rendere disponibile l'energia termica nell'arco della
giornata indipendentemente dalla produzione. I serbatoi sono coibentati per ridurre le
dispersioni e possono avere uno scambiatore aggiuntivo per ricevere calore da un sistema di
produzione ausiliario.
• scambiatori di calore per trasferire energia dal fluido vettore all'acqua calda sanitaria o al
circuito di riscaldamento.
• pompe di circolazione per garantire il flusso dei fluidi di lavoro.
• elementi necessari al circuito idraulico (valvole evaso di espansione) e centralina di
regolazione per gestire il serbatoio di accumulo e il pannello solare in caso di collettore a
circolazione forzata.
L’immagine seguente mostra un esempio di impianto solare termico e relativi componenti.
della radiazione solare nell'arco dell'anno, se il sistema fosse dimensionato per coprire il fabbisogno
richiesto nel mese di dicembre (fabbisogno per riscaldamento elevato e efficienza dei collettori minima)
risulterebbe sovradimensionato per i mesi estivi (fabbisogno per riscaldamento nullo ed efficienza dei
collettori massima), ovvero superficie captante estremamente elevata e una produzione di acqua calda
durante i mesi estivi sovrabbondante. In questa configurazione il fattore di utilizzo del sistema solare
(percentuale di energia prodotta dall’impianto durante l’anno che viene consumata dall’utenza) risulta
inferiore all’unità, allungando i tempi di ritorno dell’investimento. Oltre alla minor convenienza
economica, il sovradimensionamento dell’impianto solare termico, che comporta un surplus di calore
non utilizzato durante i mesi estivi, porta ad un fenomeno molto grave chiamato “stagnazione”. Quando
il sistema è in “stagnazione” l’acqua calda nel circuito non cede calore all’utenza e la sua temperatura
può raggiungere anche 200°C con rischio di danni temporanei e/o permanenti a tutto l’impianto.
L’installazione di una valvola di sfiato del fluido di lavoro può ridurre il rischio di danni al sistema solo
durante brevi periodi di stagnazione. Un corretto dimensionamento di un collettore solare quindi
prevede sempre che l’utenza utilizzi completamente l’energia prodotta. L’immagine seguente mostra un
esempio di fabbisogno energetico per ACS, energia prodotta dall’impianto e fattore di copertura per
un’utenza di 120 m2 in centro Italia con un collettore piano vetrato orientato a Sud e inclinato di 45°C.
Figura 3.39 – esempio di fabbisogno energetico per acs, energia prodotta e fattore di copertura
per un’utenza di 120m2 in centro Italia
(Fonte: TEP srl, esempio tratto da UNITS 11300-4)
Scelta del collettore. La scelta della tipologia di collettore dipende dalla zona climatica in cui deve
essere installato, nonché dal periodo di funzionamento e da valutazioni economiche. Ogni collettore ha
una sua curva di efficienza istantanea, dipendente dalle caratteristiche costruttive, che assieme alle
condizioni esterne (incidenza radiazione solare e temperatura esterna) e le condizioni operative
(posizione, orientamento, temperature del fluido di lavoro) permette di calcolare l'efficienza del sistema
in un determinato istante o in media giornaliera/mensile.
Con queste informazioni si ricava l'energia che il sistema è in grado di produrre per ogni m2 di pannello.
Ottenuta questa potenzialità, in funzione del fabbisogno dell'utenza e del fattore di copertura scelto è
possibile calcolare la superficie captante totale.
Serbatoio. Per concludere la fase di progettazione è necessario stimare il volume del serbatoio di
accumulo (funzione della variabilità giornaliera del fabbisogno energetico) e le componenti del circuito
idraulico la cui scelta va eseguita con molta cura per evitare malfunzionamenti in esercizio.
L'analisi economica è influenzata dagli incentivi fiscali previsti che possono ridurre di molto il tempo di
ritorno dell'investimento.
Una volta assemblato il sistema, prima di riempire l'impianto con acqua e antigelo, è necessario far
circolare dell'acqua per eliminare eventuali residui dal circuito. Dopo si potrà procedere con il controllo
della tenuta e le successive fasi di messa in esercizio.
Tabella 3.15 - possibili criticità e conseguenze nell’installazione di pannelli solari per produzione di acs
Valutazione conseguenze
Aspetto Non
Impossibile Danni Perdita di
Aggravio dei estetico/ raggiungime
Descrizione criticità realizzare funzionali al
costi acustico
prestazion
nto del
l’intervento sistema e termica
compromesso comfort
Mancanza di impianto
centralizzato per ACS
Orientamento del tetto non
ottimale
Superficie disponibile del tetto
limitata
Impossibilità di accesso al
tetto per manutenzione
Ombreggiamento elevato
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Mancata manutenzione
3.1.12.6 Normativa
Principali riferimenti normativi da tenere presenti nell’installazione di pannelli solari per produzione di
acs:
• Direttiva Europea RES (Renewable Energy Sources) 2009/28/CE del 23 aprile 2009
• Decreto Legislativo 28 del 3 marzo 2011 - Recepimento in Italia della direttiva RES ed
obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione e negli
edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti
• DLGS 115 DEL 30/05/2008 - pannelli solari aderenti o appoggiati al tetto, che non
modificano la sagoma dell’edificio, con superficie minore di quella del tetto sono
considerati attività libera.
• UNI TS 11300-4: Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 4: Utilizzo di energie
rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la
produzione di acqua calda sanitaria
• UNI EN 12975-1, “Impianti solari termici e loro componenti. Collettori solari. Requisiti
generali”
• UNI EN 12975-2, “Impianti solari termici e loro componenti. Collettori solari. Metodi di
prova”
• UNI EN 12976-1, “Impianti solari termici e loro componenti. Impianti prefabbricati.
Requisiti generali”;
• UNI EN 12976-2, “Impianti solari termici e loro componenti. Impianti prefabbricati.
Metodi di prova”;
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Tra tutti gli interventi possibili, una parte è stata presentata nel paragrafo precedente, mentre qui
verranno approfonditi solo quelli ritenuti sia applicabili a larga scala che soprattutto, a bassa invasività
per gli utenti, intendendo come bassa invasività il poter continuare ad abitare anche durante il corso dei
lavori.
Verranno pertanto esclusi quegli interventi che portano con sé un disagio eccessivo quali ad esempio
quelli legati al rifacimento dell’ impianto di distribuzione, che obbligherebbe a rimuovere armadi e
pavimenti, operazioni insite anche nel caso di messa in opera di isolamento delle pareti perimetrali
dall’interno, oppure in intercapedine. Escluderemo anche la sostituzione del generatore di calore con
caldaia a biomassa, di fatto applicabile alle sole utenze monofamiliari.
I costi di esecuzione di detti interventi sono stati individuati e definiti nelle componenti dalla
Legislazione Europea, che li indica nella Direttiva 2010/31/E del 19.05.2010, li approfondisce con il
Regolamento Delegato UE n. 244/2012 del 16.01.2012 e li dettaglia negli Orientamenti (Linee Guida)
UE n. C115/01 del 19.04.2012, come sintetizzato nella Figura 3.42 sottostante:
DIRETTI
INDIRETTI
Figura 3.42 – schema di categorizzazione dei costi degli interventi di efficientamento energetico negli edifici
individuata in ambito UE (rif. Linee Guida n. C115/01 del 19.04.2012)
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Una possibile applicazione in ambito italiano per la voce “Costi di Investimento Iniziale” di quanto
disposto dagli Orientamenti (Linee Guida) UE n. C115/01 del 19.04.2012, è sintetizzato nella Figura
3.43 sottostante, ove sono individuabili 3 sottolivelli:
INVOLUCRO
DIRETTI
IMPIANTI
COSTRUZIONE
INVOLUCRO
INDIRETTI
IMPIANTI
PROGETTAZIONE
ENERGETICA
PRATICA EDILIZIA
ONORARI
PROFESSIONALI DIREZIONE
COSTO LAVORI
INVESTIMENTO INIZIALE
CERTIFICAZIONE
ENERGETICA
COSTRUZIONE
IMPOSTE
ONORARI
PROFESSIONALI
ALTRO
Figura 3.43 – applicazione dello schema di categorizzazione dei costi in ambito italiano
per la voce “Costi di Investimento Iniziale” (Fonte: elaborazione RSE)
Riserveremo ora un approfondimento alle voci di primo livello, vale a dire ai costi di costruzione (ove
distingueremo i costi diretti dagli indiretti catalogando tra i primi quelli specifici che coinvolgono la
porzione efficiente del punto di vista energetico e tra i secondi quelli che interessano operazioni
accessorie, indispensabili però per rendere completa l’operazione), agli onorari professionali, alle
imposte ed al generico altro.
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3.2.2.1 Involucro
Gli interventi sull’involucro edilizio si suddividono in interventi sugli elementi opachi ed interventi sugli
elementi trasparenti. Limitiamo la scelta dei casi tra quelli rientranti nella ristrutturazione di edifici
esistenti, con diffusione a larga scala e bassa invasività.
Vediamo gli interventi sugli elementi opachi (Tabella 3.16), citando i più ricorrenti. Per alcuni di essi,
che verranno ripresi in altre parti del rapporto, vengono associati i costi di costruzione diretti nell’ipotesi
di utilizzo di pannelli in polistirene espanso estruso (XPS) con conduttanza 0,034 W/mK. Usualmente il
prezzo si compone di una parte fissa che include uno spessore minimo di posa in opera e di una parte
variabile legata allo spessore supplementare: la somma dei due spessori sarà quella necessaria per
raggiungere la trasmittanza richiesta per legge. I prezzi elementari (IVA esclusa) sono stati reperiti
tramite la consultazione del Bollettino dei Prezzi Informativi dell’Edilizia “Recupero, Ristrutturazione e
Manutenzione” edito da DEI – Tipografia del Genio Civile di Roma edizione Ottobre 2011 e si
riferiscono alla fornitura e messa in opera.
Tabella 3.16 - costi di costruzione diretti per interventi su elementi opachi dell’involucro
(Fonte: prezziario DEI)
ELEMENTO PREZZO
MODALITA’ UNITA’
INVOLUCRO ELEMENTARE CODICE
INTERVENTO MISURA
OPACO €/m2
dall’esterno primi 4 cm 60,18 B15070a
(cappotto) cm extra 2,66 B15070b
parete verticale
dall’interno
in intercapedine
primi 4 cm 30,32 B15019a
dall’interno
tetto cm extra 2,61 B15019b
dall’esterno
primi 3 cm 9,60 B15009a
dall’esterno
ultimo solaio cm extra 2,03 B15009b
dall’interno
primi 4 cm 30,32 B15019a
dall’esterno
primo solaio cm extra 2,61 B15019b
dall’interno
Per poter confrontare tra loro i prezzi, apparentemente riferiti ad una medesima prestazione, è necessario
osservare la descrizione completa di cosa è incluso/escluso nella voce. Si può osservare che il codice
B15070 include la preparazione delle pareti (regolarizzazione) e l’esecuzione finale di intonaco sottile
armato con rete in fibra di vetro, ma esclude la pitturazione o il rivestimento di finitura; gli altri codici
B15009 e B15019 afferiscono alla sola fornitura e posa di pannelli rigidi su piani già predisposti
(operazione pertanto non inclusa) ed escludendo qualsiasi altra forma di pitturazione o finitura.
Passiamo ora agli interventi su elementi trasparenti tramite la fornitura e messa in opera di nuovi
serramenti (Tabella 3.17). Caratteristiche fisse sono il materiale utilizzato per realizzare il telaio (legno)
ed il trattamento basso emissivo dei vetri, mentre variano in funzione della zona climatica il numero
degli strati di vetro, il fluido interposto tra gli strati, il fattore solare e la trasmittanza. Il prezzo
elementare (IVA esclusa) è stato definito sulla base di una indagine di mercato condotta da TEP –
Milano (anno 2012) effettuata mediante contatti diretti con produttori e rivenditori del settore,
rielaborata da RSE.
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Tabella 3.17 - costi di costruzione diretti per interventi su elementi trasparenti dell’involucro
(Fonte: indagine di mercato TEP-Milano rielaborata da RSE)
PREZZO
ZONA NUMERO FLUIDO FATTORE
TRASMITTANZA ELEM CODICE
CLIMATICA VETRI INTERCAPEDINE SOLARE
€/m2
B 2 Aria 0,67 2,4 400 1
C 2 Argon 0,67 2,1 430 2
D 2 Argon 0,67 2 450 3
E 3 Argon 0,5 1,8 520 4
F 3 Argon 0,5 1,6 550 5
3.2.2.2 Impianti
Anche per gli interventi sugli impianti (Tabella 3.18), sono stati scelti i casi tra quelli rientranti nella
ristrutturazione di edifici esistenti, con diffusione a larga scala e bassa invasività.
Sono stati analizzati tre casi principali:
• impianti per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria - sostituzione del
generatore esistente con una nuova caldaia a condensazione;
• impianti per il riscaldamento - installazione di valvole termostatiche per la regolazione
della temperatura del singolo corpo scaldante;
• impianto solare termico – nuova installazione per l’integrazione alla produzione di acqua
calda sanitaria.
I prezzi elementari (IVA esclusa) sono stati reperiti tramite la consultazione del Bollettino dei Prezzi
Informativi dell’Edilizia “Impianti Tecnologici” edito da DEI – Tipografia del Genio Civile di Roma
edizione Gennaio 2012 e si riferiscono alla fornitura e messa in opera; attraverso il numero di codice è
possibile risalire alla descrizione completa della voce ed alle caratteristiche tecniche.
Tabella 3.18 - costi di costruzione diretti interventi su impianti (Fonte: prezziario DEI)
PREZZO
IMPIANTO ELEMENTO TIPOLOGIA PARAMETRO CODICE
ELEMENTARE
autonoma 10 kW 2.948,80 025051
10 kW 3.353,10 025022a
20 kW 3.428,26 025022b
centralizzata 30 kW 4.050,14 025022c
(murale 45 kW 4.819,25 025022d
< 115 kW) 65 kW 5.375,23 025022e
85 kW 6.754,90 025022f
115 kW 8.093,38 025022g
115 kW 12.419,24 025054a
163 kW 14.420,78 025054b
caldaia a condensazione
riscaldamento 204 kW 19.027,21 025054c
269 kW 23.850,89 025054d
336 kW 27.320,64 025054e
centralizzata
404 kW 30.893,35 025054f
(a basamento
471 kW 33.580,61 025054g
> 115 kW)
539 kW 36.103,16 025054h
672 kW 50.692,56 025054i
808 kW 57.611,47 025054l
942 kW 62.440,30 025054m
1078 kW 67.361,78 025054n
valvole termostatiche sul radiatore cad 73,68 025226c
bollitore 200 l 1 collettore 3.822,23 085003a
solare termico sistemi a pannelli piani
bollitore 300 l 2 collettori 4.845,40 085003b
14002104
3.2.3.1 Involucro
E’ già stato sottolineato che il costo di costruzione indiretto è quella parte che non porta con sé
caratteristiche di tipo energetico ma è relativa a quelle operazioni complementari che risultano
comunque indispensabili per rendere operativo l’intervento di efficientamento energetico.
Per gli interventi sull’involucro vedremo ora due tabelle:
• nella prima (Tabella 3.19) associamo a ciascuna azione diretta le operazioni complementari;
• nella seconda (Tabella 3.20) dettagliamo i costi delle operazioni complementari raggruppandoli
per famiglie, ove il più delle volte vanno sommate più righe per ottenerne il costo completo.
I prezzi elementari (IVA esclusa) sono stati reperiti tramite la consultazione del Bollettino dei Prezzi
Informativi dell’Edilizia “Recupero, Ristrutturazione e Manutenzione” edito da DEI – Tipografia del
Genio Civile di Roma edizione Ottobre 2011 e si riferiscono alla fornitura e messa in opera.
3.2.3.2 Impianti
Per gli interventi sugli impianti vediamo all’interno della stessa tabella (Tabella 3.21) sia le operazioni
complementari che i costi (IVA esclusa) reperiti tramite Bollettino dei Prezzi Informativi dell’Edilizia
“Impianti Tecnologici” edito da DEI – Tipografia del Genio Civile di Roma edizione Gennaio 2012 e si
riferiscono alla fornitura e messa in opera; attraverso il numero di codice è possibile risalire alla
descrizione completa della voce ed alle caratteristiche tecniche.
14002104
PREZZO
IMPIANTO ELEMENTO TIPOLOGIA PARAMETRO CODICE
ELEMENTARE
caldaia a
vaso di espansione
condensazione 35 l 97,13 025086 a
50 l 110,77 025086 b
80 l 157,07 025086 c
105 l 204,28 025086 d
150 l 260,58 025086 e
200 l 352,65 025086 f
250 l 443,18 025086 g
300 l 522,46 025086 h
500 l 874,81 025086 i
accumulo per ACS 120 l 1.414,66 025091a
160 l 1.589,95 025091b
230 l 1.844,77 025091c
350 l 2.427,40 025091d
450 l 2.701,92 025091e
800 l 3.980,75 025091f
1.000 l 4.586,93 025091g
1.400 l 5.216,28 025091h
condotto in acciaio
riscaldamento (canna fumaria) 150 mm 254,98 025286b
250 mm 328,48 025286c
300 mm 391,89 025286d
350 mm 460,17 025286e
condotto flessibile
(canna fumaria) 180 mm 111,01 025288a
200 mm 115,35 025288b
250 mm 132,18 025288c
300 mm 147,53 025288d
rimozione caldaia
esistente murale 66,12 105022
basamento 16,3-30kW 66,12 105024a
basamento 41,5-57kW 88,15 105024b
basamento 69,7-104kW 93,66 105024c
basamento 122-174,3kW 171,39 105024d
basamento 191,7-226,6kW 198.94 105024e
basamento 244-279kW 226,48 105024f
valvole valvola
termostatiche differenziale o di
by pass in centrale
termica cad 446,62 025031
• predisposizione della pratica edilizia al fine di ottenere il titolo abilitativo a costruire, iniziare i
lavori (comunicazione inizio lavori) e chiuderli (comunicazione fine lavori, con allegata perizia
asseverata che attesti che i lavori sono stati svolti come da progetto);
• direzione dei lavori (predisposizione del contratto di appalto dei lavori con l’impresa, del
capitolato speciale d’appalto con indicato le modalità di esecuzione, del capitolato prestazionale
con indicazione dei materiali e delle modalità di posa in opera degli stessi, redazione della
contabilità dei lavori, liquidazione delle spettanze dell’impresa esecutrice, redazione del
certificato di regolare esecuzione delle lavorazioni);
• sicurezza cantiere, con riferimento al rispetto delle disposizioni elaborate dal legislatore per la
salute e la sicurezza dei lavoratori nei cantieri temporanei o mobili ove vengono svolti lavori
edili o di ingegneria edile che riguardano la costruzione, la manutenzione, la riparazione;
• certificazione energetica, intendendosi il complesso delle operazioni svolte (da soggetti
appositamente abilitati) per il rilascio dell’attestato di prestazione energetica (APE), ovvero del
documento, redatto secondo norme e criteri di cui alla relativa normativa, attestante la
prestazione, l’efficienza o il rendimento energetico di un edificio e altresì contenente le
raccomandazioni per il miglioramento della prestazione energetica del medesimo.
Il tecnico incaricato sottoporrà al committente un idoneo disciplinare di incarico nel quale, oltre ad
elencare tutte le prestazioni affidate, indicherà l’ammontare degli onorari e delle spese concordate tra le
parti. Usualmente la spesa del professionista sarà direttamente proporzionale all’ammontare totale dei
lavori da svolgere e verrà commisurata (tranne debite eccezioni) in percentuale, con un valore che tende
a scendere man mano l’ammontare dei lavori sale.
Sino a poco tempo fa sia gli appalti per lavori privati che quelli per lavori pubblici era possibile definire
le prestazioni dovute al professionista tramite appositi tariffari, contenuti all’interno di apposita
legislazione in materia. Da alcuni anni, a seguito di altre disposizioni legislative tendenti alla
liberalizzazione dei mercati, di fatto le cosiddette “tariffe minime” sono state abolite ed il percorso della
definizione dei compensi si è complicato, anche per la nascita di una forte concorrenza tra i
professionisti, basata essenzialmente sulla tematica dello “sconto”.
Molto indicativamente è possibile sintetizzare il valore della prestazione professionale in percentuale
sull’importo dei lavori a listino per alcune prestazioni e per unità immobiliare per altre, come riportato
nella sottostante Tabella 3.22:
Tabella 3.22 – stima onorari professionali per interventi di efficienza energetica nel settore edilizio
(Fonte: elaborazione RSE)
3.2.5 Imposte
con una propria cassa di previdenza e che sono pertanto iscritti alla gestione separata INPS
(attualmente il 4% sulla base del DL 295/96, ad esempio per i laureati in fisica);
• l’IVA (attualmente nella misura del 22%, così in vigore dall’ 01 luglio 2013).
3.2.6 Altro
In queste categoria rientrano gli imprevisti o altre spese non catalogabili tra quelle indicate
precedentemente.
Uno degli oneri che talvolta è necessario sostenere è la tassa di occupazione del suolo pubblico, dovuta
ad esempio quando un ponteggio deve essere montato su un marciapiede, su una strada o su uno spazio
di proprietà pubblica.
14002104
4.1 Metodologia
L’approccio proposto prevede di valutare, per ciascuno degli edifici di riferimento, i costi e i benefici, in
termini di risparmio energetico, derivanti dalla realizzazione delle seguenti varianti di riqualificazione
energetica:
A. Coibentazione dell’involucro opaco. L’intervento prevede la realizzazione di un cappotto
esterno, l’isolamento dell’ultimo solaio dall’estradosso nel caso sia presente un sottotetto non
riscaldato o in alternativa l’isolamento del tetto dall’interno e l’isolamento del primo solaio
dall’intradosso nel caso di edifici su pilotis o che presentano un piano interrato o seminterrato
non riscaldato. Gli spessori di isolante applicati sono tali da rispettare le condizioni di
trasmittanza termica per accedere alle detrazioni fiscali.
B. Sostituzione dei serramenti. I serramenti scelti sono tali da rispettare le condizioni di
trasmittanza termica per accedere alle detrazioni fiscali.
C. Installazione di caldaia a condensazione (4 stelle) e valvole termostatiche per ogni corpo
scaldante. È previsto anche l’adeguamento o rifacimento della canna fumaria.
D. Installazione di un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria9. La
superfice di pannelli installati è da tale da coprire almeno il 60% del fabbisogno di acqua calda
sanitaria (si considera circa 1 m2 per occupante).
Inoltre sono valutate anche le seguenti combinazioni di interventi: A+B, A+B+C, A+B+C+D. La scelta
degli interventi si fonda sulla possibilità della loro replicabilità su larga scala e, soprattutto, sulla bassa
invasività, intendendo per bassa invasività la possibilità di poter continuare ad abitare l’edificio anche
durante i lavori di riqualificazione.
Il primo indice ad essere considerato è il costo globale, così come definito nel Regolamento Delegato
della Commissione Europea N. 244/201210. Tale regolamento delegato integra la Direttiva 2010/31/UE
sulla prestazione energetica nell’edilizia istituendo un quadro metodologico comparativo per il calcolo
dei livelli ottimali in funzione dei costi per i requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici. In
particolare, secondo tale quadro metodologico, per un dato edificio, il livello ottimale sotto il profilo dei
costi è quello corrispondente al costo globale minimo11.
Confrontando il costo globale di due o più investimenti alternativi si riesce a valutare l'opzione più
vantaggiosa attraverso il meccanismo dell'attualizzazione dei costi e dei ricavi, che prevede il ricondurre
9
Si ipotizza di realizzare questo intervento solo negli edifici monofamiliari.
10
Il regolamento delegato richiama a sua volta la norma UNI EN 15459:2008 “Prestazione energetica degli edifici
- Procedura di valutazione economica dei sistemi energetici degli edifici”.
11
I calcoli presentati in questo lavoro sono pienamente coerenti con quanto prescritto dal Regolamento delegato
244/2012 per il calcolo finanziario.
14002104
ad un medesimo orizzonte temporale i flussi di cassa che si manifesterebbero in momenti diversi e che
quindi non sarebbero direttamente confrontabili. In formule:
τ
FC (i ) τ
C g (τ , r ) = ∑ FC (i ) ⋅ Rd (i )
(1 + r )i ∑
= (4.1)
i =0 i =0
Rd (i ) = (1 + r )
−i
(4.2)
Dove:
τ è l’orizzonte temporale all’interno del quale vengono considerati i flussi di cassa;
r è il tasso di attualizzazione;
FC(i) sono i flussi di cassa dell’anno i-esimo;
Rd(i) è il fattore di attualizzazione per l’anno i-esimo.
Questo meccanismo permette, quindi, un confronto con un investimento nel mercato finanziario con pari
rischio: difatti, attualizzando i flussi di cassa si tiene conto delle mancate entrate derivanti dall'uso
alternativo delle risorse. Nel presente lavoro l’orizzonte temporale e il tasso di attualizzazione sono
assunti, rispettivamente, pari a 30 anni e al 4%.
Nelle equazioni (4.1) e (4.2) il tasso di attualizzazione utilizzato è espresso in termini reali, ovvero al
netto dell’inflazione. Esso è legato al tasso di inflazione (f) e al tasso nominale (r’) attraverso la seguente
relazione:
(1 + r ′) = (1 + r ) ⋅ (1 + f ) (4.3)
(1 + r ′) − 1
r= (4.4)
(1 + f )
Le voci di costo che compongono il costo globale sono mostrate nella Figura 4.1. Si noti che gli
incentivi sono valutati come dei costi negativi che rientrano nella categoria dei costi di gestione. I costi
energetici, invece, sono considerati come una categoria a sé stante in maniera tale da darne maggiore
evidenza.
Costo globale
Il secondo indice ad essere valutato è il tempo di ritorno dell’investimento (in inglese payback period).
Questo indice rappresenta il numero di anni necessari per recuperare il costo dell’investimento. Ci sono
due varianti per il calcolo di tale indice:
• Semplice: quando non si tiene conto del valore del denaro nel tempo
• Attualizzato: i flussi di cassa sono attualizzati con il medesimo meccanismo illustrato nel caso
del costo globale.
Nel presente lavoro si è seguito il secondo approccio ipotizzando un tasso di attualizzazione del 4% (al
netto dell’inflazione). I flussi di cassa di cui si tiene conto sono i medesimi illustrati nella Figura 4.1.
I due indici appena presentati sono complementari tra loro. In particolare il costo globale è l’indice che
permette di determinare tra le diverse opzioni qual è la riqualificazione ottimale sotto il profilo dei costi
(anche ai sensi della Direttiva 2010/31/UE). È quindi un indice molto utile nel confrontare tra loro una
serie di interventi di riqualificazione per un dato edificio. Tuttavia, preso come un valore in sé non è
significativo e, soprattutto, non ha molto senso paragonare il costo globale di due edifici differenti.
Tuttavia le valutazioni presentate finora si focalizzano esclusivamente sui flussi finanziari senza dare
enfasi al vero obbiettivo della riqualificazione energetica: la riduzione dei consumi. Per questo motivo si
è scelto di aggiungere anche un terzo indice: il rapporto tra investimento e risparmio energetico
conseguito (nel seguito “rapporto costi- benefici”). Nel presente lavoro quest’indice è espresso in
migliaia di euro per tonnellata equivalente di petrolio risparmiata per ogni anno di esercizio (k€/tep
anno).
Probabilmente, dal punto di vista di un investitore, quest’ultimo indice avrà un peso ridotto rispetto ai
precedenti nella scelta dell’investimento da realizzare. Ma se si cambia il punto di osservazione e si
vuole valutare l’effetto di scelte di politica energetica (ad esempio l’efficacia dei sistemi di
incentivazione) questo indice diventa di primaria importanza in quanto, tra i tre citati, è l’unico che
fornisce un’indicazione sui risparmi energetici e sullo sforzo da compiere per il raggiungimento di
determinati obbiettivi.
I suddetti indici saranno calcolati anche nel caso in cui ci fosse l’opportunità di realizzare l’intervento di
riqualificazione in occasione di una cosiddetta finestra d’opportunità e in funzione della possibilità di
fruire delle detrazioni fiscali. Questa casistica implica di ripetere le valutazioni 4 volte così come
illustrato nella Tabella 4.1. Il concetto di finestra d’opportunità, con le implicazioni nelle valutazioni
economiche, è approfondito nel paragrafo 4.1.1, mentre i sistemi di incentivazioni sono accennati nel
paragrafo 4.1.2 e ripresi con maggior dettaglio nell’appendice B. Infine, considerando che i costi di
investimento sono già stati dettagliati nel capitolo 3.2, per completezza, due paragrafi saranno dedicati,
rispettivamente, ai costi dell’energia e ai costi di gestione.
12
Ad esempio, ciò può accadere quando si confrontano interventi di riqualificazione che hanno vite tecniche
differenti.
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In realtà, per quanto concerne l’intervento sui serramenti, l’applicazione del concetto di finestra
d’opportunità risulta essere quasi un esercizio di stile piuttosto che qualcosa di riscontrabile nella
pratica, in quanto, come conseguenza dei sistemi di incentivazione, il mercato si è orientato
autonomamente verso soluzioni a elevate prestazioni13. Tuttavia, in linea teorica, è ancora possibile
acquistare prodotti con prestazioni “base” come un doppio vetro senza né riempimento né trattamento
superficiale, e pertanto si è valutato anche questo caso.
Tabella 4.2 – Voci di costo degli interventi base e corrispondenza con gli interventi di efficienza energetica.
Intervento di Intervento base Voci di costo dell’intervento base
efficienza energetica
Coibentazione delle Rinnovamento Pitturazione facciata, aggiustamento intonaco
pareti verticali esterne facciata ammalorato, nolo del ponteggio (compresi montaggio e
smontaggio), sostituzione dei discendenti.
Sostituzione dei Sostituzione dei Fornitura e posa in opera dei serramenti (vetri doppi),
serramenti serramenti “base” rimozione, trasporto e conferimento in discarica dei
(U=3W/m2K) vecchi serramenti.
Installazione di Installazione Fornitura e posa in opera dei generatori e dell’eventuale
caldaie a caldaie 3 stelle vaso di espansione, eventuali opere murarie ed elettriche
condensazione e presso la centrale termica, rimozione, trasporto e
valvole termostatiche conferimento in discarica dei vecchi generatori
Per alcuni interventi di efficienza energetica, invece, si ritiene che non si verifichino finestre di
opportunità e che quindi la realizzazione di tali interventi sia sempre interamente addizionale tanto per i
costi quanto per i risparmi energetici: si tratta della coibentazione dei tetti e dei solai, dell’installazione
13
Anche la ricerca di un maggiore comfort nella abitazioni ha contribuito al diffondersi di soluzioni
energeticamente efficienti.
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Oltre alle detrazioni fiscali, per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistono anche
altri strumenti di incentivazione quali il conto termico e i titoli di efficienza energetica (certificati
bianchi). Generalmente le detrazione fiscali sono il meccanismo che garantisce i maggiori vantaggi
economici, anche se non tutti i soggetti interessati possono accedervi14 o beneficiarne appieno per
incapienza fiscale. Vincoli per i soggetti ammessi sono presenti anche nel caso del conto termico,
mentre per accedere ai titoli di efficienza energetica è necessario un intermediario (società di servizi
energetici) accreditato presso il GSE. Nell’appendice B di questo rapporto è fornita una sintesi su questi
tre meccanismi di incentivazione corredata da opportuni esempi.
Tabella 4.3 – Numero di apparecchi di riscaldamento per vettore energetico nel settore residenziale [28].
Centralizzato 743’422 Autonomo 25’458’978
Gas Naturale 467’193 Gas Naturale 13’827’986
Gasolio 123’110 Gasolio 558’083
GPL 38’016 GPL 1’561’124
Carbone e legna 27’431 Carbone e legna 5’022’907
Energia elettrica 11’752 Energia elettrica 4’020’916
Solare 25’165 Solare 467’961
Teleriscaldamento 50’754
14
Ad esempio, gli edifici pubblici non possono accedere a tale meccanismo.
14002104
A partire dal 1° gennaio 2003, i clienti possono liberamente scegliere da quale fornitore e a quali
condizioni comprare il gas naturale. Tuttavia, i clienti che ricadono nelle seguenti categorie possono
accedere alle condizioni economiche e contrattuali del “servizio di tutela” definite dall’Autorità per
l’energia elettrica, il gas naturale e il sistema idrico (nel seguito: AEEG):
• punti di fornitura nella titolarità di un cliente domestico;
• punti di fornitura relativi a condomini con uso domestico con consumi annui non superiori a
200.000 Sm3 (standard metri cubi);
• punti di fornitura relativi a clienti con usi diversi con consumi non superiori a 200.000 Sm3, solo
fino al 30 settembre 2011.
In questo caso l’AEEG distingue le tariffe in funzione dell’area geografica. In particolare l’Italia è
suddivisa in sei ambiti:
1. Ambito nord occidentale: Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria.
2. Ambito nord orientale: Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed
Emilia-Romagna.
3. Ambito centrale: Toscana, Umbria e Marche.
4. Ambito centro-sud orientale: Abbruzzo, Molise, Puglia e Basilicata.
5. Ambito centro-sud occidentale: Lazio e Campania.
6. Ambito meridionale: Calabria e Sicilia.
Le tariffe sono strutturate in servizi di vendita e servizi di rete, a loro volta costituiti da una quota
energia, dipendente dal consumo energetico, e da una quota fissa, da pagare indipendentemente dai
consumi. I servizi di vendita rappresentano la parte preponderante del costo sostenuto dai clienti finali e
coprono i costi relativi all'acquisto, alla commercializzazione all’ingrosso e alla vendita al dettaglio della
materia prima. I servizi di rete, invece, sono dovuti al trasporto, allo stoccaggio, alla distribuzione locale
e alla gestione del contatore del gas naturale. A questi si aggiungono gli oneri aggiuntivi che servono per
coprire i costi riferiti al contenimento dei consumi di gas, allo sviluppo degli stoccaggi e al servizio di
rigassificazione. Quest’ultima voce, generalmente compresa nei servizi di rete, ha un peso percentuale
molto ridotto in bolletta.
La quota energia è espressa in funzione dei Sm3. Il “metro cubo standard” rappresenta la quantità di gas
a condizioni standard di temperatura e di pressione, cioè 15°C e 1013,25 millibar. Il contatore installato
presso i clienti misura il gas in metri cubi. Tale valore viene convertito in metri cubi standard
moltiplicando i metri cubi misurati per un coefficiente di conversione definito per ogni località e
riportato in bolletta. Per poter convertire, invece, i chilowattora in metri cubi standard è necessario
conoscere il potere calorifico del gas consumato. Per il presente lavoro si assume il potere calorifico del
metano pari a 8250 kcal/Sm3 utilizzato dall’AEEG ai fini del meccanismo dei certificati bianchi.
È presente una differenziazione delle tariffe tra clienti domestici e clienti non domestici. Nella prima
categoria rientrano esclusivamente le persone fisiche che utilizzano il gas per alimentare un'abitazione, i
locali annessi o pertinenti all'abitazione da un unico punto di prelievo. Tutti gli altri clienti che possono
usufruire del servizio di tutela (compresi i condomini) ricadono nella seconda categoria.
La quota energia dei servizi di vendita è identica in tutti gli altri ambiti in cui è suddiviso
geograficamente il paese. La quota fissa dei servizi di vendita, invece, è identica in tutti gli ambiti ma
varia in funzione del tipo di cliente. Pertanto le differenze tra località e le variazioni di prezzo tra gli
scaglioni di consumo dipendono esclusivamente dai servizi di rete. In particolare si osservi che, ad
eccezione del primo scaglione (da 0 a 120 Sm3), i servizi di rete hanno struttura inversamente
progressiva, ovvero all’aumentare del consumo diminuisce il costo specifico. Questo comportamento è
esattamente l’opposto di quanto avviene per l’energia elettrica.
14002104
Poiché il gas naturale è il principale combustibile utilizzato anche per la cottura dei cibi, nel caso di
edifici monofamiliari, ai consumi per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria è stato
aggiunto un consumo di 80 Sm3/anno. Soltanto alla fine, al costo così ottenuto, è stato sottratto l’importo
dovuto all’ uso cottura. Questo passaggio è necessario per far ricadere i consumi nel giusto scaglione, in
quanto è implicita l’assunzione che i consumi per cottura ricadono integralmente nel primo scaglione.
Sul gas naturale si pagano tre differenti tipologie di imposte: l’imposta sul consumo (accisa),
l’addizionale regionale e l’imposta sul valore aggiunto (IVA). L’accisa si paga in maniera proporzionale
al consumo, e per gli usi civili, è differenziata in quattro scaglioni di consumo come illustrato in Tabella
4.4. Inoltre, per i territori ex-Cassa del Mezzogiorno (indicati dall’art.1 del D.P.R. 6 marzo 1978, n. 218)
è prevista un’accisa ridotta. L’addizionale regionale è definita in maniera autonoma da ciascuna regione
all’interno di limiti definiti per legge. L’IVA, infine, per gli usi civili ammonta al 10% per consumi
inferiori a 480 Sm3, e al 21% per consumi superiori a tale limite.
Nel presente lavoro, per tener in conto la variazioni delle imposte e delle condizioni economiche in
funzione della regione e dell’ambito territoriale, è stato indispensabile definire una corrispondenza tra
zona climatica e località geografica, così come mostrato nella Tabella 4.5.
Tabella 4.5 – Corrispondenza zona climatica e regione (ai fini delle tariffazione del gas naturale).
Zona climatica Regione di riferimento
B Sicilia
C Puglia
D Toscana
E Lombardia
F Veneto
Infine, in accordo con lo scenario di riferimento 2013 (PRIMES [38]) si è assunto un aumento del
prezzo del gas naturale pari all’1,22% annuo al netto dell’inflazione.
La liberalizzazione del mercato elettrico è stata avviata in Italia con il decreto legislativo n. 79 del 16
marzo 1999. Tale decreto ha segnato l'inizio del processo di liberalizzazione delle attività di produzione,
importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica. Dal 1° luglio 2007, i clienti possono
liberamente scegliere da quale venditore e a quali condizioni acquistare energia elettrica. Chi esercita
questo diritto, entra nel cosiddetto "mercato libero". Ovviamente, rimane la possibilità di continuare a
fruire delle condizioni economiche del “servizio di maggior tutela” stabilite dall'AEEG. Queste
14002104
condizioni si applicano esclusivamente ai clienti domestici e alle le piccole e medie imprese (PMI)15 che
non hanno stipulato contratti nel mercato libero. A settembre 2012, risultava che il 79% dei clienti
domestici e il 71% delle PMI si avvalevano delle condizioni tariffarie del servizio di maggior tutela. In
virtù di queste percentuali, nel presente lavoro, si è deciso di quantificare il costo dell’energia elettrica
sotto le condizioni del servizio di maggior tutela.
Il costo sostenuto dal cliente finale per l’energia elettrica consumata è dovuto alle voci illustrate nella
Tabella 4.6, raggruppate in servizi di vendita, servizi di rete e oneri generali. I servizi di vendita sono,
generalmente, la principale voce di costo della bolletta dell'utente domestico residente e comprende tutti
i servizi e le attività svolte dal fornitore per acquistare e rivendere l'energia elettrica ai clienti. In questa
voce rientra il prezzo dell’energia, ovvero il costo per l'acquisto dell'energia elettrica, comprensivo delle
perdite sulle reti di trasmissione e di distribuzione, il prezzo di commercializzazione e vendita e il
prezzo del dispacciamento16. I servizi di rete, invece, sono le attività di trasporto dell'energia elettrica
sulle reti di trasmissione nazionali, di distribuzione locale e comprendono la gestione del contatore17.
Infine, gli oneri generali sono fissati per legge e vengono pagati da tutti i clienti finali del servizio
elettrico. Essi comprendono numerose voci, tra le principali elenchiamo la promozione della produzione
di energia da fonti rinnovabili e assimilate (A3), la promozione dell'efficienza energetica (UC7), lo
smantellamento delle centrali nucleari e misure di compensazione territoriale (A2 e MCT), la copertura
degli oneri derivanti dall'adozione di misure di tutela tariffaria per i clienti del settore elettrico in stato di
disagio economico e/o fisico (As) e il finanziamento delle attività di ricerca e sviluppo (A5).
Le voci precedenti possono essere riaggregate in tre macro-categorie che tengono conto della modalità
con cui sono fatturati gli importi: quota fissa, quota potenza e quota energia. La quota fissa è un importo
da pagare indipendentemente dai consumi; essa copre i costi fissi di gestione commerciale dei clienti
(commercializzazione vendita) e la parte fissa della “componente di dispacciamento”18 e dei servizi di
rete. La quota potenza, invece, dipende dalla potenza impegnata, ossia dal livello di potenza indicato nei
contratti. Tale potenza è scelta dal cliente in funzione degli apparecchi elettrici utilizzati e, per la
maggior parte dei clienti domestici, corrisponde a 3 kW; ovviamente, nel caso in cui siano presenti
impianti di climatizzazione che utilizzano l’elettricità come vettore energetico, è probabile che sia
necessaria una potenza maggiore. Infine, la componente energia dipende dall’energia elettrica
consumata e comprende i costi di acquisto dell'energia e di dispacciamento (parte variabile) sostenuti dal
fornitore19, una quota dovuta al trasporto sulla rete di tale energia e parte degli oneri generali.
15
Ai fini della tariffazione elettrica, per PMI si intendono le imprese alimentate in bassa tensione con meno di 50
addetti ed un fatturato annuo non superiore a 10 milioni di euro.
16
Il dispacciamento è il servizio che garantisce in ogni istante l'equilibrio tra la domanda e l'offerta di energia
elettrica.
17
La differenza fra servizi di vendita e servizi di rete è fondamentale nel mercato libero, in quanto la concorrenza
tra i diversi operatori avviene unicamente sui servizi di vendita mentre la tariffa riconosciuta per i servizi di rete è
definita dall’AEEG.
18
La componente dispacciamento si compone di una parte che viene accreditata al cliente indipendentemente dai
suoi consumi (parte fissa, con segno negativo) e di una parte che viene addebitata al cliente in proporzione al
consumo annuo (parte variabile, solo per i clienti residenti con potenza fino a 3 kW).
19
All’interno della quota energia è contenuta anche la componente di perequazione, la quale garantisce l'equilibrio
tra i costi effettivi di acquisto e dispacciamento dell'energia elettrica destinata al servizio di maggior tutela e quanto
pagato dai clienti di quel servizio.
14002104
Mostriamo nella Tabella 4.7 (tariffa D2) e nella Tabella 4.8 (tariffa BTA con potenza impegnata
superiore ai 16,5 kW) il dettaglio delle condizioni tariffarie per le differenti tipologie di utenze che
possono rilevare ai fini del presente lavoro. In particolare la tariffe D2 sarà utilizzate per edifici
monofamiliari e per la parte di consumi autonomi di edifici multifamiliari mentre la tariffa BTA sarà
utilizzata per i consumi condominiali. Ricordiamo che l’AEEG aggiorna trimestralmente queste tariffe;
le tabelle mostrate fanno riferimento al primo trimestre del 2014. Si noti che, a differenza del gas
naturale, non ci sono differenze di prezzo in funzione della regione.
Tabella 4.7 – Condizioni tariffarie per abitazione di residenza anagrafica con potenza impegnata fino a 3
kW (tariffa D2).
Servizi di vendita Servizi Oneri
Monorario Biorario di rete generali
fascia fascia
Quota energia (€/kWh) fascia unica fascia F1 fascia F2-3
unica unica
kWh/anno: da 0 a 1800 0.09102 0.09516 0.08897 0.00484 0.035082
da 1801 a 2640 0.09521 0.09935 0.09316 0.04181 0.051642
da 2641 a 4440 0.09973 0.10387 0.09768 0.08163 0.073932
da 4441 0.10457 0.10871 0.10252 0.12430 0.073932
Quota fissa (€/anno) 15.7323 6.1200
Quota potenza (€/kW/anno) 5.7228 0.2342
Tabella 4.8 – Condizioni tariffarie per utenze non domestiche con potenza disponibile superiore a 16,5 kW
(tariffa BTA).
Servizi di vendita Servizi Oneri
di rete generali
fascia fascia
Quota energia (€/kWh) fascia F1 fascia F2 fascia F3
unica unica
gennaio 2014 0.10214 0.09959 0.07777
febbraio 2014 0.09316 0.09511 0.07941 0.00696 0.068362
marzo 2014 0.09351 0.10190 0.08029
Quota fissa (€/anno) 72.8708 25.5020 138.9214
Quota potenza (€/kW/anno) 31.8626
Nel caso di tariffa D2 è evidente la progressività, ovvero il principio secondo il cui all’aumentare del
consumo di energia si ha un costo specifico (€/kWh) maggiore. Si nota, infatti, un costo specifico
differente a seconda dello scaglione di consumo. Tale effetto tende a scoraggiare un consumo elevato di
energia elettrica. Ai fini del presente lavoro, la progressività delle tariffe D2 fa sì che per poter stimare
correttamente il costo dovuto ai consumi di energia elettrica collegati agli interventi di riqualificazione
energetica sia necessario ipotizzare un consumo di riferimento per i cosiddetti “usi obbligati
(illuminazione ed elettrodomestici). Su indicazione dell’AEEG che così definisce il consumo di una
famiglia tipo, gli usi obbligati saranno stimati pari a 2700 kWh all’anno.
Nelle precedenti tabelle si può osservare la presenza di alcune colonne che individuano una fascia.
Questo avviene perché l’energia elettrica ha un prezzo diverso a seconda del momento in cui la si
utilizza: durante il giorno (fascia F1), quando la domanda di elettricità è maggiore, costa generalmente
di più; la sera, la notte (fascia F2) e durante i giorni festivi (fascia F3), ha invece un prezzo più basso. Si
parla di prezzo monorario quando è lo stesso in tutte le ore del giorno, di biorario quando varia sulla
base di due differenti fasce orarie e multiorario quando varia per ognuna delle tre fasce orarie. Ai fini del
presente lavoro, per semplicità, si è scelto di utilizzare il prezzo monorario; nel caso della tariffa BTA il
prezzo monorario è stato ottenuto come una media pesata sul numero di ore di ciascuna fascia, (si è
provveduto a mediare il prezzo sui tre mesi mostrati in tabella).
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Sull’energia elettrica si pagano due imposte, l’imposta erariale di consumo (accisa) e l’imposta sul
valore aggiunto (IVA). In passato si pagavano anche le addizionali comunali e provinciali che sono state
recentemente soppresse. L’accisa è applicata alla quantità di energia consumata e ammonta a 0,0227
€/kWh per usi domestici e assimilati (tra i quali figurano anche i servizi condominiali di edifici
residenziali), 0,0121 €/kWh per l’illuminazione pubblica, 0,0121 €/kWh per altri usi se i consumi sono
inferiori a 1,2 GWh/mese e 0 €/kWh per altri usi se i consumi sono superiori a 1,2 GWh/mese. Inoltre,
per i clienti domestici è previsto un sistema di agevolazione per la fornitura nell'abitazione di residenza
anagrafica che ne riduce l'importo in caso di bassi consumi. In particolare, nel caso di forniture con
potenza impegnata compresa tra 1,5 kW e 3 kW, se si consuma fino a 220 kWh/mese non si paga
l’accisa sui primi 150 kWh. Se si consuma di più, i kWh esenti vengono gradualmente ridotti. Questo
meccanismo può essere espresso in forma più semplice, ma sostanzialmente uguale, nella maniera
descritta in Tabella 4.9.
Tabella 4.9 – Accisa per forniture di abitazioni di residenza anagrafica con potenza impegnata compresa tra
1,5kW e 3 kW.
Scaglione di consumo Accisa [€/kWh]
Fino a 150 kWh/mese 0
Da 150 kWh/mese a 220kWh/mese 0,0227
Da 220 kWh/mese a 370kWh/mese 0,0454
Oltre 370kWh/mese 0,0227
L’IVA è applicata sul costo complessivo del servizio. Attualmente le aliquote previste sono: 10% per usi
domestici e assimilati, 21% per illuminazione pubblica, 10% per alcuni usi particolari (ad esempio le
imprese estrattive, agricole e manifatturiere), 21% per gli altri usi.
Infine, in accordo con lo scenario di riferimento 2013 (PRIMES [38]) si è considerato un aumento del
prezzo dell’energia elettrica pari al 2,71% fino al 2020, un valore pressoché costante tra il 2020 e il 2030
e in seguito una leggera flessione dello 0,09% annuo. Tutti i valori indicati sono al netto dell’inflazione.
4.2 Risultati
I risultati sono mostrati, inizialmente, in maniera analitica nel paragrafo 4.2.1. Successivamente è
proposta una sintesi commentata nel paragrafo 4.2.2 ed, infine, alcuni casi studio sono dettagliati nel
paragrafo 4.2.3.
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 31 32 30 69 63 58 47 46 44 83 75 71 57 56 53
Costi energetici* [€/m2anno] 3.8 3.9 3.7 6.7 6.2 5.8 4.9 4.8 4.6 8.1 7.5 7.0 5.9 5.8 5.5
Investimento [€/m2] 241 300 309 338 332 290 242 296 303 347 334 291 244 298 311
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 108 69 51 181 165 137 137 74 40 209 180 148 151 80 47
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 26 51 71 22 23 25 21 46 89 19 22 23 19 43 77
Investimento addizionale [€/m2] 108 169 169 155 152 132 109 165 162 163 154 134 111 167 171
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 108 69 51 181 165 137 137 74 40 209 180 148 151 80 47
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 12 29 39 10 11 11 9 26 48 9 10 11 9 24 42
Costo globale [€/m2] 321 382 387 478 461 410 343 395 399 515 489 438 366 418 426
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 27 >30 >30 26 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 14 >30 >30 12 14 14 11 >30 >30 11 12 13 10 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 194 224 224 300 286 258 216 239 239 332 313 284 237 261 262
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 14 >30 >30 13 14 15 12 >30 >30 11 12 13 10 29 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 7 13 18 7 7 7 6 12 24 6 7 7 6 11 20
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.11 –Intervento di coibentazione dell’involucro opaco. Villette a schiera e piccoli condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 5 5 9 6 4 7 13 12 20 15 10 13 30 30 45
Costi energetici* [€/m2anno] 0.7 0.6 1.1 0.8 0.6 2.2 1.3 1.2 1.9 1.4 1.1 2.6 2.8 2.8 4.2
Investimento [€/m2] 138 131 204 189 211 214 143 136 211 194 218 219 150 141 220
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 28 26 28 26 12 9 55 51 54 51 23 17 104 81 72
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 57 58 86 85 209 292 30 31 45 44 112 150 17 20 36
Investimento addizionale [€/m2] 73 69 132 124 131 130 78 73 139 128 138 135 85 78 148
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 28 26 28 26 12 9 55 51 54 51 23 17 104 81 72
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 30 30 56 55 130 177 17 17 30 29 71 92 9 11 24
Costo globale [€/m2] 153 144 228 206 224 260 169 160 251 224 240 272 209 198 306
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 21 28 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 22 22 >30 >30 >30 >30 11 13 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 80 75 120 106 113 147 94 89 140 121 126 157 130 124 191
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 18 19 >30 30 >30 >30 10 11 21
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 13 13 >30 >30 >30 >30 9 9 15 15 >30 >30 6 7 11
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 33 28 24 48 48 68 51 41 36 60 60 85 62 51 44
Costi energetici* [€/m2anno] 3.1 2.7 3.6 4.1 4.1 5.8 4.4 3.6 4.3 5.3 5.3 7.5 5.5 4.6 5.2
Investimento [€/m2] 213 232 231 154 146 223 221 232 227 157 147 229 146 231 233
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 119 50 26 153 150 96 161 52 29 172 159 113 166 53 34
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 21 54 103 12 11 27 16 52 91 11 11 24 10 51 80
Investimento addizionale [€/m2] 148 152 147 88 83 151 156 152 142 92 84 157 85 151 149
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 119 50 26 153 150 96 161 52 29 172 159 113 166 53 34
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 14 35 65 7 6 18 11 34 57 6 6 16 6 33 51
Costo globale [€/m2] 277 289 307 240 231 345 312 307 317 268 257 385 260 327 341
Tempo di ritorno [anni] 29 >30 >30 15 15 >30 23 >30 >30 13 13 >30 12 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 18 >30 >30 8 8 27 15 >30 >30 7 7 21 7 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 165 166 185 159 154 227 196 185 198 185 180 264 183 206 218
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 11 >30 >30 8 8 17 10 >30 >30 8 8 14 7 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 8 18 >30 5 5 10 8 19 >30 5 5 9 5 17 30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 52 46 24 77 79 85 77 61 36 91 106 102 89 72 45
Costi energetici* [€/m2anno] 4.8 4.2 3.8 6.4 6.6 7.1 6.4 5.1 4.5 7.8 9.2 8.9 7.8 6.3 5.5
Investimento [€/m2] 192 194 176 202 236 190 193 195 173 207 239 192 194 192 177
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 79 43 21 101 108 80 87 43 24 123 112 82 93 40 29
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 28 52 95 23 25 28 26 53 83 20 25 27 24 56 71
Investimento addizionale [€/m2] 92 97 80 137 105 117 93 98 77 142 107 119 94 95 81
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 79 43 21 101 108 80 87 43 24 123 112 82 93 40 29
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 13 26 43 16 11 17 12 27 37 13 11 17 12 28 33
Costo globale [€/m2] 291 281 255 335 373 338 327 302 266 370 430 377 356 323 291
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 29 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 17 >30 >30 23 15 25 17 >30 >30 17 14 23 15 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 190 179 163 229 249 238 225 199 175 261 304 276 254 222 197
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 17 >30 >30 14 16 18 16 >30 >30 11 15 17 14 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 8 10 18 9 7 9 8 11 16 8 7 9 7 11 13
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 42 21 17 66 91 84 65 33 26 85 107 91 72 43 36
Costi energetici* [€/m2anno] 3.7 1.9 3.3 5.5 7.4 6.9 5.3 2.7 3.9 7.2 9.1 7.8 6.1 3.7 4.9
Investimento [€/m2] 159 126 136 186 171 159 163 124 133 193 175 161 163 122 135
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 43 36 25 79 66 73 54 36 32 145 101 78 59 39 38
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 43 41 63 27 30 25 35 40 49 15 20 24 32 36 41
Investimento addizionale [€/m2] 64 66 56 103 88 88 68 64 54 111 92 90 69 66 57
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 43 36 25 79 66 73 54 36 32 145 101 78 59 39 38
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 17 21 26 15 15 14 15 21 20 9 11 13 14 20 17
Costo globale [€/m2] 236 166 204 299 326 303 273 180 214 344 365 323 291 200 236
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 21 30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 23 >30 >30 21 22 19 21 >30 >30 11 13 17 17 29 24
Costo globale con incentivi [€/m2] 153 99 133 201 235 219 187 115 143 242 273 239 205 135 165
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 29 27 >30 17 20 16 24 29 >30 10 12 14 20 24 28
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 8 10 10 9 9 8 8 10 9 6 7 8 8 10 9
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 134 99 79 239 220 186 177 120 84 277 243 205 197 133 97
Costi energetici* [€/m2anno] 13.0 9.9 8.0 20.8 19.2 16.4 15.7 10.9 7.8 24.9 22.0 18.7 18.0 12.5 9.3
Investimento [€/m2] 59 71 73 82 81 88 67 80 83 87 85 92 70 85 87
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 5 2 2 11 7 9 6 0 0 14 11 13 10 3 3
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 127 515 534 90 132 119 121 0 18809 70 91 83 84 371 379
Investimento addizionale [€/m2] 12 14 14 24 24 26 20 24 24 28 28 30 23 28 29
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 2 3 3 1 1 1 1 1 2 3 3 4 3 4 4
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 68 61 63 257 266 221 243 184 180 99 95 86 87 76 78
Costo globale [€/m2] 338 287 252 528 493 443 404 320 259 619 557 496 457 357 295
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 307 250 213 484 450 397 368 278 215 573 512 447 420 312 249
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 10 9 10 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Tabella 4.15 –Intervento di sostituzione dei serramenti. Villette a schiera e piccoli condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 32 29 35 31 15 16 63 59 70 61 32 29 126 101 107
Costi energetici* [€/m2anno] 3.1 2.8 3.4 3.0 1.7 3.0 5.6 5.2 6.2 5.5 2.9 4.0 11.4 9.1 9.7
Investimento [€/m2] 60 64 68 56 68 60 64 68 72 59 72 64 67 71 75
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 2 2 2 1 0 0 4 5 5 4 1 0 8 10 10
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 462 440 443 454 0 0 182 174 181 180 1409 2299 91 85 86
Investimento addizionale [€/m2] 7 7 7 6 7 7 10 11 12 10 12 10 13 14 15
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 0 0 0 0 0 0 1 1 2 1 2 1 3 4 4
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 437 397 391 422 307 571 91 87 90 90 85 121 50 46 46
Costo globale [€/m2] 133 132 150 126 113 132 191 187 212 183 144 157 313 271 288
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 101 98 114 97 77 100 157 151 174 152 106 123 278 234 248
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 7 7 7 7 7 7 9 9 9 9 9 9 9 9 9
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 143 75 49 189 184 152 199 92 65 216 202 180 213 100 75
Costi energetici* [€/m2anno] 13.0 7.0 5.8 15.7 15.2 12.8 16.6 7.9 6.8 18.6 17.4 15.6 18.5 8.9 7.9
Investimento [€/m2] 62 75 67 76 80 85 70 85 76 80 84 90 74 90 80
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 7 2 2 12 13 13 11 0 0 15 17 19 14 4 2
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 97 379 517 75 73 78 77 24961 0 62 59 56 61 288 394
Investimento addizionale [€/m2] 12 15 13 22 24 25 21 25 22 26 28 29 24 30 26
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 3 4 2 4 4 3 3 2 1 6 7 7 6 6 4
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 52 45 61 70 68 100 72 137 197 51 49 47 51 59 79
Costo globale [€/m2] 341 232 198 414 409 364 427 263 228 480 460 429 470 290 257
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 309 193 163 374 367 319 390 218 188 438 415 381 431 242 215
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 9 9 9 >30 >30 >30 >30 >30 >30 30 27 25 30 >30 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 122 83 44 170 177 144 150 98 62 204 202 156 165 102 74
Costi energetici* [€/m2anno] 10.9 7.4 5.6 13.9 14.5 11.9 12.4 8.1 6.6 17.4 17.3 13.5 14.2 8.8 7.9
Investimento [€/m2] 65 62 78 49 81 116 74 71 89 52 85 122 78 75 94
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 9 6 1 8 10 20 13 6 -2 10 16 27 17 10 0
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 87 125 1120 74 96 67 64 136 0 61 62 52 53 89 0
Investimento addizionale [€/m2] 13 12 15 14 24 34 22 21 26 17 28 40 26 25 31
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 3 3 3 2 2 5 5 2 1 4 6 11 7 5 4
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 48 44 66 71 175 73 54 110 498 52 53 41 42 53 100
Costo globale [€/m2] 301 227 207 346 395 382 343 251 241 421 458 421 386 270 273
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 267 194 166 320 353 321 304 213 194 394 413 357 344 230 224
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 27 32 33 30 18 11 52 66 65 59 35 23 112 114 88
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 75 51 35 124 132 140 107 62 51 201 180 147 111 72 62
Costi energetici* [€/m2anno] 6.6 4.5 4.9 10.1 10.8 11.5 8.7 5.1 6.0 17.1 15.3 12.6 9.4 6.1 7.3
Investimento [€/m2] 73 57 107 141 105 88 83 65 122 148 110 93 87 69 128
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 10 6 6 22 24 17 12 7 5 29 29 21 21 10 10
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 85 116 204 76 50 62 84 109 271 60 45 51 49 77 150
Investimento addizionale [€/m2] 14 11 21 41 31 26 24 19 36 49 36 31 29 23 42
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 4 3 4 5 5 6 2 3 3 11 9 9 6 6 7
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 46 40 56 104 76 52 154 68 161 49 44 40 60 43 72
Costo globale [€/m2] 221 160 226 373 346 340 277 181 266 527 445 369 296 207 300
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 183 130 170 298 291 294 233 147 201 449 387 320 250 171 232
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 9 9 9 >30 >30 27 >30 >30 >30 28 22 18 >30 20 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.18 –Intervento di installazione di caldaia/e a condensazione e valvole termostatiche. Edifici monofamiliari.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 45 43 41 30 20 17 84 81 78 58 40 34 138 111 102
Costi energetici* [€/m2anno] 5.2 5.0 4.8 3.8 2.8 2.6 8.2 8.0 7.6 6.0 4.4 3.9 13.4 10.9 10.2
Investimento [€/m2] 44 43 35 27 27 31 44 43 35 27 27 31 44 43 35
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 10 10 9 7 5 1 17 17 16 12 9 2 27 22 20
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 52 52 44 45 63 246 30 30 26 26 36 188 19 23 20
Investimento addizionale [€/m2] 29 28 24 18 18 21 29 28 24 18 18 21 29 28 24
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 7 6 6 5 3 1 11 11 10 8 6 2 17 14 13
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 51 51 45 45 63 167 30 30 27 27 38 127 19 23 21
Costo globale [€/m2] 171 166 151 118 97 100 234 228 210 164 130 127 341 289 262
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 148 144 132 104 83 83 211 205 191 150 116 111 318 266 244
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 13 30 14
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 30 30 >30 >30 10 13 11
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 116 84 77 209 190 163 154 97 80 243 212 182 173 109 95
Costi energetici* [€/m2anno] 11.4 8.5 7.9 18.3 16.7 14.5 13.7 8.9 7.6 22.0 19.3 16.7 16.0 10.3 9.2
Investimento [€/m2] 27 27 31 44 43 35 27 27 31 44 43 35 27 27 31
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 23 17 3 40 37 32 30 24 3 47 41 35 33 27 4
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 14 19 112 13 14 13 11 13 109 11 12 12 10 12 97
Investimento addizionale [€/m2] 18 18 21 29 28 24 18 18 21 29 28 24 18 18 21
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 15 11 3 26 24 20 19 17 3 30 26 23 21 19 4
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 14 20 76 13 14 13 11 13 74 11 12 12 10 11 65
Costo globale [€/m2] 277 217 209 444 409 352 325 225 203 522 464 398 372 255 237
Tempo di ritorno [anni] 30 >30 >30 29 30 30 15 30 >30 15 25 24 12 25 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 28 >30 >30 27 30 28 15 27 >30 14 17 16 12 15 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 263 202 193 420 386 333 311 211 186 499 442 380 357 240 220
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 9 13 >30 9 10 9 8 10 >30 8 9 8 7 9 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 9 10 >30 9 9 9 8 9 >30 8 8 8 7 8 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.19 –Intervento di installazione di caldaia/e a condensazione e valvole termostatiche. Villette a schiera e piccoli condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 25 23 27 24 11 15 50 47 55 48 24 29 100 81 86
Costi energetici* [€/m2anno] 2.4 2.3 2.8 2.4 1.3 2.9 4.5 4.2 5.0 4.4 2.3 3.9 9.2 7.5 8.0
Investimento [€/m2] 24 22 32 25 28 41 26 23 35 27 29 41 26 23 34
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 8 8 9 8 4 1 17 16 19 16 8 2 33 28 29
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 33 32 40 36 86 325 17 17 22 19 41 264 9 9 14
Investimento addizionale [€/m2] 13 12 16 12 14 27 14 13 18 13 14 27 14 13 17
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 7 6 7 6 3 1 13 13 15 13 6 2 26 22 23
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 22 23 25 23 55 213 12 12 14 12 27 173 6 7 9
Costo globale [€/m2] 86 79 104 87 68 119 131 122 155 131 90 140 229 190 216
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 12 13 30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 16 24 30 24 >30 >30 7 8 11
Costo globale con incentivi [€/m2] 73 68 87 74 53 97 118 110 136 117 75 119 216 178 198
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 12 12 30 13 >30 >30 7 7 9
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 10 11 12 10 >30 >30 8 8 8 8 14 >30 5 5 6
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 111 58 48 153 148 122 158 66 62 180 168 150 174 74 74
Costi energetici* [€/m2anno] 10.3 5.5 5.8 12.8 12.4 10.4 13.4 5.8 6.5 15.7 14.6 13.3 15.3 6.7 7.9
Investimento [€/m2] 28 29 41 27 25 33 28 29 41 30 27 35 30 30 41
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 38 19 2 47 48 41 50 26 3 50 49 46 52 29 3
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 9 18 211 7 6 9 7 13 183 7 6 9 7 12 165
Investimento addizionale [€/m2] 14 15 27 15 14 17 14 15 27 16 15 18 16 15 27
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 30 15 2 36 37 32 39 21 3 37 37 35 39 23 3
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 6 11 138 5 4 6 4 8 120 5 5 6 5 8 108
Costo globale [€/m2] 256 157 180 307 295 265 321 163 196 371 344 328 363 185 224
Tempo di ritorno [anni] 11 >30 >30 9 8 13 9 30 >30 9 8 12 9 27 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 7 14 >30 6 6 7 6 11 >30 6 6 7 6 9 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 241 142 158 293 282 247 306 148 174 355 330 309 347 169 202
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 7 12 >30 6 6 8 6 10 >30 6 6 7 6 9 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 5 7 >30 4 4 5 4 6 >30 5 4 5 4 6 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Tabella 4.20 –Intervento di installazione di caldaia/e a condensazione e valvole termostatiche. Medi condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 21 25 27 24 14 10 41 52 54 47 29 23 88 91 77
Costi energetici* [€/m2anno] 2.0 2.4 2.6 2.3 1.4 2.6 3.7 4.6 4.8 4.3 2.6 3.5 7.9 8.2 7.0
Investimento [€/m2] 21 27 24 24 20 63 22 28 26 25 21 63 22 28 25
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 7 9 9 8 5 1 14 18 18 16 9 2 28 31 26
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 34 37 31 35 49 491 18 19 16 18 25 411 9 10 11
Investimento addizionale [€/m2] 10 12 11 11 10 38 11 13 12 12 10 38 11 13 11
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 6 7 7 6 4 1 11 14 14 12 7 2 22 24 21
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 21 22 18 21 31 295 11 11 10 11 16 247 6 6 6
Costo globale [€/m2] 72 90 90 84 58 148 109 138 139 126 84 168 198 211 182
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 12 14 15
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 14 14 12 14 >30 >30 7 7 8
Costo globale con incentivi [€/m2] 61 76 77 71 48 115 98 123 125 113 73 135 186 197 169
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 13 13 11 13 >30 >30 7 8 8
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 10 10 9 10 14 >30 7 7 7 7 9 >30 5 5 5
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 99 66 43 137 138 122 124 74 57 168 165 139 141 80 70
Costi energetici* [€/m2anno] 9.0 6.0 5.5 11.3 11.5 10.2 10.4 6.3 6.2 14.4 14.3 12.1 12.3 7.0 7.7
Investimento [€/m2] 25 21 63 23 29 26 26 21 63 32 30 26 27 22 63
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 31 22 2 40 47 42 38 29 3 45 51 44 40 31 3
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 10 11 325 7 7 7 8 9 284 8 7 7 8 8 253
Investimento addizionale [€/m2] 12 11 38 12 14 12 13 11 38 19 14 12 13 11 38
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 23 17 2 30 37 33 29 23 3 33 39 34 30 25 3
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 6 7 195 4 4 4 5 5 170 7 4 4 5 5 152
Costo globale [€/m2] 224 157 209 270 281 250 254 162 224 347 342 291 295 178 254
Tempo di ritorno [anni] 13 24 >30 9 10 10 11 12 >30 11 9 9 10 11 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 7 9 >30 6 5 5 6 7 >30 9 5 5 6 6 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 210 146 175 258 266 236 240 151 191 330 326 277 281 167 221
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 8 8 >30 6 6 6 7 7 >30 7 6 6 7 7 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 5 6 >30 4 4 4 5 5 >30 6 4 4 4 4 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Tabella 4.21 –Intervento di installazione di caldaia/e a condensazione e valvole termostatiche. Grandi condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 19 25 27 15 9 6 41 51 53 31 19 15 70 78 79
Costi energetici* [€/m2anno] 1.8 2.4 2.6 1.4 0.8 2.2 3.6 4.5 4.7 2.7 1.7 3.0 6.2 7.0 7.1
Investimento [€/m2] 20 19 21 19 12 57 22 19 26 21 15 57 21 24 21
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 7 9 9 5 3 1 14 17 18 10 6 2 24 27 27
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 35 26 26 45 50 470 18 13 17 23 28 407 10 10 9
Investimento addizionale [€/m2] 12 10 10 12 7 34 13 10 15 13 10 34 13 14 10
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 5 7 7 4 2 1 11 14 14 8 5 2 19 21 21
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 28 17 15 36 38 281 14 8 12 19 23 243 8 8 5
Costo globale [€/m2] 68 79 84 58 36 133 106 122 137 87 57 148 161 180 179
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 30 >30 >30 >30 >30 14 14 12
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 30 >30 >30 >30 30 10 26 >30 >30 >30 10 9 6
Costo globale con incentivi [€/m2] 57 69 73 48 30 102 95 112 123 76 49 118 150 167 168
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 13 10 12 >30 >30 >30 8 8 7
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] >30 9 8 >30 >30 >30 9 6 8 10 13 >30 6 6 5
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 64 43 38 108 116 116 88 50 53 172 161 127 98 59 68
Costi energetici* [€/m2anno] 5.6 3.8 5.3 8.8 9.6 9.6 7.2 4.1 6.2 14.7 13.8 11.0 8.4 5.1 7.9
Investimento [€/m2] 20 15 57 22 25 27 21 15 57 26 28 27 21 16 57
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 21 14 2 37 40 39 30 19 3 57 47 40 33 23 3
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 11 13 298 7 7 8 8 9 253 5 7 8 8 8 220
Investimento addizionale [€/m2] 13 10 34 14 15 15 13 10 34 17 17 16 13 10 34
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 17 11 2 29 31 31 23 15 3 44 35 31 26 18 3
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 9 11 178 6 6 6 7 8 151 4 5 6 6 7 131
Costo globale [€/m2] 147 102 196 217 236 240 182 109 215 345 327 269 205 130 250
Tempo di ritorno [anni] 16 30 >30 10 10 11 12 14 >30 7 9 11 10 11 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 11 14 >30 7 7 7 9 10 >30 5 7 7 7 8 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 136 94 166 205 223 226 171 100 185 331 313 255 194 122 220
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 8 9 >30 6 7 7 7 8 >30 5 6 7 6 7 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 7 7 >30 5 5 5 6 6 >30 4 5 5 5 6 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.22 –Intervento di coibentazione dell’involucro opaco e sostituzione serramenti. Edifici monofamiliari.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 10 10 8 6 7 9 18 18 15 12 14 16 34 33 29
Costi energetici* [€/m2anno] 2.2 2.2 1.9 1.7 1.8 1.9 2.7 2.7 2.4 2.1 2.3 2.5 4.1 4.1 3.7
Investimento [€/m2] 371 364 333 273 336 351 389 381 348 285 351 357 403 394 360
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 44 42 42 30 16 9 83 80 79 58 34 19 132 100 94
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 99 101 93 105 244 457 55 56 51 57 121 214 35 46 44
Investimento addizionale [€/m2] 129 127 113 92 149 151 147 144 129 105 163 158 161 157 141
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 42 41 40 29 16 9 79 78 77 56 34 21 125 96 90
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 36 36 33 37 105 188 22 22 20 22 55 87 15 19 18
Costo globale [€/m2] 426 419 383 317 383 401 455 447 408 337 408 419 500 490 448
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 28 >30 >30 >30 19 26 24
Costo globale con incentivi [€/m2] 231 227 208 173 223 216 250 246 225 187 248 230 288 282 258
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 23 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 10 10 10 10 >30 >30 9 9 9 9 >30 >30 8 9 9
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 24 30 28 53 52 46 38 45 44 61 60 54 44 52 50
Costi energetici* [€/m2anno] 3.2 3.8 3.6 5.4 5.3 4.8 4.1 4.7 4.6 6.3 6.2 5.6 4.8 5.5 5.3
Investimento [€/m2] 300 371 382 421 413 378 309 376 386 433 419 384 314 383 399
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 116 71 53 197 176 149 146 75 40 231 195 165 164 84 50
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 30 61 85 25 27 29 25 58 112 22 25 27 22 53 93
Investimento addizionale [€/m2] 119 183 183 179 176 158 129 189 187 192 182 164 134 195 199
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 113 72 54 188 170 142 141 77 42 220 188 156 157 85 52
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 12 30 40 11 12 13 11 29 52 10 11 12 10 27 45
Costo globale [€/m2] 375 460 467 546 536 492 405 487 494 577 561 515 424 509 522
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 15 >30 >30 14 16 17 14 >30 >30 12 14 15 12 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 217 300 275 324 319 293 242 326 302 349 340 312 258 349 329
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 18 >30 >30 16 18 20 16 >30 >30 13 15 17 13 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 7 20 20 7 7 8 7 22 >30 7 7 7 6 20 30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.23 –Intervento di coibentazione dell’involucro opaco e sostituzione serramenti. Villette a schiera e piccoli condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 3 3 7 4 4 7 8 7 15 10 9 12 20 19 33
Costi energetici* [€/m2anno] 0.5 0.4 0.9 0.6 0.6 2.2 0.9 0.7 1.5 1.1 1.0 2.5 1.9 1.8 3.1
Investimento [€/m2] 198 195 272 245 278 274 207 204 283 253 290 283 216 211 295
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 30 29 30 28 12 8 59 56 60 56 23 17 115 92 84
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 76 79 105 102 280 384 40 42 55 53 144 189 22 27 41
Investimento addizionale [€/m2] 80 75 139 130 138 136 88 84 151 138 150 145 98 92 162
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 29 27 29 27 12 9 57 53 57 53 24 18 109 86 77
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 32 32 57 56 132 181 18 18 31 30 71 93 10 12 24
Costo globale [€/m2] 218 213 301 267 302 330 234 229 324 284 322 345 266 259 372
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 25 26 >30 >30 >30 >30 12 15 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 113 111 158 137 155 185 125 122 175 150 169 196 152 148 216
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 13 16 29
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 11 11 29 29 >30 >30 9 9 14 14 >30 >30 7 7 11
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 23 25 22 36 34 55 39 40 35 42 40 65 44 46 41
Costi energetici* [€/m2anno] 2.2 2.5 3.5 3.1 2.9 4.7 3.4 3.5 4.3 3.7 3.5 5.8 4.0 4.2 4.9
Investimento [€/m2] 275 307 298 229 226 309 291 317 303 237 232 319 220 321 313
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 129 53 28 166 164 110 172 53 29 190 179 133 184 58 37
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 25 67 124 16 16 33 20 70 121 14 15 28 14 64 99
Investimento addizionale [€/m2] 160 167 160 111 106 176 176 177 165 118 112 186 110 181 175
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 124 55 29 158 155 100 165 55 31 181 169 121 175 60 38
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 15 36 64 8 8 20 12 38 63 8 8 18 7 35 53
Costo globale [€/m2] 330 370 381 305 299 419 373 404 404 326 319 453 314 422 428
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 24 24 >30 >30 >30 >30 20 21 >30 19 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 19 >30 >30 10 10 >30 17 >30 >30 9 9 25 9 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 185 208 223 184 180 257 220 237 245 202 196 285 198 253 263
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 15 >30 >30 10 10 23 12 >30 >30 9 10 18 9 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 8 16 >30 6 6 10 8 20 >30 6 6 9 6 17 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.24 –Intervento di coibentazione dell’involucro opaco e sostituzione serramenti. Medi condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 10 10 10 11 9 5 20 21 20 20 17 11 43 46 39
Costi energetici* [€/m2anno] 1.0 1.1 1.0 1.1 0.9 2.2 1.8 1.9 1.8 1.8 1.5 2.5 3.9 4.2 3.5
Investimento [€/m2] 221 278 264 233 233 235 228 289 276 245 243 242 241 299 285
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 18 24 26 22 10 6 37 49 53 44 21 13 75 76 66
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 140 137 117 126 259 439 72 69 61 65 133 214 37 46 51
Investimento addizionale [€/m2] 121 89 109 81 86 76 128 101 121 93 96 83 141 110 130
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 18 22 23 20 10 7 34 46 48 41 20 14 71 71 55
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 80 47 54 48 104 133 44 25 30 27 56 69 23 18 27
Costo globale [€/m2] 247 310 299 265 259 290 271 340 328 292 284 306 329 398 374
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 25 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 130 163 160 142 137 167 151 187 183 163 156 179 202 240 224
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 26 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] >30 12 21 14 >30 >30 23 9 11 10 22 24 11 8 11
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 41 40 23 70 68 63 62 55 38 80 90 72 70 62 45
Costi energetici* [€/m2anno] 3.8 3.7 3.7 5.8 5.7 5.3 5.3 4.6 4.7 6.9 7.8 6.3 6.1 5.4 5.4
Investimento [€/m2] 257 256 254 252 317 306 267 266 262 259 324 314 272 267 271
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 90 50 22 108 119 102 101 50 22 133 128 112 113 50 29
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 33 60 133 27 31 35 31 62 138 23 29 33 28 62 108
Investimento addizionale [€/m2] 105 109 95 152 129 151 115 119 103 159 135 159 120 120 112
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 85 47 24 103 111 88 93 46 25 127 118 96 103 46 33
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 14 27 46 17 14 20 14 30 48 15 13 19 14 30 39
Costo globale [€/m2] 345 342 344 381 449 434 388 372 373 412 499 464 411 391 399
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 18 >30 >30 26 19 >30 21 >30 >30 19 18 30 18 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 210 207 210 248 281 273 248 232 235 275 329 299 268 250 256
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 22 >30 >30 18 22 28 22 >30 >30 14 20 24 18 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 8 10 16 10 8 10 8 13 22 9 8 10 8 13 17
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Tabella 4.25 –Intervento di coibentazione dell’involucro opaco e sostituzione serramenti. Grandi condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 2 10 10 6 2 0 6 19 20 14 6 2 23 39 36
Costi energetici* [€/m2anno] 0.3 0.9 1.0 0.6 0.2 1.8 0.6 1.7 1.8 1.2 0.5 1.9 2.1 3.5 3.3
Investimento [€/m2] 281 240 217 213 167 223 295 214 227 224 175 229 305 258 235
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 24 25 26 14 10 6 49 50 53 28 20 15 72 67 71
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 138 113 95 181 193 422 70 50 50 94 103 181 49 45 38
Investimento addizionale [€/m2] 99 82 83 60 61 57 113 56 93 71 69 64 123 101 102
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 21 21 24 12 9 6 42 43 49 25 18 14 61 53 64
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 56 46 39 58 77 117 31 15 22 34 44 54 23 22 19
Costo globale [€/m2] 303 271 247 236 178 275 325 263 275 260 193 284 367 345 315
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 21 >30 >30 >30 >30 >30 >30 26
Costo globale con incentivi [€/m2] 155 145 133 124 91 158 170 150 155 142 101 163 206 209 191
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 28
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 17 13 13 11 29 22 11 7 10 10 17 12 10 9 9
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 32 15 11 43 64 67 52 25 21 51 73 67 53 32 26
Costi energetici* [€/m2anno] 2.8 1.4 2.8 3.5 5.3 5.5 4.3 2.1 3.4 4.4 6.2 5.8 4.6 2.8 4.0
Investimento [€/m2] 231 184 243 327 276 248 245 190 256 342 286 254 251 191 263
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 54 42 31 103 93 90 66 44 38 180 136 101 78 50 49
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 50 50 91 37 35 32 43 50 79 22 24 29 37 44 62
Investimento addizionale [€/m2] 79 78 77 145 118 114 92 84 90 159 128 120 98 88 100
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 48 40 29 86 73 79 57 40 35 162 117 89 63 46 46
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 19 23 31 20 19 17 19 24 30 11 13 16 18 22 25
Costo globale [€/m2] 301 221 317 422 403 377 347 243 345 455 433 389 359 260 366
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 28 >30 >30 >30 >30 26 >30 >30 >30 15 17 22 27 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 179 124 189 250 257 246 218 143 210 275 282 256 227 159 227
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 28 24 >30 >30 >30 14 16 20 29 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 8 10 10 10 9 9 9 10 10 7 8 9 9 10 10
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Tabella 4.26 –Intervento di coibentazione dell’involucro opaco, sost. serramenti e inst. caldaia/e a condensazione e valvole termostatiche. Edifici monofamiliari.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 8 8 7 5 6 8 15 14 12 10 11 16 27 27 23
Costi energetici* [€/m2anno] 1.9 1.8 1.6 1.5 1.5 1.8 2.3 2.2 2.0 1.8 1.9 2.3 3.4 3.4 3.0
Investimento [€/m2] 433 425 385 314 379 398 452 443 402 327 394 405 466 456 414
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 47 46 45 33 19 10 88 85 83 62 38 21 140 108 102
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 106 108 100 111 232 458 60 61 56 61 121 227 39 49 47
Investimento addizionale [€/m2] 177 174 155 124 183 189 195 192 171 138 198 196 210 204 184
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 42 42 41 30 18 11 78 77 76 56 36 22 124 97 90
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 49 48 44 49 119 208 29 29 26 28 65 102 20 25 24
Costo globale [€/m2] 501 492 446 365 433 461 529 519 470 385 457 479 568 556 505
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 29 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 273 268 243 200 233 251 291 286 258 212 249 265 322 315 286
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 19 19 17 18 >30 >30 12 11 10 11 >30 >30 9 10 10
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 19 24 27 43 42 37 31 37 42 49 48 43 35 42 48
Costi energetici* [€/m2anno] 2.6 3.1 3.4 4.4 4.4 4.0 3.4 3.9 4.4 5.1 5.0 4.6 3.9 4.5 5.1
Investimento [€/m2] 342 415 431 486 477 434 353 422 437 500 484 441 358 429 450
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 122 78 54 209 187 160 155 85 42 244 208 177 174 95 52
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 33 62 93 27 30 32 26 58 120 24 27 29 24 53 100
Investimento addizionale [€/m2] 152 219 222 230 226 203 163 226 228 243 232 210 169 233 241
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 111 73 55 186 169 142 139 80 44 217 187 156 156 89 54
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 16 35 47 14 16 17 14 33 61 13 14 16 13 31 52
Costo globale [€/m2] 418 503 528 611 599 546 446 528 556 639 621 566 463 548 584
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 22 >30 >30 21 23 26 19 >30 >30 17 19 22 16 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 238 284 300 354 348 317 260 305 325 376 366 334 274 322 346
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 23 >30 >30 18 23 25 18 >30 >30 15 17 19 15 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 8 16 25 8 9 9 8 17 >30 8 8 9 8 15 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
14002104
Tabella 4.27 –Intervento di coib. dell’involucro opaco, sost. serramenti e inst. caldaia/e a cond. e valvole termostatiche. Villette a schiera e piccoli condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 2 2 5 3 3 7 6 5 10 7 7 12 14 13 23
Costi energetici* [€/m2anno] 0.4 0.4 0.8 0.5 0.6 2.1 0.7 0.6 1.1 0.8 0.8 2.4 1.4 1.3 2.3
Investimento [€/m2] 230 226 313 278 316 328 240 235 326 286 331 338 249 243 339
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 31 29 32 29 13 10 62 58 64 58 26 19 120 97 93
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 86 89 114 111 291 401 45 47 59 57 148 209 24 29 42
Investimento addizionale [€/m2] 100 96 164 151 162 176 109 105 176 158 176 186 119 113 189
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 28 26 28 26 12 10 55 52 57 52 25 19 108 86 80
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 42 43 67 67 152 206 23 23 36 35 82 111 13 15 27
Costo globale [€/m2] 259 253 353 309 351 400 274 267 375 324 372 416 300 291 414
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 16 21 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 137 134 188 163 184 227 148 143 203 173 198 238 168 163 235
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 15 19 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 17 17 >30 >30 >30 >30 10 10 18 17 >30 >30 7 8 12
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 16 18 21 25 24 39 28 29 34 30 28 46 32 33 39
Costi energetici* [€/m2anno] 1.6 1.9 3.3 2.3 2.1 3.4 2.5 2.6 4.2 2.7 2.6 4.2 2.9 3.1 4.8
Investimento [€/m2] 310 349 353 269 260 356 333 367 359 279 268 370 264 376 370
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 135 60 29 176 173 125 183 64 31 202 191 151 196 71 39
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 27 68 140 18 17 33 21 67 135 16 16 28 16 61 111
Investimento addizionale [€/m2] 181 195 201 137 130 207 204 213 207 147 137 220 139 221 218
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 123 57 30 158 154 107 165 61 32 181 169 129 176 67 40
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 17 40 77 10 10 23 14 41 74 9 9 20 9 38 63
Costo globale [€/m2] 365 414 452 340 327 457 410 453 477 361 346 488 352 474 501
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 30 29 >30 >30 >30 >30 24 25 >30 24 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 23 >30 >30 13 13 >30 21 >30 >30 12 12 30 11 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 201 230 265 199 190 269 235 259 287 214 204 293 212 275 306
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 16 >30 >30 11 11 27 14 >30 >30 10 10 19 10 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 9 19 >30 7 7 11 9 28 >30 7 7 10 6 24 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.28 – Intervento di coibentazione dell’involucro opaco, sost. serramenti e inst. caldaia/e a condensazione e valvole termostatiche. Medi condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 7 7 7 8 6 4 14 15 14 14 12 10 31 33 27
Costi energetici* [€/m2anno] 0.7 0.8 0.8 0.8 0.7 2.0 1.3 1.4 1.3 1.3 1.1 2.4 2.8 3.1 2.6
Investimento [€/m2] 246 313 301 265 260 316 254 326 314 278 272 324 268 336 323
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 21 26 29 25 13 8 42 55 59 50 26 15 87 89 76
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 136 138 120 126 236 488 70 69 62 65 121 259 36 44 49
Investimento addizionale [€/m2] 136 109 133 100 103 132 143 122 146 112 114 140 157 132 155
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 19 23 24 21 11 8 36 48 50 43 22 15 77 78 61
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 84 54 63 55 109 194 46 29 34 31 59 106 24 20 29
Costo globale [€/m2] 276 351 342 302 291 400 297 377 368 326 313 417 343 422 403
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 146 186 183 162 154 234 163 206 202 179 170 246 202 245 233
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 27 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] >30 17 >30 19 >30 >30 26 10 14 11 30 >30 11 9 12
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 29 29 22 50 48 45 45 39 36 57 64 51 50 44 43
Costi energetici* [€/m2anno] 2.8 2.7 3.6 4.2 4.1 3.8 3.8 3.4 4.5 5.0 5.7 4.6 4.4 4.0 5.3
Investimento [€/m2] 290 285 337 280 356 347 303 297 346 289 364 356 310 300 356
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 102 61 24 128 138 120 119 65 24 156 154 133 132 67 31
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 33 55 164 25 30 34 30 53 167 22 28 31 27 52 132
Investimento addizionale [€/m2] 125 128 153 169 152 178 138 140 162 177 159 187 144 143 171
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 89 53 26 113 120 97 102 55 27 139 132 107 113 57 35
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 16 28 69 17 15 21 16 29 70 15 14 20 15 29 57
Costo globale [€/m2] 368 359 455 386 467 456 406 388 485 412 507 482 427 405 511
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 22 >30 >30 27 22 >30 24 >30 >30 20 19 >30 21 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 215 209 277 238 279 273 246 231 303 259 315 294 263 246 324
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 25 >30 >30 17 24 29 24 >30 >30 13 18 24 18 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 8 11 >30 10 8 10 9 13 >30 9 8 10 8 13 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.29 – Intervento di coibentazione dell’involucro opaco, sost. serramenti e inst. caldaia/e a condensazione e valvole termostatiche. Grandi condomini.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 2 7 7 5 1 0 5 14 14 10 4 2 16 28 26
Costi energetici* [€/m2anno] 0.2 0.7 0.7 0.5 0.1 1.7 0.4 1.2 1.3 0.9 0.4 1.8 1.5 2.6 2.4
Investimento [€/m2] 296 270 247 239 187 301 329 246 258 251 195 309 340 291 267
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 24 27 29 15 11 7 51 55 58 32 21 16 79 78 82
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 142 114 98 179 206 476 75 52 51 92 107 226 50 44 38
Investimento addizionale [€/m2] 106 103 102 78 76 112 139 78 113 90 84 120 150 123 122
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 20 22 25 13 9 7 41 45 51 26 19 15 63 59 68
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 62 55 47 71 98 190 39 20 26 40 53 93 28 24 21
Costo globale [€/m2] 325 306 281 265 203 381 364 293 305 287 218 391 398 367 337
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 169 163 151 139 105 222 191 164 169 155 115 228 218 213 197
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 24 19 17 25 >30 >30 16 9 10 13 27 >30 11 10 9
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 23 11 11 30 46 48 37 18 20 36 52 48 38 23 25
Costi energetici* [€/m2anno] 2.0 1.0 2.6 2.5 3.8 4.0 3.1 1.5 3.3 3.1 4.5 4.2 3.3 2.0 3.8
Investimento [€/m2] 259 205 324 365 311 281 274 212 338 385 322 288 280 214 346
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 63 46 32 115 111 109 81 51 39 194 156 120 93 59 51
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 48 51 116 37 33 30 39 48 100 23 24 28 35 42 79
Investimento addizionale [€/m2] 98 94 135 174 143 136 113 101 149 193 153 143 119 106 160
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 52 41 31 91 83 90 65 44 37 165 127 99 71 51 48
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 22 27 51 22 20 18 20 27 47 14 14 17 19 24 39
Costo globale [€/m2] 320 241 425 447 416 388 359 260 454 484 442 400 370 273 475
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 28 >30 >30 >30 18 19 25 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 183 133 254 255 252 240 215 148 276 281 273 248 222 160 293
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 27 24 >30 >30 >30 15 16 19 28 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 9 11 >30 10 10 9 10 12 >30 8 8 9 9 11 28
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 139 101 80 250 227 195 184 120 84 291 254 218 207 135 100
Costi energetici* [€/m2anno] 12.7 9.3 7.4 20.9 19.0 16.4 15.5 10.2 7.1 25.4 22.2 19.1 18.2 12.0 8.8
Investimento [€/m2] 34 34 38 51 50 43 34 34 38 51 50 43 34 34 38
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 9 9 9 10 10 9 9 8 9 9 9 9 8 8 8
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 44 45 50 61 60 55 46 46 52 64 63 58 48 48 54
Investimento addizionale [€/m2]
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno]
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Costo globale [€/m2] 309 237 205 501 461 398 368 257 199 595 527 454 423 294 235
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni]
Costo globale con incentivi [€/m2] 291 220 184 475 435 375 350 240 179 568 501 431 406 276 215
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni]
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Tabella 4.31 –Intervento di coibent. dell’involucro opaco, sost. serramenti e inst. caldaia/e a cond., valvole termostatiche e pannelli solari termici. E. monofamiliari.
Zona climatica B B B B B B C C C C C C D D D
Classe di vetustà V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 8 8 7 5 6 8 15 14 12 10 11 16 27 27 23
Costi energetici* [€/m2anno] 1.1 1.0 0.9 0.8 0.8 1.1 1.5 1.5 1.3 1.1 1.2 1.6 2.6 2.6 2.3
Investimento [€/m2] 466 457 411 334 397 420 483 474 426 346 411 426 497 486 438
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 57 55 54 41 27 19 97 94 92 70 46 29 149 117 110
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 96 97 89 94 170 259 58 59 54 57 105 169 39 48 46
Investimento addizionale [€/m2] 209 205 180 145 201 211 227 222 196 157 215 217 241 235 207
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 51 51 49 38 26 19 88 86 84 64 44 31 133 105 98
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 47 47 42 44 90 127 30 30 27 28 57 81 21 26 25
Costo globale [€/m2] 534 523 470 382 447 479 562 551 494 402 471 498 600 586 527
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 289 283 253 206 238 258 307 301 270 219 254 273 338 330 297
Tempo di ritorno con incentivi [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 30 30 28 29 >30 >30 13 13 12 12 >30 >30 10 11 10
Zona climatica D D D E E E E E E F F F F F F
Classe di vetustà V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6 V1 V2 V3 V4 V5 V6
EPH (post intervento) [kWh/m2anno] 19 24 27 43 42 37 31 37 42 49 48 43 35 42 48
Costi energetici* [€/m2anno] 1.9 2.4 2.7 3.7 3.7 3.3 2.8 3.3 3.7 4.4 4.4 3.9 3.3 3.9 4.4
Investimento [€/m2] 361 431 452 516 506 455 370 437 455 528 511 462 375 443 468
Risparmio energetico* [kWh/m2anno] 130 86 63 218 196 168 163 93 50 252 216 184 181 102 60
Rapporto costi benefici [k€/tep anno] 32 59 84 28 30 32 26 55 105 24 27 29 24 50 91
Investimento addizionale [€/m2] 171 235 242 259 254 225 181 241 246 272 260 231 186 247 259
Risparmio energetico addizionale [kWh/m2anno] 119 81 64 194 177 150 147 87 52 225 195 164 163 96 62
Rapporto costi benefici (addizionale) [k€/tep anno] 17 34 44 15 17 17 14 32 55 14 16 16 13 30 49
Costo globale [€/m2] 434 517 545 642 630 568 462 541 573 670 651 588 479 561 600
Tempo di ritorno [anni] >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
Tempo di ritorno (finestra opportunità) [anni] 26 >30 >30 26 29 30 23 >30 >30 19 24 26 17 >30 >30
Costo globale con incentivi [€/m2] 244 289 307 371 363 328 267 311 333 392 381 345 281 327 354
Tempo di ritorno con incentivi [anni] 25 >30 >30 19 25 27 18 >30 >30 15 18 19 15 >30 >30
Tempo di ritorno con incentivi (finestra opportunità) [anni] 9 16 30 9 9 9 8 17 >30 8 9 9 8 15 >30
* Negli edifici monofamiliari e negli edifici con impianti autonomi (V6) sono considerati anche i consumi per la produzione di acqua calda sanitaria.
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Continuando la disamina sulla scala dei costi crescenti, l’intervento successivo è quello di installazione
di un sistema solare termico. Quindi segue la sostituzione dei serramenti. Il costo di tale riqualificazione
è legato alla località, in quanto dalla zona climatica di appartenenza discende la scelta sulla tipologia di
serramento (in maniera da accedere così agli incentivi); tuttavia le variazione dei prezzi tra le diverse
soluzioni sono comunque inferiori al 10% rispetto al valore medio.
Decisamente più caro è, invece, l’intervento di coibentazione dell’involucro opaco, che costa più di tutti
i precedenti interventi messi insieme. Confrontando i vari edifici, si osserva che nei monofamiliari si ha
il costo massimo, in quanto un fattore di forma elevato implica una maggiore superfice disperdente da
isolare rapportata alla superfice di pavimento dell’edificio. Come per i serramenti, anche per gli elementi
dell’involucro opaco, per accedere agli incentivi, esistono condizioni prestazionali da rispettare in
funzione della zona climatica; conseguentemente, a parità di situazione ex-ante, potrebbe essere
necessario uno spessore di isolante maggiore nelle località più fredde. Tuttavia il costo dell’intervento è
dovuto principalmente a voci che dipendono dalla superfice su cui si interviene e in minima parte dallo
spessore dell’isolante. Pertanto non si hanno sostanziali variazioni di costo in funzione della località in
cui è realizzato l’intervento.
Infine, per quanto concerne le riqualificazioni che comprendono combinazioni degli interventi illustrati
in precedenza, non si segnalano vistose sinergie. Pertanto intervenendo contemporaneamente su più
ambiti non si hanno sostanziali riduzioni di costi. Alcune di queste considerazione sono riportate in
maniera numerica attraverso la Tabella 4.32.
Tabella 4.32 – Costi di investimento per gli interventi di riqualificazione: valori medi per tipologia.
MF VS MC GC
A - Involucro opaco 290 €/m2 194 €/m2 193 €/m2 148 €/m2
B - Serramenti 73 €/m2 73 €/m2 74 €/m2 90 €/m2
C - Impianto termico (monofamiliari) 34 €/m2
C - Impianto termico (centralizzati) 28 €/m2 25 €/m2 21 €/m2
C - Impianto termico ( autonomi) 43 €/m2 64 €/m2 51 €/m2
D - Solare termico 41 €/m2
A+B+C+(D) 438 €/m2 309 €/m2 309 €/m2 274 €/m2
Per quanto concerne i risparmi energetici derivanti dalle riqualificazioni, un quadro di sintesi è fornito
nella Tabella 4.33 per gli edifici monofamiliari e nella Tabella 4.34 per i condomini (si tratta di medie
estese agli edifici costruiti prima del 1980). Si nota che l’intervento che genera i risparmi energetici
maggiori è la coibentazione dell’involucro opaco. In termini percentuali i risparmi sono mediamente
superiori al 50% dei consumi per riscaldamento ex-ante nei condomini, valore che sale al 70% negli
edifici monofamiliari. Se si considera che in Europa, secondo il GBPN [45], una riqualificazione può
definirsi profonda (deep renovation) se si registra una riduzione dei consumi di almeno il 75% dei
consumi totali, allora emerge che la coibentazione dell’involucro opaco è una misura indispensabile, a
meno di fare uno uso estremo di energia da fonte rinnovabile. Tuttavia, la coibentazione dell’involucro
opaco da sola non è sufficiente al raggiungimento di un così ambizioso obbiettivo.
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La seconda misura più efficace in termini di riduzione dei consumi è il rinnovamento dell’impianto
termico. I benefici sono maggiori nei condomini dove la riduzione si attesta intorno al 25%, mentre è
compresa tra il 15% e il 20% negli edifici monofamiliari. Decisamente meno performante è l’intervento
sui serramenti, dove le riduzioni sono al massimo di poco superiori al 10% ma in alcuni casi tendono
quasi ad annullarsi (edifici monofamiliari localizzati in zone climatiche calde). Tuttavia, nella
valutazione di questo intervento sarebbe opportuno considerare anche gli eventuali benefici sui
fabbisogni di raffrescamento associati alle schermature solari installate contestualmente ai nuovi
serramenti.
L’ultimo intervento considerato è l’installazione di un sistema solare termico (limitatamente agli edifici
monofamiliari). A differenza degli altri casi, i risparmi specifici, in termini assoluti, sono pressoché
costanti in tutte le zone climatiche in quanto la superfice di pannelli solari è stata definita in modo da
coprire almeno il 60% del fabbisogno di energia per produzione di acqua sanitaria. Confrontati con gli
altri interventi, al sud i risparmi energetici possono essere superiori a quelli generati dal rinnovamento
dell’impianto termico, mentre in zona climatica F questo risulta essere l’intervento meno efficace.
Tabella 4.33 – Risparmi energetici per zona climatica [kWh/m2 anno]. Edifici monofamiliari.
zc B zc C zc D zc E zc F
Involucro opaco 37 70 101 155 172
Serramenti 1 3 7 8 12
Impianto di riscaldamento 9 15 23 35 39
Solare termico 10 10 10 9 9
Tabella 4.34 – Risparmi energetici per zona climatica [kWh/m2 anno]. Condomini.
zc B zc C zc D zc E zc F
Involucro opaco 19 38 58 81 99
Serramenti 3 6 12 16 21
Impianto di riscaldamento 8 16 27 39 45
Per quanto concerne le valutazioni economiche, informazioni dettagliate sono presenti da Tabella 4.37 a
Tabella 4.44. Si nota che, a seconda della località, della tipologia e dell’epoca di costruzione
dell’edificio, l’intervento ottimale sotto il profilo dei costi, ovvero quello a cui è associato il costo
globale minimo, è alternativamente o il rinnovamento dell’impianto di riscaldamento o, in un numero
minore di casi, l’isolamento dell’involucro opaco. Da notare che la presenza di incentivi tende a spostare
la convenienza verso l’intervento di coibentazione dell’involucro opaco, avente un investimento più
oneroso e risparmi energetici maggiori. Inoltre si osserva che tale intervento risulta essere il più
conveniente prevalentemente negli edifici monofamiliari e nelle villette a schiera.
Tuttavia in taluni casi risulta che nessuno degli interventi proposti consente di ottenere un costo globale
inferiore a quello dell’edificio ex-ante e un tempo di ritorno compreso nella vita tecnica dei componenti
installati. In particolare in zona climatica B e negli edifici costruiti dopo il 1991, anche in presenza di
incentivi, nessun intervento ha una convenienza economica. Passando a zone climatiche più fredde e ad
epoche di costruzioni precedenti le prime leggi sull’efficienza energetica degli edifici la convenienza
degli investimenti aumenta progressivamente.
È interessante notare che per un dato edificio la riqualificazione ottimale sotto il profilo dei costi non
sempre è quella con il tempo di ritorno minimo. Infatti, a parte due sole eccezioni, la riqualificazione
con il minor tempo di ritorno è sempre il rinnovamento dell’impianto termico. Ne consegue che nel
lungo periodo, può risultare conveniente sostenere un investimento più oneroso a cui sono associati
maggiori risparmi energetici (coibentazione dell’involucro opaco).
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Infine in Tabella 4.35 è mostrata la forbice tra tempo di ritorno dell’investimento minimo e massimo nel
caso di intervento di installazione di caldaia a condensazione e valvole termostatiche per edifici costruiti
prima dell’entrata in vigore della 373/76. La Tabella 4.36 contiene le medesime informazioni per
l’intervento di isolamento dell’involucro opaco.
Tutte le valutazioni sono replicate anche nel caso in cui ci fosse l’opportunità di realizzare l’intervento
di riqualificazione in occasione di una cosiddetta finestra d’opportunità e in funzione della possibilità di
fruire delle detrazioni fiscali. La casistica consta di 4 possibilità così come già illustrate nella Tabella 4.1
(caso 1: senza incentivi; caso 2: con incentivi; caso 3: finestra d’opportunità senza incentivi; caso 4:
finestra d’opportunità con incentivi).
Tabella 4.35 – Valore minimo e massimo del tempo di ritorno per rinnovamento dell’impianto termico.
Caso 1 Caso 2 Caso 3 Caso 4
zc B >30 >30 >30 8/>30
zc C >30 10/>30 10/>30 6/>30
zc D 11/>30 7/14 7/>30 5/13
zc E 9/>30 6/10 5/>30 4/9
zc F 7/>30 5/9 5/17 4/8
Tabella 4.36 – Valore minimo e massimo del tempo di ritorno per coibentazione dell’involucro opaco.
Caso 1 Caso 2 Caso 3 Caso 4
zc B >30 >30 >30 12/>30
zc C >30 18/>30 16/>30 7/23
zc D 21/>30 10/>30 11/>30 8/12
zc E 15/>30 8/>30 8/27 6/10
zc F 12/>30 7/>30 7/23 5/9
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Tabella 4.37 – Costo globale [€/m2] senza e con incentivi (in grassetto i valori minimi se inferiori al valore ex-ante). Edifici Monofamiliari.
Zona Classe di Ex-ante A B C D A+B A+B+C A+B+C+D
climatica vetustà senza con senza con senza con senza con senza con senza con senza con
V1 126 357 196 197 163 171 148 174 148 426 231 501 273 534 289
V2 123 348 190 195 161 166 144 169 143 419 227 492 268 523 283
V3 117 307 168 195 158 151 132 156 134 383 208 446 243 470 253
B
V4 92 259 143 151 123 118 104 120 102 317 173 365 200 382 206
V5 67 310 166 141 108 97 83 95 77 383 223 433 233 447 238
V6 57 325 175 133 99 100 83 91 70 401 216 461 251 479 258
V1 201 386 218 273 236 234 211 250 224 455 250 529 291 562 307
V2 196 376 211 269 233 228 205 243 217 447 246 519 286 551 301
V3 188 331 187 268 229 210 191 228 205 408 225 470 258 494 270
C
V4 146 279 158 207 177 164 150 175 157 337 187 385 212 402 219
V5 106 331 182 184 148 130 116 135 117 408 248 457 249 471 254
V6 85 339 188 165 128 127 111 120 100 419 230 479 265 498 273
V1 329 439 265 396 358 341 318 378 351 500 288 568 322 600 338
V2 269 424 254 338 301 289 266 316 290 490 282 556 315 586 330
V3 250 377 228 325 284 262 244 290 267 448 258 505 286 527 297
D
V4 280 321 194 338 307 277 263 309 291 375 217 418 238 434 244
V5 209 382 224 287 250 217 202 237 220 460 300 503 284 517 289
V6 170 387 224 252 213 209 193 205 184 467 275 528 300 545 307
V1 451 478 300 528 484 444 420 501 475 546 324 611 354 642 371
V2 411 461 286 493 450 409 386 461 435 536 319 599 348 630 363
V3 356 410 258 443 397 352 333 398 375 492 293 546 317 568 328
E
V4 337 343 216 404 368 325 311 368 350 405 242 446 260 462 267
V5 227 395 239 320 278 225 211 257 240 487 326 528 305 541 311
V6 163 399 239 259 215 203 186 199 179 494 302 556 325 573 333
V1 544 515 332 619 573 522 499 595 568 577 349 639 376 670 392
V2 477 489 313 557 512 464 442 527 501 561 340 621 366 651 381
V3 412 438 284 496 447 398 380 454 431 515 312 566 334 588 345
F
V4 393 366 237 457 420 372 357 423 406 424 258 463 274 479 281
V5 264 418 261 357 312 255 240 294 276 509 349 548 322 561 327
V6 199 426 262 295 249 237 220 235 215 522 329 584 346 600 354
14002104
Tabella 4.38 – Costo globale [€/m2] senza e con incentivi (in grassetto i valori minimi se inferiori al valore ex-ante). Villette a schiera e piccoli condomini.
Zona Classe di Ex-ante A B C A+B A+B+C
climatica vetustà senza con senza con senza con senza con senza con
V1 67 153 80 133 101 86 73 218 113 259 137
V2 62 144 75 132 98 79 68 213 111 253 134
V3 75 228 120 150 114 104 87 301 158 353 188
B
V4 65 206 106 126 97 87 74 267 137 309 163
V5 34 224 113 113 77 68 53 302 155 351 184
V6 62 260 147 132 100 119 97 330 185 400 227
V1 125 169 94 191 157 131 118 234 125 274 148
V2 117 160 89 187 151 122 110 229 122 267 143
V3 137 251 140 212 174 155 136 324 175 375 203
C
V4 122 224 121 183 152 131 117 284 150 324 173
V5 62 240 126 144 106 90 75 322 169 372 198
V6 84 272 157 157 123 140 119 345 196 416 238
V1 251 209 130 313 278 229 216 266 152 300 168
V2 207 198 124 271 234 190 178 259 148 291 163
V3 220 306 191 288 248 216 198 372 216 414 235
D
V4 283 277 165 341 309 256 241 330 185 365 201
V5 150 289 166 232 193 157 142 370 208 414 230
V6 124 307 185 198 163 180 158 381 223 452 265
V1 346 240 159 414 374 307 293 305 184 340 199
V2 338 231 154 409 367 295 282 299 180 327 190
V3 287 345 227 364 319 265 247 419 257 457 269
E
V4 364 312 196 427 390 321 306 373 220 410 235
V5 165 307 185 263 218 163 148 404 237 453 259
V6 140 317 198 228 188 196 174 404 245 477 287
V1 414 268 185 480 438 371 355 326 202 361 214
V2 391 257 180 460 415 344 330 319 196 346 204
V3 357 385 264 429 381 328 309 453 285 488 293
F
V4 409 260 183 470 431 363 347 314 198 352 212
V5 192 327 206 290 242 185 169 422 253 474 275
V6 169 341 218 257 215 224 202 428 263 501 306
14002104
Tabella 4.39 – Costo globale [€/m2] senza e con incentivi (in grassetto i valori minimi se inferiori al valore ex-ante). Medi condomini.
Zona Classe di Ex-ante A B C A+B A+B+C
climatica vetustà senza con senza con senza con senza con senza con
V1 55 204 108 98 78 72 61 247 130 276 146
V2 67 239 126 138 104 90 76 310 163 351 186
V3 72 202 111 171 122 90 77 299 160 342 183
B
V4 64 203 111 127 96 84 71 265 142 302 162
V5 38 197 104 100 71 58 48 259 137 291 154
V6 57 208 122 139 102 148 115 290 167 400 234
V1 103 229 130 144 122 109 98 271 151 297 163
V2 128 269 152 200 164 138 123 340 187 377 206
V3 133 232 138 232 180 139 125 328 183 368 202
C
V4 118 231 135 181 148 126 113 292 163 326 179
V5 71 221 125 135 103 84 73 284 156 313 170
V6 77 220 132 163 124 168 135 306 179 417 246
V1 216 290 186 256 233 198 186 329 202 343 202
V2 226 334 214 293 256 211 197 398 240 422 245
V3 193 288 192 281 228 182 169 374 224 403 233
D
V4 242 291 190 301 267 224 210 345 210 368 215
V5 165 281 179 227 194 157 146 342 207 359 209
V6 119 255 163 207 166 209 175 344 210 455 277
V1 302 335 229 346 320 270 258 381 248 386 238
V2 318 373 249 395 353 281 266 449 281 467 279
V3 282 338 238 382 321 250 236 434 273 456 273
E
V4 280 327 225 343 304 254 240 388 248 406 246
V5 179 302 199 251 213 162 151 372 232 388 231
V6 134 266 175 241 194 224 191 373 235 485 303
V1 378 370 261 421 394 347 330 412 275 412 259
V2 387 430 304 458 413 342 326 499 329 507 315
V3 329 377 276 421 357 291 277 464 299 482 294
F
V4 325 356 254 386 344 295 281 411 268 427 263
V5 201 323 222 270 230 178 167 391 250 405 246
V6 165 291 197 273 224 254 221 399 256 511 324
14002104
Tabella 4.40 – Costo globale [€/m2] senza e con incentivi (in grassetto i valori minimi se inferiori al valore ex-ante). Grandi condomini.
Zona Classe di Ex-ante A B C A+B A+B+C
climatica vetustà senza con senza con senza con senza con senza con
V1 50 182 93 172 113 68 57 303 155 325 169
V2 66 187 104 154 110 79 69 271 145 306 163
V3 71 173 96 147 110 84 73 247 133 281 151
B
V4 39 165 87 111 77 58 48 236 124 265 139
V5 23 121 61 80 53 36 30 178 91 203 105
V6 49 165 98 159 108 133 102 275 158 381 222
V1 99 205 112 218 156 106 95 325 170 364 191
V2 123 180 114 208 162 122 112 263 150 293 164
V3 130 201 121 205 166 137 123 275 155 305 169
C
V4 75 189 108 147 110 87 76 260 142 287 155
V5 46 136 73 104 75 57 49 193 101 218 115
V6 65 170 103 179 124 148 118 284 163 391 228
V1 173 259 163 280 215 161 150 367 206 398 218
V2 193 275 187 265 217 180 167 345 209 367 213
V3 197 250 167 264 223 179 168 315 191 337 197
D
V4 155 236 153 221 183 147 136 301 179 320 183
V5 105 166 99 160 130 102 94 221 124 241 133
V6 114 204 133 226 170 196 166 317 189 425 254
V1 246 299 201 373 298 217 205 422 250 447 255
V2 266 326 235 346 291 236 223 403 257 416 252
V3 266 303 219 340 294 240 226 377 246 388 240
E
V4 200 273 187 277 233 182 171 347 218 359 215
V5 117 180 115 181 147 109 100 243 143 260 148
V6 134 214 143 266 201 215 185 345 210 454 276
V1 406 344 242 527 449 345 331 455 275 484 281
V2 368 365 273 445 387 327 313 433 282 442 273
V3 299 323 239 369 320 269 255 389 256 400 248
F
V4 232 291 205 296 250 205 194 359 227 370 222
V5 146 200 135 207 171 130 122 260 159 273 160
V6 169 236 165 300 232 250 220 366 227 475 293
14002104
Tabella 4.41 – Tempo di ritorno dell’investimento senza e con incentivi (in grassetto i valori minimi ). Edifici Monofamiliari.
Zona Classe di A B C D A+B A+B+C A+B+C+D
climatica vetustà senza con senza con senza con senza con senza con senza con senza con
V1 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V2 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V3 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
B
V4 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V5 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V2 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V3 >30 30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
C
V4 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V5 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 19 >30 >30 >30 13 >30 >30 >30 23 >30 30 >30 >30
V2 >30 26 >30 >30 >30 30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V3 >30 24 >30 >30 >30 14 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
D
V4 >30 14 >30 >30 30 9 >30 >30 >30 18 >30 23 >30 25
V5 >30 >30 >30 >30 >30 13 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 13 >30 >30 29 9 >30 >30 >30 16 >30 18 >30 19
V2 >30 14 >30 >30 30 10 >30 >30 >30 18 >30 23 >30 25
V3 >30 15 >30 >30 30 9 >30 >30 >30 20 >30 25 >30 27
E
V4 >30 12 >30 >30 15 8 >30 >30 >30 16 >30 18 >30 18
V5 >30 >30 >30 >30 30 10 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 27 11 >30 >30 15 8 >30 >30 >30 13 >30 15 >30 15
V2 >30 12 >30 >30 25 9 >30 >30 >30 15 >30 17 >30 18
V3 >30 13 >30 >30 24 8 >30 >30 >30 17 >30 19 >30 19
F
V4 26 10 >30 >30 12 7 >30 >30 >30 13 >30 15 >30 15
V5 >30 29 >30 >30 25 9 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
14002104
Tabella 4.42 – Tempo di ritorno dell’investimento senza e con incentivi (in grassetto i valori minimi). Villette a schiera e piccoli condomini.
Zona Classe di A B C A+B A+B+C
climatica vetustà senza con senza con senza con senza con senza con
V1 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V2 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V3 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
B
V4 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V5 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 18 >30 >30 >30 12 >30 >30 >30 >30
V2 >30 19 >30 >30 >30 12 >30 >30 >30 >30
V3 >30 >30 >30 >30 >30 30 >30 >30 >30 >30
C
V4 >30 30 >30 >30 >30 13 >30 >30 >30 >30
V5 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 21 10 >30 >30 12 7 >30 13 >30 15
V2 28 11 >30 >30 13 7 >30 16 >30 19
V3 >30 21 >30 >30 30 9 >30 29 >30 >30
D
V4 29 11 >30 >30 11 7 >30 15 >30 16
V5 >30 >30 >30 >30 >30 12 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 15 8 >30 >30 9 6 24 10 30 11
V2 15 8 >30 >30 8 6 24 10 29 11
V3 >30 17 >30 >30 13 8 >30 23 >30 27
E
V4 23 10 >30 >30 9 6 >30 12 >30 14
V5 >30 >30 >30 >30 30 10 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 13 8 >30 >30 9 6 20 9 24 10
V2 13 8 >30 >30 8 6 21 10 25 10
V3 >30 14 >30 >30 12 7 >30 18 >30 19
F
V4 12 7 >30 >30 9 6 19 9 24 10
V5 >30 >30 >30 >30 27 9 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
14002104
Tabella 4.43 – Tempo di ritorno dell’investimento senza e con incentivi (in grassetto i valori minimi). Medi condomini.
Zona Classe di A B C A+B A+B+C
climatica vetustà senza con senza con senza con senza con senza con
V1 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V2 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V3 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
B
V4 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V5 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 >30 >30 >30 >30 13 >30 >30 >30 >30
V2 >30 >30 >30 >30 >30 13 >30 >30 >30 >30
V3 >30 >30 >30 >30 >30 11 >30 >30 >30 >30
C
V4 >30 >30 >30 >30 >30 13 >30 >30 >30 >30
V5 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 21 >30 >30 12 7 >30 26 >30 27
V2 >30 26 >30 >30 14 8 >30 >30 >30 >30
V3 >30 30 >30 >30 15 8 >30 >30 >30 >30
D
V4 >30 17 >30 >30 13 8 >30 22 >30 25
V5 >30 >30 >30 >30 24 8 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 14 >30 >30 9 6 >30 18 >30 17
V2 >30 16 >30 >30 10 6 >30 22 >30 24
V3 >30 18 >30 >30 10 6 >30 28 >30 29
E
V4 >30 16 >30 >30 11 7 >30 22 >30 24
V5 >30 >30 >30 >30 12 7 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 29 11 >30 >30 11 7 >30 14 >30 13
V2 >30 15 >30 >30 9 6 >30 20 >30 18
V3 >30 17 >30 >30 9 6 >30 24 >30 24
F
V4 >30 14 >30 >30 10 7 >30 18 >30 18
V5 >30 >30 >30 >30 11 7 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
14002104
Tabella 4.44 – Tempo di ritorno dell’investimento senza e con incentivi (in grassetto i valori minimi). Grandi condomini.
Zona Classe di A B C A+B A+B+C
climatica vetustà senza con senza con senza con senza con senza con
V1 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V2 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V3 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
B
V4 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V5 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 >30 >30 >30 >30 13 >30 >30 >30 >30
V2 >30 25 >30 >30 30 10 >30 >30 >30 >30
V3 >30 26 >30 >30 >30 12 >30 >30 >30 >30
C
V4 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V5 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 26 >30 >30 14 8 >30 >30 >30 >30
V2 >30 28 >30 >30 14 8 >30 >30 >30 >30
V3 >30 19 >30 >30 12 7 >30 28 >30 >30
D
V4 >30 29 >30 >30 16 8 >30 >30 >30 >30
V5 >30 27 >30 >30 30 9 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 >30 17 >30 >30 10 6 >30 >30 >30 >30
V2 >30 20 >30 >30 10 7 >30 28 >30 27
V3 >30 16 >30 >30 11 7 >30 24 >30 24
E
V4 >30 24 >30 >30 12 7 >30 >30 >30 >30
V5 >30 29 >30 >30 14 8 >30 >30 >30 >30
V6 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
V1 21 10 >30 >30 7 5 >30 14 >30 15
V2 30 12 >30 >30 9 6 >30 16 >30 16
V3 >30 14 >30 >30 11 7 >30 20 >30 19
F
V4 >30 20 >30 >30 10 6 >30 29 >30 28
V5 >30 24 >30 >30 11 7 >30 >30 >30 >30
V6 >30 28 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30 >30
14002104
L’edificio, mostrato in Figura 4.2, consta di 4 piani ed ha un fattore di forma (rapporto S/V) pari a 0,46.
Sono presenti un sottotetto non abitabile e un piano seminterrato (cantine) entrambi non riscaldati. Il
dettaglio sugli elementi che costituiscono l’involucro opaco è fornito in Tabella 4.45, i serramenti,
invece, sono in vetro chiaro singolo e telaio in legno. Complessivamente la trasmittanza termica media
dell’involucro è 1,92 W/m2K. L’impianto termico per il riscaldamento è di tipo centralizzato con
montanti di distribuzione ed è costituito da una caldaia (2 stelle) di 130 kW. Il consumo di gas naturale
per il riscaldamento è pari a 25'000 Sm3 corrispondenti ad un costo di circa 20'000 € (ovvero circa 13
€/m2). La produzione dell’acqua calda sanitaria avviene attraverso impianti autonomi installati in
ciascuna abitazione che, tuttavia, non sono oggetto delle riqualificazioni energetiche proposte.
14002104
In Tabella 4.46 è presentato un quadro di sintesi degli interventi di riqualificazione. Si osserva che, ad
eccezione dell’intervento B (serramenti), che ha un beneficio relativamente basso in rapporto al costo,
per tutti gli altri vale la regola: maggiore il costo dell’investimento, maggiore il risparmio energetico. In
assenza di incentivi, solo l’intervento C (impianto termico) si giustifica da un punto di vista finanziario:
infatti è l’unico ad avere un tempo di ritorno inferiore al periodo di calcolo (11 anni) e ad esso è
associato un costo globale inferiore rispetto a quello dell’edificio nella situazione ex-ante (226 €/m2
contro 266 €/m2). Si vede, infatti dalla Figura 4.3 in cui è mostrato il costo globale rispetto alla
prestazione energetica, che tutti gli altri interventi hanno un costo globale superiore ai 300 €/m2. Infine,
il costo per risparmiare una tonnellata equivalente di petrolio varia tra gli 8'000 € dell’intervento C ai
62'000 € dell’intervento B.
340
320
300
280
260
240
220
200
40 60 80 100 120 140 160
Fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento [kWh/m2anno]
In presenza di incentivi la situazione cambia radicalmente, in quanto tutti gli interventi ad eccezione del
B risultano finanziariamente vantaggiosi. Da notare che il costo globale minore è associato all’intervento
A (involucro opaco), mentre il tempo di ritorno minore corrisponde all’intervento C. Questo vuol dire
che la soluzione ottimale sotto il profilo dei costi è rappresentata dall’intervento A, sebbene l’intervento
C permette di recuperare più in fretta l’investimento.
Nel caso si presentasse una finestra d’opportunità, nella Tabella 4.47 è indicata la quota di costo e di
risparmio energetico addizionale rispetto ad un intervento “base”, ovvero non orientato verso
l’efficienza energetica. Si ricorda che gli interventi base sono i seguenti (si usa la stessa lettera utilizzata
per l’intervento di riqualificazione energetica per rendere immediata la corrispondenza):
14002104
A. Aggiustamento di parti di intonaco ammalorate e pitturazione della facciata (1050 m2). Per
permettere di realizzare tale intervento è necessario un ponteggio. Inoltre si ipotizza, altresì, la
sostituzione dei discendenti.
B. (Per tale intervento definire un intervento base è poco realistico, tuttavia, per completezza, viene
comunque proposto un esempio) Installazione di serramenti con trasmittanza termica
complessiva pari a 3 W/m2K (doppi vetri semplici) per complessivi 217 m2. L’intervento
comprende la rimozione dei vecchi serramenti.
C. Installazione di una caldaia tradizionale di potenzialità pari a quella sostituita. L’intervento
comprende anche la rimozione del vecchio generatore, opere accessorie elettriche e murarie
presso la centrale termica e il vaso di espansione.
La quota di costo addizionale è compresa tra circa il 30% (intervento sui serramenti) e il 55% (sia per
l’intervento sull’involucro opaco sia per quello sulla centrale termica). In merito ai risparmi, invece, la
quota addizionale varia tra il 35% (serramenti) e il 100% (involucro opaco). Come conseguenza il
rapporto tra costi di investimento e risparmi energetici conseguiti si riduce in tutti i casi. Si nota anche
una decisa riduzione dei tempi di ritorno specie per gli interventi che coinvolgono l’involucro
dell’edificio.
Tabella 4.47 – Sintesi degli interventi di riqualificazione in occasione di finestre d’opportunità (GCV3E).
A B C A+B A+B+C
Costo addizionale [€/m2] 88 26 15 114 136
Risparmi energetici add.[kWh/m2anno] 73 6 31 79 90
Tempo di ritorno [anni] 19 >30 7 26 28
Tempo di ritorno (incentivi) [anni] 8 27 5 9 9
Rapporto costi benefici add.[k€/tep anno] 14 52 6 17 18
L’edificio, che ha un fattore di forma pari a 0,73 m-1, poggia direttamente sul terreno (vespaio areato) e
consta di 2 piani riscaldati e un sottotetto non abitabile. Il dettaglio sugli elementi che costituiscono
l’involucro opaco è fornito in Tabella 4.48, mentre i serramenti sono in vetro chiaro singolo e telaio in
legno. Complessivamente la trasmittanza termica media dell’involucro è 1,68 W/m2K. L’impianto
termico è costituito da una caldaia (2 stelle, 34 kW) per il riscaldamento e la produzione istantanea di
acqua calda sanitaria. Il consumo complessivo di gas naturale è pari a 3'200 Sm3 (circa il 90% è dovuto
al riscaldamento) corrispondenti ad un costo di circa 2'500 € (ovvero circa 17 €/m2).
14002104
Oltre a questi interventi sono proposte anche tre combinazioni di interventi: A+B, A+B+C e A+B+C+D.
Nei casi in cui l’intervento sull’impianto termico è associato a quelli di coibentazione dell’involucro, la
potenza della nuova caldaia sarà inferiore a quella della caldaia installata precedentemente.
In Tabella 4.49 è presentato un quadro di sintesi degli interventi di riqualificazione. Si osserva che
l’intervento di coibentazione dell’involucro opaco si distingue dagli altri sia in termini di risparmi
energetici che in termini di costo di investimento. La netta differenza di risparmio energetico è evidente
anche nella Figura 4.5 che sembra essere divisa in due parti: a destra l’edificio ex-ante e le
riqualificazioni B, C e D a cui corrisponde un fabbisogno di energia primaria compreso tra 170 e 210
kWh/m2anno, e a sinistra le riqualificazioni che includono tra gli interventi la coibentazione
dell’involucro opaco (fabbisogno di energia primaria compreso tra 40 e 80 kWh/m2anno). D’altro canto
l’intervento di coibentazione dell’involucro opaco ha un costo di investimento pari a più di 3 volte il
costo del secondo intervento più caro, ovvero la sostituzione dei serramenti, e addirittura circa 8 volte il
costo dell’intervento sull’impianto termico. Per quanto concerne gli indici economici si osserva che in
assenza di incentivi, l’unico intervento che ha una convenienza in termini di costo globale è il
14002104
rinnovamento dell’impianto termico (il tempo di ritorno coincide con il periodo di calcolo). In presenza
di incentivi, invece, tutte le riqualificazioni proposte diventano convenienti ad eccezioni della B
(sostituzione serramenti) e della D (solare termico). In particolare si noti che, come già accaduto
nell’esempio precedente, l’intervento con il tempo di ritorno più breve (impianto termico), non è quello
con il costo globale minore, in quanto sia l’intervento di coibentazione dell’involucro opaco sia le
combinazioni di interventi proposte risultano avere un costo globale inferiore. In particolare, è proprio
l’intervento di coibentazione dell’involucro opaco a risultare ottimale in virtù di un costo globale
minimo. Infine, si noti che il rapporto tra costo dell’investimento e risparmio energetico atteso ha il
valore minimo per l’intervento C (circa 13'000 € per risparmiare una tonnellata equivalente di petrolio
all’anno) e ha un andamento simile a quello del tempo di ritorno dell’investimento (entrambi gli indici
non tengono conto della vita tecnica dell’intervento).
500
450
400
350
300
250
200
40 60 80 100 120 140 160 180 200 220
Fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento e ACS [kWh/m2anno]
20
Si sarà notato che il tempo di ritorno è compreso nel periodo di calcolo ma è superiore alla vita tecnica sia della
caldaia che delle valvole termostatiche. Come detto nel paragrafo 4.1, si ipotizza che all’esaurirsi della vita tecnica
gli elementi siano sostituiti. In questo caso è possibile avere un tempo di ritorno superiore alla vita tecnica di
suddetti elementi giacché nell’intervento è compreso anche l’adeguamento della canna fumaria.
14002104
la stessa lettera utilizzata per l’intervento di riqualificazione energetica per rendere immediata la
corrispondenza):
A. Aggiustamento di parti di intonaco ammalorate e pitturazione della facciata (235 m2). Per
permettere di realizzare tale intervento è necessario un ponteggio. Inoltre si ipotizza, altresì, la
sostituzione dei discendenti.
B. (Per tale intervento definire un intervento base è poco realistico, tuttavia, per completezza, viene
comunque proposto un esempio) Installazione di serramenti con trasmittanza termica
complessiva pari a 3 W/m2K (doppi vetri semplici) per complessivi 20 m2. L’intervento
comprende la rimozione dei vecchi serramenti.
C. Installazione di una caldaia tradizionale di potenzialità pari a quella sostituita.
È interessante notare che, in una tale circostanza, l’intervento di coibentazione dell’involucro opaco ha
una notevole convenienza economica giacché il tempo di ritorno dell’investimento si riduce a soli 14
anni che si dimezzano in caso di accesso agli incentivi. Ciò accade, in virtù di una totale addizionalità
dei risparmi e una quota di costo di investimento addizionale inferiore al 50%, Seppur in maniera
leggermente meno evidente, lo stesso accade anche per le riqualificazioni che contemplano più
interventi (tra cui è comunque sempre presente l’intervento di coibentazione dell’involucro opaco). In
merito all’intervento di rinnovamento dell’impianto termico si osserva che non ci sono sostanziali
variazioni degli indici economici.
Tabella 4.50 – Sintesi degli interventi di riqualificazione in occasione di finestre d’opportunità (MFV3E).
A B C A+B A+B+C ABCD
Costo addizionale [€/m2] 132 26 24 158 203 225
Risparmi energetici add.[kWh/m2anno] 137 1 20 142 142 150
Tempo di ritorno [anni] 14 >30 28 17 26 30
Tempo di ritorno (incentivi) [anni] 7 >30 9 8 9 9
Rapporto costi benefici add.[k€/tep anno] 11 221 13 13 17 17
L’edificio (Figura 4.6) è articolato su 5 piani fuori terra, un sottotetto non abitabile e un piano
seminterrato; sia il sottotetto che il piano seminterrato non sono climatizzati. L’altezza interpiano è pari
a 3 metri e il fattore di forma è pari a 0,53 0,53 m-1.Le pareti verticali sono in mattoni pieni, i solai sono
il latero-cemento, il tetto è a falde in laterizio e i serramenti sono in vetro chiaro singolo e telaio in
14002104
In Tabella 4.51 e in Figura 4.7 sono riassunte le valutazioni sugli interventi di riqualificazione. Come già
osservato negli esempi precedenti la sostituzione dei serramenti risulta essere la proposta di
riqualificazione meno interessante giacché genera risparmi energetici esigui (meno di 1'000 Sm3 di gas
naturale all’anno) ad un costo tutt’alto che trascurabile: ne consegue il più elevato rapporto tra costo di
investimento e risparmio energetico generato tra quelli esaminati ( 87’000 €/tep). Del resto, tra le
riqualificazioni proposte, questa è l’unica a non avere una convenienza economica nemmeno nel caso di
accesso agli incentivi. Al contrario , invece, il rinnovamento della centrale termica si contraddistingue
per essere l’unico intervento conveniente anche nel caso di assenza di incentivi. Inoltre, nel caso di
accesso agli incentivi, è proprio questa la riqualificazione con il tempo di ritorno minore (almeno la
14002104
metà di quello delle altre proposte). Tuttavia, come già osservato oramai più volte, tempo di ritorno
minimo e costo globale minimo sono associati a riqualificazioni differenti: l’intervento ottimale sotto il
profilo dei costi, infatti, è la coibentazione dell’involucro opaco. Infine si fa notare che, in presenza di
inventivi, la riqualificazione completa (combinazione degli interventi A, B e C) ha un costo globale solo
leggermente maggiore del valore minimo (+13%) a fronte di un netto beneficio in termini di prestazione
energetica (-44% rispetto alla riqualificazione A e -78% rispetto alla situazione ex-ante).
320
300
280
260
240
220
200
180
20 40 60 80 100 120 140
Fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento [kWh/m2anno]
Nel caso si presentasse una finestra d’opportunità, nella Tabella 4.52 è indicata la quota di costo e di
risparmio energetico addizionale rispetto ad un intervento “base”, ovvero non orientato verso
l’efficienza energetica. Si ricorda che gli interventi base sono i seguenti (si usa la stessa lettera utilizzata
per l’intervento di riqualificazione energetica per rendere immediata la corrispondenza):
A. Aggiustamento di parti di intonaco ammalorate e pitturazione della facciata (187 m2). Per
permettere di realizzare tale intervento è necessario un ponteggio. Inoltre si ipotizza, altresì, la
sostituzione dei discendenti.
B. (Per tale intervento definire un intervento base è poco realistico, tuttavia, per completezza, viene
comunque proposto un esempio.) Installazione di serramenti con trasmittanza termica
complessiva pari a 3 W/m2K (doppi vetri semplici) per complessivi 97 m2. L’intervento
comprende la rimozione dei vecchi serramenti.
C. Installazione di una caldaia tradizionale di potenzialità pari a quella sostituita. L’intervento
comprende anche la rimozione del vecchio generatore, opere accessorie elettriche e murarie
presso la centrale termica e il vaso di espansione.
La quota di costo addizionale è compresa tra il 20% (intervento sui serramenti) e il 48% (sia per
l’intervento sull’involucro opaco sia per quello sulla centrale termica). In merito ai risparmi, invece, la
quota addizionale varia tra il 33% (serramenti) e il 100% (involucro opaco). Come conseguenza il
rapporto tra costi di investimento e risparmi energetici conseguiti si riduce in tutti i casi. Si nota che in
assenza di incentivi, tutti gli interventi ad eccezione della sostituzione dei serramenti hanno una
convenienza economica sebbene il rinnovamento dell’impianto termico ha un tempo di ritorno
decisamente minore rispetto agli altri casi (meno della metà). In presenza di incentivi, invece, tutti gli
interventi hanno una convenienza economica e nonostante il rinnovamento della centrale termica
14002104
continui ad avere il tempo di ritorno minimo anche nelle riqualificazioni, A+B e A+B+C si ottiene un
valore molto piccolo (8 anni).
Tabella 4.52 – Sintesi degli interventi di riqualificazione in occasione di finestre d’opportunità (MCV4D).
A B C A+B A+B+C
2
Costo addizionale [€/m ] 92 13 12 105 125
Risparmi energetici add.[kWh/m2anno] 79 3 23 85 89
Tempo di ritorno [anni] 17 >30 7 18 22
Tempo di ritorno (incentivi) [anni] 8 27 5 8 8
Rapporto costi benefici add.[k€/tep anno] 13 48 6 14 16
L’edificio, che ha un’altezza interpiano di 3 m e un fattore di forma pari a 0,49 m-1, consta di 2 piani
riscaldati e un sottotetto non abitabile (Figura 4.8). Le pareti verticali sono in tufo intonacato, i solai
sono della tipologia a profilati in acciaio e voltine in laterizio, il basamento sul terreno è in calcestruzzo,
il tetto in latero-cemento e i serramenti sono in vetro chiaro singolo e telaio in legno. Complessivamente
la trasmittanza termica media dell’involucro è 2,48 W/m2K. L’edificio è dotato di un impianto
centralizzato, caldaia alimentata a gas naturale di tipo “2 stelle” di potenzialità pari a 55 kW, utilizzato
per il riscaldamento degli ambienti. L’acqua calda sanitaria è prodotta in maniera autonoma all’interno
di ciascuna abitazione e non è oggetto degli interventi di riqualificazione proposti. Il consumo di gas
naturale per il solo riscaldamento è pari a 3'700 Sm3 corrispondenti ad un costo di circa 3'200 € (ovvero
circa 6 €/m2).
estruso (λ=0,034). Per permettere di realizzare il cappotto, oltre al ponteggio, sono previste altre
voci “indirette” quali l’adeguamento dei davanzali e la sostituzione dei discendenti.
B. Installazione di serramenti con trasmittanza termica complessiva di 2,1 W/m2K (doppi vetri con
rivestimento basso-emissivo e riempimento in Argon) per complessivi 71 m2. L’intervento
comprende le schermature solari e la rimozione dei vecchi serramenti.
C. Installazione di una caldaia tradizionale di potenzialità pari a quella sostituita. L’intervento
comprende anche la rimozione del vecchio generatore, opere accessorie elettriche e murarie
presso la centrale termica e il vaso di espansione.
Oltre a questi interventi sono proposte anche due combinazioni di interventi: A+B, A+B+C. Nei casi in
cui l’intervento sull’impianto termico è associato a quelli di coibentazione dell’involucro, la potenza
della nuova caldaia sarà inferiore a quella della caldaia installata precedentemente.
In Tabella 4.53 è presentato un quadro d’insieme sugli effetti delle riqualificazioni energetiche proposte.
Si osservi che, in virtù del clima, i consumi e i relativi costi energetici sono abbastanza contenuti già
nella situazione ex-ante e diventano estremamente ridotti nel caso di riqualificazioni che includono
anche l’involucro opaco, ovvero nei casi A, A+B e A+B+C (il fabbisogno di energia primaria risulta
essere inferiori ai 15 kWh/m2anno). Si segnale, in particolare, una sorta di effetto di saturazione: tra
questi interventi, infatti, non si osservano marcate differenze per quanto concerne i risparmi energetici
(14%) a fronte di un sostanziale aumento del costo di investimento (73%). Ciò è ben visibile nella
Figura 4.9, dove si osserva un impennata del costo globale per le riqualificazioni che consentono di
ottenere i migliori risultati in termini energetici (A+B e A+B+C).
Si sottolinea che, in assenza di incentivi, nessun intervento ha una convenienza né in termini di costo
globale né in termini di tempo di ritorno. Nel caso di accesso agli incentivi, invece, due interventi
diventano interessanti: la coibentazione dell’involucro opaco, a cui è associato il costo globale minimo,
e il rinnovamento dell’impianto termico che, invece, si caratterizza per avere sia il tempo di ritorno
dell’investimento minimo sia il rapporto tra investimento e risparmio energetico conseguito minimo. Le
combinazioni di interventi sono particolarmente penalizzate da quell’effetto di saturazione dei risparmi a
cui si è accennato in precedenza, mentre un discorso differente vale per l’intervento sui serramenti.
Sembrerebbe da questi dati che non ci sia alcuna convenienza nel realizzare un tale intervento (aspetto
messo in evidenza anche per gli altri casi studio già trattati); tuttavia non bisogna dimenticare che tale
intervento prevede anche l’installazione di schermature solari e pertanto, specie in località dell’Italia
meridionale, sarebbe opportuno valutare anche i benefici dovuti a una riduzione del fabbisogno di
raffrescamento.
14002104
220
200
180
160
140
120
100
80
0 10 20 30 40 50 60 70
Fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento [kWh/m2anno]
Nel caso si presentasse una finestra d’opportunità, nella Tabella 4.47 è indicata la quota di costo e di
risparmio energetico addizionale rispetto ad un intervento “base”, ovvero non orientato verso
l’efficienza energetica. Si ricorda che gli interventi base sono i seguenti (si usa la stessa lettera utilizzata
per l’intervento di riqualificazione energetica per rendere immediata la corrispondenza):
A. Aggiustamento di parti di intonaco ammalorate e pitturazione della facciata (358 m2). Per
permettere di realizzare tale intervento è necessario un ponteggio. Inoltre si ipotizza, altresì, la
sostituzione dei discendenti.
B. (Per tale intervento definire un intervento base è poco realistico, tuttavia, per completezza, viene
comunque proposto un esempio) Installazione di serramenti con trasmittanza termica
complessiva pari a 3 W/m2K (doppi vetri semplici) per complessivi 71 m2. L’intervento
comprende la rimozione dei vecchi serramenti.
C. Installazione di una caldaia tradizionale di potenzialità pari a quella sostituita. L’intervento
comprende anche la rimozione del vecchio generatore, opere accessorie elettriche e murarie
presso la centrale termica e il vaso di espansione.
Tabella 4.54 – Sintesi degli interventi di riqualificazione in occasione di finestre d’opportunità (VSV2C).
A B C A+B A+B+C
2
Costo addizionale [€/m ] 73 11 13 84 105
Risparmi energetici add.[kWh/m2anno] 51 1 13 53 52
Tempo di ritorno [anni] 22 >30 24 26 no
Tempo di ritorno (incentivi) [anni] 9 9 8 9 10
Rapporto costi benefici add.[k€/tep anno] 17 87 12 18 23
La quota di costo addizionale è compresa tra circa il 16% (serramenti) e il 57% (rinnovamento
dell’impianto termico). In merito ai risparmi, invece, la quota addizionale varia tra il 20% (serramenti) e
il 100% (involucro opaco). Come conseguenza il rapporto tra costi di investimento e risparmi energetici
conseguiti si riduce in tutti i casi. Si nota che, in assenza di incentivo le uniche proposte di
riqualificazione con un tempo di ritorno inferiore al periodo di calcolo sono la A e la A+B. In presenza
di incentivi, invece, in tutti i casi c’è convenienza economica con un forbice del tempo di ritorno
estremamente sottile (8/10 anni).
14002104
Che il residenziale si presti più di altri settori ad interventi di risparmio energetico efficaci in termini di
costi è opinione diffusa, peraltro avvalorata da studi della Commissione Europea che quantificano nel
24% degli attuali consumi il potenziale di tale risparmio a livello europeo. La locuzione “efficace in
termini di costi” (in inglese cost-effective) sta indicare la convenienza economica di una misura di
efficienza energetica, ovvero che i costi sostenuti per la sua implementazione sono ripagati dai risparmi
energetici che essa genera. Nel capitolo 4 è stato affrontato ampiamente questo tema valutando il costo
globale, il tempo di ritorno e il rapporto tra investimento e risparmio energico conseguito per diverse
opzioni di riqualificazione energetica su tutti gli edifici tipo rappresentativi del parco edilizio
residenziale nazionale. Sulla base di tale analisi e utilizzando la banca dati degli edifici descritta nel
capitolo 2 è stato possibile quantificare il potenziale di risparmio energetico (Figura 5.1).
È importante sottolineare che in questo capitolo si parlerà di potenziale e non di scenari. Per potenziale
si riferirà al massimo risparmio che può essere ottenuto ricorrendo a riqualificazioni “cost-effective” che
rispettano, eventualmente, anche altre condizioni che di volta in volta saranno precisate. Ovviamente è
utopistico pensare che tutte tali riqualificazioni possano essere effettivamente realizzate, soprattutto a
causa della presenza di numerose barriere non tecniche (disponibilità di un finanziamento e processi
decisionali in primis) che di fatto limitano le reali possibilità di intervenire. Inoltre, in alcuni casi
potrebbe non essere possibile accedere o sfruttare appieno le detrazioni fiscali (ad esempio per
incapienza fiscale o per vincoli sui soggetti ammessi) e, conseguentemente, la convenienza
dell’investimento potrebbe risultare compromessa.
CARATTERIZZAZIONE
ARCHIVIO DEGLI
DELL’EDILIZA
EDIFICI TIPO
RESIDENZIALE
VALUTAZIONE DEL
POTENZIALE DI RISPARMIO
ENERGETICO
Figura 5.1 – Rappresentazione schematica della metodologia utilizzata per stimare il potenziale di risparmio
energetico derivante da riqualificazione energetiche efficaci in termini di costi.
In Tabella 5.1 si può osservare che il potenziale di risparmio energetico così valutato è pari,
rispettivamente, a 5,3 Mtep e a 9,2 Mtep a seconda se si considera o meno l’accesso alle detrazioni
fiscali (in misura del 65% in 10 anni). In termini relativi, vuol dire che è possibile ridurre del 23% (40%
se si considerano gli incentivi) gli attuali consumi per riscaldamento e produzione di acqua calda
sanitaria con interventi efficaci in termini di costi21.
Entrando più nel dettaglio è da notare che la presenza di incentivi ha un duplice effetto:
• La frazione del parco edilizio coinvolto è leggermente maggiore in quanto passa dal 50% al
62%.
• Sono più frequenti i casi di riqualificazioni onerosi in termini di investimento iniziale ma che
garantiscono maggiori risparmi energetici. In particolare, se in assenza di incentivi l’intervento
che risulta ottimale nella grande maggioranza dei casi è il rinnovamento dell’impianto termico,
considerando anche le detrazioni fiscali la coibentazione dell’involucro opaco diventa la
riqualificazione più ricorrente.
Quindi si può concludere che l’effetto degli incentivi è primariamente quello di spostare la convenienza
da interventi leggeri (rinnovamento dell’impianto termico) a interventi profondi (coibentazione
dell’involucro opaco) e solo in misura minore quello di aumentare la frazione di edifici coinvolti.
Conseguenza di ciò è anche l’aumento che in media subisce il rapporto tra costo di investimento e
risparmio energetico conseguito, che passa da 12 k€/tep a 20 k€/tep.
Pertanto si è deciso di fornire una seconda valutazione del potenziale di risparmio energetico che
contenesse un vincolo sul tempo ritorno. In particolare, in questa seconda stima, che per semplicità sarà
chiamata stima del potenziale di risparmio energetico “vincolato”, si prevede di realizzare la soluzione
con il costo globale minimo tra quelle che hanno un tempo di ritorno pari o inferiore a 15 anni. Se
nessuna delle opzioni proposte avesse un tempo di ritorno inferiore a 15 anni, non si prevede la
realizzazione di alcun intervento. In Tabella 5.2 sono riportati i principali risultati.
21
Rispetto all’intero settore residenziale le percentuali di riduzione sono rispettivamente il 18% e il 31%.
22
Il valore indicato è la somma degli incentivi erogati nei 10 anni previsti e attualizzati con un tasso del 4%.
14002104
Si osserva che l’aggiunta di un vincolo sul tempo di ritorno ha un grande influenza sul potenziale di
risparmio energetico soprattutto in assenza di incentivi (-38%). Ancora più marcata è la riduzione degli
investimenti generati (-54%) e, conseguentemente, risulta leggermente inferiore anche il rapporto tra
costo di investimento e risparmio energetico conseguito (-25%). Anche la frazione di parco edilizio
coinvolta è inferiore (-28%) rispetto al caso precedente. Entrando più nel dettaglio, emerge che la quasi
totalità delle riqualificazioni che rispettano tale vincolo è rappresentata dal rinnovamento dell’impianto
termico, con le uniche eccezioni rappresentate da interventi di coibentazione dell’involucro opaco (11%
dei casi). Quindi, si può concludere che l’imposizione di un vincolo sul tempo di ritorno
dell’investimento comporta una riduzione degli edifici oggetto di riqualificazione e una scelta orientata
verso interventi poco onoresi.
In presenza di incentivi, invece, le variazioni rispetto al caso non vincolato sono minori. Le riduzioni
sono: 13% per quanto riguarda i risparmi energetici, 27% per gli investimenti generati, 16% per il
rapporto tra investimento e risparmio energetico conseguito, 5% per la frazione di parco edilizio
coinvolto. Questo vuol dire che nella maggior parte dei casi (90%), se esiste un intervento ottimale ai
sensi della Direttiva 2010/31, questo ha anche un tempo di ritorno inferiore a 15 anni. Tuttavia, nel 7%
dei casi, porre il vincolo dei 15 anni si traduce nella scelta di una riqualificazione con un costo globale
maggiore rispetto a quella ottimale ma meno onerosa e con risparmi energetici minori (rinnovamento
impianto termico anziché coibentazione dell’involucro). Infine, nel 3% dei casi la presenza del vincolo
esclude ogni opzione di riqualificazione.
Le variazioni del potenziale di risparmio energetico sono legate in parte al diverso numero di edifici
coinvolti e in parte alla tipologia di riqualificazione prevista. Si osserva che, in assenza di vincolo sul
tempo di ritorno, l’entità delle detrazioni fiscali ha come principale conseguenza un aumento delle
riqualificazioni che coinvolgono l’involucro opaco degli edifici. Considerando anche il vincolo sul
tempo di ritorno, invece, si può affermare che entrambi gli aspetti sono parimenti importanti
14002104
5
4
3
2
1
0
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
Entità della detrazione fiscale
Figura 5.2 – Potenziale di risparmio energetico “cost-effective” al variare dell’entità delle detrazioni fiscali.
160
140
120
100
80
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0
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
Entità della detrazione fiscale
60%
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40%
30%
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10%
0%
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
Entità della detrazione fiscale
Figura 5.4 – Frazione del parco edilizio coinvolto al variare dell’entità delle detrazioni fiscali.
14002104
In Figura 5.5 è presentato un ulteriore grafico in cui si può osservare il potenziale incentivo da erogare
in funzione del potenziale di risparmio energetico. Ogni punto corrisponde a differenti entità di
detrazioni fiscale (0%, 35%, 50% e 65%).
120
100
80
60
40
20
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Potenziale di risparmio energetico [Mtep]
Figura 5.5 – Frazione del parco edilizio coinvolto al variare dell’entità delle detrazioni fiscali.
A chiusura di questo approfondimento, si vuole mostrare un grafico (Figura 5.6) in cui è rappresentato il
rapporto tra l’incentivo erogato23 e il risparmio economico conseguito. Il grafico è mostrato anche nella
variante (Figura 5.7) in cui il rapporto è calcolato rispetto al risparmio cumulato sulla vita tecnica degli
interventi. In quest’ultimo caso i risparmi sono conteggiati per 20 anni nel caso di interventi sugli
impianti termici e 30 anni nel caso di interventi sull’involucro dell’edificio.
10'000 10'714
8'000 8'961
energetico [€/tep]
6'000 7'047
5'713
4'000 4'674
3'414
2'000
0
35% 50% 65%
Entità della detrazione fiscale
Figura 5.6 – Rapporto tra incentivo erogato e risparmio energetico conseguito in funzione dell’entità della
detrazione fiscale.
23
Anche questa voce è stata attualizzata.
14002104
Figura 5.7 –Rapporto tra incentivo erogato e risparmio energetico conseguito (cumulato sulla vita tecnica
degli interventi realizzati) in funzione dell’entità della detrazione fiscale.
Giacché l’incentivo è calcolato sui costi di investimento e, quindi, non ha un legame diretto con i
risparmi energetici conseguiti, si osserva che il rapporto tra incentivo erogato e risparmio energetico
conseguito non ha un andamento costante. In particolare all’aumentare dell’incentivo, diventano
convenienti interventi con un maggiore costo di investimento rapportato ai risparmi energetici
conseguiti. Conseguentemente il rapporto tra incentivo erogato e risparmio energetico conseguito cresce
più rapidamente rispetto all’entità dell’incentivo (ad esempio passando da una detrazione al 35% a una
al 65% il rapporto cresce del 122%). Per le stesse ragioni, la presenza del vincolo sul tempo di ritorno ha
come conseguenza una riduzione del rapporto.
Tabella 5.3 – Stima del potenziale di risparmio energetico in occasione di finestre d’opportunità.
Senza incentivi Con incentivi
Tempo di ritorno ≤ 10 anni ≤ 15 anni ≤ 10 anni ≤ 15 anni
Risparmi energetici [Mtep] 3,4 7,3 12,1 13,4
Riduzione dei consumi per riscaldamento e ACS 15% 32% 53% 59%
Investimenti da sostenere [G€] 33 123 354 438
Incentivi da erogare [G€] 0 0 186 231
Frazione del parco edilizio coinvolto 34% 52% 71% 75%
Decisamente più interessante, invece, è valutare il potenziale di risparmio energetico che può essere
ottenuto con interventi realizzati in un determinato anno. Per effettuare tale valutazione è necessario fare
14002104
un’ipotesi circa la frequenza con cui un edificio ricade in una finestra di opportunità. In questo studio si
è assunto che avvenga ogni 40 anni per gli elementi di involucro e ogni 20 anni per ciò che riguarda gli
impianti termici. I risultati sono sintetizzati in Tabella 5.4.
Tabella 5.4 – Stima del potenziale annuo di risparmio energetico in occasione di finestre d’opportunità.
Senza incentivi Con incentivi
Tempo di ritorno ≤ 10 anni ≤ 15 anni ≤ 10 anni ≤ 15 anni
Risparmi energetici [ktep/anno] 144 257 393 427
Investimenti da sostenere [G€/anno] 1,3 3,7 9,8 11,9
Incentivi da erogare24 [G€/anno] 0 0 0,64 0,77
Frazione del parco edilizio coinvolto ogni anno 1,69% 2,47% 3,39% 3,61%
All’aumentare del vincolo sul tempo di ritorno e con l’aggiunta degli incentivi vengono realizzati
interventi via via meno convenienti: l’investimento da sostenere, infatti, cresce più rapidamente rispetto
ai risparmi energetici. Andando più nel dettaglio si osserva che, in assenza di incentivi, modificare il
vincolo sul tempo di ritorno da 10 a 15 anni comporta notevoli variazioni: i risparmi energetici
aumentano del 78% , gli investimenti di ben il 185% e la frazione di parco edilizio coinvolto del 46%.
Ciò è dovuto sia al crescere del numero di edifici in cui è conveniente fare una qualunque
riqualificazione sia al realizzarsi di riqualificazioni che permettono di ottenere elevati risparmi energetici
(coibentazione dell’involucro opaco e combinazioni di più interventi sullo stesso edificio).
In presenza di incentivi, invece, si osserva che sul 67% degli edifici analizzati è possibile realizzare una
riqualificazione energetica che abbia un tempo di ritorno pari o inferiore a 10 anni. Si tratta di una
percentuale molto alta, che cresce fino al 72% se si considera un tempo di ritorno pari o inferiore a 15
anni. Conseguentemente tra i due casi proposti le variazione sono abbastanza contenute: i risparmi
energetici aumentano del 9%, gli investimenti del 21% e la frazione di parco edilizio coinvolto del 6%.
Da sottolineare, che limitando l’analisi ai soli interventi che riguardano l’involucro edilizio
(coibentazione dell’involucro opaco o combinazioni di più tipologie di riqualificazione), le precedenti
percentuali rimangono comunque elevate, seppur riducendosi, rispettivamente, a 55% e a 67%.
5.3 Conclusioni
Dai dati mostrati in questo capitolo emerge che, potenzialmente, il 62% degli edifici residenziali si
presta a interventi di riqualificazione energetica efficaci in termini di costi. Si tratta in parte di interventi
che riguardano il rinnovamento dell’impianto termico e in parte di interventi di coibentazione
dell’involucro. I risparmi energetici che potrebbero essere ottenuti nel caso in cui tutto questo potenziale
fosse sfruttato sono pari a 9,2 Mtep, il che corrisponde al 40% degli attuali consumi per riscaldamento e
acqua calda sanitaria e al 31% degli interi consumi del settore residenziale.
Tuttavia, alcuni degli interventi ipotizzati, sebbene economicamente convenienti, richiedono tempi
molto lunghi (anche superiori ai 20 anni) affinché l’investimento si ripaghi attraverso i risparmi
energetici conseguiti. Tenendo conto di un vincolo sul tempo di ritorno dell’investimento (≤ 15 anni), il
potenziale di risparmio energetico si ridurrebbe a 8 Mtep e la frazione di edifici coinvolti al 59%.
È stata valutata anche la possibilità di realizzare gli interventi in occasione di una finestra d’opportunità.
Si è osservato che il 72% degli edifici in cui si verifica una tale occasione si presta a interventi di
riqualificazione energetica efficaci in termini di costi (con tempi di ritorno pari o inferiori a 15 anni).
Tenendo conto della frequenza con cui un edificio ricade in una finestra d’opportunità, i risparmi
energetici potenziali ammonterebbero a 427 ktep all’anno.
24
Il valore indicato va erogato per 10 anni.
14002104
Infine è stato approfondito il ruolo degli incentivi. Una riduzione delle detrazioni fiscali o una loro
eliminazione comporterebbe una netta riduzione del potenziale di risparmio energetico. In particolare, in
assenza di incentivi, solo nel 36% degli edifici sarebbe possibile realizzare una riqualificazione
energetica con un tempo di ritorno pari o inferiore a 15 anni. Tale riqualificazioni, che permetterebbero
di ottenere risparmi energetici solo di 3,3 Mtep, riguarderebbero quasi esclusivamente interventi
sull’impianto termico.
È stato valutato anche l’ammontare dell’incentivo erogato rapportato al risparmio energetico conseguito
durante la vita tecnica dell’intervento. Con l’attuale sistema che prevede detrazioni al 65%, nella
maggior parte dei casi l’incentivo è compreso tra 300 e 400 €/tep.
14002104
L’obiettivo del presente capitolo, è quello di fornire un’analisi dettagliata sui consumi elettrici per il
settore residenziale da usi obbligati. Per alcune tecnologie sono stati analizzati specifici interventi di
efficienza energetica per ridurre i consumi delle rispettive domande di servizio.
6.1 La metodologia
Ricostruendo, per le principali domande di servizio, la ripartizione in classi energetiche delle tecnologie
attualmente utilizzate sul territorio italiano, e associando ad esse, per la specifica domanda di servizio
cui fanno riferimento, il consumo energetico medio, è possibile stimare i consumi elettrici finali per il
settore residenziale, come schematizzano nel box successivo.
Consumo del comparto = (domanda di servizi specifica del comparto) * (consumo specifico medio delle
apparecchiature del comparto)
Successivamente, agendo per ciascuna tecnologia sulla distribuzione delle classi energetiche, e
ipotizzando la parziale/completa sostituzione di apparecchiature obsolete, con quelle di gamma
superiore o di maggior efficienza, è possibile stimare il potenziale risparmio energetico a parità di
servizio reso.
Ogni domanda di servizio può essere rappresentata da più tecnologie che singolarmente, hanno un
limitato impatto sui consumi totali e che spesso sono riconducibili alla stessa filiera di sviluppo
tecnologico. Pertanto, dove possibile, si è operata la scelta di definire una tecnologia di riferimento
aggregata, che riassume le caratteristiche medie di tutte le tecnologie presenti all’interno del servizio e
che è caratterizzata da un valore di efficienza energetica media. Nella Tabella 6.1 viene riportato un
riassunto delle domande di servizio che compongono i consumi elettrici nazionali [33].
Tabella 6.1 - Domande di servizio e tecnologie per la stima dei consumi elettrici.
DOMANDE DI SERVIZIO TECNOLOGIE DI RIFERIMENTO
Lampade: incandescenza, fluorescenti lineari e compatte, alogene, tubi
Illuminazione
fluorescenti, LED
Refrigerazione Frigoriferi
Congelazione Congelatori
Lavaggio biancheria Lavatrice
Asciugatura biancheria Asciugabiancheria
Lavaggio stoviglie Lavastoviglie
Condizionamento Condizionatori (comprese le PdC)
Riscaldamento Stufe, radiatori, PdC
ACS Scaldacqua, PdC
Cottura Forni elettrici, forni a microonde, fornelli elettrici
TV, videoregistratore, videocamere, Hi-Fi, PC, modem, segreterie, fax,
Intrattenimento
videogames,…
Comprende altre voci: aspirapolvere, ferro da stiro, asciugacapelli,
Servizi generali per la casa
radiosveglie, frullatori,…
25 Luci condominiali, forza motrice per ascensori, cancelli automatici,
Servizi generali per edifici
pompe di circolazione,….
25
Per i servizi generali per l’edificio si fa riferimento al dato riportato a consuntivo da TERNA nel 2011 di
5.699,30 mLn kWh per l’Italia.
14002104
In rosso sono sottolineate le domande di servizio che sono analizzate nel presente rapporto, e che
costituiscono il 45% circa dei consumi elettrici al 2011 per il settore residenziale (Tabella 6.2):
• refrigerazione;
• congelazione;
• lavaggio biancheria;
• lavaggio stoviglie;
• asciugatura biancheria;
• illuminazione.
Sono considerate queste tecnologie, poiché su questi elettrodomestici si sono concentrati in passato e
attualmente i principali sforzi in termini di incentivi per la promozione dell’efficienza energetica nei
consumi elettrici del settore residenziale.
Successivamente è stato possibile quantificare i risparmi energetici conseguibili al 2020 e 2030 per
queste domande di servizio (capitolo 8).
Nella Figura 6.1 sono schematizzati i passaggi necessari alla ricostruzione dei consumi elettrici nazionali
per domanda di servizio, una volta definite le ipotesi riportate nell’elenco precedente (diffusione,
domanda di servizio, consumo,…).
Figura 6.1 - Schema per la stima dei consumi elettrici per domanda di servizio
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I dati a consuntivo di Terna per il 2011 prevedono un consumo elettrico di 70.140,40 milioni di kWh (di
cui servizi generali agli edifici 5.699,30 milioni di kWh) [36].
Mediamente il consumo elettrico medio per una famiglia è di circa 2700 kWh/anno, a cui corrisponde
una spesa in bolletta di circa 500 € all’anno per un utente servito in maggior tutela [37].
6.2.1 I risultati
Nella Tabella 6.2 vengono riportati i risultati dei consumi energetici medi per le domande di servizio al
2011 (nella colonna consumo per tecnologia).
A partire dal numero di famiglie e dalla diffusione degli elettrodomestici per famiglia, sono stati
ricostruiti i consumi della domanda elettrica nazionale.
Tabella 6.2 - Consumi elettrici del residenziale 2011: servizi, tecnologie medie e consumi per comparto
analizzato
Diffusione degli Consumo per
Servizio Domanda Unitaria Consumi
elettrodomestici tecnologia
Valore u.m. % N° app Valore u.m. GWh
Refrigerazione 290 litri/ app./a 99,0% 25.056.204 380 kWh/app./a 9.529
Nella Tabella 6.3 viene riportato il riassunto della composizione del parco elettrodomestici medio
italiano in classi energetiche, con un aggiornamento alla normativa attualmente vigente per l’anno 2011.
Nei paragrafi successivi verranno dettagliati i singoli passaggi per la determinazione di queste classi
energetiche.
26
ISTAT: http://demo.istat.it/pop2011/index.html
27
Nella voce altro sono inserite le domande di servizio che nel presente rapporto non vengono direttamente
analizzate: scaldacqua elettrici, condizionamento, riscaldamento, cottura, intrattenimento, servizi generali per la
casa, servizi generali per gli edifici,
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Lo strumento economico utilizzato è il V.A.N. (Valore Attuale Netto) per la sostituzione di ciascuna
tecnologia, e in aggiunta viene riportato il tempo di ritorno dell’investimento (pay back time).
Se un investimento ha V.A.N. positivo è redditizio ed è preferibile all’investimento nullo, mentre tra due
o più investimenti alternativi è accettato quello che presenta un V.A.N. maggiore (purché sia positivo).
Con il criterio dell’attualizzazione, i costi e i ricavi di un investimento vengono resi omogenei all’epoca
in cui si valuta la decisione da investire. La somma algebrica dei costi e ricavi attualizzati è definita
Valore Attuale Netto V.A.N.
Definendo:
• CFt = cash flow netto del generico anno t;
• n = durata in anni dell’investimento;
• i = tasso di sconto
. . . =
1 +
Secondo quanto riportato dall’Autorità per l’Energia e il Gas nel secondo trimestre del 2014 [37], il
prezzo dell’energia elettrica per la tariffa di utente in regime di maggior tutela è di 18,96 c€/kWh.
Il calcolo del V.A.N. viene effettuato a moneta costante per tutta la vita utile dell’elettrodomestici che
viene ipotizzata pari a 14 anni, secondo i dati di vendita [34].
Assumendo mediamente di 14 anni la durata della vita tecnica utile degli elettrodomestico e un tasso di
sconto del 4% medio.
Come si osserva dalla Tabella 6.4 in assenza di incentivi la sostituzione anticipata delle tecnologie non
ha tempi di ritorno compatibili con la vita utile dell’elettrodomestico: in questo caso l’investimento più
vantaggioso economicamente è la tecnologia con la classe energetica meno performante, ma in linea con
la normativa vigente. In presenza di incentivi, invece, il quadro d’insieme risulta globalmente positivo,
con la convenienza economica di tecnologie più efficienti e tempi di ritorno al di sotto dei 10 anni (e
quindi compatibili con la vita tecnica delle tecnologie).
14002104
Tabella 6.4 - Confronto tra le ipotesi di intervento di sostituzione dell’elettrodomestico, con o senza incentivi
Situazione attuale Senza incentivi Con incentivi
Tempo di Tempo di
Classe energetica Classe energetica
Tecnologia Classe energetica ritorno ritorno
più conveniente più conveniente
(anni) (anni)
Frigorifero B A+ no A++ 5
Congelatore B A+ no A++ 6
Lavatrice B A+ no A++ 3
Lavastoviglie C A+ no A++ 2
Asciugatrice B A+ no A++ 4
14002104
Nel presente capitolo viene riportato il dettaglio di analisi degli elettrodomestici, evidenziando il quadro
di riferimento per la stima dei consumi medi del parco tecnologico al 2011 e la relativa ricostruzione dei
consumi per domanda di servizio a livello nazionale.
Successivamente si valutano gli interventi di efficienza energetica per ogni elettrodomestico, con una
valutazione energetica ed economica della fattibilità dell’intervento, in presenza o meno di incentivi.
7.1 Refrigerazione
La domanda di servizio che viene qui analizzata è la refrigerazione, tramite la tecnologia rappresentativa
del frigo-congelatore. Nei paragrafi successivi si analizzano il quadro normativo di riferimento, i
consumi energetici del comparto al 2011 e gli interventi di efficienza energetica che possono essere
ipotizzati.
A livello europeo, il comparto dei frigoriferi e dei congelatori è regolato dalla normativa n° 643/2009
del 22 Luglio 200928: essa prevede un dettagliato piano di dismissione nel tempo della produzione degli
apparecchi più obsoleti e meno efficienti.
In particolare:
• a partire dal Luglio 2010, non è più possibile realizzare frigoriferi di classe inferiore alla A (con
EEI > 55);
• da Luglio 2012 sono stati ritirati dalla produzione quelli di classe inferiore alla A+ (con EEI >
44);
• da Luglio 2014 sono previsti vincoli più restrittivi sulla classe A+ (EEI > 42).
A partire dal monitoraggio dei dati di vendita è stato possibile individuare il consumo medio specifico
del comparto frigoriferi per il 2011, che risulta pari a 380 kWh/anno, a cui corrisponde una classe
energetica B.
La Tabella 7.2 riporta una sintesi dei consumi finali del comparto nazionale refrigerazione al 2011.
Consumo del comparto = (n° apparecchi) * (consumo specifico medio delle apparecchiature del
comparto)
Tabella 7.2 - Consumo nazionale del comparto frigoriferi per l'anno 2011
Consumo Consumo
Stock Consumo
Diffusione medio del medio dello
Anno N. Famiglie Frigoriferi totale
[%] venduto stock esistente
[unità] [GWh/anno]
[kWh/anno] [kWh/anno]
2011 25.309.29729 99 25.056.204 267 380 9.529
A partire da un’analisi RSE sui dai dati di vendita GfK [31] e CECED [30] dal 2005 al 2012, sono stati
stimati il volume di vendita e il prezzo dell’elettrodomestico come proiezione per il 2014 (Tabella 7.3).
In questo modo è stato possibile individuare il prezzo di vendita specifico e la composizione delle
vendite per classi energetiche.
Tabella 7.3 - Composizione delle vendite e prezzo specifico per classe energetica dei frigoriferi nel 2014
(fonte: elaborazione interna RSE)
Composizione per Prezzo medio di
Classe tipologia delle vendite vendita per classe
[%] [€]
A+++ 1,0% 865
A++ 8,0% 733
A+ 77,0% 498
A 14,0% 398
Nel caso della valutazione degli interventi di efficienza energetica sui frigoriferi, per portare a una
riduzione dei consumi energetici del comparto, vengono proposte due diverse analisi costi - benefici: la
prima per individuare la tecnologia da sostituire più vantaggiosa dal punto di vista economico senza
forme di incentivazione, l’altra considerando le forme di incentivazione presenti (attualmente la
detrazione IRPEF al 50% [42]).
In linea con quanto prescritto dalla normativa europea, l’analisi si concentra sulle classi energetiche A+,
A++ e A+++.
Con il criterio dell’attualizzazione (metodo di calcolo del Valore Attuale Netto V.A.N.), i costi e i ricavi
di un investimento vengono resi omogenei all’epoca in cui si valuta la decisione da investire. La somma
algebrica dei costi e ricavi attualizzati è definita Valore Attuale Netto V.A.N.
Definendo:
• CFt = cash flow netto del generico anno t;
• n = durata in anni dell’investimento;
• i = tasso di sconto
29
Fonte ISTAT: http://demo.istat.it/
14002104
. . . =
1 +
Se un investimento ha V.A.N. positivo è redditizio ed è preferibile all’investimento nullo, mentre tra due
o più investimenti alternativi è accettato quello che presenta un V.A.N. maggiore (purché sia positivo).
Nel caso dei frigoriferi si valuta la convenienza economica nella sostituzione dell’attuale
elettrodomestico, con uno nuovo e più efficiente, per il quale la vita dell’investimento “n” è assunta pari
al tempo di vita dell’elettrodomestico di 14 anni (si acquista la tecnologia al 2014, e il confronto dei
costi energetici sono tra il 2015 e il 2028).
Il tasso di sconto assunto per l’intera vita dell’investimento è del 4%, nell’ipotesi di effettuare l’analisi
del V.A.N. a moneta costante.
In questo tipo di confronto si tiene conto degli obblighi di legge che prevedono che dal Luglio 2014 la
produzione dei frigoriferi sia almeno pari alla classe A+. Questa classe energetica rappresenta quindi la
tecnologia con efficienza minima che è destinata alla produzione.
Per questo si opera un confronto sulla convenienza economica dell’acquisto di un frigorifero A++ e
A+++ rispetto a quello A+.
I flussi di cassa sono di due tipi: al 2014 si hanno i costi fissi (legati all’acquisto dell’elettrodomestico),
mentre dal 2015 in poi i costi sono variabili (legati al solo funzionamento dell’elettrodomestico che
consuma meno energia rispetto a quello A+).
Tabella 7.4 - Calcolo del V.A.N. per i frigoriferi efficienti senza incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto del confronto del
frigorifero A++ con frigorifero A+++ con
quello A+ quello A+
[€] [€]
- 92 - 152
Come emerge dalla Tabella 7.4 la sostituzione del frigorifero non è vantaggiosa in entrambi i casi senza
incentivi (il V.A.N. è negativo).
Emerge come l’ipotesi di efficienza energetica massima raggiungibile (frigorifero in classe A+++), in
assenza di incentivi, sia la soluzione più costosa, mentre quella ottimale per un investitore privato è la
soluzione dell’acquisto di un frigorifero in classe A+, che presenta un V.A.N. inferiore.
Nel caso di ristrutturazione dell’unità immobiliare, è possibile accedere alle forme di incentivazione per
l’acquisto di grandi elettrodomestici con la detrazione IRPEF al 50%. Questa detrazione è da ripartire tra
gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, e deve essere calcolata sull’importo massimo di
10.000 euro.
Inserendo questa indicazione nel calcolo del V.A.N. è possibile ottenere i risultati in Tabella 7.5. I
frigoriferi che presentano un V.A.N. positivo riguardano entrambe le soluzioni, ma quella
economicamente più vantaggiosa risulta dal confronto del frigorifero in classe A++ rispetto a quello A+,
con un tempo di ritorno dell’investimento di 5 anni.
Tabella 7.5 - Calcolo del V.A.N. per i frigoriferi efficienti con incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto del confronto del
frigorifero A++ con frigorifero A+++ con
quello A+ quello A+
[€] [€]
177 165
14002104
7.2 Congelazione
La domanda di servizio che viene qui analizza è la congelazione, tramite la tecnologia rappresentativa
del congelatore a pozzetto. Nei paragrafi successivi si analizzano il quadro normativo di riferimento, i
consumi energetici del comparto al 2011 e gli interventi di efficienza che possono essere ipotizzati.
L’indice di Efficienza Energetica (Energy Efficiency Index: EEI), che rappresenta il rapporto tra il
consumo annuale dell’apparecchio e il consumo standard di un modello simile di riferimento [39],
definisce i consumi energetici degli apparecchi in classi energetiche.
Nella Tabella 7.6 sono riportati i valori limite di consumo per le diverse classi di efficienza, calcolati
con l’ipotesi di un volume medio dell’apparecchio pari a 210 litri [34].
A livello europeo, il comparto dei frigoriferi e dei congelatori è regolato dalla normativa n° 643/2009
del 22 Luglio 200930: essa prevede un dettagliato piano di dismissione nel tempo della produzione degli
apparecchi più obsoleti e meno efficienti.
In particolare:
• a partire dal Luglio 2010, non è più possibile realizzare congelatori di classe inferiore alla A
(con EEI > 55);
• da Luglio 2012 sono stati ritirati quelli di classe inferiore alla A+ (con EEI > 44);
• da Luglio 2014 saranno previsti vincoli più restrittivi sulla classe A+ (EEI>42).
A partire dal monitoraggio dei dati di vendita è stato possibile individuare il consumo medio del
comparto congelatori per il 2011, che risulta pari a 357 kWh/anno, a cui corrisponde una classe
energetica B.
La Tabella 7.7 riporta una sintesi dei consumi finali del comparto nazionale congelazione al 2011.
Consumo del comparto = (n° apparecchi) * (consumo specifico medio delle apparecchiature del
comparto)
30
COMMISSION REGULATION (EU) No 643/2009 of 22 July 2009 implementing Directive 2009/125/EC of the
European Parliament and of the Council with regard to ecodesign requirements for household refrigerating
appliances
14002104
Tabella 7.7 - Consumo nazionale del comparto congelatori per l'anno 2011
Consumo Consumo
Stock Consumo
Diffusione medio del medio dello
Anno N. Famiglie Congelatori totale
[%] venduto stock esistente
[unità] [GWh/anno]
[kWh/anno] [kWh/anno]
2011 25.309.29731 38,3 9.693.461 225 357 3.456
A partire da un’analisi RSE sui dai dati di vendita GfK [31] e CECED [30] dal 2005 al 2012, sono stati
stimati il volume di vendita e il prezzo dell’elettrodomestico come proiezione per il 2014 (Tabella 7.8).
In questo modo è stato possibile individuare il prezzo di vendita specifico e la composizione delle
vendite per classi energetiche.
Tabella 7.8 - Composizione delle vendite e prezzo specifico per classe energetica dei congelatori nel 2014
(fonte: elaborazione interna RSE)
Composizione per Prezzo medio di
Classe tipologia delle vendite vendita per classe
[%] [€]
A+++ 0,3% 954
A++ 4,0% 499
A+ 90,2% 304
A 5,5% 248
Nel caso della valutazione degli interventi di efficienza energetica sui congelatori, per portare a una
riduzione dei consumi energetici del comparto, vengono proposte due diverse analisi costi - benefici: la
prima per individuare la tecnologia da sostituire più vantaggiosa dal punto di vista economico senza
forme di incentivazione, l’altra considerando le forme di incentivazione presenti (attualmente la
detrazione IRPEF al 50% [42]).
In linea con quanto prescritto dalla normativa europea, l’analisi si concentra sulle classi energetiche A+,
A++ e A+++.
Con il criterio dell’attualizzazione (metodo di calcolo del Valore Attuale Netto V.A.N.), i costi e i ricavi
di un investimento vengono resi omogenei all’epoca in cui si valuta la decisione da investire. La somma
algebrica dei costi e ricavi attualizzati è definita Valore Attuale Netto V.A.N.
Definendo:
• CFt = cash flow netto del generico anno t;
• n = durata in anni dell’investimento;
• i = tasso di sconto
. . . =
1 +
Se un investimento ha V.A.N. positivo è redditizio ed è preferibile all’investimento nullo, mentre tra due
o più investimenti alternativi è accettato quello che presenta un V.A.N. maggiore (purché sia positivo).
Nel caso dei congelatori si valuta la convenienza economica nella sostituzione dell’attuale
elettrodomestico, con uno nuovo e più efficiente, per il quale la vita dell’investimento “n” è assunta pari
31
Fonte ISTAT: http://demo.istat.it/
14002104
al tempo di vita dell’elettrodomestico di 14 anni (si acquista la tecnologia al 2014, e il confronto dei
costi energetici sono tra il 2015 e il 2028).
Il tasso di sconto assunto per l’intera vita dell’investimento è del 4%, nell’ipotesi di effettuare l’analisi
del V.A.N. a moneta costante.
In questo tipo di confronto si tiene conto degli obblighi di legge che prevedono che dal Luglio 2014 la
produzione dei congelatori sia almeno pari alla classe A+. Questa classe energetica rappresenta quindi la
tecnologia con efficienza minima che è destinata alla produzione.
Per questo si opera un confronto sulla convenienza economica dell’acquisto di un congelatore A++ e
A+++ rispetto a quello A+.
I flussi di cassa sono di due tipi: al 2014 si hanno i costi fissi (legati all’acquisto dell’elettrodomestico),
mentre dal 2015 in poi i costi sono variabili (legati al solo funzionamento dell’elettrodomestico che
consuma meno energia rispetto a quello A+).
Tabella 7.9 - Calcolo del V.A.N. per i congelatori efficienti senza incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto del confronto del
congelatore A++ con congelatore A+++ con
quello A+ quello A+
[€] [€]
-74 -467
Come emerge dalla Tabella 7.9 la sostituzione del congelatore non è vantaggiosa in entrambi i casi
senza incentivi (il V.A.N. è negativo).
Emerge come l’ipotesi di efficienza energetica massima raggiungibile (congelatore in classe A+++), in
assenza di incentivi, sia la soluzione più costosa, mentre quella ottimale per un investitore privato è la
soluzione dell’acquisto di un congelatore in classe A+.
Nel caso di ristrutturazione dell’unità immobiliare, è possibile accedere alle forme di incentivazione per
l’acquisto di grandi elettrodomestici con la detrazione IRPEF al 50%. Questa detrazione è da ripartire tra
gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, e deve essere calcolata sull’importo massimo di
10.000 euro.
Inserendo questa indicazione nel calcolo del V.A.N. è possibile ottenere i risultati in Tabella 7.10. La
sostituzione con V.A.N. positivo è quella data dal confronto congelatore A++ rispetto a quello A+, con
un tempo di ritorno dell’investimento di 6 anni.
Tabella 7.10 - Calcolo del V.A.N. per i congelatori efficienti con incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto del confronto del
congelatore A++ con congelatore A+++ con
quello A+ quello A+
[€] [€]
109 - 118
14002104
L’indice di Efficienza Energetica (Energy Efficiency Index: EEI), che rappresenta il rapporto tra il
consumo annuale dell’apparecchio e il consumo standard di un modello simile di riferimento [39],
definisce i consumi energetici degli apparecchi in classi energetiche.
Nella Tabella 7.11 sono riportati per le diverse classi di efficienza, i valori limite di consumo, calcolati
con l’ipotesi di una capacità di carico pari a 6,5 kg [34] e considerando 220 cicli annui, come previsto
dalla normativa.
A livello europeo, il comparto delle lavatrici è regolato dalla normativa n° 1015/2010 del 10 Novembre
201032: essa prevede un dettagliato piano di dismissione nel tempo della produzione degli apparecchi più
obsoleti e meno efficienti.
In particolare:
• a partire dal 1 Dicembre 2011 non è più possibile realizzare apparecchi di classe inferiore alla A
(con EEI > 68);
• dal 1 Dicembre 2013 sono escluse le vendite di lavatrici di classi energetiche inferiori alla A+
(con EEI>59).
A partire da un monitoraggio dei dati di vendita è stato possibile individuare il consumo medio del
comparto lavaggio biancheria per il 2011, che risulta pari a 276 kWh/anno, a cui corrisponde una classe
energetica B.
La Tabella 7.12 riporta una sintesi dei consumi finali del comparto nazionale lavaggio biancheria al
2011.
32
COMMISSION REGULATION (EU) No 1015/2010 of 10 November 2010 implementing Directive
2009/125/EC of the European Parliament and of the Council with regard to ecodesign requirements for household
washing machines (Text with EEA relevance)
14002104
Consumo del comparto = (n° apparecchi) * (consumo specifico medio delle apparecchiature del
comparto)
Tabella 7.12 - Consumo nazionale del comparto lavabiancheria per l'anno 2011
Consumo Consumo
Stock Consumo
Diffusione medio del medio dello
Anno N. Famiglie Lavabiancheria totale
[%] venduto stock esistente
[unità] [GWh/anno]
[kWh/anno] [kWh/anno]
33
2011 25.309.297 98,5 24.929.658 215 276 6.881
A partire da un’analisi RSE sui dai dati di vendita GfK [31] e CECED [30] dal 2005 al 2012, sono stati
stimati il volume di vendita e il prezzo dell’elettrodomestico come proiezione per il 2014 (Tabella 7.13).
In questo modo è stato possibile individuare il prezzo di vendita specifico e la composizione delle
vendite per classi energetiche.
Tabella 7.13 - Composizione delle vendite e prezzo specifico per classe energetica delle lavabiancheria nel
2014 (fonte: elaborazione interna RSE su base dati GfK)
Composizione per Prezzo medio di
Classe tipologia delle vendite vendita per classe
[%] [€]
A+++ 9,0% 572
A++ 18,5% 399
A+ 36,6% 331
A 35,9% 337
Nel caso della valutazione degli interventi di efficienza energetica sulle lavatrici, per portare a una
riduzione dei consumi energetici del comparto, vengono proposte due diverse analisi costi - benefici: la
prima per individuare la tecnologia da sostituire più vantaggiosa dal punto di vista economico senza
forme di incentivazione, l’altra considerando le forme di incentivazione presenti (attualmente la
detrazione IRPEF al 50% [42]).
In linea con quanto prescritto dalla normativa europea, l’analisi si concentra sulle classi energetiche A+,
A++ e A+++.
Con il criterio dell’attualizzazione (metodo di calcolo del Valore Attuale Netto V.A.N.), i costi e i ricavi
di un investimento vengono resi omogenei all’epoca in cui si valuta la decisione da investire. La somma
algebrica dei costi e ricavi attualizzati è definita Valore Attuale Netto V.A.N.
Definendo:
• CFt = cash flow netto del generico anno t;
• n = durata in anni dell’investimento;
• i = tasso di sconto
. . . =
1 +
Se un investimento ha V.A.N. positivo è redditizio ed è preferibile all’investimento nullo, mentre tra due
o più investimenti alternativi è accettato quello che presenta un V.A.N. maggiore (purché sia positivo).
33
Fonte ISTAT: http://demo.istat.it/
14002104
Nel caso delle lavabiancheria si valuta la convenienza economica nella sostituzione dell’attuale
elettrodomestico, con uno nuovo e più efficiente, per il quale la vita dell’investimento “n” è assunta pari
al tempo di vita dell’elettrodomestico di 14 anni (si acquista la tecnologia al 2014, e il confronto dei
costi energetici sono tra il 2015 e il 2028).
Il tasso di sconto assunto per l’intera vita dell’investimento è del 4%, nell’ipotesi di effettuare l’analisi
del V.A.N. a moneta costante.
In questo tipo di confronto si tiene conto degli obblighi di legge che prevedono che dal Dicembre 2013
la produzione delle lavatrici sia almeno pari alla classe A+. Questa classe energetica rappresenta quindi
la tecnologia con efficienza minima che è destinata alla produzione.
Per questo si opera un confronto sulla convenienza economica dell’acquisto di una lavatrice A++ e
A+++ rispetto a quella A+.
I flussi di cassa sono di due tipi: al 2014 si hanno i costi fissi (legati all’acquisto dell’elettrodomestico),
mentre dal 2015 in poi i costi sono variabili (legati al solo funzionamento dell’elettrodomestico che
consuma meno energia rispetto a quello A+).
Tabella 7.14 - Calcolo del V.A.N. per le lavatrici efficienti senza incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto della confronto della
lavatrice A++ con lavatrice A+++ con
quella A+ quella A+
[€] [€]
- 23 -157
Come emerge dalla Tabella 7.14 la sostituzione delle lavabiancheria non è vantaggiosa in entrambi i casi
senza incentivi (il V.A.N. è negativo).
Emerge come l’ipotesi di efficienza energetica massima raggiungibile (lavatrice in classe A+++), in
assenza di incentivi, sia la soluzione più costosa, mentre quella ottimale per un investitore privato è la
soluzione dell’acquisto di una lavabiancheria in classe A+.
Nel caso di ristrutturazione dell’unità immobiliare, è possibile accedere alle forme di incentivazione per
l’acquisto di grandi elettrodomestici con la detrazione IRPEF al 50%. Questa detrazione è da ripartire tra
gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, e deve essere calcolata sull’importo massimo di
10.000 euro.
Inserendo questa indicazione nel calcolo del V.A.N. è possibile ottenere i risultati riportati in Tabella
7.15. Entrambe le soluzioni presentano un V.A.N. positivo, ma la convenienza economica si ha per la
lavatrice in classe A++, con un tempo di ritorno dell’investimento di 3 anni.
Tabella 7.15 - Calcolo del V.A.N. per le lavatrici efficienti con incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto della confronto della
lavatrice A++ con lavatrice A+++ con
quella A+ quella A+
[€] [€]
124 52
14002104
L’indice di Efficienza Energetica (Energy Efficiency Index: EEI), che rappresenta il rapporto tra il
consumo annuale dell’apparecchio e il consumo standard di un modello simile di riferimento [39],
definisce i consumi energetici degli apparecchi in classi energetiche.
Nella Tabella 7.16 sono riportati per le diverse classi di efficienza, i valori limite di consumo, calcolati
con l’ipotesi di una capacità di carico pari a 11 coperti (ps) [34] e considerando 280 cicli annui, come
previsto dalla normativa.
A livello europeo, il comparto delle lavastoviglie è regolato dalla normativa n° 1016/2010 del 10
Novembre 201034: essa prevede un dettagliato piano di dismissione nel tempo della produzione degli
apparecchi più obsoleti e meno efficienti.
In particolare:
• a partire dal Dicembre 2011 non è più possibile realizzare lavastoviglie di classe inferiore alla A
(EEI < 71)35;
• dal Dicembre 2013 verranno ritirate quelle di classe inferiore alla A+ (EEI < 71)36;
A partire da un monitoraggio dei dati di vendita è stato possibile individuare il consumo medio del
comparto lavaggio stoviglie per il 2011, che risulta pari a 331 kWh/anno, a cui corrisponde una classe
energetica C.
La Tabella 7.17 riporta una sintesi dei consumi finali del comparto nazionale lavaggio stoviglie al 2011.
34
COMMISSION REGULATION (EU) No 1016/2010 of 10 November 2010 implementing Directive
2009/125/EC of the European Parliament and of the Council with regard to ecodesign requirements for household
dishwashers
35
Per le lavastoviglie a uso domestico con una capacità nominale di 10 coperti e larghezza pari o inferiore a 45
centimetri, l'indice di efficienza energetica (IEE) deve essere inferiore a 80;
36
Per le lavastoviglie a uso domestico con una capacità nominale di 10 coperti e larghezza pari o inferiore a 45
centimetri, l'indice di efficienza energetica (IEE) deve essere inferiore a 71 (a partire dal 2016 anche per questa
categoria EEI<63);
14002104
Consumo del comparto = (n° apparecchi) * (consumo specifico medio delle apparecchiature del
comparto)
Tabella 7.17 - Consumo nazionale del comparto lavastoviglie per l'anno 2011
Consumo Consumo
Stock Consumo
Diffusione medio del medio dello
Anno N. Famiglie Lavastoviglie totale
[%] venduto stock esistente
[unità] [GWh/anno]
[kWh/anno] [kWh/anno]
2011 25.309.29737 46,5 11.768.823 263 311 3.893
A partire da un’analisi RSE sui dai dati di vendita GfK [31] e CECED [30] dal 2005 al 2012, sono stati
stimati il volume di vendita e il prezzo dell’elettrodomestico come proiezione per il 2014 (Tabella 7.13).
In questo modo è stato possibile individuare il prezzo di vendita specifico e la composizione delle
vendite per classi energetiche.
Tabella 7.18 - Composizione delle vendite e prezzo specifico per classe energetica delle lavastoviglie nel 2014
(fonte: elaborazione interna RSE)
Composizione per Prezzo medio di
Classe tipologia delle vendite vendita per classe
[%] [€]
A+++ 1,2% 1.054
A++ 7,0% 724
A+ 39,5% 642
A 52,3% 474
Nel caso della valutazione degli interventi di efficienza energetica sulle lavastoviglie, per portare a una
riduzione dei consumi energetici del comparto, vengono proposte due diverse analisi costi - benefici: la
prima per individuare la tecnologia da sostituire più vantaggiosa dal punto di vista economico senza
forme di incentivazione, l’altra considerando le forme di incentivazione presenti (attualmente la
detrazione IRPEF al 50% [42]).
In linea con quanto prescritto dalla normativa europea, l’analisi si concentra sulle classi energetiche A+,
A++ e A+++.
Con il criterio dell’attualizzazione (metodo di calcolo del Valore Attuale Netto V.A.N.), i costi e i ricavi
di un investimento vengono resi omogenei all’epoca in cui si valuta la decisione da investire. La somma
algebrica dei costi e ricavi attualizzati è definita Valore Attuale Netto V.A.N.
Definendo:
• CFt = cash flow netto del generico anno t;
• n = durata in anni dell’investimento;
• i = tasso di sconto
. . . =
1 +
Se un investimento ha V.A.N. positivo è redditizio ed è preferibile all’investimento nullo, mentre tra due
o più investimenti alternativi è accettato quello che presenta un V.A.N. maggiore (purché sia positivo).
37
Fonte ISTAT: http://demo.istat.it/
14002104
Nel caso delle lavastoviglie si valuta la convenienza economica nella sostituzione dell’attuale
elettrodomestico, con uno nuovo e più efficiente, per il quale la vita dell’investimento “n” è assunta pari
al tempo di vita dell’elettrodomestico di 14 anni (si acquista la tecnologia al 2014, e il confronto dei
costi energetici sono tra il 2015 e il 2028).
Il tasso di sconto assunto per l’intera vita dell’investimento è del 4%, nell’ipotesi di effettuare l’analisi
del V.A.N. a moneta costante.
In questo tipo di confronto si tiene conto degli obblighi di legge che prevedono che dal Dicembre 2013
la produzione delle lavastoviglie sia almeno pari alla classe A+. Questa classe energetica rappresenta
quindi la tecnologia con efficienza minima che è destinata alla produzione.
Per questo si opera un confronto sulla convenienza economica dell’acquisto di una lavastoviglie A++ e
A+++ rispetto a quella A+.
I flussi di cassa sono di due tipi: al 2014 si hanno i costi fissi (legati all’acquisto dell’elettrodomestico),
mentre dal 2015 in poi i costi sono variabili (legati al solo funzionamento dell’elettrodomestico che
consuma meno energia rispetto a quello A+).
Tabella 7.19 - Calcolo del V.A.N. per le lavastoviglie efficienti senza incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto della confronto della
lavastoviglie A++ con lavastoviglie A+++ con
quella A+ quella A+
[€] [€]
- 29 -335
Come emerge dalla Tabella 7.14 la sostituzione delle lavastoviglie non è vantaggiosa in entrambi i casi
senza incentivi (il V.A.N. è negativo).
Emerge come l’ipotesi di efficienza energetica massima raggiungibile (lavastoviglie in classe A+++), in
assenza di incentivi, sia la soluzione più costosa, mentre quella ottimale per un investitore privato è la
soluzione dell’acquisto di una lavastoviglie in classe A+.
Nel caso di ristrutturazione dell’unità immobiliare, è possibile accedere alle forme di incentivazione per
l’acquisto di grandi elettrodomestici con la detrazione IRPEF al 50%. Questa detrazione è da ripartire tra
gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, e deve essere calcolata sull’importo massimo di
10.000 euro.
Inserendo questa indicazione nel calcolo del V.A.N. è possibile ottenere i risultati riportati in Tabella
7.20. Entrambe le soluzioni presentano un V.A.N. positivo, ma la convenienza economica si ha per la
lavastoviglie in classe A++, con un tempo di ritorno dell’investimento di 2 anni.
Tabella 7.20 - Calcolo del V.A.N. per le lavastoviglie efficienti con incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto della confronto della
lavastoviglie A++ con lavastoviglie A+++ con
quella A+ quella A+
[€] [€]
236 51
14002104
L’indice di Efficienza Energetica (Energy Efficiency Index: EEI), che rappresenta il rapporto tra il
consumo annuale dell’apparecchio e il consumo standard di un modello simile di riferimento [39],
definisce i consumi energetici degli apparecchi in classi energetiche.
Nella Tabella 7.21 sono riportati per le diverse classi di efficienza, i valori limite di consumo, calcolati
con l’ipotesi di una capacità di carico pari a 6 kg [34] e considerando 160 cicli annui, come previsto
dall’etichettatura energetica.
Per individuare le classi energetiche delle asciugatrici e i rispettivi consumi, viene considerato il
Regolamento Delegato (UE) N. 392/2012 della Commissione del 1 marzo 201238 per l’etichettatura
energetica.
A partire da un monitoraggio dei dati di vendita è stato possibile individuare il consumo medio del
comparto lavaggio stoviglie per il 2011, che risulta pari a 421 kWh/anno, a cui corrisponde una classe
energetica B.
La Tabella 7.22 riporta una sintesi dei consumi finali del comparto nazionale asciugatura biancheria al
2011.
Consumo del comparto = (n° apparecchi) * (consumo specifico medio delle apparecchiature del
comparto)
38
REGOLAMENTO DELEGATO (UE) N. 392/2012 DELLA COMMISSIONE del 1° marzo 2012 che integra la
direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura indicante il
consumo d’energia delle asciugabiancheria per uso domestico
14002104
Tabella 7.22 - Consumo nazionale del comparto asciugatrici per l'anno 2011
Consumo Consumo
Stock Consumo
Diffusione medio del medio dello
Anno N. Famiglie Asciugatrici totale
[%] venduto stock esistente
[unità] [GWh/anno]
[kWh/anno] [kWh/anno]
2011 25.309.29739 3,9 987.063 355 426 421
A partire da un’analisi RSE sui dai dati di vendita GfK [31] e CECED [30] dal 2005 al 2012, sono stati
stimati il volume di vendita e il prezzo dell’elettrodomestico come proiezione per il 2014 (Tabella 7.23).
In questo modo è stato possibile individuare il prezzo di vendita specifico e la composizione delle
vendite per classi energetiche.
Tabella 7.23 - Composizione delle vendite e prezzo specifico per classe energetica delle asciugabiancheria nel
2014 (fonte: elaborazione interna RSE)
Composizione per Prezzo medio di
Classe tipologia delle vendite vendita per classe
[%] [€]
A+++ 0,3% 980
A++ 3,0% 784
A+ 60,6% 588
A 36,2% 490
Nel caso della valutazione degli interventi di efficienza energetica sulle asciugabiancheria, per portare a
una riduzione dei consumi energetici del comparto, vengono proposte due diverse analisi costi -
benefici: la prima per individuare la tecnologia da sostituire più vantaggiosa dal punto di vista
economico senza forme di incentivazione, l’altra considerando le forme di incentivazione presenti
(attualmente la detrazione IRPEF al 50% [42]).
L’ipotesi di RSE si basa sul confronto delle vendite delle tecnologie più efficienti: A+, A++ e A+++.
Con il criterio dell’attualizzazione (metodo di calcolo del Valore Attuale Netto V.A.N.), i costi e i ricavi
di un investimento vengono resi omogenei all’epoca in cui si valuta la decisione da investire. La somma
algebrica dei costi e ricavi attualizzati è definita Valore Attuale Netto V.A.N.
Definendo:
• CFt = cash flow netto del generico anno t;
• n = durata in anni dell’investimento;
• i = tasso di sconto
. . . =
1 +
Se un investimento ha V.A.N. positivo è redditizio ed è preferibile all’investimento nullo, mentre tra due
o più investimenti alternativi è accettato quello che presenta un V.A.N. maggiore (purché sia positivo).
Nel caso delle asciugatrici si valuta la convenienza economica nella sostituzione dell’attuale
elettrodomestico, con uno nuovo e più efficiente, per il quale la vita dell’investimento “n” è assunta pari
al tempo di vita dell’elettrodomestico di 14 anni (si acquista la tecnologia al 2014, e il confronto dei
costi energetici sono tra il 2015 e il 2028).
39
Fonte ISTAT: http://demo.istat.it/
14002104
Il tasso di sconto assunto per l’intera vita dell’investimento è del 4%, nell’ipotesi di effettuare l’analisi
del V.A.N. a moneta costante.
In questo tipo di confronto si ipotizza che dal 2014 la vendita delle asciugabiancheria in classe A+
rappresenti la tecnologia con efficienza minima che è destinata alla produzione.
Per questo si opera un confronto sulla convenienza economica dell’acquisto di una asciugatrice A++ e
A+++ rispetto a quella A+.
I flussi di cassa sono di due tipi: al 2014 si hanno i costi fissi (legati all’acquisto dell’elettrodomestico),
mentre dal 2015 in poi i costi sono variabili (legati al solo funzionamento dell’elettrodomestico che
consuma meno energia rispetto a quello A+).
Tabella 7.24 - Calcolo del V.A.N. per le asciugatrici efficienti senza incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto della confronto della
asciugatrice A++ con asciugatrice A+++ con
quella A+ quella A+
[€] [€]
- 90 -239
Come emerge dalla Tabella 7.14 la sostituzione dell’asciugatrice non è vantaggiosa in entrambi i casi
senza incentivi (il V.A.N. è negativo).
Emerge come l’ipotesi di efficienza energetica massima raggiungibile (asciugatrice in classe A+++), in
assenza di incentivi, sia la soluzione più costosa, mentre quella ottimale per un investitore privato è la
soluzione dell’acquisto di una asciugatrice in classe A+.
Nel caso di ristrutturazione dell’unità immobiliare, è possibile accedere alle forme di incentivazione per
l’acquisto di grandi elettrodomestici con la detrazione IRPEF al 50%. Questa detrazione è da ripartire tra
gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, e deve essere calcolata sull’importo massimo di
10.000 euro.
Inserendo questa indicazione nel calcolo del V.A.N. è possibile ottenere i risultati riportati in Tabella
7.25. Entrambe le soluzioni presentano un V.A.N. positivo, ma la convenienza economica si ha per
l’asciugatrice in classe A++, con un tempo di ritorno dell’investimento di 4 anni.
Tabella 7.25 - Calcolo del V.A.N. per le asciugatrici efficienti con incentivi
V.A.N. ottenuto dal V.A.N. ottenuto dal
confronto della confronto della
asciugatrice A++ con asciugatrice A+++ con
quella A+ quella A+
[€] [€]
197 120
14002104
7.6 Illuminazione
La domanda di servizio che viene qui analizza è l’illuminazione, della quale vengono esaminate le
diverse tipologie di lampadine attualmente utilizzate nel settore residenziale. Nei paragrafi successivi si
approfondiscono il quadro normativo di riferimento, i consumi energetici del comparto al 2011 e gli
interventi di efficienza che possono essere ipotizzati.
Per quanto concerne l'illuminazione, e con specifico riferimento al settore domestico, i requisiti sono
stabiliti dal Regolamento (CE) n. 244/2009 Misura di implementazione per le lampade non direzionali
di uso domestico e dal Regolamento (UE) n. 1194/2012 Misura di implementazione per lampade
direzionali, LED e relative apparecchiature.
Il primo ha determinato la messa al bando graduale delle tradizionali lampadine a incandescenza e anche
delle meno efficienti tra quelle a fluorescenza. Le tradizionali lampadine a bulbo utilizzano una
tecnologia sviluppata nel 1800 ormai ampiamente superata dal punto di vista del risparmio energetico.
Esse, infatti, trasformano in luce solo una quantità compresa tra il 5% ed il 10% dell’energia impiegata.
La quota rimanente viene, invece, dispersa sotto forma di calore. L’efficienza luminosa è di circa 13
lumen/Watt. Le lampadine di nuova generazione, fluorescenti, alogene e LED hanno efficienze
nettamente maggiori.
La messa al bando, organizzata in 4 fasi successive, ha portato alla progressiva fuoriuscita dal mercato
delle lampadine poco efficienti, come riassunto di seguito:
• 1° settembre 2009: bandite lampadine a incandescenza maggiori o uguali a 100 Watt e qualsiasi
tipo di lampadina opale, bianca, non chiara;
• 1° settembre 2010: bandite le lampadine a incandescenza maggiori o uguali a 75 Watt e continua
il divieto di immissione di qualsiasi tipo di lampadina opale, bianca, non chiara;
• 1° settembre 2011: bandite le lampadine a incandescenza maggiori o uguali a 60 Watt e continua
il divieto di immissione di qualsiasi tipo di lampadina opale, bianca, non chiara;
• 1° settembre 2012: bandite le lampadine a incandescenza maggiori o uguali a 6 watt e continua
il divieto di immissione di qualsiasi tipo di lampadina opale, bianca, non chiara. Non è, quindi,
più possibile immettere sul mercato le lampadine ad incandescenza di piccola potenza, ovvero
con flusso luminoso maggiore di 60 lumen.
Dal 1 settembre 2012 ha avuto inizio quindi la “fase 4” per effetto della quale si compirà la graduale
trasformazione del mercato prevista dalla Commissione Europea e, a partire da quella data, le lampadine
ad incandescenza non potranno più essere immesse sul mercato; le lampadine ancora in vendita nei
negozi o presso i distributori potranno essere commercializzate fino ad esaurimento scorte. Nella Tabella
7.26 sono riportate le tipologie di lampadine con le rispettive efficienze luminose stimate per l’anno
2014 [32][33].
La domanda di illuminazione per abitazione (lm/abitazione) è ricavata dalla stima della superficie media
dell’abitazione e dalle prescrizioni per la sua illuminazione.
Per ricavare l’illuminamento medio di una abitazione si è partiti dalle prescrizioni della norma UNI-EN
12464-1 sull’illuminamento richiesto per i vari ambienti di diversa destinazione d’uso, individuando il
flusso luminoso corrispondente, stimato pari a 18275 lumen per unità abitativa [33].
Infine, per l’individuazione dei consumi energetici, si ipotizzano 600 ore annue di utilizzo [32].
Il consumo medio del comparto illuminazione per unità abitativa nel 2011, che risulta pari a 287
kWh/anno per abitazione.
A partire da un’analisi RSE sui dai dati di vendita GfK [31] e CECED [30] dal 2005 al 2012, sono stati
stimati il volume di vendita e il prezzo dell’elettrodomestico come proiezione per il 2014 (Tabella 7.27).
In questo modo è stato possibile individuare il prezzo di vendita specifico e la composizione delle
vendite per classi energetiche.
Tabella 7.27 Composizione delle vendite e prezzo specifico per tipologia di lampadina al 2014 (fonte:
elaborazione interna RSE)
Prezzo medio di
Composizione per
vendita per
Tipologia tipologia delle vendite
lampadina
[%]
[€]
Fluorescente
38% 3,3
lineare
Fluorescente
28% 5,9
compatta
Incandescenza 3% 2,1
Alogena 30% 3,3
LED 2% 8,8
La Tabella 7.28 riporta una sintesi dei consumi finali del comparto nazionale illuminazione al 2011.
Consumo del comparto = (n° lampadine per abitazione) * (illuminamento abitazione) * (numero ore di
utilizzo annue) (consumo specifico medio fornito dall’efficienza luminosa)
Tabella 7.28 Consumo nazionale del comparto illuminazione per l'anno 2011
Efficienza
Efficienza
Stock luminosa Consumo
Diffusione luminosa
Anno N. Famiglie Lampadine media del totale
[%] dello stock
[unità] venduto [GWh/anno]
[lm/W]
[lm/W]
40
2011 25.309.297 100% 482.000.370 43,6 38,2 7.261
40
Fonte ISTAT: http://demo.istat.it/
14002104
Per la domanda di servizio dell’illuminazione non viene fatta un’analisi microeconomica sulla
sostituzione di una particolare tipologia di lampadina rispetto ad un’altra, ma si è cercato di analizzare
un’evoluzione delle vendite per tipologia e costo delle diverse lampadine.
Tale analisi, con orizzonte temporale al 2030, consente di ottenere importanti risparmi nei consumi per
la domanda di servizio dell’illuminazione (i cui risultati sono riportati in Tabella 8.3).
14002104
Nel presente capitolo si stima il trend di evoluzione dei consumi elettrici del settore residenziale al 2020
e al 2030, per individuare i potenziali di efficienza energetica che possono essere attuati per la
razionalizzazione di tali consumi nel settore domestico.
Nella Tabella 8.1 sono riportate le ipotesi di crescita della popolazione italiana al 2020 e 2030,
considerando lo “scenario centrale” fornito da ISTAT [35], mentre per il numero di componenti per
famiglia si prevede una decrescita al 2030 (2,37 rispetto al dato di partenza del 2011 di 2,4).
Dividendo la popolazione per il numero medio di occupanti per famiglia, risulta il numero di famiglie
riportato in Tabella 8.1.
Tabella 8.1 - Stima dell'evoluzione della popolazione e del numero delle famiglie - Stime RSE su dati ISTAT
Componenti per famiglia
Anno Popolazione (n°) Famiglie (n°)
(n°)
2020 62.497.034 2,38 26.222.020
2030 63.482.851 2,37 26.786.013
Da questo quadro iniziale di aumento del numero di famiglie (al 2011 sono stimate pari a 25.309.29741)
dovrebbe corrispondere un aumento dei consumi elettrici per il settore residenziale se non si attuassero
misure di efficienze energetica con tecnologie meno energivore.
Seguendo la metodologia del capitolo 6 per la stima dei consumi energetici nelle diverse domande di
servizio, vengono riportate le ipotesi di diffusione degli elettrodomestici al 2020 e al 2030.
Come si osserva dalla Tabella 8.2 per i frigoriferi, lavatrici e lampadine la diffusione di tali tecnologie
per famiglia si ipotizza già satura al 2011, e per questo viene mantenuta costante fino al 2030.
Diversa è la situazione per le lavastoviglie, congelatori e asciugatrici per i quali si prevede invece una
rapida crescita nel tempo.
Come nel caso della popolazione, in assenza di introduzione di elettrodomestici più efficienti, l’aumento
della diffusione di alcuni elettrodomestici porterebbe analogamente all’aumento dei consumi elettrici.
41
Fonte ISTAT: http://demo.istat.it/
14002104
50%), prevedono l’introduzione di una classe energetica più performante di quelle attualmente
in commercio, a seguito di un miglioramento tecnologico delle efficienze energetiche.
Nella Tabella 8.3 si riportano i risultati dei consumi elettrici al 2020 e al 2030 per i diversi
elettrodomestici, tenendo conto della popolazione e della diffusione delle tecnologie riportate in Tabella
8.1 e Tabella 8.2.
Si ipotizza la fine delle vendite della classe A++ entro il 2020, dal 2021 al 2030 si vendono solo A+++ e
A++++.
Nella Tabella 8.3 si riportano i risultati dei consumi elettrici al 2020 e al 2030 per i diversi
elettrodomestici, tenendo conto della popolazione e della diffusione delle tecnologie riportate in Tabella
8.1 e Tabella 8.2.
14002104
Figura 8.1 - Confronto tra scenario BAU e BAT per gli elettrodomestici
In Tabella 8.5 è riportata la sintesi dei consumi cumulati al 2020 e al 2030, mostrando come nel lungo
periodo il risparmio dei consumi elettrici può essere importante, se si implementassero misure volte alla
sostituzione di elettrodomestici con la più alta efficienza energetica a disposizione.
Tabella 8.5 - Confronto dei consumi cumulati tra lo scenario BAU e BAT
Consumi Consumi Confronto Consumi Consumi Confronto
scenario scenario tra scenario scenario scenario tra scenario
Tecnologia di
BAU: anni BAT: anni BAT e BAU: BAU: anni BAT: anni BAT e BAU:
riferimento
2011 - 2020 2011 - 2020 anni 2011 - 2011 - 2030 2011 - 2030 anni 2011 -
[TWh] [TWh] 2020 [%] [TWh] [TWh] 2030 [%]
Frigorifero 88 84 -4,8% 165 146 -11,9%
Congelatore 34 34 -0,1% 68 67 -0,1%
Asciugatrice 6 6 -5,8% 17 14 -16,3%
Lavatrice 65 63 -2,5% 122 114 -6,2%
Lavastoviglie 41 40 -2,1% 86 82 -4,7%
Illuminazione 67 65 -2,0% 132 118 -10,3%
TOTALE 302 293 -2,8% 589 541 -8,1%
14002104
Figura A.1 - Impieghi finali di energia per settore (Anno 2011, Totale 134,9 Mtep) - Fonte: elaborazione ENEA su
dati MSE
Il profilo dinamico, fornito da ENEA, dei consumi energetici nei settori di impiego finale per il periodo
2000-2011 è mostrato in Figura A.2.
Secondo quanto riportato da ENEA tra il 2000 e 2011 i consumi del settore industriale si riducono del 23%,
aumentano gli usi civili (+15%), mentre i consumi degli altri settori hanno registrato variazioni di entità
trascurabile.
I dati inoltre evidenziano un andamento crescente del consumo finale fino al 2005 seguito da una progressiva
diminuzione, con un’unica eccezione nel 2010 - anno in cui si è manifestato un effetto rimbalzo dopo la forte
contrazione del 2009 - che nel 2011 ha fatto tornare il valore dei consumi finali ai livelli del 2000 [40].
Figura A.2 - Impieghi finali di energia per settore, anni 2000 – 2011, Fonte: elaborazione ENEA su dati MSE
14002104
Secondo ENEA se si esamina il consumo finale di energia per abitante nel 2010, per i paesi dell’Unione
europea si rileva una significativa variazione tra i valori dei singoli stati membri (con un fattore medio
maggiore di 3 senza considerare le situazioni estreme), come mostrato nella Figura A.3. Per l’Italia si osserva
un consumo finale di energia pari a circa 2 tep/abitante [40].
Figura A.3 - Consumo finale di energia per abitante (Anno 2010), Fonte: elaborazione ENEA su dati Eurostat
14002104
A.2 Impieghi finali di energia dal 2000 al 2011 nel settore residenziale
La seguente analisi ha come obiettivo la ricostruzione dei consumi finali del settore residenziale tra il 2001 e
il 2011.
Le fonti dati a disposizione sono:
• ENEA: “Rapporto Energia e Ambiente” per il settore residenziale con i consumi energetici per fonte
e per destinazione d'uso [12];
• EUROSTAT: dati statistici per i consumi finali del settore residenziale [19].
Nella Figura A.4 viene riportata la serie storica dei consumi finali. Focalizzando l’attenzione sugli anni
2001-200942, i consumi forniti da Eurostat mostrano diverse oscillazioni, con un andamento
complessivamente nullo di variazione dei consumi finali tra il 2001 e il 2009. Invece le variazioni dei
consumi energetici finali riportate da ENEA, mostrano un incrementano dei consumi del 4% tra il 2001 e il
2009.
Figura A.4 - Consumi finali del settore residenziale – Elaborazione RSE su dati Eurostat ed ENEA
Il motivo della discrepanza tra i valori forniti da Eurostat ed ENEA (che fanno riferimento al Bilancio
Energetico Nazionale43) sono da ricercare nelle diverse regole di contabilizzazione dei consumi finali.
Utilizzando i dati ENEA per le regioni italiane [41],nella Figura A.5 sono dettagliati i consumi finali per il
settore residenziale nel 2008. Si osserva come la regione più energivora è la Lombardia, a seguire l’Emilia
Romagna, Veneto, Piemonte e Lazio. Queste regioni corrispondono a circa il 57% dei consumi finali del
settore residenziale in Italia.
42
Il 2009 è l’ultimo anno utile per il confronto Eurostat – Enea, poiché i consumi finali per il settore residenziale sono
disponibili da ENEA fino a tale anno.
43
Bilancio Energetico Nazionale BEN: http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it/dgerm/ben.asp
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Figura A.5 - Consumi finali di energia settore residenziale - Elaborazione RSE su dati ENEA all’anno 2008
14002104
A.3 Analisi dei consumi energetici per destinazione d’uso nel settore residenziale
L’analisi delle destinazioni d’uso dei consumi finali del settore residenziale fa riferimento alla ripartizione
riportata da ENEA all’interno del RAEE 2011 - Rapporto Annuale Efficienza Energetica [40].
In particolare le destinazioni d’uso di riferimento riguardano:
• Riscaldamento/Raffrescamento;
• Acqua calda;
• Usi cottura;
• Usi elettrici obbligati.
A titolo d’esempio nella Figura A.6 viene mostrata la sintesi delle destinazioni d’uso per gli anni 2001 e
2009.
Emerge come la ripartizione dei consumi per usi cucina, acqua calda e riscaldamento/raffrescamento
rimangono sostanzialmente invariati, mentre si registra un lieve aumento degli usi elettrici obbligati.
Nel dettaglio, analizzando l’ultimo anno a disposizione, cioè il 2009, si osserva che il 66% circa dei consumi
del settore sono destinati al riscaldamento e raffrescamento, seguono gli usi elettrici obbligatori al 18%, la
produzione di acqua calda sanitaria al 10% ed infine al 6% gli usi cottura.
Figura A.6 - Ripartizione per destinazioni d'uso dei consumi finali del residenziale - Elaborazioni RSE su dati
ENEA per gli anni 2001 e 2009
A.4 Analisi dei consumi energetici per fonte energetica nel settore residenziale
I consumi energetici finali vengono inoltre analizzati per le diverse fonti energetiche [40]:
• GPL;
• Gas;
• Gasolio;
• Olio combustibile;
• Carbone;
• Legna;
• Energia Elettrica.
14002104
Nella Figura A.7 viene riportato un riassunto delle diverse fonti energetiche utilizzate per sopperire ai
consumi del settore residenziale.
Si osserva come nel corso del decennio (anni 2001 – 2009) la ripartizione per fonti energetiche abbia subito
notevoli cambiamenti, con una sostanziale diminuzione del gasolio a favore del gas, energia elettrica e legna.
Figura A.7 - Consumi finali del settore residenziale per fonti energetiche - Elaborazioni RSE su dati ENEA per
gli anni 2001 e 2009
I consumi elettrici del settore residenziale vengono mostrati nella Figura A.8. Terna [36] riporta i consumi
per il settore residenziale, distinguendo dai consumi totali il contributo di consumi per i servizi generali agli
edifici44.
In generale si può osservare il progressivo aumento dei consumi elettrici tra il 1990 e il 2009. Analizzando la
serie storica tra il 1990 e il 2012, l’aumento dei consumi registrato da Terna è pari al 32%, mentre per i
servizi generali agli edifici, nel decennio tra il 2001 e il 2011, l’aumento è stato pari al 25%.
44
(*) La voce di “Servizi generali agli edifici” viene dettagliata a partire dal 1995, anno in cui TERNA riporta la serie
storica coerente con la classificazione delle attività economiche ATECO ’91 dell’ISTAT.
14002104
B. I SISTEMI DI INCENTIVAZIONE
Con riferimento alle politiche di incentivazione finalizzate all’incremento dell’efficienza energetica nel
settore residenziale, viene presentata una sintesi delle disposizioni legislative associate alle tre tipologie di
incentivi previsti dalla normativa italiana (Titoli di Efficienza Energetica, Detrazioni Fiscali e Conto
Termico). In particolare, oltre al quadro normativo di riferimento, sono riportate le disposizioni relative agli
ambiti di applicazione, ai soggetti interessati, alle tipologie di intervento agevolabili e ai requisiti tecnici
necessari per accedere ai diversi incentivi.
Per alcuni interventi di maggiore interesse viene riportato uno schema comparativo delle diverse specifiche
tecniche richieste e delle modalità di determinazione degli incentivi. Inoltre, per due edifici (monofamiliare e
grande condominio) collocati in differenti zone climatiche (E/Milano e C/Bari), è presentato un confronto tra
l’entità degli incentivi calcolati secondo le diverse normative da cui emergono, con maggiore chiarezza, i
criteri che li sottendono.
Infine, nel capitolo finale, vengono presentate le forme di incentivazione per l’efficienza energetica nei
consumi elettrici. In particolare si ripercorrono le normative con i rispettivi incentivi a partire dal 2006, per
meglio comprendere su quali tecnologie si sono concentrati i principali sforzi e attraverso quali forme di
incentivazione.
• infine la Legge del 27/12/13 n.147 (Legge di stabilità 2014) che, con riferimento a interventi su unità
immobiliari, conferma le detrazioni del 65% al 31/12/14 e, successivamente, ridotte al 50%, al
31/12/2015. Con riferimento a interventi su parti comuni di un edificio o effettuati su tutte le unità di
un condominio, la detrazione del 65% permane fino al 30/06/2015 e, ridotta al 50%, riconosciuta
fino al 30/06/16.
A partire dal 1° gennaio 2016 (e dal 01/07/16 per interventi su parti comuni di condomini) gli interventi di
riqualificazione energetica sono associati a quelli relativi a ristrutturazioni edilizie per i quali è prevista una
detrazione del 36%.
Figura B.1 - Quadro normativo relativo a detrazioni fiscali associati a interventi di efficienza energetica
Ai provvedimenti di riferimento si affiancano due decreti attuativi, il D.M. 19/02/2007 (correlato alla
finanziaria 2007) e il D.M. 11/03/2008 (correlato alla finanziaria 2008) con relativi Decreti Ministeriali di
modifica e integrazione (D.M. 26/10/2007; D.M. 07/04/08; D.M. 06/09/2009 e D.M. 26/01/10).
Specifici chiarimenti sull’applicazione della detrazione sono inoltre contenuti in Circolari, Risoluzioni e
Provvedimenti riportati nel sito ENEA (http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/decreti.htm) e dell’Agenzia
delle Entrate (http://www.agenziaentrate.gov.it).
14002104
Art. 1 c.344: interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti che conseguono un valore limite di
fabbisogno di energia primaria annuo, per la climatizzazione invernale, inferiore di almeno il
20% ai valori riportati in Tabella B.1 e Tabella B.2 (Allegato A del Decreto MiSE del
11/03/2008 come modificato dal Decreto MiSE del 26/01/2010). In questi casi è prevista la
detrazione, dall'imposta lorda, del 65% delle spese sostenute dal contribuente, fino a un
valore massimo di detrazione pari a 100.000 euro, da ripartire in dieci quote annuali di uguale
importo.
Il fabbisogno di energia primaria annuo va calcolato con riferimento all’intero edificio e non alle singole
porzioni immobiliari che lo compongono.
14002104
Tabella B.1 - Valori limite dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale in kWh/m3 anno
Edifici residenziali di classe E (art.3-DPR 412/93) esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme
Tabella B.2 - Valori limite dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale espressi in
kWh/m3 anno – Tutti gli altri edifici
I valori limite riportati nella Tabella B.1e Tabella B.2 sono espressi in funzione della zona climatica, così
come individuata all’Art. 2 del D.P.R. 26/08/1993 n. 412, e del rapporto di forma dell’edificio S/V, dove:
a) S, espressa in metri quadrati, è la superficie che delimita verso l’esterno (ovvero verso ambienti non
dotati di impianto di riscaldamento), il volume riscaldato V;
b) V è il volume lordo, espresso in metri cubi, delle parti di edificio riscaldate, definito dalle superfici che
lo delimitano.
Per valori di S/V compresi nell’intervallo 0,2 - 0,9 e, analogamente, per gradi giorno (GG) intermedi ai limiti
delle zone climatiche riportati in tabella, si procede mediante interpolazione lineare.
Per località caratterizzate da un numero di gradi giorno superiori a 3001 i valori limite sono determinati per
estrapolazione lineare, sulla base dei valori fissati per la zona climatica E, con riferimento al numero di GG
proprio della località in esame.
Nelle indicazioni di normativa riferite al comma 344, fatti salvi i limiti posti al fabbisogno di energia
primaria annuo per la climatizzazione invernale dell’edificio, non vengono specificati i possibili interventi, e
loro caratteristiche, atti a raggiungere le suddette prescrizioni di legge. Pertanto, a titolo d’esempio, possono
rientrare in questa categoria quegli interventi di coibentazione dell’immobile e di sostituzione o installazione
di impianti di climatizzazione invernale che non possiedono i requisiti richiesti nei successivi commi 345-
347 come gli impianti di climatizzazione invernale dotati di caldaie non a condensazione o di scambiatori
per teleriscaldamento oppure strutture opache con valori di trasmittanza che non rispettano i limiti prescritti
dall’Art. 345.
Tuttavia, nel caso di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con altri dotati di generatori di
calore alimentati da biomasse combustibili, i generatori devono rispettare le seguenti condizioni:
a) avere un rendimento utile nominale minimo conforme alla classe 3 di cui alla norma Europea UNI-EN
303-5;
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b) rispettare i limiti di emissione di cui all’All. IX alla parte quinta del D.Lgs 03/04/06 n.152 e s.m.i. o i più
restrittivi limiti fissati da norme regionali, ove presenti;
c) utilizzare biomasse combustibili ammissibili ai sensi dell’All. X alla parte quinta del D.Lgs 03/04/06, n.
152 e successive modifiche e integrazioni;
d) per i soli edifici ubicati nelle zone climatiche C, D, E ed F, avere valori della trasmittanza (U) delle
chiusure apribili e assimilabili, quali porte, finestre e vetrine ecc. che delimitano l’edificio verso l’esterno
o verso locali non riscaldati, compresi entro i limiti massimi riportati in Tabella B.3 (vedi Tab.4a Art.4,
c.4, lett.c, del DPR del 02/04/09 n. 59).
Tabella B.3 - Valori limite della trasmittanza termica U delle chiusure trasparenti comprensive di infissi espressa
in W/m2K (Tabella 4a, Art.4, c. 4, lettera c - DPR 59/09)
Art. 1 c.345: Interventi su edifici, parti di edifici o unità immobiliari esistenti, riguardanti strutture opache
verticali, orizzontali e inclinate, finestre comprensive di infissi delimitanti il volume riscaldato
verso l’esterno e verso vani non riscaldati, che rispettino i requisiti di trasmittanza termica U
(W/m2K), definiti nella Tabella B.4 (Tab.2b Allegato B al D.MiSE 11/03/2008 e s.m.i.).
In questi casi spetta una detrazione, dall'imposta lorda, pari al 65% degli importi a carico del
contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 60.000 euro, da ripartire in dieci
quote annuali di uguale importo.
Tabella B.4 – Valori di trasmittanza termica utile U in W/m2K (Tab.2b, All.B - D.MiSE 11/03/08 e s.m.i)
a) con riferimento a una riduzione della trasmittanza termica U degli elementi opachi costituenti
l’involucro edilizio:
− fornitura e messa in opera di materiale coibente per il miglioramento delle caratteristiche termiche
delle strutture esistenti;
− fornitura e messa in opera di materiali ordinari, anche necessari alla realizzazione di ulteriori
strutture murarie a ridosso di quelle preesistenti, per il miglioramento delle caratteristiche termiche
delle strutture esistenti;
− demolizione e ricostruzione dell’elemento costruttivo;
b) con riferimento a una riduzione della trasmittanza termica U delle finestre comprensive degli infissi:
− miglioramento delle caratteristiche termiche delle strutture esistenti con la fornitura e posa in opera
di una nuova finestra comprensiva di infisso;
− miglioramento delle caratteristiche termiche dei componenti vetrati esistenti, con integrazioni e
sostituzioni.
Con infissi si intendono anche le strutture accessorie che influiscono sulla dispersione di calore quali, ad
esempio, scuri o persiane, o che risultino strutturalmente accorpate al manufatto quali, ad esempio, cassonetti
incorporati nel telaio dell’infisso.
E’ compresa anche la sostituzione dei portoni d’ingresso a condizione che si tratti di serramenti che
delimitano l’involucro riscaldato dell’edificio verso l’esterno o verso locali non riscaldati, e risultino
rispettati gli indici di trasmittanza termica richiesti per la sostituzione delle finestre (Risoluzione n. 475/E del
09/12/08 dell’Agenzia delle Entrate).
Art. 1 c.346: installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali e
per la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e
cura, istituti scolastici e università . In questo caso spetta una detrazione dall'imposta lorda per
una quota pari al 65% della spesa sostenuta dal contribuente, fino a un valore massimo della
detrazione pari a 60.000 euro, da ripartire in dieci quote annuali di uguale importo.
I pannelli solari devono rispettare i seguenti requisiti (Art. 8 del D.M. 19/02/07 e s.m.i.):
a) un termine minimo di garanzia di almeno cinque anni per i pannelli e i bollitori
b) e di due anni per gli accessori e i componenti tecnici;
c) la certificazione di qualità conforme alle norme UNI EN 12975 o UNI EN 12976 rilasciata da un
laboratorio accreditato. Sono equiparate alle norme UNI EN 12975 e UNI EN 12976 le norme EN
12975 e EN 12976 recepite da un organismo certificatore nazionale di un Paese membro dell’Unione
Europea o della Svizzera.
d) la conformità di esecuzione a quanto richiesto dai manuali di installazione dei principali componenti
Per i pannelli solari realizzati in autocostruzione, in alternativa a quanto disposto ai punti a) e c) può essere
prodotto l’attestato di partecipazione a uno specifico corso di formazione da parte del soggetto beneficiario.
La detrazione spetta per le spese relative a interventi impiantistici concernenti fornitura e posa in opera di
tutte le apparecchiature termiche, meccaniche, elettriche ed elettroniche, nonché delle opere idrauliche e
murarie necessarie per la realizzazione a regola d’arte di impianti solari termici organicamente collegati alle
utenze, anche in integrazione con impianti di riscaldamento (Art. 8 del D.M. 19/02/07 e s.m.i.).
Art. 1 c.347: interventi di sostituzione, integrale o parziale, di impianti di climatizzazione invernale con
impianti dotati di caldaie a condensazione (L. 27/12/06 n. 296), di pompe di calore ad alta
efficienza o geotermici a bassa entalpia e contestuale messa a punto ed equilibratura del
sistema di distribuzione (Art. 1 c.5 del D.M. 19/02/07 e s.m.i.).
Sono comprese anche le trasformazioni di impianti individuali autonomi in un impianto di
climatizzazione invernale centralizzato con contabilizzazione del calore e le modifiche a
14002104
impianti centralizzati per rendere applicabile la contabilizzazione del calore. E’ invece esclusa
la trasformazione di impianti di climatizzazione invernale centralizzati, per edificio o
complesso di edifici, a impianti individuali autonomi.
In questi casi è concessa una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 65 per cento
degli importi a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 30.000
euro, da ripartire in dieci quote annuali di pari importo.
La detrazione spetta per le spese relative al generatore di calore in particolare (Art.3 c.1 lett.c.2 del D.M.
19/02/07 e s.m.i.):
− lo smontaggio e dismissione dell’impianto di climatizzazione invernale esistente, parziale o totale;
− la fornitura e posa in opera di tutte le apparecchiature termiche, meccaniche, elettriche ed
elettroniche;
− l’esecuzione delle opere idrauliche e murarie necessarie per la sostituzione di impianti di
climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione o di pompe di calore ad alta
efficienza e con impianti geotermici a bassa entalpia.
− gli eventuali interventi sulla rete di distribuzione, sui sistemi di trattamento dell’acqua, sui dispositivi
controllo e regolazione e sui sistemi di emissione.
2. Per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti di potenza nominale del
focolare ≥100 kW è richiesto:
− il rispetto di quanto riportato al punto 1;
− un bruciatore di tipo modulante;
− la regolazione climatica operante direttamente sul bruciatore;
− una pompa di tipo elettronico a giri variabili.
3. Per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di pompa di calore ad
alta efficienza o impianti geotermici a bassa entalpia è necessario che:
a) le pompe di calore abbiano un coefficiente di prestazione (COP) e, nel caso di climatizzazione
estiva, un indice di efficienza energetica (EER) almeno pari ai valori minimi fissati nelle seguenti
Tabella B.5, Tabella B.6 e Tabella B.7 (rif. Allegato I del D.M. 06/08/09).
b) il sistema di distribuzione sia messo a punto ed equilibrato in relazione alle portate;
c) nel caso di pompe di calore elettriche dotate di variatore di velocità (inverter), i pertinenti valori di
cui all’allegato I siano ridotti del 5%.
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Per tutti gli interventi c.344÷c.347 la detrazione comprende anche le spese per le prestazioni professionali
necessarie alla realizzazione degli interventi comprensive della redazione dell’attestato di certificazione
energetica o di qualificazione energetica.
Tabella B.5 - Valori minimi del coefficiente di prestazione per pompe di calore elettriche
(Allegato I al D.M. 06/08/09)
La prestazione deve essere misurata in conformità alla norma UNI EN 14511:2004. Al momento della prova la pompa
di calore deve funzionare a pieno regime, nelle condizioni indicate in tabella.
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Tabella B.6 - Valori minimi del coefficiente di efficienza energetica per pompe di calore elettriche
(Allegato I al D.M. 06/08/09)
La prestazione deve essere misurata in conformità alla norma UNI EN 14511:2004. Al momento della prova la pompa
di calore deve funzionare a pieno regime, nelle condizioni indicate in tabella.
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Tabella B.7 - Valori minimi del coefficiente di prestazione per pompe di calore a gas
(Allegato I al D.M. 06/08/09)
(*) Per pompe di calore ad assorbimento ∆t = 30°- 40°- per pompe di calore a motore endotermico ∆t = 30°- 40°
La prestazione deve essere misurata in conformità alla norme:
EN 12309-2: 2000 per quanto riguarda le pompe di calore a gas ad assorbimento (valori di prova sul p.c.i.)
EN 14511: 2004 per quanto riguarda le pompe di calore a gas a motore endotermico.
Al momento della prova le pompe di calore devono funzionare a pieno regime, nelle condizioni indicate in tabella.
Per le pompe di calore a gas endotermiche, non essendoci una norma specifica, si procede in base alla EN 145111,
utilizzando il rapporto di trasformazione primario-elettrico = 0,4.
I valori minimi dell’efficienza energetica (EER) per pompe di calore a gas sono pari a 0,6 per tutte le
tipologie.
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Figura B.2 - Detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica. Quadro di sintesi: indicazioni generali
Figura B.3 - Detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica. Requisiti associati all’art. 344
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Figura B.4 - Detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica. Requisiti associati agli art. 345-346
Figura B.5 - Detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica. Requisiti associati all’art. 347
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Edifici esistenti (e fabbricati rurali esistenti): iscritti al catasto edilizio urbano o per i quali sia stata dichiarata la fine lavori e
presentata la richiesta di iscrizione al catasto edilizio urbano entro il 03/01/13 (entrata in vigore del DM 28/12/12) o per i quali sia
stata dichiarata la fine lavori entro il 28/12/12 e avviata la procedura di affidamento dell’incarico a un professionista, la procedura di
accatastamento dell’immobile in data antecedente alla data di richiesta dell’incentivazione (art.2 c.1 lett.g).
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• gli interventi dell’Art.4 c.2 sia le amministrazioni pubbliche sia i soggetti privati intesi come
persone fisiche, condomini e soggetti titolari di reddito di impresa o di reddito agrario.
Per gli edifici di nuova costruzione o soggetti a rilevanti ristrutturazioni, è previsto che gli interventi
effettuati in osservanza a quanto richiesto dall’art. 11 del D. Lgs n. 28/2011 (e cioè l’utilizzo di fonti
rinnovabili per la parziale copertura dei consumi di calore, elettricità e per il raffrescamento) possano
accedere agli incentivi limitatamente alla quota eccedente quella richiesta dal suddetto decreto legislativo.
B.2.3 Cumulabilità
L’incentivo può essere assegnato esclusivamente agli interventi che non accedono ad altri incentivi statali a
eccezione dei fondi di garanzia, i fondi di rotazione e i contributi in conto interesse. Limitatamente agli
edifici pubblici ad uso pubblico, tali incentivi sono cumulabili con gli incentivi in conto capitale, nel rispetto
della normativa comunitaria e nazionale.
Nei casi di interventi beneficiari di altri incentivi non statali cumulabili, l’incentivo è attribuibile nel rispetto
della normativa comunitaria e nazionale vigente.
46
le richieste di incentivo devono essere corredate da diagnosi energetica precedente l’intervento e da successiva certificazione
energetica nel caso di interventi relativi:
• all’art. 4, comma 1, lettera a;
• all’art. 4, comma 1, lettere b) c) e d) e comma 2, lettere a) b) c), nel caso di interventi realizzati su interi edifici con
impianti di riscaldamento di potenza nominale totale del focolare ≥100 kW.
Le spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche per la diagnosi e certificazione energetica sono incentivate nella misura del cento
per cento della spesa (con limiti definiti nell’Allegato III del D. Lgs).
Le spese sostenute per la diagnosi e certificazione energetica dai soggetti privati sono incentivate nella misura del cinquanta per
cento della spesa (con limiti definiti nell’Allegato III del D. Lgs)..
I suddetti incentivi non concorrono alla determinazione dell’incentivo complessivo nei limiti del valore massimo erogabile.
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Tabella B.9 - Valori di trasmittanza consentiti per l’accesso agli incentivi Art.4 c.1 a) e b)
Tali valori di trasmittanza sono inferiori di circa il 15÷17 % a quelli richiesti, per analoghi interventi, dalla
Legge 296/06 al fine di ottenere le detrazioni previste.
Nel solo caso di interventi 4 c.1 a) effettuati su edifici di cui entro il 29/10/93 (data di entrata in vigore del
DPR 26/08/93 n. 412) sia stata dichiarata la fine dei lavori e presentata la richiesta di iscrizione al Catasto
edilizio urbano, in alternativa al rispetto delle trasmittanze di Tabella B.9 è necessaria una riduzione
dell’indice di prestazione energetica pari almeno al 70% del valore precedente all’intervento.
In questo caso sono richiesti gli attestati di certificazione energetica dello stato dell’immobile prima e dopo
la realizzazione dell’intervento.
• Calcolo dell’incentivo
L’incentivo è determinato come percentuale della spesa sostenuta con il vincolo che il costo specifico degli
interventi, riferito alla metratura delle opere realizzate, sia inferiore a un valore stabilito. Gli incentivi non
possono superare un tetto massimo di riferimento.
L’incentivo è calcolato secondo la seguente espressione (rif. Tabella B.10)
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Tabella B.10 - Valori di riferimento dei paramenti che determinano il calcolo dell’incentivo
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Tabella B.11 - Requisiti tecnici di soglia minimi consentiti per l’accesso agli incentivi dell’Art.4 c.1c
A esclusione degli impianti di climatizzazione invernale progettati e realizzati con temperature medie del
fluido termovettore inferiori a 45°C, gli interventi di sostituzione di impianto di climatizzazione comportano
anche l’installazione di una centralina di termoregolazione attiva sull’intero impianto, o parte di esso, o di
valvole termostatiche a bassa inerzia termica (o altra regolazione di tipo modulante agente sulla portata). E’
inoltre richiesta l’equilibratura del sistema di distribuzione del fluido termovettore e l’adozione, in caso di
molteplici unità immobiliari, di un sistema di contabilizzazione individuale dell’energia termica utilizzata e
di ripartizione delle spese.
Inoltre, per impianti di potenza nominale del focolare ≥100 kW, è richiesto:
i. che sia adottato un bruciatore di tipo modulante;
ii. che la regolazione climatica agisca direttamente sul bruciatore;
iii. che sia installata una pompa di tipo elettronico a giri variabili.
Tali requisiti coincidono con quelli prescritti, sempre per gli impianti con Pn ≥100 kW, dal DM 19/07/07
all’art. 9 con riferimento a quanto previsto dall’art.1 comma 347 della Legge 296/06.
Gli interventi 4.1 c) sono incentivati per le annualità successive alla prima a condizione che siano effettuate
le manutenzioni secondo la norma tecnica di riferimento per ciascun impianto o, se più restrittive, le
istruzioni per la manutenzione fornite dal fabbricante.
• Calcolo dell’incentivo
L’incentivo è determinato come percentuale della spesa sostenuta con il vincolo che il costo specifico degli
interventi, riferito alla potenza del generatore, sia inferiore a un valore stabilito. Gli incentivi non possono
superare un tetto massimo di riferimento.
L’incentivo è calcolato secondo la seguente espressione (rif. Tabella B.10):
I tot = % spesa · C· Pnint
con I tot ≤ I max
dove:
I tot = incentivo totale, cumulato per gli anni di godimento, connesso all’intervento in oggetto;
Pnint = somma delle potenze termiche nominali del focolare dei generatori di calore installati, in kWt;
C = costo specifico effettivamente sostenuto definito dal rapporto tra spesa sostenuta in euro e la potenza
termica al focolare installata in kWt. I valori massimi ammissibili di C, ai fini del calcolo
dell’incentivo, sono riportati in Tabella B.10;
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I sistemi di schermatura e/o ombreggiamento installati devono garantire una prestazione di schermatura
solare di classe 3 o superiore come definite dalla norma UNI EN 14501:2006.
Gli incentivi sono esclusivamente ammessi per meccanismi automatici di regolazione e controllo delle
schermature basati sulla rilevazione della radiazione solare incidente.
• Calcolo dell’incentivo
L’incentivo è calcolato analogamente a quanto indicato per gli interventi relativi all’Art.4 comma 1 a) e b). I
rispettivi coefficienti sono riportati in Tabella B.12.
Tabella B.12 - Coefficienti di calcolo dell’incentivo per tecnologia e corrispondente valore massimo dell’incentivo
Tabella B.13 - Coefficienti di prestazione minimi per pompe di calore elettr. (DM 28/12/12 – All.II – Tab.1)
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Tabella B.14 - Coefficienti di prestazione minimi per pompe di calore a gas (DM 28/12/12 – All.II – Tab.2)
Le emissioni in atmosfera degli ossidi di azoto NOx (espressi come NO2), dovute al sistema di combustione,
devono essere inferiori a 120 mg/kWh per le pompe di calore a gas ad assorbimento e inferiori a 180
mg/kWh per le pompe di calore a gas con motore a combustione interna. Tale valore è da riferirsi al potere
calorifico inferiore (p.c.i.) e alla portata di gas combustibile.
c) Scaldacqua a pompa di calore (4.2.d)
Per le pompe di calore dedicate alla sola produzione di acqua calda sanitaria è richiesto un COP ≥ 2,6
misurato secondo la norma EN 16147 e successivo recepimento da parte degli organismi nazionali di
normazione.
• Calcolo dell’incentivo
(Allegato II – 2.1 e 2.2 del DM 28/12/12)
L’incentivo per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti dotati di pompe
di calore elettriche e a gas è stabilito sulla potenzialità dell’intervento ed è calcolato in funzione dell’energia
termica prodotta in un anno. Il riconoscimento delle spese accessorie è incluso nei coefficienti di
valorizzazione dell’energia termica prodotta (Ci).
a) Pompe di calore elettriche
L’incentivo annuo si calcola con la seguente formula:
Iatot = Ei · Ci
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con:
Iatot: incentivo annuo in euro
Ci : coefficiente di valorizzazione dell’energia termica prodotta riportato in Tabella B.15.
1
Ei: energia termica incentivata prodotta in un anno, espressa in kWht e calcolata con la seguente relazione:
= ∙ 1 −
dove:
COP: coefficiente di prestazione della pompa di calore installata, come dedotto dai dati forniti dal
produttore, nel rispetto dei requisiti minimi espressi dalla Tabella B.13.
Qu: calore totale prodotto dall’impianto, espresso in kWht e calcolato come segue con la seguente
relazione:
Qu = Pn · Quf
con
Pn: potenza termica nominale della pompa di calore installata
Quf: coefficiente di utilizzo della pompa di calore dipendente dalla zona climatica come riportato in
Tabella B.16.
1
= ∙ 1 − #
0,46
dove:
GUE: coefficiente di prestazione della pompa di calore a gas installata, come dedotto dai dati forniti dal
produttore, nel rispetto dei requisiti minimi espressi nella Tabella B.14.
Qu: calore totale prodotto dall’impianto, espresso in kWht e calcolato con la seguente relazione:
Qu = Pn · Quf
con
Pn: potenza termica nominale della pompa di calore installata
Quf: coefficiente di utilizzo della pompa di calore dipendente dalla zona climatica come riportato in
Tabella B.16.
Per le sole aziende agricole è incentivata oltre la sostituzione, l’installazione di impianti di climatizzazione
invernale dotati di generatori di calore tra quelli sopra elencati.
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• Criteri di ammissibilità
Per i generatori di calore a biomassa di differenti tipologie è richiesto il rispetto dei criteri e requisiti stabiliti
dall'Art. 290, c.4 del D. Lgs. 03/04/06 n. 152 e delle indicazioni riportate nel seguito ai punti a, b, c, d, fatti
salvi eventuali limiti più restrittivi fissati da norme regionali.
Sostanzialmente si tratta di:
• conformità dei generatori alle rispettive norme di riferimento;
• rendimento termico utile maggiore di prestabiliti limiti;
• emissioni atmosferiche inferiori ai valori riportati in Tabella B.11;
• utilizzo di pellet conformi alla norma UNI EN 14961-2 classe A1 o A2 o di biomasse combustibili
previste tra quelle indicate dal D.Lgs. 152/06 e s.m.i., Parte V, Allegato X, parte II, Sezione 4.
In particolare:
a) Caldaie a biomassa di potenza termica nominale ≤ 500 kWt:
1) conformità alla norma UNI EN 303-5 classe 5 certificata da un organismo accreditato;
2) rendimento termico utile (%) non inferiore a 87 + log(Pn) dove Pn è la potenza nominale
dell’apparecchio;
3) emissioni in atmosfera non superiori a quanto riportato in Tabella B.18, certificate da un organismo
accreditato e calcolate secondo i metodi di misura riportati nelle norme indicate in Tabella B.19;
4) installazione di un sistema di accumulo termico dimensionato:
a. per le caldaie con alimentazione manuale del combustibile, in accordo con quanto previsto
dalla norma EN 303-5:2012;
b. per le caldaie con alimentazione automatica del combustibile prevedendo un volume di
accumulo non inferiore a 20 dm3/kWt.
5) pellet conforme alla norma UNI EN 14961-2 classe A1 oppure A2 e certificato da un organismo
accreditato;
6) altre biomasse combustibili purché previste tra quelle indicate dal D: Lgs. 152/06 e s.m.i., parte V
allegato X, Parte II, Sezione 4, solo nel caso siano rispettati i limiti di emissione in atmosfera
riportati in Tabella B.18.
Tabella B.18 - Emissioni in atmosfera per impianti a biomassa misurate con i metodi indicati in Tabella B.19
(*)47
47
(*) Il particolato primario (PPBT) deve essere determinato mediante un metodo di campionamento definito in una
norma tecnica UNI applicabile ai generatori di calore oggetto del presente decreto. In mancanza di tale norma tecnica, è
consentita la determinazione indiretta attraverso la correlazione di seguito riportata e utilizzando i metodi di misura
indicati in Tabella 12:
PPBT (mg/Nm3) = PP (mg/Nm3) + 0,42*OGC (mg/Nm3)
dove:
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[PPBT] è la concentrazione di particolato primario presente nei fumi di combustione, campionati a una temperatura
compresa tra 20 e 50 gradi centigradi, espressa in mg/m3alle condizioni normali e riferita al gas secco e ad una
concentrazione volumetrica di O2 residuo pari al 13%.
[PP] è la concentrazione di particolato primario presente nei fumi di combustione, campionati direttamente allo scarico
del generatore di calore secondo quanto previsto dal metodo di campionamento indicato nella Tabella 2, espressa in
mg/m3 alle condizioni normali e riferita al gas secco e ad una concentrazione volumetrica di O2 residuo pari al 13%.
Per la metodica di campionamento riferirsi al metodo austriaco/tedesco indicato dalla CEN/TS 15883.
[OGC] è la concentrazione di composti organici gassosi, espressi in termini di carbonio totale, presente nei fumi di
combustione, campionati secondo quanto previsto dal metodo di campionamento indicato nella Tabella 2, espressa in
mg/m3 alle condizioni normali e riferita al gas secco e ad una concentrazione volumetrica di O2 residuo pari al 13%.
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e) Stufe a legna:
1) conformi alla norma UNI EN 13240 e certificate da un organismo accreditato;
2) rendimento termico utile maggiore dell’85%;
3) emissioni in atmosfera non superiori a quanto riportato in Tabella B.18 e certificate da un organismo
accreditato;
4) possono altresì essere utilizzate altre biomasse combustibili purché previste tra quelle indicate dal
D.Lgs. 152/06 e s.m.i., Parte quinta, Allegato X, parte II, Sezione 4, solo nel caso in cui siano
ugualmente rispettati i succitati limiti di emissione in atmosfera di Tabella B.18.
• Calcolo dell’incentivo
(Allegato II – 2.4 del DM 128/12/12)
a) Generatori di calori alimentati da biomassa (4.2.b)
a1) Caldaie a biomassa
Iatot = Pn ·hr · Ci ·Ce
Tabella B.21 - Ore di funzionamento stimate in relazione alla zona climatica di appartenenza
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Tabella B.22 - Coefficiente moltiplicativo Ce applicabile alle caldaie a legna (escluso pellet)
dove Tm è definita dalle norme UNI EN 12975-2 e UNI EN 12976-2 (Metodi di prova) e la superficie di
riferimento è la superficie dell’assorbitore ai sensi delle stesse norme.
Inoltre, oltre alle usuali garanzie pluriennali per i diversi componenti, è richiesto che:
− a decorrere da due anni dall'entrata in vigore del decreto legislativo 28/2011, i pannelli siano dotati
di certificazione solar keymark;
− siano installate valvole termostatiche a bassa inerzia termica (o altra regolazione di tipo modulante
agente sulla portata) su tutti i corpi scaldanti a esclusione dei locali in cui è installata una centralina
di termoregolazione che agisce sull’intero impianto o su parte di esso e di impianti di
climatizzazione invernale con fluido termovettore a temperatura T ≤ 45°C;
− per i soli impianti di solar cooling, il rapporto tra i metri quadrati di superficie solare lorda e la
potenza frigorifera (espressa in kW) sia maggiore di 2;
− per le macchine frigorifere DEC siano installati almeno 8 metri quadrati di collettori solari per ogni
1000 mc/ora di aria trattata.
• Calcolo dell’incentivo
(Allegato II – 2.5 del DM 28/12/12)
Iatot = Ci · Sl
14002104
dove:
Iatot: incentivo annuo in euro
Ci: coefficiente di valorizzazione dell’energia termica prodotta, espresso in €/mq di superficie
solare lorda, definito in Tabella B.26.
Sl superficie solare lorda dell’impianto espressa in mq.
Tabella B.26 - Coefficienti di valorizzazione dell’energia termica prodotta da impianti solari termici e di solar
cooling
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Sono inoltre incrementate le riduzioni di energia primaria previste da D.M. 20/07/04 per gli anni
2008 e 2009 (incremento complessivo pari allo 0,6 Mtep per i distributori di e.e., e di 0,4 Mtep per i
distributori di gas) mentre, per gli anni 2010-2012, viene prevista una riduzione totale dei consumi di
energia primaria pari 9 Mtep per i distributori di e.e., e di 6,6 Mtep per i distributori di gas. Il MiSE,
con successivo decreto, stabilirà gli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio di energia primaria
per gli anni successivi al 2012.
• Decreto Legislativo 03/03/2011, n.28 di attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione
dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Ai fini del potenziamento e della razionalizzazione del
sistema dei certificati bianchi, all’art. 29:
− è disposto il passaggio al GSE dell’attività di gestione del meccanismo di certificazione
relativo ai certificati bianchi;
− è raccordato il periodo di diritto ai certificati con la vita utile dell’intervento;
− sono individuate modalità per ridurre tempi e adempimenti per l’ottenimento dei certificati;
− sono stabiliti i criteri per la determinazione del contributo tariffario per i costi sostenuti dai
soggetti obbligati.
E’ previsto, inoltre, che i risparmi realizzati nel sistema dei trasporti siano equiparati a risparmi di
gas naturale, che i risparmi di energia ottenuti attraverso interventi di efficientamento delle reti
elettriche e del gas nazionale concorrano al raggiungimento degli obblighi senza diritto al rilascio di
certificati bianchi e, infine, che gli impianti cogenerativi entrati in esercizio dopo il 01/04/99 e prima
del 07/03/07 abbiano diritto, per un periodo di cinque anni e nel rispetto di determinate condizioni, a
uno specifico incentivo.
• Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico 05/09/2011 definisce i criteri e il valore degli
incentivi da erogare agli impianti di cogenerazione ad alto rendimento mediante rilascio di certificati
bianchi.
• Deliberazione AEEG EEN 9/11 del 27/10/ 2011 di aggiornamento, mediante sostituzione,
dell’Allegato A, alla Delibera AEEG n. 103/03 e s.m.i. (Linee Guida per la preparazione, esecuzione
e valutazione dei progetti e per la definizione dei criteri e delle modalità per il rilascio dei TEE). In
particolare viene stabilito un aumento dell’incentivo mediante coefficienti moltiplicativi di durabilità
che tengono conto della vita tecnica attesa degli interventi, vengono ridotte le soglie minime dei
progetti rendendo più semplice la presentazione delle domande per interventi di dimensioni minori e
viene innalzato a 180 giorni il tempo massimo entro cui presentare un progetto che ha raggiunto la
dimensione minima.
• Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 28/12/12 stabilisce in complessivi 25 Mtep
l’obiettivo di risparmio energetico che, attraverso il meccanismo dei certificati bianchi, le imprese di
distribuzione dell’e.e. e del gas devono perseguire nel periodo 2013-2016. Inoltre decreta:
− il trasferimento, a partire dal 03/02/2013, da AEEG a GSE delle attività di gestione,
valutazione e certificazione dei risparmi correlati a progetti di efficienza energetica svolti
nell’ambito del meccanismo dei certificati bianchi.
− i criteri per la determinazione del contributo tariffario per i costi sostenuti dai soggetti
obbligati;
− le modalità per ridurre tempi e adempimenti per l’ottenimento dei certificati bianchi;
− le misure per potenziare l’efficacia complessiva del meccanismo dei certificati bianchi.
Vengono approvate 18 nuove schede tecniche, dalla 30E alla 47E, predisposte da ENEA per la
misurazione, la verifica e quantificazione dei risparmi energetici per interventi nei settori
dell’informatica e delle telecomunicazioni, del recupero termico, del solare termico a
concentrazione, dei sistemi di depurazione delle acque, della distribuzione dell’energia elettrica.
14002104
Infine, per incentivare la realizzazione di grandi progetti - infrastrutturali, industriali e nei trasporti -
in grado di generare volumi di risparmi significativi, sono previsti premi espressi in termini di
coefficienti moltiplicativi dei certificati bianchi rilasciati.
B.3.2 Cumulabilità
Con l’entrata in vigore del D.M. 28/12/12 i certificati bianchi non sono cumulabili con altri incentivi statali e
a carico delle tariffe dell’energia elettrica e del gas (quali Certificati Verdi, Tariffa Onnicomprensiva,
Detrazioni fiscali, Ecobonus per sostituzione di veicoli inquinanti ecc.) fatto salvo, nel rispetto delle
rispettive norme operative, l’accesso a:
a. fondi di garanzia e fondi di rotazione;
b. contributi in conto interesse;
c. detassazione del reddito d’impresa riguardante l’acquisto di macchinari e attrezzature.
I principali interventi di efficientamento considerati dalle Detrazioni Fiscali e dal Conto Termico sono
previsti, in ambito Certificati Bianchi, dalle seguenti Schede Tecniche Stardardizzate:
ST 15T Installazione di pompe di calore elettriche ad aria esterna in luogo di caldaie in edifici
residenziali di nuova costruzione o ristrutturati
ST 26T Installazione di sistemi centralizzati per la climatizzazione invernale e/o estiva di edifici ad uso
civile
ST 27T Installazione di pompa di calore elettrica per produzione di acqua calda sanitaria in impianti
nuovi ed esistenti
ST 37E Nuova installazione di impianto di riscaldamento unifamiliare alimentato a biomassa legnosa
di potenza ≤ 35 kW termici.
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Le Figura B.6 ÷ Figura B.8 riportano i requisiti tecnici necessari per accedere alle varie agevolazioni, i dati
che concorrono alla determinazione dell’entità degli incentivi e le specifiche modalità di calcolo ed
erogazione nel tempo.
Si ricorda che, con riferimento ai TEE, gli interventi 5T, 6T e 26T riguardano i settori residenziale,
commerciale e terziario mentre il 3T il solo ambito domestico. Le detrazioni fiscali sono ammesse per
persone fisiche, società di persone o capitali ecc. soggetti a IRPEF e IRES mentre ne è esclusa la Pubblica
Amministrazione. Infine gli incentivi previsti dal conto termico all’art.4 comma 1.a e b sono riservati alle
sole amministrazioni pubbliche mentre quello associato all’art.4 comma 1.c anche ai soggetti privati.
Figura B.6 – Sostituzione di chiusure trasparenti. Confronto tra diverse modalità di determinazione
dell’incentivo
Con riferimento alla Figura B.6, i limiti di trasmittanza dei vetri/infissi, espressi in funzione delle zone
climatiche, risultano più restrittivi al passare dai TEE al Conto termico. La spesa sostenuta per l’intervento
non rientra nel calcolo dei TEE mentre, ovviamente, rappresenta l’elemento fondante nella determinazione
dell’incentivo associato alle detrazioni fiscali. L’aspetto economico è incluso anche nella valutazione
dell’incentivo prevista dal Conto Termico in termini di costo specifico dell’intervento (in questo caso,
costo/m2 di infisso) cui però viene posto un limite massimo che varia a seconda della zona climatica.
Detrazioni fiscali e Conto Termico stabiliscono un tetto massimo anche per l’ammontare dell’incentivo
totale. Tali osservazioni valgono, in generale, anche nei casi di isolamento di pareti e coperture e di
installazione di caldaie a condensazione, riportati nelle Figura B.7 e Figura B.8.
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Figura B.7 - Isolamento pareti e coperture. Confronto tra diverse modalità di determinazione dell’incentivo
Figura B.8 - Installazione caldaia a condensazione. Confronto tra diverse modalità di determinazione
dell’incentivo
Le figure seguenti riportano un confronto tra l’entità degli incentivi associati a interventi di efficientamento
realizzati su due tipologie residenziali (edificio monofamiliare e grande condominio) collocati in due zone
climatiche, precisamente la zona E e C (Milano e Bari). Si ipotizza che gli interventi rispettino i requisiti
tecnici richiesti dalle suddette normative e che l’impianto di riscaldamento esistente sia, in generale, a gas.
Gli importi degli incentivi sono attualizzati sulla base di un tasso di rendimento del 4%.
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Le Figura B.9 Figura B.9e Figura B.10 si riferiscono a edificio monofamiliare, sostituzione di chiusure
trasparenti e collocazione sia in zona E sia in zona C.
Il costo superiore dell’intervento effettuato sullo stabile di Milano rispetto a quello di Bari dipende,
sostanzialmente, dalle maggiori prestazioni termiche richieste agli infissi collocati in zona climatica E, più
fredda della C. Va comunque sottolineato che, in questo caso, il risparmio economico, conseguente a quello
energetico, risulta nel tempo significativamente superiore al delta di investimento iniziale.
Come già accennato, il rapporto tra gli incentivi attualizzati e la spesa sostenuta evidenzia che il massimo
ritorno economico si ottiene con le detrazioni fiscali (54,83%), calcolate come percentuale della spesa stessa
fino al raggiungimento del tetto massimo di detrazione consentita. Nel caso del Conto Termico e con il tasso
di attualizzazione precedentemente assunto, il predetto rapporto può risultare al massimo pari al 37%,
qualora il costo specifico dell’intervento sia inferiore al valore limite stabilito (350 €/m2 per zone A,B,C e
450 €/m2 per zone E, D e F).
In generale il rapporto tra l’incentivo associato ai TEE, il cui valore è stato assunto pari a 140 €, e il costo
dell’intervento risulta molto ridotto. In questo caso la maggiore percentuale riscontrata per l’edificio di
Milano rispetto a quello di Bari, dipende sostanzialmente dal valore di RSL (Risparmio Specifico Lordo di
energia primaria conseguibile a m2 (10-3 tep/anno/m2) che, a parità di destinazione dell’edificio, si
incrementa per zone climatiche caratterizzate da minori temperature invernali.
Figura B.9 - Edificio MF a Milano. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Sostituzione di
chiusure trasparenti
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Figura B.10 - Edificio MF a Bari. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Sostituzione di
chiusure trasparenti.
Le precedenti osservazioni valgono, sostanzialmente, anche per le altre due tipologie di intervento
considerate. Nelle successive Figura B.11 ÷ Figura B.14 sono riportati i rispettivi risultati.
Analogamente nelle Figura B.15 ÷ Figura B.20, per gli interventi precedentemente considerati e per un
condominio collocato a Milano e Bari, è riportato il confronto tra gli incentivi calcolati sulla base delle tre
normative esaminate.
Figura B.11 - Edificio MF a Milano. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Isolamento
pareti e coperture.
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Figura B.12 - Edificio MF a Bari. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative Isolamento pareti e
coperture
Figura B.13 - Edificio MF a Milano. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Installazione
caldaia
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Figura B.14 - Edificio MF a Bari. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Installazione
caldaia.
Figura B.15 - Condominio a Milano. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Sostituzione di
chiusure trasparenti
Figura B.16 - Condominio a Bari. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Sostituzione di
chiusure trasparenti
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Figura B.17 - Condominio a Milano. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative Isolamento
pareti e coperture
Figura B.18 - Condominio a Bari. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Isolamento pareti
e coperture
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Figura B.19 - Condominio a Milano. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Installazione
caldaia
Figura B.20 - Condominio a Bari. Confronto tra gli incentivi previsti dalle diverse normative. Installazione
caldaia.
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Viene qui presentata la sottosezione riguardante le forme di incentivazione per l’efficienza energetica nei
consumi elettrici.
Si ripercorrono le normative con i rispettivi incentivi a partire dal 2006, per meglio comprendere su quali
tecnologie si sono concentrati i principali sforzi e attraverso quali forme di incentivazione.
Si ricorda che attualmente la forma di incentivazione presente per i grandi elettrodomestici, valida fino alla
fine del 2014, risulta la detrazione fiscale IRPEF del 50% (paragrafo B.5.5) [42].
Art. 1 comma 353. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, per la sostituzione di
frigoriferi, congelatori e loro combinazioni con analoghi apparecchi di classe energetica non inferiore ad A,
spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 20 per cento degli importi rimasti a carico del
contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 200 euro per ciascun apparecchio, in un'unica rata.
Art. 1 comma 20. Le disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 344 a 347, 353, 358 e 359, della legge 27
dicembre 2006, n. 296, si applicano, nella misura e alle condizioni ivi previste, anche alle spese sostenute
entro il 31 dicembre 2010. Le disposizioni di cui al citato comma 347 si applicano anche alle spese per la
sostituzione intera o parziale di impianti di climatizzazione invernale non a condensazione, sostenute entro il
31 dicembre 2009. La predetta agevolazione è riconosciuta entro il limite massimo di spesa di cui al comma
21.
Art. 1 Comma 21. Per le finalità di cui al secondo periodo del comma 20, è autorizzata la spesa di 2 milioni
di euro annui. Con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono stabilite le modalità per il
riconoscimento dei benefici di cui al medesimo periodo del comma 20.
Art. 2. Limitatamente agli interventi di recupero del patrimonio edilizio effettuati su singole unità
immobiliari residenziali iniziati a partire dal 1° luglio 2008, a fronte di spese sostenute dalla predetta data, è
riconosciuta una detrazione dall'imposta lorda, fino a concorrenza del suo ammontare, nella misura del 20
per cento delle ulteriori spese documentate, effettuate con le stesse modalità, sostenute dal 7 febbraio 2009 e
fino al 31 dicembre 2009, per l'acquisto di mobili, elettrodomestici (di classe energetica non inferiore ad
A+), esclusi quelli indicati al secondo periodo, nonché apparecchi televisivi e computer, finalizzati all'arredo
dell'immobile oggetto di ristrutturazione. La detrazione di cui al primo periodo è cumulabile con la
detrazione per la sostituzione di frigoriferi, congelatori e loro combinazione prevista dal comma 353
dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, come prorogata dal comma 20 dell'articolo 1 della legge
24 dicembre 2007 n. 244, è da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo ed è
calcolata su di un importo massimo complessivo non superiore a 10.000 euro.
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L’applicazione degli sconti ha inizio il 15 Aprile 2010; la scadenza dell’incentivo è fissata al 31 Dicembre
2010, con possibilità di sospensione anticipata in caso di esaurimento dei fondi disponibili (lo stanziamento
totale ammonta a 300 milioni di euro, come previsto nel Decreto Legge 25 marzo 2010, n. 40).
B.5.5 Decreto Legge 4/06/2013 convertito nella Legge 3/08/2013 n. 90, e successiva Legge
27/12/2013 n. 147 (Legge di stabilità 2014)
La detrazione IRPEF al 50% per l’acquisto di grandi elettrodomestici
La detrazione fiscale dall'Irpef (imposta sul reddito persone fisiche) delle spese sostenute per le
ristrutturazioni edilizie è stata istituita per la prima volta con l'articolo 1 della Legge del 27 dicembre 1997,
n. 449.
Il Decreto Legge del 22 giugno del 2012, n. 83 convertito dalla Legge del 7 agosto 2012, n. 134), per le
spese sostenute per ristrutturazione dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013, ha incrementato la detrazione
Irpef dal 36% al 50% ed ha raddoppiato il limite massimo di spesa da 48.000 a 96.000 euro per unità
immobiliare .
E’ il Decreto Legge 4 giugno 2013, n. 63 che ha prorogato fino al 31 dicembre 2013 la detrazione fiscale del
50% sulle ristrutturazioni edilizie confermando anche il tetto massimo di spesa ammissibile di 96.000 euro.
Oltre alla proroga, il decreto prevede, per i contribuenti che fruiscono della detrazione per le ristrutturazioni
edilizie, la possibilità di detrarre dall' irpef, sempre nella misura del 50%, le ulteriori spese documentate per
l'acquisto di mobili finalizzati all'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione. La detrazione, da ripartire
tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, è calcolata su un ammontare complessivo non
superiore a 10.000 euro.
Per avere la detrazione è indispensabile realizzare una ristrutturazione edilizia, sia su singole unità
immobiliari residenziali sia su parti comuni di edifici, sempre residenziali.
La detrazione per l’acquisto dei beni si ottiene indicando le spese sostenute nella dichiarazione dei redditi
(modello 730 o modello Unico persone fisiche).
Secondo quanto riportato dall’Agenzia delle Entrate per accedere alla detrazione sono necessari i seguenti
interventi edilizi, fino ad un importo massimo di spesa ammessa di 10.000 euro in detrazione [42]:
• manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia su singoli
appartamenti (ad esempio installazione di ascensori e scale di sicurezza, realizzazione dei servizi
igienici, sostituzione di infissi esterni con modifica di materiale o tipologia di infisso, rifacimento di
scale e rampe, realizzazione di recinzioni, muri di cinta e cancellate, costruzione di scale interne,
sostituzione dei tramezzi interni senza alterazione della tipologia dell’unità immobiliare);
• ristrutturazione edilizia come la modifica della facciata, realizzazione di una mansarda o di un
balcone, trasformazione della soffitta in mansarda o del balcone in veranda, apertura di nuove porte e
finestre, costruzione dei servizi igienici in ampliamento delle superfici e dei volumi esistenti;
• ricostruzione o ripristino di un immobile danneggiato da eventi calamitosi, se è stato dichiarato lo
stato di emergenza;
• restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia, riguardanti interi fabbricati, eseguiti da
imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie che entro sei mesi dal
termine dei lavori vendono o assegnano l’immobile;
• manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo (come
l’adeguamento delle altezze dei solai nel rispetto delle volumetrie), ristrutturazione edilizia su parti
comuni di edifici residenziali.
La detrazione spetta per le spese sostenute dal 6 giugno al 31 dicembre 2013 (successivamente, la Legge di
stabilità 2014 ha prorogato di un anno, al 31 dicembre 2014, la scadenza del Bonus mobili ed
elettrodomestici) per l’acquisto di elettrodomestici nuovi di classe energetica non inferiore alla A+ (A per i
forni), come rilevabile dall’etichetta energetica48.
48
Tra le spese da portare in detrazione si possono includere quelle di trasporto e di montaggio dei beni acquistati.
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L’acquisto è comunque agevolato per gli elettrodomestici privi di etichetta, a condizione che per essi non ne
sia stato ancora previsto l’obbligo.
Rientrano nei grandi elettrodomestici, per esempio: frigoriferi, congelatori, lavatrici, asciugatrici,
lavastoviglie, apparecchi di cottura, stufe elettriche, piastre riscaldanti elettriche, forni a microonde,
apparecchi elettrici di riscaldamento, radiatori elettrici, ventilatori elettrici e apparecchi per il
condizionamento.
La detrazione del 50%, da ripartire tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, deve essere
calcolata sull’importo massimo di 10.000 euro (l'importo di 10mila euro non rappresenta il limite massimo
detraibile, bensì l'ammontare massimo di spesa sul quale va calcolata la detrazione del 50%, che quindi
risulta pari ad un massimo di 5mila euro).
Questo limite riguarda la singola unità immobiliare, comprensiva delle pertinenze, o la parte comune
dell’edificio oggetto di ristrutturazione. Il contribuente che esegue lavori di ristrutturazione su più unità
immobiliari avrà diritto più volte al beneficio.
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Tabella C.1 – Fasce climatiche, stazioni di misura e periodi di cumulazione dei gradi-giorno
Fascia climatica Stazione di misura Periodo
A/B Palermo 1 dicembre/31 marzo
C Bari 15 novembre/31 marzo
D Firenze 1 novembre/15 aprile
E Milano 15 ottobre/15 aprile
F Belluno Intero anno
E’ ovvio che una elaborazione in tal senso del file di riferimento dell’anno tipo sfocia in un approccio non
accademico dal punto di vista meteorologico e climatico poiché si sommano i gradi giorno dell’inizio
dell’anno con quelli relativi alla fine del medesimo anno con un salto delle stagioni intermedie50.
L’approccio corretto dovrebbe essere quello di considerare il periodo a cavallo di ciascun anno ma in
mancanza di altri dati di riferimento il calcolo del cumulato annuo è stato fatto in questo modo.
Si è poi anche determinato il valore cumulato annuale dei gradi giorno considerando l’intero anno per tutte le
stazioni di misura utilizzate. Essendo l’obiettivo di questa attività di valutare un anno simile a quello di
riferimento si è ritenuto utile fare anche questa elaborazione.
49
Questa appendice è stata redatta da F. Apadula e S. Scapin.
50
Per convenzione, l'anno meteorologico differisce da quello solare, iniziando a Dicembre, e terminando nel mese di
Novembre dell'anno successivo. Ciò è fatto per non dover spezzare in due parti il trimestre invernale (Dicembre -
Febbraio).
14002104
Per quanto riguarda l’elaborazione delle serie termometriche GSOD-NOAA si è utilizzata la medesima
procedura e in aggiunta si è effettuata la elaborazione dei gradi giorno cumulati secondo il criterio
eteoclimatico.
C.3 Risultati
Dal confronto effettuato, focalizzando l’attenzione al periodo più recente (2000-2012), emerge che l’anno
più simile a quello di riferimento, considerando il cumulato dei gradi giorni non contigui (con salto stagioni)
e secondo normativa, è il 2006 e a seguire il 2001.
Se, invece, la comparazione è eseguita sull’intero anno per tutte le stazioni (non considerando Belluno e
Bolzano di confronto) si ottiene che l’anno analogo a quello di riferimento è il 2008 e a seguire, ex aequo, il
2002 e 2001. Il confronto fatto elaborando le serie sull’anno tipo quello meteorologico ribadisce ancora il
2008 come anno simile ma la comparazione è impropria poiché il valore cumulato sull’anno di riferimento è
ottenuto in modo diverso.
In Figura C.1 è riportato il trend dei gradi giorno cumulati su base annuale relativo alle quattro serie storiche
analizzate riportando nel contempo anche i valori di riferimento relativi all’anno tipo. E’ interessante
osservare che l’unica serie termometrica che mostra un trend significativo, dal punto di vista statistico, in
diminuzione dei gradi giorno cumulati annui è quella di Milano Linate.
In Figura C.2 invece, a titolo di solo confronto, si mostra quanto ottenuto utilizzando i gradi giorno cumulati
in condizioni di continuità del periodo associato a ciascuna fascia climatica. L’incremento che si evince
utilizzando come periodo di riferimento l’intero anno per ogni stazione di misura anziché il periodo della
fascia climatica non risulta trascurabile indicando come i periodi associati a ciascuna fascia climatica
potrebbero essere più estesi.
14002104
Figura C.2 – Utilizzo dei gradi giorno cumulati in condizioni di continuità del periodo associato a ciascuna fascia
climatica
14002104
In questa appendice è fornita un approfondimento sulla realizzazione di un database del settore residenziale
con dettaglio a livello comunale. Tuttavia le informazioni ivi contenute non sono state utilizzate in altre parti
del rapporto.
D.1 Livello comunale
Una volta nota la disaggregazione dei dati di abitazioni per tutte le categorie di interesse su base provinciale,
l’ulteriore disaggregazione a livello comunale viene svolta mediante una semplice ipotesi di proporzionalità
del valore provinciale rispetto al rapporto tra abitazioni Nc,2011 al 2011 del Comune specifico e abitazioni
Np,2001 al 2011 della provincia di appartenenza, secondo la relazione:
$,)**
$,%,&,',(,)** = +,%,&,',(,)*∙
+,)**
, (1)
D.2 Gestione delle provincie di diversa composizione comunale nel 2011 rispetto al 2001
La procedura di disaggregazione delineata in sezione 2.1 è stata applicata per tutte le provincie che hanno
mantenuto sostanzialmente immutata la propria composizione comunale dal 2001 al 2011. La suddetta
procedura non può essere applicata tal quale alle provincie di diversa composizione comunale nel 2011
rispetto al 2001, dovuta alla cessione di Comuni ad altre provincie, già esistenti o di nuova formazione,
perché si verrebbero a creare situazioni numericamente non coerenti. Vengono qui presentati in dettaglio i
criteri seguiti caso per caso.
D.3 Provincie di Milano e di Monza e della Brianza
La provincia di Monza e Brianza è stata istituita nel 2004 e deriva da uno scorporo della provincia di Milano.
I dati relativi alle abitazioni esistenti al 2001 sono stati dedotti da quelli relativi alla provincia di Milano del
censimento 2001 e sono stati disaggregati sulle provincie di Milano e Monza-Brianza in rapporto
proporzionale al numero di abitazioni di tali provincie in base al censimento 2011. I dati relativi all’ultima
classe di vetustà 2002-2011vengono dedotti per differenza tra quelle del censimento 2011 e quelle del
censimento 2001. La disaggregazione a livello comunale si è poi svolta secondo quanto indicato nella
sezione 2.1.
D.4 Provincie di Ascoli Piceno e di Fermo
La provincia di Fermo è stata istituita nel 2004 e deriva da uno scorporo della provincia di Ascoli Piceno. I
dati relativi alle abitazioni esistenti al 2001 sono stati dedotti da quelli relativi alla provincia di Ascoli Piceno
del censimento 2001 e sono stati disaggregati sulle provincie di Ascoli Piceno e Fermo in rapporto
proporzionale al numero di abitazioni di tali provincie in base al censimento 2011. I dati relativi all’ultima
classe di vetustà 2002-2011vengono dedotti per differenza tra quelle del censimento 2011 e quelle del
censimento 2001. La disaggregazione a livello comunale si è poi svolta secondo quanto indicato nella
sezione 2.1.
D.5 Provincie di Bari e di Barletta-Andria-Trani
La provincia di Barletta-Andria-Trani è stata istituita nel 2004 e deriva da uno scorporo delle provincie di
Bari e di Foggia (quest’ultima limitatamente ai comuni di Trinitapoli, Margherita di Savoia e S. Ferdinando
di Puglia). Per le classi di vetustà antecedenti il 2001 il calcolo è stato svolto in via prioritaria per i Comuni
con la seguente formula:
$,)**
$,%,&,',(,)** = +,%,&,',(,)*∙
+,)**
, (2)
ove:
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Nc,l,i,j,k,2011 = numero abitazioni al 2011 nel Comune c, di vetustà l, tipologia edilizia i, impianto di
riscaldamento j e stato di occupazione k
Nc,2011 = numero totale di abitazioni nel Comune c al 2011
N’p,2011 = numero totale di abitazioni 2011 nei comuni che nel 2001 appartenevano alla provincia da
cui proviene il Comune c
I valori di N’p,2011 vanno intesi, a seconda della provincia a cui apparteneva il Comune al 2001, in base alle
indicazioni della seguente tabella:
I dati relativi all’ultima classe di vetustà 2002-2011 vengono dedotti per differenza tra quelle del censimento
2011 e quelle del censimento 2001. L’aggregazione a livello provinciale è infine effettuata mediante somma
dei corrispondenti dati comunali.
D.6 Sardegna
L’elaborazione relativa alla Sardegna è più complessa, in quanto nel periodo tra il 2002 e il 2011 sono state
create quattro provincie per scorporo dalle provincie esistenti al 2001:
• Olbia-Tempio
• Ogliastra
• Medio Campidano
• Carbonia-Iglesias
Inoltre, la provincia di Nuoro ha ceduto in tale periodo temporale alcuni comuni ad altre provincie esistenti.
Tali flussi sono evidenziati in Figura D.1, ove sono individuati con lettere da a ad m.
14002104
Anno 2001
a b c d e f g h i l m
Anno 2011
Figura D.1 - Sintesi del flusso di pertinenza dei Comuni dal 2001 al 2011 in Sardegna
14002104
Le elaborazioni che sono state svolte tengono conto di tali flussi e sono qui di seguito delineate.
+,)**
+,%,&,',(,)** = +,%,&,',(,)*∙
+,)**
, (3)
I valori provinciali N’p,2011 (numero totale di abitazioni 2011 nei comuni che nel 2001 appartenevano alla
provincia da cui proviene il Comune c) vanno intesi, a seconda della provincia a cui apparteneva il
Comune al 2001, in base alle indicazioni della seguente tabella:
I dati relativi all’ultima classe di vetustà 2002-2011vengono dedotti per differenza tra quelle del
censimento 2011 e quelle del censimento 2001. La disaggregazione a livello comunale si è poi svolta
secondo quanto indicato nella sezione 2.1.
$,)**
$,%,&,',(,)** = -, .,
, /, 0, 2001 ∙
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, (4)
ove:
Nc,l,i,j,k,2011 = numero abitazioni al 2011 nel Comune c, di vetustà l, tipologia edilizia i, impianto di
riscaldamento j e stato di occupazione k
Nc,2011 = numero totale di abitazioni nel Comune c al 2011
N’p,2011 = numero totale di abitazioni 2011 nei comuni che nel 2001 appartenevano alla provincia
da cui proviene il Comune c
I valori provinciali N’p,2011 vanno intesi, a seconda della provincia a cui apparteneva il Comune al 2001,
in base alle indicazioni della seguente tabella:
I dati relativi all’ultima classe di vetustà 2002-2011 vengono dedotti per differenza tra quelle del
censimento 2011 e quelle del censimento 2001. L’aggregazione a livello provinciale è infine effettuata
mediante somma dei corrispondenti dati comunali.
14002104
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