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E M BR IO LO G IA E
ANATO M IA
M ICaa
RO S C O P
2009/2010
IC A
8 cfu
• C ITO LO G IA 13 ore
• P rova in itinere martedì 3
novembre aula M agna A:
quiz a risposta multipla.
• La prova non è
obbligatoria, chi non la
supera o chi non la
• Istologia, E mbriologia,
Anatomia
M icroscopica esame
orale con
riconoscimento al
Tessuti Fissati
Fissazione
Inclusione
Sezionamento
Microscopio ottico
II microscopio ottico a luce ordinaria è composto di parti
meccaniche ed ottiche. I componenti ottici comprendono tre
sistemi di lenti: condensatore, obbiettivo ed oculare.
Il condensatore proietta un cono di luce che illumina l'oggetto.
L'obbiettivo ingrandisce l'oggetto.
L'oculare ingrandisce ulteriormente l'oggetto e proietta
l'immagine alla retina dell'osservatore.
L'ingrandimento totale si calcola moltiplicando il potere di
ingrandimento dell'obbiettivo per quello dell'oculare.
Un fattore critico per ottenere una buona immagine è costituito
dal potere di risoluzione del microscopio che dipende principal-
mente dall'obbiettivo. Il potere di risoluzione è la più piccola
distanza alla quale due punti si vedono ancora distanti tra loro.
II miglior microscopio ottico ha un potere di risoluzione di 0,2
micrometri (um), o 200 nanometri, migliorando così la visione a
occhio nudo di circa 500 volte.
E’ teoricamente impossibile costruire un microscopio
ottico migliore di così: il fattore limitante è la lunghezza
d'onda della luce che è di circa 0,4 micrometri per la luce
viola e di circa 0,7 micrometri per quella rossa.
Nel microscopio ottico la luce passa attraverso il
preparato, attraversa un gruppo di lenti (obiettivo e
oculare), e giunge all'occhio umano.
Microscopio elettronico a
trasmissione
Consente un notevole aumento di risoluzione rispetto
al microscopio ottico.
La sorgente luminosa qui è un fascio di elettroni
emessi da un filamento di tungsteno, mentre le lenti
sono costituite da un campo elettromagnetico che
può deviare gli elettroni.
L'immagine viene poi visualizzata su uno schermo
fluorescente o fissata su una lastra fotografica. Il
suo limite di rsoluzione e di 0,3-0,5 nm.
Microscopio elettronico a scansione
Tipo di
Tecnica Applicazioni
microscopio
Microscopio
Analisi di superficie di cellule,
elettronico a Convenzionale
tessuti o parti di organi
scansione
Unità di misura della cellula e
degli organuli subcellulari
Cm: organi, cellule giganti
Mm: organi, cellule giganti
Um (1/1000 di mm) : cellule ed organuli
cellulari
Nm (1/1000 di um) : ultrastruttura degli
organuli cellulari
A° (1/10 di nm) : ultrastruttura di
organuli e macromolecole
Microscopio confocale
E’ variabile in relazione a:
Tipo e grado di differenziazione
Interazioni di ordine meccanico
Stato funzionale
Organuli
(metabolicamente attivi)
Inclusioni
(metabolicamente inerti)
Citoscheletro
Compartimentalizzazione della cellula
il glicocalice.
Potenziale di membrana
La membrana plasmatica mantiene una diversa
concentrazione ionica tra l'esterno e l'interno della
cellula creando quindi in condizioni di riposo una
differenza di potenziale elettrico tra i due lati della
membrana.
Si parla di :
• Pinocitosi : internalizzazione di molecole fluide
• Endocitosi mediata da recettori
• Fagocitosi : internalizzazione di molecole solide di
dimensioni maggiori
L'endocitosi è il processo con il quale la cellula
internalizza molecole solide o liquide che vengono a
contatto con la superficie della membrana cellulare
mediante formazione di vescicole derivanti da
introflessioni della stessa membrana plasmatica.
Mitocondri
Apparato di Golgi
Reticolo endoplasmatico
Ribosomi
Lisosomi
Perossisomi
Centrioli
Inclusioni
Mitocondri
Sono organuli citoplasmatici che hanno la funzione di
convertire l'energia in forme idonee ad essere
utilizzate dalla cellula.
I mitocondri sono presenti in tutte le cellule eucariote.
Caratteri strutturali
Caratteri funzionali
Nell'apparato di Golgi esiste una polarizzazione
strutturale e biochimica.
Si distinguono due facce: una faccia cis o di formazione
(convessa) rivolta verso il nucleo ed una faccia trans o di
maturazione (concava) rivolta verso la periferia della
cellula.
Le vescicole che si trovano in prossimità della faccia cis,
contengono proteine neo sintetizzate, che si staccano dal
reticolo endoplasmatico e penetrano nell'apparato di Golgi.
A livello della faccia trans si accumulano invece vacuoli
contenenti proteine che verranno distibuite nelle varie parti
della cellula o escrete all'esterno di essa.
Le due facce del complesso di Golgi possiedono enzimi
diversi.
A livello dell'apparato di Golgi avvengono i seguenti
fenomeni:
• modificazione della struttura di alcuni carboidrati
(idrolisi)
• modificazione della struttura di alcune proteine
(fosforilazione, solfatazione e proteolisi iniziale)
• immagazzinamento delle proteine destinate
all'esportazione extracellulare in vescicole.
Lisosomi
I lisosomi sono vescicole membranose contenenti enzimi
idrolitici (+ di 40 )che vengono utilizzati per la demolizione
(digestione) intracellulare controllata di macromolecole. Sono
presenti in tutte le cellule, ma particolarmente abbondanti in
quelle provviste di attività fagocitaria.
La natura degli enzimi varia a seconda del tipo cellulare, ma i
più comuni in genere sono: fosfatasi acida, ribonucleasi,
lipasi,ecc.che possono essere evidenziate tramite reazioni
istochimiche.
Essi sono sintetizzati nel reticolo endoplasmatico da dove poi
passano al Golgi che li rilascia sotto forma di lisosomi.
Hanno diametro tra 0,05 e 0,5 um
Sono particolarmente numerosi nei macrofagi e nei
granulociti.
I lisosomi possono a volte digerire materiali assunti dalla
cellula dall'ambiente circostante, fenomeno noto come
eterofagia.
Oppure i lisosomi svolgono un ruolo molto importante nel
turnover degli organelli citoplasmatici o nella loro
rimozione in seguito a danneggiamento. A questi lisosomi si
da il nome di autofagosomi
A volte può accadere che all'interno del lisosoma si
accumuli materiale indigeribile (silicosi) che diventa un
corpo residuo che può danneggiare la cellula.
Si riconoscono:
Proteine acide
Cellule gliali Astrociti e glia di Bergmann
fibrillari gliali
• Involucro nucleare
• Cromatina
• Nucleoli
• Matrice nucleoplasmatica
Involucro nucleare
L'involucro nucleare o membrana avvolge il nucleo e
lo separa dal restante citoplasma. E'assente nei
procarioti.
E' dotato di notevole elasticità; scompare all'inizio
della mitosi e ricompare alla fine.
Ha uno spessore di circa 50 nm ed è costituito da
due foglietti paralleli di 7,5-9 nm ciascuno separati
da uno spazio perinucleare di circa 30nm.
Lo spazio perinucleare è detto cisterna perinucleare.
Le due membrane dell'involucro nucleare hanno la
stessa struttura della membrana citoplasmatica, ma
hanno composizione proteica e funzioni diverse.
La membrana nucleare esterna è in continuità con le
membrane del reticolo endoplasmatico ruvido.
A livello di aree particolari dette pori nucleari
essa è a diretto contatto con la membrana
nucleare interna.
II foglietto interno spesso assume intimi rapporti
con la cromatina.
E' rivestito da un sottile strato di materiale
compatto filamentoso detto lamina nucleare
formata da proteine appartenenti al gruppo dei
filamenti intermedi dette lamìne (ABC) che al
momento della mitosi si comportano in modo
diverso.
(G = gap)
Periodo G1
[intervallo]
Interfase (90%
della durata
Periodo S (Sintesi)
dell'intero ciclo
cellulare)
Periodo G2
Fenomeni della fase S
I fenomeni fondamentali della fase S sono:
Duplicazione dei centrioli che diverranno
componenti essenziali dei poli del fuso mitotico
Duplicazione del DNA, parallelamente
all'assemblaggio di nuovi istoni nella cromatina.
I tempi di duplicazione durante il periodo S
sono in rapporto con la struttura della cromatina
interfasica.
La duplicazione del DNA avviene con una velocità
di 50 nucleotidi al secondo nelle cellule dei
Mammiferi.
Le proteine che catalizzano questo processo
devono quindi essere accurate e veloci
Duplicazione del DNA
Avviene secondo un modello detto semiconservativo
e comporta i seguenti passaggi:
Progressivo svolgimento delle due catene
polinucleotidiche avvolte a spirale;
Separazione delle due catene per apertura dei
legami ad idrogeno che tengono appaiate le basi
complementari e che permette quindi alle basi,
ora libere, di interagire con altri nucleotidi
presenti nell'ambiente;
Sintesi ad opera dell' enzima DNApolimerasi su
ciascuna catena, ormai separata, di una nuova
catena complementare.
In tale processo ciascuna delle due catene iniziali
funziona quindi da modello o stampo per la sintesi di
una nuova catena.
La nuova catena che si forma è complementare a
quella che ha funzionato da stampo ed è identica
alla preesistente.
Questo modello è detto semiconservativo appunto
perché una delle due catene originarie è conservata
nelle due cellule figlie, mentre l'altra è di nuova
sintesi.
Esistono speciali proteine che favoriscono
l'apertura della doppia elica del DNA: