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C M IS TO LO G IA

E M BR IO LO G IA E
ANATO M IA
M ICaa
RO S C O P
2009/2010
IC A
8 cfu
• C ITO LO G IA 13 ore
• P rova in itinere martedì 3
novembre aula M agna A:
quiz a risposta multipla.
• La prova non è
obbligatoria, chi non la
supera o chi non la
• Istologia, E mbriologia,
Anatomia
M icroscopica esame
orale con
riconoscimento al
Tessuti Fissati

 Fissazione

 Inclusione

 Sezionamento
Microscopio ottico
II microscopio ottico a luce ordinaria è composto di parti
meccaniche ed ottiche. I componenti ottici comprendono tre
sistemi di lenti: condensatore, obbiettivo ed oculare.
Il condensatore proietta un cono di luce che illumina l'oggetto.
L'obbiettivo ingrandisce l'oggetto.
L'oculare ingrandisce ulteriormente l'oggetto e proietta
l'immagine alla retina dell'osservatore.
L'ingrandimento totale si calcola moltiplicando il potere di
ingrandimento dell'obbiettivo per quello dell'oculare.
Un fattore critico per ottenere una buona immagine è costituito
dal potere di risoluzione del microscopio che dipende principal-
mente dall'obbiettivo. Il potere di risoluzione è la più piccola
distanza alla quale due punti si vedono ancora distanti tra loro.
II miglior microscopio ottico ha un potere di risoluzione di 0,2
micrometri (um), o 200 nanometri, migliorando così la visione a
occhio nudo di circa 500 volte.
E’ teoricamente impossibile costruire un microscopio
ottico migliore di così: il fattore limitante è la lunghezza
d'onda della luce che è di circa 0,4 micrometri per la luce
viola e di circa 0,7 micrometri per quella rossa.
Nel microscopio ottico la luce passa attraverso il
preparato, attraversa un gruppo di lenti (obiettivo e
oculare), e giunge all'occhio umano.
Microscopio elettronico a
trasmissione
Consente un notevole aumento di risoluzione rispetto
al microscopio ottico.
La sorgente luminosa qui è un fascio di elettroni
emessi da un filamento di tungsteno, mentre le lenti
sono costituite da un campo elettromagnetico che
può deviare gli elettroni.
L'immagine viene poi visualizzata su uno schermo
fluorescente o fissata su una lastra fotografica. Il
suo limite di rsoluzione e di 0,3-0,5 nm.
Microscopio elettronico a scansione

Rispetto al microscopio a trasmissione ha un potere


risolutivo più basso (10 nm), ma permette di valutare il
rilievo degli oggetti.
Anche qui è presente un fascio di elettroni che viene
fatto spostare da punto a punto attraverso la superficie
da esaminare dando origine così a elettroni riflessi e ad
elettroni secondari. Questi ultimi sono utilizzati per
formare un’immagine della topografia della superficie.
La differenza con il ME a trasmissione può essere
paragonata alla differenza che c'è nell'osservare una
foto di una persona o la sua radiografia.
Microscopio elettronico a scansione

Tipo di
Tecnica Applicazioni
microscopio

Analisi ultrastrutturale generica


Convenzionale
Microscopio di cellule e tessuti
elettronico a
trasmissione Analisi ultrastrutturale delle
Criofrattura
membrane cellulari

Microscopio
Analisi di superficie di cellule,
elettronico a Convenzionale
tessuti o parti di organi
scansione
Unità di misura della cellula e
degli organuli subcellulari
 Cm: organi, cellule giganti
 Mm: organi, cellule giganti
 Um (1/1000 di mm) : cellule ed organuli
cellulari
 Nm (1/1000 di um) : ultrastruttura degli
organuli cellulari
 A° (1/10 di nm) : ultrastruttura di
organuli e macromolecole
Microscopio confocale

Permette l'analisi per strati dei campioni biologici.


E' dotato di un sistema ottico che da luogo ad un
cono di luce in grado di scansionare punto per punto
e un piano dopo l'altro tutti i livelli di un campione
tridimensionale.
I dati così ottenuti vengono elaborati
elettronicamente e ciò permette di conoscere non
solo la struttura esterna degli oggetti ma anche la
loro struttura interna.
Caratteri generali delle cellule
procariote ed eucariote
Cellule Procariote (es. batteri) Cellule Eucariote
Assenza di un involucro nucleare che Presenza di un involucro nucleare
separa il DNA dagli altri costituenti che separa il DNA dagli altri
cellulari costituenti cellulari
Assenza di istoni (proteine legate al
Presenza di istoni
DNA)
Sono presenti organelli membranosi
Assenti (generalmente) gli organelli
(es. reticolo endoplasm atico,
membranosi
apparato di Golgi)
Dimensioni (generalmente) superiori
Dimensioni comprese fra 1 e 5 um
a 5 um
Schema della struttura di un batterio, ricavato
da sezioni longitudinali osservate al microscopio
elettronico.
Forma delle cellule

E’ variabile in relazione a:
 Tipo e grado di differenziazione
 Interazioni di ordine meccanico

 Stato funzionale

 Ambiente in cui si trova la cellula


Grandezza delle cellule nei
Mammiferi

 E' in genere compresa fra i 4 ed i 40 um.


 Alcune cellule nervose hanno corpi cellulari di
dimensioni superiori ai 100 um.
 La cellula uovo dei Mammiferi raggiunge i 300 um.

 Le cellule uovo degli Uccelli raggiungono gli


8-8,5 cm (struzzo)
Legge della grandezza cellulare
costante (legge di Driesch)
 Cellule dello stesso tipo in animali di mole
somatica diversa hanno la stessa grandezza.
 Eccezioni: fibre muscolari scheletriche, 
neuroni
 Variazioni in conseguenza di stimoli funzionali:
- ipertrofia cellulare
- ipotrofia cellulare
La diversa dimensione degli
organismi dipende quindi dal
diverso numero e non dal
diverso volume delle cellule.
Composizione chimica delle cellule
Acqua: è il costituente chimico più abbondante della
materia vivente; è presente nella cellula in due forme,
libera e combinata. La prima rappresenta circa il 95%
dell'acqua cellulare totale; la percentuale combinata è
legata alle proteine.
Nell'acqua si trovano disciolti molti ioni; K+ e Mg+ si
trovano più abbondanti nell'interno della cellula. Gli ioni
Na+ e Cl- sono più abbondanti invece nei liquidi
extracellulari.
Le proteine sono i costituenti macromolecolari principali
della cellula e possono essere divise in proteine
strutturali, costituenti delle varie strutture cellulari e in
proteine di secrezione.
Gli acidi nucleici, fondamentali in quanto portano
l'informazione genetica ed essenziali per la sintesi
proteica.
Esistono due tipi di acidi nucleici: DNA e RNA.
Glucidi: i carboidrati appartengono a tre classi:
monosaccaridi, oligosaccaridi e polisaccaridi.
Tra questi ultimi i più importanti sono ad es. il glicogeno e
la cellulosa delle cellule vegetali.
Tra i monosaccaridi invece rientrano il ribosio e il
desossiribosio che fanno parte della struttura del RNA e
del DNA.
Gli oligosaccaridi comprendono invece ad es. Il saccarosio
ed il lattosio che sono disaccaridi.
Suddivisione generale della cellula
eucariota

 Organuli
(metabolicamente attivi)
 Inclusioni  
(metabolicamente inerti)
 Citoscheletro
Compartimentalizzazione della cellula

II citoplasma cellulare forma la maggior parte


della massa della cellula.
Esso è costituito per il 70% da acqua, dal 15-20%
di proteine e contiene numerosi organuli ognuno dei
quali ha funzioni specifiche.
Il citoplasma esterno agli organuli cellulari è detto
citosol. Il citosol contiene numerosi enzimi e
proteine strutturali.
La maggior parte del metabolismo intermedio
(insieme delle reazioni chimiche attraverso le quali
la cellula degrada alcune piccole molecole e ne
sintetizza altre come precursori delle
macromolecole necessaire per la struttura, la
funzione e l'accrescimento) si svolge nel citosol.
Il citosol contiene inoltre una serie di inclusi
metabolicamente inattivi ed è attraversato da una
rete di filamenti proteici che costituiscono il
citoscheletro.
Le membrane interne che formano gli organuli
citoplasmatici suddividono la cellula in
compartimenti specializzati
 II nucleo
 II citosol
 II reticolo endoplasmatico
 I Ribosomi
 L'apparato di Golgi
 I mitocondri
 I lisosomi
 I perossisomi
L'esistenza di questi
compartimenti fra loro
segregati consente alla
cellula di effettuare tutta
una serie di reazioni chimiche
che altrimenti sarebbero
incompatibili
Membrana cellulare
(membrana plasmatila - plasmalemma)
Avvolge tutte le cellule mantenendone
l'identità.
Funziona come un "filtro" altamente selettivo
che mantiene concentrazioni di ioni diverse
nell'ambiente intra ed extracellulare.
Permette l'ingresso nella cellula di sostanze
nutritive e la fuoriuscita dei rifiuti cellulari
(permeabilità selettiva).
Caratteristiche ultrastrutturali e
biochimiche della membrana
cellulare
Concetti generali

Non è direttamente visibile al microscopio


ottico (misura circa 8-10 nm in spessore).
E' formata da un doppio strato lipidico nel quale
sono "disciolte" proteine con funzioni diverse.
Membrana cellulare
Struttura della membrana cellulare
Il doppio strato lipidico
II doppio strato lipidico della membrana è
costituito essenzialmente da:
fosfolipidi - colesterolo - glicolipidi
Esso si comporta come un fluido bidimensionale
i cui componenti si muovono velocemente, ma
essenzialmente entro i confini del proprio
monostrato (mosaico fluido).
Il doppio strato lipidico funge da solvente
per le proteine della membrana.
Lo strato bimolecolare lipidico è orientato con
i gruppi polari idrofili rivolti verso la fase
acquosa all'interno e all'esterno della
membrana e con i gruppi non polari idrofobi
rivolti verso l'interno adiacenti gli uni agli
altri.

L'interno idrofobico delle membrane


costituisce una barriera impermeabile.

Sulla superficie esterna della membrana


plasmatica sono anche presenti glicolipidi.
La composizione lipidica delle membrane
influenza anche la composizione e l'attività
delle proteine di membrana, così come le
stesse funzioni complesse che si svolgono a
questo livello.

I lipidi svolgono inoltre anche un ruolo attivo in


eventi metabolici in risposta a stimoli esterni.

I fosfolipidi di membrana sono ad es


responsabili della produzione di prostaglandine,
sostanze con molteplici funzioni tra cui
ricordiamo l'aggregazione piastrinica, la
stimolazione alla risposta infiammatoria ecc.
Le proteine
Le proteine della membrana sono classificabili in
proteine intrinseche (integrali) ed estrinseche.
Molte proteine di membrana sono ancorate al
doppio strato lipidico tramite interazioni di tipo
idrofobico.
Alcune sono capaci di spostarsi nel piano della
membrana (mobilità laterale). In alcuni casi la
motilità laterale delle proteine di membrana viene
limitata dall'ancoraggio ad altre macromolecole.
Fenomeno di capping nelle reazioni immunitarie.
Le proteine di membrana sono in parte proteine
semplici ed in parte glicoproteine.
Le proteine intrinseche sono contenute in tutto o
in parte nel doppio strato lipidico e possono essere
rimosse solo con detergenti o solventi organici.
Le proteine estrinseche sono inserite solo in parte
nel doppio strato lipidico e quindi meno saldamente
ancorate alla membrana plasmatica.
Struttura della membrana cellulare
La fluidità della matrice plasmatica fa sì che
le proteine possano muoversi nell'ambito
dello spessore della stessa membrana.
Glicoproteine di membrana sono gli antigeni
dei gruppi sanguigni; glicoproteine di
membrana sono i recettori degli ormoni per i
fattori di crescita o mediatori chimici
(adrenalina e aceticolina).
Una tecnica utilizzata in microscopia
elettronica è quella del “freeze-fracture"
che consiste nel congelare rapidamente il
materiale fresco, fratturarlo con una lama
fredda e quindi vaporizzarlo con uno strato
di carbone o platino in modo da ottenere uno
stampo della superficie di frattura.

Ha dato ottimi risultati per lo studio della


composizione delle membrane cellulari.
Criofrattura della membrana cellulare
Le proteine intrinseche di membrana sono
anfipatiche nel senso che la porzione rivolta verso
la fase acquosa è costituita da aminoacidi idrofili,
mentre la porzione inclusa nel doppio strato
lipidico contiene aminoacidi idrofobi.
Alcune delle proteine estrinseche ed intrinseche
delle membrane biologiche sono state isolate e
caratterizzate biochimicamente.
Es.:
Rodopsina nei bastoncelli della retina
Spettrina dei globuli rossi
I Carboidrati
I carboidrati della membrana formano un
rivestimento o mantello cellulare detto glicocalice.
E' presente in tutti i tipi cellulari.
E' costituito dalla cellula stessa. I polisaccaridi
del glicocalice sono elaborati a livello del reticolo
endoplasmatico, quindi passano nell'apparato di
Golgi ed infine vengono trasportati all'esterno.
Ha una composizione variabile da tipo a tipo
cellulare in quanto contiene carboidrati di varia
natura legati a proteine, lipidi, nucleotidi.
E' particolarmente sviluppato nelle cellule della
mucosa intestinale.
Partecipa alla protezione e alla regolazione della
superficie cellulare e contribuisce alla sua
selettività.
Alcuni antigeni specifici del tipo cellulare o alcuni
recettori virali sono associati al glicocalice.
Certe glicoproteine del glicocalice, è stato
dimostrato, sono implicate nel riconoscimento
cellulare e quindi nell'associazione delle cellule nei
tessuti.
I glicocalici che rivestono le cellule endoteliali dei
capillari del glomerulo renale hanno proprietà
filtrante.
Al termine di membrana plasmatica si può
quindi sostituire quello di superficie
cellulare che comprende:
la membrana plasmatica, di natura
lipoproteica, lipo-glicoproteica e
glicolipidica;

il glicocalice.
Potenziale di membrana
La membrana plasmatica mantiene una diversa
concentrazione ionica tra l'esterno e l'interno della
cellula creando quindi in condizioni di riposo una
differenza di potenziale elettrico tra i due lati della
membrana.

Il lato interno negativo, il lato esterno positivo.

Il potenziale di membrana, o potenziale di riposo, si


indica generalmente con il segno -
Può essere misurato mediante microelettrodi ed il suo
valore è in genere calcolato tra i -20 e -100 mv.
Il potenziale di membrana è importante soprattutto nelle
cellule nervose e muscolari perché consente di condurre
un impulso o di contrarsi.

Lo stimolo determina un passaggio di ioni Na dall'esterno


all'interno della membrana (trasporto attivo) con
conseguente depolarizzazione e inversione della carica
con la superficie interna che diviene positiva e quella
esterna negativa.

La depolarizzazione si propaga poi a tratti adiacenti di


membrana in modo tale da propagare lo stimolo.

La depolarizzazione è transitoria in quanto le pompe


ioniche riportano in pochi millisecondi il potenziale in
condizioni di riposo.
Proprietà funzionali della membrana
plasmatica
La proprietà principale della membrana plasmatica è di
regolare gli scambi tra l'ambiente esterno e quello
interno della cellula.
Tale proprietà prende il nome di permeabilità
La membrana esercita una selezione sulle sostanze da
trasportare permettendo ad alcuni composti di
attraversarla escludendone altri.
Il trasporto attraverso la membrana può svolgersi
secondo due modalità:
- Trasporto passivo (diffusione semplice e facilitata)
- Trasporto attivo
Proprietà funzionali della membrana
cellulare
II doppio strato lipidico è altamente impermeabile nei
confronti della maggior parte delle molecole polari.

Pertanto nella membrana plasmatica sono presenti


proteine di trasporto o proteine vettrici che hanno il
compito di trasportare ognuna una particolare classe di
composti chimici.

Queste proteine si comportano come enzimi associati alla


membrana e possiedono siti specifici per la molecola da
trasportare.
1. Trasporto di piccole molecole attraverso la
membrana cellulare
Alcune proteine di trasporto si limitano a catalizzare la
diffusione del soluto ad esse legato che così è in grado di
attraversare il doppio strato lipidico.
Questo fenomeno prende il nome di trasporto passivo.
Il trasporto passivo è regolato dall'equilibrio di
concentrazione (gradiente di concentrazione): piccole
molecole come acqua, urea, glicerolo passano facilmente
la membrana.
La diffusione degli ioni è invece influenzata dal gradiente
elettrico; certi ioni, in presenza di una differenza di
potenziale, si muovono verso il polo positivo se ioni
negativi, e viceversa.
Canali idrofili di membrana

II trasporto passivo può avvenire anche tramite proteine


che formano canali idrofili transmembrana.
Esistono 2 tipi di canali idrofili transmembrana: canali a
controllo (sbarramento) di ligando canali a controllo di
potenziale
Entrambi non sono dei semplici pori in quanto non sono
sempre aperti, ma si aprono in risposta ad uno stimolo
specifico come appunto l'attacco di un ligando su una
proteina recettore o una variazione del potenziale di
membrana.
Canali idrofili di membrana

Le chiavi di apertura di tali canali sono quindi di natura


chimica o elettrica.

I canali a sbarramento di ligando si aprono dopo


l'interazione con speciali ligandi chimici.

I canali a sbarramento di potenziale si aprono quando la


differenza di potenziale che normalmente esiste tra
l'interno e l'esterno della membrana, si riduce oltre un
certo limite.
Nelle cellule eccitabili, muscolari e nervose la membrana
è fortemente polarizzata presentando sul versante
citoplasmatico un potenziale negativo di -70mV, su quello
extracellulare 0mV.

Nelle altre cellule la membrana è ugualmente polarizzata


ma con una differenza di potenziale meno accentuata.
Diffusione facilitata
E' mediata da piccole molecole trasportatici e non
richiede energia.
Questo perché avviene nella direzione della
concentrazione minore del soluto.
Si distingue dal trasporto passivo perché presenta una
cinetica di saturazione quando tutte le molecole
trasportatrici si sono legate alle sostanze da trasportare.
Nel trasporto passivo semplice, invece, il passaggio di
molecole è direttamente proporzionale al gradiente di
concentrazione.
Trasporto attivo
• Pompe ioniche

Prevede il consumo di energia.


Alcune proteine della membrana funzionano da "pompe
ioniche" e sono in grado tramite trasporto attivo di
muovere il soluto legato contro il gradiente
elettrochimico della membrana.
Es. La pompa Na+7K+ ATPasi presente in tutte le cellule
animali.
Il potassio si trova infatti più concentrato a livello intracellulare.
Per mantenere questa concentrazione deve essere quindi
trasportato contro tale gradiente e contro gradiente elettro
chimico in quanto la membrana ha una carica negativa interna.
La fonte più comune di energia è l'adenosintrifosfato
(ATP) prodotto dai mitocondri. Questo viene scisso
dall'enzima adenositrifosfatasi (ATPasi) presente sulla
membrana plasmatica e ciò determina produzione di
energia.

I meccanismi di trasporto attivo intervengono anche nel


passaggio di piccole molecole come zuccheri, grassi o
aminoacidi.
Il trasporto di queste molecole prevede sempre il
consumo di energia.
1. Trasporto di macromolecole e pur ti celle
attraverso la membrana cellulare: Esocitosi
ed Endocitosi
Sono processi che richiedono consumo di energia.
L'esocitosi è un processo di fusione tra una struttura
membranosa intracellulare (vescicola) con la membrana
plasmatica. La fusione delle membrane comporta
l'adesione dei due doppi strati lipidici e quindi la loro
fusione. Di conseguenza il contenuto della vescicola viene
riversato nello spazio extracellulare.
Nelle cellule con intensa esocitosi si verifica una continua
incorporazione di membrana nel plasmalemma
Esocitosi
E' un tipo di secrezione in cui la struttura della cellula
rimane intatta.
Tra le molecole che vengono escrete dalla cellula, una
gran parte ha funzione di far comunicare le cellule tra
loro.

Oppure tra le molecole che vengono riversate all'esterno


della cellula con questo meccanismo ricordiamo i
neurotrasmettitori che permettono il passaggio dello
stimolo nervoso da neurone a neurone.
Endocitosi
L'endocitosi è il processo di assunzione di materiali dallo
spazio extracellulare.

Si parla di :
• Pinocitosi : internalizzazione di molecole fluide
• Endocitosi mediata da recettori
• Fagocitosi : internalizzazione di molecole solide di
dimensioni maggiori
 L'endocitosi è il processo con il quale la cellula
internalizza molecole solide o liquide che vengono a
contatto con la superficie della membrana cellulare
mediante formazione di vescicole derivanti da
introflessioni della stessa membrana plasmatica.

 Ci deve essere quindi da parte della cellula una


continua produzione di membrana.
Tipi di endocitosi
Endocitosi mediata da recettore: sulla superficie
cellulare esistono molti recettori per determinate
sostanze; questi possono essere dispersi o aggregarsi in
regioni particolari dette fossette a parete spessa;
l'ispessimento è dato da numerosi polipeptidi tra cui il
principale è la clatrina.
Essa determina la formazione di una sorta di canestro che
circonda il complesso recettore-ligando (es. ormoni) che
diviene poi una vescicola trasportata all'interno della
cellula.
Fagocitosi
La fagocitosi: comporta la formazione di vacuoli
eterofagici o vescicole di fagocitosi di grosse dimensioni
E' caratteristica di tipi cellulari specializzati quali
macrofagi o leucociti polimorfonucleati
Nella prima fase della fagocitosi la particella aderisce
alla membrana plasmatica che in quel punto forma una
piccola invaginazione o in certi casi come nei macrofagi
emette sottili pseudopodi che circondono la particella.
Successivamente il tratto invaginato di plasmalemma si
restringe e si fonde originando il fagosoma.
Il fagosoma viene quindi in contatto con i lisosomi e gli
enzimi litici in esso contenuti entrano in contatto con le
sostanze ingerite digerendole.
Queste possono essere utilizzate come sorgenti di energia
o espulse come materiale di rifiuto.
Organuli citoplasmatici

 Mitocondri
 Apparato di Golgi
 Reticolo endoplasmatico
 Ribosomi
 Lisosomi
 Perossisomi
 Centrioli
 Inclusioni
Mitocondri
Sono organuli citoplasmatici che hanno la funzione di
convertire l'energia in forme idonee ad essere
utilizzate dalla cellula.
I mitocondri sono presenti in tutte le cellule eucariote.

Hanno forma cilindroide o sferoidale con diametro di


0,5-1 um, ma possono raggiungere anche 10 um in
lunghezza. Si muovono continuamente nel citosol.
Possono essere anche fino a 2500 in una cellula
epatica; hanno vita breve e le proteine, loro compo-
nenti principali, vengono continuamente rinnovate.
Mitocondri
Sono in genere uniformemente distribuiti nel
citoplasma delle cellule, ma ad es nelle cellule del
tubulo renale sono disposti nella regione basale
della cellula, nelle fibre muscolari striate sono
disposti in file longitudinali o nello spematozoo
sono posti a livello del segmento intermedio a
formare una spirale.
Forma, distribuzione e dimensioni dei mitocondri
sono soggette a continui cambiamenti in rapporto
allo stato funzionale della cellula.
Mitocondri

Caratteri strutturali

Ciascun mitocondrio è rivestito da una doppia


membrana:
• una membrana esterna (membrana
mitocondriale esterna) di 5-6 nm di spessore,
• una membrana interna (membrana
mitocondriale interna) di 6 nm di spessore.
La membrana interna si ripiega a formare
numerose creste spesso morfologicamente
differenti in tipi cellulari diversi. Per la presenza
delle creste l'area della membrana mitocondriale
interna risulta notevolmente aumentata.
Le creste sono in genere orientate
trasversalmente all'asse maggiore del
mitocondrio, semplici o ramificate ed in numero
variabili in base alle condizioni fisiologiche della
cellula.
A livello delle creste sono localizzati gli enzimi
implicati nei fenomeni di fosforilazione ossidativa
(particelle elementari).
Per la presenza delle due membrane mitocondriali
si distinguono:
- uno spazio intermembrana (o intermembranoso)
di 8-20 nm di spessore
- uno spazio della matrice o intercrestale
delimitato dalla membrana interna e dalle
creste che racchiude una matrice finemente
granulare con granuli di varie dimensioni
(3-30 nm).

I granuli della matrice di dimensioni intermedie


(12 nm) corrispondono a ribosomi mitocondriali.
All'interno della matrice sono presenti inoltre
proteine, DNA (circolare), RNA (ribosomiale, di
trasporto e messaggero).
Queste molecole consentono una limitata sintesi
proteica locale.

Questa dipende dalla presenza di un limitato


numero di geni indipendenti dal DNA cellulare che
assicurano i processi di duplicazione mitocondriale
all'accrescersi della cellula.
Il DNA mitocondriale presenta caratteristiche
diverse da quello nucleare ma simili al DNA
batterico.
E' una unica duplice elica circolare non associata a
istoni e non organizzata in cromosomi.
E' capace di replicare come avviene nei batteri
Codifica per un certo numero di proteine che
vengono poi sintetizzate dagli stessi ribosomi
mitocondriali, ma non tutte.
Funzione dei mitocondri
Contengono un numero elevato di enzimi divisibili
in tre classi:
1. Enzimi ossidativi del ciclo di Krebs, che
liberano atomi di idrogeno ad altissima energia
a partire da zuccheri ed acidi grassi.
1. Enzimi della catena respiratoria che svolgono
reazioni di ossido-riduzione su aminoacidi,
acidi grassi e acido piruvico riducendoli a
anidride carbonica ed acqua e liberando
energia
1. ATPsintetasi che forma ATP a partire da ADP
e fosfato
Altre funzioni

Svolgono un ruolo importante anche nel


metabolismo dei lipidi e dei fosfolipidi.
Sono capaci di ossidare gli acidi grassi
Partecipano alla sintesi degli ormoni steroidei
Accumulano e concentrano ioni e piccole molecole
Mitocondri

Dal punto di vista evolutivo si


ritiene che i mitocondri derivino
da un procariote ancestrale
adattatosi ad una relazione di
simbiosi entro la cellula ospite.
Apparato di Golgi
Caratteri strutturali
E' formato da cisterne o sacchi (circa 3-10) discoidali
impilati gli uni su gli altri cui sono associate piccole
vescicole e scarsi vacuoli.
E' di solito situato vicino al nucleo, attorno ai centrioli.
E' particolarmente abbondante in cellule quali le cellule
mucipare dell'epitelio intestinale.
Ogni gruppo di cisterne forma una pila di circa
1 um di diametro detta pila di Golgi o dittiosoma.
E' dal punto di vista funzionale un intermediario tra il
reticolo endoplasmatico ed il resto della cellula.
APPARATO DI GOLGI:
Un sistema di sacchi appiattiti e impilati, circondati da una membrana,
coinvolto nella modificazione, nella separazione e nell'impacchettamento di
macromolecole per la secrezione o per la spedizione ad altri organelli.

Intorno all'apparato di Golgi vi sono numerose


piccole vescicole circondate da una membrana
(50 nm o più) che trasportano materiale fra
l'apparato di Golgi e altri compartimenti della
cellula.
Apparato di Golgi

Caratteri funzionali
Nell'apparato di Golgi esiste una polarizzazione
strutturale e biochimica.
Si distinguono due facce: una faccia cis o di formazione
(convessa) rivolta verso il nucleo ed una faccia trans o di
maturazione (concava) rivolta verso la periferia della
cellula.
Le vescicole che si trovano in prossimità della faccia cis,
contengono proteine neo sintetizzate, che si staccano dal
reticolo endoplasmatico e penetrano nell'apparato di Golgi.
A livello della faccia trans si accumulano invece vacuoli
contenenti proteine che verranno distibuite nelle varie parti
della cellula o escrete all'esterno di essa.
Le due facce del complesso di Golgi possiedono enzimi
diversi.
A livello dell'apparato di Golgi avvengono i seguenti
fenomeni:
• modificazione della struttura di alcuni carboidrati
(idrolisi)
• modificazione della struttura di alcune proteine
(fosforilazione, solfatazione e proteolisi iniziale)
• immagazzinamento delle proteine destinate
all'esportazione extracellulare in vescicole.
Lisosomi
I lisosomi sono vescicole membranose contenenti enzimi
idrolitici (+ di 40 )che vengono utilizzati per la demolizione
(digestione) intracellulare controllata di macromolecole. Sono
presenti in tutte le cellule, ma particolarmente abbondanti in
quelle provviste di attività fagocitaria.
La natura degli enzimi varia a seconda del tipo cellulare, ma i
più comuni in genere sono: fosfatasi acida, ribonucleasi,
lipasi,ecc.che possono essere evidenziate tramite reazioni
istochimiche.
Essi sono sintetizzati nel reticolo endoplasmatico da dove poi
passano al Golgi che li rilascia sotto forma di lisosomi.
Hanno diametro tra 0,05 e 0,5 um
Sono particolarmente numerosi nei macrofagi e nei
granulociti.
I lisosomi possono a volte digerire materiali assunti dalla
cellula dall'ambiente circostante, fenomeno noto come
eterofagia.
Oppure i lisosomi svolgono un ruolo molto importante nel
turnover degli organelli citoplasmatici o nella loro
rimozione in seguito a danneggiamento. A questi lisosomi si
da il nome di autofagosomi
A volte può accadere che all'interno del lisosoma si
accumuli materiale indigeribile (silicosi) che diventa un
corpo residuo che può danneggiare la cellula.
Si riconoscono:

lisosomi primari neoformati dall'apparato di Golgi


non hanno ancora attaccato il
substrato da digerire

lisosomi secondari contenenti substrati ed enzimi


-possiedono morfologia
eterogenea; sono quelli in cui si sta
verif icando un processo digestivo

corpi residui contenenti materiali non digeribili


(lipofuscine)
In alcuni casi i lisosomi primari liberano all'esterno della
cellula i loro enzimi come nell'osso in risposta ad un
trauma o ad un fatto infiammatorio.
I lisosomi intervengono anche in numerosi processi
morfogenetici come la regressione della coda dei girini
o dei dotti di Wolff e di Muller.

Oppure ancora i lisosomi contengono gli enzimi che


permettono allo spermatozoo il processo di fecondazione.
In alcune malattie metaboliche, dovute ad un difetto
congenito, viene a mancare un determinato enzima
lisosomiale e ciò porta a patologie molto gravi (es
glicogenosi nel fegato)
Perossisomi o microbodies
Sono organelli sferici con diametro tra 0,5 e 1,2 um.
Contengono al loro interno una matrice finemente granulare
che talvolta si addensa in una zona più opaca detta nucleoide.

Possiedono enzimi diversi da quelli dei lisosomi in quanto


sono particolarmente ricchi in catalasi (che utilizza il
perossido di idrogeno in reazioni di ossidazione) e in
perossidasi (per questo possono essere evidenziati tramite
la reazione DAB come in ICC).

Nei perossisomi sono anche presenti enzimi che intervengono


sul metabolismo lipidico ( -ossidazione degli acidi grassi).
La membrana dei perossisomi si forma per gemmazione
dal reticolo liscio con il proprio contenuto di enzimi.
I perossisomi possono formarsi anche per divisione di
perossisomi preesistenti
I perossisomi non partecipano ai processi di digestione
cellulare ed il loro ruolo è in gran parte sconosciuto.
Si pensa che possano essere sistemi primitivi di
produzione di energia poi sostituiti da i mitocondri
Reticolo Endoplasmatico
E' un organulo cellulare membranoso presente in
tutte le cellule formato da una membrana più volte
ripiegata su se stessa che forma comunque un sacco
chiuso (lume del reticolo endoplasmatico).
Dimensione e forma degli elementi tubulari variano
in base ai tipi cellulari e alle varie attività
funzionali; lo spazio tra le membrane può a volte
essere virtuale o dilatato. Occupa più del 10% del
volume totale della cellula.
Il reticolo endoplasmatico ha un ruolo fondamentale
nella biosintesi di macromolecole necessarie alla
costituzione di altri organuli cellulari o destinate
all'esportazione ed alla comunicazione intercellulare.
Reticolo Endoplasmatico
Esistono 2 tipi di reticolo endoplasmatico:
1. II reticolo endoplasmatico ruvido o granulare
(RER) con ribosomi sulla superficie
citoplas-matica delle sue membrane.
Esso è costituito da pile di sacchi appiattiti detti
cisterne.
1. Il reticolo endoplasmatico liscio o agranulare
(REL) privo di ribosomi è formato da una rete
tridimensionale di tubuli sottili.
Le cavità del reticolo endoplasmatico sono in
granparte comunicanti e costituiscono quindi un
sistema cavitario continuo che a livello del nucleo si
continua con l'involucro nucleare.
Il reticolo endoplasmatico ruvido (ER ruvido) ha in genere la
forma di foglietti appiattiti ed ha la faccia esterna costellata di
ribosomi che stanno sintetizzando proteine.

Il reticolo endoplasmatico liscio (ER liscio) ha in genere una


forma più tubulare e non ha ribosomi attaccati. Ha una funzione
importante nel metabolismo dei lipidi.
Reticolo Endoplasmatico ruvido
E' presente in tutte le cellule nucleate (con
l'eccezione degli spermatozoi), ma è particolar-
mente abbondante nelle cellule che sono specia-
lizzate nella sintesi delle proteine (es. cellule degli
acini pancreatici, epatociti, plasmacellule) o nella
sintesi di membrane (es. bastoncelli della retina).
E' costituito da ampie cisterne appiattite spesso
addossate le une alle altre.
La sintesi proteica inizia sempre su ribosomi liberi, ma
viene completata nel reticolo endoplasmatico ove la
proteina subisce le modificazioni definitive.
Associati alle cisterne del reticolo
endoplasmatico ruvido ci sono i ribosomi,
piccoli granuli di 15-20 nm costituenti
essenziali di tutti gli organismi viventi.
Si trovano anche liberi nel citoplasma.
Contengono Rna e sono essenziali per la
sintesi proteica.
Reticolo Endoplasmatico liscio
II reticolo endoplasmatico liscio è un organulo
molto sviluppato in cellule specializzate nel
metabolismo dei lipidi (es. epatociti, cellule che
producono ormoni steroidei).
E' privo di ribosomi e ha aspetto più tubulare. Le
sue membrane traggono origine dal RER e a volte si
può avere una continuità tra le membrane dei due
organuli.
Ha molte funzioni importanti tra cui ricordiamo la
formazione del reticolo sarcoplasmatico nella cellula
muscolare.
Funzioni della componente tubulare
A livello delle membrane del reticolo
endoplasmatico avvengono i seguenti processi:

Scambio di sostanze : le membrane possono regolare lo


scambio di materiali tra il loro interno ed il restante
citoplasma con meccanismi di trasporto passivo o attivo
come avviene a livello della membrana citoplasmatica.
Accumulo e rilascio di materiale proteico: le proteine
sintetizzate dai ribosomi vengono accumulate dal reticolo
endoplasmatico e poi rilasciate al momento dell'uso (da qui,
prima del loro utilizzo passeranno però nell'apparato di Golgi)
Processi di eliminazione e di accumulo: si possono
accumulare al suo interno anche prodotti di rifiuto
provenienti dal catabolismo cellulare
Metabolismo del glicogeno: in particolare il reticolo liscio è
stato dimostrato ha una attività nei processi di deposito
ma anche di biosintesi del glicogeno
Metabolismo dei lipidi e degli ormoni: il reticolo
endoplasmatico liscio interviene nella biosintesi degli ormoni
steroidei e nella biosintesi dei lipidi di membrana
Processi di idrossilazione e deaminazione a carico di
diverse sostanze
Gradienti ionici: nelle cellule muscolari striate il reticolo
endoplasmatico liscio immagazzina ioni Ca+ per rilasciarli in
funzione della contrazione
Ribosomi
Sono particelle elettrondense di circa 15 x 30 nm. Sono
essenzialmente costituiti da RNA (RNA ribosomiale
-rRNA) e da proteine diverse. Sono presenti in tutte le
cellule, ma sono particolarmente abbondanti nelle cellule
ad elevata attività di sintesi delle proteine.
Esistono 2 classi di ribosomi: quelli presenti nel citosol e
quelli associati alle membrane del reticolo endoplasmatico
ruvido
I primi sono in genere più numerosi nelle cellule in attiva
proliferazione come linfociti, eritroblasti, fibre
muscolari, batteri.
I ribosomi associati alle membrane sono più abbondanti
nelle cellule secernenti.
I ribosomi si presentano in forma di granuli individuali o
in aggregati detti poliribosomi o polisomi, tenuti insieme
da un filamento di RNA messaggero (mRNA).
I ribosomi liberi (non associati a membrane) presiedono
alla traduzione di mRNA che codificano proteine del
citosol, cioè quelle proteine necessarie al metabolismo
della cellula .

I ribosomi associati al RER traducono gli mRNA che


codificano per le proteine che raggiungono le cisterne del
reticolo stesso e quindi deputate ad essere escrete
all'esterno della cellula.
Il numero di ribosomi è in stretto rapporto con il
contenuto di Rna della cellula e con l'intensità della sua
sintesi proteica.
Si calcola che reticolociti di coniglio possano contenere
fino a 500.000 ribosomi.
Possono essere isolati mediante centrifugazione e tale
tecnica ha permesso di dimostrare che presentano
dimensioni, struttura e composizione simile in tutti gli
elementi cellulari

// loro compito è quello di tradurre in proteine


l'informazione genetica portata dall'RNA
messaggero
La catalisi degli eventi che segnano la sintesi proteica
avviene sui ribosomi associati a formare i complessi
polisomali e non quindi non su ribosomi singoli.
Sono costituiti da due subunità diseguali: 50s e 30s
(s=coefficiente di sedimentazione) e la coesione tra le due
subunità è mantenuta da una certa concentrazione di Mg.
Se questa concentrazione si abbassa le due subunità si
separano; l'adesione alle membrane del RER avviene con
la subunità più grande
RNA
Gli acidi nucleici DNA e RNA sono lunghi polimeri
formati dall'unione di molte unità dette nucleotidi.

I nucleotidi sono composti da tre componenti


molecolari:
• Pentosio- desossiribosio nel DNA e ribosio
nell'RNA
• Una molecola di acido fosforico
• Una base azotata che può essere purinica
(adenina o guanina) o pirimidinica (citosina,
timina, uracile). La timina è solo nel DNA e
l'uracile solo nell'RNA.
RNA
Con il termine RNA messaggero (mRNA) si intende
una copia di DNA che trasferisce i messaggi
genetici dalla sede di deposito (DNA) alla sede di
traduzione dell'informazione (i ribosomi).
Costituisce il 2-5% del contenuto di RNA totale
della cellula.

Con rRNA si indica RNA localizzato nei ribosomi


costituito da due frazioni che assieme alle
proteine ribosomiali, formano le due subunità del
ribosoma. Costituisce il 70-80% dell'RNA totale
della cellula.
RNA
Per tRNA infine si indica RNA di trasporto,
presente nel citoplasma e che rappresenta il
10-20% dell'RNA totale. Ha una struttura
ripiegata su sé stessa simile ad un trifoglio.
Ciascuna molecola di tRNA durante la sintesi
proteica, lega da un lato l'aminoacido da apporre
alla catena polipeptidica, dall'altro presenta una
tripletta di basi che riconosce il sito
complementare sull'RNA messaggero.
Quindi si può dire che il tRNA trasferisce sui
ribosomi gli aminoacidi corrispondenti ai messaggi
contenuti nell'RNA messaggero.
Origine dei ribosomi
Gli RNA dei ribosomi sono sintetizzati entro i
nucleoli del nucleo, mentre la componente proteica
è sintetizzata nel citoplasma e successivamente
trasportata entro il nucleo ed unita agli RNA.
Quindi i ribosomi, così formati, abbandonano il
nucleo attraverso i pori nucleari per passare nel
citoplasma.
FORMAZIONE DEI RIBOSOMI
Citoscheletro
Forma, organizzazione interna e movimento della
cellula dipendono da una serie di filamenti proteici
presenti nel citosol che costituiscono nel loro
insieme il cosiddetto citoscheletro.

Componenti del citoscheletro sono:


• microfilamenti
• filamenti intermedi
• microtubuli
Tutti e tre i componenti del citoscheletro
sono di natura proteica.
Microtubuli e microfilamenti sono in genere
strutture instabili, costituite da subunità
globulari che vengono rapidamente
polimerizzate e depolimerizzate.
Più stabili sono invece i filamenti intermedi
che sono costituiti da subunità proteiche
fibrose.
Microfilamenti
(filamenti di actina)
Sono presenti in numerosi tipi cellulari, tipicamente nelle
cellule muscolari dove, assieme alla miosina, intervengono
nei fenomeni di contrazione muscolare. Sono filamenti di
piccole dimensioni (diametro 5-7 nm)
Altre strutture contenenti actina sono i microvilli di molti
tipi di cellule epiteliali, quali gli enterociti, le cellule capellute
della coclea e del vestibolo dell'orecchio interno. Altre
cellule contenenti un evidente citoscheletro costituito da
microfilamenti sono i fibroblasti.
Nelle diverse cellule l'actina è associata a numerose e
differenti proteine leganti.
I microfilamenti actinici sono costituiti da due catene di
molecole globulari di actina avvolte tra loro a spirale.
Nella cellula non impegnata nella replicazione i
microfilamenti sono presenti soprattutto al di sotto della
membrana plasmatica.
Durante la mitosi si concentrano all'equatore della cellula
dove formano un anello contrattile che è responsabile
della citodieresi.

I microfilamenti sono spesso associati ad i microtubuli


(es.nelle cellule nervose)
Filamenti di actina
Mentre nelle cellule muscolari i filamenti di actina
sono strutturalmente stabili (organizzazione
paracristallina con filamenti spessi di miosina), nelle
cellule non muscolari formano complessi facilmente
dissociabili e ricostituibili (sottile trama
tridimensionale in rapporto con la membrana
plasmatica).
Filamenti di actina rigidi sono presenti nell'asse
centrale dei microvilli e delle stereociglia dove
svolgono un ruolo strutturale. Reticoli di actina sono
presenti nel citoplasma e si ancorano alla membrana
plasmatica; essi sono importanti per il movimento e
per la locomozione cellulare, l'endocitosi, l'esocitosi.
Filamenti intermedi
Hanno diametro compreso fra 8 e 10 nm e perciò
intermedio tra quello dei filamenti di actina e quello
dei microtubuli.
Sono formati da polipeptidi fibrosi di dimensioni
molto diverse e con struttura, composizione
chimica,proprietà antigeniche e distribuzione
diversa dagli altri componenti del citoscheletro.
Tipi cellulari diversi contengono filamenti intermedi
di composizione diversa. Questa caratteristica è
importante in quanto consente il riconoscimento di
tipi cellulari diversi tramite metodiche
immunocitochimiche con implicazioni anatomo-
patologiche diagnostiche molto rilevanti.
I filamenti intermedi sono strutture piuttosto
stabili e quando vengono isolati sono scarsamente
solubili.
Sono costituiti da subunità proteiche fibrose non
globulari, ma ad elica.
Tra le proteine dei filamenti intermedi, vanno
anche incluse le lamine nucleari, strutture presenti
a livello del nucleo.
Esempi di tipi di filamenti intermedi riscontrati in cellule eucariotiche

Tipi di filamento Tipo cellulare Esempi


Epiteli sia cheratinizzanti che non
Citocheratine Epitelio
cheratinizzanti

Cellule Fibroblasti, blasti, macrofagi, cellule


Vimentina
mesenchimali endoteliali, muscolo liscio vascolare

Muscolo striato e liscio (ad ecce-zione


Desmina Muscolo
del muscolo liscio vascolare)

Proteine acide
Cellule gliali Astrociti e glia di Bergmann
fibrillari gliali

La maggior parte, ma probabilmente


Neurofilamenti Neuroni
non tutti, i neuroni
Microtubuli
Sono strutture tubulari molto labili con un diametro
esterno di 25 nm formate da un polipeptide globulare
detto tubulina e con una parete spessa 5-7nm.

La tubulina è organizzata in protofilamenti ciascuno dei


quali formato da subunità globulari disposte
longitudinalmente. La parete dei microtubuli è costituita da
13 protofilamenti.

Sono componenti fondamentali:


• delle ciglia e dei flagelli degli eucarioti (prolungamenti
mobili)
• dei corpi basali e dei centrioli.
I protofilamenti sono polimeri lineari di molecole di
tubulina.
Ciascuna molecola di tubulina è a sua volta formata da due
subunità alfa e beta con lo stesso peso.
Il tessuto nervoso è la fonte più ricca di tubulina. Le due
estremità di un microtubulo sono diverse e crescono a
velocità diverse (+ -).
Quando si isola la tubulina dalle cellule, adese ad essa
rimangono associate diverse proteine (MAP) con
proprietà funzionali diverse, in gran parte sconosciute.
Si pensa che servano a regolare la polimerizzazione di
microtubuli e a mediare le loro interazioni con le altre
strutture cellulari.
In cellule in interfase i microtubuli sono spesso associati
ai microfilamenti.
In genere si concentrano soprattutto in un'area
perinucleare e da questa zona si irradiano a tutto il
citoplasma lasciando libera solo la zona subito al di sotto
della membrana plasmatica ove invece si concentrano i
microfilamenti.
Il ruolo dei microtubuli nella cellula in interfase è poco
conosciuto; si pensa che essi contribuiscano soprattutto
al mantenimento della forma della cellula o alle
modificazioni di essa in risposta a stimoli funzionali.
Oppure ancora che contribuiscano al trasporto di piccole
molecole all'interno della cellula e al movimento delle
stesse cellule.
Gli organelli citoplasmatici infatti non sono immobili, ma si
spostano e si ridistribuiscono in modo vario all'interno
della cellula.
Il passaggio ad es di vescicole dal reticolo endoplasmatico
al complesso di Golgi e da qui verso la membrana
plasmatica, è in stretto rapporto con una rete di
microtubuli e questa attività viene a mancare se i
microtubuli vengono distrutti ad es da sostanze come la
colchicina che bloccano la polimerizzazione dei microtubuli.
Esistono poi anche molte situazioni in cui microtubuli e i
filamenti di actina agiscono in modo coordinato per
polarizzare una cellula come nel caso dell'uccisione di un
bersaglio da parte di un linfocita T.
Microtubuli
Modalità di formazione
I microtubuli si formano da centri di organizzazione
particolari, il più importante dei quali è il centro cellulare o
centrosoma dove si trova una coppia di centrioli che induce
la formazione dei microtubuli indirettamente tramite il
"materiale amorfo pericentriolare"che contiene un certo
numero di proteine compresa una forma minore di tubulina.
Da questi centri i microtubuli si irradiano nel resto della
cellula. In particolare i nuovi microtubuli crescono dal
centrosoma formando una struttura a forma di stella detta
aster e poi si allungano verso la periferia della cellula.
Centrioli
I centrioli sono strutture cilindriche di 0,15 um diametro e
0,3-0,5 um di lunghezza costituiti da 9 triplette di
microtubuli (tubulo A B C), disposti a ruota. I tubuli
adiacenti di una tripletta hanno parete comune.
Nelle cellule si riscontra normalmente una coppia di
centrioli, disposti con asse maggiore ad angolo retto l'uno
rispetto all'altro e posti vicino al complesso di Golgi.
Durante la fase S del ciclo cellulare avviene la replicazione
dei centrioli in preparazione alla mitosi.
Ciò si realizza con la comparsa di un procentriolo sulla
superficie del centriolo originario. La duplicazione non
avviene quindi per divisione, ma con la formazione di un
nuovo piccolo elemento.
Sono la sola parte dell'apparato mitotico presente nella
cellula in interfase; in genere tendono a posizionarsi nel
centro geometrico della cellula, sempre vicino al nucleo. Se
il nucleo è a ferro di cavallo, i centrioli si trovano nella sua
concavità.
Nelle cellule epiteliali invece sono situati vicino alla
superficie libera.
L'insieme dei due centrioli è detto diplosoma.
Durante la mitosi funzionano come centri di organizzazione
del fuso mitotico.
Alcuni dati citochimici sembrano suggerire che i centrioli
possano contenere del Dna e quindi essere degli organelli
semiautonomi come i mitocondri.
Ciglia e flagelli
Le ciglia sono espansioni filiformi della cellula la cui
funzione primaria è quella di muovere i fluidi alla
superficie della cellula (cellule cigliate dell'apparato
respiratorio, dell'ovidutto). Hanno lunghezza di 5-10 um
e diametro di 0,2 um.
Alla base di ciascun ciglio c'è un granulo denso detto
corpo basale
I flagelli sono presenti negli spermatozoi degli eucarioti e
sono necessari alla loro progressione lungo le vie genitali
femminili. Hanno la stessa struttura delle ciglia, ma
possiedono alcune componenti addizionali.
Struttura dell'assonema
Ciglia e flagelli sono costituiti da microtubuli disposti a
formare una struttura caratteristica detta assonema.
L'assonema è formato da 9 coppie di microtubuli
periferici che a loro volta racchiudono una coppia
centrale.
I tubuli centrali sono separati, quelli periferici sono
invece accostati. Questa organizzazione è detta 9+2.
Ciascuna coppia periferica è formata da un tubulo A e da
un tubulo B.
La parete del tubulo A è formata da 13
protofilamenti, quella del tubulo B, in parte fusa
con quella della A, è invece costituita da 10 o 11
protofilamenti.

Il tubulo A presenta delle braccia laterali formate


dalla proteina dineina

Da ciascun tubulo della coppia centrale partono due


braccia che formano una guaina centrale.
Sono inoltre presenti 9 raggi di connessione tra la
guaina centrale e ciascuna fibrilla A.

Sottili ponti di una proteina, la nexina, connettono


coppie di microtubuli periferici adiacenti.

Si ritiene che tali ponti siano altamente elastici e


che servano a tenere insieme la struttura
dell'assonema.
Ciglia e flagelli
II movimento di ciglia e flagelli avverrebbe grazie allo
scorrimento di coppie di microtubuli adiacenti.
In particolare il movimento si creerebbe per lo
scorrimento del tubulo A di una coppia periferica e del
tubulo B della coppia periferica vicina.
Ciò è reso possibile da una proteina, la dineina che
forma dei ponti tra queste due strutture.

L'energia per questo lavoro meccanico deriva dalla


scissione dell'ATP ad opera della stessa dineina che
altro non è che un adenosintrifostatasi.
Alterazioni del funzionamento o della struttura
dell'assonema compromettono la mobilità di ciglia e
flagelli.
Patologie dell'apparato ciliare su base genetica, sono
state descritte nella specie umana e anche in alcune
razze di cani.

Ad es nella sindrome delle ciglia immobili, dovuta


spesso all'assenza di uno o di entrambe le braccia di
dineina, si ha sterilità, ma anche bronchiti, sinusiti e
otiti croniche dovute alla paralisi delle ciglia
dell'epitelio delle vie respiratorie con conseguente
ristagno di muco e conseguente reazione infiammatoria.
Corpi basali
I corpi basali si trovano alla base delle ciglia o dei
flagelli ed hanno struttura simile a quella dei centrioli.
Al microscopio elettronico appaiono come cilindri cavi,
ma chiusi ad una estremità in genere con dimensioni tra
0,2 e 0,5 um.
La loro parete, come nei centrioli., è formata da 9
triplette di microtubuli regolarmente spaziate.
Ciascuna tripletta è fatta da un tubulo A con parete
completa, fusa con due tubuli B e C incompleti.
La loro estremità rivolta verso l'assonema, è chiusa da
una struttura detta piastra basale.
I microtubuli A e B la attraversano e si continuano nel
ciglio o nel flagello, ove formano le coppie di microtubuli
periferici;
La subfibrilla C si arresta a livello della piastra basale,
così come si arrestano a questo livello i due microtubuli
della coppia centrale dell'assonema.

I corpi basali servono da modello per il controllo


dell'assemblaggio delle subunità dell'assonema.
Microvilli
I microvilli sono estensioni che si trovano sulla
superficie di molte cellule animali, particolarmente
abbondanti sulle cellule epiteliali. Sono rivestiti dalla
membrana plasmatica.
Il citoscheletro del microvillo è costituito da un fascio di
20-30 filamenti paralleli di actina in più tratti riuniti in
fasci.
Questi fasci sono formati soprattutto da una proteina,
la villina che è presente solo nei microvilli.
Alla base del microvillo il fascio di filamenti di actina è
ancorato all'estremità apicale della cellula da una sorta
di rete contente la spettrina, una proteina che si pensa
fornisca rigidità e stabilità.
Inclusioni citoplasmatiche
Quasi tutte le cellule contengono nel citoplasma
materiale proveniente dal metabolimo cellulare o
assunto dall'esterno mediante endocitosi.
Queste sostanze si accumulano nella cellula in attesa di
essere metabolizzate o espulse all'esterno.
Queste sostanze che non fanno parte della cellula sono
dette inclusioni; da alcuni AA sono indicate come
paraplasma.
Inclusioni molto diffuse sono il glicogeno, i
lipidi ed i pigmenti.
Inclusioni citoplasmatiche
Glicogeno: carboidrato di riserva delle cellule
animali. E' un polimero del D-glucoso.
Accumuli di glicogeno possono essere
diffusi nel citoplasma o riuniti in
ammassi. E' particolarmente
abbondante in alcuni tipi cellulari
(es. epatociti dove costituisce una
importante riserva energetica)

Lipidi: sono in genere presenti in forma di


piccole gocce che nel tessuto adiposo
possono arrivare ad occupare cellule
intere.
Pigmenti: sono costituiti da lipofuscine, emoglo-
bina, emosiderina, bilirubina, melanina.
La melanina è accumulata in cellule speciali, i
melanociti presenti nell'epidermide e nel derma,
nell'epitelio pigmentato della retina, nell'iride.
Le lipofuscine si ritrovano nei soggetti anziani e si
considerano provenire da residui indigeribili di
organelli degenerati in seguito all'esaurimento
dell'attività dei lisosomi.
I macrofagi della milza, del fegato, del midollo
osseo contengono pigmenti bruni contenenti ferro
derivanti dalla degradazione dell'emoglobina di
globuli rossi che hanno terminato il loro ciclo vitale
e sono stati fagocitati.
Cristalli: sono generalmente poco rappresentati
ne sono esempi i cristalli di ferritina o
di guanina

Granuli di secreto: sono tipici delle cellule


ghiandolari
Nucleo
E' una componente essenziale di quasi tutti i tipi
cellulari; non esiste nei Procarioti.
E' tipico delle cellule eucariotiche
Racchiude con una doppia membrana il corredo di
DNA della cellula.
Il DNA determina i caratteri morfologici e
funzionali specifici di ciascun tipo cellulare e dirige
le sue attività metaboliche
II contenuto del nucleo (nucleoplasma) è separato
dal citoplasma della cellula dalle due membrane dell'
involucro nucleare la cui funzione principale è quella
di separare fisicamente fra loro i processi di sintesi
dell' RNA e delle proteine
Oltre al DNA all'interno del nucleo troviamo piccole
quantità di RNA e proteine.
Tutte queste molecole sono localizzate in strutture
nucleari specifiche che costituiscono la cromatina la
quale può essere organizzata in cromosomi che sono
portatori dei caratteri ereditari.
Oltre alla cromatina il nucleo contiene uno o più
corpi rotondeggianti ricchi in RNA detti nucleoli.
La restante parte del nucleo non occupata da nucleoli
e dalla cromatina è detta matrice nucleoplasmatica.
La forma del nucleo è di solito correlata con quella
della cellula e può essere sferica, ellittica, fusata o
anche molto irregolare.
La dimensione del nucleo è variabile, ma in generale
è proporzionale a quella del citoplasma.
La posizione del nucleo è variabile ed in genere
caratteristica di ogni tipo cellulare e dipendente dal
grado di differenziazione cellulare.
Nelle cellule secernenti il nucleo tende a spostarsi
verso il polo basale della cellula oppure nelle cellule
adipose viene schiacciato verso la periferia.
Nella maggior parte delle cellule il nucleo è unico,
tuttavia in particolari circostanze se ne possono
osservare due o più.
L'aumento dei nuclei in una cellula può avvenire per
due meccanismi:
• divisione del nucleo non seguita da divisione del
citoplasma (plasmodio)
• fusione di cellule originariamente separate in una
massa unica (sincizio)
Esempi di elementi binucleati sono alcune cellule
epatiche e cartilaginee, esempi di sincizi sono le
cellule muscolari striate che possono contenere in
una massa unica fino anche a centinaia di nuclei.
II nucleo presenta struttura diversa a seconda
se lo osserviamo in interfase o durante le varie
attività mitotiche.
In generale però possiamo distinguere nel
nucleo le seguenti componenti:

• Involucro nucleare
• Cromatina
• Nucleoli
• Matrice nucleoplasmatica
Involucro nucleare
L'involucro nucleare o membrana avvolge il nucleo e
lo separa dal restante citoplasma. E'assente nei
procarioti.
E' dotato di notevole elasticità; scompare all'inizio
della mitosi e ricompare alla fine.
Ha uno spessore di circa 50 nm ed è costituito da
due foglietti paralleli di 7,5-9 nm ciascuno separati
da uno spazio perinucleare di circa 30nm.
Lo spazio perinucleare è detto cisterna perinucleare.
Le due membrane dell'involucro nucleare hanno la
stessa struttura della membrana citoplasmatica, ma
hanno composizione proteica e funzioni diverse.
La membrana nucleare esterna è in continuità con le
membrane del reticolo endoplasmatico ruvido.
A livello di aree particolari dette pori nucleari
essa è a diretto contatto con la membrana
nucleare interna.
II foglietto interno spesso assume intimi rapporti
con la cromatina.
E' rivestito da un sottile strato di materiale
compatto filamentoso detto lamina nucleare
formata da proteine appartenenti al gruppo dei
filamenti intermedi dette lamìne (ABC) che al
momento della mitosi si comportano in modo
diverso.

Le lamìne A e C si depolimerizzano e si disperdono


nel citoplasma, mentre la lamìna B si depolimerizza,
ma rimane associata con dei residui all'involucro
nucleare.
Da questi residui si riorganizzerà la nuova lamina
Nel corso della divisione cellulare l'involucro
nucleare scompare riducendosi in vescicole che
divengono parte del reticolo endoplasmatico.
La sua ricostruzione inizia a partire proprio da
unione di cisterne del reticolo endoplasmatico.
La sua composizione chimica, l'associazione spesso
con i ribosomi, fanno quindi concludere che
l'involucro nucleare è con certezza una
dipendenza del reticolo endoplasmatico ruvido.
Pori nucleari
L'involucro nucleare a differenza della membrana
plasmatica e delle membrane che avvolgono gli
organelli citoplasmatici, non sigilla il compartimento
nucleare.
I due foglietti dell'involucro nucleare, infatti, in
molti punti appaiono interrotti. A questo livello i due
foglietti si continuano tra loro circoscrivendo
aperture circolari dette pori nucleari con un
diametro da 30 a 100 nm a seconda del tipo
cellulare e distanziati di 100 nm.
Il loro numero è variabile a seconda del tipo di
cellula, ma in genere si calcola che circa il 10% della
superficie nucleare è occupata da pori.
II poro nucleare è una struttura complessa e
spesso si usa infatti il termine complesso del poro
per indicare tali aperture.
Il complesso del poro è costituito da due anelli
posti sulla membrana nucleare esterna e sulla
membrana nucleare interna detti rispettivamente
anello citoplasmatico e anello nucleare.
Ognuno è costituito da 8 subunità proteiche
Tra i due anelli precedenti è racchiuso però un
terzo anello anch'esso fatto da 8 subunità
proteiche disposte radialmente e che convergono
verso un canale centrale.
A questa struttura si aggiungono delle strutture
fibrillari che sporgono dall'anello nucleare e dal
citoplasmatico verso i rispettivi compartimenti.
Il canale in genere ha un diametro di circa 9 nm.
Tutto questo forma una sorta di diaframma capace
di modificare il lume del canale.
Molecole di dimensioni minori di 9 nm passano
attraverso i pori nucleari tramite un semplice
processo di diffusione.
Ma attraverso i pori nucleari passano però anche
molecole più grandi come i ribosomi che hanno ad es
un diametro di circa 20 nm.
Quindi esiste un meccanismo di apertura di questo
canale nucleare e quindi un trasporto di tipo attivo.
Questo meccanismo è regolato da particolari
proteine dette nucleoporine che riconoscerebbero
specifiche sequenze segnale (NLS) portate dalle
molecole più grandi e permetterebbero il loro
passaggio aprendo il canale.
La possibilità di scambiare materiale tra nucleo e
citoplasma è di vitale importanza per la cellula
perché tutte le proteine, comprese anche quelle
nucleari sono prodotte nel citoplasma, così come le
informazioni geniche e gli RNA per produrre tutte
le proteine sono contenute nel nucleo e devono
passare nel citoplasma.

Le proteine nucleari prodotte a livello ribosomiale


possono accumularsi, se non utlizzate subito, a
livello citoplasmatico in forma inattiva mascherando
le loro sequenze segnale con proteine mascheranti
Cromatina
All'interno del nucleo interfasico possiamo
osservare degli ammassi di una sostanza basofila e
che occupa gran parte di esso.
Si presenta sottoforma di granuli addensati in zolle
o di filamenti dispersi.
Ad essa si da il nome di cromatina
II suo costituente principale è l'acido
desossiribonucleico o DNA.
Nei procarioti il DNA non è associato ad altre
strutture, negli eucarioti al DNA si associano
proteine basiche di basso peso molecolare dette
istoni, proteine acide dette non istoniche,
fosfoproteine, fosfolipidi e piccole quantità di RNA.
Proteine non istone
I cromosomi delle cellule eucariote contengono
DNA associato con gli istoni, ma anche proteine
non istone acide che a differenza degli istoni sono
molto eterogenee e presentano un elevato
ricambio.
L'associazione molecolare delle proteine acide col
DNA e con gli istoni è in gran parte oscura.
Si pensa che queste proteine possano esercitare
una sorta di controllo sull'attività genica.
Nel nucleo interfasico la cromatina appare in due
forme diverse:
• Compatta o condensata in grossi ammassi
• Dispersa in filamenti sottili
• Alla cromatina condensata si da il nome di
eterocromatina
• Alla cromatina dispersa si da il nome di
eucromatina.
La distribuzione reciproca di eu- ed eterocromatina
è spesso caratteristica di tipi cellulari diversi ed ha
importanti implicazioni diagnostiche nel
riconoscimento di tipi cellulari diversi.
Cromatina
Le due forme di cromatina sono in rapporto al grado
di condensazione ed all'associazione con gli istoni.

Durante la mitosi etero ed eucromatina si avvolgono


strettamente su sé stesse a formare i cromosomi .

Alla fine della divisione cellulare gli stessi cromosomi


si despiralizzanno di nuovo in etero ed eucromatina
nuovamente
Tipi di cromatina
Una correlazione fra struttura e funzione

Si ritiene che l'eterocromatina contenga


principalmente geni inattivati o addirittura geni
permanentemente bloccati in una cellula e nella sua
discendenza.
L’eterocromatina rappresenterebbe così una
struttura condensata nella quale vengono stipati i
geni inattivati di modo che questi non siano più
accessibili alle proteine che potrebbero attivarli.
DNA
Negli Eucarioti il DNA è localizzato
esclusivamente nella cromatina ad eccezione di
quelle piccole quantità di DNA mitocondriale.
Privato degli istoni si presenta come un lungo
filamento di 2 nm di spessore.
Le molecole di DNA sono altamente stabili ed i
concetti di ricambio ed emivita non gli si possono
applicare.
Lesioni o errori di duplicazione si verificano però
continuamente durante la replicazione.
Il DNA è per questo dotato di un sistema di
riparazione immediato.
Solo quando un errore sfugge a tale sistema, esso
diventa una modificazione stabile ed ereditaria
detta mutazione.
E' un lungo filamento costituito da due catene
polinucleotidiche avvolte in una doppia elica
antiparallela con diametro di 2nm.
La quantità di DNA presente in ogni nucleo è una
caratteristica di ogni specie.
La quantità di DNA in ogni specie varia solo
durante la mitosi.
Le cellule germinali (cellula uovo e spermatozoo)
hanno però una quantità di DNA che è la metà di
quello delle cellule somatiche.
E' formato da:
• Lo zucchero desossiribosio
• Un gruppo fosfato
• 4 basi azotate: adenina, timina, guanina, citosina
Le basi sporgono dal filamento e si legano alle
basi complementari presenti sull'altro filamento.
(adenina con timina, citosina con guanina)
L'unità fondamentale è il gene, una sequenza di
basi del DNA contenente l'informazione
necessaria per la sintesi di un acido nucleico o di
una proteina
Organizzazione del DNA in
cromosomi
Nelle cellule eucariotiche il DNA, che è di tipo
lineare, si presenta spiralizzato
La spiralizzazione del DNA è importante per:
 disporre in modo ordinato le molecole di DNA
 influenzare in modo decisivo l'attività di alcuni geni
II grado di spiralizzazione della cromatina è
relativamente basso nel nucleo interfasico (a riposo).
Esso aumenta notevolmente nelle fasi iniziali della mitosi
dando luogo alla comparsa di strutture morfologicamente
ben individualizzate dette cromosomi.
Nucleosoma
La struttura base della cromatina nel nucleo in
interfase è il nucleosoma
I nucleosomi sono strutture cilindriche di 10-12 nm
di diametro uniti tra loro da da brevi filamenti di
DNA di 48 paia di basi.
Sono costituiti da un tratto di DNA di 146 paia di
basi unito con 8 istoni a formare una sorta di
ottamero attorno al quale il filamento di DNA che
unisce i nucleosomi, compie due giri.
Questo è un primo livello dell'organizzazione del
DNA perché all'interno del nucleo il DNA è in
realtà ulteriormente spiralizzato
Cromosomi
Durante la mitosi il Dna duplicato si spiralizza in maniera
complessa a formare i cromosomi.
Ogni cromosoma è formato da una lunghissima molecola di
DNA organizzata in una serie di regioni a forma di ansa.
Il numero di cromosomi è caratteristico di ogni specie
animale.
Nell'uomo esistono 22 paia di cromosomi più la coppia di
cromosomi sessuali X e Y, quindi 46 cromosomi in totale
I cromosomi sono entità individuali e autonome
costanti e specifiche per ogni determinata specie,
capaci di autoreplicare e di mantenere le loro
caratteristiche attraverso successive divisioni
cellulari.
I cromosomi appaiono come bastoncelli che durante
la mitosi appaiono duplici, cioè consistono di due
unità parallele identiche dette cromatidi.
L'insieme dei cromosomi di ogni cellula è detto
corredo cromosomico
Le caratteristiche che individuano un particolare
corredo cromosomico si indicano come cariotipo.
I cromosomi possono subire alterazioni strutturali
o variazioni di numero ad es indotte da radiazioni
II cromosoma più grande della specie umana
contiene una molecola di DNA lunga 7,4 cm, ma in
metafase esso è lungo solo 10um.
In totale il genoma umano è una molecola di
lunghezza media di circa 5 cm di DNA lineare.
Questa catena di tali dimensioni viene concentrata
in un nucleo del diametro medio di 5 um.
si comprende così l'importanza della
spiralizzazione.
La presenza di bande sui cromosomi
mitotici indica poi l'esistenza di un livello
di organizzazione ancora superiore.
La quantità di DNA nelle cellule umane è
circa 1000 volte quella di un batterio.
Cromatina sessuale
Nelle cellule di individui di sesso femminile, uno dei
due cromosomi X rimane condensato anche durante
l’interfase e di solito si trova vicino all'involucro
nucleare
E' presente nelle cellule della maggior parte dei
Mammiferi, Uomo compreso.
Questo dimorfismo dei nuclei in interfase permette
di esaminare il sesso di un soggetto esaminando ad
es. le cellule epiteliali del cavo orale.
DNA codificanti
Nonostante l'informazione codificata nel DNA sia
immagazzinata in maniera compatta, si ritiene che
negli animali superiori solo una piccola parte del
DNA codifichi effettivamente la sintesi delle
proteine o di RNA
Queste regioni sono indicate come DNA codificanti.

Le sequenze codificanti si chiamano esoni;


le sequenze intercalate che non codificano si
chiamano introni.
Duplicazione del DNA
La duplicazione del DNA è semiconservativa

Nelle cellule che si apprestano a dividersi il DNA


si duplica in un periodo intermedio dell' interfase,
mai durante la mitosi.

La duplicazione avviene attraverso le seguenti fasi:


• Svolgimento delle due catene del DNA
• Separazione per apertura dei legami che univano
le paia di basi appaiate delle due catene
• Sintesi da parte dell'enzima DNApolimerasi di
una nuova catena complentare su ciascuna catena
separata precedentemente
In tale processo ciascuna delle due catene
parentali funziona da stampo per la sintesi di una
catena nuova.
In tal modo la catena nuova che ne risulta è
complementare a quella parentale che è servita da
stampo ed identica alla preesistente
complementare.
 // risultato finale è la formazione di
due eliche complete identiche
costituite ognuna da una catena
nuova ed una catena vecchia.

 Ecco perché tale modello viene detto


semiconservativo.
Nucleolo
E' una struttura presente nel nucleo dove l'RNA
ribosomiale viene immediatamente associato alle
proteine ribosomiche per formare i ribosomi. In
esso sono presenti grosse anse di DNA contenenti i
geni per l'rRNA (regione nucleolo-organizzatrice)
Le dimensioni del nucleolo ne riflettono l'attività e
variano quindi molto da cellula a cellula; può
occupare il 25% del volume totale nucleare in cellule
con elevata sintesi proteica.
Di solito è posto in posizione eccentrica nel nucleo;
al TEM appare come una densa rete di filamenti
anastomizzati che delimitano degli spazi
trasparenti.
Nelle cellule si possono trovare da uno a sei nucleoli
Spesso si trova attaccato all' involucro nucleare.
Il nucleolo scompare all'inizio della mitosi quando la
cromatina si condensa a formare i cromosomi e si
ferma tutta la sintesi di RNA e proteine
Nella telofase ricompaiono dei minuscolo nucleoli
nelle zone dei cromosomi dove si trovano i geni che
codificano per l'RNA ribosomiale.
Questi nell'interfase si fondono tra loro a formare
il nuovo nucleolo.
Le attività di sintesi proteica del citoplasma
dipendono dall'integrità del nucleolo; se esso viene
distrutto viene a mancare la sintesi di RNAr e di
conseguenza la formazione dei ribosomi essenziali
per la sintesi proteica.

Cellule particolarmente ricche di nucleoli sono i


neuroni e cellule secernenti a secreto proteico.
La microscopia elettronica ha confernato l'assenza
di un involucro attorno al nucleolo.
La sua struttura è fatta da minuti granuli di circa
15 nm e sottili fibrille di 3-5 nm di spessore che
costituiscono rispettivamente la zona granulare e la
zona fibrillare densa (nucleolonema).
L'altra componente è è la zona organizzatrice del
nucleolo che contiene sequenze di DNA che
codificano per gli RNAr.
La zona fibrillare densa è formata dagli Rna appena
trascritti;
la zona granulare o granulosa è costituita da granuli
di 15-20 nm che altro non sono che le due subunità
dei ribosomi in via di maturazione che devono
associarsi con le proteine.
Funzione del nucleolo
E' la sede di sintesi dell' RNA ribosomiale e dell'
associazione di questo con le proteine ribosomiali
per formare le due unità del ribosoma.
Zona organizzatrice del nucleolo con il DNA che
contiene i geni che codificano per RNAr
RNAr neosintetizzato si associa con le proteine
costituendo le due subunità ribosomiali
Le due subunità ribosomiali vanno incontro a
processi maturativi
II ribosoma maturo passa dal nucleo attraverso i
pori nucleari al citoplasma
Matrice nucleoplasmatica
E' visibile al ME dopo trattamento del nucleo con
Dnasi, Rnasi e trattamenti drastici.
Forma una sorta di impalcatura che rappresenta
l'equivalente nucleare del citoscheletro.
E' una trama fibrosa estesa a tutto il nucleo fatta
soprattutto da proteine.
Alcune proteine della matrice nucleare si legano al
DNA mediante legami con sequenze di DNA note
come regioni associate alla matrice.
Permette il mantenimento della forma del
nucleo anche dopo estrazione di questo con
soluzioni saline concentrate.
Di essa fa parte la lamina nucleare ed una
serie di proteine tra le quali le nucleoplasmine,
ma molte ancora di natura sconosciuta.
Specializzazioni della superficie
laterale
In base alle funzioni che svolgono, le giunzioni
cellulari possono essere classificate in tre tipi:
• Giunzioni occludenti: zonula occludente o tight
junction;
• Giunzioni ancoranti: desmosoma o macula
aderente; zonula aderente;
• Giunzioni comunicanti: giunzione serrata o gap
junction.
Nel tessuto epiteliale si possono trovare più tipi di
adesione intercellulare che si succedono secondo un
ordine definito a formare il cosidetto complesso di
giunzione.
Questo è fatto da una zonula aderente, una zonula
occludente e uno o più desmosomi.
Giunzioni occludenti
Sono costituite da linee di fusione tra membrane
plasmatiche adiacenti estese a cintura tutto
intorno al perimetro cellulare.
Esse chiudono gli spazi intercellulari e sono
responsabili del mantenimento della polarità della
membrana.
Sono le zonule occludenti.
Sono costituite da file di particelle globulari che si
fronteggiano e si fondono tra loro nello spazio
intercellulare. Esse rendono impermeabili gli spazi
tra le cellule.
Le zonule occludenti dividono la membrana
citoplasmatica in due domini distinti: apicale e
baso-laterale. Esse rendono impossibile la
diffusione delle proteine di membrana e rendono i
due domini a composizione molecolare diversa.
Si determina così una polarizzazione della
membrana.
Es: barriera ematoencefalica, barriera emato
testicolare, epitelio intestinale.
Giunzioni ancoranti
Mantengono fortemente adese le cellule tra loro e
sono sempre in rapporto con il citoscheletro.
Possono essere poco estese e allora si chiamano
macule aderenti o desmosomi o avere
un'estensione perimetrale e allora si chiamano
zonula aderente.
Sono numerose nell'epidermide e nel miocardio.
La loro funzione è quella di mantenere le cellule
aderenti adese tra loro e alla membrana plasmatica.
Sono formate da due classi di proteine:
• le proteine di ancoraggio connesse con il
citoscheletro;
• le proteine di adesione transmembrana o
caderine.

Le caderine sono proteine che attraversano la


membrana e legano con la porzione
intracitoplasmatica alcune proteine del
citoscheletro, con la porzione extracitoplasmatica
la porzione extracellulare di proteine della cellula
vicina.
Le zonule aderenti sono giunzioni ancoranti estese.
I desmosomi sono giunzioni ancoranti circoscritte.
Le membrane cellulari sono in queste giunzioni
separate da uno spazio di 15-25 nm.
Le proteine di ancoraggio o dermoplachine si
trovano subito al di sotta della membrana e si
connettono con il citoscheletro, in particolare con i
filamenti intermedi che attraversano la cellula da
parte a parte.
Emidesmosomi

Connettono la cellula epiteliale alla lamina basale.


Sono metà struttura del desmosoma.

L'adesione è mediata però da molecole diverse.


Giunzioni comunicanti
Sono caratterizzate in un'area di contatto ben
circoscritta, di alcuni punti di fusione tra due
cellule a livello dei quali avviene il passaggio di ioni e
di piccole molecole dal citoplasma di una cellula a
quello della cellula connessa.
Oltre che tra cellule epiteliali si ritrovano anche ad
es tra le cellule muscolari lisce e cardiache, tra le
cellule nervose, tra le cellule del Sertoli, tra gli
osteociti.
Lo spazio che separa le due membrane è piccolo,
solo circa 2 nm, interrotto da punti di fusione che
non sono altro che proteine contenute nello
spessore di ciascuna membrana che sporgono nello
spazio giustapponendosi.

Queste proteine formano canali idrofili che


permettono il passaggio tra le due cellule adiacenti
di ioni e piccole molecole.
II canale formato è in realtà costituito da sei
subunità proteiche che formano così una struttura
detta connessone.
Ciascuna giunzione gap può contenere fino a
parecchie centinaia ai connessoni.

La proteina principale di tale struttura è stata


isolata e caratterizzata e chiamata connessina.
Questi sistemi permettono il libero scambio di ioni
e piccole molecole, ma anche il passaggio di correnti
che avviene nella comunicazione elettrica ad es tra
neuroni.
Ciclo cellulare
Ciascuna cellula di un organismo pluricellulare ha una
vita di durata definita; per continuare a
sopravvivere l'organismo deve quindi generare
nuove cellule per rimpiazzare quelle che a mano a
mano muoiono.
Le cellule somatiche proliferano mediante un
processo detto mitosi.
L'intervallo della vita di una cellula posto tra due
mitosi è detto interfase
II ciclo cellulare è l'alternanza di mitosi ed
interfase.
Interfase
E' il periodo compreso tra due mitosi.
La cellula nell'interfase compie i processi
metabolici e funzionali specifici della propria
differenziazione.
Durante l'interfase si verifica la duplicazione del
DNA
Dall'interfase la cellula passa alla mitosi e di qui ad
una nuova interfase.
Ciclo cellulare
// numero di cellule di un organismo è stabilito dal
bilancio tra proliferazione e morte.
La durata media della vita di un globulo rosso è 120
giorni.
La durata dell’nterfase è in genere molto maggiore
di quella della fase M. La durata dell'interfase varia
molto da tipo a tipo cellulare e la cellula può
decidere di allungare o accorciare tale periodo sulla
base delle esigenze del tessuto di cui fa parte.

II periodo durante il quale il DNA è sintetizzato è


il periodo S
Ciclo cellulare
I due periodi dell 'interfase che precedono e che
seguono il periodo S sono detti G1 e G2.
Quando una cellula cessa di dividersi e si
differenzia si arresta sempre in G1
La durata degli stadi S e G2 è relativamente
costante nelle cellule di Mammifero
S da 7 a 10 ore G2 da 2 a 5 ore
La durata di G1 può durare da alcune ore ad alcuni
giorni (cellule tumorali) 2-6 ore
La mitosi vera e propria dura da 1 a 2 ore
La durata totale del ciclo cellulare è quindi di
12-23ore
Ciclo cellulare - Accrescimento e
divisione cellulare
II processo della divisione cellulare consiste in due
fasi successive:
 la divisione del nucleo cellulare (mitosi)
 la divisione del citoplasma (citodieresi).
Prima di potersi dividere la cellula deve raddoppiare la
propria massa e duplicare tutte le strutture che essa
contiene.
Questi fenomeni si verificano durante il periodo di
accrescimento del ciclo cellulare.
Ciclo cellulare
Nelle cellule che non si dividono con continuità le
attività connesse con il ciclo cellulare possono
essere temporaneamente o permanentemente
sospese (cellule muscolari, cellule nervose). In tale
condizione si dice che le cellule sono in fase G0.
In alcuni casi, dopo la fase M la cellula può andare
incontro ad un processo di autodistruzione regolato
da geni. Si tratta di un vero e proprio suicidio
cellulare detto morte cellulare programmata o
apoptosi.
Le cellule di un organismo pluricellulare si dividono a
velocità molto diverse, tali differenze sono dovute
soprattutto ad una diversa lunghezza del periodo G1

Esiste un punto di non ritorno nel periodo G1 al di là


del quale la cellula è impegnata a proseguire il ciclo
cellulare ed a dividersi.
Si ritiene che il raggiungimento del punto di non
ritorno sia sotto il controllo di una serie di proteine
tra cui una proteina di innesco (appartenente alla
famiglia delle cicline).
Le fasi G1 e G2 del ciclo cellulare forniscono alla
cellula un tempo per la crescita; se infatti
l'interfase durasse la sola fase S, la cellula non
avrebbe il tempo di raddoppiare la propria massa
prima di dividersi.
Durante la fase G1 la cellula controlla il proprio
ambiente e le proprie dimensioni e quando è il
momento opportuno avvia la fase S di replicazione
del DNA.
La fase G2 fornisce una sorta di intervallo di
sicurezza permettendo alla cellula di aver la
certezza di aver replicato il suo DNA prima di
dividersi.
Alcune cellule possono fuoriuscire dal ciclo
cellulare passando cioè da una divisione alla
successiva: queste cellule sono dette ciclanti.
Esempi sono le cellule ematopoietiche e gli
spermatogoni.
Altre cellule dopo alcune replicazioni possono
restare quiescenti più o meno a lungo o addirittura
per sempre come i neuroni, i granulociti e le fibre
muscolari e allora sono dette post-mitotiche
Controllo del ciclo cellulare
Le possibilità di accrescimento e divisione sono
controllate da fattori quali :
 la disponibilità di spazio;
 le interazioni con cellule vicine (mediate ad
esempio attraverso giunzioni specializzate);
La presenza di molecole specifiche che stimolano
la proliferazione ed il differenziamento (fattori
trofici)
Fattori di crescita
Uno dei primi fattori ad essere stato identificato è
il fattore di crescita delle piastrine (PDGF)
Esso è soltanto uno delle circa 50 proteine che
agiscono come fattori di crescita.
Per ciascun tipo di fattore di crescita esistono uno
o più recettori specifici che la cellula esprime sulla
sua membrana plasmatica.
I fattori di crescita si possono distinguere in due
classi:
 A specificità allargata che influenzano molti
tipi cellulari
 A specificità ristretta che sono specifici per
un solo tipo cellulare
Uno dei primi fattori ad essere stato identificato è
il fattore di crescita delle piastrine (PDGF)
I fattori di crescita regolano la sintesi proteica e
di conseguenza la velocità di crescita della cellula.
La maggior parte dei fattori di crescita stimola an-
che la proliferazione cellulare, ma non è sempre vero.
Possono infatti esistere fattori di crescita che
pur stimolando la sintesi proteica e quindi
l'accrescimento, non fanno progredire le cellule
oltre il punto G1
Interazioni con cellule vicine
La proliferazione cellulare deve essere controllata
in modo tale che le dimensioni di quel deterrminato
organo o tessuto rimangano sempre le stesse.
Esistono quindi dei meccanismi di controllo sulla
densità cellulare e sulle interazioni tra i vari
componenti del tessuto.
Questi controlli sembrano a loro volta legati alla
disponibilità dei vari fattori trofici
Fasi del ciclo cellulare

Periodo M (Mitotico) Divisione cellulare

(G = gap)
Periodo G1
[intervallo]
Interfase (90%
della durata
Periodo S (Sintesi)
dell'intero ciclo
cellulare)
Periodo G2
Fenomeni della fase S
I fenomeni fondamentali della fase S sono:
 Duplicazione dei centrioli che diverranno
componenti essenziali dei poli del fuso mitotico
 Duplicazione del DNA, parallelamente
all'assemblaggio di nuovi istoni nella cromatina.
I tempi di duplicazione durante il periodo S
sono in rapporto con la struttura della cromatina
interfasica.
 La duplicazione del DNA avviene con una velocità
di 50 nucleotidi al secondo nelle cellule dei
Mammiferi.
 Le proteine che catalizzano questo processo
devono quindi essere accurate e veloci
Duplicazione del DNA
Avviene secondo un modello detto semiconservativo
e comporta i seguenti passaggi:
 Progressivo svolgimento delle due catene
polinucleotidiche avvolte a spirale;
 Separazione delle due catene per apertura dei
legami ad idrogeno che tengono appaiate le basi
complementari e che permette quindi alle basi,
ora libere, di interagire con altri nucleotidi
presenti nell'ambiente;
 Sintesi ad opera dell' enzima DNApolimerasi su
ciascuna catena, ormai separata, di una nuova
catena complementare.
In tale processo ciascuna delle due catene iniziali
funziona quindi da modello o stampo per la sintesi di
una nuova catena.
La nuova catena che si forma è complementare a
quella che ha funzionato da stampo ed è identica
alla preesistente.
Questo modello è detto semiconservativo appunto
perché una delle due catene originarie è conservata
nelle due cellule figlie, mentre l'altra è di nuova
sintesi.
Esistono speciali proteine che favoriscono
l'apertura della doppia elica del DNA:

 proteine destabilizzatrici dell'elica (proteine


leganti del DNA).
 proteine di duplicazione pilotate dall'ATP
(DNA-elicasi).
 Altre speciali proteine impediscono
l'aggrovigliarsi del DNA (DNA-topoisomerasi)
Controllo dell'espressione dei geni

Due i concetti fondamentali:

 Tutte le cellule di un organismo pluricellulare


contengono lo stesso DNA

 I diversi tipi di cellule sintetizzano gruppi


diversi di proteine poiché trascrivono differenti
gruppi di geni
Duplicazione degli altri componenti
della cromatina
Le modalità di duplicazione degli altri componenti
strutturali della cromatina sono meno noti.
Gli istoni, che nelle cellule sono sempre presenti in
quantità relativamente costante, sono sintetizzati
simultaneamente al DNA.
Le proteine non-istone, che presentano un elevato
turnover, sono invece sintetizzate durante tutte le
fasi del ciclo cellulare.
Le altre proteine cromosomiche sono sintetizzate
nel citoplasma e successivamente migrano nel nucleo
dove si combinano con il DNA
Fase M-Cromosomi
Dopo la duplicazione del Dna nella fase S, la doppia
elica del Dna , man mano che la cellula passa in fase
G2 ed M, si spiralizza e si ripiega sempre di più.
Ciò determina la comparsa in fase M dei cromosomi;
nell'Uomo ce ne sono 46.
Durante questo periodo essi sono visibili anche al
MO.
Cromosomi mitotici
Ogni cromosoma mitotico è costituito da due
cromatidi, copie identiche dello stesso cromosoma.
Ciascuno di essi è costituito da due filamenti paralleli
legati tra loro dal centromero, un segmento
assottigliato comune ad entrambi i filamenti.
A questo livello esiste un disco trilaminare detto
cinetocore che consiste di due lamine dense
separate da una meno densa.
Le fibre cromosomiche si inseriscono sul
centromero
(1)CROMATIDIO, (2) regione centromerica, (3)
braccio corto, (4) braccio lungo.
La corretta divisione della
cellula con il suo corredo
cromosomico è assicurata da
un complesso apparato detto
apparato mitotico
Apparato mitotico
Un tempo denominato apparato della sfera è una
struttura complessa citoplasmatica composta dai
centrioli, dall'astrosfera e dal fuso mitotico.
La sua funzione principale è quella di determinare lo
spostamento dei cromosomi durante l'anafase della
divisione cellulare.
I centrioli hanno un ruolo non del tutto chiarito
nella formazione dell'apparato mitotico; sembra
ipotizzabile la teoria di un loro controllo
sull'aggregazione del materiale pericentriolare e
nell'attivazione del fuso mitotico
Astrosfera
E' costituito da un gruppo di fibrille che si
irradiano da i centrosomi.
Compare durante la profase della mitosi, raggiunge la
massima estensione durante la metafase e scompare
alla fine della telofase.
Le fibrille dell'astrosfera altro non sono che
microtubuli di 25 nm di diametro dotati di notevole
elasticità in quanto possono essre stirati fino al
doppio della loro lunghezza senza rompersi.
Fuso mitotico
Compare come l'aster nella profase e scompare alla
telofase.
E'formato da esili fibrille di due tipi.
 Un gruppo di fibrille sembrano estendersi da un
polo ad un altro della cellula senza interruzioni e
sono dette fibre continue;
 Un gruppo di fibre che decorrono dai cromosomi
inserendosi nel loro centromero, ai due poli
opposti della cellula dette fibre cromosomiche.
Durante l'anafase e la telofase si osservano anche
gruppi di fibre interzonali estese tra i due gruppi di
cromosomi.
Con la ME si è potuto dimostrare che le fibre
continue sono dei microtubuli (microtubuli polari)
che non si estendono da un polo all'altro della
cellula, ma terminano nella regione centrale del
fuso.
Anche le fibre cromosomiche sono dei microtubuli.
Tutti i microtubuli del fuso mitotico presentano
piccole proiezioni laterali regolarmente disposte che
collegano lateralmente tra loro i singoli microtubuli.
Queste proiezioni potrebbero contenere MAP o
dineina o proteine dineina simili
Funzione del fuso mitotico
II fuso mitotico interviene sicuramente nei
movimenti dei cromosomi verso i due poli opposti
della cellula durante l'anafase, ma il meccanismo
con cui ciò si realizza è ancora oggetto di
discussione.
Alcune osservazioni sembrano dimostrare che
l'allontanamento dei due gruppi di cromosomi
sarebbe determinato da due eventi indipendenti:
L'accorciamento delle fibre cromosomiche
L'allungamento delle fibre polari o continue.
Ciò comporta una modificazione della componente
costituente di tali fibre, cioè dei microtubuli
II movimento dei cromosomi in anafase potrebbe
quindi essere dato da uno scorrimento di
microtubuli generato da un energia proveniente da
quella dineina presente lungo i microtubuli.

Il completo chiarimento del meccanismo di


spostamento dei cromosomi non è ancora stato
realizzato
Divisione cellulare
Comprende la mitosi e la citodieresi.
Il contenuto della cellula madre che è stato raddop-
piato dall'attività biosintetica nella precedente
interfase, viene adesso diviso in due cellule figlie.
Durante queste fasi si osservano vari eventi tra cui:
 Condensazione dei cromosomi
 Rottura dell'involucro nucleare
 Frammentazione del RE e dell'apparato di Golgi
 Allentamento delle adesioni intercellulare
 Trasformazione delle componenti del
citoscheletro ecc.
Fasi del periodo M
Nel periodo M si riconoscono all'osservazione
microscopica le seguenti fasi:
 Profase
 Prometafase
 Metafase
 Anafase
 Telofase
Alcuni AA non separano i due stadi profase e
prometafase.
Profase
Eventi caratteristici

La profase ha inizio con la condensazione della


cromatina e comparsa di cromosomi ben definiti, il
cui numero è caratteristico per ogni specie.
La cromatina spiralizzandosi sempre di più fa sì che
i cromosomi divengano progressivamente più corti e
più spessi.
Man mano che la profase procede i due cromosomi
si accostano alla membrana nucleare.
Contemporaneamente si organizza l'apparato
mitotico.
Sempre durante la profase si osserva la
disgregazione e scomparsa del nucleolo perché si
è arrestata la sintesi proteica.
In questo periodo anche quella componente del
citoscheletro formata da i microtubuli
citoplasmatici va incontro a disgregazione.
La tubulina che li costituisce viene probabilmente
utilizzata per la formazione del fuso mitotico.
Prometafase
Eventi caratteristici

Si osservano i seguenti eventi:

 disgregazione dell'involucro nucleare in


vescicole che entrano a far parte del RER.
 formazione dei cinetocori a livello dei cromatidi.
 comparsa di fenomeni di movimento dei
cromosomi.
Metafase
Eventi caratteristici
La metafase inizia quando si verifica l'allineamento
dei cromosomi di modo che i loro centromeri si
trovino tutti sullo stesso piano (piastra metafasica).
Ogni cromosoma è in rapporto per mezzo dei
cinetocori con le fibre cromosomiche del fuso.
La fase successiva alla metafase è ritardata fino a
che tutti i cromosomi non sono allineati sulla piastra
metafasica.
Le cellule si possono fermare in metafase per ore o
giorni se il fuso mitotico viene distrutto ad es con
trattamento con colchicina.
Anafase
Eventi caratteristici
L'anafase inizia improvvisamente appena i cinetocori
di ciascun cromosoma si disgregano.
Ogni cromatidio, ormai non più tenuto insieme dal
centromero, viene trascinato lentamente verso un
polo del fuso.
Da questo momento i due cromatidi si separano e
non si parla più di cromatidi ma soltanto di
cromosomi.
La separazione dei cromatidi è un evento
dimostrato anche in cromosomi non attaccati al
fuso mitotico.
E' stato dimostrato che sul cromosoma che si muove
dalla piastra metafasica verso i poli del fuso agisce
una forza sorprendentemente grande.
I microtubuli del cinetocore (fibre cromosomiche)
depolimerizzano, così che sono quasi scomparsi in
telofase.
L'anafase si divide in due stadi : A e B
 Nell' anafase A abbiamo la migrazione dei
cromosomi verso i poli;
 nell' anafase B i due poli si allontanano per
l'allungamento dell'intero fuso.
Anafase A e B avvengono secondo meccanismi
diversi che le rendono sensibili anche a farmaci
diversi.
Telofase
E' caratterizzata dalla ricostruzione dei nuclei figli e
da una serie di processi che procedono in senso
inverso a quelli della profase:
 scomparsa delle fibre del cinetocore.
 ulteriore allungamento delle fibre polari.
 formazione di un nuovo involucro nucleare attorno
ai cromosomi figli.
 decondensazione della cromatina.
 ricomparsa dei nucleoli.
Telofase

La ME ha dimostrato che l'involucro nucleare si


ricostituisce per coalescenza di vescicole del RER
e successivamente si differenziano i pori.
La ricomparsa del nucleolo è dovuta alla ripresa
dell'attività della regione nucleolo-organizzatrice.
Successivamente a questa fase abbiamo la
separazione del citoplasma o citodieresi
Citodieresi o citocinesi
II citoplasma si divide con un processo che
solitamente inizia alla fine dell'anafase o durante
la telofase.
Normalmente è il fuso mitotico che determina
dove e quando si verificherà la segmentazione.
La maggior parte delle cellule si divide
simmetricamente, simmetria dipendente dal fuso
mitotico le cui fibre tendono a posizionarsi nel
centro della cellula.
Tuttavia questo non è sempre vero perché esistono
molti esempi, durante lo sviluppo embrionale, di
cellule che si dividono asimmetricamente.
La divisione della cellula è dovuta all'azione di un
anello contrattile che si assembla in anafase.
E' fatto da filamenti di actina e miosina orientati
secondo la circonferenza della cellula e attaccati
alla faccia citoplasmatica della membrana
plasmatica.
Lo scivolamento dei filamenti di actina e miosina
genera la forza che determina la segmentazione.
In tutti i punti della sua circonferenza, l'anello
contrattile contiene un fascio di circa 20 filamenti di
actina.
L'anello contrattile viene alla fine eliminato
quando finisce la segmentazione e la membrana
plasmatica del solco si restringe a formare il corpo
intermedio che rimane a congiungere le due cellule
figlie.
La citodieresi è quindi caratterizzata dalla:
 formazione del solco di divisione.
 scomparsa del fuso mitotico.
 comparsa di un ponte intermedio fra le cellule
che si romperà dando origine alle cellule figlie
(anello contrattile di filamenti di actina).
Per un periodo le due cellule figlie
rimangono unite dal ponte citoplasmatico
che contiene i microtubuli residui del fuso.

I microtubuli del fuso vengono quindi


depolimerizzati e le due cellule figlie
possono così separarsi.
Duplicazione degli organuli
citoplasmatici
Quando la cellula si riproduce deve raddoppiare
anche i suoi organuli citoplasmatici.
In generale le cellule lo fanno nelle fasi precedenti
la mitosi allargando gli organelli preesistenti e
incorporandovi nuove molecole; gli organelli così
aumentati di volume si dividono e sono distribuiti
nelle due cellule figlie.
Così ciascuna cellula figlia eredita dalla madre una
serie di organuli membranosi; ciò è importante
perché la cellula non può costruire le sue membrane
dal nulla.
Questi organuli durante la fase M si
disgregano in piccole vescicole che più
facilmente così verranno distribuite tra le
due cellule figlie.
Le vescicole del RER sembrano addirittura
associarsi con i microtubuli del fuso
mitotico il che permette un'eguale
distribuzione fra le due cellule figlie.
Meccanismi di controllo della
proliferazione cellulare
La replicazione cellulare e di conseguenza la prolife-
razione di quel tipo di cellule avviene secondo le esi-
genze generali dell'organismo, altrimenti si verifica
ciò che avviene nelle trasformazioni neoplastiche.
Il passaggio attraverso le fasi del ciclo è regolato
da una famiglia di proteine chinasi, normalmente
presenti in forma inattiva nella cellula, ma attivate
da altre proteine dette cicline al momento della
replicazione.
Il complesso chinasi/ciclina è attivato o inattivato
da fenomeni di fosfo-defosforilazione.

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