[07/03/2018]
Domande favorite: ultimi capitoli, funzioni esecutive
Un’altra scuola molto importante è la Gestalt, che può essere considerata una scuola pre-cognitivista, perché cerca di
indagare il processo cognitivo, in particolare quello percettivo, e ci troviamo qui in area Europea intorno agli anni ’30.
I gestaltisti hanno formato alcune leggi sulla formazione percettiva, come la legge della prossimità, legge della chiusa,
legge della costanza d’oggetto ecc.
L’organizzazione percettiva trascende la struttura fisica degli stimoli e non necessita di apprendimento.
Non è necessariamente legato alla struttura fisica dello stimolo, il messaggio da portare a casa è che il nostro sistema
percettivo quello che fa è un’interpretazione degli stimoli fisici che a volte va al di là dello stimolo fisico in sé.
Quello che è uno stimolo fisico non è quello che noi interpretiamo. Il nostro sistema percettivo è però organizzato
secondo certi parametri.
Oltre che in ambito percettivo, la gestalt, lavora molto nell’ambito dell’apprendimento, dove si trova in una posizione
opposta a quella del comportamentismo.
Test di Dunker: su un tavolo sono poste delle puntine in una scatola, c’è una candela e dei fiammiferi. Lo scopo è
quello che la candela venga posta sul muro per illuminare maggiormente la stanza. Con le puntine inchiodo la scatola
al muro e la uso per metterci la candela.
La cosa di divergente è utilizzare la scatola per un uso diverso dal solito. Le persone tipicamente usano soluzioni con
l’uso tipico degli oggetti.
C’è una forma di elaborazione a livello inconscio che ci fa arrivare a questa soluzione. Le persone tipicamente
mostrano una fissità funzionale, semplicemente dimostra che noi siamo ancorati a questi, e per risolvere alcuni
problemi dobbiamo astrarci a questo.
1
Negli anni ’60 con studi propriamente in ambito cognitivo, come per esempio nel problema della rappresentazione
interna degli oggetti esterni, quale è il formato con cui andiamo a formare gli oggetti esterni in interni? Abbiamo una
rappresentazione analogica o abbiamo una rappresentazione molto più economica e simbolica degli oggetti interni.
Che risorse cognitive/cerebrali andiamo ad attivare? Le stesse che usiamo quando guardiamo quell’oggetto, o
abbiamo un codice simbolico che andiamo ad attivare?
Tutti processi hanno bisogno di un codice interno.
Per alcuni c’è un codice simbolico per altri un codice analogico.
Il tempo di reazione aumentava alla differenza dell’angolo di rotazione dei due stimoli. Questa è una prova che io
posso indagare il processo interno, e che c’è un codice analogico e non verbale.
Se si vede in fMRI si vede che si attivano le stesse aree che si attivano nel momento in cui io guardo quell’oggetto.
Il soggetto impiegava circa 40-50ms per ogni stimolo che doveva confrontare. Questo perché doveva confrontarlo con
una immagine interna della serie precedente dei numeri.
Questa metodica permette di fare delle ipotesi del funzionamento della MBT, in cui probabilmente c’è un meccanismo
che confronta questa comparazione (c’era o non c’era) e questo meccanismo è di circa 50ms.
PERCEZIONE
• Consapevolezza cosciente degli ambienti interni ed esterni, generata dall’elaborazione neurale condotta dal
sistema sensoriale umano
- Visione: brillantezza, colore, forma, profondità, movimento
- Uditiva: volume, tono, dolore
- Tatto: pressione, dolore
• La percezione non coincide necessariamente con le caratteristiche fisiche dell’oggetto percepito.
- Dipende anche da:
➢ Stato fisiologico del percipiente (ad es. alcol, droga)
➢ Altri stimoli co-occorrenti (ad es. effetto MecGurk)
➢ Stato motivazionale (ad es. oggetti dietro vetro smerigliato)
➢ Esperienza precedente o contesto di stimolazione
La percezione non coincide con le caratteristiche fisiche dell’oggetto.
• Proprietà fisiche degli stimoli
- misura oggettiva
• Conseguenze percettive degli stimoli (percetti, rappresentazioni interna)
- aspetto soggettivo, non misurabile direttamente
• Psicofisica (1860): Fechner, Weber, Stevens
- relazione tra intensità dello stimolo e stimolazione
• Soglia assoluta:
- minima stimolazione energetica in grado di evocare una risposta percettiva
- paradigma di scelta forzata (percettivo: si/no) con stimoli di valore random
- soglia per convenzione al 75%
• Soglia differenziale:
- entità di cambiamento fisico necessaria per generare cambiamento percettivo
- frazione (o costante) di Weber
La psicofisica è una scuola che ha dato un grosso contributo nella comprensione delle differenze degli individui nella
comprensione di questi compiti.
2
Weber ha individuato delle costanti che sono tutt’oggi validi. Per esempio nel peso ci deve essere almeno il 10% di
differenza tra un peso ed un altro. E’ sempre una questione probabilistica, ma ci permette di studiare questi processi.
ATTENZIONE
• Focalizzazione delle ‘’risorse di elaborazione’’ mentali su un particolare stimolo fisico, compito, sensazione, o
altro contenuto mentale.
- Enfasi sul tipo di stimolo (esogeno vs endogeno)
- Enfasi sulla capacità selettiva (effetto del cocktail party)
- Enfasi sul livello in cui l’attenzione influenza l’elaborazione dello stimolo (ascolto dicotimico e shadowing)
Ci sono condizione in cui io riesco ad avere un processamento buono del mondo circostante e l’attenzione viene dopo,
o altri casi in cui il processo attentivo viene prima.
Posso essere io che volontariamente (endogenamente) decido di porre la mia attenzione da qualche parte; poi c’è
un’attenzione esogena, che viene esternamente (es. un rumore improvviso), in cui interromperò la mia attenzione
volontaria e andrò a focalizzarmi dallo stimolo esterno che ha catturato la mia attenzione indipendentemente dalla
mia volontà.
La selettività dell’attenzione, in cui io riesco a focalizzarmi in maniera selettiva su uno stimolo riducendo il resto degli
stimoli irrilevanti per noi (effetto cockatil party).
Ascolto dicotico e shadowing, nell’ascolto dicotico vengono indirizzati due stimoli diversi per orecchio, e al soggetto
viene detto di prestare attenzione solo allo stimolo di un solo orecchio. Una volta chiesto il soggetto si ricordava
quello che aveva ascoltato solo dall’orecchio in cui veniva detto di ascoltare.
Nel corso degli anni evidenze hanno capito che era troppo semplicistico, infatti se nell’orecchio sinistro (durante
esperimento) viene presentato uno stimolo esogeno diverso, (per esempio voce uomo cambia in voce donna) il
soggetto a fine esperimento il soggetto si accorgerà. Ciò significa che il filtro non è così selettivo. Ho comunque una
certa somma di risorse attentive sullo stimolo esogeno.
MEMORIA
Un altro processo strettamente legato a percezione e attenzione è la memoria. Studi dimostrano che la probabilità di
ricordare qualcosa è in funzione a quanto abbiamo posto attenzione a quella determinata cosa.
Modello modale di Atskinson Shiffrin: si ipotizza che ci sono 3 magazzini di memoria:
- Memoria sensoriale
- Memoria a breve termine
- Memoria a lungo termine
L’informazione che entra nella memoria sensoriale, avrà una buona probabilità di essere memorizzata nella MLT.
[08/03/2018]
L’ESPLORAZIONE DEI PROCESSI COGNITIVI IN TERMINI NEURALI
3
Con la TAC le informazioni sulla differenza di radiodensità dei diversi tessuti estrapolate da molteplici angolazioni e
convertite in variazione di livelli di grigio. È possibile distinguere alcune strutture, ma la qualità dell’immagine non è
elevata.
- Strutturale, per esempio in MRI le immagini sono meglio distinguibili.
APPROCCIO CAUSALE
La risonanza magnetica non dovrebbe riportare nessun danno nel tempo. La risonanza magnetica è una grossa
calamita che sfrutta delle molecole che sono già presenti nel nostro corpo, in particolare protoni degli atomi
d’idrogeno del cervello allineati con il forte campo magnetico dello scanner.
Sono onde radio a certe frequenze che sono in grado di perturbare la posizione dei protoni, che oscilleranno e poi si
riallineeranno al campo magnetico. Rilevando queste oscillazioni, l’MRI mette in luce la diversa densità protonica dei
vari tessuti cerebrali, che vengono poi convertiti in livelli di grigio. Qui non abbiamo dei raggi X, ma delle
radiofrequenze.
Tempo di rilassamento: quanto il protone ci mette a tornare nella sua posizione originaria. Cambia anche a seconda
della densità dei tessuti. Tessuti molto duri avranno un tempo di rilassamento molto breve, rispetto al tessuto
opposto che avrà tempi molto lunghi come il liquor.
Il magnete è capace di rilevare questo tempo di rilassamento, e può essere tradotto in una scala di grigi, più è bianca
la struttura più è dura.
Si ha quindi una maggiore risoluzione: 3T sotto il mm3. Non è per nulla invasiva: niente raggi, e niente mezzi di
contrasto.
• Farmacologiche
- Sostanza psicoattiva (ad es. cocaina, caffeina, antidepressivi, ecc.) che agiscono sulla fisiologia sinaptica:
> agonisti dei neurotrasmettitori: agiscono sui recettori in modo simile ai neurotrasmettitori (si legano con
essi)
> antagonisti dei neurotrasmettitori: bloccano i recettori alterando la neurotrasmissione
- Due approcci:
> uso e abuso di sostanze: dipendenza, alterazione e deterioramento dei processi cognitivi
> studi controllati su animali sperimentali: effetto globale della sostanza somministrata: difficoltà di
distinguere gli effetti su un processo cognitivo o un altro
• Stimolazione intra-cranica
- Stimolazione elettrica diretta di una regione cerebrale (già a fine ‘800)
- Elettrodi posizionati
> stabilmente (impianto) nel cervello di animali sperimentali
> temporaneamente in pazienti umani duranti interventi neurochirurgici (ad es. trattamento per rimozione di
foci epillettogeni o di tumori; mappaggio corticale per compromissione minima delle funzionalità cognitive
superiori)
- Grado di stimolazione:
> lieve: eccitazione dell’area stimolata (ad es. sistema motorio o verbale)
> forte: interruzione della funzionalità, lesione temporanea
• Stimolazione extra-cranica
- Stimolazione magnetica transcranica (TMS)
> forte campo magnetico transitorio generato dal passaggio di corrente elettrica attraverso due bobine (coil)
> compromissione temporanea dell’elaborazione neurale dell’area sottostante al coil (come stimolazione
intracranica diretta… ma molto meno invasiva)
> ma anche facilitazione comportamentale, a seconda dell’area stimolata e del compito
> svantaggi: dimensione area stimolata; solo corteccia; zone dolorose (trigemino o muscolo temporale); crisi
epilettiche
4
posso avere effetti eccitatori o inibitori, a seconda delle aree che vado a stimolare. La TMS permette di agire
sul processo prima che il processo sia messo in atto, se io lo inibisco e non riesci a fare il compito, allora io
posso vedere il vincolo causale, ovvero che senza quell’area non riesci ad eseguire quel compito.
APPROCCIO CORRELAZIONALE
Un’altra cosa è monitorare quello che accade, quindi cercare di affinare sempre più tecniche che ci permettono di
leggere l’attività cerebrale. Sono tecniche che entrano nell’approccio correlazionale.
• L’EEG continuo riflette la somma di tutti i processi in corso: NON è collegabile a specifiche funzioni cognitive
- potenziali evento-correlati (ERP)
• Almeno 100 ripetizioni X condizione:
- segnale delle epoche più basso (0.5-1.0) dell’EEG grezzo
- riduzione fluttuazione casuali che tendono a cancellarsi
• ERP riflettono la somma dei potenziali di campo dendritici (non potenziali d’azione come nella registrazione
intracellulare)
• L’elettrodo raccoglie i voltaggi fluttuanti generati dalla depolarizzazione dei dendriti più grandi,
perpendicolari alla corteccia
• Il segnale è di natura elettrica: elevatissima risoluzione temporale
Con questi segnali si possono avere delle mappe spazio-temporali (o topografiche) dell’attività ERP
- Quadro dinamico dell’attività cerebrale nel corso del tempo
- Informazioni spaziali, sebbene non accuratissime…
Una tecnica più nuova è la Magneto Elettro Encefalofagia (MEG), che va a registrare i campi magnetici prodotti dallo
spostamento di segnale elettrico tra cellula e cellula.
Sia ERP che ERF dai flussi di corrente innescati dalla depolarizzazione degli alberi dendritici dei neuroni corticali
orientati perpendicolarmente, ma diversa misura:
5
- ERP, fluttuazioni di voltaggio
- ERF, variazioni di campo magnetico
Mentre l’EEG tendeva a registrare i grossi neuroni perpendicolari rispetto alla teca cranica, l’attività registrata dalla
MEG è principalmente quella delle cellule parallele rispetto alla teca cranica, e questo perché le cellule andando in
questa direzione riescono ad essere viste dalla MEG.
- Corrente in un cavo, campo magnetico (CM) circolare -> regola della mano destra!
- Il CM fuoriesce e rientra nel cranio
Megnetometro:
- Adiacente alla superficie del capo
- Distribuzione dei CM su tutto lo scalpo
- Stima della regione e dell’orientamento del generatore sottostante usando molti magnotometri
EEG/ERP MEG/ERF
Voltaggio nei giri e nei solchi (sebbene più sensibile ai CM solo nei solchi
giri)
Distorsione segnale EEG per le resistenze del cranio e È un limite, ma in realtà significa anche che la
degli altri tessuti distribuzione del segnale è meno complessa rispetto
EEG
Inoltre, CM non influenzati dai tessuti
Quindi stima dei generatori più facile
• Emodinamica cerebrale
- Variazioni del metabolismo e del flusso sanguigno.
> immagini ad elevata risoluzione spaziale
> il 20% del glucosio e dell’ossigeno usati dal cervello
c’è un maggior consumo nei neuroni più attivi rispetto a quelli inattivi. Tomografia ad emissione di positroni
(PET); risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Queste tecniche vanno a misurare l’incremento di flusso sanguigno, che si assume sia una deriva dall’incremento di
questa attività.
• PET
Una prima tecnica sviluppata è la PET e la fMRI in seguito. La PET è leggermente più invasiva, perché necessita del
mezzo di contrasto, e anche legato al fatto che in questa sostanza c’è un isotopo marcato radioattivamente. La PET
ormai non si usa quasi più per scopi a livello di ricerca, ma si usa solo in caso medico. Questo isotopo dopo circa 2
minuti si decompone, scomponendosi in un neutrone e positrone, questo positrone girando nel flusso ematico andrà
a scontrarsi con un elettrone che produrrà una sorta di ‘’flash’’ di luce molto piccolo che può essere visto solo dai
macchinari. Questo isotopo si distribuirà prevalentemente nelle aree più attive.
[14/03/2018]
• Risonanza magnetica funzionale (fMRI)
Si basa sul principio relativo alla risonanza magnetica, quindi al fatto che ci sono delle radio frequenze che sono in
grado di spostare i protoni degli atomi di idrogeno contenuti nel nostro corpo. Le radiofrequenze fanno oscillare i
protoni ed hanno oi un tempo di rilassamento per tornare alla posizione originaria e questo tempo varia in base alla
densità dei tessuti.
- Differenza di segnale MRI tra ossiemoglobina e deossiemoglobina
- Le aree più attive consumano ossigeno e quindi richiedono afflusso sanguigno
- In un paio di secondi, la microvascolatura risponde aumentando flusso arterioso nell’area attiva
>Variazione di concentrazione di ossiemoglobina rilevata dal magnete
>Segnale dipendente dal livello di ossigenazione del sangue (BOLD)
L’emoglobina ossigenata, in un certo senso disturba il campo magnetico, e quindi disturba la modalità con la quale il
magnete rivela lo spostamento di quei protoni; quindi la funzione di base è quella della MRI, però l’emoglobina da una
misura rispetto alle aree che sono metabolicamente più attive.
Il segnale che noi misuriamo viene detto segnale BOLD (segnale dipendente dal livello di ossigenazione).
Quindi maggiore livello di ossiegenazione in quell’area, maggiore è l’attività in lavoro in quell’area e quindi maggiore il
segnale che rileveremo per quell’are.
Ci permette di dare localizzazioni più precise della PET.
6
L’intensità del colore ci dà l’intensità dell’attivazione. Più si avvicina al giallo più è attiva, più si avvicina al blu più l’area
è meno attiva.
Non ci sono effetti collaterali a questo esame, ma ci sono delle controindicazioni, perché è comunque una grande
calamita, quindi non possono entrare persone che hanno elementi di ferro in corpo, per qualche ragione (pacemaker,
viti di ferro ecc.).
Con la fMRI si possono fare disegni ad eventi, perché si possono fare rilevazioni che vanno al di sotto del minuto.
Per evitare l’abituazione, è meglio utilizzare il disegno ad eventi.
Per stabilire i correlati neuronali di un certo processo cognitivo, è importante vedere il tipo di andamento grafico.
7
La V1 si divide in 6 strati. Ci sono 4 strati per le parvocellulari, e 4 per le magnocellulari.
Rispetto alle funzioni visive, sono stati fatti migliaia di studi che ci permettono di chiarire in maniera specifica le
stazioni anche a livello corticale. Quindi le nostre conoscenze sono molto avanzate.
- V1: orientamento ed estensione dello stimolo
- V4: colore dello stimolo
- MT/MST, anche detta MT+ o V5: movimento dello stimolo
- Modulazioni più forti da altre regioni corticali piuttosto che dalle innervazioni talamiche
V2 e V3 fanno delle elaborazioni molto basiche.
All’interno di queste aree c’è l’elaborazione di molte caratteristiche.
Una prima caratteristica è la:
PERCEZIONE DELLA CHIAREZZA (O LUMINOSITA’)
Capacità di processare le differenze di luminosità, ed è indipendente dalla percezione del colore. Possiamo avere dei
disturbi della percezione del colore, ma questo non preclude che non discriminiamo la luminosità.
Molto diverso sarebbe se avessimo un disturbo della discriminazione della luminosità.
- È fondamentale (a differenza della percezione dei colori: es. acromatopsia). Percezione dei contrasti,
separazione figura-sfondo
- Il correlato fisico della chiarezza è la luminanza, misurata in candele/m2. Fotoni (quantità di luce) emessi da
un oggetto/superficie e catturati dai fotorecettori (o da un fotometro)
- Dato che la chiarezza è l’esperienza soggettiva della luminanza, due assunti:
> Luminanza e chiarezza dovrebbero essere direttamente proporzionali
> Due superfici/oggetti che emettono/riflettono la stessa quantità di luce (luminanza) dovrebbero essere
percepiti come egualmente luminosi (chiarezza)
Tutta via ci sono prove che questi assunti non sono validi a tutti gli effetti. In alcuni casi, vediamo due colori diversi
anche se sono identici, e questo è a causa del contesto. (es. colore grigio scuro vicino grigio standard, a confronto con
il grigio chiaro a confronto con il grigio standard; i grigi standard sembrano diversi se messi in questo contesto).
Questo sembra essere legato all’apprendimento basato su occorrenze statistiche delle cose. Il problema della
chiarezza è un dibattito ancora aperto, non si sa perché a parità di condizioni fisiche la nostra percezione può variare.
Una risposta potrebbe essere legata al fatto che già da bambini siamo legati ad interpretare in qualche modo
determinati stimoli. I
8
- Sia a livello di retina, che nucleo genicolato laterale del talamo, che corteccia extrastriata
> Neuroni con campi percettivi concentrici e antagonisti (rosso-verde/ blu-giallo), ad es: luce rossa al
centro=eccitazione; luce verde in periferia=inibizione
- In paricolare, è fondamentale area V4:
> Lesioni a V4: acromatopsia (anche se altre aree circostanti sembra contribuire all’elaborazione del colore)
Contrasto cromatico
- Così come per la percezione della chiarezza, anche i colori sono fortemente influenzati dal contesto
percettivo
- Contrasto cromatico: le informazioni spettrali locali possono essere alterate dalle informazioni spettrali
globali
Costanza cromatica
- Le informazioni spettrali globali possono agire anche in senso inverso, facendo apparire uguali informazioni
spettrali locali diverse
- Come per la percezione della chiarezza, non c’è ancora consenso pieno sui meccanismi fisiologici alla base di
questi fenomeni
Facciamo uno studio in retinotopia, che va a mappare come le cellule delle aree visive elaborano questi stimoli
esterni.
Per fare questo mappaggio vengono presentati degli stimoli, e si va a vedere quali sono le aree che si attivano a
seconda delle immagini proiettate (cerchi grandi o cerchi piccoli).
Questa mappatura mi serve come controllo e confronto, e quello che trovano è che la mappatura della grandezza
dell’attivazione dell’area non è uguale alla grandezza dello stimolo.
9
- Sovrapposizione binoculare: 140° sui 180° di campo visivo
> Più gli occhi sono laterali e minore la sovrapposizione; ad es. i cavalli
- L’elevato grado di sovrapposizione negli umani si è probabilmente evoluto a causa dei vantaggi nella
manipolazione oggettuale
Le informazioni binoculare sulla profondità sono dette stereopsi (informazioni visive diverse rispetto agli oggetti)
- Derivano dalla separazione orizzontale dei due occhi:
> Disparità retinica: diminuisce progressivamente tanto più l’oggetto è distante, oltre i 30 cm: più gli occhi
sono paralleli, più tenderanno a vedere immagini simili. Stereopsi utile per tutti i compiti applicabili a corto
raggio.
Sintonizzazione della disparità: le cellule visive corticali sono specializzate nella codifica selettiva di un certo grado di
disparità (cellule vicine e cellule lontane).
Ma come avviene di fatto la fusione ciclopica?
- Percezione del mondo come derivante da un unico occhio al centro della testa
Quindi esiste un sistema specializzato per codificare l’immagine che arriva da un occhio e dall’altro. Quindi questo è
un sistema che elabora la profondità, ma crea un altro problema, quello della fusione delle due immagini. Noi siamo in
grado di fondere queste informazioni, ma come avviene?
Da un punto di vista anatomico: a un certo punto nelle stazioni corticali ci sono degli strati in cui le cellule di
provenienza si integrano in entrambi gli occhi.
Tuttavia questo non spiega i fenomeni della rivalità oculare:
- Fenomeno per cui quando vengono presentate a ciascun occhio configurazioni di figure diverse e fortemente
discordante (bande verticale e orizzontale), lo stimolo è percepito solo transitoriamente come fuso (griglia)
> La fusione della disparità non è così semplicistica
Se avessimo una perfetta fusione ciclopica, in situazioni come queste (che vediamo da un occhio bande verticali e
dall’altro bande orizzontali), dovremmo vedere in maniera stabile una sorta di scacchiera, invece quello che si ha è
una sensazione di griglia incompleta, e non è stabile ma dinamico. Questo ci fa capire che c’è una competizione a
livello del sistema tra gruppi cellulari diversi che hanno la funzione di codificare le bande verticali e altre orizzontali.
10
> Disposti in moduli colonnari con la stessa preferenza per stimoli con un certo orientamento di movimento
> Con campi recettivi molto ampi (sistema M)
Stimolando con TMS popolazioni di cellule in MT, prima dell’inizio di questo movimento si rende l’animale più sensibile
alla direzione del movimento.
Ci sono comunque delle discrepanze che ancora oggi non si riescono a comprendere come il problema dell’apertura:
la conversione dello spazio tridimensionale in immagini retiniche bidimensionali crea, in questo caso, incertezza sul
movimento fisico (reale) portato ad un errore di valutazione.
Un’altra discrepanza è il movimento apparente di Wertheimer:
movimento percepito solo in senso orizzontale. Ancora da chiarire fino in fondo rapporti tra sistema visivo ed analisi
temporale degli eventi.
Effetto cascata: dopo aver guardato per qualche secondo una cascata, guardando altrove, rocce o alberi,
sembreranno muoversi nella direzione opposta.
La prolungata esposizione al movimento causa adattamento nei neuroni che lo codificano. Quando lo stimolo è
rimosso, i neuroni che codificano altre direzioni di movimento saranno più attivi dando origine all’illusione.
11
- Il sistema uditivo trasforma (trasduce) l’energia meccanica prodotta dal movimento di molecole d’aria
(all’interno di un certo intervallo di frequenza e pressione) in attività neurale
- Variazione di pressione locale in segnale neurale:
> Orecchio esterno (pre-neurale): pinna e conca auricolare amplificazione della pressione locale
> Orecchio medio: tre ossicini, martello, incudine e staffa: collegamento tra deflessioni della membrana
timpanica e finestra ovale (orecchio interno), aumentando ulteriormente la pressione locale da aria a fluido
Orecchio interno:
Coclea:
- Il movimento della finestra ovale è trasmesso al fluido (compensato dalla finestra circolare) che muove le
estremità delle cellule ciliate (e stereociglia).
- Il movimento depolarizza la membrana delle cellule ciliate che rilasciano neurotrasmettitori generando
potenziali sinaptici.
- Se i potenziali sinaptici raggiungono la soglia, parte potenziale d’azione lungo le terminazioni efferenti degli
assoni che formano il nervo uditivo.
A partire dalla coclea abbiamo varie stazioni per arrivare all’encefalo, e la prima stazione è il complesso olivare
superiore, al livello del mesencefalo, dove le informazioni vengono da ciascun orecchio propagate agli emisferi.
Questa struttura è fondamentale per fare alcuni compiti uditivi, tipo la localizzazione delle fonti sonore.
Un’altra stazione è il collicolo inferiore, è importante perché è centro di integrazione e prima stazione di contatto con
il sistema motorio, per indirizzare il comportamento in base all’input uditivo.
Poi abbiamo il corpo genicolato mediale del talamo, è la stazione di ulteriore elaborazione e proiezione a corteccia
uditiva primaria (omologo del nucleo genicolato laterale per la visione).
E poi si arriva nella corteccia uditiva primaria, che vengono distinte due porzioni, una corteccia uditiva primaria A1 o
secondaria A2:
- Corteccia uditiva primaria A1: si trova nel giro temporale superiore; presiede ai processi uditivi di base: ad es.
frequenza sonora (tonotopica)
- Corteccia uditiva secondaria A2: si trova nelle aree adiacenti del lobo temporale e parietale (o area della
cintura), presiede ai processi uditivi di ordine superiore: ad es. comprensione del linguaggio
12
Sensibilità ed estensione dell’udito umano
Infrasuoni < 20 Hz < gamma frequenza udibili < 20.000 Hz < ultrasuoni
- Presbiacusia:
> diminuzione della sensibilità uditiva all’estremità superiore della gamma
> molto comune a partire dai 55 anni
> difficoltà di comprendere il linguaggio parlato in luoghi particolarmente caotici ed affollati
- Differenze di specie:
> spesso legata alla grandezza del sistema uditivo (più è piccolo più vibra a frequenza elevate, come un
violino rispetto ad un violoncello). Grandi mammiferi percepiscono infrasuoni, piccoli mammiferi
percepiscono ultrasuoni.
I PERCETTI UDITIVI
- Visione:
> luminosità, colore, forma, profondità e movimento
- Udito:
> volume, altezza, timbro
> tempo e ritmo (percezione musicale)
> linguaggio parlato (c20 e c21)
13
Gli impianti cocleari, pur utilizzando un piccolo numero di elettrodi (due dozzine di frequenza) riescono a ripristinare
percetti uditivi complessi (linguaggio o stimoli naturali) in pazienti affetti da sordità profonda ad entrambe le orecchie
(danno alle cellule ciliate ma nervo uditivo e stazioni successive intatte).
Il timbro
- Caratteristica percettiva che consente di rilevare differenze tra stimoli sonori che hanno pari altezza e volume
- È la caratteristica acustica meno studiata
- Ciononostante, le proprietà timbriche sono fondamentali per una discriminazione adeguate dai percetti
uditivi, soprattutto se complessi
Ritardo interaurale
- Il ritardo è conseguenza della distanza fra le orecchie (fino a 10 microsecondi)
- Situazione neurale: nucleo olivare superiore mediale (MSO, medial superior olive)
> neuroni sensibili a differenti ritardi temporali che arrivano simultaneamente dalle due orecchie
- mappa della posizione del suono (apprendimento a seguito di variazioni sistematiche in natura)
- Tuttavia, anche lesioni alla corteccia uditiva portano a deficit di localizzazione
> MSO non basta, ma ci vuole elaborazione corticale della mappa in esso contenuta
LA COSCIENZA
LA VEGLIA E IL SONNO
- Stadi del sonno
> circa 1/3 della nostra vita
- Caratterizzati da incoscienza (non c’è consapevolezza di sé e del mondo, a parte periodi caratterizzati da
sogni)
- Tuttavia, sonno equivalente davvero a incoscienza? Monitoraggio dell’ambiente: provate a chiamare per
nome chi dorme o a scuoterlo, si sveglia.
- Anche nella veglia si distinguono diversi stati cerebrali
> piena vigilanza: attività diurne, da distinguere tuttavia allodole vs gufi
- Mancanza di attenzione
- Sonnolenza
- Sonno
[22/03/2018]
14
Tipicamente monitorato tramite EEG:
- Da veglia a sonno profondo (non REM):
> progressivamente diminuzione di frequenza e maggiore ampiezza del segnale registrato. Stadio 4: onde
molto lente e sincronizzazione delle onde
- Fase REM:
> cervello nuovamente attivo; elevata probabilità di sognare. Movimento dei bulbi oculari
Un altro metodo per studiare la coscienza è usare metodi di salienza percettiva, per vedere che cosa è più saliente e
cosa è meno. L’oggetto più saliente attiva la prima saccade, l’oggetto successivo attiva la seconda saccade.
Gli oggetti ad alta salienza entrano più facilmente nella nostra coscienza.
Oltre che coscienza così vediamo anche l’attenzione.
15
- Prognosi incerta: da pochi giorni ad anni (stato vegetativo permanente)
- EEG: se piatto morte cerebrale irreversibile; altrimenti consapevolezza, ad es. fMRI ha mostrato nelle aree
linguistiche in una donna in coma da 5 mesi a segui di comandi verbali
ATTENZIONE
Meccanismo essenziale che consente di selezionare dinamicamente gli stimoli più importanti/interessanti
dall’ambiente esterno/interno, in modo che le maggiori risorse di elaborazione possano essere dedicate ad essi.
Attenzione vs arousal: solo l’attenzione è selettiva!
Arousal: stato globale (continuum tra sonno e veglia) che fornisce un ‘tono’ corticale
Relazione tra attenzione ed arousal: U rovesciata
- Basso arousal, attenzione inefficace
- Medio arousal, attenzione efficace -> nucleo mesencefalici hanno messo in circolo la quantità giusta di
neurotrasmettitori che rendono efficace la nostra attenzione
- Alto arousal, attenzione inefficace
‘’Tutti sanno cosa sia l’attenzione. È l’atto con cui la mente prende possesso in forma vivida e chiara di uno tra i tanti
oggetti e i tanti treni di pensiero che sembrano simultaneamente possibili […]. Essa implica l’abbandono di alcune cose,
per occuparsi efficacemente di altre’’
Se io mi dedico ad alcune informazioni, queste saranno processate meglio però sto ‘’buttando’’ via una grossa mole di
informazione.
La mia attenzione può essere separata dal mio sguardo.
Paradigma dell’ascolto dicotico: il soggetto riceve due informazioni diverse dai due orecchi. Una di queste
informazioni deve ignorarla mentre all’altra deve prestare attenzione. Il soggetto è in grado di rispondere a domande
sul contenuto delle informazioni attese, ma non sulle altre.
➢ Modello di Broadbent: selezione precoce, può fare una selezione di tutte le informazioni in entrata e
avere un mantenimento molto breve e fragile, però poi interveniva il filtro selettivo, che di tutte le
16
informazioni possibili ne lasciava passare solo uno (quindi canale atteso nell’esperimento), e le altre
informazioni venivano perse.
Tuttavia, dati con:
➢ paradigma di ‘’shadowing’’-> ci sono sempre informazioni diverse per le due orecchie, però
all’informazione attesa, a un certo punto cambia e passa all’orecchio disatteso, e il soggetto in questo
caso deve ripetere man mano che sente il messaggio, e continua a ripetere la storia giusta anche se
veniva ascoltata dall’orecchio disatteso.
Il modello di Broadbent non è così realistico, e probabilmente le cose sono un po’ diverse:
➢ Modello di Treisman: attenuazione selettiva -> c’è un flusso che passa in maniera prioritaria, ma c’è
comunque una porzione di informazione, se è particolarmente saliente (nome o coerenza semantica) va
oltre a questo filtro.
Successivamente ancora altri studiosi hanno ulteriormente aggiornato questi modelli:
➢ Modello di Deutsch e Deutsch e Norman: selezione tardiva: spostano i modelli di analisi
precedentemente al filtro, abbiamo un filtro tardivo. Ci sono tutta una serie di processi automatici e
inconsapevoli, modulari, che agiscono in maniera relativamente automatica, e poi la nostra volontà al
livello endogeno selezione le informazioni, ma è abbastanza tardiva.
17
che abbiamo visto in fase di selezione delle informazioni emerge anche in fase di selezione di risposta, quindi non solo
sull’input dell’informazione ma anche sull’output.
18
GLI EFFETTI DELL’ATTENZIONE SULL’ELABORAZIONE DEGLI STIMOLI
Quanto sono precoci gli effetti della selezione del canale e che strutture coinvolgono?
Pur aumentando il carico attentivo (presentazione stimoli più veloce e discriminazione terget più difficile) non si
osservano differenze tra stimoli attesi e non a livello troncoencefalico.
Si osservano invece differenze sulle risposte di latenza media e successivamente sulle onde tardive. La selezione
precoce sembra quindi coincidere con lo stadio d’elaborazione della corteccia uditiva primaria.
Componenti ERPs
Soggetto di fronte ad uno schermo, ha il compito di fissare lo sguardo su un punto di fissazione, gli viene detto di
prestare attenzione a dx o sx.
Ci può essere attenzione valida: con corrispondenza tra stimolo e target e attenzione non valida: senza corrispondenza
tra stimolo e target.
L’attenzione fa attivare le stesse aree nervose ma più intensamente, per questo siamo più ‘pronti’ ad elaborare stimoli
attesi!
Curva di sintonia:
- Funzione ottenuta testando la sensibilità del CR di un neurone rispetto l’orientamento dei diversi stimoli; il
picco definisce la sua max sensibilità
- L’attenzione non modifica la selettività per orientamento di quel neurone ma incrementa la scarica di
risposta
- Effetti analoghi sia in V4 che in V1
19
- L’elaborazione del movimento in MT+ è presente solo con basso carico centrale
- Con alto carico non ci sono risorse neurali sufficienti per l’elaborazione dei distrattori in movimento
In conclusione, l’attenzione ha un duplice effetto:
- Amplificatore di risposta a stimolo atteso
- …ma sottrae risorse ad un sistema a capacità limitata
[04/04/2018]
STIMOLAZIONI UNISENSORIALI VS MULTISENSORIALI
- L’unisensoriale è quasi sempre una forma di riduzionismo
> quasi sempre le stimolazioni ambientali sono multisensoriali
- Integrazione multisensoriale
> due vincoli fondamentali: coincidenza spaziale e temporale
> effetto superadditivo nei neuroni del collicolo superiore, soprattutto con stimoli deboli
Le stimolazioni che ci arrivano sono multisensoriali, e quindi ci devono essere dei meccanismi cerebrali che ci dicono
che quell’informazioni visiva e uditiva di quell’oggetto provengono dalla stessa fonte.
Queste informazioni quindi originano lo stesso evento.
Sono state scoperte delle zone, i collicoli, che mostrano un effetto super-additivo per quanto riguardo stimoli che
provengono da più informazioni sensoriali diverse.
Esistono a livello percettivo delle aree deputate ad integrare queste informazioni.
Nella televisione per esempio gli autoparlanti sono ai lati però la nostra percezione è che le parole escano dalla bocca
delle persone, e questa è un’integrazione che facciamo noi.
Effetto McGurk: c’è una persona avanti ad un computer, in cui vede una persona che dice una parola costante ‘gah’,
però l’aspettatore vede solo il labbiale e c’è una persona sotto che dice ‘bah’, e quello che percepisce la persona non è
né ‘bah’ nè ‘gah’, ma ‘dah’, questo perché la nostra percezione è un’integrazione di informazione tra vista e udito.
Ci sono stati degli studi che hanno cercato di dire se questa integrazione accade in modo pre-attentivo, o avviene
dall’attenzione.
Quindi noi facciamo in maniera automatica o è modulato dai nostri processi consapevoli?
Mentre all’inizio si pensava che era automatico e pre-attentivo, studi recenti tendono a dire il contrario.
Esperimento:
I soggetti dovevano premere un tasto quando percepivano questa allusione. In alcuni casi dovevano fare solo questo
ed in altri casi dovevano anche sentire uno stimolo uditivo (suono fischietto o cane che abbaia). I dati mostrano che se
il soggetto fa un doppio compito questa illusione multisensoriale cala, quindi è un effetto che necessità una certa
quota di risorse attentive e percettive.
L’attenzione è sopra-modale?
- L’attività della corteccia visiva controlaterale alla posizione dello stimolo visivo incrementava quando lo
stimolo visivo veniva presentato insieme ad uno stimolo tattile spazialmente congruente
- Le aree sensoriali primarie possono elaborare stimoli cross-modali
La corteccia V1 è influenzata da uno stimolo tattile, e rispetto la visione classica questo non avrebbe senso.
Ha senso però anche per l’esperienza, per esempio persone cieche usano l’area V1 per comprendere i segni.
Ma da dove partono questi effetti? Quali sono le strutture che controllano e producono gli effetti attentivi?
Si tratta principalmente di aree frontali e parietali.
Molti degli effetti sensoriali sono modulati da queste aree associative, queste cortecce si pongono in un’attività di
condizionamento delle cortecce sensoriali.
20
stimolazioni (visive o tattile) sul lato dx o sx vengono notate, ma fatte in contemporanea quella sx si estingue.
Altra prova che è un deficit attentivo e non sensoriale. Non c’è una spiegazione del perché esiste, si pensa che
sia per una lateralizzazione degli emisferi (come il linguaggio). Quindi mentre l’emisfero sx potrebbe avere
una capacità di rappresentazione spaziale abbastanza adeguata, e quindi se c’è una lesione sx c’è l’emisfero
dx che controlla tutto l’emisfero visivo, se c’è una lesione dx, c’è soltanto un controllo dell’emicampo dx
operato dal parietale sx che è ancora intatto, però a quel punto mancherebbe un controllo rispetto
all’emicampo visivo sx.
- Balint: non c’è una lesione lateralizzata, ma è una sindrome che deriva da danni bilaterali della corteccia
parietale posteriore e occipitale laterale. Ha tre sintomi principali: atassia ottica: incapacità di raggiungere un
oggetto in base alla guida visiva; aprassia oculomotoria: difficoltà di dirigere volontariamente lo sguardo sugli
oggetti del campo visivo tramite spostamenti saccadici; simultanagnosia: incapacità di prestare
attenzione/percepire più di un oggetto alla volta, per esempio, incapacità di notare i due colori a meno che
questi siano uniti in un unico oggetto; incapacità di giudicare la lunghezza di segmenti separati. Non è ancora
stato compreso il perché di questi curiosi deficit percettivo/attentivo.
Già da molto tempo si sa che ci sono aree che sono legati a compiti dell’attenzione, e sono state approfondite su studi
anche su persone sane.
I disegni evento-correlati confermano l’attivazione del circuito fronto-parietale per attenzione endogena.
L’aumento di attività nella corteccia visiva in assenza di stimolazione riflette un condizionamento preparatorio dovuto
a modulazioni top-down derivati dalla rete FP che favoriscono l’elaborazione corticale visiva.
Ci sono altri dati che dimostrano in modo sempre più convincenti il ruolo della FP rispetto al controllo degli effetti
attentivi. Questi dati coinvolgono:
- Pazienti con danno prefrontale che hanno modulazioni attentive ridotte per stimoli uditivi volontariamente
attesi
- Stimolazione transcranica magnetica (TMS):
> su un lato della corteccia frontale aumenta l’attività nella corteccia visiva controlaterale facilitando la
discriminazione visiva
> su lobo parietale destro produce sintomi (temporanei!) simili alla sindrome da eminegligenza spaziale
- Lapsus attentivi:
> TR più lenti o errori in compiti di attenzione focalizzata: correlando con riduzione di attività in rete FP
dorsale (e aumento nella ‘default mode network’)
La rete dorsale FP sembra quindi essere essenziale (almeno in alcune circostanze) per avere modulazioni attentive
efficienti in corteccia sensoriale.
Confronto fra attenzione endogena ed esogena a livello comportamentale (paradigma di bosner)/livello neurale.
MEMORIA ED ENGRAMMI
21
La memoria è quel meccanismo per cui le esperienze passate alterano il comportamento presente.
➢ Il legame tra passato e presente risiede nelle modificazioni fisiche e biochimiche del cervello.
- formazione delle tracce mnestiche, o engrammi.
➢ Engrammi: dove sono localizzati nel cervello? Come si formano in termini neurobiologici?
Quindi:
- Principio della degradazione di massa come la ‘degradazione accettabile’ nelle reti neurali artificiali
- Engramma= rete distribuita in parallelo che viene danneggiata solo se un gran numero di neuroni è
compromesso
- Non vuol dire che ogni singolo engramma sia distribuito su tutto il cervello
> si ritiene che le memorie siano conservate nele regioni originariamente coinvolte nell’elaborazione di
ciascun tipo di informazione:
- memorie visive: corteccia strata ed extrastriata
- memorie uditive: corteccia primaria uditiva
- Per alcuni, gli engrammi sono nei ‘domini di conoscenze’
- Nel ‘dove’ è implicito il ‘come’
> la creazione di un engramma è il processo tramite il quale neuroni che prima lavoravano singolarmente
cominciano a lavorare insieme in una rete
- assemblee cellulari
- apprendimento Hebbiano: quando i neuroni presinaptici e postsinaptici sparano insieme dei potenziali
d’azione, aumentano il tutto
LTD:
- È necessario anche ‘dimenticare’ per non saturare il sistema
- Stimolazione a bassa frequenza per un periodo più lungo rispetto a LTP dello stimolo X, produce inibizione
per quello stimolo quando si ripresenta singolarmente
- LTP e LTD si bilanciano al fine di rendere la memoria plastica e selettiva
[05/04/2018]
22
Se quella traccia amnestica non mi serve più, allora quelle cellule devono essere liberate per codificare altre
informazioni. Quindi quando il circuito viene più stimolato a bassa intensità, piano piano si ritorna ad una risposta a
bassa intensità al livello postsinaptico.
Queste dimostrazioni sono state dimostrate inizialmente in vitro, ci si è chiesto se è veramente un meccanismo che
agisce al livello di memoria, e ci sono prove in questo senso.
Si va a bloccare questo meccanismo di LTP nell’animale vivo (esperimento: impatto genetico sull’apprendimento del
labirinto acquatico, ovvero una vasca con acqua e con una piattaforma in cui il topo può salire e uscire dall’acqua) :
- Un altro modo di studiare relazione tra LTP e memoria è prevenire LTP bloccando i geni per il corretto
sviluppo dei recettori NMDA nella regione ippocampale CA1 (topi ‘knockout’)
- Mentre i topi di controllo cercano la posizione della piattaforma sommersa solo vicino a dove l’avevano
trovata in precedenza, i topi knockout nuotano a caso
- Deficit NMDA= deficit LTP= deficit apprendimento spaziale
L’LTP sembra davvero correlata all’acquisizione di memorie.
23
L’ippocampo dialoga in modo abbastanza globale con tutte le aree e sotto aree corticali, infatti è una delle aree più
connesse anche al livello di strutture portanti, quindi di sostanza bianca.
Nel corso dell’apprendimento secondo questa teoria: la connessione con l’ippocampo e con le strutture andrebbero a
rendersi sempre meno necessarie, e la traccia di memoria è in corteccia e non è più importante la connessione con
l’ippocampo. Quindi ci può essere un supporto dell’ippocampo, e questa connessione poi smette di essere rilevante.
Questo può spiegare il perché H.M. continuava ad avere il ricordo delle memorie precedenti, e perché non riusciva più
a consolidare nuove informazioni.
(A) L’ippocampo è necessario perché controlla le aree in cui si formano le tracce mnestiche specifiche per
caratteristiche, visive, uditive, ecc. dell’evento
(B) L’accesso al ricordo avviene tramite ri-attivazione dell’ippocampo finché il ricordo non è del tutto consolidato
- Lesione ippocampale è devastante in questa fase per la rappresentazione integrata
- Mentre compiti impliciti attiverebbero direttamente rappresentazioni specifiche, visive, uditive, senza troppi
danni
(C) Quando il ricordo è pienamente consolidato, lesioni ippocampali non sono più così devastanti
- In accordo con la legge di Ribot: i ricordi più vecchi sono i più resistenti
MEMORIA
Memoria di Memoria a
lavoro lungo termine
Memoria Memoria non
dichiarativa dichiarativa
Memoria (esplicita) Priming (implicita) Apprendimento
episodica di abilità
Memoria Condizionamento
semantica
Questi effetti sono separati, il danno ad una memoria non coinvolge automaticamente un danno ad altre memorie:
dislocativa.
Esempio classico per distinguere MLT e MBT:
si da una lista di 16 parole per un tempo specifico 2-3 min, appena finisce la fase studio, inizia il test, il soggetto deve
rievocare più parole che può di quella lista. Tipicamente emergono due effetti:
- Effetto priorità (MLT)
- Effetto recenza (MBT)
Le prime parole tengono ad essere riportate con più priorità, e anche le ultime parole: priorità, le prime parole
iniziano un’inziale consolidamento.
24
Se abbiamo una distrazione tra la fase studio e la fase test, c’è una bollizione completa dell’effetto di recenza, ma
continua ad esserci l’effetto priorità, quindi ricordo solo le prime parole della lista per via dell’effetto priorità.
Lesioni temporo-mediali provocano deficit esclusivo di MLT, quindi si perde l’effetto priorità, ma non l’effetto recenza.
LA MEMORIA DICHIARATIVA
INTRODUZIONE
La MD include il ricordo di:
- Eventi personali/autobiografici
- Storia culturale
- Informazione semantica
- Tutto ciò che possiamo riferire o ‘dichiarare’ sia verbalmente che non
- Stretto legame tra MD e lobi temporali medialo
- Tuttavia, pieno funzionamento dei lobi temporali mediali, se pur necessario, non è sufficiente per escludere
deficit di MD
- La MD coinvolge infatti anche corteccia prefrontale, regioni parietali mediali e laterali, aree occipito-
temporali
25
- La maggiore evidenza consiste nella scoperta delle cellule per i luoghi
> place cells: risposta selettiva quando l’animale è in una determinata posizione all’interno dell’ambiente
circostante
Risposta di otto cellule ippocampali durante l’esplorazione di un’arena circolare: ciascuna di queste cellule codifica
selettivamente la permanenza dell’animale nella corrispondente locazione spaziale.
I sistemi circutali ippocampali sembrano diventare più complessi in funzione della MD spaziale.
26
- Ad es., memorie per il contesto, memoria per l’ordinamento temporale, memoria per la fonte
dell’informazione
[18/04/2018]
- Test di MD per pazienti frontali (F), controlli della stessa età (O) e controlli più giovani (Y)
- Nella prima fase vengono presentati dei fatti non noti prima dello studio
- Nella fase successiva viene testato il ricordo di tali fatti
- Se risposta corretta, viene chiesto quando è stato appreso quel fatto, se durante l’esperimento o
precedentemente
- I pazienti frontali non hanno problemi di richiamo o riconoscimento dei fatti, ma molti problemi
nell’identificare la fonte
Il recupero episodico si contraddistingue in genere per una certa approssimazione che viene affinata via via tramite un
processo di monitoraggio del recupero stesso. Mano a mano che il ricordo riaffiora, noi andiamo a rendere sempre più
accurato il ricordo stesso.
Ci sono delle prove che dicono che la corteccia frontale durante questo sforzo va ad attivarsi sempre di più.
Studi fMRI confermano l’attività sostenuta in corteccia prefrontale dx quando il recupero richiede controllo elevato
(fase di studio più breve rispetto a una fase di studio più lunga).
IL RUOLO DELLE REGIONI PARIETALI E DELLA LINEA MEDIALE POSTERIORE NELLA MEMORIA DICHIARATIVA
Il contributo del parietale alla MD è stato inizialmente evidenziato da studi ERP e poi confermato da studi PET e fMRI.
Il recupero episodico (elementi vecchi individuati meno elementi nuovi scartati correttamente) attiva:
- Regioni parietali posteriori laterali (IPS,IPL), ma anche regioni della linea mediale posteriore: precuneo,
corteccia cingolata posteriore e retrospleniale
- Dato che il precuneo si attiva maggiormente per il recupero di parole che evocano immagini visive (cane,
casa) rispetto ad altre (vero, falso) è stato suggerito che potrebbe contribuire al recupero tramite
ricostruzione visiva degli elementi memorizzati
Le rappresentazioni mnestiche più astratte risiederebbero invece nelle aree associative della corteccia temporale
laterale e ventrale.
Questa ipotesi prevede quindi che le aree coinvolte durante la codifica dell’evento si riattivino durante il recupero
dell’evento stesso, in qualche modo riepilogando l’esperienza originaria.
- Ad es., Nyberg e coll. Chiedevano di memorizzare parole presentate visivamente. Alcune parole erano
accompagnate da suoni. Durante il recupero, le parole accompagnate da suoni producevano aumento di
attività nella corteccia uditiva, indicando una riattivazione degli aspetti sensoriali presenti al momento della
codifica.
27
- Similmente, Buckner & Gabrieli mostrano che il recupero di parole codificate tramite fotografie attiva
maggiormente la corteccia visiva rispetto a parole presentate in forma scritta.
La MND è eterogenea e compre diverse forme di memoria che si esprimono nella prestazione senza necessità di un
contenuto cosciente.
Si parla infatti di ricordi (o contenuti) impliciti.
Tre tipi principali di MND:
- Priming
- Apprendimento di abilità
- Condizionamento
Tutti indipendenti dal lobo temporale mediale; è tuttavia probabile che a livello cellulare/molecolare la MND utilizzi gli
stessi meccanismi della MD.
Se nei test di priming il soggetto si accorge che i prime sono utili per la fase successiva del compito, allora può usare
esplicitamente il recupero episodico per eseguire il test.
28
- Prime e target associati semanticamente devono essere contigui o almeno vicini nel tempo
La natura delle modificazioni in corteccia sensoriale nel priming percettivo non è ancora del tutto chiarita. Si ipotizza
sia legata alla soppressione da ripetizione:
- Riduzione della risposta neurale quando viene presentata una ripetizione dello stimolo originale (abituazione)
(A) Completamento di radici di parole (senza prime precedente): corteccia prefrontal ventrolaterale sx +
corteccia occipitotemporale ventrale dx
(B) Con prime: riduzione di attività di entrambe le regioni!
Il priming percettivo potrebbe quindi migliorare l’elaborazione dello stimolo test senza reclutare risorse neurali
aggiuntive, ma riattivando le stesse rappresentazioni neurali con una ridotta necessità di attivazione neurale.
29
- Coerentemente, i meccanismi neurali del priming semantico coinvolgono le regioni associate
al’immagazzinamento semantico
- La corteccia temporale anteriore sx mostra infatti soppressione da ripetizione per prime/target associati
semanticamente
[19/04/2018]
APPRENDIMENTO DI ABILITA’
È un’altra forma di memoria non dichiarativa. Mentre il priming è un apprendimento che può avere luogo dopo una
singola esposizione ad uno stimolo, l’apprendimento di abilità richiede una pratica regolare nel tempo.
- Imparare a suonare uno strumento
- Imparare una lingua
- Imparare a giocare a calcio
Dipende in larga parte dai gangli della base:
- Sono tuttavia molto importanti anche: cervelletto (timing); area motoria supplementare (preparazione
motoria); corteccia cingolata (previsione delle sequenze di movimento); corteccia parietale posteriore
(mappaggio spaziale).
In generale, acquisire un’abilità comporta modificazioni a livello:
- Percettivo: elaborare stimoli sensoriali determinanti per quell’abilità efficacemente
- Motorio: rispondere in modo veloce ed accurato agli stimoli
- Cognitivo: selezionare ed associare le risposte più utili agli stimoli rilevanti
30
Apprendimento di abilità percettive ed area fusiforme per i volti
(A) La capacità di discriminare greebles è associata ad una crescente attività FFA
- O i greebles assomigliano a volti
- O la FFA è collegata ad una competenza visiva più generale
- Sembra più plausibile la seconda ipotesi, infatti:
(B) La FFA si attiva maggiormente se esperti di auto devono discriminare immagini di auto invece che immagini di
uccelli, e viceversa per ornitologi
- La FFA potrebbe quindi contenere rappresentazioni fini di ciò di cui siamo esperti
L’apprendimento percettivo può portare a una iperspecializzazione di alcune aree cerebrali, che cominciano con la
pratica della ripetizione. Quindi un’esposizione continua a diversi oggetti di una categoria porta a una specializzazione
in cui c’è anche una base neurale.
I soggetti sani imparano rapidamente le regole implicite esprimendo quindi buone previsioni metereologiche;
similmente, anche i pazienti amnesici apprendevano il compito quanto quelli di controllo, sebbene impiegassero più
tempo.
I parkinsoniani invece non mostravano apprendimento.
Doppia dissociazione tra deficit al lobo temporale mediale (memoria esplicita/episodica) e deficit ai gangli della base
(apprendimento di abilità cognitive)
Quindi anche nel caso di apprendimento di abilità cognitive c’è un ruolo molto importante giocato dai gangli della
base.
LA MEMORIA DI LAVORO
È un modello, un’ipotesi di funzionamento della MBT; negli ultimi anni è cresciuto molto l’interesse per questa forma
di memoria, che comunque sempre di memoria a breve termine stiamo parlando.
La ML è un sistema che cerca di capitalizzare le informazioni per il tempo che ci serve per svolgere il compito.
Tipico utilizzo della ML nella vita quotidiana: cercare per casa le chiavi smarrite.
- Tenere a mente l’obiettivo evitando che altri elementi ci distraggano
- Aggiornare continuamente la lista dei posti dove si è già cercato
La ML permette una ritenzione temporanea e manipolazione di informazioni non disponibili ai sensi in quel momento,
ma necessaria per il raggiungimento di un obiettivo a breve termine.
La ML è strettamente connessa ad altri sistemi cognitivi:
- Percezione: input sensoriale
- MLT: rappresentazioni di luoghi/elementi noti
- Sistemi motori e premotori: programmazione di azioni per raggiungere l’obiettivo
- Attenzione: filtro selettivo per eliminare distrazioni e perseguire obittivo; talvolta la ML è addirittura
considerata una forma speciale di attenzione che opera su rappresentazioni interne piuttosto che sugli
stimoli percettivi
- Comprensione e produzione del linguaggio, mentre a sua volta il linguaggio migliora la capacità della ML
- Funzioni esecutive più complesse che si sovrappongono al ragionamento ed alla soluzione di problemi
La ML influenza ed è influenzata da quasi tutti gli altri sistemi cognitivi! Per questo è davvero centrale nelle
neuroscineze cognitive.
LE PROPRIETA’ DELLA ML
Ritenzione d’informazioni in uno stato attivo per un tempo sufficientemente lungo allo svolgimento del compito.
Dopo pochi secondi (15-20) l’informazione decade a meno che sia riattivata.
- Ripasso iterativo o reiterazione
31
Ha un contenuto limitato da 4-9 elementi, si parla di ‘’carico’’ di ML, più chiedo al soggetto di ricordare informazioni,
più aumento il carico.
La ML può operare manipolazioni dell’informazione tali da aumentare la sua efficienza.
‘’La ML è una sorta di giocoliere che mantiene in gioco quante più informazioni possibili, le quali tendono a decadere se
il giocoliere si distrae (interferenze) o non è ben allenato (scarso span, mancato utilizzo di strategie di
raggruppamento)’’.
IL MODELLO DI COWAN
Per Cowan la ML dipende dalle stesse rappresentazioni della MLT.
- Primo livello di ML consiste nelle rappresentazioni a lungo termine in stato attivato
- Il secondo livello consiste nelle rappresentazioni che cadono all’interno del focus attentivo (il limite di
capacità è intrinseco all’attenzione – esecutivo centrale – e non nel numero di rappresentazioni che possono
essere attivate, come in Baddeley)
Sia nel Baddely che in Cowan c’è un impatto del processo attentivo.
PROCESSI DI ML
Indipendentemente dai modelli, la ML coinvolge tre processi:
- Codifica: l’accesso dell’informazione in ML, il quale probabilmente si basa sull’attivazione delle
rappresentazioni in MLT
- Mantenimento: periodo in cui l’informazione rimane attiva in ML, venendo reiterata e/o manipolata
- Richiamo: esecuzione della risposta/compito in base all’informazione ritenuta in ML
Compiti di ML
Possono variare in base al:
- Tipo di informazione presentata in fase di codifica (spaziale, verbale, figurativa ecc.)
- Durata ed eventuali manipolazioni durante il mantenimento (da pochi fino a 30 sec., presenza di distrattori,
altri task o nulla)
- La natura della risposta (verbale, motoria, compito passivo)
- …
32
(C) Un compito interferente durante la fase di ritenzione:
- Per oggetti danneggiava maggiormente la ML per oggetti;
- Per lo spazio danneggiava maggiormente la ML per lo spazio
33
Stimolazione di determinate aree producono una serie di movimenti coordinati tra loro, ciascuno dei quali ha una
certa rilevanza nell’adattamento.
C’è un’organizzazione gerarchica, e quindi dai singoli movimenti/gesti, all’articolazione delle singole fasce muscolari si
può arrivare a movimenti fini e complessi.
LA PIANIFICAZIONE MOTORIA
Area premotoria, è un qualcosa che si attiva prima dell’area motoria. La corteccia premotoria sembra avere un ruolo
più astratto di ‘’intenzione’’ di movimento. I neuroni di queste aree mostrano attività massima tra il segnale di
raggiungere uno stimolo e il segnale di partenza del movimento. L’intenzione viene poi tradotta in movimento da M1
(o dai collicoli superiori per i movimenti saccadici) che poi agisce su tronco e midollo spinale. Organizzazione
gerarchica della pianificazione motoria!
Si attiva di più la corteccia premotoria quando c’è l’intenzione di fare un’azione, va poi diminuendo di attivazione
quando si effettua l’azione, per attivarsi M1.
Oltre alla corteccia premotoria c’è l’area premotoria supplementare (SMA), che è ancora più astratto, sembra essere
legato alla capacità di seguire sequenze di movimento anche complesse, e in particolare legate all’intenzione
individuale.
Il ruolo cruciale della SMA nel generare sequenze apprese (in assenza di segnali sensoriali espliciti, cioè ‘’risposte’’):
- Se asportata/deattivata le scimmie non riescono più ad eseguire sequenze di movimenti ben appresi, ma
riescono ad eseguire movimenti in risposta a stimoli sensoriali
- Doppia dissociazione per lesione corteccia premotoria
SMA -> segnali astratti delle intezioni motorie che controllano la produzione interiormente guidata di sequenze di
azioni
Corteccia premotoria -> avvio conclusione di sequenze soprattutto a partire da segnali esterni
Corteccia motoria primaria -> esecuzione dei singoli movimenti della sequenza tramite i pool di unità motorie del
tronco e del midollo
Sono importanti anche altri contributi, soprattutto quanto riguarda l’evidenza, che la corteccia parietale. Anche in
assenza di lesioni delle cortecce motorie, possiamo avere problemi di coordinazioni motorie spaziali se ci sono lesioni
parietali.
Le evidenze infatti sostengono l’idea che la corteccia parietale svolge un ruolo cruciale per l’integrazione di dati visivi
(posizioni dell’oggetto) e quelli relativi alla posizione degli occhi, degli arti e delle mani.
Ci sono ulteriori strutture di controllo rispetto all’attività: gangli della base e cervelletto.
34
- Trattamento principale con L-dopa, un precursore sintetico della dopamina, ma che a lungo andare può
generare problemi cognitivi
IL CERVELLETTO
È una grossa struttura laminare che si trova in cima al ponte del tronco encefalico. È responsabile delle correzioni degli
errori in diretta necessarie a produrre movimenti specializzati e coordinati in modo fluido.
Racchiudono quei processi di controllo. Sono strettamente connesse con altri ambiti della cognizione, tutti quei
compiti complessi che caratterizzano l’essere umano in quanto tale.
Gli esseri umani sono poco razionali nelle proprie decisioni.
35
- Hitzing & Fritsch: stimolazione elettrica della porzione posteriore del lobo frontale del cane produce
movimento arti controlaterali. Lesione a queste regioni non impedisce movimento ma riduce controllo
motorio. La stimolazione elettrica o leseione ai lobi frontali anteriori non produce nulla, è silente -> funzioni
superiori.
- Bianchi, danno PF (anche unilaterale): mancato riconoscimento di oggetti noti; deficit dell’iniziativa; perdita
di emozioni superiori; perdita di comportamento coerente.
Tutte queste osservazioni sono compatibili con l’idea che cPF anteriore (rispetto aree motorie) sia legata a funzioni
cognitive superiori tra cui controllo esecutivo.
Brodmann ha porzionato l’encefalo in aree, e fece i primi studi, che mostrano la coerenza con l’idea che il controllo
esecutivo è legato alla quantità della PF di diverse specie.
Dimensione relativa calcolata da Brodmann:
- 10% nei piccoli primati
- 20% nei grossi primati
- 30% nell’uomo
In realtà studi più recenti hanno dimostrato che, si in termini assoluti hanno maggiori dimensioni, ma hanno anche
cervelli più grandi quindi in termini di percentuale non è proprio così. E quindi queste evidenze più recenti ci fanno
capire che non è solo a carico della quantità di materia il controllo dell’uomo nelle funzioni esecutive.
36
Un’altra caratteristica di questa sindrome è legata al fatto che queste persone difficilmente riescono a cambiare la
loro modalità di risposta, e quindi la loro capacità di adattare un comportamento ai contesti sociali.
Il Wisconsin Card Sorting test è un buon esempio di inibizione:
- Il soggetto deve raggruppare le carte in base ad uno dei tre attributi: numero, forma e colore
- Un feedback indica la classificazione scorretta
- Ogni tanto la regola di classificazione cambia
- I soggetti con corteccia prefrontale intatta imparano rapidamente la regola di classificazione, e appena
questa cambia, riescono ad inibire la vecchia regola e aggiornarla con la nuova
- I pazienti con danno prefrontale perseverano con la prima regola appresa
- La perseverazione non riflette incapacità di apprendere una nuova regola ma di inibire la precedente
37
LE DECISIONI
INTRODUZIONE
Le decisioni sono definite da tre condizioni:
- Si ha conoscenza di almeno due scelte possibili
- Si può prevedere il risultato di ciascuna scelta
- Si può stimare in qualche misura il valore dei potenziali risultati
Possono essere sia consce che inconsce
- Siamo sempre di fronte ad un’enorme varietà di decisioni da prendere, anche routinarie, senza che vi siano
espliciti segnali
Implica quindi: selezione, inibizione, pianificazione ed altri aspetti del controllo esecutivo.
38
I MECCANISMI NEURONALI SOTTOSTANTI AI PROCESSI DECISIONALI
Comprendere le basi neurali dei processi decisionali richiede innanzitutto di considerare come il cervello elabori le
ricompense che motivano le scelte.
- Rinforzi primari (o incondizionati) portano benefici diretti alla conservazione della persona e alla specie
- Rinforzi secondari, per es. il denaro
- Risultati avversivi, punizioni
Al fine di prendere decisioni, qualsiasi animale deve essere in grado di prevedere a che tipo di risultato porterà una
scelta e di valutare il valore di tale risultato.
I meccanismi neurali alla base della ricompensa sono mediati dalla dopamina, prodotta da due strutture
mesencefaliche:
- Sostanza nera (gangli della base): via mesolimbica, processi emotivi ed affettivi
- Area tegmentale ventrale (VTA): via mesocorticale, corteccia specialmente prefrontale (l’attività di queste vie
dopaminergiche è particolarmente influenzabile da sostanze stupefacenti, in particolare, cocaina e
anfetamina), è attivata da azione/esito dell’azione e l’arrivo della ricompensa. Sembra essere legata alla
differenza tra aspettativa e soddisfacimento o meno di quell’aspettativa.
Attività dei neuroni dopaminergici nella VTA in risposta a ricompense previste o omesse
Schiltz e coll.:
scimmie con elettrodi impiantati in VTA imparano a premere una leva in risposta ad una luce, ricevendo così il succo di
frutta
(A) Durante l’addestramento la ricompensa è imprevista e provoca un aumento di attività in VTA
(B) Con l’andare dell’acquisizione del compito, la VTA risponde sempre meno alla ricompensa e sempre più alla
luce (stimolo condizionato)
(C) Quando il compito era appreso e la ricompensa era attesa l’attività in VTA scendeva sotto i livelli dell’attività
di base
Studi successivi dello stesso gruppo mostrano anche che l’attività in VTA è proporzionale all’entità del rinforzo, e
inversamente proporzionale alla sua probabilità (rinforzo a bassa probabilità maggiore attivazione).
Non risponde alla ricompensa in quanto tale, ma a questo meccanismo che collegata la ricompensa all’aspettativa,
ovvero quando siamo consapevoli che quell’azione condurrà a quell’effetto, come può essere la somministrazione di
succo di frutta.
Attività analoga dei neuroni dopaminergici nel nucleus accumbens a cui la VTA proietta
Knutson e coll.:
- Ipotizzare di ricevere una ricompensa in € (che poi viene ricevuta) rispetto ad ipotizzare di non riceverla attiva
il NA
- Inolte, questa attivazione è proporzionale all’entità della ricompensa ricevuta
- Il calo dell’attenzione al di sotto delle baseline per le ricompense di 0€ riflette il fatto che i soggetti si
aspettano di ricevere qualcosa, non zero!
INTRODUZIONE
39
Ancor più delle altre abilità cognitive, ragionamento e soluzione di problemi racchiudono ciò che è comunemente
noto come pensiero ed intelligenza.
Ragionamento e soluzione di problemi racchiudono molte somiglianze:
- Pianificazione
- Capacità di fissare ordine di esecuzione
- Richiedono previsione e logica
- Sono fortemente orientate ad uno scopo
Tuttavia, sono distinguibili in termini di processi sia cognitivi che neurali.
RAGIONAMENTO DEDUTTIVO
Sillogismo:
- Due premesse ed una conclusione
- La verità o falsità di un sillogismo dipende unicamente dalle relazioni logiche tra le premesse e la conclusione,
non dalla verità o falsità delle premesse
- Le premesse possono essere espresse in termini:
> relazionali: è più grande di, è minore di, è sopra di…
> proposizionali: se, e, o…
> tramite quantificatori: alcuni, tutti, nessuno…
- Non tutti i sillogismi sono poi tanto semplici da risolvere: ‘’se c’è un esame domani, la biblioteca è piena di
studenti. Non c’è nessun esame domani. Quindi, la biblioteca è vuota’’
- Questo sillogismo è corretto o scorretto? La conclusione segue logicamente le premesse? Per verificarlo, è
utile tradurre le argomentazioni deduttive in forma astratta così da non contaminare il ragionamento con le
conoscenze pregresse
Se caliamo questo ragionamento in situazioni più reali, è più facile che le persone riescono a risolvere in maniera
corretta i problemi.
IL RAGIONAMENTO INDUTTIVO
Il ragionamento induttivo è molto più comunemente utilizzato di quello deduttivo nella vita quotidiana.
- Difficilmente si hanno premesse assiomatiche da cui trarre conclusioni logicamente valide
Contrariamente al deduttivo, procede dal particolare al generale, e comporta la generalizzazione anche fatta in base
alle conoscenze pregresse.
- Ad es., un bambino piccolo: ‘’quel cigno è bianco, anche l’altro cigno è bianco. Forse tutti i cigni sono
bianchi!’’
40
- Un adulto: ‘’tutti i cigni di questo lago sono bianchi, però ho visto un documentario in cui si vedevano cigni
neri. Quindi non tutti i cigni sono bianchi!’’
L’induzione si basa anche su:
- Ragionamento per analogia: ad es. ‘’i gatti fanno le fusa quando sono contenti. I leoni sono imparentati con i
gatti. Quindi forse fanno le fusa anche loro quando sono contenti’’
- Ragionamento categoriale
Fissità funzionale: forse per pigrizia mentale facciamo nostra una rappresentazione dello spazio problematico e non la
lasciano per cercare strategie più efficaci.
Si applica a tanti ambiti, in ogni caso, per stimolare l’intuizione dovremmo cercare di porci domande che vanno aldilà
della fissità funzionale.
Nel caso di risoluzione di altri tipi di problemi (ad es., indovinelli) si attiva in genere anche cPF laterale:
41
- A cPF laterale supporta la creazione di legami tra stimoli ed insieme di risposte possibili e quindi nell’ambito
della risoluzione di problemi può stabilire le azioni premesse nello spazio problematico.
Come sappiamo, però, gli individui soffrono di fissità funzionale: se è la cPF laterale a vincolarci in un set di azioni
permesse, allora è paradossalmente meglio averla lesionata!
Nei giochi più difficili vanno meglio chi ha un danno alla cPF, perché non hanno la fissità funzionale, quindi non hanno
questa inibizione, bisogna andare oltre alle cose normale, e la fissità funzionale è in un certo senso un vincolo alla
creatività.
Affetti:
spesso usato come sinonimo di emozioni; per alcuni rappresenta invece l’espressione esterna delle emozioni, che può
includere:
- Cambiamenti facciali, inflessione vocale (prosodia), postura, gesti, prodotti fisiologici legati all’attività
autonomica (ad es., lacrime)
- L’intensità degli affetti può variare molto da individuo a individuo, anche in base a fattori ambientali (ed., tipi
diversi di educazione)
Temperamento:
predisposizione generale di un individuo a percepire gli eventi come piacevoli o spiacevoli. Ad es., alcuni individui
reagiscono con rabbia a situazioni conflittuali, mentre altri sono in grado di controllarsi!
È una componente della personalità dell’individuo e dipende da fattori genetici ed ambientali.
Temperamento ed affettività possono non coincidere:
- La manifestazione affettiva esteriore può nascondere il vero temperamento, ad es. per desiderabilità sociale
Motivazioni:
necessità di base o desideri che portano l’individuo a produrre un comportamento orientato ad uno scopo.
Livello fisiologico, determinato da meccanismi omeostatici:
- Sete, fame, sonno, ecc. (incentivi per l’azione o riduzione dei bisogni, oltre che legati all’emozioni)
Livello complesso dei bisogni motivazionali: ad es., raggiungere un determinato livello accademico.
42
In molti casi, emozioni e motivazioni sono strettamente connesse:
- Da soddisfacimento o meno dei propri bisogni derivano emozioni
- D’altra parte, anche le emozioni determinano comportamenti di approccio o evitamento
[09/05/2018]
LE TEORIE PSICOLOGICHE DELL’ORGANIZZAZIONE EMOTIVA: LE TEORIE CATEGORIALI
Cercano di distinguere tra di loro differenti tipi di emozioni, e l’impatto che queste possono avere il funzionamento
cognitivo. Questo approccio deriva da Darwin, che è stato il primo a studiare questo tipo di approccio.
Emozioni di base (innate, panculturali, fisiologicamente antiche e condivise con altre specie, connotate da
configurazioni facciali) vs. emozioni complesse.
Un grosso dibattito è quali sono le tipologie di emozioni che hanno questa caratteristica di essere transculturali,
ovvero quali sono le emozioni di base?
Queste teorie si scontrano con questi limiti molto evidenti. Come per esempio, quale è il confine che divide emozioni
di base da quelle complesse.
Per superare questi limiti sono state proposto teorie e modelli diversi:
Teorie:
- Teoria del feedback di James-Lange
- Teoria di Cannon-Bard
- Teoria del sistema limbico
43
La teoria di Cannon-Bard
Le risposte del sistema nervoso autonomo sono troppo indifferenziate per generare tutti gli stati emotivi.
- Ad es., il rossore della pelle si può avere per imbarazzo, rabbia o eccitazione sessuale
Così come quelle basate sul feedback neuro-ormonale (da organi endocrini a cervello)
- Impiegherebbero troppo tempo per produrre reazioni emotive immediate
Per Cannon-Bard lo stimolo emotigeno è elaborato a livello diencefalo (talamo), dal quale viene indirizzato
simultaneamente alla neocorteccia per la generazione di stati emotivi ed alla periferia per l’espressione di reazioni
emotive.
L’ipotalamo ha la funzione sia di andare in basso dalla risposta motoria, che in alto dalla corteccia.
La cosa importante che fa, è quella di includere strutture che oggia sappiamo che è importante, come l’amigdala e la
corteccia orbitofrontale.
Il termine limbico descrive le strutture di confine che formano la parete mediale del prosencefalo.
Quella del SL può essere considerata una teoria che stabilisce il legame tra:
- Regione cerebrali interessate all’ambiente interno (sistemi viscerali)
- Regioni cerebrali interessate all’ambiente esterno (sistemi sensoriali)
… e cioè, risposte viscerali a stimoli esterni (emozioni; per dirla con Papez, collegamento tra flusso di pensiero e flusso
dei sentimenti).
Danni al SL portano a sindromi cliniche della sfera affettiva, stabilendo tra l’altro un legame tra discipline mediche
della neurologia e della psichiatria.
44
- Estesi output alla neocortex: lobo temporale mediale e prefrontale ventrale (memoria emotiva); rete per il
controllo attentivo frontoparietale dorsale
In sintesi, l’amigdala è un centro che integra informazioni dalle vie sottocorticali e corticali, coordinando reazioni
emotive a livello viscerale ma anche a livello cognitivo di ordine superiore.
L’elaborazione d’informazioni sensoriali che hanno un significato emotigeno vengono elaborate in maniera prioritaria
rispetto ad informazioni neutre?
Per verificarlo è innanzitutto necessario escludere influenze di ordine superiore nell’elaborazione percettiva (ad es.,
risposte emotive ‘’personali’’ a stimoli neutri, cioè fobie).
Possibile metodo: riduzione di accesso consapevole tramite mascheramento (percezione subliminale).
45
L’intervento farmacologico può bloccare gli effetti dell’attivazione emotiva sulla memoria
A dei partecipanti viene mostrato un filmato con due scene (iniziale e finale) neutre ed una (centrale) emotigena.
Controlli sani (trattati con placebo) mostrano maggior ricordo della scena emotigena, questo non accade:
- Con somministrazione di propranololo, un bloccante adrenergico
- In pazienti con danno bilaterale dell’amigdala
LA COGNIZIONE SOCIALE
IL SE’
Il primo passo per stabilire relazioni sociali è distinguere sé stessi dagli altri.
Per fare questo è necessario considerare il proprio essere come oggetto, o meglio, come soggetto di considerazione in
termini obiettivi: pensiero autoriflessivo (strettamente legato al concetto di autocoscienza).
L’autoriflessione richiede un direzionamento introvertito del focus attentivo:
- Default mode network: (DMN, ‘’modalità automatica’’): corteccia prefrontale dorsale e ventromediale,
cingolo anteriore e posteriore, corteccia parietale mediale e laterale)
➢ Giudicare tratti di personalità riferiti al sé (‘’sono un tipo giudizioso’’) attiva il DMN
➢ TMS al DMN blocca temporanemanete il recupero di conoscenze autoreferenziali
46
La mentalizzazione va ben oltre i meccanismi del rispecchiamento. Mentre pensare al sé attiva la modalità di default
(DMN), l’assunzione di prospettiva attiva un network distribuito (A,B e C).
L’ampiezza di tale network potrebbe anche dipendere dall’eterogeneità dei compiti usati:
- Immaginare come altri rispondono ad uno stimolo doloroso
- Considerare il punto di vista di personaggi a fumetti
- Indovinare la prossima mossa di un avversario in un gioco
È il processo che ci distingue di più rispetto agli alti animali. La mentalizzazione per esempio, è condivisa fino un certo
livello dalle scimmie antropomorfe. Il linguaggio è invece una cosa che ci distingue molto, anche se ci sono forme
molto evolute tra altre specie.
È estremamente diversificato: esistono circa 6000 lingue, ma ciascuna di esse include un lessico, una grammatica e
regole sintattiche.
Ma solo una minoranza di lingue (circa 200) è stata tradotta in forma scritta; quindi si distingue in:
- Parlato, udito, in forma scritta, e gestuale (dei segni)
Questa forma linguistica può essere rilevata in altre specie non umane.
Probabilmente ci sono delle strutture mentali nell’uomo, che rendono necessaria una costruzione linguistica fatta in
un determinato modo: soggetto, verbo e oggetto.
Chomsky infatti aveva ipotizzato una Grammatica Universale presente in tutti gli uomini in modo innato.
47
Tra le circa 200 forme di linguaggio scritto, in termini di rappresentazione simbolica sono stati usati tre tipi principali di
rappresentazione grafemica:
(A) Simboli che rappresentano parole (ideogrammi o logogrammi): sistema difficoltoso, i bambini cinesi ne
devono apprendere 2000, ma per essere acculturati almeno 8000
(B) Simboli che rappresentano sillabe: ad es., i geroglifici egiziani o il giapponese
(C) Simboli che rappresentano fonemi: lingue semitiche dei primi fenici, arabi, ebrei, il sistema grafemico più
flessibile sebbene non ci sia corrispondenza uno-a-uno tra fonema e grafema
48
➢ Accade lo stesso per individui sordi dalla nascita, figli di genitori sordi, che mostrano predisposizione
estrema per acquisire linguaggio dei segni
TEORIE CONNESSIONISTE
Enfasi sul carattere associativo del linguaggio:
- Se ci viene presentata una parola si attivano nella nostra mente altre parole ad esse collegate
➢ Influenze inconsce affioranti dall’Es
➢ Co-occorrenze statistiche nel linguaggio
- Questa natura associativa indica che devono esistere dei legami neurali più forti di altri tra i vari concetti
Una terza categoria di afasia che è quella di conduzione, che deriva dalla lesione delle vie che connettono area di
Broca e di Wernicke:
- Sebbene non siano deficit alla produzione o comprensione, c’è incapacità di fornire risposte appropriate alla
comunicazione uditiva, per via dell’interruzione fra le due strutture
Queste lesioni sono a carico, nella maggioranza dei casi, nell’emisfero sinistro.
49
GLI STUDI SPLIT-BRAIN
Identificazione degli oggetti senza ausilio della vista. Oggetti manipolati con la mano destra erano nominati senza
difficoltà. Usando la mano sinistra, i pazienti erano al massimo in grado di fornire una descrizione rudimentale dello
stimolo.
Una conferma di questi risultati è stata ottenuta usando metodi di presentazione tachistoscopica.
Ci sono delle forme che sembrano non essere lateralizzate e essere a carico dell’emisfero destro:
- La colorazione emotiva del linguaggio
- Il parlato rudimentale
Ad oggi si sa che problemi come afasie, possono provenire da regioni più ampie. Queste vengono anche confermate
anche da studi PET che dimostra come il linguaggio coinvolge regioni corticali più ampie rispetto alle aree linguistiche
classiche!
Possiamo trovare deficit analoghi di afasia, per i soggetti sordi, che hanno problemi nel linguaggio dei segni.
Quindi queste aree si specializzano per la trasmissione dei simboli, indipendentemente da come questi simboli
vengono espressi: tramite linguaggio/tramite linguaggio dei segni.
50