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Seconda guerra mondiale

La Germania vuole conquistare il suo “spazio vitale” e annettere alla Germania tutti quei
territori un tempo ad essa appartenenti e quelli per lo più abitati da tedeschi. Mette subito in
discussione gli accordi di Versailles prima abbandonando l’SDN e poi dando avvio al riarmo della
Germania. Dal canto suo, Mussolini diffida di questo progetto ma si fa forte dell’alleanza firmata
nel 1936 con Hitler (Asse Roma_Berlino) e sa di non avere nulla da temere. La Germania è pronta
a costituire il III Reich.

Per prima cosa si muove alla conquista dell’Austria e immediatamente incontra ostacoli da parte
di Dolfuss, primo ministro, che cerca di ostacolarlo. Nonostante ciò Hitler sa di potere
concretamente contare sul sostegno, interno all’Austria, del Partito nazista austriaco grazie al
quale, nel 1938, mette in atto un colpo di Stato e riesce nel suo intento: l’Austria diventa territorio
tedesco.

L’aspetto tragico della situazione è che tutto ciò avviene davanti alla indifferenza di Inghilterra e
Francia, incapaci di affrontare un altro scontro mondiale e certe che non ci sia realmente nulla da
temere. Ma non è così. Questa inerzia spinge Hitler ad attuare il suo secondo obiettivo: annettere
la regione dei Sudeti, un territorio montuoso al confine tra la Cecoslovacchia e la Germania,
abitato per lo più da tedeschi. Per evitare lo scontro armato, Mussolini invita Inghilterra e Francia
a discutere di quanto sta accadendo. Le due potenze accettano così, nel 1938 a Monaco,
Francia, Inghilterra, Italia e Germania si incontrano e decidono, di comune accordo, di concedere
a Hitler l’annessione dei Sudeti . Tale incontro conferma a Hitler la sua superiorità e lo convince di
potere continuare il suo progetto indisturbato. Continua a muoversi conquistando, contro quando
deciso a Monaco, sia la Boemia che la Moravia. Sulla scorta degli esiti positivi delle campagne
tedesche, Mussolini dal canto suo decide di muoversi alla conquista dell’Albania. Riesce a
mettere in fuga il sovrano e alla fine a conquistarla. Hitler sta lavorando al terzo obiettivo, quello
più arduo: conquistare la Polonia. Sa che i territori polacchi sono anche parte del progetto
espansionistico della Russia così gioca d’astuzia. Invita la Russia a discutere su una possibile
alleanza in vista della conquista della Polonia. Nell’agosto del 1939 a Mosca viene firmato il Patto
Molotov-Ribbentrop, i nomi dei due ministri degli esteri dei rispettivi Paesi. Un patto di non
aggressione. Dal canto suo la Russia di Stalin voleva assicurarsi di dirottare l’attenzione
espansionistica di Hitler verso ovest, voleva concedersi il tempo di riorganizzare l’armata Rossa.
In sintesi il patto prevedeva una aggressione congiunta alla Polonia e, al termine, una spartizione
della stessa tra le due parti: quella orientale alla Russia e quella occidentale alla Germania. Venute
a conoscenza di questo arduo piano, l’Inghilterra e la Francia inviano a Hitler un ultimatum. Hitler
incurante di questo avvertimento sfida i due Paesi procedendo imperterrito sui suoi piani e
muovendosi alla conquista di Danzica, utile per la sua posizione strategica sulla costa baltica
della Polonia finché, il 1° settembre 1939, contemporaneamente alla Russia, sferra un attacco alla
Polonia. La Polonia si oppone e si difende con tutte le sue forze ma alla fine cade sotto i colpi dei
nemici e viene immediatamente smembrata come già stabilito. Adesso Francia e Inghilterra sono
dichiaratamente in guerra ma il loro sostegno militare alla Polonia non sortisce gli effetti sperati.
L’avanzata della Russia continua alla conquista della Finlandia, e quella della Germania alla
conquista della Danimarca e della Norvegia, utili per i loro rinomati giacimenti di ferro. Fatto
questo, il bersaglio di Hitler diventa la Francia. Il Paese si prepara all’attacco col supporto militare
dell’Inghilterra di Churchill. I due Paesi sono sicuri che Hitler entrarà in Francia con le stesse
modalità adottate durante la prima guerra mondiale, attraverso il Belgio, da Nord. Per cui
preparano una linea difensiva lungo quei territori tralasciando invece la difesa delle foreste delle
Ardenne, ritenute da sempre un territorio impervio e per questo difficilmente percorribile. Francesi
e inglesi sono tutti schierati al confine col Belgio. Ma ecco la sorpresa: Hitler arriva alle loro spalle,
entrando dalla foresta delle Ardenne e riescono ad entrare vittoriosi a Parigi. La Francia viene così
divisa in due parti: a Nord viene posizionato un esercito tedesco permanente a supervisionare la
zona; a Sud viene costituita la Repubblica di Vichj che Hitler lascia nelle mani del neo ministro
Petain. Il generale francese De Gaulle scappa frettolosamente a Londra, dopo la sconfitta,
attraverso Danquerque e da lì comincia a sostenere e organizzare in segreto la resistenza francese
(1940). Alla luce dei nuovi fatti, Churchill si premura a rompere l’alleanza con la Francia, temendo
che, ormai nelle mani dei tedeschi, questa potesse muoversi contro di lui. La vittoria tedesca sulla
Francia apre a Hitler la porta al quel sentimento di vendetta accumulato per anni a causa delle
umiliazioni cocenti subite dalla Francia nel primo dopoguerra. Dopo avere avuto la notizia
dell’avvenuta conquista della Francia, Mussolini gongolante annuncia la vittoria agli italiani e li
mette al corrente che le ostilità sono aperte. E’ convinto di ricevere un cospicuo bottino di guerra
ma invece viene accontentato solo con l’accordo di una fascia esigua di territorio lungo le Alpi.
Adesso, per Hitler, è il momento di conquistare l’Inghilterra. A conoscenza di questo piano
imminente, Churchill allontana dall’Inghilterra donne e bambini e riarma il suo esercito con nuovi
aerei e navi da guerra. Molte sono le donne inglesi che decidono invece di restare e di impugnare
le armi. Entrano in uso anche i radar che giocheranno un ruolo molto importante in questo
scontro. Goering coordina l’attacco facendo partire aerei e navi dai porti francesi. Dall’america
giungono in Inghilterra aiuti economici e militari. Gli attacchi sono lunghi e continui, estenuanti,
puntati soprattutto su Londra e le città importanti. In mare gli U-boat tedeschi affondano molte
navi inglesi.

Siamo arrivati al 1941. Londra non si piega. Riesce , seppur stremata, a tenere testa agli attacchi
tedeschi. Intanto Hitler, davanti a questo stato di cose, temendo un imminente intervento degli
Stati Uniti, decide di cominciare a mettere in moto l’obiettivo di muoversi alla conquista dell’ Est.
Un momento di stallo Hitler è costretto a subirlo a causa del fatto che l’Italia, forte delle vittorie
dell’alleato, decide di muoversi alla conquista dei territori inglesi del nord Africa (Somalia ed
Egitto) e poi della Grecia. Nessuno di questi tentativi andrà a buon fine se non dopo l’intervento
dell’esercito tedesco comandato da Rommel. Per questa ragione, infatti, i territori conquistati
vengono spartiti tra i due alleati. E’ necessario ricordare anche che, in questo caso, le vittorie di
Germania e Italia furono aiutate dal sostegno di Ungheria, Romania e Bulgaria. La Jugoslavia è
un’altra vittoria da prescrivere insieme alle altre.

E’ il 22 giugno 1941 quando Hitler invade la Russia (operazione Barbarossa) e lo fa giocando sul
fattore sorpresa. Stalin era stato più volte messo in guardia su una possibile aggressione da parte
del suo alleato ma non aveva mai voluto credere che ciò potesse realmente avverarsi e non smise
mai, così, di supportare la Germania con petrolio e nichel. L’attacco alla Russia avviene su 3
fronti: a Nord verso Leningrado, al centro verso Mosca e a sud verso Kiev. Il fattore sorpresa
regala alla Germania una serie di vittorie: Bielorussia, Crimea del Nord, Ucraina. La fortuna però
cambia con l’arrivo dell’inverno, con la risolutezza di Stalin e la tenacia della resistenza russa. Il
generale russo Zuchov richiama a sé l’esercito siberiano preparato a combattere sulla neve e con
condizioni climatiche assurde. Quell’anno si toccarono -40°. Poi Stalin , dal canto suo, invita il suo
popolo ad attuare la tattica della “terra bruciata” già utilizzato un tempo contro Napoleone: man
mano che i tedeschi avanzavano, i contadini russi lasciavano i loro terreritori e ne bruciavano ogni
cosa in modo da evitare che i tedeschi potessero trovare qualcosa con cui sopravvivere. Anche la
resistenza russa entra in gioco sabotando lo spostamento dei soldati tedeschi che avrebbero
dovuto raggiungere i loro compagni per portare loro cibo e altro. Ma, infine, sono proprio i soldati
siberiani che riescono a sferrare ai tedeschi l’attacco finale, più duro, partendo da Mosca e da
Leningrado e colpendoli di sorpresa. Il 5 dicembre 1941 i tedeschi soccombono; molti vengono
catturati e molti altri deportati in Siberia. Mosca è salva. Hitler è furioso e non vuole accettare la
sconfitta. Destituisce i suoi generali, ormai non si fida più di nessuno, e gestisce da solo le
operazioni militari. Si continua alla volta di Stalingrado. Lo scontro tra l’Armata Rossa e l’esercito
tedesco, supportato da rumeni e ungheresi, inizia nell’estate del 1942 e termina nel febbraio del
1943. Con la famosa “operazione blu” i tedeschi si muovono alla conquista dei bacini del Volga e
del Don per poi puntare sui pozzi petroliferi del Caucaso. Arrivano in aiuto anche gli italiani. Sulle
prime sono i tedeschi ad avere la meglio, Stalin non riesce a trovare un modo per arrestarli. Solo
nel gennaio del 1943, inizio dell’ultima fase dello scontro, Stalin approfitta della precarietà delle
condizioni dell’esercito tedesco, del freddo, della stanchezza e della debolezza fisica dei soldati
tedeschi, chiama a rapporto tutti i suoi soldati e a sorpresa sferra un attacco all’esercito tedesco.
Il Furer comanda ai suoi soldati di continuare a combattere. Sono aperti 2 fronti: Mosca e
Stalingrado. Si muovono americani e inglesi a portare aiuto ai russi.

I momenti cruciali dello scontro vanno dal 10 gennaio al 2 febbraio 1943, giorno in cui la 6°
armata tedesca si arrende.

Un altro fronte di combattimento era aperto in Africa, dove gli italo-tedeschi mettono in pericolo
l’esercito britannico raggiungendo El-Alamein. IL generale Montgomery però si difende riuscendo
a sfondare le linee italo-tedesche. Rommel è in difficoltà per la superiorità numerica dei nemici e
si ritira. La sconfitta di Stalingrado, quella a El-Alamein e quella nelle isole Midway determinano
un cambio di rotta. Adesso sono i russi e gli anglo-americani a vincere.

In Italia il regime fascista crolla nel 1943, Mussolini viene arrestato e Badoglio forma un nuovo
governo e firma una alleanza segreta con gli anglo-americani. L’ufficializzazione dell’alleanza
italiana con gli anglo-americani definisce la fine dell’esercito italiano che fu lasciato senza ordini e
senza notizie su ciò che stava accadendo. L’esercito italiano venne massacrato dai tedeschi e
molti furono deportati o catturati.

Mussolini viene liberato dai tedeschi, che mettono in fuga Badoglio e il re, e fonda la Repubblica
di Salò. Inizia il periodo della Resistenza italiana. Al nord resistevano i nazi-fascisti. L’Italia era
divisa in due. Gli anglo-americani sbarcano a Salerno e risalgono la penisola italiana liberando
Roma nel 1944. Poi Firenze. Fu la Resistenza ad aiutare gli anglo-americani a mandare avanti la
liberazione dell’Italia, che fu lenta e violenta.

La fine dell’esercito tedesco è segnata dallo sbarco in Normandia del 1944 per opera degli anglo
americani, Roosvelt sa che in questo modo i tedeschi non avranno scampo. I tedeschi sono
chiusi in una morsa, Eisenhower dispiega un numero impressionante di soldati. De Gaulle sbarca
in Provenza e riesce ad entrare a Parigi. Francia e Belgio sono liberati a settembre del 1944. La
Russia, muovendosi verso la Germania, riesce a liberare tutte le terre precedentemente
conquistate dai tedeschi. La Germania è spacciata. Il 7 marzo 1945 gli alleati passano il Reno fino
alla Germania e, contestualmente, sul fronte italiano, continuano la liberazione delle zone
occupate dai tedeschi i fino ad arrivare alla Repubblica di Salò e decretarne la fine. Mussolini
viene catturato e fucilato. Russi e Americani sono entrati a Berlino , Hitler si uccide e il 7 maggio
del 1945 la Germania si arrende.

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