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Didattica della lingua italiana

Annarita Miglietta
Lezione 10 marzo 2020
Competenza linguistica
• L’insieme delle conoscenze (fonologiche, lessicali, morfologiche,
sintattiche, testuali) relative alle varietà della lingua (o del dialetto)
possedute, anche inconsapevolmente, dal parlante.
La competenza comunicativa
• Capacità del parlante di:
1) utilizzare in modo appropriato la sua competenza linguistica,
tenendo conto della correttezza grammaticale dei suoi enunciati e
di tutti gli elementi della situazione comunicativa (interlocutori,
argomenti,…)

2) Utilizzare in modo appropriato i canali non linguistici a


disposizione: gesti, sguardo, posture…..
Quadro comune di riferimento europeo
(QCER)
• È un sistema che attraverso alcuni parametri individuati dal Consiglio
d’Europa certifica le competenze linguistiche, che sono distinte in sei
livelli:

Da: http://www.memorbalia.it/descrittori/dalframeworkeuropeo.pdf
Modello della competenza comunicativo articolato in livelli (da
Balboni, Fare educazione linguistica, Utet, 2018: 10)
• Balboni rappresenta e commenta in un diagramma i sei livelli del
QCER:
• Nel diagramma le due facce della piramide, quelle esterne,
corrispondono rispettivamente a:
1. Saper fare lingua, cioè a sapere ascoltare, leggere, scrivere, parlare
2. Saper fare con la lingua, ossia a sapere comunicare in situazioni
comunicative differenti, rispettando e osservando le norme socio-
culturali condivise
Le altre facce nascoste della piramide, invece, «non si vedono perché
costituiscono la dimensione mentale, le competenze» (Balboni 2018:
10)
Curriculo di didattica della lingua italiana
• Come in ogni curriculo di didattica della lingua, anche per quello di
lingua italiana è necessario:
• innanzi tutto, abbandonare la vecchia didattica degli anni ‘60 del
secolo scorso che vedeva l’insegnane ex-cathedra, al centro del
percorso formativo.
• proporre Unità di Acquisizione (UA) che prevedono al centro del
percorso formativo lo studente.
L’Unità di Acquisizione
• La scelta dell’Unità di Acquisizione nasce, come dichiara Balboni (2018: 14-
15) da due considerazioni:
• Neurolinguistica, che si basa su due principi:
1. Bimodalità: l’apprendimento della lingua non è relegato all’emisfero
sinistro del cervello (quello proprio delle attività razionali, logiche), ma
anche a quello destro (delle percezioni globali, simultanee)
2. Direzionalità: le informazioni del cervello procedono dall’emisfero destro
verso l’emisfero sinistro, dalla globalità all’analiticità, dalla simultaneità
alla sequenzialità
• Psicologica, basata sulla psicologia della Gestalt (dal tedesco ‘forma’ ), una
corrente di pensiero nata in Germania alla fine dell’ Ottocento, secondo la
quale la percezione viene descritta in tre fasi: GLOBALITA’- ANALISI –
SINTESI.
GESTALT
• GLOBALITA’: si ipotizza che ci sia una percezione globale dell’ evento comunicativo, quindi viene
coinvolto l’ emisfero destro del cervello, che attiva alcune strategie che permettono di fare
ipotesi, in base alle nostre conoscenze, su quello che avverrà durante la comunicazione, di
formulare ipotesi sulla grammatica, sempre in base alle nostre conoscenze.

• ANALISI: è il secondo stadio. Dalla percezione globale si passa a quella analitica attraverso una
serie di sequenze analisi- sintesi- riflessione sugli atti comunicativi e sulla grammatica coinvolta,
nonché su altri tipi di linguaggi non verbali come per esempio i gesti, la mimica facciale, ecc.

• SINTESI: durante quest’ultima fase l’apprendimento si deve tradurre in acquisizione, quello che si
è appreso deve sedimentarsi nella mente insieme alle conoscenze già in possesso.
L’italiano in aula: tra apprendimento collaborativo e cooperativo

• L’UNESCO ha fornito questa definizione:


«L’apprendimento collaborativo è un processo attraverso il quale i discenti
(con vari tipi di performance) lavorano insieme in piccoli gruppi con un
obiettivo comune. Si tratta di un approccio centrato sullo studente derivato
da teorie dell’apprendimento sociale, nonché mutuato dal punto di vista
socio-costruttivista sull’apprendimento.
L’apprendimento collaborativo è una forma di relazione tra gli studenti che
favorisce la positiva interdipendenza, la responsabilità individuale e le
capacità relazionali.» Distinguendo così dall’apprendimento cooperativo che
invece, spesso viene scambiato come sinonimo di collaborativo. Ma «il
lavoro cooperativo di solito comporta una divisione del lavoro tra i membri
del team, mentre il lavoro collaborativo vuole che tutti i membri del team
affrontino il compito insieme in uno sforzo coordinato.»
La glottodidattica ludica
• Purtroppo, come osservano Caon e Rutka, spesso in classe “si attribuisce al gioco soltanto una
funzione riempitiva; esso rappresenta un intervallo tra un'attività e un'altra, utile per conseguire
un recupero di energie e di motivazione prima di tornare all'impegno dello studio più serio quanto
più legato al concetto di fatica, di costrizione” (Caon e Rutka, 2004: 22)1

• La didattica moderna sta cercando di rivalutare il gioco quale esperienza non di evasione,
ma di supporto e d’integrazione nei processi di apprendimento motivanti. La didattica
ludica prevede ludicità e gioco. Il primo indica il contesto d’apprendimento sereno in cui
l’allievo, attraverso motivazione e sana competizione, in un clima di cooperazione tra
pari, acquisisce competenze linguistiche, mettendo in gioco le emozioni, la sfera affettiva,
le capacità cognitive e quelle relazionali. Il gioco, invece, è una tecnica didattica
attraverso la quale lo studente raggiunge gli obiettivi previsti dal percorso di educazione
linguistica.

1)Caon F., Rutka S., 2004, La lingua in gioco, Edizioni Guerra, Perugia
Rule of Forgetting (Krashen, 1983)
• Secondo la teoria del linguista statunitense Stephen Krashen, l'allievo,
mentre gioca, dimentica che sta studiando e, così, impara. L’allievo,
infatti, attratto e distratto dall’attività del gioco, in una situazione
rilassata e non ansiogena, dimentica l’impegno del compito
linguistico, e allo stesso tempo proprio mentre parla impara la
lingua.
• Nel suo libro Azione, gioco, lingua, Giovanni Freddi (1990), uno dei
fondatori della glottodidattica italiana e capostipite degli studi
sull’incontro tra gioco e didattica delle lingue, rileva nel gioco la
cooccorrenza di attività cognitive, linguistiche, sociali, motorie
psicomotorie ed emotive.
Dagli esercizi strutturati e di manipolazione
agli esercizi motivanti
• Si può passare, attraverso semplici elaborazioni, dagli esercizi che
erano alla base di una didattica ormai superata dagli studi di
glottodidattica degli anni Settanta del 1900, ad esercizi stimolanti
presentati sotto forma di giochi (battaglia navale, partita a tris,
Memory), gara di velocità, di simulazione (intervista), ecc.
• Un’ampia casistica, commentata, è presentata in Balboni 2018: 30-36.

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