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9920285000
XXIII/1-2
2020 MEDITERRANEO
ANTICO
ECONOMIE SOCIETÀ CULTURE
MEDITERRANEO ANTICO
www.edizioniesi.it
ISBN 978-88-495-4510-4
Redazione
S. Ferrucci · A. Filippini · M. Ghilardi · E. Incelli · L. Mastrobattista
L. Mecella (responsabile) · D. Morelli · D. Motta · P. Pellegrini · R. Sassu
Articoli, recensioni ed ogni altro lavoro da pubblicare devono essere inviati alla Redazione
nella forma definitiva via email (allegando il testo nei formati doc e pdf ).
L’autore riceverà una bozza di stampa per le correzioni.
Ciascun contributo ricevuto dalla rivista per la pubblicazione sarà preventivamente
sottoposto a una doppia procedura di “blind peer review”.
*
Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 10 del 10.5.1998
Direttore responsabile: Mario Mazza
Interventi
Davide Morelli, La guerra nell’antichità. La rinascita di un interesse scientifico 11
La Sicilia antica
Fabrizio Mollo, Relazioni commerciali e mobilità sociale tra Calabria e Sicilia (IV
sec. a.C.-II sec. d.C.) 29
Gioacchino Francesco La Torre, Tra Sicilia e Magna Grecia: il paesaggio ur-
bano in epoca ellenistica e tardo-repubblicana 69
Lorenzo Campagna, Trasformazioni dei paesaggi urbani in età augustea: Sicilia e
Italia meridionale a confronto 93
Antonino Pinzone, Dinamismo economico e culturale: la pastorizia in Sicilia tra
tarda repubblica e prima età imperiale 127
Rosalia Marino, Profili socio-culturali della Sicilia di I e II sec. 151
Francesco Arcaria, La Sicilia nel Codice Teodosiano 175
Elena Caliri, Frammenti di vita cittadina nella Sicilia di VI secolo 189
Polibio e l’Arcadia
Eduardo Federico, Polibio, Evandro, Pallante sul Palatino. Uno sguardo arcade
sull’Arcadia laziale 215
Maria Elena De Luna, L’Arcadia precedente a Polibio. Tracce di tradizioni cultu-
rali e affermazioni identitarie nelle Storie 235
Amedeo Visconti, Aristosseno a Mantinea 255
Sara Adamo, Polibio, Cineta e il ‘miraggio’ di una paideia pan-arcade. Ancora a
proposito di Polyb. IV 20-21 267
Saggi e studi
Fabrizio Gaetano, Polifunzionalità degli spazi sacri nelle Storie di Erodoto 329
8 SOMMARIO
Note critiche
Gabriele Cifani, La Roma dei re: su una recente mostra 535
Recensioni
Christian Körner, Die zyprischen Königtümer im Schatten der Großreiche des
Vorderen Orients. Studien zu den zyprischen Monarchien vom 8. bis zum 4. Jh. v.
Chr. (Edward Lipiński) 549
Ionel Ababi, Natan et la succession de David. Une étude synchronique de 2 Samuel
7 et 12, et 1 Rois 1 (Edward Lipiński) 552
Marie-Jeanne Roche, Inscriptions nabatéennes datées de la fin du IIe siècle avant
notre ère au milieu du IVe siècle (Edward Lipiński) 553
Andrea Ercolani - Paolo Xella (Eds.), Encyclopaedic Dictionary of Phoenician
Culture I. Historical Characters (Edward Lipiński) 555
Loren J. Samons II, Pericles and the Conquest of History: A Political Biography
(Gianfranco Mosconi) 557
Gabriella Vanotti, Ostracismi e metamorfosi costituzionali nell’Athenaion Poli-
teia aristotelica (Cristina Carabillò) 567
Paola Ceccarelli - Lutz Doering - Thorsten Fögen - Ingo Gildenhard
(Eds.), Letters and Communities. Studies in the Socio-political Dimensions of
Ancient Epistolography (Alice Bencivenni) 572
Friedrich Meins, Paradigmatische Geschichte: Wahrheit, Theorie und Methode in
den «Antiquitates Romanae» des Dionysios von Halikarnassos (Daniele Miano) 581
Attilio Mastrocinque, The Mysteries of Mithras. A Different Account (Daniele
Miano) 585
RECENSIONI 557
Loren J. Samons II, Pericles and the Conquest of History: A Political Biography, New York,
Cambridge University Press, 2016, pp. XVI + 329. ISBN: 978-1-107-52602-0. £ 77.
Nell’arco di quindici anni Pericle è stato oggetto di numerose biografie dovute a
specialisti: oltre a quella di Samons di cui qui ci occupiamo, si sono succedute le
4
Ibid., 100.
558 RECENSIONI
cidide, ed il più importante criterio di validità è «if Pericles is made to repeat these
ideas in Thucydides’ work» (224); si aggiungono alcuni casi in cui concetti periclei
appaiono ripresi in altri discorsi sempre all’interno dell’opera tucididea (225). La
conclusione è che «the ideas most likely to be “Periclean” primarily concern the
war» e le qualità degli Ateniesi in rapporto alla guerra (225): ma è chiaro, osser-
viamo, che questa è una conseguenza quasi inevitabile se si utilizza come sola fonte
l’opera di Tucidide (fonte importantissima, ma non certo l’unica disponibile), che è
appunto il racconto di una guerra.
Chiaramente, la scelta di scrivere una selettiva «Political Biography» è totalmente
lecita, anche perché è esplicitata fin dal titolo: ogni studioso è libero di delimitare il
proprio oggetto di studio come meglio crede. Tuttavia, nella biografia di Samons,
così centrata sullo strategos e sugli aspetti diplomatico-militari, mi sembra emergere
la tendenza a negare l’esistenza stessa di altri aspetti, estranei all’ambito della di-
mensione politica, della figura di Pericle. Così il cap. VIII (come detto, il solo a con-
siderare i rapporti di Pericle con il mondo intellettuale e con la cultura ateniese) è
in realtà dedicato a negare l’esistenza di rapporti di amicizia/collaborazione fra Pe-
ricle e molti dei sophoi che la tradizione ricorda collegati allo statista, o comunque
un qualche impatto di tali sophoi sull’operato e/o il pensiero dello statista (vengono
riprese le tesi espresse da P. Stadter, Pericles among the Intellectuals, ILS 16, 1991, 111-
124). Nel medesimo capitolo invece viene data molta importanza al rapporto fra
«Pericles and the people» (204-209): con l’intento di mostrare che Pericle fu un lea-
der in sintonia con la massa che guidava (su questo aspetto vd. infra).
In realtà, la scelta di privilegiare, nella trattazione biografica, l’aspetto costituito
dalla politica estera, si collega strettamente a quello che è l’elemento principale e
più innovativo della trattazione di Samons: l’affermazione che il tema centrale, l’i-
dea guida nell’azione politica di Pericle (almeno nell’ultimo periodo della sua vita)
non fu la difesa e l’esaltazione della democrazia o della libertà ateniesi (un concetto
ripetuto più volte: vd. infra), non fu il perseguimento del benessere materiale per il
demos attraverso l’impero, non fu neppure il vanto dei successi intellettuali e cultu-
rali, ma la volontà di dare ad Atene una potenza e una gloria senza pari nel mondo
greco e nell’intero mondo mediterraneo, e ciò anche a costo di immani perdite
umane e materiali (come dimostrerebbe la fiera disponibilità ad affrontare uno
scontro totale contro i Peloponnesiaci, nonostante le possibilità di un accomoda-
mento). Nella visione del Pericle tratteggiato da Samons ogni sofferenza, ogni pri-
vazione, ogni perdita, perfino la possibilità che Atene subisse, nella sconfitta, una
distruzione e una scomparsa definitiva, tutto era giustificato dal supremo obiettivo:
il raggiungimento, da parte di Atene, attraverso la potenza militare, di una gloria
immortale, che la ponesse ad un livello di fama superiore ad ogni altra entità del
mondo greco. In altre parole, il tema centrale della vicenda politica di Pericle fu
«the need to cement Athens’ place in history - to win power in the present and
glory in the future» (179): questa è «the Conquest of History» citata nel titolo. Nel
portare avanti questo progetto, perseguito con ostinata tenacia, Pericle in realtà non
fu isolato: egli veniva incontro ad una aspirazione altrettanto diffusa fra il demos ate-
RECENSIONI 561
niese. Una aspirazione tanto forte che (qui la tesi di Samons diviene estrema) i cit-
tadini ateniesi accettarono ogni sacrificio pur di perseguire la «conquista della Sto-
ria»: anche dopo la morte di Pericle, «[t]he citizens therefore continued to show a
willingness to make personal sacrifices to realize this vision of Athenian superiority,
just as Pericles has urged» (179; lo stesso concetto è ribadito altrove, ad es. 208-209).
Pericle seppe rendere gande Atene perché, oltre a sfruttare le circostanze storiche e
materiali favorevoli ad Atene (circostanze createsi all’indomani delle guerre per-
siane), ebbe «a deep understanding of the Athenians’ national character» (207) di cui
guidò la spinta già immanente (un aspetto cui è dedicato il cap. 1: vd. infra): il Peri-
cle di Tucidide è appunto «a supremely intelligent and visionary leader - a man in
the service of a great idea but nevertheless in tune with the populace he led» (208).
I primi due capitoli del volume, e in particolare il primo, sono appunto funzio-
nali a questa rappresentazione dello statista. Se Pericle e gli Ateniesi erano osses-
sionati dall’idea di dare ad Atene un posto di primo piano nella storia (il che rientra
nella generale «Greeks’ obsession with their own history […], especially their ob-
session with events that occurred in the generations before, during, and just after
the Trojan War»: 21), ciò è perché subivano il complesso di inferiorità derivante
dalla marginalità della loro polis nella tradizione leggendaria della Grecia (margina-
lità dimostrata, ad es., dal ruolo minimo di Atene nel ciclo troiano, e ancora, ad es.,
dal fatto che le imprese dell’eroe nazionale attico, Teseo, sono «remedial, attemp-
ting to raise Athens to a level with other grat, heroic-age states»: 22): esisteva, dun-
que, un «Athenians’ need to establish a special ancient history and heritage for
themselves» (ibid.). A questo elemento Samons aggiunge un secondo fattore di
lungo periodo per capire la figura di Pericle: la (innata?) tendenza espansionistica
degli Ateniesi («a long-standing tradition of aggression»: 17), evidente già nell’unifi-
cazione dell’Attica, poi nella conquista di Salamina, nell’espansione verso l’Elle-
sponto (11-17). La ‘valorizzazione’ del demos attuata dalla tirannide, le miniere d’ar-
gento, la costruzione di una grande flotta e le vicende delle guerre persiane (su cui
infine si sofferma il cap. 2), furono le spinte che condussero Atene finalmente alla
ribalta della storia. Ed appunto in questo contesto (fatto di sentimento d’inferiorità,
ambizione nazionalistica, occasioni offerte dalle circostanze) «Pericles offered […] a
vision of Athenian power and greatness that resonated very deeply with the Athe-
nian people» (8).
È una rappresentazione sicuramente fuori dagli schemi, e che, nello stesso
tempo, presenta tratti sorprendentemente attuali: l’ossessione di ‘rendere Atene
grande’ (attribuita a Pericle e alla massa degli Ateniesi da Samons) può ricordare il
«Make America great again» già usato da Ronald Reagan, con cui, nella campagna
presidenziale del 2016, Donald Trump ha mobilitato i suoi elettori, essi pure sensi-
bili a questo richiamo. Ovviamente, questa rappresentazione della politica di Peri-
cle è ampiamente argomentata da Samons; ma è valida? Una discussione approfon-
dita è impossibile nel breve spazio di una recensione; tuttavia è utile almeno fornire
qualche cenno sulle argomentazioni di Samons e qualche possibile obiezione ad
esse.
562 RECENSIONI
A conti fatti, Samons si fonda soprattutto su due elementi che, a parere di chi
scrive, possono avere maggior peso (altre argomentazioni hanno, nel ragionamento
di Samons, minore spazio, e in certi casi appaiono vere e proprie forzature: vd. in-
fra).
Il primo è la circostanza che la guerra del Peloponneso scoppiò per le provoca-
zioni ateniesi (e quindi riconducibili a Pericle) degli anni 435-431 a.C. (135-137) e per
il pervicace rifiuto di Pericle di fare la pur minima concessione ai Peloponnesiaci
(come si ricava dal primo discorso di Pericle in Tucidide, riportato integralmente e
discusso nel cap. VI, 139-148); come mostra la richiesta degli Spartani di allontanare
da Atene il ‘maledetto’ Pericle, gli Spartani stessi consideravano Pericle «the pri-
mary proponent of war in Athens» (149). Sicuramente, su un piano strettamente
fattuale la responsabilità di Pericle è «a very basic historical datum», come giusta-
mente rivendica Samons (150); ma le motivazioni di Pericle (del Pericle tucidideo)
sono quelle che vuole Samons? Nel ‘primo discorso’ di Pericle non c’è alcun appello
al ‘nazionalismo’ ateniese, a questioni di onore che costituiscano la vera motiva-
zione, o almeno la principale, per acconsentire alle richieste dei Peloponnesiaci. È
vero che in Thuc. I 140, 5-141, 1, Pericle insiste sull’esigenza che Atene e Peloponne-
siaci trattino apo tou isou, e quindi è vero che sono in gioco anche questioni di rango
fra poleis («issues of ranke», 147, sulla scorta di J.E. Lendon, Song of Wrath, New
York 2010, passim), ma nel contesto del passo tucidideo è evidente che, per Pericle,
il vero motivo per cui Atene deve mostrarsi pronta ad entrare in guerra anche
Ï
ı, non è una astratta questione di onore. Al contrario, il punto centrale del ra-
gionamento pericleo è che un minimo cedimento comunicherebbe l’impressione di
una arrendevolezza, di una paura (phobos) che, in seguito, spingerebbe i Pelopon-
nesiaci ad avanzare ulteriori, più impegnative, pretese: il che porrebbe gli Ateniesi
di nuovo nella necessità di scegliere se entrare in guerra o, ancora una volta, cedere.
Insomma, quel che dice Pericle è chiarissimo e fondato non su appelli al sentimento
d’onore, ma su una razionale analisi costi-benefici (lo stesso spirito con cui imposta
la strategia di abbandono della chora: Thuc. I 143, 5 e II 62, 3): se Atene cede ora, an-
che di fronte a richieste a prima vista poco impegnative, non evita la guerra, ma
semplicemente la rinvia di qualche mese o anno, e in condizioni che saranno meno
favorevoli (proprio per l’aver rinunciato a qualche posizione di vantaggio). Allo
stesso modo, il riferimento alla doulosis che incombe sugli Ateniesi se essi cede-
ranno alle pretese, per quanto minime, che vengono #Ù ¡Û (Thuc. I 141,
1) non rivela «an Athenian feeling of inferiority» (143) ma la lucida consapevolezza
che, di cedimento in cedimento, Atene rischia di trovarsi esposta al rischio di subire
un lento ma progressivo indebolimento della propria condizione di forza.
La fermezza di Pericle contro le richieste peloponnesiache non è dunque una
espressione di quell’«Athenian nationalism» citato fin nel titolo del cap. VII. Vi ve-
drei, piuttosto, la consapevolezza del fatto che i rapporti di forza interstatali sono
determinati anche dalla percezione della prontezza dell’avversario allo scontro: ba-
sti ricordare l’ovvio esempio di come Hitler sfruttò l’evidente riluttanza di Francia
e Regno Unito ad entrare in guerra per avanzare richieste sempre più impegnative,
RECENSIONI 563
fino a che, di fronte all’ennesima pretesa ormai inaccettabile, la guerra divenne una
scelta obbligata per quelle democrazie europee che si erano illuse di poterla evitare
con ripetute, piccole concessioni; e la guerra scoppiò con rapporti di forza peggiori
che se si fosse arrivati allo scontro qualche anno prima. Certo, osserva Samons, la
politica estera ateniese (cioè periclea) negli anni ’30 ha un carattere espansionistico
(Anfipoli; la spedizione nel mar Nero, il rinnovo di precedenti accordi in Occidente
con Reggio e Leontinoi) e, negli anni 435-431, attua mosse che potevano apparire e
furono percepite come provocatorie (l’alleanza con Corcira era palesemente una
violazione delle sfere d’influenza fissate dalla pace trentennale del 446; similmente,
le imposizioni a Potidea resecavano il legame tradizionale di una colonia con la ma-
drepatria; diverso il caso del decreto megarese, aggressivo nella sostanza, ma for-
malmente ineccepibile, visto che Atene poteva ben rivendicare una totale libertà nel
decidere come gestire i porti e i commerci all’interno della Lega). Ma questi dati di
fatto autorizzano a pensare che tali mosse furono dettate dall’idea che «Athens
should strive for superiority in Hellas» (134) per avere quel prestigio che assicurasse
il bene immateriale della «conquest of history»? Gli Ateniesi erano spinti all’espan-
sione da «ancient anxieties» (179) sullo scarso peso della loro città nell’età eroica e
in quella arcaica? È in gioco, insomma, quella che Samons definisce la «collective
psichology» (ibid.) degli Ateniesi? Certo, la psicologia collettiva esiste, ed è un fat-
tore storico che assolutamente va preso in considerazione, ma che richiede di es-
sere dimostrato con una molteplicità di fonti: quali fonti testimonierebbero il «fee-
ling of inferiority» di cui, come si è detto, parla Samons? Il Vecchio Oligarca, ad es.,
considera come elemento centrale nella psicologia collettiva del demos ateniese solo
la ricerca del profitto individuale, senza alcuna cura per valori morali come onore
o kalon (vd. ad es. 1, 3; 1, 10; 1, 13; 2, 8): è qualcosa di ben diverso da «ancient anxie-
ties» sul rango di Atene! Nelle commedie di Aristofane, cioè in un testo che, es-
sendo rivolto al grande pubblico, potrebbe essere rivelatore della psicologia collet-
tiva, non si trovano segni di quei sentimenti che Samons vede diffusi ad Atene (anzi!
vd. ad es. Ach. 636 ss.).
Tucidide, così attento nel proprio racconto ai fattori psicologici (vd. il phobos dei
Lacedemonii di fronte alla crescita della potenza ateniese in I 23, 6; vd. lo sdegno e
l’orge degli Ateniesi, e degli Acarnesi in particolare, quando i Peloponnesiaci sac-
cheggiano i loro campi in II 21, 2-3), riconduce le scelte ateniesi degli anni 435-431
a.C. a motivazioni in primo luogo strategiche, nell’ottica di un mondo bipolare: al-
learsi con Corcira significava evitare che la sua flotta possa invece affiancare quella
del nemico, e quindi conservare la talassocrazia (Thuc. I 33, 1-2; nel discorso degli
ambasciatori corciresi ad Atene gli aspetti ‘morali’ e di ‘prestigio’ sono menzionati
per primi, come vuole la ‘buona educazione’, ma vengono presto messi da parte di
fronte agli aspetti materiali); in seguito, le iniziative contro Potidea e Megara già
rientrano nell’esigenza di rinsaldare la posizione ateniese in due settori strategici
prima dello scontro con i Peloponnesiaci e in particolare con i Corinzi (scontro sen-
tito come inevitabile: così gli ambasciatori corciresi in Thuc. I 33, 3). La politica ate-
niese (periclea) degli anni ’30, insomma, non è mossa da una pulsione psicologica
564 RECENSIONI
collettiva ateniese alla supremazia di cui Pericle si fece interprete (pulsione di cui
Samons non fornisce altre prove se non i discorsi di Pericle stesso), ma si spiega per-
fettamente in una competizione bipolare entro uno spazio definito: ognuno dei due
contendenti, o almeno chi dei due teme una aggressione, espande la propria sfera
di influenza nel timore che ogni spazio lasciato libero possa finire in mano all’av-
versario. È questa, appunto, la «Thucydides’ trap» ormai centrale nella riflessione
geopolitica contemporanea (ne ha parlato Graham T. Allison nel suo saggio del
2017, Destined of War: Can America and China Escape Thucydides’ Trap?): sorprende
che non se ne tenga conto nel trattare gli eventi narrati da Tucidide.
Un secondo elemento cui Samons sembra dare molto peso nella sua rappresen-
tazione di Pericle è invece costituito dai tre discorsi di Pericle in Tucidide, in cui egli
vede emergere «increasingly» «the larger issue of Athenian predominance» (147), e
in particolare (167-171) dal terzo discorso di Pericle (Thuc. II 60-64). Ha ragione Sa-
mons quando definisce questo testo «a bald statement about power and the futu-
re’s recognition of Athens’ military greatness», in cui si coglie un «aggressive and
belligerent tone» (167); è vero che, nella conclusione del discorso (II 64, 3-6) c’è una
forte insistenza sull’onoma, sulla mneme, su to mellon kalon, che ad Atene deriveranno
dalla potenza acquisita; ed è altrettanto vero che, in questo medesimo passaggio
(64, 3), Pericle arriva a considerare anche la possibilità che Atene sia sconfitta (o, più
pudicamente, che subisca un arretramento: ¢
Ú Õ ) visto che
tutto è per natura soggetto a «diminuire» (
). Ma sulla base di questo
solo passaggio è lecito ricavare, come vuole appunto Samons (177), che «this hyper-
nationalist and belligerent oration paints the picture of a man willing to risk the de-
feat and destruction of his homeland on the chance that Athens might succeed and
thereby earn the admiration of would-be imperialists throughout history»? Davvero
il Pericle di Tucidide è un uomo «who sees Athens as an Achillean figure» (ibid.),
cioè come una città che, in nome della ricerca della gloria, è disposta a subire ogni
sofferenza e privazione, e finanche il proprio annientamento? Non credo. In primo
luogo, proprio nel passo più valorizzato da Samons, cioè Thuc. II 64, 3, Pericle parla
in realtà solo di Õ
ı
e di
: quel che Pericle ammette come una
possibile eventualità è un arretramento, una riduzione della potenza di Atene, non
una distruzione della città (anche la traduzione usata da Samons, di Richard Craw-
ley, traduce Õ
ı
con to yield: 169). Non c’è la contemplazione quasi visio-
naria del possibile tracollo di Atene in nome della gloria, ma la realistica ammis-
sione della possibilità di una (parziale) sconfitta, in un momento in cui la peste («l’u-
nica cosa che ha superato i nostri piani»: Thuc. II 64, 2) aveva effettivamente com-
promesso in parte la strategia di Pericle, fondata sulla superiorità ateniese in dispo-
nibilità finanziarie e risorse umane. È vero che, subito appresso, Pericle, dopo aver
menzionato la possibilità di una sconfitta (ma non della distruzione di Atene), insi-
ste sulla mneme che in eterno si conserverà della potenza ateniese (II 64, 39) oppure,
con variatio sul tema, sul fatto che aieimnestos sarà la lamprotes di cui gode Atene nel
presente e la doxa di cui comunque godrà nel futuro; ma questo si spiega perfetta-
mente nel contesto di un discorso che, in un’ora sicuramente difficile, prende in
RECENSIONI 565
nunciata sì in una casa privata, ma di fronte ad un pubblico (ci sono amici, ma an-
che
!Ô
: Plut. Per. 38, 3), e fu registrata appunto come una
affermazione esemplare (non credo si tratti di invenzione posteriore, e ne dubita an-
che Samons, 181). Ma soprattutto il duro verdetto di Samons dimentica che affer-
mazioni del genere Pericle le ha fatte durante tutta la sua carriera di stratego, e che
la sua azione strategica ha seguito il principio, contrario al senso comune, di limi-
tare al minimo possibile (possibile!) le perdite umane, anche a costo dell’onore e del
denaro pubblico (mi permetto di rinviare a un contributo di chi scrive, non citato
da Samons: Pericle, la guerra, la democrazia e il buon uso del corpo del cittadino, Medi-
terrAnt 17, 2014, 51-86).
Un’ultima annotazione sulla bibliografia (303-321). È molto ricca, ma spicca in
essa la quasi sistematica assenza di contributi in lingua italiana: evidentemente, or-
mai vale il nuovo adagio Italicum est: non legitur (poco meglio va alla letteratura
scientifica in lingua tedesca e francese: costante, p.es., è il rapporto, spesso pole-
mico, con la biografia periclea di Azoulay). È vero che il volume è concepito per-
ché sia fruito anche dal cultivated reader (vd. le sezioni introduttive-riassuntive che
aprono i capitoli, certi passaggi più divulgativi o l’appendice sul funzionamento
delle istituzioni ateniesi: 221-223), ma è evidente che il destinatario è soprattutto lo
specialista, al quale sono destinate le oltre settanta pagine di note (227-301) e le quasi
venti pagine di bibliografia con circa un migliaio di titoli.
Ovviamente, nella sterminata bibliografia che si accumula su temi centrali quali
Pericle e la democrazia ateniese è impossibile perseguire una qualche completezza;
ma è possibile almeno fare menzione di monografie importanti e comunque mo-
strare come l’antichistica non sia solo anglosassone (il che avrebbe giovato ad una
visione più sfumata del problema).1
Detto ciò, la lettura di questa biografia costituisce comunque uno stimolo note-
vole: il Pericle nazionalista ivi tratteggiato, se ha alcuni tratti eccessivi a parere di
chi scrive, rappresenta comunque un utile contrappeso ad una lettura idealizzata ed
eccessivamente modernizzante del personaggio. Dalla «political biography» di Sa-
mons si può dissentire per alcuni aspetti, ma ad essa non si può certo rimanere in-
1
Circa le possibili integrazioni bibliografiche da studiosi italiani mi limito a citare qualche caso,
solo a scopo di esemplificazione. Sull’ideologia politica di Pericle poteva essere utile menzionare i
vari contributi di Domenico Musti (con la valorizzazione di tutti gli elementi di dirompente novità
nell’ideologia democratica periclea: vd. Demokratía. Origini di un’idea, Roma-Bari 1994, partic. capp.
1 e 3) oppure gli studi, di orientamento opposto, di Luciano Canfora (entrambi gli studiosi sono
del tutto assenti in bibliografia); su tutto il II libro di Tucidide, compresi i due discorsi periclei in
esso presenti, è fondamentale il commento di Ugo Fantasia, Pisa 2003 (353-423 per il logos epitaphios
e 461-483 per il terzo discorso; sul logos epitaphios c’era anche il commento stilistico di Johannes Th.
Kakridis, München 1961); al giudizio dei posteri su Pericle in età antica, a partire dagli anni imme-
diatamente successivi alla morte dello statista, ha dedicato un intero volume Antonio Banfi (citato
supra). Infine, il carattere necessariamente informale della pace di Callia come spiegazione delle
incertezze della tradizione storica al riguardo è un’idea già espressa da Domenico Musti (Storia
greca, Roma-Bari 1992, 358).
RECENSIONI 567
Discussions
Davide Morelli, Ancient warfare. The rebirth of a scientific interest 11
Ancient Sicily
Fabrizio Mollo, Trade and social mobility between Calabria and Sicily (4th cen-
tury BC-2nd century AD) 29
Gioacchino Francesco La Torre, Between Sicily and Magna Graecia: urban
landscape in the Hellenistic and Late-Republican period 69
Lorenzo Campagna, Transformations of urban landscapes in the Augustan age:
Sicily and southern Italy in comparison 93
Antonino Pinzone, Economic and cultural dynamism: pastoralism in Sicily be-
tween late republic and early imperial age 127
Rosalia Marino, Socio-cultural features of Sicily in the 1st and 2nd century 151
Francesco Arcaria, Sicily in the Theodosian Code 175
Elena Caliri, Scraps of city life of Sicily in the 6th century 189
Essays
Fabrizio Gaetano, Polyfunctionality of sacred spaces in Herodotus’ Histories 329
Stefano Ferrucci, Is Athens burning? Traditions on the Persian Sack of Athens
between Herodotus and Thucydides 345
Andreas Morakis, Ducetius and the relations between Greek and Natives in Fifth
century BC Sicily 371
Manuela Mari, A tale of illusions. The Athenians and Amphipolis between 421
and 357 B.C. 425
Alister Filippini, ‘I didn’t know he had such a big nose!’. Notes on the ex-
cerptum de sententiis 57 from Peter the Patrician and the anecdotal sources of
Cassius Dio and Taccitus 455
Mariette de Vos Raaijmakers - Pierfrancesco Porena, Flavius Caecilius
Primus, administrator of the fundus Glebonianus (near Thabbora – Africa Pro-
consularis): agricultural investments and social rise in the Fourth century AD 487
Notes
Gabriele Cifani, The Rome of Kings: on a recent exhibition 535
Reviews
Christian Körner, Die zyprischen Königtümer im Schatten der Großreiche des
Vorderen Orients. Studien zu den zyprischen Monarchien vom 8. bis zum 4. Jh. v.
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7 et 12, et 1 Rois 1 (Edward Lipiński) 552
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notre ère au milieu du IVe siècle (Edward Lipiński) 553
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Culture I. Historical Characters (Edward Lipiński) 555
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Ancient Epistolography (Alice Bencivenni) 572
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den «Antiquitates Romanae» des Dionysios von Halikarnassos (Daniele Miano) 581
Attilio Mastrocinque, The Mysteries of Mithras. A Different Account (Daniele
Miano) 585
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9920285000
XXIII/1-2
2020 MEDITERRANEO
ANTICO
ECONOMIE SOCIETÀ CULTURE
MEDITERRANEO ANTICO
www.edizioniesi.it
ISBN 978-88-495-4510-4