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I.1.0 Geoscienze-Le Attività Petrolifere Di Esplorazione e P
I.1.0 Geoscienze-Le Attività Petrolifere Di Esplorazione e P
e produzione
petrolifera, per un più razionale sfruttamento dei giaci- dell’Impero Austro-Ungarico. In un primo tempo furo-
menti: regole concernenti soprattutto la conservazione no utilizzate chiatte che navigavano lungo il Volga e altri
delle risorse, le buone pratiche di sviluppo, il controllo fiumi russi; più tardi furono costruiti oleodotti e ferro-
della produzione. vie che raggiungevano le coste del Mar Nero.
Gli anni Trenta sono anni prolifici per l’industria La produzione russa salì da 34,5 milioni di barili nel
petrolifera statunitense. Uno degli eventi più significa- 1891 a 85 milioni nel 1901 (già nell’anno precedente,
tivi è la scoperta, all’inizio del decennio, dell’East Texas come si è visto, aveva superato la produzione statuni-
Field, il più grande campo del paese, con 6 miliardi di tense). I tre quarti circa della produzione venivano com-
barili. In quel periodo vengono inoltre sviluppate tec- mercializzati all’interno del paese.
nologie d’avanguardia (Anderson, 1984). Nel campo del- Nella regione caspica era già stata costituita la Rus-
l’esplorazione si consolidano le operazioni relative ai log sian General Oil Corporation. La Royal Dutch-Shell entra
elettrici, alla magnetometria e soprattutto alla sismica a nell’area di Baku nel 1911 e l’anno seguente acquisisce
riflessione; nel campo della perforazione entrano in uso la Rothschild.
i fucili da perforazione, i Blowout Preventer (BOP, dispo- Nel 1914 la produzione era di 65 milioni di barili,
sitivi per il controllo delle eruzioni), lo scalpello trico- ma nel 1920 precipitò a soli 25 milioni di barili, per varie
no, gli impianti di perforazione semisommergibili; nel cause sia tecniche (scarsa produttività, metodi di perfo-
campo del trasporto compaiono gli oleodotti in grado di razione non adeguati, lontananza dei campi dalle zone
trasportare simultaneamente fluidi diversi. Alcuni di que- di consumo) sia amministrative (tipo di concessioni); ma
sti miglioramenti furono brevettati dalle stesse compa- soprattutto influirono negativamente la partecipazione
gnie petrolifere; altri furono ideati dalle compagnie di alla Prima Guerra Mondiale e le vicende della rivolu-
servizio (contractors), allora in rapida crescita (alcune zione sovietica.
di esse sono tuttora attive, come Halliburton, Hughes, La nuova economia statalizzata si articolava nei ben
Schlumberger, Baroid, Dresser). Nelle pagine seguenti noti piani quinquennali. Il primo di essi (1928-32) pro-
forniremo un quadro generale dei primordi dell’indu- dusse una diffusa meccanizzazione che ebbe come con-
stria petrolifera utilizzando informazioni contenute in seguenza un sensibile aumento della domanda di idro-
un’opera di grande interesse (Owen, 1975). carburi, accentuando l’importanza dell’industria petro-
lifera e centralizzandone la struttura organizzativa, la
Russia finalità e gli investimenti. La ripresa delle perforazioni
La Russia è il paese che all’inizio del 20° secolo, e la riattivazione di vecchi campi consentono un recu-
seguendo modalità operative diverse, aveva superato gli pero produttivo (64 milioni di barili nel 1926 e 84,7 milio-
Stati Uniti per produzione di olio. ni di barili nel 1928), anche se le tecnologie applicate
Già nel 1847, una dozzina di anni prima dell’inizia- alla ricerca restano piuttosto rudimentali, fondate anco-
tiva di Drake, il governo russo aveva fatto perforare un ra su metodi geofisici di tipo gravimetrico e magnetico.
pozzo nell’Azerbaigian (da qualche tempo incorporato La sismica a rifrazione fu applicata per la prima volta
nell’impero zarista), nell’area di quello che sarebbe dive- nel 1929 in Cecenia, nell’area di Groznyj, mentre dal-
nuto, in seguito, il campo di Bibi Eybat, vicino a Baku; l’anno precedente era iniziato un uso intensivo delle pro-
ma soltanto nel 1871 fu ultimato un primo pozzo a olio. spezioni elettriche. Magneto-tellurica e correnti elettri-
Ciò avvenne in un contesto che concepiva l’industria che naturali furono largamente applicate per definire il
petrolifera come un’attività mineraria puramente estrat- basamento o formazioni con diversa resistività. I rilievi
tiva, esercitata in modo rudimentale tramite trincee e sismici a rifrazione veri e propri furono introdotti da
pozzi scavati a mano. Gamburtsev nel 1939, nella Repubblica dei Baschiri, per
Il primo vero impulso all’attività petrolifera nell’area definire alcune strutture superficiali.
di Baku venne dato da due svedesi immigrati nel 1875, Nel secondo piano quinquennale (1933-37) erano
Robert e Ludwig Nobel, fratelli dello scienziato che inventò migliorate le tecniche di perforazione, di estrazione e di
la dinamite e istituì il premio che porta il suo nome. Si raffinazione, ma persistevano condizioni limitanti quali
devono a loro le prime vere operazioni petrolifere: l’ac- la mancanza di acciaio per le infrastrutture e le attrez-
quisto, nel 1877, del campo di Balakhany e in seguito di zature obsolete che non permettevano prove di produ-
altri campi a olio, la costruzione della prima raffineria, zione su livelli profondi. Inoltre, l’esplorazione di nuove
del primo oleodotto, della prima nave-cisterna. Furono aree non era stata ancora avviata (nel 1932 la produzio-
anche i primi, nel 1885, ad assumere come consulente sta- ne annua, 156 milioni di barili, proveniva ancora in buona
bile un geologo, lo svedese Hjalmar Sjögren. parte dai giacimenti dell’Azerbaigian). In quegli anni il
Una seconda tappa importante fu l’ingresso nel set- contributo degli idrocarburi al quadro energetico sovie-
tore petrolifero della famiglia Rothschild, che nel 1892 tico era appena del 15%.
fondò la Société Caspienne et de la Mer Noire, con I piani quinquennali successivi coincisero con una cre-
lo scopo di rifornire di prodotti petroliferi i territori scita industriale e portarono comunque a un progressivo
nonostante un decennio di instabilità politica, a ben 193 Frank Holmes, un ingegnere minerario neozelandese,
milioni nel 1921. convinto delle potenzialità minerarie della regione, riu-
Il Venezuela ancora nel 1910 (anno in cui la produ- scì a firmare una serie di accordi relativi alle ricerche
zione fu di 500.000 barili) non era considerato una gran- petrolifere in Arabia Saudita, Kuwait e Bahrein. Con il
de provincia petrolifera, sebbene i grandi depositi di supporto finanziario della Standard Oil of California,
asfalto dell’Orinoco, noti da tempo, fossero stati ogget- l’odierna Chevron, vennero perforati i primi pozzi, otte-
to di diversi sopralluoghi da parte di geologi di stanza nendo risultati positivi nelle isole Bahrein nel biennio
nell’isola di Trinidad. Solo alla metà degli anni Venti, 1931-32. Nel 1935 apparvero i primi indizi di quella che
con le scoperte della Shell e l’intensa attività delle com- sarà la scoperta del campo saudita di Ghawar (1948), che
pagnie statunitensi (che controllavano oltre il 50% della collocherà definitivamente l’Arabia Saudita tra i paesi
produzione e tra le quali primeggiavano le eredi della detentori delle maggiori risorse petrolifere.
Standard Oil Company), le riserve aumentarono da 400
a 900 milioni di barili. Paesi emergenti e compagnie di Stato
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale e in quel-
Medio Oriente li immediatamente successivi si pervenne a un diverso
È curioso che il Medio Oriente, che contiene le mag- assetto degli equilibri petroliferi, in parte dovuto a una
giori riserve del pianeta, sia stato solo assai tardi, in serie di azioni dei governi dei paesi produttori nei con-
pieno secolo 20°, oggetto di attività industriali con risul- fronti delle compagnie al fine di ottenere rendite più ele-
tati apprezzabili. L’inizio della storia petrolifera medio- vate; in alcuni casi si arrivò a vere e proprie nazionaliz-
rientale può essere fissato nel 1901, quando il britanni- zazioni (Venezuela, 1948; Iran, 1951; Egitto, 1956; Indo-
co William Knox d’Arcy ottenne direttamente dallo Scià nesia, 1960). È questo il periodo in cui gli assetti produttivi
di Persia una concessione della durata di sessant’anni prendono la loro forma attuale, con produttori tradizio-
per esplorare un’area straordinariamente estesa. Dopo nali che rivendicano ruoli più impegnativi e produttori
alterne vicende, nel 1908 fu scoperto il giacimento di nuovi che emergono sulla scena internazionale. In realtà,
Masjed-e Soleyman. Il campo venne in seguito asse- in alcuni paesi già da tempo si erano manifestate avvi-
gnato in gestione all’Anglo-Persian Oil Company, con- saglie della rivendicazione di un maggior controllo sulle
trollata dal governo britannico. In seguito a studi geo- compagnie e sulla produzione: caso emblematico è quel-
logici e a una ripresa dell’esplorazione nel 1925 (appli- lo del Messico, in cui accenni di questa tendenza si erano
cando metodi geofisici, con ruolo importante della si- avvertiti già nella Costituzione del 1917 e dove si era
smica a rifrazione e riflessione), il campo si rivelò un proceduto alla nazionalizzazione nel 1938, con gravi
giant. Negli anni successivi l’attività esplorativa fu assai conseguenze per la Standard Oil e la Shell, e la nascita,
intensa e la produzione annua crebbe rapidamente (al nel 1940, della Petroleos Mexicanos (Pemex) che assun-
tempo della Seconda Guerra Mondiale aveva raggiunto se la proprietà delle risorse e la gestione di tutte le atti-
172 milioni di barili). vità petrolifere.
Nella regione mesopotamica, sostanzialmente coin- In Venezuela, dove pure da tempo si era deteriorato
cidente con l’attuale Iraq, che era parte dell’Impero Otto- il rapporto tra governo e compagnie a causa dell’aumento
mano, i Tedeschi avevano acquisito alcuni diritti mine- delle royalty, richiesto per le nuove concessioni, nel 1948
rari entrando in competizione con gli Inglesi. Nel 1912 venne promulgata una legge che imponeva una riparti-
si costituì un consorzio tra Deutsche Bank, Anglo-Per- zione dei profitti petroliferi tra governo e compagnie
sian Oil Company e Royal Dutch-Shell per ottenere una nella misura del 50%. Qualche concessione continuò a
concessione di sfruttamento delle risorse petrolifere; due essere assegnata, ma nel 1958 un ulteriore aumento dei
anni dopo nacque la Turkish Petroleum Company, che canoni riconobbe al governo una quota del 66-67%. Nel
nel 1929 avrebbe preso il nome di Iraq Petroleum Com- 1976 venne decretata la nazionalizzazione delle proprietà
pany. Dopo la Prima Guerra Mondiale la quota della delle compagnie straniere, che furono trasferite a società
Deutsche Bank venne rilevata dai Francesi. Nel 1927 fu venezuelane.
scoperto il giacimento di Kirkuk, che fin dall’inizio con- Più complesso è il quadro del Medio Oriente. Già nel
fermò il notevole potenziale petrolifero dell’area meso- 1932 la Persia aveva cancellato l’accordo con l’Anglo-
potamica. Un così interessante risultato ebbe come imme- Persian Oil Company, e nel 1951 il Primo Ministro Mos-
diata conseguenza una pressione di compagnie statuni- sadeq aveva nazionalizzato l’industria petrolifera costi-
tensi, desiderose di partecipare allo sfruttamento delle tuendo la National Iranian Oil Company. Tuttavia, biso-
risorse irachene. Nel 1928 un consorzio formato da tali gna arrivare agli anni Sessanta e alla costituzione
compagnie ottenne una quota del 23%. dell’OPEC (Organization of Petroleum Exporting Coun-
Nell’Arabia Saudita, negli altri paesi della penisola tries) perché la potenzialità negoziale dei paesi pro-
arabica e nelle isole del Golfo Persico le attività petroli- duttori arabi venga utilizzata appieno. L’OPEC, nata
fere procedono parallelamente. All’inizio degli anni Venti, per esercitare un controllo sui prezzi e per aumentare le
di riflessione e qualche iniziale ipotesi sulla migrazione Henry Hitchcock, delle fratture legate alle pieghe, cor-
degli idrocarburi. Vale la pena ricordare il geologo tede- relando la presenza dell’olio più a discontinuità struttu-
sco Hermann Wilhelm von Abich, che nel 1839 osser- rali della massa rocciosa che alla sola struttura anticli-
vava la stretta correlazione tra i vulcani di fango e i fuo- nalica. Un passo importante verso l’utilizzo operativo
chi legati alla fuoriuscita di idrocarburi gassosi, e il chi- della geologia fu fatto con la rappresentazione cartogra-
mico russo Dimitri Mendeleev, uno dei primi ad occuparsi fica delle formazioni geologiche. La carta (structure-
del Caucaso (1877), entrambi assertori della teoria inor- contour map) eseguita per conto del governo indiano da
ganica dell’origine del petrolio. Benjamin Smith Lyman nel 1870 rappresenta il primo
Anche nel Nordamerica, le osservazioni di alcuni stu- tentativo di cartografia geologica.
diosi e tecnici per lo più operanti nei servizi geologici Alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento gli sta-
nazionali, che avevano la possibilità di usufruire di una tunitensi conoscevano soltanto alcuni concetti essenzia-
mole di dati e di osservazioni preziose, hanno permes- li di geologia del petrolio: origine animale o vegetale
so di formulare le prime ipotesi sull’origine del petro- degli idrocarburi, generazione da rocce madri carbona-
lio, sulla migrazione, sui meccanismi di trappola, sul tiche o argillose, trasformazione per decomposizione o
concetto di anticlinale. Ricordiamo, tra i molti che meri- distillazione, coperture date da argille, migrazioni ver-
terebbero di essere citati, lo statunitense Samuel Prescott ticali e talora laterali, anticlinali accettate pressoché gene-
Hildreth, che nei suoi rapporti sui depositi bituminosi ralmente come meccanismo principale di accumulo. La
dell’Ohio (1836) fornì per primo una definizione cor- teoria dell’anticlinale venne ripresa da J.C. White negli
retta del concetto di anticlinale, Henry Darwin Rogers, anni 1883-89: considerato a torto il padre di detta teo-
del Servizio Geologico della Pennsylvania, che nelle sue ria, fu comunque il primo ad applicarla con successo alla
osservazioni (1858) associava l’origine dell’olio al car- ricerca del gas, che in quel periodo godeva di una note-
bone; e Thomas Sterry Hunt, chimico-geologo che si può vole richiesta commerciale.
considerare la prima autorità mondiale in campo petro- Nel periodo 1891-1910 i geologi europei avevano
lifero. Considerazioni di grande interesse provengono prestato attenzione più degli statunitensi agli aspetti rela-
anche da Alexander Murray, del Servizio Geologico Cana- tivi all’origine e alla migrazione del petrolio. Francesi,
dese, che considerava (1856) le sorgenti a olio di Ennis- Polacchi, Rumeni introdussero i loro significativi con-
killen, nell’Ontario, originate dagli scisti bituminosi, e tributi in un contesto fertile sul piano accademico. Nei
poneva nel contempo le basi per un adeguato sfrutta- lavori di Franz Posepny sulla Polonia, sulla Romania e
mento industriale dell’area. sull’area del Mar Caspio (1871) sono spiegati per la prima
volta i duomi salini come estrusioni di letti saliferi più
Gli anni della formazione profondi. Anche Hans Hofer nel 1876 ebbe il merito di
La geologia come scienza, negli anni immediata- portare negli ambienti europei le conoscenze degli sta-
mente successivi alla scoperta di Drake (seconda metà tunitensi e di permettere a studiosi di lingua tedesca di
del 19° secolo), ha portato solo contributi modesti all’in- reinterpretare l’area carpatica su basi petrolifere più
dustria petrolifera. moderne. Mentre in Germania, luogo ideale per lo stu-
Le prime prospezioni venivano effettuate in prossi- dio dei duomi salini e delle pieghe diapiriche, i contri-
mità delle aree dove vi erano manifestazioni di superfi- buti scientifici sul petrolio furono scarsi, per l’area caspi-
cie (seepages) o addirittura dove vi era già un’attività ca, sede petrolifera per eccellenza, sono degni di nota gli
estrattiva. Prospettori e perforatori con qualche modesta studi dello svedese Hjalmar Sjögren nel 1885. Primo
conoscenza in materia si spingevano nelle aree contigue, geologo a essere impiegato in una industria petrolifera,
peraltro adottando criteri poco rigorosi sul piano scien- Sjögren fu più propenso a enfatizzare l’allineamento
tifico. D’altronde in campo accademico l’impresa di strutturale nella distribuzione degli accumuli di idrocar-
Drake non era stata accolta con particolare entusiasmo. buri che non il meccanismo dell’ anticlinale.
I campi petroliferi e le manifestazioni di idrocarbu- D’altra parte, negli Stati Uniti un metodo molto pra-
ri in Europa erano già conosciuti attraverso la letteratu- tico di prospezione, oltre a quello dell’anticlinale, fu
ra, ma le relazioni geologiche di Rogers e Alexander quello del belt o di potenziali accumuli petroliferi distri-
Wintchell sulle rocce madri e sulle rocce-serbatoio (1860) buiti lungo fasce preferenziali: metodo alquanto rozzo,
cominciavano a fornire un quadro organico di cono- ma che comunque rispondeva a criteri geologici di trend
scenze. Negli stessi anni, Hunt, approfondendo la teoria omogenei da un punto di vista stratigrafico e struttura-
dell’anticlinale nell’accumulo degli idrocarburi, antici- le. Impostazioni di carattere più scientifico, particolar-
pava anche la possibilità di una migrazione laterale (1863). mente utili per la ricerca, si devono a John Franklin Carll
Lo studioso sviluppava inoltre un’ipotesi sull’origine in e a Edward Orton.
situ dell’olio presente nelle rocce carbonatiche. Lo sta- Carll, del Servizio Geologico della Pennsylvania, per
tunitense Ebenezer Baldwin Andrews nel 1861 formula- primo (1875-80) tentò di costruire un modello sedimen-
va il concetto, ripreso più tardi dal connazionale Charles tario complesso che teneva conto delle osservazioni di
Se negli anni Trenta esistevano già le grandi compa- possibile). Le informazioni ottenute con un rilievo di tipo
gnie e si stava sviluppando la tecnologia relativa all’e- tridimensionale costituiscono un volume che può esse-
splorazione (i log elettrici, la gravimetria, la magneto- re rappresentato sia in sezioni verticali, come nei rilievi
metria, i rilievi sismici), alla perforazione ed alla pro- tradizionali, sia in sezioni orizzontali (time slices) a un
duzione, negli anni successivi le campagne sismiche tempo prescelto, sia in sezioni verticali virtuali, che attra-
furono condotte in modo sistematico e intensivo; nel versano i pozzi presenti nell’area. A partire dalla metà
1952 un grande numero di squadre sismiche (8.000 squa- degli anni Ottanta, pioniera la Shell, si è andata diffon-
dre/mese) erano operative negli Stati Uniti. dendo nell’industria petrolifera la pratica di acquisire
A riprova della validità del metodo, una gran parte rilievi tridimensionali su grandi estensioni areali, soprat-
dei giacimenti statunitensi di grosse dimensioni (giant) tutto nei rilievi marini, all’inizio del ciclo esplorativo.
vennero scoperti entro il 1945 e l’89% entro il 1955, Per i progetti in acque profonde, attualmente tutte le com-
quando gli effetti della sismica si fecero sentire sul pagnie petrolifere iniziano la fase esplorativa con un rilie-
piano industriale. Soltanto nel 1953 furono immesse vo a tre dimensioni. I principali benefici ottenuti da que-
sul mercato apparecchiature a registrazione su nastro sta scelta operativa sono una migliore ricostruzione geo-
magnetico che permettevano di sommare più registra- metrica del sottosuolo e la possibilità di utilizzare il dato
zioni, consentendo l’utilizzo di sorgenti più deboli, men- sismico per predire la presenza di idrocarburi nel sotto-
tre al 1956 risale l’invenzione del metodo della coper- suolo. Ne derivano una migliore valutazione del poten-
tura multipla che consentiva di determinare la velocità ziale dell’area e, soprattutto, un accorciamento del ciclo
di propagazione delle onde sismiche. Con l’avvento petrolifero di esplorazione e produzione, perché lo stes-
commerciale della registrazione digitale nel 1963 si so rilievo sismico viene utilizzato sia per l’esplorazione
ebbe un grande sviluppo nell’acquisizione ed elabora- sia per lo sviluppo, con conseguente riduzione dei tempi
zione dei dati sismici, grazie soprattutto ad elaborato- e dei costi in caso di scoperta.
ri elettronici sempre più sofisticati in grado di analiz- Anche per quanto riguarda la probabilità di succes-
zare un notevole volume di dati. Si fa risalire al secon- so minerario, la scelta del rilievo tridimensionale si tra-
do dopoguerra (1946-57) lo straordinario sviluppo della duce in un miglior rapporto tra i pozzi mineralizzati e il
geologia del sottosuolo con un elevato numero di geo- totale dei pozzi perforati.
logi addetti al monitoraggio dei pozzi perforati, che for- Per un miglior uso della sismica tridimensionale sono
niscono una cospicua mole di informazioni relative alle state elaborate innovative metodologie di modellizza-
aree esplorate: si tratta di dati di tipo sedimentologico, zione geologica tridimensionale che permettono non sol-
palinologico, stratigrafico e petrofisico. Con il sup- tanto di ricostruire le caratteristiche attuali del bacino,
porto delle nuove informazioni molte aree ritenute matu- ma anche l’evoluzione petrolifera dello stesso. Si è ormai
re sono riprese in considerazione, evidenziandone a in grado di inserire tutte le osservazioni relative a faglie
volte le caratteristiche sedimentarie fino ad allora igno- e fratture a tutte le scale in modelli deterministici e pro-
rate, o addirittura si elaborano modelli geologici nuovi babilistici (i campi di frattura) che permettono raziona-
che rivalutano obiettivi più profondi e prima scono- li localizzazioni dei pozzi.
sciuti. A partire dagli anni Settanta ha inizio l’esplora- Infine, a valle di queste elaborazioni, si consolida
zione della piattaforma continentale e si assiste al trionfo l’utilizzo di nuove tecniche di interpretazione integra-
incontrastato della sismica. ta geologico-geofisica (gravimetria, magnetometria e
sismica) su volumi sismici tridimensionali che per-
Gli anni attuali mettono di ottenere una rapida definizione dei corpi
Negli ultimi decenni si sono susseguiti continui per- sedimentari di interesse sui quali effettuare analisi spe-
fezionamenti delle tecnologie correlate all’esplorazio- cifiche o addirittura un maggior dettaglio delle carat-
ne, dai log (acustici, sonici, radioattivi) alle tecniche di teristiche petrofisiche, nel caso si tratti di un serbatoio
registrazione durante la perforazione. L’elaborazione dei mineralizzato (giacimento). Queste tecnologie forni-
dati in pozzo, insieme allo sviluppo dell’informatica, ha scono al geologo una quantità di informazioni che devo-
permesso di fornire una grande quantità di informazio- no essere inserite in un modello interpretativo nel quale
ni; soprattutto la sismica, con l’introduzione delle tec- tutte le componenti del bacino possano trovare una loro
niche di rilievo tridimensionale, ha permesso l’acquisi- coerente spiegazione (processo di maturazione, espul-
zione di un volume di dati considerevole. Anche se il sione e migrazione degli idrocarburi) al fine di giun-
primo rilievo sismico tridimensionale è stato effettuato gere alla definizione delle trappole presenti e del pos-
circa 40 anni fa, è solo da una quindicina di anni che tale sibile caricamento dei fluidi attraverso vie preferenziali
tecnica è entrata nell’attività come strumento di uso comu- di migrazione. In altri termini, citando Wallace E. Pratt,
ne. Parallelamente si è andati incontro all’evoluzione si può affermare che «l’olio è nella mente degli uomi-
dell’informatica (software ed hardware per acquisire, ni» e la tecnologia è solo uno dei mezzi per scoprirlo
processare ed interpretare i dati nel modo più efficiente (Pratt, 1937, 1944).
1870-79
1880-89
1890-99
1900-09
1910-19
1920-29
1930-39
1940-49
1950-59
1960-69
1970-79
1980-89
1990-99
2000-03
1978 ai 35 del 1981; c) 1985: crollo dei prezzi, fino a 10 privilegiare gli investimenti di lungo termine piuttosto
dollari al barile, dovuto alla politica OPEC e all’aumento che i dividendi immediati, dipendeva, oltre che dal livel-
di produzione da parte dell’Arabia Saudita; d) 1991: lo dei prezzi, dal fatto che nei bacini maturi le scoperte
Guerra del Golfo, con un picco dei prezzi legato alle si rivelano di modesta entità e i costi relativamente ele-
incertezze derivanti dall’invasione del Kuwait; e) 1998: vati. D’altra parte la tecnologia registrava in questi anni
crisi economica del Sud-Est asiatico, con il prezzo del una rapida evoluzione.
barile che tocca i minimi storici (al di sotto dei 10 dol- Il ciclo si interrompe bruscamente nel 1986 a segui-
lari). Oltre ai prezzi, esistono altri fattori che testimo- to del cambio di strategia dei Sauditi e del crollo del
niano l’andamento ciclico dell’attività esplorativa: per prezzo del greggio che passa dai 26 ai 10 dollari al bari-
esempio, il numero di pozzi perforati, gli investimenti le. Anche se i paesi industrializzati erano avvantaggia-
effettuati o le scoperte compiute. È chiaro che a una bru- ti dalla riduzione dei prezzi, le compagnie petrolifere
sca diminuzione di prezzo si accompagna in genere un furono costrette a tagliare gli investimenti di esplora-
immediato contenimento delle spese esplorative e si tende zione prima e di sviluppo poi, con conseguenti forti ridu-
normalmente a privilegiare investimenti a breve termi- zioni di attività. In occasione del 12° Congresso Mon-
ne piuttosto che puntare su progetti a lunga scadenza. Si diale del Petrolio (tenuto a Houston, Texas, nel maggio
registrano tuttavia momenti durante i quali a oscillazio- 1987), di fronte all’aumento del prezzo del petrolio fino
ni di prezzo relativamente modeste corrispondono pic- a 18 dollari al barile, le compagnie s’interrogavano sui
chi di attività. Negli Stati Uniti uno di questi si è verifi- rischi connessi a un’interruzione delle attività esplora-
cato a metà anni Cinquanta, con oltre 8.000 pozzi esplo- tive così bruscamente penalizzate. Nel biennio succes-
rativi perforati durante il 1955-56 (Owen, 1975), seguito sivo si assisteva a un aumento del 26% degli investi-
da un declino regolare fino agli anni Settanta, quando menti nelle esplorazioni delle compagnie statunitensi e
comunque i pozzi perforati erano oltre i 3.000. Un pari del 18% e 19% rispettivamente di BP e Shell. Alla fine
aumento si stima per l’Unione Sovietica dal 1950 al 1958 degli anni Ottanta si arrivava a una ripresa delle attività
(i pozzi esplorativi crescono da 6.980 a 12.176). Nono- a livello di pozzi perforati e di acquisizioni di aree sul
stante il dato dei pozzi sovietici lasci qualche margine piano internazionale.
di dubbio, esso trova conferma nel trend di crescita che
ha portato la produzione dai 181 milioni di barili del Gli anni Novanta e le acque profonde
1947 a oltre 1 miliardo nel 1960. È comunque un dato Negli anni Novanta le compagnie si trovarono a bene-
di fatto che dal 1950 al 1965 si sviluppa un’intensa atti- ficiare di una serie di opportunità senza precedenti (fig. 3).
vità in ambito internazionale: un discreto numero di sco- Si verificò innanzitutto un’importante apertura di nuove
perte significative (giant) interessano l’Unione Sovieti- aree geografiche, in particolare nei nuovi paesi indi-
ca (nel bacino Volga-Ural, nel bacino precaspico e nel pendenti nati dalla disgregazione dell’Unione Sovietica
Caspio meridionale negli anni Cinquanta, mentre risal- (Azerbaigian, Kazakhstan, ecc.), che iniziavano ad attrar-
gono all’inizio degli anni Sessanta i campi della Siberia re numerosi investitori stranieri tra cui le compagnie
Occidentale e del Kazakhstan), il Medio Oriente e l’A- petrolifere. Le nuove repubbliche si dotarono di una serie
frica settentrionale. di strumenti legislativi e contrattuali moderni e resero
disponibili al mercato informazioni tecniche prima di
Anni 1970-1980 allora inaccessibili. La corsa al Mar Caspio vide coin-
Dopo la Guerra del Kippur e negli anni immediata- volte tutte le grandi compagnie, sia in Azerbaigian sia in
mente successivi si è delineata la tendenza a un’intensa Kazakhstan. È nel Caspio kazako che un consorzio for-
attività nella ricerca petrolifera. Le maggiori compagnie mato da Eni, Total, Shell, Exxon-Mobil, BG effettuava
petrolifere statunitensi rilanciavano gli investimenti rela- la scoperta più significativa di questi anni, con riserve
tivi all’upstream, destinati al mercato nazionale e inter- recuperabili fino a 13 miliardi di barili di olio. Nel Caspio
nazionale. In quegli anni, infatti, conclusa l’intensa esplo- non si sono conseguiti altri risultati di rilievo, eccezion
razione sulla terraferma, ci si indirizzava verso le acque fatta per il giacimento di Shakh Deniz con le sue note-
convenzionali (fino a 200 m di profondità), nonché nei voli riserve di gas (1999).
territori fino ad allora impraticabili dell’Alaska. La poli- L’attività in acque profonde (oltre i 200 m di profon-
tica delle maggiori compagnie petrolifere tendeva a svi- dità, in contrapposizione alla piattaforma continentale
luppare le riserve nazionali e a perseguire sul piano inter- caratterizzata da fondali fino a 200 m), che è la secon-
nazionale obiettivi molto ambiziosi in aree a rischio ele- da novità del periodo, aveva avuto in realtà un precedente
vato, ma a grande ritorno economico. Si aprirono alla nel Golfo del Messico, dove Exxon, Shell e Petrobras
ricerca nuove aree quali il Golfo del Messico, l’Artico, avevano da alcuni anni affinato tecnologie d’avanguar-
la Cordigliera delle Ande, il Mare del Nord, le Shetland, dia. Queste tecnologie vennero trasferite nelle acque
lo Yemen, la Nigeria e l’offshore della Cina. Questo ti- profonde dell’Africa occidentale (Angola, Congo, Nige-
po di strategia, dettata da un atteggiamento portato a ria e Guinea Equatoriale) e dell’Estremo Oriente (Brunei
ed Indonesia). L’approccio alle acque profonde impose in Angola: Girassol, Dalia, Hungo, Kuito, Kissanje, Lan-
alle compagnie petrolifere un’organizzazione in cui la dana, Plutonio, Mondo, Tomba, Lobito, tutti ubicati nel
sinergia di esperienze professionali diverse diventò un Lower Congo Basin. Le riserve complessivamente rin-
elemento di grande rilevanza. venute sono dell’ordine di 7 miliardi di barili. Anche
Nel tracciare un bilancio dei risultati ottenuti in questo nelle acque profonde nigeriane sono state fatte scoper-
periodo dall’industria petrolifera è importante sottolinea- te (Bonga, Agbami-Ekoli, Akpo, Bonga SW ed Erha)
re il concetto di ricostituzione delle riserve legate all’atti- nella prima fascia dell’offshore profondo, dove la ricer-
vità esplorativa. Nel triennio 1999-2001, secondo gli ana- ca petrolifera è giunta a un discreto grado di maturità.
listi della Deutsche Bank (DB, 2002a, b), solo il 32% delle Resta ancora da esplorare una fascia più esterna per la
riserve certificate dalle maggiori compagnie statunitensi quale si presume una potenzialità residua assai impor-
(circa 50 miliardi di boe) proveniva da nuove esplorazio- tante. Il resto dell’Africa occidentale è stato sede di ritro-
ni. Su scala mondiale, invece, si rileva che dal 1990 al 1994, vamenti sporadici, come in Guinea Equatoriale, dove è
le nuove scoperte rimpiazzavano il 62% dell’olio estratto, stato scoperto il giacimento di La Ceiba, o nelle acque
mentre dopo il 1995 questo rapporto scende al 53%. Anche profonde ed ultraprofonde congolesi (N’Kossa, Andro-
tra i paesi produttori non OPEC, solo Angola e Brasile rim- mede, Moho) dove i risultati ottenuti sono inferiori alle
piazzavano totalmente l’olio prodotto con nuove scoperte. aspettative ed hanno ridimensionato l’interesse iniziale
Questo quadro evidenzia quanto sia difficile sostituire le per l’area. Per non parlare dell’offshore profondo gabo-
riserve attraverso l’esplorazione; fa eccezione l’anno 2000, nese, finora senza risultati. Un certo numero di scoper-
quando le straordinarie scoperte nel Caspio ed in Iran hanno te riguarda anche il Sud-Est asiatico e l’offshore nord-
portato in pareggio il rapporto riserve scoperte e produ- occidentale dell’Australia.
zione. Va infine sottolineato il basso rateo di sostituzione Nel Golfo del Messico sono state registrate scoper-
in paesi produttori di grande rilievo, come Messico, Gran te interessanti con nuovi sviluppi, quali Mad Dog, Tri-
Bretagna, Oman e Colombia. dent, Thunder Horse e Great White; anche nelle acque
Nell’ambito delle acque profonde la ricerca in Afri- profonde del Golfo si intravedono ulteriori potenzialità,
ca occidentale è decollata agli inizi degli anni Novanta ma a fronte di investimenti elevati e di tecnologie d’a-
e si è concentrata in particolare nelle aree del Lower vanguardia.
Congo Basin ed in Nigeria. Tali bacini erano ritenuti aree In America Meridionale per l’olio spicca il Brasile
ad alta potenzialità mineraria in quanto gli analoghi di con le sue acque profonde (campo di Roncador), mentre
riferimento quali il bacino di Campos in Brasile ed il il gas sembra dominare in Bolivia e a Trinidad e Tobago.
Golfo del Messico avevano provato l’esistenza di play Per quanto riguarda l’Europa si registra invece la
(o tema di ricerca) legati alla presenza ed allo sviluppo scoperta di Ørmen Lange in Norvegia ed il campo di
di sistemi torbiditici in ambienti profondi. Buzzard nel settore britannico del Mare del Nord.
Tale assunzione nel corso degli anni è stata confer- Sul margine africano l’Egitto ha fornito interessanti
mata dalla scoperta di campi con riserve significative riserve di gas con la scoperta di diversi campi offshore,
tra i quali sono da menzionare Temsah, Sapphire, Scarab, soprattutto per il gas, anche se il numero dei pozzi esplo-
Saffron, Ha’py, Baltim, Darfeel e molti altri messi in evi- rativi si va riducendo. La migliore efficienza esplorati-
denza nell’ultimo decennio. va si manifesta con un netto incremento di riserve addi-
Sul margine atlantico, a occidente delle isole Shetland zionali per pozzo esplorativo perforato. I valori di 2,3
e Färøer, le aree considerate di alto potenziale non hanno milioni di boe per pozzo della fine degli anni Ottanta si
invece dato finora risultati significativi. Lo stesso dica- raddoppiano nel decennio successivo e nell’ambito ristret-
si dell’offshore profondo dell’Azerbaigian, dove sono to di alcune major oil companies raggiungono picchi
stati perforati diversi pozzi sterili e sono state compiute superiori ai 10 milioni.
solo scoperte di olio minori.
In sintesi, si può affermare che le acque profonde Lo shock petrolifero del 1998
hanno portato un contributo importante al reintegro delle e la riduzione dei costi
riserve di idrocarburi in quest’ultimo decennio. Secon- A proposito del ciclo degli anni Novanta non può esse-
do un recente studio («Petroleum Economist», 2004), le re dimenticato il crollo del prezzo del petrolio del 1998 e
scoperte complessive ammontano a 90 miliardi di boe e le conseguenze che questo fatto ha avuto sul contenimento
il potenziale ancora da scoprire è dell’ordine di 180 miliar- delle spese da parte delle compagnie petrolifere.
di di boe (per il 60% a olio). Durante il 1998 la coincidenza di diversi fattori (ritor-
Anche nell’esplorazione delle acque profonde il pro- no dell’Iraq sul mercato, aumento produttivo dell’Ara-
gresso tecnologico degli ultimi anni ha consentito, in un bia Saudita, rallentamento brusco della domanda asia-
primo tempo, di investire in modo più efficiente, in un tica) ha fatto scendere le quotazioni del petrolio sotto
secondo tempo, di esplorare remote aree di frontiera. la soglia dei 10 dollari al barile, valori che, in termi-
All’inizio del 21° sec. l’estrazione giunge a 2.000 m di ni reali, non si registravano dal 1972. È comprensibile
profondità e si programmano addirittura operazioni fino che prezzi così bassi abbiano imposto alle compagnie
a 3.000 metri. È chiaro che una tale sfida deve essere petrolifere di ripensare molti progetti nati in periodi
giustificata da ritrovamenti adeguati di fronte ai quali più favorevoli e di ridurre gli investimenti esplorati-
saranno necessarie risposte tecnologiche opportune. vi che, per definizione, hanno un ritorno economico
Un ultimo problema legato alle acque profonde è il differito negli anni.
ritrovamento di gas, che in mancanza di un mercato loca- Nonostante gli investimenti ridotti e il contenimen-
le diventa un sottoprodotto di difficile utilizzo. Il gas in to dei costi, riserve e produzione delle compagnie non
questi ultimi anni ha avuto un impiego crescente e le sco- solo non sono diminuite ma, al contrario, sono aumen-
perte di nuove riserve sono state di gran lunga superio- tate in maniera considerevole. Questo duplice risultato
ri alla produzione. Per utilizzare appieno anche questa è stato ottenuto diminuendo la percentuale di pozzi ste-
risorsa sono necessari miglioramenti tecnologici ed inve- rili (40% rispetto al 60% degli anni Ottanta) e aumen-
stimenti sui processi di liquefazione. tando il valore commerciale, ovvero le riserve, per sin-
Non si può concludere questa panoramica degli ulti- golo pozzo di successo, grazie alla tecnologia e ad un
mi anni del secolo scorso senza ricordare le altre sco- approccio strategico ben mirato. La tecnologia avanza-
perte nei play convenzionali, innanzitutto l’olio nel Saha- ta, infatti, a partire dagli anni Novanta ha consentito di
ra algerino, rivelatosi una ricca provincia petrolifera dove contenere i costi e di utilizzare sistematicamente sia la
esistono risorse ancora da scoprire; i rimanenti bacini sismica tridimensionale, che permette di ridurre il tempo
sedimentari algerini, in special modo quelli occidentali, tra scoperta e produzione, sia i miglioramenti tecnolo-
risultano tuttora sotto-esplorati. L’Algeria può pertanto gici relativi alla perforazione di pozzi esplorativi.
essere considerato uno Stato con un buon potenziale Per quanto riguarda i costi della ricerca petrolifera,
minerario per quanto concerne l’olio. Per il gas, lo sfor- fin dall’inizio degli anni Novanta si era delineata una ten-
zo esplorativo si è focalizzato nel Sud-Ovest del paese, denza al controllo e alla riduzione delle spese da parte
nei bacini di Ahnet Timimoun, dove il potenziale è tut- delle compagnie petrolifere, che sono riuscite ad allineare
tora da definire. Buoni, alla fine degli anni Novanta, sono il finding and development cost su valori di 4-5 dollari al
stati i risultati conseguiti in Iran, dove sono state realiz- barile alla fine del decennio. L’esempio della BP è signi-
zate significative scoperte di olio e dove buona parte ficativo: infatti, la società britannica ha deciso di perse-
delle riserve addizionali derivano dal campo di Azede- guire solo obiettivi ad alto potenziale economico, con il
gan. L’analisi degli anni Novanta mette comunque in evi- risultato di portare il finding and development cost dai
denza la grande concentrazione delle scoperte in pochi 6 dollari al barile del 1987-88 ai 4 del 1997-2000.
paesi, soprattutto nei bacini già conosciuti, per lo più in In conclusione si può affermare che lo shock petro-
Medio Oriente, oltre che nelle acque profonde angola- lifero di fine decennio è stato salutare sul piano dello
ne e brasiliane. snellimento organizzativo, della maggior efficienza e
All’inizio del nuovo millennio si è registrato inoltre della riduzione dei costi, fattori che ritroviamo ancor
un progressivo miglioramento del rateo di successo, oggi nelle performance del mondo petrolifero.
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Marocco, Gabon, Mar Nero e Mar Caspio) nelle quali ha eliminato il declino. Ricordiamo, tra gli altri, C.J.
finora sono stati affrontati i play superficiali delle sequen- Campbell (1997; 2000; 2001; 2002a, b; 2003), J.H.
ze sedimentarie. I trend futuri sono rappresentati dagli Laherrère (1998), R.C. Duncan e W. Youngquist (1998)
obiettivi profondi negli alti fondali, per esempio i temi e L.F. Ivanhoe (1997). Negli articoli di Campbell, il fon-
pre-saliferi, che sono a profondità di oltre 3000 m al di datore dell’Association for the Study of Peak Oil (ASPO),
sotto del fondo marino. Questa possibilità di intervento considerato il più famoso tra i seguaci di Hubbert, sono
naturalmente dipenderà dallo sviluppo della tecnologia contenuti alcuni motivi di discussione: anche se l’olio
e dal mercato degli impianti di perforazione. continuerà a dominare il mercato ancora per un lungo
In definitiva, si nota che nel lungo periodo le aree di periodo, il boom delle scoperte ha già avuto il suo epi-
ricerca saranno preferenzialmente localizzate in Medio logo negli anni Sessanta; le scoperte attuali coprono a
Oriente, regioni artiche, Russia; in particolare il Medio mala pena un quarto del consumo; il picco di produzio-
Oriente (soprattutto Iran e Iraq) rappresenterà la princi- ne al di fuori del Medio Oriente è già avvenuto nel 1997
pale area di produzione dalla quale perverrà ancora la e per quei paesi è iniziato il declino di produzione; il
maggior parte delle risorse da scoprire. picco a livello mondiale avverrà nel 2005-06 e l’utiliz-
L’ipotesi del World Petroleum Life Cycle (Duncan e zo di olio non convenzionale ritarderà solo di alcuni anni
Youngquist, 1998) riguarda i tempi di esaurimento delle questo declino inevitabile. Campbell è inoltre critico su
riserve petrolifere: pochi anni o un periodo più lungo, come vengono trasmesse le informazioni relative alle
che permetta una transizione non traumatica ad altri tipi riserve da parte di organismi governativi (Oil & Gas Jour-
di energia. La previsione di un esaurimento in tempi rela- nal e World Oil o rapporti della BP). Secondo Campbell,
tivamente brevi fu annunciata fin dal 1919 dal Servizio i valori relativi alle riserve dovrebbero essere riportati
Geologico degli Stati Uniti ed è stata oggetto in diverse all’anno di scoperta del campo e non essere la somma-
occasioni di discussioni e controversie. In particolare si toria di revisioni che vengono ad incrementare qualco-
ricorda il modello messo a punto da Hubbert (1956), che sa che in realtà è gia stato scoperto. D’altronde i dati
aveva ipotizzato, sulla base delle conoscenze geologiche relativi alle riserve spesso non sono solo legati all’a-
a disposizione, l’inizio del declino di produzione (peak spetto tecnico, ma sono condizionati da altri fattori (tipo
oil) per i giacimenti nordamericani (esclusa l’Alaska) di contratto, budget, piani di sviluppo). Inoltre, per le
fin dal 1970. Questa ipotesi, valida per gli Stati Uniti, si risorse ancora da scoprire, la sismica, la geochimica ed
è poi rivelata non del tutto precisa in un’applicazione più altre tecnologie permettono di evidenziare trappole sem-
generale, in quanto il modello non teneva conto di una pre più modeste e difficili, ma non di scoprire quei giant
serie di variabili tecnologiche ed ambientali, che hanno individuati fino agli anni Sessanta. Infatti delle risorse
reso possibili scoperte non ipotizzabili con i vecchi con- restanti, le caratteristiche di volume, profondità e recu-
cetti geologici, e di un livello di consumi diverso. In un pero sono molto più problematiche rispetto alle passate
secondo tempo alcuni assertori di questa teoria, insieme scoperte. La curva cumulativa dei ritrovamenti in rap-
con altri studiosi, hanno cercato di apportare gli oppor- porto ai pozzi perforati mette in evidenza che i campi di
tuni correttivi al modello originario, sostenendo in par- grandi dimensioni sono i primi ad essere scoperti. Con
ticolare che, a livello mondiale, il crollo della domanda il procedere del tempo la curva tende ad appiattirsi in
negli anni Settanta ha ritardato il picco previsto, ma non corrispondenza di una serie di risultati marginali relativi
alle ultime scoperte. D’altra parte si producono 22-23 scoperta di riserve addizionali, mettendo in evidenza
miliardi di barili all’anno mentre se ne scoprono solo 6, come la vita media residua delle riserve mondiali sia nel
pari a poco più di un quarto di quanto viene prodotto. 2002 di 40 anni contro i 20 anni del 1948. Secondo tali
Il picco relativo alla produzione segue il picco delle sco- esperti il picco degli Stati Uniti si spiega con il fatto che
perte con un ritardo fisiologico. Per esempio, le sco- i bacini statunitensi sono stati oggetto di un’esplorazio-
perte relative agli Stati Uniti raggiungono un massimo ne molto intensa, mentre buona parte dei bacini del resto
storico nel 1930, mentre il picco di produzione si rea- del mondo sono poco esplorati. Inoltre i miglioramenti
lizza nel 1970, con un ritardo di quarant’anni rispetto tecnologici (pozzi deviati, pozzi orizzontali, sismica tri-
al primo. La fig. 7 rappresenta il gap tra scoperte e pro- e quadridimensionale) permetteranno sia di sfruttare le
duzione e dimostra come l’aumento di pozzi esplorati- risorse disponibili a costi modesti, sia di affrontare
vi non modifica più di tanto il trend di scoperta. Viene ambienti estremi come le acque ultra-profonde. Lo sce-
inoltre rilevato che prezzi troppo elevati potrebbero faci- nario più ottimistico è supportato dal progresso tecno-
litare il passaggio ad energie alternative. Campbell con- logico che permette fattori di recupero più elevati (dal
clude con un quadro piuttosto critico, che vede una tota- 22% dell’intervallo 1979-81 al 35% del 1997-99) e soprat-
le dipendenza dei prezzi dall’area mediorientale e l’i- tutto costi di produzione minori (dai 21 dollari al barile
nizio del declino degli idrocarburi nel 2010 (2005 per del 1980 ai 6 del 1997-99). Secondo questi studiosi, altri
l’olio, 2020 per il gas). Secondo Laherrère, la produzio- fatti hanno limitato le scoperte degli ultimi anni, in par-
ne di idrocarburi liquidi dovrebbe raggiungere un mas- ticolare l’esclusione delle compagnie petrolifere da aree
simo nel 2010. promettenti quali quelle mediorientali. Inoltre, quando
Le previsioni dell’Energy Information Administration si parla di riserve si intendono quantità certificate pro-
(EIA), basate sui dati forniti dal Servizio Geologico de- prie della contabilità delle compagnie petrolifere e non
gli Stati Uniti, sono più ottimistiche in quanto i fattori il potenziale minerario che ha valori decisamente più ele-
di recupero previsti per gli idrocarburi contenuti nei gia- vati; in base a questo secondo parametro, più che in un
cimenti sono più elevati. Dai lavori specifici sull’argo- panorama di scarsità saremmo in presenza di una sovrab-
mento, si evince che l’area mediorientale può per un certo bondanza di greggio, con il rischio di sovrapproduzione
periodo supplire alle mancanze produttive di altri paesi. e le conseguenze negative che eventuali tagli di produ-
L’attuale quota di produzione del Medio Oriente è desti- zione volti a evitare cadute dei prezzi comporterebbero
nata a crescere a meno che non vengano scoperte nuove per i paesi produttori con economie deboli. Il limite non
province petrolifere, come si verificò, alla fine degli anni dipende dalla mancanza fisica di riserve, ma dalle poli-
Settanta, quando l’entrata sul mercato del Mare del Nord tiche finanziarie e dei prezzi. In definitiva, i fautori di
e dell’Alaska (con un contributo notevole di produzio- questa linea, pur riconoscendo che sarà sempre più dif-
ne) ridusse l’importazione dal Medio Oriente dal 38% ficile trovare nuove riserve in paesi accessibili e situa-
al 18%. zioni geologiche semplici, confidano nell’evoluzione
In contrapposizione alla scuola di Hubbert, alcuni della tecnologia. Non solo le aree di frontiera, ma anche
esperti ritengono un mito da sfatare la presunta scarsità i bacini da tempo produttivi forniranno ancora il poten-
di idrocarburi e vedono nei miglioramenti tecnologici ziale necessario e l’industria petrolifera troverà le solu-
relativi all’esplorazione e allo sviluppo la possibilità di zioni ai problemi che si presenteranno (Longwell, 2002).
(Campbell, 2000).
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Europa-Asia ex sovietica nella parte algerina una ventina di giacimenti con riser-
Il bacino della Siberia Occidentale è costituito da ve complessive di 7 miliardi di barili. Campi significa-
diverse province petrolifere con riserve cumulative di tivi sono quelli di Ourthoud, Hassi Berkine ed el-Borma.
oltre 140 miliardi di barili di olio. I campi più signifi- Il bacino di Illizi, che ha riserve originarie di olio pari a
cativi sono Samotlor, Fedorovo-Surguskoye, Ust-Baly- circa 5 miliardi, ospita i campi di Zarzaitine e Tin Fouye-
Mamontovskoye e Krasnoleninskoye. Tabankort.
Il bacino Volga-Ural ha riserve di oltre 65 miliardi di Il bacino del Niger, che, oltre alla Nigeria, include
barili. Nell’ambito di questo bacino sono stati scoperti Camerun e Guinea Equatoriale, ha riserve per circa 50
oltre 1.000 campi, dei quali i più noti sono Romashki- miliardi di barili. I maggiori giacimenti ad olio sono
no, Arlan, Tuymazinskoye e Novoyelkhovskoye. Nembe Creek e Forcados Yokri, oltre ad un certo nume-
Il bacino precaspico è il più importante del Kazakh- ro di campi di dimensioni comprese tra i 400 ed i 600
stan per i 133 campi scoperti con riserve di oltre 20 miliar- milioni di barili (Okan, Imo River, Meren, Bomu, Delta
di di barili di olio. Include i campi di Kashagan, Tengiz, South, Obagi, Parabe-Eko, Edop). Nelle acque profon-
Uzen, Korolevskoye, Karachaganak e Zhanazhol. de recentemente sono stati scoperti i seguenti principa-
Il Mare del Nord detiene una somma di scoperte supe- li campi: Bonga, Bolia, Agbami, Akpo, Bonga SW ed
riori ai 42 miliardi di barili di olio. I campi più impor- Erha per un totale di riserve di circa 6 miliardi di barili.
tanti sono Statfijord, Ekofisk, Forties, Oseberg, Brent e Risale al 1999 la scoperta del campo di La Ceiba, in Gui-
Gullfaks. nea Equatoriale.
Il bacino del Caspio meridionale ospita 110 giaci- Il bacino del Lower Congo (Gabon, Congo e Ango-
menti di idrocarburi per un totale di riserve originarie la) detiene riserve complessive di olio di oltre 20 miliar-
recuperabili di oltre 20 miliardi di barili di olio. I campi di di barili, caratterizzate da una distribuzione di campi
di Azeri, Chirag e Guneshli contengono la maggior parte di dimensione variabile sia nelle acque convenzionali sia
delle riserve. nelle acque profonde. In Gabon è stata scoperta una deci-
na di giacimenti di modeste dimensioni (dai 50 ai 90
Africa milioni di barili), mentre i giacimenti offshore del Congo
Il bacino della Sirte è il più ricco della Libia con oltre hanno riserve più elevate: Loango, Tchibouela, Eme-
40 miliardi di barili. In questo sono state fatte 143 sco- raude e N’Kossa. In Angola si contano una cinquantina
perte tra le quali Gialo, Sarir, Amal, Waha, Bu Attifel. di giacimenti ad olio nelle aree convenzionali di Taku-
I bacini sahariani con l’area di Hassi Messaoud con- la, Malongo, Numbi e Pacassa, cui si aggiungono le sco-
tengono, oltre al supergiant omonimo, più di 20 impor- perte in acque profonde fatte in questi ultimi anni, delle
tanti campi ad olio e gas condensato, tra cui Rhourde quali le più significative sono Dalia, Girassol, Hungo,
el-Baguel e Gassi Touil. Il bacino di Gadames, che si svi- Kuito, Kissanje, Landana, Tomba, Plutonio, Mondo e
luppa in Algeria, Tunisia e Libia occidentale, contiene Lobito.
segue tab. 2
Graben contiene i campi di Troll, Ekofisk, Ørmen Lange, Darfeel. È in corso di costruzione un gasdotto dall’Egit-
Frigg, Brent, Sleiper, Sleiper West, Oseberg, Statfijord, to alla Giordania.
Gullfaks. L’area meridionale è invece articolata in due
bacini, l’Anglo-Dutch prevalentemente a gas ed il America Centrale e Meridionale
Northwest German Basin. Nel primo, che ha riserve di Il bacino Est Venezuela-Trinidad è l’area dove si con-
2.530 miliardi di m3 di gas, sono stati scoperti i campi centrano le maggiori riserve di gas con circa 4.000 miliar-
di Leman, Hewett e Indefatigable. Nel secondo baci- di di m3, anche se soltanto il 10% non è associato alla
no, con 4.500 miliardi di m3, è stato scoperto il campo produzione di olio. Nel bacino gassifero di Trinidad e
di Groningen. Tobago sono stati scoperti 1.000 miliardi di m3, in par-
ticolare nei giacimenti di Red Mango, Mahogany, Kapok,
Africa Ibiscus.
I bacini sahariani sono sede di cospicue riserve di gas
(dell’ordine dei 5.000 miliardi di m3), tra le prime ad Asia-Pacifico
essere sfruttate. Di grande importanza per l’esportazio- In Estremo Oriente vi sono due paesi importanti per
ne il giant di Hassi R’Mel, con oltre 1.000 miliardi di m3 le loro riserve di gas: Indonesia e Malaysia. La Malay-
di riserve, seguito dai 500 miliardi del complesso di sia ha circa 3.000 miliardi di m3, prevalentemente nei
Rhourde Nouss e dai giacimenti minori (Hassi Touareg, bacini di Luconia e di Malay. I campi a gas sono Bangkot,
Nezla, Rhourde Chouff), dell’ordine di 50 miliardi di m3 il K05, l’F06, Jerneh, Seligi e alcuni altri più datati. L’In-
ciascuno. Va anche segnalato il campo di Alrar, che in donesia ha riserve di oltre 4.000 miliardi di m3, sparse
Libia prende in nome di Wafa. nei bacini di Natuna, Kutei e Sumatra, con i campi di
Per quanto riguarda il bacino del Niger, fonti gover- Natuna D-Alfa, Tunu, Arun, Badak, Nilam e Wiriagar
native nigeriane hanno dichiarato riserve di 4.500 miliar- Deep.
di di m3, cioè il 35% di tutte le riserve dell’Africa. Sono
in fase di elaborazione un progetto per la creazione del Nordamerica
West African Gas Pipeline, da Lagos in Nigeria a Tako- Il Golfo del Messico, considerato nella sua accezio-
radi nel Ghana, che vede coinvolti Chevron, Texaco e ne geologica regionale, comprensivo cioè dei bacini
Shell, e uno per la liquefazione e l’esportazione del gas costieri, ha riserve cumulative di gas di oltre 15.000
naturale. miliardi di m3 (circa 4.400 miliardi sono nell’offshore,
Nel delta del Nilo sono stati scoperti oltre 1.500 mi- provenienti da 105 campi). Il gas è prevalentemente loca-
liardi di m3 di gas, grazie all’intensa attività esplorati- lizzato nella piattaforma continentale (65% delle riser-
va di questi ultimi anni. Il bacino contiene i campi di ve complessive), dove ci sono 31 campi con più di 35
Abu Madi-El Qara, Port Fuad, Wakar e quelli più recen- miliardi di m3 ciascuno; un solo campo di tali dimen-
ti di Temsah, Sapphire, Scarab, Saffron, Ha’py, Baltim e sioni è stato scoperto finora in acque profonde.