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volume 15, numero 1

febbraio 2017
Rivista ufficiale DIREZ
RICERCA dell’Associazione di IONE
DI SENSO Logoterapia e
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Gabriele Frankl Vesely (Vienna)
Wolfram Kurz (Tübingen)
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Efrén Martinez Ortiz (Bogotà)
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EDITORIALE
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EDITING #

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STAMPA
© 2017 Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A.
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RICERCA DI
SENSO
Analisi esistenziale e logoterapia frankliana – Vol. 15, n. 1,
febbraio 2017

Editoriale
approfondimenti

L’INQUADRAMENTO
CULTURALE NEL DSM-

Uberta Ganucci Cancellieri utili alla formulazione di una diagnosi,
(Università per Stranieri «Dante trattamento e prognosi.1
Alighieri», Reggio Calabria) Per il DSM-5®, i contenuti della cultura, fra le
Aureliano Pacciolla tante cose, possono essere: sistemi di
(Associazione Psicologia conoscenze, concetti, regole e pratiche appresi
Cognitiva, e trasmessi da una generazione all’altra; la
Roma) lingua, la religione e la spiritualità; la struttura
Sommario familiare, le fasi del ciclo di vita, i rituali
l concetto di «cultura» è cerimoniali e i costumi; i sistemi morali e legali.
uno dei costrutti più difficili In una cultura dobbiamo sempre poter
da definire e, quindi, da individuare alcuni elementi comuni molto
validare non solo in importanti per un dialogo prodromico a una
psicologia ma anche nelle comprensione clinica: (a) una identità
altre discipline scientifiche. culturale; (b) il concetto culturale di
Infatti, il DSM-5® non dà sofferenza; (c) le caratteristiche culturali di
una definizione univoca e vulnerabilità e resilienza; (d) il rapporto
condivisa di «cultura» ma culturale con la cura e con chi cura; (e) altre
solo delle indicazioni sui connotazioni culturali rilevanti alla
suoi possibili contenuti, prevenzione, diagnosi, trattamento e
Edizioni Erickson – Trento RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1, febbraio 2017 (pp. 17-
35)
prognosi; (f) la IIC (Intervista per
l’Inquadramento Culturale).

1 In questa sede vogliamo riportare alcune considerazioni per una maggiore


i contenuti del DSM-5® comprensione della IIC (Intervista per
evidenziando: (a) una nostra l’Inquadramento Culturale); (c) la proposta di
impostazione didattica; (b) estensioni o specifiche applicazioni.
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RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

febbraio 2017 a
Parole chiave
Cultura, norme, lingua, religione, spiritualità,
rituali cerimoniali, costumi, sistemi morali e
legali, vulnerabilità, resilienza, Intervista per
l’Inquadramento Culturale.

1. Identità culturale
Circa l’identità culturale non è tanto rilevante il luogo, in
quanto nello stesso posto possono coabitare diversi popoli o
gruppi di differente etnia e razza, per cui si può parlare di
cultura e di sub-culture. Nello stesso Paese vi possono essere
culture regionali e cittadine e, in ognuna di queste, delle
subculture di gruppi e/o famiglie. Da un punto di vista
clinico, è tanto rilevante la macro-cultura di appartenenza
(come per esempio africana o cristiana) quanto la sub-cultura
(per esempio l’ambiente di frequentazione quotidiana, di
lavoro o di tempo libero). Infatti, tutte queste culture (o
questi modi di intendere la cultura) possono incidere sulla
salute per diversi motivi, in quanto, ad esempio:
– fonte di forza e sostegno sociale (resilienza);
– fonte di conflitti psicologici, interpersonali e
intergenerazio-nali;
– difficoltà nell’adattamento (diagnosi).
L’identità culturale può, inoltre, essere determinante
nell’influenzare: la relazione con gli altri, l’accesso alle risorse,
lo sviluppo, le sfide attuali, i conflitti o le situazioni difficili.
Infine, come si può osservare, la comprensione della cultura
per scopi clinici non è da intendersi solo nei confronti degli
immigrati, profughi e rifugiati provenienti da altri continenti
o con delle usanze molto diverse dalle nostre.
D’altra parte, per ogni minoranza etnica e/o razziale
dovrebbe essere indicato: il grado e tipo di integrazione fra
cultura d’origine e cultura ospitante (o maggioritaria), le
abilità linguistiche e la necessità di un interprete, le
preferenze e le abitudini per l’accesso alle cure, l’integrazione
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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
sociale, l’affiliazione religiosa, il background socioeconomico,
il rapporto con i luoghi di origine, lo status di migrante,
l’orientamento sessuale.

2. Il concetto culturale di sofferenza


Per il clinico sarà molto importante, prima ancora di fare
una diagnosi e un trattamento, comprendere come il paziente
sperimenta, interpreta e comunica i propri sintomi. Vi
possono essere disturbi mentali noti solo in una particolare
cultura e non in altre, oppure non contemplate nel DSM-5®
o in altri sistemi diagnostici.
Da questi presupposti ne deriva che è necessaria una
particolare attenzione a: le sindromi culturali specifiche, le
particolari concezioni culturali della sofferenza, i modelli
esplicativi e le cause attribuite ai problemi mentali, il livello
di gravità e il significato delle esperienze dolorose, le norme
dei gruppi culturali di riferimento dell’individuo, la
valutazione del coping e il modo di chiedere assistenza,
come/da chi farsi aiutare (professionisti, tradizionali,
alternative o complementari).

3. Le caratteristiche culturali di vulnerabilità e


resilienza
Come sappiamo, le procedure di una diagnosi e la
pianificazione di un trattamento psicoterapico non possono
fare a meno di considerare i fattori di vulnerabilità (come
parte dell’eziologia, nonché delle variabili precipitanti e di
mantenimento) e i fattori di resilienza (come parte del
trattamento e della prognosi). Le principali articolazioni di
questa considerazione culturale includono: gli eventi
stressanti principali (con l’interpretazione culturale degli
eventi); i sostegni presenti all’interno dell’ambiente sociale
dell’individuo; il ruolo della religione (con il concetto di
vita/morte, sano/malato, valore/ disvalore); il ruolo della
famiglia (con i compiti evolutivi); il ruolo delle reti sociali
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RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

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(amici, vicini, colleghi), infine, nel fornire vari tipi di sostegno
e di informazioni per il trattamento.
4. Il rapporto culturale con la cura e con chi cura
È ormai un’acquisizione generale di tutti i clinici che la
prima medicina sia il medico e che la terapia passi attraverso
la relazione medico-paziente. Anzi, per essere più specifici,
la vera relazione terapeutica medico-paziente presenta un
carattere non solo inter-personale, bensì inter-sistemico;
pertanto, il sistema sanitario di cui il medico è parte dovrà
interagire con il sistema in cui è inserito il paziente. Inoltre,
tanto la relazione inter-personale quanto quella inter-
sistemica partono da una comunicazione funzionale alla
conoscenza: meglio si comunica, meglio si conosce; meglio
si conosce e meglio si può aiutare.
A questo scopo è importante poter identificare le
differenze di cultura, lingua e status sociale tra chi ha bisogno
di essere aiutato e il clinico. La consapevolezza di queste
differenza è indispensabile al loro superamento e preliminare
in vista dell’intervento psicologico.
In tutti, ad esempio, le esperienze di razzismo e di
discriminazione possono ostacolare lo stabilirsi di fiducia e
sicurezza nell’incontro clinico diagnostico. Questo implica:
problemi nell’ottenere informazioni sui sintomi;
fraintendimento sul significato culturale e clinico dei sintomi
e dei comportamenti; difficoltà nello stabilire o mantenere il
rapporto necessario per un’efficace alleanza con il clinico.

5. Altre connotazioni culturali


La cultura non si può limitare ai suddetti schemi, concetti
e realtà, in quanto è necessario includere anche i valori, gli
orientamenti, le conoscenze e le pratiche che caratterizzano
gli individui nella partecipazione ai diversi gruppi sociali (ad
esempio, gruppi etnici, comunità religiose, gruppi
professionali).
Altre connotazioni culturali possono rimandare a vari
aspetti del background in cui è avvenuto la sviluppo della
persona (ad esempio, contesti sociali, opinioni, viaggi,
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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
orientamento sessuale, amici e altri membri della comunità
che hanno avuto esperienza di malattia).
6. La IIC (Intervista per l’inquadramento
culturale)
Gran parte di quanto è stato fin qui considerato potrebbe
emergere ed essere sistematizzato in modo più organico
grazie a un’apposita intervista proposta dal DSM-5® e che
prevede la raccolta di informazioni da parte dell’interessato
e di una persona della sua stessa cultura. In particolare, l’IIC
può essere d’aiuto specialmente quando sono presenti:
a. Difficoltà nella valutazione diagnostica a causa di
importanti
differenze nel background culturale, religioso o
socioeconomico del clinico e/o del paziente;
b. Incertezza circa la corrispondenza tra sintomi
culturalmente distintivi e criteri diagnostici conosciuti dal
clinico e codificati in uno dei sistemi diagnostici;
c. Difficoltà nel valutare la gravità della malattia o della com-
promissione;
d. Disaccordo tra paziente e clinico circa il decorso della
cura;
e. Limitato impegno e scarsa aderenza al trattamento da
parte del paziente.
La IIC, a questo riguardo, mette in rilievo quattro domini
di valutazione:
a. La definizione culturale del problema (relazione col
paziente e motivazione della visita e preoccupazione
principale);
b. Le percezioni culturali della causa del problema, del suo
contesto e del sostegno (eziologia soggettiva, eventi
stressanti e fattori di sostegno);
c. Fattori culturali che influenzano il coping e le precedenti
richieste di assistenza (coping, richieste di assistenza
pregresse e barriere sociali);
d. Fattori culturali che influenzano l’attuale richiesta di assi-
stenza (preferenze).

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RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

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Inoltre, l’intervista si propone di raggiungere tre obiettivi
potenzialmente utili alla diagnosi e al trattamento: (1) gli
effetti della partecipazione sociale; (2) l’influenza delle
opinioni e degli atteggiamenti; (3) l’esperienza di malattia in
un contesto multiculturale.
I contenuti riferiti alla IIC sono gli stessi del DSM-5®, ciò
che varia è semplicemente la modalità di presentazione che
evidenzia il parallelo tra le domande al paziente e quelle alla
persona della sua stessa cultura (tabella 1).
TABELLA 1 Intervista per l’inquadramento culturale
Intervista per l’inquadramento culturale (cfr. DSM-5®)
soggetto (DSM-5®, p. 873) informatore (DSM-5®, p. 877)
A. Definizione culturale del problema
Relazione con il paziente
1. Come descriverebbe la sua
relazione con s. (individuo o
famiglia)? Quanto spesso vede
s.?
Definizione culturale del problema
1. Che cosa l’ha portata qui 2. Che cosa ha portato qui oggi il
oggi? suo familiare o amico/a?
2. A volte le persone possono 3. A volte le persone possono
avere differenti modi di avere differenti modi di
descrivere i propri problemi alla descrivere i propri problemi alla
famiglia, agli amici o ad altri famiglia, agli amici o ad altri
membri della comunità. Lei membri della comunità. Lei
come descriverebbe il suo come descriverebbe il problema
problema a queste persone? di s. a queste persone?
3. Che cosa la preoccupa di più 4. Che cosa la preoccupa di più
del suo problema? del problema di s.?
B. Percezioni culturali della causa, del contesto e dell’assistenza
Cause
4. Perché pensa che le stia 5. Perché pensa che questo stia
succedendo questo? Quali succedendo a s.? Quali pensa
pensa siano le cause del suo che siano le cause del suo
[problema] [problema]?

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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
5. I familiari, gli amici e gli altri 6. I familiari, gli amici e gli altri
membri della sua comunità, membri della comunità di s.,
quale pensano possa essere la quale pensano possa essere la
causa del suo [problema]? causa del [problema] di s.?
Eventi stressanti e fattori di sostegno
6. Ci sono delle forme di 7. Ci sono delle forme di
sostegno che possono sostegno che possono
migliorare il suo [problema], migliorare il [problema] di s.,
come la famiglia, gli amici o come la famiglia, gli amici o
altro? altro?
7. C’è qualche elemento 8. C’è qualche elemento
stressante che può peggiorare il stressante che può peggiorare il
suo [problema], come per [problema] di s., come per
esempio difficoltà economiche o esempio difficoltà economiche o
familiari? familiari?

8. Secondo lei, quali sono gli 9. Secondo lei, quali sono gli
aspetti più importanti del suo aspetti più importanti del
background o della sua identità? background o della identità di s.?
9. Ci sono aspetti del suo 10. Ci sono aspetti del
background o della sua identità background o della identità di s.
che fanno la differenza nel suo che fanno la differenza nel suo
[problema]? [problema]?
10. Ci sono aspetti del suo 11. Ci sono aspetti del
background o della sua identità background o della identità di s.
che le stanno causando altri che gli/le stanno causando altri
problemi o difficoltà? problemi o difficoltà?
C. Fattori culturali influenzanti il coping e le richieste di assistenza
pregresse
Coping
11. Talvolta le persone hanno 12. Talvolta le persone hanno
diverse modalità di far fronte a diverse modalità di far fronte a
problemi come il suo problemi come il [problema].
[problema]. Che cosa ha fatto lei Che cosa ha fatto il s. per
per fronteggiare il suo fronteggiare il suo [problema]?
[problema]?
Richieste di assistenza pregresse
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RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

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12. Spesso le persone cercano
13 Spesso le persone cercano
l’assistenza di diverse figure, tra
l’assistenza di diverse figure, tra
cui medici, assistenti, guaritori.
cui medici, assistenti, guaritori.
In passato, che tipo di
In passato, che tipo di
trattamento, assistenza,
trattamento, aiuto o assistenza il
consiglio o terapia ha cercato
s. ha cercato per il proprio
per il suo [problema]? Quali tipi
[problema]? Quali tipi di
di trattamento o assistenza sono
trattamento o aiuto sono stati i
stati i più utili? Quali i meno
più utili? Quali i meno utili?
utili?
Barriere sociali
13. C’è qualcosa che le ha 14. C’è qualcosa che le ha
impedito di ricevere l’assistenza impedito al s. di ricevere
di cui aveva bisogno? Per l’assistenza di cui aveva
esempio, denaro, lavoro o bisogno? Per esempio, denaro,
impegni familiari, stigma o lavoro o impegni familiari,
discriminazione, mancanza di stigma o discriminazione,
servizi in grado di comprendere mancanza di servizi in grado di
la sua lingua o il suo comprendere la sua lingua o il
background? suo background?
D. Fattori culturali che influenzano l’attuale richiesta di assistenza
Preferenze
14. Quali tipi di assistenza 15. Quali tipi di assistenza gli/le
sarebbero in questo momento sarebbero in questo momento
più utili per il suo [problema]? più utili per il suo [problema]?
15. Ci sono altri tipi di assistenza 16. Ci sono altri tipi di assistenza
suggeriti da suoi familiari, da suggeriti da suoi familiari, da
amici o da altre persone che amici di s. che potrebbero essere
potrebbero essere utili per lei in utili per lui/lei in questo
questo momento? momento?
16. Lei si è preoccupato/a di 17. Lei si è preoccupato/a di
questo, e c’è qualcosa che questo, e c’è qualcosa che
possiamo fare per garantirle le possiamo fare per garantirle a s.
cure di cui ha bisogno? le cure di cui ha bisogno?

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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
7. Precisazioni e approfondimenti sulla IIC
1) La IIC del DSM-5® rappresenta un aggiornamento
dell’analoga scheda già presente nel DSM-IV sull’identità
culturale dell’individuo. Essa non rappresenta
semplicemente una concettualizzazione culturale della
sofferenza, né solo una lista degli eventi stressanti
psicosociali delle caratteristiche culturali della vulnerabilità e
della resilienza. La IIC non si limita alle caratteristiche
culturali della relazione tra l’individuo e il clinico e, pur
riconoscendo il rilievo del tempo libero per la qualità della
vita, tuttavia non prevede di indagare i passatempi e le scelte
di intrattenimento, in funzione della definizione degli
obiettivi clinici. In tal senso, le attività del tempo libero
potranno essere prese in considerazione in un secondo
momento e solo aver fatto una diagnosi e un piano di
trattamento emergenziale.
Come osservato, l’identità culturale della persona
comprende aspetti etnici, razziali, linguistici e fattori culturali
con i quali l’individuo si identifica. La concettualizzazione
culturale della sofferenza implica modi specifici di
comprensione e di coping verso il dolore. I fattori stressanti e
altri aspetti culturali di vulnerabilità/resilienza implicano
degli specifici sistemi sociali che possono
rinforzare/debilitare il soggetto. Fa parte della
concettualizzazione culturale anche il senso e i significati
attribuiti al lavoro e alla disabilità. Infatti, l’approccio
medicopaziente può variare notevolmente a seconda della
cultura ed è molto importante comprendere tali specificità
culturali se si vuole stabilire un’autentica relazione di aiuto.
2) Caratteristiche dell’identità culturale dell’individuo
sono: (a) l’autodefinizione del gruppo razziale o etnico di
riferimento; (b) per gli immigranti o per le minoranze, il
grado di coinvolgimento con la cultura di origine e con la
cultura ospitante; (c) le abilità linguistiche e le preferenze; (d)
l’orientamento sessuale.
Fra le caratteristiche dell’identità culturale dell’individuo
non è prevista l’affiliazione a un partito politico o altra
ideologia socio-politica che, per lo schema del DSM-5®, non
rientra nell’identità culturale, a differenza delle quattro
caratteristiche sopra indicate e che vengono invece ritenute
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RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

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aspetti importanti dell’identità, in funzione del comprendere
l’esperienza di malattia mentale e gli approcci al trattamento.
Altri aspetti clinici rilevanti dell’identità comprendono:
l’affiliazione religiosa, il background socio-economico, luogo e
data di nascita, ambienti in cui si è cresciuti e il proprio status
di migranti.
3) La IIC ha un approccio alla cultura centrato sulla
persona, focalizzato sulle convinzioni e sugli atteggiamenti
dell’individuo e delle altre persone che sono nella stessa rete
sociale del paziente. La IIC ha l’intento di cogliere le
informazioni demografiche di base senza separarle dal
contesto culturale e non di verificare quanto il paziente si
sente bene nel contesto culturale di origine; oppure, di
determinare se la cultura di origine del paziente aiuta il clinico
a predire la diagnosi e l’accettabilità dei trattamenti. In tal
senso, la IIC non è formulata o strutturata per verificare le
eventuali simulazioni rispetto alle questioni richieste.
Pertanto, l’intervista è interessata al contesto globale in cui
avviene l’esperienza di malattia/sofferenza, inclusa la rete
sociale di appartenenza e gli atteggiamenti del paziente verso
le relative norme. Essa non è, quindi, focalizzata
sull’accettazione o sul benessere del paziente nel suo
contesto sociale ma piuttosto sull’importanza, in quella
cultura, della collaborazione della persona verso la sua stessa
salute. Infine, lo strumento si presenta come un insieme di
domande volte a conoscere alcune questioni culturali e non
per avere un rigido termometro culturale. Circa la
somministrazione, essa presuppone alcune informazioni di
base a scopo diagnostico. Infine, il grado di collaborazione
del paziente alle indagini diagnostiche e alle pratiche
terapeutiche è molto rilevante per gli esiti e per un
miglioramento della qualità della vita.

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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
4) La IIC può essere utile anche quando il clinico
provenga da una cultura molto diversa da quella del paziente
e quando quest’ultimo presenti sintomi complessi che, pur
provocando una grave sofferenza, non trovano una diagnosi
nel DSM-5®. Essa si rivela maggiormente utile quando il
clinico trova difficoltà a dare un senso alla gravità dei
problemi che il paziente presenta e quando entrambi —
clinico e paziente — hanno problemi nell’accordarsi
sull’approccio al trattamento, quando cioè non c’è una
reciproca comprensione degli assunti di base riguardo la
malattia e la cura. Bisogna anche tener presente che
appartenere alla stessa etnia o razza o religione non significa
avere lo stesso approccio ai problemi di salute. Alcuni
potrebbero anche avere un’identificazione multipla e un
modo personalizzato di vivere queste identificazioni. A
questo riguardo, la IIC può esplorare e chiarire come queste
identificazioni possano incidere sull’approccio ai problemi di
salute. In definitiva, l’intervista è raccomandata quando — a
causa di fattori culturali — si abbia difficoltà nel descrivere i
propri problemi di salute, quando i sintomi non
## soddisfino i criteri del DSM-5® e laddove non
ci sia un accordo sull’approccio al trattamento.
5) Le informazioni ottenute non vanno
considerate solo un’aggiunta alla diagnosi, bensì
orientate a un approccio clinico olistico al
paziente. Si tratta di impostare una
comunicazione clinica coerente (ad esempio,
«come la tua famiglia e la tua cultura
considerano la tua malattia?», piuttosto che
«vorrei che tu capissi l’approccio medico alla
depressione, così da poter chiarire ogni
possibile fraintendimento che potresti avere»;
oppure, «non
c’è bisogno che ti preoccupi, io ho lavorato con molti
pazienti della tua stessa etnia che erano depressi e so come è
intesa la depressione da voi»; o, ancora, non si tratta di dire
al paziente «non ti devi vergognare, la depressione è una
malattia come l’asma e colpisce tutti nello stesso modo»;
oppure «la cosa più importante è prendere la terapia
regolarmente e la depressione passerà; proprio come passa
un’infezione dopo l’antibiotico»).
15
RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

febbraio 2017 a
In tal senso, la IIC permette di mettere a fuoco le
esperienze individuali e i contesti sociali dei problemi clinici.
Essa ha un approccio centrato sulla persona verso un
assessment culturale e attinge informazioni dallo stesso
individuo sulla sua visione e sulla visione di altri appartenenti
alla sua stessa rete sociale. Ciò serve a ovviare agli stereotipi
di terzi sull’interpretazione delle esperienze di malattia,
orientando a cercare l’aiuto più adeguato. Per questo non vi
sono risposte sbagliate o giuste in questa intervista. In questo
modo, il clinico dovrà tener conto della visione e della
prospettiva del paziente che potrebbe essere molto diversa
dalla sua. Ovviamente, non tutti i membri di un gruppo e
non tutti quelli che hanno una stessa diagnosi hanno avuto
le stesse esperienze e non tutti danno la stessa
interpretazione e lo stesso significato alla sofferenza causata
da un disturbo.
6) Nel DSM-5® l’espressione Concettualizzazione culturale
della sofferenza comprende le seguenti sotto-tipologie: (1) Le
sindromi culturali; (2) Espressioni culturali della sofferenza
grave; (3) Le spiegazioni culturali o le cause percepite. Essa
non include le sindromi culturalmente correlate, come i bias,
i confini, le arti, la sessualità, la fede, le eziologie, le
rimostranze e i guaritori culturalmente connotati.
Le concettualizzazioni culturali della sofferenza si
riferiscono, piuttosto, a come i gruppi culturali
sperimentano, comprendono e comunicano il dolore, i
comportamenti problematici, i pensieri e le emozioni che
turbano. Bisognerebbe distinguere almeno tre tipi di
concettualizzazioni culturali:
a) Le concettualizzazioni culturali come clusters di sintomi che
tendono ad essere co-occorrenti fra persone di specifici
gruppi culturali o di una comunità e contesti che
localmente sono riconosciuti come modelli di esperienze
coerenti.
b) Le espressioni culturali di grave sofferenza, intesi come modi di
comunicare un grave disagio che, pur non implicando
necessariamente dei sintomi e delle sindromi, fa
riferimento a esperienze collettive e condivise di interesse
e preoccupazione personale e sociale. Per esempio, nel
linguaggio quotidiano, si può parlare di nervi oppure di
depressione per riferirsi a una vasta varietà di forme di
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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
sofferenza, senza necessariamente indicare una
costellazione sintomatica o una sindrome o un disturbo
specifico.
c) Le spiegazioni culturali o le cause percepite, intese come
etichette, attribuzioni o aspetti di un modello esplicativo
di un significato o di una etiologia di sintomi, malattie e
gravi sofferenze culturalmente riconosciute.
Come sarà facile osservare non è facile distinguere ciò che
dovrebbe essere incluso o escluso dall’espressione
Concettualizzazione culturale della sofferenza. Questo punto sarà
sicuramente più chiaro in seguito alle somministrazioni della
IIC a vasti gruppi, in tutto il mondo.
7) Le informazioni sui concetti culturali volti a
migliorare la comprensione dell’accertamento clinico si
trovano in varie parti del DSM-5®: ad esempio, nel capitolo
Formulazione Culturale della Sezione III e nel Glossario dei
Concetti Culturali di sofferenza, all’appendice. Altri analoghi
contenuti si trovano anche nelle Informazioni culturalmente
rilevanti e nei disturbi specifici; così come anche nel capitolo
finale della Sezione II, ai Codici Z e V nella parte Altre
Condizioni che Possono Essere un Focus di Attenzione clinica. Tali
informazioni non erano presenti contenti — nel loro insieme
— nel sistema diagnostico multiassiale del DSM-IV.
Nella pratica clinica è estremamente importante
evidenziare ciò che è culturalmente rilevante. In tal senso,
sono molto rilevanti i criteri descrittivi delle ricerche
diagnostiche, indicati con i codici «Z» e «V»: V62.4 (Z60.3)
Difficoltà di integrazione culturale; V62.4 (Z60.4) Esclusione o
rifiuto sociali; V62.4 (Z60.5) Oggetto di (percepita) discriminazione o
persecuzione; V62.9 (Z60.9) Problema correlato all’ambiente sociale
senza specificazione; Problemi correlati al crimine o all’interazione con
il sistema giudiziario.
Usando questi codici è possibile integrare le informazioni
più direttamente utili alla diagnosi e al trattamento con altre
informazioni correlate con le situazioni socio-politiche e
religioso-morali.
8) L’atteque de nervios: È una sindrome culturale e
un’espressione culturale di sofferenza e grave disagio, non
avente un esatto corrispettivo nel DSM-5®; ciò nonostante
essa appare correlabile a: un disturbo di panico, un disturbo
dissociativo (specifico o aspecifico), un disturbo di
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RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

febbraio 2017 a
conversione (a un sintomo del disturbo del funzionamento
neurologico), un trauma (specifico o aspecifico) e un
disturbo correlato a un fattore stressante (come l’ideazione
suicidaria e la disabilità). L’atteque de nervios implica anche una
condizione che implica un modo di essere fuori controllo.
Inoltre, gli studi di comunità hanno trovato che l’ataque è
associato a un’ideazione suicidaria e a una disabilità. L’atteque
de nervios non è, comunque, associato al ritiro o a
comportamenti riservati e a interazioni limitate.
In tal senso, l’ataque è spesso sperimentato come
un’emozione negativa intensa più come un’esperienza fuori
dal proprio controllo che non con un atteggiamento di ritiro
con una internalizzazione calma.
9) La sindrome dhat si riferisce alla convinzione sugli
effetti dannosi circa la dispersione dello sperma per il
benessere generale e sessuale. La caratteristica centrale della
sindrome dhat è la sofferenza per la perdita dello sperma, non
dovuta a disfunzione fisiologica, con l’attribuzione di vari
sintomi fra cui: affaticamento, debolezza, e stato depresso e
la si ritiene più comune fra giovani maschi di basso livello
socio-economico. In effetti, nonostante la terminologia
ufficiale, la sindrome dhat non va tanto considerata come una
vera e propria sindrome quanto piuttosto una spiegazione
culturale della sofferenza e della sintomatologia descritta.

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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
Da alcune ricerche si evidenzia come: in India soffra di
sindrome dhat il 64% della popolazione psichiatrica maschile
con disturbi della sessualità; in Pakistan il 30% della
popolazione clinica; mentre nel Sud dell’Asia
tale sindrome non è stata riscontrata.
10) Consideriamo il seguente caso ipotetico. ##
In una clinica dello Zimbabwe, un ragazzo di 22
anni lamenta ansia e dolore al petto. Egli
riferisce al clinico che la causa dei suoi sintomi
sarebbe kufungisisa oppure «pensare troppo».
Ora, è vero che il termine kufungisisa indichi sia
una spiegazione culturale che un’espressione
culturale di sofferenza, ma non è vero che
questa sindrome, lì dov’è un concetto condiviso,
il pensare troppo su questioni problematiche
possa essere considerato un modo utile per
trattare i problemi. Così come non è vero che
tale sindrome implichi delle preoccupazioni
sulle deformità fisiche oppure sia correlata con la
schizofrenia.
Con il termine kufungisisa, in realtà, s’intende sia una
spiegazione culturale che un’espressione culturale di grave
sofferenza. Si pensa che il kufungisisa sia causato dal pensare
troppo e che questo danneggi sia la mente che il corpo.
Siccome il kufungisisa è associato alla ruminazione, allora è
possibile che il «pensare troppo» si riferisca all’esperienza
culturale della ruminazione mentale ma senza alcuna
associazione con un disturbo del pensiero o con la
schizofrenia.
11) Consideriamo un secondo caso. Un giovane
Haitiano di famiglia nota si mostra gravemente depresso
dopo il suo primo semestre di università. La famiglia porta
questo giovane a un clinico, affermando che ciò sia a causa
di un maladi moun, una sindrome simile alle credenze
mediterranee del malocchio, in cui qualcuno causerebbe
sfortuna a un altro. La sindrome maladi moun si presenta con
una vasta varietà di sintomi, dall’ansia alla psicosi, ed è una
spiegazione culturale Haitiana per diverse condizioni
mediche ed emotive. La sindrome maladi moun si riferisce
anche a una «malattia mandata» ma non si basa sulla

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RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

febbraio 2017 a
convinzione sociale condivisa che «le maree sollevano tutte
le barche».
Il modello culturale del maladi moun si basa sull’idea della
buona fortuna oppure sulla ostentazione della buona
fortuna, che potrebbe attivare sentimenti di gelosia che, a
loro volta, provocherebbero conseguenze negative sulla
salute dell’ostentante. 12) Terzo caso. Un ragazzo di 19 anni
si presenta in clinica lamentando mal di testa, irritabilità,
labilità emotiva e difficoltà a concentrarsi.
Viene accompagnato da sua madre che
## evidenzia come suo figlio abbia sofferto di
nervios fin da bambino. Il termine nervios,
diversamente dall’ataque de nervios, che è una
sindrome, è una espressione culturale di
sofferenza che implica uno stato di
vulnerabilità a esperienze stressanti e si può
manifestare con sintomi emotivi, disturbi
somatici e con una disabilità del
funzionamento. Il termine nervios è correlato sia
con caratteristiche di tratto e sia con sintomi
psichiatrici sporadici, come la depressione ed
episodi dissociativi; è un termine comune usato
dai latini nordamericani
e nell’America Latina e non è usato solo quando la persona
ha una grave compromissione del funzionamento o dei
sintomi gravi.
Tale espressione serve a descrivere una persona che versa
in uno stato generale di vulnerabilità alle esperienze stressanti
e alle circostanze difficili della vita. I sintomi del nervios vanno
da piccoli disagi a gravi incapacità. Le ricerche indicano le
persone etichettate come sofferenti di nervios all’interno della
loro cultura possono manifestare alcuni tratti caratteristici di
malessere e anche sintomi episodici.
13) La shenjing shuairuo è un sintomo della Chinese
Classification of Mental Disorders, un sintomo appartenente a tre
dei cinque clusters principali. La shenjing shuairuo è uno dei
fattori psicosociali precipitanti all’interno di una sensazione
acuta di fallimento ed è relativo al concetto della medicina
tradizionale cinese di esaurimento del qi (energia vitale) e
della disregolazione del jing (canali che nel corpo veicolano le
forze vitali). Si pensa che in alcuni casi la shenjing shuairuo
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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
possa essere correlata alla inabilità di cambiare una situazione
cronicamente frustrante e di grave sofferenza ma senza
l’implicazione di sintomi psicotici.
L’espressione shenjing shuairuo viene dal Cinese Mandarino
ed esprime una sindrome culturale che integra le categorie
concettuale della medicina tradizionale Cinese con la
diagnosi Occidentale di nevrastenia. Anche se ben definita,
questa sindrome non sempre corrisponde a uno dei disturbi
del DSM-5®. Sembra che i sintomi della shenjing shuairuo
possano precipitare quando c’è un senso di fallimento o di
«perdita della faccia». Ciò include situazioni in cui qualcuno
si sente incapace di cambiare una situazione indesiderata in
cui si è coinvolti.

8. Conclusione
Come anticipato nella premessa (si veda nota 1) l’intento
di questo contributo è non solo divulgare ma anche proporre
delle estensioni e delle specifiche applicazioni della IIC. Una
di queste estensioni potrebbe essere quella di applicare la IIC
anche all’accoglienza degli immigrati nei contesti
specificamente accademici o specificamente religiosi e
sportivi o del tempo libero.
Come già chiarito, la IIC del DSM-5® è appositamente
strutturata per aiutare il clinico nella diagnosi e nel
trattamento. In effetti, l’inquadramento culturale è una
premessa essenziale per la comunicazione medico-paziente
ma anche per una comunicazione più efficace fra sistema
sanitario ospitante e il sistema culturale di provenienza del
paziente. Questo vale anche per l’integrazione culturale
nell’ambito accademico perché il rapporto docente-discente
non è inteso in modo univoco in tutte le culture, ciò che vale
anche per l’integrazione nei contesti religiosi. In tal senso,
non possiamo dare per scontato che la relazione tra un fedele
e un ministro del culto sia intesa nello stesso modo in tutto
il mondo e/o da tutti coloro che appartengono alla stessa
confessione religiosa. Altrettanto bisogna dire per le agenzie
ricreative o del tempo libero e per le strutture sportive.

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RICERCA DI SENSO Vol. 15, n. 1,

febbraio 2017 a
Siccome la salute e il benessere è fortemente correlato
non solo col sistema sanitario ma anche con il sistema
religioso e il sistema sportivo e del tempo libero, allora
un’integrazione culturale «efficace» dovrebbe essere intesa
come un’integrazione di più sistemi.
Pertanto, la IIC dovrebbe essere intesa come uno
strumento utilissimo e preliminare: (a) per psichiatri e
psicoterapeuti, nonché per tutto il sistema sanitario, inclusi i
paramedici e gli educatori professionali, a partire dagli
assistenti sociali; (b) per le strutture religiose e pastorali di
qualunque confessione; (c) per le strutture sportive e tutte le
agenzie di tempo libero.
Ovviamente è necessario che si facciano gli opportuni
adattamenti linguistici e di contenuto a seconda degli scopi e
delle esigenze specifiche, senza perdere la connessione con
l’interesse primario per la salute dei singoli e delle famiglie (o
gruppi), al di là della cultura di provenienza e della cultura
ospitante. Infatti, il dialogo inter-culturale e la etno-
psicologia dovrebbe sempre meglio chiarire le buone
pratiche partendo da due presupposti di base: (1) il rispetto
di ogni cultura; (2) una qualunque credenza o pratica, per il
fatto che appartenga a una cultura (di origine oppure
ospitante) non è detto che sia sicuramente sana.
THE CULTURAL FORMULATION
INTERVIEW IN THE DSM-5™

Abstract
Culture is one of the most difficult constructs to define, and so
to validate. That is not only in psychology but also in any other
scientific subject. That is why the DSM-5 does not propose a
univocal and shared definition of “culture” but it only offers
some indications on its possible contents that could be useful
for a diagnosis, treatment or prognosis.
For the DSM-5™ the contents of culture, among the many, could
be: systems of knowledge, concepts, norms and ways of living
learnt and transmitted from generation to generation;
language, religion and spirituality; the structure of family,
stages of cycle of life, ceremonial rituals and customs; moral
and legal systems. In a specific culture we always should be able

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U. GANUCCI CANCELLIERI E A. PACCIOLLA – L’inquadramento culturale

nel dsm-5® a
to identify some common elements which would be very
important to a preliminary dialogue for a clinical
understanding: (a) a cultural identity; (b) Cultural
conceptualizations of distress; (c) cultural features of
vulnerability and resilience; (d) Cultural features of the
relationship between the individual and the clinician; (e) overall
cultural assessment: diagnosis, treatment and prognosis; (f) the
CFI (Cultural Formulation Interview).

Keywords
Culture, norms, language, religion, spirituality, ceremonial
rituals, customs, moral and legal systems, vulnerability and
resilience, Cultural Formulation Interview.

CORRISPONDENZA
Uberta Ganucci Cancellieri
Università per Stranieri «Dante Alighieri»
Via del Torrione, 95
89125 Reggio Calabria
E-mail: ganucci@unistrada.it

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