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Beethoven
lettore di Omero
Luigi Magnani
Beethoven
lettore di Omero
ISBN 88-06-0.5733-2
In dice
P· 3 Premessa
7 Parte prima
45 Parte seconda
69 Note
79 Appendice
87 Indice dei nomi
Beethoven lettore di Omero
A Massimo Mila
Premessa
Non può stupire che tra i due poemi omerici Beethoven abbia
preferito l'Odissea. L'Iliade infatti, tutta pervasa di spirito guer
riero, con le sue sanguinose battaglie, popolata da Dei e da eroi
sovrumani, doveva apparirgli troppo estranea alla regione quoti
diana del suo presente, se non alla determinazione eroica del suo
animo. Tuttavia egli è pronto a cogliervi e a farne oggetto di con
templazione la profonda verità di una immagine, ad aderire al
richiamo di alta poesia quando la voce di Omero fa risuonare
le corde del suo sentimento al modo che una nota musicale fa
vibrare le corde dei suoi armonici naturali ad essa immanenti,
per una segreta originaria corrispondenza che accomuna e vincola
i suoni . Allora egli subisce l'incanto di quelle tragiche immagini
e di quegli epici eventi, rendendosene quasi partecipe per ricono
scere in quegli alti destini un vago riflesso della sua stessa sorte.
« Ora, qui, mi ha ghermito il destino. Non inerte e non senza glo
ria io cado nella polvere, ma in perfetta, compiuta grandezza, di
cui udrete nel futuro » 7• Parole estreme di Ettore caduto dinnanzi
alle Porte Scee e che Beethoven trascrive isolandole dall'epica
solennità del contesto per farne oggetto di commossa contempla
ZIOne.
Nell'immagine evocata dal poeta dell'eroe troiano, precipitato
nella notte dalla tetra Moira, Beethoven forse scorse adombrato
se stesso, fatalmente sospinto verso la silenziosa notte della sor
dità. « Un demone invidioso mi ha gettato la mala pietra » 8, scrive
all'amico Wegeler nel fatidico r 8or : anch'egli come Dioreo, che
la Moira ha ghermito perché Piro, il condottiero dei Traci, « lo
colpisse con una pietra » per infliggergli poi il colpo mortale. E
9
dammi la forza di vincermi ! niente deve pili legarmi alla vita » 15•
La lotta fra le sue due anime non conosce sosta. « Le debolezze
della natura sono date dalla natura stessa e la ragione sovrana de
16•
ve cercare di tenerle a freno e di attenuarle con le sue forze »
La conoscenza deila propria umana fragilità lo rende umile e
implorante : « Sopportazione, rassegnazione . . . cosi vinciamo an
che quando siamo al sommo della miseria e ci rendiamo degni che
17
•
Dio perdoni i nostri peccati » Alla speranza, alla fiduciosa pre
ghiera si alterna l'implorazione quasi disperata: « Dio aiutami ! tu
mi vedi abbandonato da tutta l'umanità . . . O duro destino, o cru
18,
dele fatalità ! No, il mio stato infelice non avrà mai fine »
Quasi a vincere l'angoscia dell'isolamento, per sentirsi meno
solo cerca compagni di sventura e li riconosce dalle testimonianze
delle loro dolorose esperienze, delle loro speranze che sembrano
o:ffrirgli le voci piu disparate, dagli antichi ai moderni, da Omero
a Plutarco, a Schiller, dalla filosofia indiana alla non poesia di
Werner, la cui calda retorica eloquenza esaltava valori ideali vivi
ed operanti in Beethoven. I passi che egli ha trascritto, traendoli
dalle fonti piu disparate, e che il cosiddetto Manoscritto Fischoff 'g
dovere morale costituiva per lui, come per i buoni (dice Omero),
un premio 47• Ma Beethoven non intende valersi della sua musica
solo a beneficio dei poveri, ma « a vantaggio spirituale di tutti » .
L'entità spirituale dell'arte non può tuttavia ridursi ad un'uni
ca formula. La grandezza della sua efficacia educatrice non si li
mita a quelle affermazioni che tendono a esemplificare intenti
moralistici, come quando, condividendo i pregiudizi di Herder
nei confronti del Don Giovanni di Mozart, dichiara : « Il Don
Gio van ni ha ancora la forma italiana, inoltre l'arte non dovrebbe
mai lasciarsi disonorare da un soggetto tanto scandaloso » 48• Com
pito della musica era per lui procedere nel cammino instaurato da
Mozart col Flauto magico, in cui, bandita ogni fonte straniera, si
riafferma il carattere nazionale tedesco, si celebra la virtu contro
il vizio, la luce contro la tenebra, e si esorta a superare le difficili
prove quali richiede la conquista di « ein Mensch zu sein », il
cammino che Beethoven seguirà nel Fidelia, in cui l an ima bel
'
La poesia, dice Schiller, può diventare per l'uomo ciò che per
l'uomo è l'amore, incitarlo a nobili imprese, infondergli impulso
a diventare ciò che egli è; e quella di Omero non poté che ravvi
vare in Beethoven gli alti ideali, cui sacrificherà anche l'amore.
Rispondendo a Schindler che lo interrogava sui suoi rapporti con
Giulietta Guicciardi, la « non amante amata », egli ebbe a confi
dare che, ritornata a Vienna dopo il matrimonio con il conte
Gallenberg, « elle cherchait moi pleurant, mais je la meprisois »
(sic). Wenn ich batte meine Lebenskraft mit dem Leben so inge
ben wollen, was ware fii.r das Edle, Bessere geblieben? » ( « Se
avessi voluto disperdere cosi la mia energia vitale cosa sarebbe
rimasto per ciò che è nobile, per ciò che è migliore? » f9•
Questa sua inclinazione al bene (das Gute) e alla virru, che
dalla fanciullezza egli cominciò ad amare « unitamente a tutto ciò
che è bello » e che si andò in lui sviluppando al ritmo incalzante
del tempo, costituf l'ideale che, in conformità del modello ispira-
Parte prima 25
* [« Perché stai sempre adorando, Socrate santo, l Questo giovane? Nulla sai di
piu grande, l Che con occhio d'amore, l Come gli dèi, lo contempli? » Il Chi pensa il piu
profondo, ama il piu vivo, l Sublime giovenru intende, chi ha guardato nel mondo, l
E inclinano i savi sovente l Verso la bellezza, alla fine. (Versione di Giorgio Vigolo)].
Parte prima 31
n.
terra » Versi, da lui sottolineati, che forse gli fecero nostalgica
mente rivivere l'ansia e la felicità di un altro incontro, quello con
il suo figliuol prodigo, accolto con il piu caloroso abbraccio di
perdono : « Mille volte ti bacio e ti abbraccio o mio figlio non per
duto ma nuovamente rinato! » 78• Ma quanto sia stata labile e fug
gevole quella sua gioia, saranno i versi seguenti a farglielo cru
delmente sentire per il cocente contrasto che essi provocano con
la sua realtà . « Allora il giovane abbracciò il suo meraviglioso pa
dre con fervore, amaramente piangendo, e sorse in essi un dolcis
simo desiderio di pianto » 79• « Padre, ho molte volte udito della
tua grande fama, del tuo coraggio in battaglia, della tua saggezza
di consiglio » 80• Parole che anch'egli avrebbe meritato di udire
dal giovane ingrato . Allo scorrere di tante dolcissime lacrime an
ch'egli avrà sentito inumidirsi le ciglia e farsi dolente il ricordo
di quando aveva confidato piangendo a Giannatasio Del Rio :
« Karl si vergogna di me » .
non sono ferito, dove non sono spezzato ? »), si da rendergli l'esi
stenza « veramente insopportabile » (ganz unertraglich) 94•
volta dei greci contro l'invasore turco, e per esaltare il loro epico
107
ermsmo .
•
cieco che l'Araldo conduce alla presenza del re dei Feaci, in De
modoco, « caro alla Musa che un male ed un bene gli ha dato, col
1\
privarlo della vista e col dargli il dono di un dolcissimo canto » 1
Beethoven riconosce la prefigurazione di sé. Privato dell'udito, il
senso che in lui doveva essere piu perfetto, immerso nella solitu
dine, anche a lui « il Dio che affanna e che consola » aveva fatto
dono di un senso piu alto e perfetto, quello di intendere il lin
guaggio segreto della Natura. L'opaco silenzio che Io imprigiona
e lo isola dal mondo non gli è piu ora di ostacolo : « Dolce il si
lenzio del bosco ! Il mio disgraziato udito qui non mi tormenta.
È come se ogni albero neiia campagna mi dicesse: Santo ! San
cc
113 ,
to ! " Incanto delia foresta ! »
La Natura non è piu da lui contemplata oggettivamente, al
modo del pastore omerico che dali'alto del monte, nella solitu
dine notturna, rabbrividendo contempla sul suo capo lo splendo
re del cielo stellato : il suo spirito va oltre quella estatica visione
cosmica di corpi luminosi, si slancia « verso la fonte prima donde
nasce tutto ciò che è stato creato : verso l'amabile Padre che de
va abitare sopra la volta celeste >> ( «iiber Sternenwelt l Muss ein
lieber Vater wohnen »), aveva detto a Stumpff rimemorando le
114 •
parole di Schiller cui darà canto nella Nona
Come a Faust, accecato dalla Sorge, mentre affonda nella oscu
rità della notte si accende in petto una chiara luce che Io rianima
e lo incita a compiere quanto egli aveva sognato, cos:l a Beetho
ven, fatto sordo dalla Moira, si schiude una udibilità piu sottile,
vibrante, assoluta; e i suoni animeranno il morto silenzio che Io
avvolge, ordinandosi in netti disegni melodici, come costellazioni
nel cielo notturno . « Ciò che tocca il cuore viene dall'alto - dice
va - altrimenti non vi sarebbero che suoni, dei corpi senz'anima .
L'anima deve elevarsi dalla terra, ove la scintilla divina è stata
esiliata per un certo tempo, ove deve fiorire, produrre frutti per
poi risalire verso la fonte donde è discesa. Poiché è solo mediante
un lavoro ordinato, con le forze che le sono state prestate, che la
creatura onora il suo Creatore » 115 • Beethoven ci riconduce qui a
Platone, alla teoria della trasmigrazione delle anime, alla loro in
cessante operosità purificatrice, che nell'adempimento dei com-
.5 0 Beethoven lettore di Omero
Pur nella sordità, egli aveva conservato dei suoni, « corpi sen
z'anima », perfetto ricordo della loro fisicità e virtualità espressi
va, ma, com'è del ricordo, essi erano andati assumendo nella co
scienza nuova levità, alleggeriti da quel minimo di materia che
li fa terrestri e come vaganti nel puro etere, sino a quando la
coscienza li annodi nel disegno melodico da cui ricevono il loro
senso qualitativo, o, come dice Beethoven, la loro anima. Que
sto puro canto interiore, in cui è virtualmente implicita tutta la
vivente realtà della melodia e dell'armonia, non potrà a noi giun
gere se non nella sua aggettivazione sensibile, riflesso di una mu
sica silenziosa, come della luce di una stella lontana, invisibile
all'occhio e forse già spenta.
Ai redattori della rivista « Caecilia » di Lipsia, che lo avevano
Parte seconda 5r
rico, !idio, ecc.), della intera gamma dei sentimenti umani, in ar
monia con la loro tendenza a tutto commisurare ad una norma
superiore. Ritmo e armonia, dice Platone, si insinuano nell'animo
piu di ogni altra cosa, infondono nobiltà di contegno e sviluppa
no, in chi li abbia in sé accolti, un senso di gioiosa bellezza. La
musica venne riconosciuta quale unica forma di educazione supe
riore, per rivelare la forma del dominio di sé, della fortezza, della
temperanza e di tutte le cose che di esse sono riflesso. Come Da
mone espone nel dialogo della Repubblica a Socrate, per ogni
stato d'animo vi è un ritmo e un'armonia ad esso convenienti, e
in ciascuno dei singoli modi è dato riconoscere il riflesso di un
particolare atteggiamento spirituale. Vi saranno cosi modi corri
spondenti all'ethos dell'uomo forte, quali il dorico e il frigio, e
quelli che si addicono a stati lamentevoli e dolenti, quali l'iper
lidio e il missolidio. Cosi Beethoven seguendo queste antiche nor
me, sensibile al rapporto tra materia sonora e idea, alla interdi
pendenza tra un particolare stato d'animo e una tonalità (o mo
do), cui veniva attribuito il potere d'evocazione di una formula
magica, comporrà la Canzona di ringraziamento in modo lidico
offerta alla Divinità da un guarito (nel Quartetto op. 132), dando
risalto a quel libero e nuovo carattere espressivo col parlo a con
trasto con la luminosa tonalità di re maggiore, là ove il malato,
che presto morirà, «sentendo nuova forza» ( «neue Kraft fiih
147•
lend » ) si apre alla speranza
Grande fascino esercitavano su Beethoven quegli antichi modi
dei greci, e nel praticarli gli sarà forse parso di esprimersi nel
loro ineffabile linguaggio.
In una pagina dei suoi Quaderni di conversazione del r 8 r 8
Beethoven traccia uno schizzo di un Eleison che intendeva com
porre nel modo dorico (di cui trascrive la scala) e in un passo
del manoscritto Fischoff, egli si chiede come si debba scandire la
parola greca Eleison, e annota «e-le-ison, è giusto» (ma non lo è),
al fine di dare risalto all'espressione pura, propria dell'articola
zione, che la parola nasconde sotto la sua funzione concettuale e
·
sulla sua implicita religiosità, sulla salutare efficacia che essa, pe
netrando nell'animo dell'ascoltatore, vi può esercitare, sf da ren
derlo, secondo Wackenroder, « reiner und edler », piu nobile e
puro. « Suscitare sentimenti religiosi sia in chi canta che in chi
m
ascolta » era stato « lo scopo principale » ( « meine Hauptab
sicht ») di Beethoven nel comporre la sua grande Messa. E se,
scrive Wackenroder, « è sempre come se si fosse in chiesa quando
si ascolta la musica mit Andacht, con spirito devoto » , sarà appun
to « mit Andacht » (come è indicato nella prima pagina della Missa
solemnis), con lo spirito di devoto, religioso raccoglimento col
quale Beethoven l'ha composta, che egli richiede venga eseguita
ed ascoltata .
Questo fascino che esercita su di lui la musica arcaica, questo
ammirato interesse per compositori del passato, quali Palestrina,
Handel, Bach, per i teorici, quali Gloreanus e Zarlino, non stanno
tuttavia a rivelare alcuna velleità archeologica, propositi di imi
tazione accademica, di nostalgici ritorni. Il suo spirito innova
tore rifugge infatti da schemi precostituiti, da caduche formule
tradizionali. Gli antichi monumenti dell'arte appaiono a Beetho
ven quali espressioni della saldezza non solo formale e della spi
ritualità di un tempo e di uomini quasi mitici. Se Palestrina è il
suo preferito, tuttavia « sarebbe assurdo imitarlo senza possedere
il suo spirito e la sua concezione religiosa » . Pienamente ricono
scendosi nelle aspirazioni del proprio tempo, identificando nella
libertà e nel progresso il fine della musica moderna, Beethoven si
sottrae alle tentazioni dell'arcaico, del cui esemplare insegna
mento si vale soltanto come di valido arricchimento formale ed
espressivo. Per l'alta ispirazione religiosa e per la castigatezza
formale la Missa solemnis di Beethoven si contrapporrà infatti a
quella musica sacra degenerata in musica « quasi operistica », co
me è definita nei suoi Quaderni di conversazione.
Non dimentico dell'invito che Hoffmann, seguendo le orme
del suo mistico precursore Wackenroder, aveva rivolto ai musi
cisti, esortandoli a seguire l'esempio degli antichi maestri e sti
molandoli a ritrovare la purezza di linguaggio che si richiede a
chi intenda parlare con Dio, Beethoven si era proposto di ade-
66 Beethoven lettore di Omero
piu salda virtu dell'animo non meno che dal virile ardimento, qui,
nella Missa solemnis, il testo sacro diventa il supporto della sua
voce, che, con i piu intensi accenti d'implorazione e di lode, si
rivolge al Dio unico, al vero . Ed è all'Agnus Dei, quando la mu
sica tace e in quella sospensione del tempo musicale s 'inserisce,
con il Recitativo, il tempo della vita, è là che la voce si eleva dal
profondo, supplìce e imperiosa insieme, libera, nella sua nudità,
da ogni formalismo artistico, a chiedere misericordia (« Misere
re, miserere mei ») e rende manifesta tutta la pregnanza espres
siva, la tensione drammatica che la parola in sé racchiude, si placa
nell'ampia curva melodica che avvince a sé, nell'abbraccio, tutte
le anime. Una ardente aspirazione alla pace interiore ed esterna
(« Bitte um innem und aussern Frieden »), una pace gioiosa, che
affonda le sue radici nel dolore donde trae, in virm del perpetuo
rapporto dialettico che entrambi congiunge ed unifica, nutrimen
to esaltante.
« Noi, creature finite con lo spirito infinito, siamo nate soltan
to per soffrire e per gioire, e si potrebbe quasi dire che gli eletti
ricevono la gioia attraverso il dolore » 156• « Dalla gioia il dolore,
dal dolore la gioia » ne è il motto, e se Beethoven ne ha appreso
la formula dalla Ifigenia in Tauride di Goethe, della sua verità ha
avuto riprova dalla vita.
Ideando la sinfonia « negli antichi modi » Beethoven aveva
forse inteso celebrare anch'egli, mediante la conciliazione del sa
cro e del profano, la Friedensfeier, la festa della pace cantata da
Holderlin; ma nella Missa solemnis, che nel rapido susseguirsi
degli eventi concentra un intero destino umano, attraverso il lun
go e sofferto itinerario spirituale ed esistenziale che ne accompa
gnò la creazione, vivamente partecipando al sacro mistero con
fede e speranza, Beethoven conquistò la vera delle paci, quella
con se stesso, quella con il ritrovato suo Dio.
Note
1 Lettera ai suoi editori Breitkopf e Hartel, 2 novembre 1 809 .
2 GOETHE, Faust, II, 774 1 .
3 G. LEOPARDI, Opere, a cura di G. D e Robertis, Milano-Roma 1937, III, p. 146.
Nei Quaderni di conversazione si accenna anche alla versione dei testi omerici
dello Stolberg, che tuttavia, come osserva il nipote Karl, « è ancora piu vecchia di
quella del Voss » . Cfr. G. scHiiNEMANN, Ludwig van Beethovens Konversationshefte,
Berlin 1941-43, II, p. 120 (e dr. trad. it. di G. Barbian, Torino 1968, p. 1 1 84).
Il culto di Beethoven per Omero non si limita ad una appassionata lettura dei suoi
poemi, che fa oggetto di approfondimento e di studio, valendosi, come guida, di
opere esegetiche come, appunto, quella di Johann J. Koppen, Erkliirende Anmer
kungen zum Homeer, di cui prende nota nei suoi Quaderni di conversazione (« 6
Bde, I n , 2°, 3n Bds. f" Auflage - 4n u. 5n Bandes 21" Auflage. 8 - Hannover in der
Hahnschen Hofssuchhandlung. - 6 Thlr» : cfr. scHiiNE MANN, II, p. 120). Questi
documentano inoltre il suo vivo interesse per una edizione di tutti i classici antichi
apparsa presso la libreria universitaria di Franz Harter ; si annota l'indicazione bi
bliografica « bei Harter eine Merkwi.irdige neue Ausgabe alter Klassiker, zu er
fragen auf Subscription - von Stuttgartet· gelehrten nach Freiung der altesten sel
tensten Editionen » (ibid. , p. 2 1 8 ) . Le frequenti citazioni e la precisione dei riferi
menti rivelano la latente passione del bibliofilo che sa apprezzare il fascino di una
« antichissima e rarissima edizione » di testi classici, il pregio dell'esemplare che
cercherà presso una libreria antiquaria della Currentgasse, i « Xenophons Reden u .
Thaten cles Sokrates » (ibid. , I, p. 312). Non esiste nulla per l ui piu degno di studio
della lingua e della letteratura greca, che farà apprendere ed amare al nipote . ,< Tra
sei mesi Karl comincerà a leggere Omero in greco », assicura a BlOchlinger, il di
rettore del collegio ove studia Karl, nel marzo del 1 820. Nel settembre dello stesso
anno Beethoven viene informato, a calmare la sua impazienza, che il ragazzo nelle
ultime tre settimane ha tradotto 1 1 0 versi di Omero al giorno. Nel 1 823 è già in
grado di leggere i tragici greci : « L'edizione di Sofocle è già stata ordinata ... Leggo
intanto il Prometeo di Eschilo » . Beethoven lo incoraggia nello studio, ne segue i
progressi, gli procura nuovi testi « per Karl » che illustrino uomini famosi, esempio
di giustizia, di preveggenza, quali « Aristides u. Themistocles », come Beethoven
annota in un quaderno - e con orgoglio presentando il nipote al musicista inglese
Edward Schulz dirà : « Se volete potete porgli un enigma in greco », lingua senza
segreti per il novello Edipo, che si compiace di rendere partecipe Beethoven del
mondo che va scoprendo e che lo rende felice traducendogli questa epigrafe : « Se
Omero è un Dio, onoratelo tra gli Dei, se non è che un mortale, elevatelo al rango
degli Dei » (ibid. , I, p. 334; II, p. 23 1 ; III, pp. 187 e 206; e passim ).
Anton Schindler, il famulus e primo biografo di Beethoven, riferisce che nella sua
biblioteca si trovano « Platone, Aristotele , Plutarco ed altri simili ospiti ». Il ba-
Beethoven lettore di Omero
rone de Trémont, che incontrò Beethoven a Vienna nel r8o8, scrive nelle sue Me
morie : « L'isolement de son célibat, sa surdité, ses séjours à la campagne, l'avaient
fait se livrer à l'étude des auteurs grecs et latins » (cfr. J.-G. PROD'HOMME, Les
cahiers de conversation de Beethoven, Paris 1947, p. 53 ).
La lettura di Omero gli fu compagna lungo tutto il corso della vita, e di conforto
nei suoi ultimi mesi, come si legge nei Quaderni di conversazione, là ove Gerhard
von Breuning, il fanciullo che lo assiste amorevolmente, che conosce le sue prefe
renze e gli procura cibo e libri, gli promette di portargli l'indomani da seconda
parte di Omero ».
Di questa Grecia fiore di civiltà, patria di poeti, di filosofi, di artisti, gli sarà guida
un libro allora famoso : Le voyage du ieune Anacharsis, dell'abate Jean-Jacques
Barthélemy, nella traduzione tedesca del Biester : « Anacharsis Reisen etc. 7 Theile
Komplet. Schrlimblische Auflage, r6 fl. », come egli annota in un quaderno (scHi.i
NEMANN, I, p. 50): ampia narrazione di un viaggio che si suppone venga compiuto
da un giovane scita nell'Ellade, nel tratto di tempo che congiunge il secolo di Pe
ricle a quello di Alessandro e che lo fa testimone della rivoluzione che ridiede la
libertà alla Grecia, e dei grandi eventi storici, culturali ed artistici.
In una lettera del 29 giugno r 8or a F. G. Wegeler, Beethoven scrive : « Il tuo An
tioco lo avrai », forse la copia di un dipinto di Fiiger raffigurante presumibilmente
Antioco il Grande, il condottiero degli sciti invasori dell'Ellade, e di cui parla Plu
tarco nella Vita di Filopemene citata da Beethoven (cfr. F. G. WEGELER e F. RIES ,
Biographische Notizen uber L. v. Beethoven, Koblenz I 8J8, ed E . ANDERSON, The
Letters of Beethoven, London 1961, I, p. 6r, nota 3}.
4 Di questo particolare rapporto si parla in una conversazione tra Beethoven e Schln
dler conservataci in uno degli ultimi Quaderni di conversazione non compresi nel
l'edizione dello Schiinemann e trascritti in PROD'HOMME, p. 458 : « Schindler : State
molto bene oggi, potremmo dunque poetizzare un poco sul Trio in si bemolle mag
giore ». Dopo aver ricordato ciò che Aristotele dice nella sua Poetica della Tragedia
e udito Beethoven citare la Medea, incuriosito dal rapporto istituito tra la musica e
questa tragedia, Schindler chiede di conoscere le caratteristiche dei diversi tempi
del Trio e le ragioni di questo riferimento, e saggiamente conclude: « Qui le parole
non significano niente, sono i cattivi servi della parola divina, la musica l'esprime ».
5 Odissea XIV 304.
• 29 giugno r8or.
9 Iliade IV 517.
14 È il primo dei passi segnati con un tratto di matita da Beethoven nel suo volume
deli'Odissea tradotta dal Voss (cfr. A. LEITZMANN, Ludwig van Beethoven, Berichte
der Zeitgenossen, Briefe und personliche Aufzeichnungen, Leipzig 1921, II,
p . 267 )-
15 Ms Fischoff, n. 7-8, e LEITZMANN.
16 Ms Fischoff, n. 150.
17 Ibid., n. 90.
18
Ibid. , n. 129.
Note 73
2 1 5 ottobre I 825.
2 2 Odissea V 222.
25 Ms Fischo:ff , n. I72.
30 Odissea I 2Ij.
31 Cfr. Conversations-Lexikon oder Encyclop. Handworterbuch fiir gebildete Stande,
I, p. q6.
32 Odissea XIV IJ6.
33 Odissea XV 399·
34 Odissea XVI I .5 ! 7 ·
35 Odissea XIV 227.
36 Odissea XIV 462.
37 Cfr. I. x. VON SEYFRIED, Erinnerungen, in « Caecilia », I828.
38 Lettera a Bettina Brentano, IO febbraio I 8 u .
39 Odissea XIII 59·
40 Ms Fischoff, n. Io.
41 Odissea XVII 38r .
42 Odissea I 337·
43 Odissea I 348.
44 Odissea VIII 479· Versi che Beethoven accompagna alla dedica della sua compo-
sizione corale Meeresstill e und gliickliche Fahrt a Goethe autore del testo poetico.
45 Ms Fischoff.
46 Lettera a Breitkopf, 3 agosto r 8 12.
4 7 « Denn Pflicht ist cles Guten Vergeltung » : lettera a Josef Varena, 6 maggio I8I2,
e Odissea XXIV 285.
48 Cfr. SEYFRIED, Erinnerungen cit.
50 Beethoven farà appello a questa kalogathfa nei suoi rapporti con Teresa Malfatti e
Amalia Sebald, sue ammiratrici, come al limite ideale, alla insospettabile base, « del
loro reciproco accordo » di fraterna amicizia: un nobile disimpegno e forse un fin
de non recevoir.
51 Odissea XIV 83.
52 Odissea XVII 327.
53 Ms Fischoff, n. ro7.
5 4 Non diversamente da areté anche i termini agath6s e kal6s (il Buono, il Bello), pur
non escludendo l'elemento etico ed estetico in essi immanente nel greco antico, de-
74 Beethoven lettore di Omero
signavano rispettivamente l'uno « valentia », « coraggio virile », l'altro, piu che una
mera prestanza estetica, la piu significativa forma del pregio personale.
55 Lettera ad Emilia M. in H., 1 7 luglio 1 8 1 2 .
56 Ibid.
57 Lettera a Teresa von Brunswick, febbraio 1 8 n .
58 Lettera a F . G . Wegeler, 1794-96.
59 Lettera a Goethe, 8 febbraio 1823.
6° Con il termine « massa » Platone non intende tanto riferirsi al demos, alla demo
crazia ateniese del rv secolo, ma piu generalmente a quella che ignora ciò che è buo
no e giusto.
61 SCHUNEMANN , I, p. 76.
62 Ibid., p. 247.
63 Lettera al Magistrato di Vienna, 9 febbraio 1 8 1 9 .
64 Odissea I I 277.
65 Odissea XIV 177.
66 Odissea XIV 214.
67 Odissea IV 290.
68 Odissea XVII 470.
69 Lettera al Magistrato di Vienna cit.
70 Ibid.
71 Schindler afferma di aver avuto nelle sue mani questo dialogo posseduto da Bee
thoven nella traduzione di Schleiermacher, come è dato inferire dai numerosi ri
ferimenti alla Repubblica contenuti nella sua lettera al Magistrato di Vienna del
febbraio 1 8 19. Come risulta dal IX Quaderno di conversazione, nel successivo 1 820
un suo interlocutore, il filosofo Kanne , gli consiglia: « Lei deve leggere Platone
nella versione tedesca dello Schleiermacher. Lo deve, glielo porterò io. Lui e Schel
ling sono i piu grandi ». Sarà lo stesso Kanne ad iniziare Beethoven alla filosofia di
Schelling, prestandogli le Vorlesungen uber die Methode des akademischen Stu
diums (cfr. SCHUNEMANN, I , p. 344, e MAGNANI, Beethoven nei suoi quaderni di
conversazione cit., pp. 123-24) .
72 Cfr. L. MAGNANI, Monteverdi e l a verità dell'arte, i n « Nuova Antologia », giugno
1975·
73 Repubblica 501b.
74 Lettera al Magistrato di Vienna cit.
75 Repubblica 491d 5·
76 Cfr. Odissea II 277.
77 Odissea XVI 2 1 3 .
78 Lettera al nipote, 5 ottobre 1825.
79 Odissea XVI 2 1 3 .
80 Odissea XVI 241 .
81 Lettera al Magistrato di Vienna cit.
82 Lettera al nipote, giugno ( ? ) 1825.
83 Fedro 245a.
84 SCHiiNEMANN, I, p. 322.
85 Lettera ai figli di Bernard Schott, 1 7 settembre 1824.
Note 75
86 « Sto bene, molto bene, - scrive nel 1799 al fratello Nikolaus, - la mia arte mi pro
cura amici e stima : che posso volere di piu? », e a Zmeskall, nello stesso anno, con
esuberante amor vitae augura « ... buon appetito, e buona digestione, che è tutto
ciò di cui un uomo ha bisogno per vivere ».
87 29 giugno 1801.
88
Giugno 1801.
8 9 Lettera a F. G. Wegeler, 16 novembre 1801.
96 « Denn stitbt der Mensch . . . l Denn lebt der auf, auf inngst Wieder auf l Aufs zu
vicenda mitologica che si svolge tra gli antichi monumenti caduti in rovina, il la
mento delle vittime sul miserevole stato in cui versa la loro patria oppressa, la bal
danzosa presenza dei Dervisci invasori, adombrano la drammatica vicenda della
guerra di liberazione dal turco invasore. « In quanto all'idea di fare attenzione alla
Grecia contemporanea, - osserva Grillparzer incaricato da Beethoven di rimaneg
giare il testo di Kotzebue, - la censura vi porrà il suo potente veto » (cfr. MAGNANI,
Beethoven nei suoi quaderni di conversazione cit., p. 33).
108
Odissea VIII 58 5.
1 09 Lettera a Gleichenstein, r8 ro.
110
Ms Fischoff, n. 90.
111
Odissea XIV 444 ·
11
2 Odissea VIII 62.
113
Cfr. ms Fischoff, n. 69.
1 1 4 Cfr. I. A. Stumpff, in A. w. THAYER ( H. DEITERS - H. RIEMANN ) , Ludwig van Beetho-
pressa nella materia sonora in divenire. Immagine essenziale che oscuramente per
siste in noi, che la riconosciamo riaffiorare non quale relitto tra i flutti eli un nau
fragio, non come un etereo fantasma ma come l'anima stessa della melodia. Cosf
può accadere ascoltando la Ventesima delle Variazioni Diabelli, in cui il tema, pur
gato della sua originaria banalità, vagamente emerge da quelle cupe misteriose ar
monie in virtU dello schema generatore di una figura immanente quasi impressa
nella loro materia sonora.
144 « Religion und Generalbass fii r in sich abgeschlossen Dinge, iiber elle man nicht
weiter disputieren soli » ( scmNDLER, Biographie cit., II, p. 162 ) . Vien di ricordare
per analogia il concetto della Ur-pflanze di Goethe, della pianta originaria che egli
ricercava tra gli ubertosi giardini di Palermo. « Soltanto una Idea », dirà Schiller, e
non una esperienza, che all'idea mai potrebbe adeguarsi. E Goethe dovette conso
larsi pensando che se Schiller prendeva per una idea ciò che egli enunciava come
esperienza, doveva pur esserci una mediazione tra le due.
1 45 Cfr. w. DE LENZ, Beethoven et ses trois styles, Paris [1852] . Alfredo Casella, mio
poetica di Beethoven, si coglie, tra l'altro, in una sua lettera all 'editore inglese
Thomson, ove si afferma che la tonalità di la bemolle di una canzone scozzese
ch'egli ha l'incarico di armonizzare non è confacente al carattere espressivo della
melodia: « ce ton m'a paru peu naturel et si peu analogue à l'inscription Amorosa,
qu'au contraire je le changerait en Barbaresca » ( THAYER, Ludwig van Beethovens
Leben cit., III, pp. 590 sgg.).
8
1 4 2 9 gennaio 1 8 2 4 .
4
1 9 Iliade XXII 309 ; cfr. ms Fischoff, n. 59·
Iso
Odissea V I e G. NOTTEBOHM, Zweite Beethoveniana, Leipzig r 887, p. 328.
tsl
Ms Fischoff, n. 177.
1 52 Lettera ad Andrea Streicher, r6 settembre 1824, e ms Fischo:ff .
153 Cfr. NOTTEBOHM, Zweite Beethoveniana cit., p. 1 6 5.
Meine Mutter, die sagt es, er sei mein Vater; ich selber
Wei.B es nicht, denn von selbst wei.B niemand, wer ihn gezeuget. ( I 215-r6).
Mogen die Gotter dir schenken, so viel dein Herz nur begehret,
Einen Mann und ein Haus, und euch mi t seliger Eintracht
Segnen! Denn nichts ist besser und wi.inschenswerter auf Erden,
Als wenn Mann und Weib, in herzlicher Liebe vereinigt,
Ruhig ihr Haus verwalten, den Feinden ein krankender Anblick,
Aber Wonne den Freunden, und mehr noch genie.Ben sie selber !
(VI r8o-85 ).
Jetzo kam auch der Herold und fiihrte den lieblichen Sanger,
Diesen Vertrauten der Muse, dem Gutes und Boses verliehn ward,
Denn sie nahm ihm die Augen und gab ihm si.ille Gesange. (VIII 62-65).
Dall ' Odissea s3
Denn der ist mir verhaEt wie die Pforten der untersten Tiefe,
Welcher, von Mangel verfiihrt, mi t leeren Erdichtungen schmeichelt.
(XIV !56·57).
Dennoch glaub ich, du wirst noch aus der Stoppe} die Ahre kennen.
(XIV 2I4·I5).
Aber ich liebte, was Gott in meine Seele geleget :
Denn dem einen gefallt dies Werk, dem anderen jenes. (XIV 227-28).
84 Appendice
Also sprach er und kiillte den Sohn, und iiber die Wange
Stiirzten die Trlinen zur Erde, die lange verhaltenen Triinen. (XVI 190-9I).
Denn sie sitzen hoch in den Wolken und herrschen mit Allmacht
'Ober die Menschen auf Erden und alle unsterblichen Gotter. (XVI 264-65) .
Dail'Odissea 85
Weleh ein Tag ist mir dieser ! Ihr Gotter, wie bin ich so gliicklich !
Sohn und Enkel streiten den edlen Streit um die Tugend !
(XXIV 5 1 2- 1 3 ).
Indice dei nomi
Achille, 5, 48 . Del Rio, G., 32.
Alcinoo, 20 Demodoco, r8, 49 ·
Alessandro il Grande, 3 1 , 72 n. Demostene, 57·
Amenda, K., 35, 47, 72 n. De Robertis, G., 7 1 n.
Anassagora, 57· Dioniso, 67.
Anderson, E., 72 n. Dioreo, 12, 35·
Antioco il Grande, 72 n.
Apollo, 34, 36, 49, 5 1 , 55 -57
· Emilia M., 74 n, 76 n.
Arete, 20. Eraclito, 53 -55 ·
Aristide, 71 n. Erdody, M., 73 n, 7 6 n, 77 n.
Aristotele, 28, 71 n, 72 n . Eschilo, IO, 40, 71 n.
Artemide, 37· Ettore, 12, 64.
Atena, 28, 36. Eumeo, 19.
Euripide, ro, 67.
Bacco, 66.
Bach, J. S., 20, 22, 65 . Federico il Grande, 17.
Barbian, G., 71 n. Femio, 2 1 .
Barthélemy, ].-]., 72 n . Filippo il Macedone, 3 1, 57·
Beethoven, C., 13, 72 n. Filopemene, 25, 72 n.
Beethoven, J . N., 13, 72 n , 75 n. Fischoff, 14, 59, 6 3 , 72 n, 73 n, 75 n - 77
Beethoven, K., 71 n, 73 n, 74 n. n.
Berlioz, H., + Freeman, K., 76 n.
Biester, 72 n. Fiiger, H. F., 72 n.
Blochlinger, 7 1 n.
Breitkopf und Hirtel, editori, 39, 56, 71 Gallenberg, conte, 2 4 .
n, 73 n, 76 n. Gellert, G. F., IO.
Brentano, B. von, 20, 73 n. Giove, vedi Zeus.
Breuning, G. von, 72 n. Gleichenstein, J., 75 n.
Broadwood, T., 76 n. Gloreanus, 64, 65.
Brunswick, F., 73 n, 75 n. Goethe, J. W. von, 9 , ro, 19, 37, 42, 5 6,
Brunswick, T. von, 27, 50, 74 n, 76 n. 57, 68, 7 I n, 73 n, 74 n, 76 n, 77 n.
Grillparzer, F., 75 n.
Casella, A., 77 n. Guicciardi, G., 24.
Cervantes, M. de, 6o .
Handel, G. F., 65.
Damone, 63 . Hiirter, F., 71 n.
Dante Alighieri, 56. Hasslinger, T., 76 n.
Davide, 67. Haydn, J ., 39 , 6+
Dedalo, 57 · Hegel, G. W. F., 23, 53 ·
Deiters, H. , 75 n. Herder, J . G., 9 , 23 .
Indice dei nomi
C. L. .5733-1