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COMMENTO COSTITUZIONE ITALIANA

Istituzioni di diritto pubblico (Università degli Studi di Milano-Bicocca)

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COSTITUZIONE ITALIANA
Il 2 giugno 1946 i cittadini furono chiamati a votare contemporaneamente per il
referendum tra monarchia e repubblica e per l’Assemblea Costituente. Queste furono
le prime elezioni della storia dell’Italia svolte a
suffragio effettivamente universale. Il decreto del 1° febbraio 1946 aveva infatti
esteso finalmente il diritto di voto anche alle donne.
La legge fondamentale del nostro Stato italiano è stata approvata il 22 dicembre 1947
dai 556 delegati dell’assemblea costituente ed è entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
E’ la prima carta istituzionale liberamente scritta dai rappresentanti dei cittadini e non
concessa da un sovrano.
CARATTERISTICHE:
1. E’ la LEGGE FONDAMENTALE da cui discendono e a cui si ispirano tutte le leggi
ordinarie. Nessuna legge può mai essere in contrasto con quanto dice la Costituzione
e, nel caso ciò avvenga, è sempre quest’ultima a prevalere. Si parla quindi di una
Costituzione RIGIDA, ciò significa che le norme costituzionali non possono essere
cambiate da leggi ordinarie. Per modificare la Costituzione sono necessarie leggi
particolari, le leggi di revisione costituzionale, per l’approvazione delle quali è prevista
una procedura complessa che mira ad allontanare il rischio di facili cambiamenti
(art.138 della Costituzione), rigida quindi, non significa immodificabile; la procedura di
revisione prevede però regole più complesse rispetto a quelle necessarie per
approvare le leggi ordinarie, proprio perché i cambiamenti da apportare al testo
costituzionale devono essere frutto di un accordo che coinvolga tutte le forze politiche,
non un’imposizione della volontà della maggioranza. Inoltre l’articolo 139 della
Costituzione specifica che “la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione
costituzionale”.
2. La nostra Costituzione è LUNGA perché non si limita a sancire i principi
fondamentali, ma riconosce una pluralità di diritti anche riguardo ai rapporti etici,
sociali ed economici.
Il documento è composto da 139 articoli (più 18 articoli delle “disposizioni transitorie e
finali”.
Il testo apre con i “PRINCIPI FONDAMENTALI” (artt. 1-12) ed è poi suddiviso in due
parti: “DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI” (artt. 13-54) che tratta del rapporto tra Stato
e Cittadini (4 titoli), “ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA” (artt. 55-139) che tratta
dell’organizzazione dei pubblici poteri (6 titoli). Seguono poi le “DISPOSIZIONI
TRANSITORIE E FINALI” con 18 artt. contenenti norme transitorie per il passaggio al
nuovo ordinamento.
3. E’ FRUTTO DI UN COMPROMESSO tra tutte le forze politiche che siedevano in
Assemblea Costituente.
4. E’ DELIBERATA DAL BASSO perché scritta dai rappresentanti del popolo italiano
al contrario dello
Statuto Albertino che era stato concesso dal re.
5. E’ SCRITTA.

PRINCIPI FONDAMENTALI (artt.1-12)


I principi fondamentali sono una specie di “preambolo”, nel quale sono delineate le
linee portanti della Carta costituzionale: il principio democratico, lavorista, solidarista,
di uguaglianza, di libertà. Questi principi rappresentano i presupposti della società e
gli obiettivi verso i quali essa deve tendere.
In questi primi articoli della Carta costituzionale si ritrovano gli ideali della rivoluzione
francese, sintetizzati egregiamente nell’art.1 (la libertà), nell’art. 2 (la fraternità, o la
solidarietà sociale) e nell’art 3 (l’uguaglianza). Più in particolare, in questa “premessa”
si delineano:
-la forma di Stato (art.1)
-i rapporti tra lo Stato, i cittadini e i diversi soggetti di diritto (artt. 2, 3 , 4, 6)
-i rapporti tra lo Stato e le autonomie locali (art. 5)
-i rapporti tra lo Stato, la chiesa cattolica e le altre confessioni religiose (artt. 7 e 8)
-la promozione della cultura e la tutela del paesaggio (art. 9)
-i rapporti tra o Stato e l’ordinamento internazionale (artt. 10 e11)
-il simbolo dello Stato stesso (art. 12)

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Art. 1
«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione.»
-PRINCIPIO DEMOCRATICO E LAVORISTA
c1 sancisce il concetto di "Repubblica democratica" (sono l’una il rafforzativo
dell’altra) cioè la forma di
governo nella quale tutte le cariche pubbliche si riconducono direttamente o
indirettamente al consenso del
popolo. Viene inoltre sancito il principio del lavoro nel quale lo stato affida al cittadino
le responsabilità del proprio futuro.
c2 sancisce il concetto di "Sovranità", si intende il potere supremo di governo, che
appartiene al popolo nella sua globalità, ma esercitabile solamente nei modi e nelle
forme previste dalla Costituzione.

Art. 2
«La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo
sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento
dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.»
-PRINCIPIO PERSONALISTA E PLURALISTA
c1 si enuncia che lo Stato italiano (comprese le regioni, province, comuni e tutti coloro
che si trovano nel territorio italiano) riconosce i diritti inviolabili, vale a dire quei
diritti riconosciuti a tutti che nessuna legge può infrangere, sopprimere e che nessuna
persona può violare; lo Stato non solo deve rispettarli ma deve anche proteggerli dalle
violazioni provenienti dai soggetti privati. Con la parola “riconosce” si intende che i
diritti inviolabili fanno parte del patrimonio d’ogni individuo, sia come singolo (diritto
al nome, alla libertà d’espressione, ecc.), sia come membro d’organizzazioni sociali
(famiglia, partiti politici, ecc.).
Non solo vengono garantiti i diritti ma vengono anche richiesti doveri infatti l’art
introduce il principio di solidarietà politica, economica e sociale. I doveri di solidarietà
politica si riferiscono a situazioni in cui la persona è chiamata a partecipare alla vita
della comunità di cui fa parte (diritto di voto). Adempiere ai doveri di solidarietà
economica significa agire non pensando solo al nostro tornaconto, ma considerare
anche gli altri (pagare le tasse). Adempiere ai doveri di solidarietà sociale significa
mettersi a disposizione gratuita di chi ha bisogno (volontariato).
Non esistono diritti senza doveri né viceversa: la libertà di ciascuno è volta al
miglioramento della società nel suo complesso.

Art. 3
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.»
-PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA (formale c1 e sostanziale c2)
c1 sancisce l’uguaglianza in senso formale, ossia l’avere pari diritti in quanto tutti
sono uguali davanti alla legge (sia governanti che governati) e tutti devono essere,
allo stesso modo, ad essa sottoposti senza operare discriminazioni basate sul sesso,
sulla razza, sulla lingua, sulla religione, sulle opinioni politiche e condizioni personali e
sociali.
c2 viene sancito il principio di uguaglianza sostanziale di tutti davanti alla legge
proprio perché si riconosce che nella realtà sono presenti delle discriminazioni, quindi
la Repubblica deve essere in grado di offrire pari opportunità a tutti affinché essi

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abbiano gli stessi diritti, rimuovendo qualsiasi tipo di ostacolo che impedisca ai
cittadini di partecipare alla vita politica, economica e sociale del Paese (abbattere
barriere
architettoniche, aiuti economici per le famiglie bisognose, pensione sociale per tutti gli
inabili al lavoro …).

Art. 4
«La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni
che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria
scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della
società.»
-PRINCIPIO LAVORISTA
c1 viene sancito il principio del diritto al lavoro ma con tale espressione non si intende
che lo stato è
obbligato a trovare un lavoro a tutti. Si intende invece che lo stato deve favorire
l’economia e l’ingresso nel mondo del lavoro.
c2 Il lavoro oltre che un diritto è anche un dovere morale. Si ribadisce che il lavoro
deve essere onesto. lo stato affida al cittadino le responsabilità del proprio futuro e
valuta la dignità di ogni individuo in base a ciò che riesce a realizzare,
indipendentemente dalle condizioni di partenza.
Art. 5
«La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei
servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i
principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del
decentramento.»
-PRINCIPIO DI AUTONOMIA E DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO
(pluralismo istituzionale)
c1 Ciò significa che l’Italia non è una composizione di Stati indipendenti che
manifestano la volontà di federarsi, il che esclude già da qui la possibilità che il nostro
Stato possa – tramite una normale legge del parlamento – diventare uno Stato
federale.
L’Italia è uno Stato Unitario regionale che riconosce il principio del
decentramento amministrativo cioè il principio secondo cui lo Stato non agisce
soltanto con organi centrali, ma si articola in enti autonomi locali (come i Comuni, le
Province e Regioni) ed esercita le sue funzioni amministrative attraverso organi e uffici
periferici. Nei maggiori Comuni, il decentramento è stato attuato con l'istituzione dei
consiglio circoscrizionali o di quartiere.

Art. 6
«La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.»
c1 L’art 6 è uno dei tanti casi in cui il testo costituzionale ribadisce l’impegno ad
eliminare tutti gli ostacoli che limitino l’uguaglianza dei cittadini: attraverso questo
articolo in particolare, la Costituzione prescrive l’obbligo di tutelare le minoranze
linguistiche.
I costituenti hanno così reagito alle discriminazioni che in passato, e soprattutto
durante il regime fascista, furono attuate contro coloro che parlavano una lingua
diversa.
In Alto Adige e in Valle d’Aosta è stato riconosciuto il bilinguismo (tedesco – ita,
francese – ita): qui il cittadino ha il diritto di usare ufficialmente la propria lingua e la
Pubblica amministrazione è tenuta a rispettare tale diritto, dotando i propri uffici
(pubblici, giustizia e scuola) di personale bilingue.
In seguito alla recente riforma del titolo V della Costituzione (L.cost.n.3/2001) il
bilinguismo è entrato anche
nella Costituzione in quanto, proprio la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige sono citati
con il nome bilingue.

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L’art. 6 è stato attuato riguardo ai gruppi minori come i greci, albanesi, sloveni,
croati, friulani, franco provenzali ecc. che vivono in piccole comunità in diverse zone
d’Italia, così la cultura e la lingua di queste popolazioni sono state finalmente tutelate.

Art. 7
«Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e
sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate
dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.»
Ai tempi dello Statuto Albertino l’Italia era uno stato confessionale cioè aveva un’unica
religione di Stato che era la religione cattolica. I Padri costituenti vollero invece che
l’Italia fosse uno stato laico riconoscendo alla Chiesa il potere religioso. Comunque il
fatto che abbiano riservato alla Chiesa cattolica un articolo, ci fa capire che essa
aveva un ruolo di grande importanza perché la stragrande maggioranza degli italiani
erano cattolici e perché Roma è sede del Papato.
c2 viene stabilito che i rapporti tra lo stato e la Chiesa sono regolati dai Patti
Lateranensi. Questi furono stipulati nel 1929 tra Mussolini e il Papa Pio XI per superare
i conflitti che erano nati in seguito alla Breccia di Porta Pia del 1870 quando l’esercito
piemontese invase Roma. Essi stabilivano:
- l’indipendenza del Papato al quale veniva attribuito un territorio (la Città del
Vaticano), proprie guardie, una propria legislazione;
- obbligo insegnamento della religione cattolica in tutte le scuola;
- effetti civili del matrimonio religioso.
Per superare le contraddizioni tra art.7 e patti Lateranensi, nel 1984 venne stipulato
un nuovo Concordato
che prevedeva:
- insegnamento della religione cattolica facoltativo;
- matrimonio civile, religioso e concordatario.

Art. 8
«Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i
propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative
rappresentanze.»
-PRINCIPIO DEL PLURALISMO RELIGIOSO
c1 viene sancito il principio del pluralismo religioso cioè il riconoscimento della libertà
religiosa di ciascuno.
c2 viene sancito un primo limite all’esercizio delle religioni diverse dalla cattolica e
cioè che non devono andare contro le leggi dello Stato italiano (ad. Es. in Italia è
proibita ogni forma di menomazione fisica per cui non può essere praticata
l’infibulazione).
c3 si stabilisce che se una religione diversa dalla cattolica vuole vedersi riconosciuti
dei diritti, deve stipulare degli accordi con lo Stato italiano e l’iniziativa degli stessi
deve partire dai rappresentanti delle religioni. Esempi di intese: Tavola valdese (1984),
Avventisti del Settimo Giorno (1986), Comunità ebraica (1987).

Art. 9
«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.»
c1 si garantisce la massima libertà nella formazione e diffusione della cultura e nello
svolgimento dell’attività di ricerca, in contrapposizione alla politica seguita dal
fascismo che aveva imposto la cultura di regime. Non dà però una definizione di
cultura che va quindi rintracciata nell’art.33.
c2 è di estrema importanza perché contiene un concetto, quello di paesaggio, che ha
subito nel corso del
tempo una profonda evoluzione. In assemblea costituente con tale termine si indicava
unicamente la

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conservazione delle bellezze naturali secondo quanto stabilito da una legge del 1938.
Oggi invece si intende un concetto molto più ampio di tutela del paesaggio che oggi
prende il nome di tutela dell’ambiente. Secondo un principio dello sviluppo
economico-sociale la rigenerazione delle risorse non deve compromettere l’ambiente
delle generazioni future; comunque la legislazione riguardante la tutela dell’ambiente
si è avuta solo in tempi recenti. Nel 1966 è stata emanata la prima legge antismog
che detta le norme dell’inquinamento e solo nel 1986 è stato istituito il Ministero
dell’ambiente; soprattutto a partire dal 2000 che sono stati recepiti nel nostro
ordinamento importanti provvedimenti comunitari per quanto riguarda l’inquinamento
atmosferico.

Art. 10
«L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale
generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme
e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà
democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della
Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.»
-PRINCIPIO INTERNAZIONALISTA
c1 i padri costituenti vollero intendere che le norme internazionali che hanno una
portata generale (norme consuetudinarie) valgono automaticamente all’interno
dell’ordinamento giuridico italiano. Con questa norma costituzionale, inoltre, lo stato
italiano si impegna a non adottare leggi di contrasto con le norme del diritto
internazionale, a considerare incostituzionali quelle leggi che non rispettassero tale
principio e a ratificare i trattati internazionali.
c2 viene determinata la condizione giuridica dello straniero che è regolata dalla legge
in conformità delle norme e dei trattati internazionali
Nel nostro ordinamento esistono attualmente due categorie di stranieri: i cittadini
dell'Unione europea che godono di una tutela e di garanzie simili a quelle del cittadino
italiano; i cittadini extracomunitari, non appartenenti all'Unione europea, che possono
essere soggetti a restrizioni per quanto riguarda l'ingresso e la permanenza nel nostro
paese.
Non esiste una legge specifica per la questione degli stranieri ma l’unica che stabilisce
diritti e doveri dello straniero è la Legge Bossi-Fini del 2002. Essa prevede che
l'espulsione, emessa in via amministrativa dal Prefetto della Provincia dove viene
rintracciato lo straniero clandestino, sia immediatamente eseguita con
l'accompagnamento alla frontiera da parte della forza pubblica. Gli immigrati
clandestini, privi di validi documenti di identità, vengono portati in centri di
permanenza temporanea, istituiti dalla Legge Turco- Napolitano, al fine di essere
identificati. La legge prevede il rilascio del permesso di soggiorno, della residenza e
cittadinanza italiana alle persone che dimostrino di avere un lavoro o un reddito
sufficienti per il loro mantenimento economico. A questa regola generale si
aggiungono i permessi di soggiorno speciali e quelli in applicazione del diritto di asilo.
La norma ammette i respingimenti al Paese di origine in acque extraterritoriali, in base
ad accordi bilaterali fra Italia e Paesi limitrofi, che impegnano le polizie dei rispettivi
paesi a cooperare per la prevenzione dell'immigrazione clandestina.
c4 prevede che nel nostro paese non sia ammessa l'estradizione dello straniero per
reati politici. Lo Stato italiano rifiuta l'estradizione, cioè il rimandare la persona al
paese d’origine, di un cittadino straniero che sia ricercato per reati politici commessi in
opposizione a regimi antidemocratici, nei quali vengono attuate politiche persecutorie
nei confronti dei diritti umani. Viene escluso dal novero dei reati politici il delitto di
genocidio, per il quale è prevista l'estradizione sia per lo straniero che per il cittadino.
(v. L. cost. del 21 giugno 1967, n.1 - Estradizione per i delitti di genocidio).
Nel 3 e nel 4 comma, la Repubblica italiana garantisce a tutti i cittadini stranieri, ai
quali siano stati negati i diritti e le libertà democratiche nei loro paesi, di poter
esercitare tali diritti nel territorio dello stato italiano, grazie al diritto di asilo.

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Art. 11
«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di
parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo. »
-PRINCIPIO INTERNAZIONALISTA
L’art. 11 oppone un netto rifiuto alla guerra e soprattutto apre un nuovo capitolo,
quello di una cultura di pace da diffondere e costruire anche attraverso organismi
internazionali.
Proprio nel periodo in cui è stato elaborato il testo costituzionale, l’Organizzazione
delle nazioni unite (Onu) stava muovendo i suoi primi passi: l’essenza dell’articolo 11
riflette proprio la speranza che l’Italia potesse essere inclusa tra i paesi “amanti della
pace”, così come previsto dallo statuto dell’Onu, e potesse essere ammessa a far
parte dell’Organizzazione stessa, obiettivo che è stato raggiunto nel 1955.
L’Italia, pertanto, in base all’articolo 11 e come membro dell’Onu, non ricorrerà alle
armi per risolvere eventuali contrasti con gli altri stati e non invaderà mai il territorio
altrui, violando la libertà di altri popoli. Sempre in base a tale articolo, viene anche
sancito il divieto di intervenire militarmente in aiuto di un altro stato che lotti, nel
proprio territorio, contro un movimento di liberazione nazionale (ad esempio: il
movimento separatista basco in Spagna).
Quindi l’unico tipo di guerra ammesso è la legittima difesa per respingere un
attacco armato che
minacci l’esistenza e l’indipendenza dell’Italia (vedi art. 52 della Costituzione).

Art. 12
«La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande
verticali di eguali dimensioni.»
Il tricolore italiano venne decretato il 7 gennaio del 1797 a Reggio Emilia come
bandiera della Repubblica Cispadana. Durante il regno d’Italia fu aggiunto al tricolore
lo stemma sabaudo poi eliminato con l’istituzione della repubblica. Viene ripresa
perché era la bandiera del regno d’Italia e venne ammainata definitivamente il 25
aprile 1945, con lo scioglimento dal giuramento per militari e civili, quale ultimo atto
del governo di Benito Mussolini. Il tricolore rappresenta l’Italia in qualsiasi
manifestazione e anche all’estero.

PARTE I – DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI (artt. 13-54)


La Costituzione prende in considerazione tutte le libertà che riguardano l’uomo come
persona fisica, come essere spirituale e come individuo che vive in collettività: essa
esalta la solidarietà sociale (art.2) e lo spirito di partecipazione ma, allo stesso tempo,
riconosce i diritti relativi alla sfera privata che, in tal modo, risulta rigorosamente
garantita.
 TITOLO I- RAPPORTI CIVILI (artt.13-28)
Art.13
«La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale,
né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato
dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge,
l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono
essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li
convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di
ogni effetto.
È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni
di libertà.
La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.»
-LIBERTA PERSONALE

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c1 Stabilisce che la libertà personale è inviolabile cioè che nessuna legge e nessuna
persona li può violare.
c2 Viene sancito cosa vuol dire la libertà personale cioè il diritto di non essere
portato in carcere, di non essere controllato se non si ha un mandato del giudice
(riserva di giurisdizione) e solo se c’è una legge che lo autorizza (riserva di legge).
c3 Viene sancito che in casi di necessità, indicati dalla legge, l’autorità può adottare
provvedimenti provvisori che vengono comunicati all’autorità giudiziaria entro
quarantotto ore e se questa non li convalida entro le altre quarantotto ore, i
provvedimenti vengono revocati.
c4 Viene punita qualsiasi violenza (fisica o morale) sulle persone private della
libertà personale.
c5 Viene sancito che la legge stabilisce il limite massimo di quanto un uomo deve
rimanere privato della sua libertà personale in attesa di giudizio.

Art. 14
«Il domicilio è inviolabile.
Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi
stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale.
Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini
economici e fiscali sono regolati da leggi speciali. »
-LIBERTA’ DEL DOMICILIO
c1 riconosce l’inviolabilità del domicilio e cioè tutela il diritto alla riservatezza del
domicilio cioè qualsiasi posto in cui una persona si trova (è diverso dalla residenza).
Inviolabile significa che nessuna legge e nessuna persona lo può violare.
c2 nessuno può invadere il domicilio altrui ma si possono fare perquisizioni solo con un
mandato e solo con una legge che lo autorizza. In casi però di necessità e urgenza
la polizia può disporre la perquisizione di un’abitazione per ricercare la prova di un
reato anche senza un mandato ma deve comunicare il tutto a un giudice che entro 48
ore deve dare l’autorizzazione.
c3 disciplina casi particolari riguardanti la sanità, la sicurezza e la fiscalità ecc. nei
quali i vigili urbani, i carabinieri ecc. possono violare il domicilio anche senza un
mandato del giudice perché questi casi sono regolati da leggi speciali.

Art. 15
«La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione
sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con
le garanzie stabilite dalla legge. »
-LIBERTA’ DELLA CORRISPONDENZA
Quale diritto viene tutelato?
c1 Assicura la possibilità di inviare o ricevere qualunque tipo di messaggio senza
timore di intromissioni. La comunicazione secondo la costituzione è quella rivolta alle
persone, a uno o più destinatari determinati.
Come è garantito?
c2 Solo con un atto motivato dell’autorità giudiziaria E solo con una legge che lo
autorizzi possono limitare
la libertà e la segretezza di qualsiasi forma di comunicazione.

Art. 16
«Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio
nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di
sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli
obblighi di legge. »
-LIBERTA’ DI CIRCOLAZIONE E DI SOGGIORNO
c1 Con il termine cittadino non si intende la persona ma un cittadino ITALIANO o
dell’UE, colui che può liberamente circolare e soggiornare. La limitazione può essere

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attuata solo in via generale (a tutti quindi non in via individuale) per motivi di sanità
(epidemie) o sicurezza (manifestazioni, concerti).
c2 Il cittadino può uscire dal territorio salvo per obblighi previsti dalla legge (se ce da
tutelare alcuni interessi tipo i minori. Ad esempio se un genitore vuole portare il figlio
via senza il consenso dell’altro genitore).

Art. 17
«I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono
vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.»
-LIBERTA’ DI RIUNIONE
c1 I cittadini possono stare fisicamente nello stesso posto in qualunque posto (riunirsi)
purché lo facciamo pacificamente e senza armi
c2 Se la riunione si svolge in un luogo aperto al pubblico (teatro, stadio, cinema) gli
organizzatori non devono chiedere nessun permesso né dare preavviso.
c3 Se la riunione si svolge in un luogo pubblico gli organizzatori sono tenuti a dare
preavviso. Il preavviso serve a far organizzare un servizio ordine o attività che rendano
il corteo pacifico e ordinato. Se si dimentica di dare preavviso ci sono sanzioni
pecuniarie per gli organizzatori ai quali viene data una sanzione se succede qualcosa.
Inoltre si può vietare la riunione solo per comprovati motivi di sicurezza.

Art. 18
«I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che
non sono vietati ai singoli dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente,
scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.»
-LIBERTA’ DI ASSOCIAZIONE
c1 Le associazioni sono libere. Associarsi è stare insieme per perseguire dei fini (quelli
non vietati dalla legge penale associazione a delinquere) infatti non sono
formalmente riconosciute e non c’è la necessità di stare fisicamente nello stesso
posto.
c2 La costituzione vieta 3 tipi di associazioni: quelle a delinquere, quelle segrete e
quelle che perseguono scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.

Art. 19
«Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi
forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in
pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.»
Art. 20
«Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od
istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali
gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività.»
-LIBERTA’ RELIGIOSA (sia 19 e 20)

Art. 21
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel
caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso
di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei
responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento
dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da
ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre
ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida

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nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo di ogni


effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di
finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni
contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a
reprimere le violazioni.»

-LIBERTA’ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO


c1 Si garantisce a chiunque si trovi in Italia, la libertà di espressione.
c2 Si vieta ogni forma di controllo preventivo da parte dello stato in quanto la stampa
non può essere soggetta ad autorizzazioni e censure. I reati elencati prima, se
commessi per mezzo della stampa, hanno un peso maggiore in quanto la stampa è
destinata ad un’ampia diffusione.
c3 Si dichiara che ci può essere un sequestro solo sotto ordine di un giudice nel caso
di violazione di norme.
c4 Si dichiara che se non è possibile avere un mandato del giudice perché ci sono
motivi di urgenza, il
sequestro può avvenire attraverso gli ufficiali di polizia giudiziaria che entro 24 ore
devono fare denunzia
all'autorità giudiziaria e se non viene convalidato il sequestro è revocato.
c5 Si dichiara che la legge può rendere noti i mezzi di finanziamento della stampa
perché sapere chi finanzia un giornale vuol dire essere informati sull’orientamento
politico del giornale stesso.
c6 Naturalmente la libertà incontra dei limiti: è vietato, ad esempio, ingiuriare,
diffamare le persone o pubblicare immagini contrarie al buon costume.
c7 vi sono leggi che stabiliscono i provvedimenti da attuare in caso di violazione alla
libertà.

Art. 23
«Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base
alla legge.»
-PRINCIPIO DI LEGALITA’/riserva di legge
Quando si parla di prestazione personale e patrimoniale imposte in base alla legge si
fa riferimento a tutta una serie di doveri ai quali senza un obbligo espressamente
previsto dalla legge non si adempirebbe. Esempio prestazione personale (obbligo di
comparizione in giudizio in qualità di testimone); prestazioni patrimoniali (obbligano al
pagamento di una somma di denaro)

Art. 25
«Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge.
Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima
del fatto commesso.
Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla
legge»
-RETROATTIVITA’ PENALE E SFAVOREVOLE
c1 La garanzia del giudice naturale implica che sia solo la legge a dettare i criteri in
base ai quali individuare prima del giudizio, il giudice competente.
c2 le leggi di abrogazione retroattiva sono vietate in ambito penale sfavorevole.
c3 la misura di sicurezza prevista per chi ha commesso un reato deve essere prevista
dalla legge (esempio il carcere o arresti domiciliari e non un campo di concentramento
che infatti non è previsto dalla legge).

Art. 27
«La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte»

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-PRINCIPIO DELLA PERSONALITA’ DELLA PENA


c1 il principio della personalità della pena implica che nessuno, se non l’autore del
reato, può essere chiamato a risponderne.
c2 Vi è una presunzione di innocenza fino a sentenza irrevocabile di condanna. Questo
significa che durante il procedimento penale l'imputato è innocente.  
c3 Le pene devono tendere a rieducare il condannato in modo da consentire un suo
reingresso nella società sia a livello morale che produttivo. Durante il periodo di
detenzione sono previsti corsi formativi e attività lavorative atte a qualificare
professionalmente i detenuti
c4 La pena di morte, proprio perché annulla completamente il fine di rieducazione non
è consentita.

 TITOLO II – RAPPORTI ETICO SOCIALI (artt. 29-34)


Sono presi in considerazione alcuni valori che hanno una portata rilevante sia per
l’individuo, sia per la collettività : la famiglia, la salute, la scuola.
I diritti riconosciuti in questi articoli fanno parte di quei principi inviolabili, enunciati
nell’articolo 2, garantiti all’uomo, come singolo e come membro delle “formazioni
sociali”.
Art. 29
«La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti
stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.»
-DIRITTO ALLA FAMIGLIA
c1 La famiglia è considerata una formazione sociale particolare, privilegiata rispetto
alle altre aggregazioni di individui perché è una società naturale che nasce cioè da
un’esigenza di natura. Lo Stato, infatti, ne ha riconosciuto i fondamenti e li ha ritenuti
meritevoli di tutela. La famiglia acquista valore giuridico tramite il matrimonio, che
può essere: matrimonio civile quando viene celebrato pubblicamente dal sindaco o da
un suo delegato, matrimonio religioso quando viene celebrato secondo i riti delle varie
religioni, matrimonio concordatario quando può essere celebrato da un sacerdote
cattolico e acquista valore civile. Attualmente sono esclusi la convivenza di fatto, il
libero amore e la poligamia. Nel caso in cui il vincolo matrimoniale viene sciolto l’uomo
e la donna sono liberi di contrarre un nuovo matrimonio, valido solo ai soli effetti civili.
c2 Si parla di uguaglianza morale e giuridica. Ciò segna il passaggio a un tipo
diverso di famiglia non più fondata sull’autorità maritale, ma sull’uguaglianza dei
coniugi e quindi sul loro consenso reciproco. Il riconoscimento della parità fra i coniugi
è stato introdotto con la riforma del diritto di famiglia (19 maggio 1975) che ha fissato
i diritti e i doveri che nascono dal matrimonio. Il marito quindi ha perso il ruolo di
“capo della famiglia”, spetta a entrambi i coniugi concordare l’indirizzo della vita
familiare fondata sulla solidarietà e sulle responsabilità comuni.

Art. 30
«È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati
fuori del matrimonio.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale,
compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.»
-POTESTA’ DEI GENITORI (dovere e potere)
Mantenimento, l’istruzione e l’educazione dei figli: sia quelli legittimi, cioè nati da
genitori che hanno contratto il matrimonio, sia per i figli naturali, cioè nati da genitori
non sposati. Inoltre hanno il diritto al nome e a una parte del patrimonio familiare ma
hanno il dovere di rispettare i genitori, di vivere in famiglia fino al compimento della
maggiore età e di collaborare alle necessità della stessa secondo le proprie capacità.

Art. 31

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«La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione


della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle
famiglie numerose.
Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale
scopo.»
-ASSISTENZA SOCIALE ALLE FAMIGLIE
I costituenti, partendo dal presupposto che la prima formazione della persona avviene
nell’ambito familiare e considerate le trasformazioni in atto, hanno avvertito l’esigenza
di sostenere le famiglie più numerose con misure economiche e altre provvidenze
per aiutare i coniugi ad assolvere i loro compiti nei confronti della famiglia. Esempi di
interventi economici sono: assegni per il nucleo familiare, sgravi fiscali ecc.; di
interventi sociali sono: asili nido, consultori familiari ecc.

Art. 32
«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse
della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal
rispetto della persona umana.»
-DIRITTO ALLA SALUTE
c1 All’individuo viene riconosciuto il diritto alla salute, che lo Stato deve tutelare per
garantire non solo l’integrità fisica del singolo, ma anche l’interesse della collettività.
In questa prospettiva il concetto di diritto alla salute comprende anche il diritto ad un
ambiente salutare e non inquinato, all’uso di beni di consumo e di alimenti che non
siano nocivi ecc.
L’assistenza sanitaria spetta indifferentemente a qualsiasi cittadino ed è fornita da un
unico servizio (il servizio sanitario nazionale).
c2 si dispone il divieto di imporre trattamenti sanitari, se non nei casi previsti dalla
legge e nel rispetto della persona umana. Infatti, se pur il diritto alla salute sia un
diritto sociale , l’individuo è libero di rifiutare interventi sulla propria persona
soprattutto se si tratta di trattamenti con farmaci o terapie sperimentali. Il trattamento
può essere imposto soltanto se esiste la certezza che il soggetto ne tragga un
vantaggio diretto e, indirettamente, se ne avvantaggi anche la collettività; per questo
sono obbligatorie alcune vaccinazioni nel campo della prevenzione della salute
pubblica.

Art. 34
«La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più
alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie
ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.»
-DIRITTO ALL’ISTRUZIONE
Con l’enunciato “la scuola è aperta a tutti”, lo Stato s’impegna a consentire a tutti di
“crescere” perché dalla crescita culturale di ognuno dipende dallo sviluppo dell’intera
società. Partendo da questi presupposti i costituenti assegnano allo stato il compito di
assicurare una “scuola aperta a tutti”.
Grazie al diritto all’istruzione tutti i giovani vengono posti nelle condizioni di prepararsi
alla vita nel mondo migliore: la scuola deve coltivare e guidare lo sviluppo dei futuri
cittadini fornendo loro i contenuti morali e culturali indispensabili per un’effettiva
partecipazione alla vita sociale. Da ciò discende il diritto per tutti i giovani, senza
alcuna discriminazione, di ricevere un’istruzione obbligatoria e gratuita dalla prima
elementare.

 TITOLO III – RAPPORTI ECONOMICI (artt. 35-47)


I costituenti, al fine di realizzare una democrazia sociale ed economica, oltreché
politica, hanno introdotto una serie di norme che sono tra le più innovative di tutta la

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Costituzione. All’interno dei rapporti economici si possono distinguere due categorie di


norme:
__la I parte (art. 35-40), con carattere democratico-sociale della Costituzione, è
relativa alla posizione costituzionale del lavoro e dei lavoratori: per cui il lavoro
non deve solo promuovere lo sviluppo della società, ma soprattutto favorire la
realizzazione dell’individuo all’interno di essa. I criteri che devono essere seguiti e
rispettati nel predisporre la normativa a favore del lavoro (legislazione sociale);
__la II parte( art. 41-47) da cui emerge il carattere democratico – economico della
Costituzione, è relativa all’intervento dello Stato, finalizzato a conciliare l’interesse
della collettività con quello dell’iniziativa e della
proprietà privata.
Dal punto di vista economico-sociale lo Stato disegnato dalla Costituzione non è uno
Stato liberista (libero mercato, proprietà privata no intervento dello stato); non è uno
Stato socialista (iniziativa economica).
È uno Stato sociale, che opera per conseguire l’utilità e il benessere di tutta la
collettività: in esso l’iniziativa economica è libera, purché non contrasti con l’interesse
collettivo.

Art. 38
«Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto
al mantenimento e all’assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro
esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione
involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o
integrati dallo Stato.
L’assistenza privata è libera.»
-DIRITTO ALL’ASSISTENZA SOCIALE PER GLI INABILI AL LAVORO
c1 Afferma il dovere dello Stato di provvedere ai cittadini più indifesi dal punto di vista
economico (disoccupati) o psicofisico (anziani, minorati, inabili al lavoro ecc.) e
sancisce quindi il diritto all’assistenza e al mantenimento per chi ne ha bisogno.
Questa forma di aiuto, garantita dallo Stato a coloro che non sono in condizione di
svolgere alcuna attività lavorativa, è la cosiddetta assistenza sociale, una forma di
solidarietà che discende dall’articolo 2 e si concretizza in prestazioni di varia natura. Il
sistema di sicurezza sociale garantisce a coloro che si trovano in stato di indigenza la
pensione sociale o di invalidità civile e l’assistenza sanitaria gratuita, a totale carica
dello Stato.
c2 Un infortunio, uno stato di invalidità, o semplicemente la vecchiaia possono
impedire a chi lavorava di continuare a farlo: i lavoratori non più attivi non possono
essere abbandonati a se stessi e devono essere messi nelle condizioni di far fronte
comunque alle loro esigenze. Al riguardo, i costituenti hanno previsto l’istituzione di un
sistema di previdenza sociale. La previdenza è a favore dei solo lavoratori, ai quali
viene garantita la protezione da eventi futuri che potrebbero incidere sulla loro
capacità lavorativa, per mezzo di due enti pubblici: l’istituto nazionale di previdenza
sociale (Inps) e l’istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro
(Inail).
c3 Quando un soggetto, in seguito a un certo evento (malattia, infortunio, vecchiaia
ecc.), perde, in tutto o in parte, la capacità lavorativa, ed è protetto dalle assicurazioni
sociali, che mirano a coprire questi eventuali rischi. Si tratta di assicurazioni
obbligatorie a carico in parte del lavoratore (assicurato) e in parte del datore di lavoro
(assicurante), che versa all’istituto assicuratore (Inps e Inail) i contributi assicurativi.
Le prestazioni previdenziali, secondo i casi, mirano a far recuperare al lavoratore le
energie perdute (prestazioni sanitarie) o a garantirgli il sostegno necessario per le sue
esigenze di vita (prestazioni economiche).
c4 Organi e istituti predisposti: L’Inps è il più importante ente di previdenza, non solo
per il vasto numero di assistiti, ma soprattutto per le numerose prestazioni che offre. I
suoi compiti infatti, oltre alle assicurazioni sociali, comprendono anche la cassa unica
degli assegni per il nucleo familiare, il fondo per le pensioni sociali e la cassa

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integrazione guadagni. L’Inail, invece, garantisce le cure mediche e di riabilitazione a


chi è rimasto vittima di un infortunio sul lavoro o ha contratto una malattia
professionale (silicosi, asbestosi ecc.) e, se necessario, eroga un’indennità temporanea
o permanente, secondo il grado di incapacità lavorativa dell’assistito.

 TITOLO IV – RAPPORTI POLITICI (artt. 48-54)


Art. 48
«Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini
residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione
Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero
stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.
Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di
sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.»
-DIRITTO DI VOTO
c1 sancisce il diritto inviolabile di tutti i cittadini (che hanno compiuto 18 anni d’età) a
prendere parte alle consultazioni elettorali.
c2 Il voto è: personale perché ogni persona deve recarsi personalmente alle urne,
uguale perché ogni voto ha lo stesso valore (ad esempio il voto del Presidente del
Consiglio è uguale a quello di un qualsiasi altro votante), libero perché tutti sono liberi
di votare chi vogliono, segreto perché si deve evitare di far pubblicità al voto per non
creare favoritismi.
c3 è stato introdotto con L.Cost. del 2000 con la quale viene data la possibilità ai
cittadini italiani residenti all'estero di poter votare per le elezioni politiche in
circoscrizioni estere (invece nel passato, si dovevano recare ad esempio in Italia per
votare) eleggendo 12 deputati e 6 senatori.
c4 sancisce i “requisiti negativi” dell’elettorato cioè quelli che non debbono sussistere.

Art. 53
«Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività»
-PAGAMENTO DEI TRIBUTI
c1 Afferma che chi svolge un’attività lavorativa (compresi gli stranieri e gli apolidi) ha
il dovere di pagare le tasse in base alla propria capacità contributiva (ricchezza). si
tratta di un dovere di solidarietà, in quanto il pagamento dei tributi è indispensabile
per rendere effettive le protezioni sociali.
c2 Il sistema tributario – cioè l’insieme delle leggi concernenti i tributi – deve seguire
un criterio di progressività: la percentuale della retribuzione da versare al fisco
(definita aliquota d’imposta) deve essere minore per le persone con i redditi più bassi
e maggiore per quelle che percepiscono emolumenti elevati.
In Italia esiste un grave problema fiscale dovuto alla presenza di un numero
significativo di evasori, ovvero persone che non pagano – in tutto o in parte – i tributi
pur essendo tenuti a farlo: ciò finisce per sottrarre notevoli risorse economiche allo
Stato che è costretto ad aumentare la pressione fiscale gravando ulteriormente sui
cittadini onesti.

PARTE II – ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA (artt. 55-139)


 TITOLO I – IL PARLAMENTO
SEZIONE I – LE CAMERE (artt. 55-69)
Art. 55
«Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi
stabiliti dalla Costituzione.»
-STRUTTURA DEL PARLAMENTO

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c1 Si dichiara che il Parlamento è costituito dalla Camera dei Deputati e dal Senato. Si
tratta di un bicameralismo perfetto poiché entrambe le camere hanno gli stessi poteri
e competenze.
c2 Viene enunciato che la Camera e il Senato si riuniscono insieme solo nei casi
stabiliti negli articoli 83 (elezioni PdR), 90 e 91(messa in stato accusa del PdR), 104
(elezioni di 1/3 dei membri del Consiglio), 135 (elezioni 5 giudici della Corte
Costituzionale) della Costituzione.

Art. 64
«Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi
componenti.
Le sedute sono pubbliche; tuttavia ciascuna delle due Camere e il Parlamento a
Camere riunite possono deliberare di adunarsi in seduta segreta.
Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è
presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza
dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale.
I membri del Governo, anche se non fanno parte delle Camere, hanno diritto, e se
richiesti obbligo, di assistere alle sedute. Devono essere sentiti ogni volta che lo
richiedono.»
-LE SEDUTE DELLE CAMERE
c1 si sancisce che ciascuna Camera adotta il proprio regolamento parlamentare in
base alla maggioranza assoluta, cioè la maggioranza di tutti i membri. Il regolamento
parlamentare è un insieme di norme tramite le quali la Camera stessa si
autoregolamenta decidendo ad esempio le deliberazioni, lo svolgimento dei lavori.
c2 Si afferma che le sedute sono pubbliche, però ciascuna delle due Camere, riunite
separatamente o insieme, possono decidere di riunirsi in seduta segreta.
c3 Si stabilisce che qualsiasi deliberazione deve essere presa con la presenza di
almeno la maggioranza dei componenti (numero legale). Nelle Camere vale la
presunzione del numero legale che viene a cadere quando almeno venti deputati o
dodici senatori o lo stesso Presidente richiedono la verifica del numero legale. Se
l’accettazione da esito negativo, la seduta viene sospesa. Si afferma inoltre che per la
maggior parte delle deliberazione viene presa a maggioranza dei presenti
(maggioranza semplice) tranne nei casi è richiesta la maggioranza assoluta
(maggioranza dei componenti) o la maggioranza qualificata (i 2/3 dei componenti).
c4 Si afferma che i membri del Governo, anche se non fanno parte delle Camere,
hanno il diritto di assistere alle sedute. Inoltre si sancisce che i membri del Governo
devono essere ascoltati ogni volta che lo richiedono.

SEZIONE II – FORMAZIONE DELLE LEGGI (artt. 70-82)

Art. 70
«La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.»
-BICAMERALISMO PERFETTO
Le due camere hanno gli stessi poteri, esercitano le stesse funzioni, quindi il nostro
parlamento è organizzato secondo il sistema del Bicameralismo perfetto. La principale
funzione che esercitano le Camere è l’attività volta all’approvazione delle leggi
(ordinarie).
Il parlamento fa le leggi ordinarie e il presidente della repubblica le promulga

Art. 71
«L’iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed agli
organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale.
Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno
cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.»
-INIZIATIVA LEGISLATIVA
L’iniziativa di legge è la facoltà di proporre una legge alla discussione del parlamento.

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c1 L’iniziativa legislativa può essere esercitata dal governo, su deliberazione del


consiglio dei ministri, da ciascun deputato e ciascun senatore, da ogni consiglio
regionale.
c2 L’iniziativa spetta anche al popolo con 50.000 elettori.

Art. 72
«Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo
regolamento, esaminato da
una commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo e con
votazione finale.
Il regolamento stabilisce procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali è
dichiarata l'urgenza.
Può altresì stabilire in quali casi e forme l'esame e l'approvazione dei disegni di legge
sono deferiti a
commissioni, anche permanenti, composte in modo da rispecchiare la proporzione dei
gruppi parlamentari.
Anche in tali casi, fino al momento della sua approvazione definitiva, il disegno di
legge è rimesso alla
Camera, se il Governo o un decimo dei componenti della Camera o un quinto della
commissione richiedono
che sia discusso o votato dalla Camera stessa oppure che sia sottoposto alla sua
approvazione finale con
sole dichiarazioni di voto. Il regolamento determina le forme di pubblicità dei lavori
delle commissioni.
La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è
sempre adottata per i
disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione
legislativa, di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e
consuntivi.»
-DISCUSSIONE E APPROVAZIONE DEL DISEGNO DI LEGGE
Il disegno di legge giunto ad una camera viene spedito dal proprio presidente ad una
commissione permanente a seconda dell’argomento che viene trattato nel progetto di
legge stesso.
A questo punto sono previste due procedimenti:
_Il procedimento normale
_Il procedimento abbreviato
Se il presidente della camera o del senato, sceglie il procedimento normale, il disegno
di legge viene discusso nella commissione e poi viene ridiscusso e approvato
nell’assemblea plenaria: la commissione si riunisce in sede referente, discute la
proposta e poi ne riferisce all’assemblea plenaria. In aula (assemblea plenaria) alla
presenza ad una nuova discussione e poi alla votazione. Essa avviene separatamente
per ciascun articolo della legge e poi, al termine, sulla legge nel suo complesso. Prima
dell’inizio delle votazioni, ogni parlamentare ha il diritto di presentare emendamenti
cioè proposte di modifica, di integrazioni, di soppressione, che vengono anch’essi
votati uno per uno.
Se il presidente della camera o del senato sceglie il procedimento abbreviato, la
commissione si riunisce i sede deliberante: non si limita a discutere la legge ma la
approva in via definitiva. E’ un sistema più veloce ma anche più rischioso, inoltre il
procedimento abbreviato non può essere usato per l’approvazione di leggi
costituzionali, elettorali, per leggi delega al Governo, per leggi che ratificano trattati
internazionali e per leggi di bilancio.

Art. 75
«È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una
legge o di un atto
avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque
Consigli regionali.

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Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di


indulto, di autorizzazione a
ratificare trattati internazionali.
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la
Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la
maggioranza degli aventi
diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum.»
-IL REFERENDUM ABROGATIVO
Questo articolo disciplina il referendum abrogativo, vale a dire il più importante istituto
di democrazia diretta
attraverso il quale i cittadini possono esprimere il loro parere su una legge
direttamente, senza la mediazione dei parlamentari.
500.000 elettori o 5 Consigli Regionali, possono richiedere l’abrogazione cioè
l’eliminazione in tutto o in parte di una Legge, di un Decreto Legge, Decreto
Legislativo o Legge Regionale solo per le materie non espressamente vietate da
questo articolo.
Possono votare tutti i cittadini italiani che hanno compiuto 18 anni.
Il referendum è valido solo se la maggioranza degli aventi diritto al voto si reca alle
urne ed è approvata se si
raggiunge la maggioranza dei si.
Perché possa svolgersi il referendum abrogativo sono necessari, oltre alla raccolta
delle firme:
- la verifica da parte della Corte di Cassazione del numero e della regolarità delle
firme;
- il controllo da parte della Corte Costituzionale dell’ammissibilità dei referendum
(secondo quanto disposto dal presente art.75) e della loro chiara e corretta
formulazione.
Il referendum deve svolgersi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.

ATTI AVENTI FORZA DI LEGGE: D.lgs. – D.lg.


Art. 76
«L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con
determinazione di principî e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti
definiti.»
-DECRETO LEGISLATIVO (D.lgs.)
La costituzione con questo articolo prevede un caso in cui il governo può emanare
norme aventi forza di legge: ciò si verifica quando la funzione legislativa gli viene
delegata dal parlamento. L’atto del governo in questo caso prende il nome di decreto-
legislativo.
Lo scopo di questo istituto è quello di facilitare l’emanazione di legge che contengono una
disciplina particolarmente complessa sul piano tecnico o molto dettagliata. Il parlamento infatti
è poco adatto pre l’elaborazione di leggi di questo genere, a causa di tempi lunghi richiesti dal
normale procedimento legislativo e dalla difficoltà di coordinare testi di legge notevolmente
lunghi e complessi (si ricorda che in parlamento le leggi vengono votate articolo per articolo).
Può quindi delegare questo compito al governo che è in grado di agire in tempi molto piu rapidi
e che dispone di uffici che hanno la competenza tecnica necessaria.
Il parlamento conferisce la delega al governo mediante una legge chiamata legge
delega. Essa viene approvata secondo il normale procedimento legislativo (è esclusa
l’adozione del procedimento speciale art 72 c 4) ed è efficacie solo nei confronti del
governo.
La costituzione ha voluto evitare il pericolo che il parlamento, conferendo al governo
una delega troppo ampia o senza precisare i limiti, possa finire per spogliarsi del
potere legislativo, snaturando così i principi fondamentali del nostro ordinamento. Ha
perciò stabilito che la legge delega deve indicare (obbligatorio):
1-l’oggetto della delega in modo preciso e delimitato;
2-i principi e i criteri direttivi a cui il governo deve attenersi;
3-il termine entro cui il governo deve emanare il D.lgs.

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Una volta approvata la legge delega il governo dispone predispone il testo del D.lgs.
La preparazione di tale testo è di regola affidata al singolo ministro che è competente
nella materia in questione ma poi esso deve essere sottoposto alla discussione
dell’intero consiglio dei ministri che ha il compito di approvarlo. Il D.lgs. viene quindi
emanato dal PdR e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale; entra in vigore, come le leggi, il
15° giorno successivo alla pubblicazione.
Poiché è un atto avente forza di legge, il D.lgs. può abrogare leggi preesistenti e sono
vincolanti per tutti i cittadini (a differenza della legge delega che è vincolante solo per
il governo).

ART. 77
«Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano
valore di legge
ordinaria.
Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua
responsabilità,
provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la
conversione alle Camere
che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque
giorni.
I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta
giorni dalla loro
pubblicazione. Le camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti
sulla base dei decreti non convertiti»
-DECRETO LEGGE (D.lg.) (Atto normativo emanato dal governo in caso di necessità
ed urgenza)
Possono presentarsi casi in cui è necessario emanare nuove norme di legge con
particolare urgenza. Poiché il procedimento legislativo richiede tempo, la costituzione
in questo articolo, dà al governo, in via eccezionale, il potere di adottare, sotto la sua
responsabilità, provvedimenti che hanno forza di legge ed entrano immediatamente in
vigore. Tali provvedimenti prendono il nome di “decreto-legge” che hanno l’elemento
formale del decreto (sono infatti decisi dal governo) e l’efficacia sostanziale della
legge.
c2 Il D.lg. viene deliberato dal consiglio dei ministri e viene emanato, subito dopo, dal
PdR (l’emanazione dei decreti ha significato analogo alla promulgazione delle leggi).
Viene quindi immediatamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, ed
entra in vigore il giorno stesso della pubblicazione.
Nello stesso giorno il governo deve presentare il decreto-legge alle camere che anche
se sciolte devono riunirsi entro 5 giorni. Entrambe le camere devono convertirlo in
legge entro 60 giorni, ossia approvare una legge che faccia proprio il contenuto del
decreto (anche con emendamenti).
c3 Se il decreto viene respinto o se trascorrono i 60 giorni senza che sia stato
approvato, il decreto stesso perde efficacia fin dall’inizio, vengono cioè annullati tutti
gli effetti che nel frattempo ha prodotto , come se non fosse mai esistito.
Poiché in certi casi sarebbe impossibile annullare gli effetti del decreto le camere
possono regolare con leggi i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non
convertiti.

Art. 79
«L’amnistia e l’indulto sono concessi con legge deliberata a maggioranza dei due terzi
dei componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale.
La legge che concede l’amnistia o l’indulto stabilisce il termine per la loro
applicazione.
In ogni caso l’amnistia e l’indulto non possono applicarsi ai reati commessi
successivamente alla presentazione del disegno di legge.»
-AMNISTIA E INDULTO
L’amnistia è un provvedimento di clemenza destinato ad una pluralità di persone, che
comporta l’estinzione

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di tutti i reati di un certo tipo e per i quali lo Stato rinuncia all’applicazione delle pene
previste. In pratica si
dice che l’amnistia cancella il reato.
Con l’indulto viene condonata in tutto o in parte la pena inflitta per un reato o viene
trasformata in un’altra di minore entità. In pratica l’indulto cancella la pena.
La Costituzione richiede una maggioranza elevata per l’approvazione della legge di
concessione di amnistia
e indulto in quanto la decisione deve essere ben ponderata anche dall’opposizione.
c3 vieta di applicare l’amnistia e l’indulto ai reati commessi dopo la presentazione del
Ddl per evitare che chiunque possa commettere dei reati sapendo che comunque poi
saranno cancellati.

Art. 80
«Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di
natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni
del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi.»
-RATIFICA DEI TRATTATI INTERNAZIONALI
Il potere di ratifica dei trattati internazionali è normalmente attribuito al PdR. L’articolo
80 elenca i casi in cui
questo atto deve essere autorizzato preventivamente con una legge del Parlamento.

 TITOLO II – PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (artt. 83-91)


Il PdR è un carica elettiva perché è eletto dal parlamento.
Mentre nelle monarchie europee contemporanee (gran Bretagna, paesi bassi, Belgio,
paesi scandinavi) il re ha oramai soltanto un ruolo simbolico e formale, il PdR italiana,
oltre ad avere la medesima funzione simbolica, può svolgere un ruolo attivo (anche se
limitato) nella vita politica dello stato.
_REQUISITI PER L’ELEZIONE  Qualsiasi cittadino/a è eleggibile come PdR l’importante
è che abbia compiuto 50 anni e goda di diritti civili e politici (art. 84 c1).
INCOMPATIBILITA’ E DOTAZIONE  La carica di PdR è incompatibile con qualsiasi altra
(art 84 c2): ciò significa che il PdR decade da qualsiasi altro incarico pubblico e deve
rinunciare a qualsiasi attività professionale. Egli riceve un assegno personale e una
dotazione patrimoniale di cui fanno parte il palazzo del quirinale e altri possedimenti e
inoltre mezzi finanziari per svolgere le sue funzioni.
_DURATA DELLA CARICA e TERMINE MANDATO Il presidente rimane in carica 7 anni
(art 85 c1). 30 giorni prima del termine del suo mandato il PdR convoca le camere in
seduta comune e i delegati per svolgere le elezioni di un nuovo PdR (art 85 c2). Al
termine del mandato egli è, salvo rinuncia, senatore a vita (art 59 c1).
_SUPPLENZA E MORTE  In caso di impedimento temporaneo del PdR le sue funzioni
sono svolte dal presidente del senato (art 86 c 1). Se il Pdr muore o si dimette o
viene colto da un impedimento permanente il presidente del senato incide, entro 15
giorni, nuove elezioni.
_GIURAMENTO  Dopo l’elezione il PdR presta giuramento di fedeltà alla repubblica e
di osservanza della costituzione davanti al P. in seduta comune (Art. 91) e con questo
atto assume ufficialmente le sue funzioni.

Art. 83
«Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi
membri.
All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in
modo che sia
assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato.
L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a
maggioranza di due terzi
dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.»
- L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
c1 L’elezione del PdR avviene in seduta comune, quindi i votanti si riuniscono negli
uffici della Camera dei Deputati nel Palazzo Montecitorio.

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c2 Si tratta di un parlamento allargato in quanto all’elezione partecipano anche 3


delegati in rappresentanza di ogni Regione, tranne la Valle d’Aosta che ne ha 1, i quali
sono eletti dal Consiglio regionale. Si tratta quindi di elezione indiretta in quanto il
PdR non è eletto dal popolo ma dai suoi rappresentanti.
(la presenza dei delegati regionali, pur essendo poco rilevante sul piano numerico
(sono infatti 58, e i parlamentari elettivi 945), serve per sottolineare che il PdR non
rappresenta solo lo stato centrale ma l’insieme dei pubblici poteri, compresi quelli
locali).
c3 Diversamente dal solito, le votazioni si svolgono a scrutinio segreto proprio
perché si tratta di una votazione riguardante una persona nello specifico, quindi non si
viene a sapere il pensiero del votante. Nelle prime tre votazioni è necessaria
l'approvazione dei 2/3 dell'assemblea, mentre per le votazioni successive è sufficiente
la maggioranza assoluta, cioè il 50% + 1 di tutti i componenti.

Art. 87
«Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.
Può inviare messaggi alle Camere.
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa,
quando occorra,
l'autorizzazione delle Camere.
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito
secondo la legge,
dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica.»
- I COMPITI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
c1 Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato ma non nel senso proprio della
parola ma è piuttosto un rappresentante dell’unità nazionale quindi è una figura la
quale si pone al di sopra delle leggi.
c2 Può inviare messaggi alle Camere.
c3 Decide la data delle elezioni delle due camere e il giorno della prima riunione.
c4 Ha un limitato intervento nella funzione legislativa e normativa autorizzando i
disegni di legge di iniziativa del Governo.
c5 Promulga, cioè firma dando un primo giudizio di costituzionalità, le leggi, i decreti
con valore di legge e i regolamenti.
c6 Decide quando un referendum deve essere fatto però nei limiti proposti dalla
Costituzione (una domenica compresa tra 15 aprile e 15 giugno).
c7 Elegge i funzionari dello Stato.
c8 Accoglie e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali a
meno che non occorra l’autorizzazione delle camere.
c9 Ha il potere di esercitare il comando delle Forze armate cioè ha il potere militare. È
il comandante del Consiglio di difesa secondo i limiti della legge. Proclama lo stato di
guerra il quale è deciso dalle Camere.
c10 È a capo del Consiglio superiore della magistratura cioè che controlla i
rappresentanti-giudici eletti dai giudici.
c11 Può concedere grazia cioè ha il potere di favorire il soggetto il quale è sottoposto
a giudizio.
c12 Da dei riconoscimenti della Repubblica

La ragione principale per cui esiste nel nostro paese un capo dello stato,
istituzionalmente al di sopra delle parti, è quella di rendere possibile il riequilibrio del
sistema stesso in occasione delle sue crisi di funzionamento, nel rispetto dei principi
costituzionali.

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 TITOLO III – IL GOVERNO titolare del potere esecutivo

SEZIONE I – CONSIGLIO DEI MINISTRI (artt. 92-96)

Art. 92
«Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri,
che costituiscono
insieme il Consiglio dei ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su
proposta di questo, i
ministri. »
– LA COMPOSIZIONE DEL GOVERNO
c1 si sancisce la composizione del Governo che è formato dal Presidente del Consiglio
e dai ministri che insieme danno vita al Consiglio dei ministri. All’interno del governo,
uno o più ministri, possono ricoprire l’incarico di vicepresidente del consiglio su
designazione del consiglio dei ministri, con il compito di sostituire il presidente in caso
di assenza o di impedimento temporaneo di questi. La presidenza del consiglio ha
sede a Roma a palazzo Chigi.
c2 si sancisce una delle prerogative del Presidente della Repubblica, ovvero la nomina
del Presidente del Consiglio e, su proposta di esso, anche i ministri stessi. La nomina
avviene con Decreto del Presidente della Repubblica e in seguito viene pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale.
Nella prassi, il Presidente della Repubblica prima di decidere a chi dare l’incarico di
Presidente del Consiglio faceva un giro di consultazione con tutti i partiti.
PARENTESI SULLA COMPOSIZIONE DEL GOVERNO:
-PDC: ha una posizione di preminenza sugli altri membri del governo. Ha il compito di
formare il governo, una volta ricevuto l’incarico da parte del capo dello stato (Pdr), e di
scegliere, quindi, i ministri. Le sue dimissioni provocano la caduta dell’intero governo.
-MINISTRI: ciascun ministro è a capo di un particolare ramo della pubblica
amministrazione che viene chiamano ministero. Il numero e le competenze dei
ministeri sono stabiliti per legge (art 95 c3)
-CONSIGLIO DEI MINISTRI (CdM): è un organo collegiale composto dal PdC (che lo
convoca e lo presiede) e dai ministri, con o senza portafoglio (i ministri senza
portafoglio svolgono incarichi particolari e spesso sono chiamati a dirigere speciali
dipartimenti organizzati in seno alla presidenza del consiglio). Le riunioni non sono
pubbliche, non sono ammessi i giornalisti e non ne vengono pubblicati i resoconti.
Il CdM è la sede in cui viene definita la politica generale del governo. Tutte le decisioni
più importanti del governo devono essere discusse e approvate nel CdM. Tra di esse:
__il programma da presentare al parlamento al momento della formazione del
governo;
__i disegni di leggi da sottoporre ad approvazione del parlamento;
__i D.lg. e i D.lgs.
__i regolamenti governati
__le nomine dei piu alti funzionari dello stato.
-I SOTTOSEGRETARI: sono designati dal CdM e decadono con le dimissioni del governo.
A differenza dei ministri, essi non partecipano alle riunioni del consiglio; il loro compito
è quello di coadiuvare il ministro a cui fanno capo nelle funzioni che egli delega loro e
di rappresentarlo nelle sedute del parlamento.

Art. 93
«Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni,
prestano giuramento nelle
mani del Presidente della Repubblica.»
– IL GIURAMENTO
una volta nominati, tutti i membri del governo (Presidente del Consiglio dei ministri e i
ministri stessi) prestano giuramento nelle mani del capo dello stato cioè sono obbligati
a giurare fedeltà prima di ottenere le loro funzioni davanti al PdR.

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In questo giorno del giuramento ce l'avvicendamento (successione): oltre ai due


decreti per eleggere gli organi, il PdR ne fa uno per dismettere il vecchio governo. Se
quest’ultimo è dismesso è comunque incaricato di portare a termine le ultime cose.

Art. 94
«Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per
appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per
ottenerne la fiducia.
Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non
importa obbligo di
dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della
Camera e non può
essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione. »
– LA MOZIONE DI FIDUCIA E DI SFIDUCIA
Per ottenere la pienezza dei suoi poteri, il governo deve compiere un passo ulteriore.
Infatti il:
c1 stabilisce che il governo deve ottenere la FIDUCIA da entrambe le Camere. La
fiducia è un atto con cui ciascuna camera approva il programma e la composizione del
governo.
c2 si afferma la possibilità di entrambe le camere di accordare o revocare (togliere) la
fiducia per mezzo di una mozione (documento) motivata e votata da ogni singolo
membro della camera con voto palese per permettere al popolo di conoscere che
posizione ha avuto ogni singolo parlamentare.
c3 viene stabilito che entro 10 giorni dalla sua formazione (cioè dal giuramento), il
governo deve presentarsi davanti a ognuna delle due camere. In queste sedi il PdC
espone il programma del suo governo; sulle sue dichiarazioni si svolge una discussione
che si conclude (separatamente nelle due camere) con la votazione.
c4 si sancisce che nel caso in cui una delle due Camere non dà la fiducia (quindi
respinge) un disegno di legge o un decreto-legge voluto dal governo, ciò non va inteso
automaticamente come espressione di sfiducia e il governo può restare in carica.
c5 il governo è giuridicamente obbligato a dimettersi soltanto in un caso: quando il
parlamento approva una MOZIONE DI SFIDUCIA, (ossia un documento che
esplicitamente esprime il disaccordo del parlamento sulla linea politica seguita dal
governo) firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e deve essere
messa in discussione dopo 3 giorni dalla sua presentazione (perché hanno fatto il
calcolo dei viaggi intercontinentali; se un deputato è in Australia ci mette 3 giorni ad
arrivare).

QUESTIONE DI FIDUCIA: il governo può, provocare un voto di fiducia da parte del


parlamento. Quando presso le camere è in discussione un provvedimento (di solito
una legge o D.lg.) che il governo considera di grande importanza per la realizzazione
del suo programma politico, esso può porre, su quel provvedimento, una questione di
fiducia, ossia annunciare che considererà una prova di sfiducia la mancata
approvazione di quel provvedimento e in quel caso si dimetterà!.
Una volta posta la questione di fiducia, il provvedimento viene messo ai voti con le
stesse modalità del voto di fiducia, cioè con voto palese, e decadono automaticamente
tutti gli emendamenti (modifiche di un testo normativo) presentati.

COME è CALCOLATA LA MAGGIORANZA?


1- requisiti per validità della seduta: devono essere presenti la meta +1 (se non sono
presenti 50%+1, il voto non è valido)
2- la decisione è presa a maggioranza semplice ( la legge si approva con la meta dei
presenti in aula +1 )
3- Per le votazioni importanti ce la maggioranza assoluta (si esige che la meta più uno
di tutti i

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Deputati (o senatori). Se sono 400 presenti in aula devono essere 316 la maggioranza
dei voti ) perché in totale sono 630.

FUNZIONI DEL GOVERNO: secondo la tradizione del tripartizione dei poteri di


Montesquieu, il governo è titolare del potere esecutivo. Esso però non si limita infatti a
“eseguire” (cioè mettere in pratica) decisioni altrui (del parlamento), ma ha un ruolo
decisivo rispetto a tutto l’apparato statale, parlamento compreso.
Le sue funzioni sono:
__funzione di indirizzo politico: tocca al governo stabilire fini, obiettivi e strumenti della
politica dello stato. Li definisce all’interno del programma al parlamento e poi
concretamente, nell’azione di governo.
L’orientamento politico riguarda sia la politica interna che quella estera. In
quest’ultimo campo ha una libertà di azione molto ampia perché il parlamento ha
difficoltà ad intervenire sulle trattative e i rapporti con gli altri stati.
__funzione amministrativa: il governo è posto al vertice della pubblica
amministrazione. Poiché l‘amministrazione statale è organizzata in modo gerarchico,
il governo e i singoli ministri, possono impartire ordini ai loro sottoposti. Nell’ambito di
tale funzione il governo può emanare norme giuridiche secondarie sotto forma di
regolamenti. Il limite che il governo incontra in questa funzione è costituito dalla
necessità di rispettare la legge.
__funzione legislativa: benché la funzione legislativa spetti al parlamento, il governo,
nei casi indicati dagli artt. 76 (d.lgs.) e 77 (D.lg.), può emanare atti aventi forza di
legge nei limiti stabili dalla costituzione.

 TITOLO IV – LA MAGISTRATURA

SEZIONE I – ORDINAMENTO GIURISDIZIONALE (artt. 101-110)

Art. 101
«La giustizia è amministrata in nome del popolo.
I giudici sono soggetti soltanto alla legge.»
Circa l’art. 101, la dottrina lo ha interpretato sostenendo che la «norma avrebbe lo
scopo di ribadire che il popolo costituisce la fonte di legittimazione di tutte le funzioni
statuali, esercitate a suo nome dallo Stato». Il legame fra il popolo e i giudici
risiederebbe nel fatto che questi sono sottoposti alla legge, da intendersi come
interpretazione della volontà popolare a opera del Parlamento (l’organo, eletto dai
cittadini, a cui spetta la funzione legislativa). La dottrina è concorde nel sostenere che
l’art. 101 è volto a garantire l’indipendenza funzionale (ovvero, l’esercizio della
funzione giurisdizionale) di ogni giudice nei confronti del Governo, del potere
legislativo e degli altri giudici.
c2 La dottrina prevalente ritiene che questo vieti sempre ai giudici di non applicare
una legge: qualora, però, nutrano dubbi sulla costituzionalità della legge hanno la
facoltà di sollevare una questione di legittimità davanti alla Corte costituzionale.

Art. 106
«Le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso.
La legge sull’ordinamento giudiziario può ammettere la nomina, anche elettiva, di
magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli.
Su designazione del Consiglio superiore della magistratura possono essere chiamati
all’ufficio di consiglieri di cassazione, per meriti insigni, professori ordinari di università
in materie giuridiche e avvocati che abbiano quindici anni d’esercizio e siano iscritti
negli albi speciali per le giurisdizioni superiori. »

c1 Regola l’accesso alla Magistratura che deve avvenire mediante un concorso:


secondo le recenti disposizioni, per accedere al concorso non è più sufficiente la sola

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laurea in giurisprudenza, ma è necessario anche il conseguimento di un titolo di


specializzazione (dottorato di ricerca in materia giuridica o un diploma conseguito
presso le scuole di specializzazione per le professioni legali) oppure lo svolgimento di
alcune funzioni (magistrati contabili, procuratori dello Stato, docenti universitari di
materie giuridiche…).
Quanto ai magistrati onorari, attualmente lo sono i giudici di pace che sono stati
istituiti solamente nel 1994. I giudici di pace vengono nominati con decreto del
ministro della Giustizia dopo aver svolto un periodo di tirocinio e aver ottenuto un
giudizio di idoneità da parte del CSM: la loro competenza riguarda la materia civile
(cause di modesta entità) e penale (reati minori).
c3 questo è stato attuato solamente nel 1998 con la legge n. 303 che consente di
coprire attraverso la «chiamata per meriti insigni» «un numero di posti non superiore
ad un decimo del totale dell’organico complessivo della Corte di cassazione».
 TITOLO V – PROVINCE REGIONI E COMUNI
Art. 117
«La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della
Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali.
c2 Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:
a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l'Unione
europea; diritto di
asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea;
b) immigrazione;
c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;
d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;
e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema
valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; perequazione delle risorse
finanziarie;
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del
Parlamento europeo;
g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici
nazionali;
h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale;
i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia
amministrativa;
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e
sociali che devono essere
garantiti su tutto il territorio nazionale;
n) norme generali sull’istruzione;
o) previdenza sociale;
p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di
Comuni,Province e Città metropolitane;
q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;
r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e
informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere
dell'ingegno;
s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
c3 Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e
con l'Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del
lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della
istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e
tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi; tutela della salute;
alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e
aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della
comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia;
previdenza complementare e integrativa; armonizzazione dei bilanci pubblici e
coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni
culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di

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risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito


fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente
spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi
fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
c4 Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non
espressamente riservata alla legislazione dello Stato.
c5 Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro
competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi
comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e
degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge
dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di
inadempienza. 
c6 La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva,
salva delega alle Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra
materia. I Comuni, le Province e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare
in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro
attribuite.
c7 Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli
uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità
di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive.
c8 La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore
esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni.
c9 Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e
intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da
leggi dello Stato.»
SPIEGAZIONE:
c2 enumera una serie di materie la cui disciplina è demandata alla competenza
esclusiva dello Stato;
c3 sono individuate una seconda serie di materie – dette di legislazione concorrente –
per le quali è attribuita alle regioni la potestà legislativa, salvo che per la
determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato;
c4 su tutte le altre materie la potestà legislativa spetta in via esclusiva alle regioni.
Il sistema di riparto delle competenze normative è completato dal principio di
attribuzione del potere regolamentare.
c5 stabilisce il principio della partecipazione delle regioni alla fase ascendente di
formazione del diritto comunitario nelle materie di competenza regionale. Viene inoltre
stabilito il principio della competenza regionale nell’attuazione ed esecuzione nelle
stesse materie degli atti dell’Unione europea e degli accordi internazionali. In sede di
attuazione del nuovo disposto costituzionale, queste nuove competenze regionali
dovranno essere stabilite nel rispetto delle norme di procedura stabilite da una legge
dello Stato che disciplinerà anche l’esercizio del potere sostitutivo.
c6 Allo Stato spetta emanare i regolamenti nelle materie di competenza esclusiva,
salva la possibilità di delega alle regioni, mentre alle regioni spetta la potestà
regolamentare in ogni altra materia (e quindi anche in quelle di competenza
concorrente). Ai comuni, alle province e alle città metropolitane spetta la potestà
regolamentare per la disciplina riguardante l’organizzazione e il funzionamento delle
competenze loro attribuite.
c7 introduce, riferendolo alla legislazione regionale, un principio oggi ricavabile da
altre disposizioni costituzionali di portata più generale (principalmente dagli artt. 3 e
51).
c8 L’esercizio delle funzioni regionali può essere svolto in collaborazione o in comune
con altre regioni sulla base di intese che devono essere “ratificate” con legge
regionale.
c9 prevede la possibilità per le regioni di concludere accordi internazionali pur se nei
limiti e secondo le modalità che saranno stabilite da legge dello Stato.

 TITOLO VI – GARANZIE COSTITUZIONALI

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SEZIONE I- LA CORTE COSTITUZIONALE (artt. 134-137)

Art. 134
«La Corte costituzionale giudica:
sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi
forza di legge, dello
Stato e delle Regioni ;
sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e
tra le Regioni;
sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della
Costituzione.»
I POTERI DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Questo articolo esplicita gli ambiti nei quali la corte costituzionale è obbligata a
giudicare:
c2 giudica sulla legittimità delle leggi , degli atti aventi forza di legge (D.lg. 76 e D.L.gs
77) e delle leggi
regionali quando lo stato e le regioni o i giudici comuni ne facciano richiesta.
c3 Giudica sui conflitti di attribuzione tra gli organi costituzionali dello Stato, fra organi
dello Stato e
Regioni e quelli fra le Regioni.
c4 Giudica sui reati del presidente della repubblica che può essere accusato dal
parlamento di alto
tradimento e di attentato alla costituzione.
_Giudica sull’ammissibilità delle richieste di referendum abrogativo, cioè sull’esistenza
di ragioni che
non giustificano la consultazione popolare.

Art. 135
«La Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal
Presidente della
Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle
supreme magistrature
ordinaria ed amministrative.
I giudici della Corte costituzionale sono scelti tra i magistrati anche a riposo delle
giurisdizioni superiori
ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e
gli avvocati dopo
venti anni di esercizio.
I giudici della Corte costituzionale sono nominati per nove anni, decorrenti per
ciascuno di essi dal
giorno del giuramento, e non possono essere nuovamente nominati.
Alla scadenza del termine il giudice costituzionale cessa dalla carica e dall'esercizio
delle funzioni.
La Corte elegge tra i suoi componenti, secondo le norme stabilite dalla legge, il
Presidente, che rimane
in carica per un triennio, ed è rieleggibile, fermi in ogni caso i termini di scadenza
dall'ufficio di giudice.
L'ufficio di giudice della Corte è incompatibile con quello di membro del Parlamento, di
un Consiglio
regionale, con l'esercizio della professione di avvocato e con ogni carica ed ufficio
indicati dalla legge.
Nei giudizi d'accusa contro il Presidente della Repubblica intervengono, oltre i giudici
ordinari della
Corte, sedici membri tratti a sorte da un elenco di cittadini aventi i requisiti per
l'eleggibilità a senatore,
che il Parlamento compila ogni nove anni mediante elezione con le stesse modalità
stabilite per la
nomina dei giudici ordinari.»

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-MEMBRI DELLA CORTE COSTITUZIONALE


Questo articolo esplicita quanti e quali sono i membri della corte costituzionale:
_Essa è formata da 15 giudici, vanno scelti tra i magistrati delle giurisdizioni superiori
ordinarie e amministrative, tra i professori ordinari di università in materie giuridiche e
tra gli avvocati dopo i vent’anni di esercizio. Essi durano in carica per nove anni dal
momento del giuramento. La carica non può essere ottenuta una seconda volta. I
quindici giudici sono nominati per 1/3 dal Pdr, per 1/3 dal P. e per 1/3 dalle
magistrature supreme.
_La corte elegge ogni tre anni un suo presidente che ha poteri sia sull’organizzazione
interna dell’organo sia sull’esercizio delle funzioni . Egli designa inoltre un
vicepresidente, che lo sostituisce in caso di impedimento.
_Il collegio di quindici giudici rappresenta la composizione ordinaria della corte . Nei
giudizi di accusa contro il presidente della repubblica essa ha invece una particolare
composizione dovendo essere integrata da altri 16 giudici estratti a sorte , da un
elenco di 45 cittadini aventi requisiti per l’eleggibilità a senatore.

Art. 136
«Quando la Corte dichiara l' illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto
avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla
pubblicazione della decisione.
La decisione della Corte è pubblicata e comunicata alle Camere ed ai Consigli regionali
interessati, affinché,
ove lo ritengano necessario, provvedano nelle forme costituzionali.»
-LE SENTENZE DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Quando la Corte dichiara illegittima una norma, essa cessa di aver effetto dal giorno
successivo alla
pubblicazione della sentenza sulla G.U.
Ciò implica che e sentenze passate in giudicato, che hanno fatto applicazione di una
normativa dichiarata
successivamente incostituzionale, non possono essere messe nuovamente in
discussione, restando valide
ed efficaci.
La seconda osservazione è che il parlamento e i consigli regionali interessati sono
informati delle sentenze
dichiaranti l’illegittimità costituzionale . in questo modo essi potranno emanare leggi le
quali colmeranno il
vuoto lasciato dalle norme che, dichiarate incostituzionali, non sono più efficaci.

Art. 137
«Una legge costituzionale stabilisce le condizioni, le forme, i termini di proponibilità
dei giudizi di legittimità
costituzionale, e le garanzie d'indipendenza dei giudici della Corte.
Con legge ordinaria sono stabilite le altre norme necessarie per la costituzione e il
funzionamento della
Corte.
Contro le decisioni della Corte costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione.»
IL RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE
La Costituzione non stabilisce le regole con cui si attiva il ricorso alla Corte
Costituzionale, ma affida ad una
legge costituzionale il compito di definire le modalità del ricorso.
Le decisioni della Corte non sono appellabili ad altri giudici.

Scaricato da Annalisa Bersani (lisabersa@gmail.com)


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SEZIONE II- REVISIONE DELLA COSTITUZIONE. LEGGI COSTITUZIONALI (artt.


138 e 139)

Art. 138
«Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da
ciascuna Camera con
due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a
maggioranza assoluta
dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla
loro pubblicazione, ne
facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o
cinque Consigli
regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata
dalla maggioranza dei voti
validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da
ciascuna delle
Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.»
– LE LEGGI COSTITUZIONALI
Le leggi di revisione costituzionale e le altri leggi costituzionali seguono le modalità di
approvazione stabilite
nell'art 138 della costituzione.
Ciascuna camera deve compiere 2 votazioni, le quali non devono avvenire a distanza
di tempo inferiore a tre
mesi. Se nella seconda votazione la legge passa con una maggioranza qualificata
ovvero i 2/3 della camera esprimono voto favorevole, la legge entra in vigore senza il
referendum. Se invece alla seconda votazione la
legge passa con una maggioranza assoluta (50% +1 dei componenti) le leggi possono
essere sottoposte a
referendum popolare qualora 1/5 dei membri di una camera, o 500mila elettori o 5
consigli regionali lo
richiedano. L'intento del legislatore era quello di porre una maggioranza elevata per
l’approvazione in modo
che sulle leggi di revisione costituzionale e le leggi costituzionali, data la loro
importanza i partiti cercassero
l'appoggio anche dell'opposizione.

Art. 139
«La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.»
-L’IMMODIFICABILITÀ DELLA FORMA REPUBBLICANA
I padri Costituenti vollero rendere impossibile il ritorno alla monarchia, in quanto il
popolo con referendum
02/06/46 aveva scelto la repubblica.
La Corte Costituzionale ha chiarito che con il termine “forma repubblicana” si debba
intendere che i primi
dodici articoli della costituzione “i cosiddetti principi fondamentali”, non possono
essere oggetto di modifica
attraverso il procedimento di revisione costituzionale e che la Parte I dei Diritti e
Doveri dei cittadini si possa
modificare solo le vengono ampliate le libertà e non ridotte.

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