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Articolo di Maria

Gabriella Strino
19 settembre 2020

“Non sappiamo ancora com’è morto Cipollino ma conosciamo com’è nato, cioè
portando la favola dei castelli e delle fate nell’orto delle verdure proletarie…” scrive
Alfredo Pasquali nel suo libro Chi ha ucciso Cipollino? Rodari, dopo aver frequentato
per molto tempo i mercati rionali e aver scritto articoli sull’Unità sui problemi legati
all’approvvigionamento alimentare nel periodo del dopoguerra, scrive un racconto a
fumetti pubblicato a puntate sul Pioniere, giornale da lui diretto e a cui ha collaborato
per diversi anni. È la storia di Cipollino che si ribella alle ingiustizie del Principe
Limone e del cavalier Pomodoro; lo accompagnano altri ortaggi umanizzati come il
sor Zucchina, Cipollone, mastro Uvetta, Fragoletta. Nel 1951 la storia a fumetti
diventa un racconto scritto in quel di Modena, a casa di un agricoltore che lo aveva
ospitato.
La storia è diventata talmente famosa nell’Unione Sovietica degli anni 50 che Rodari,
in quell’epoca, era apprezzato più nelle Repubbliche sovietiche che in Italia ed era
conosciuto e chiamato proprio con il nome del personaggio principale della sua
storia: Cipollino.
Il libro di Alfredo Pasquali è costruito come una sorta di processo con testimoni
dell’accusa e della difesa, vuole mettere in luce i vari momenti storici che hanno
caratterizzato la vita del Pioniere, giornalino per ragazzi, e dell’associazione Api che
si occupava di progetti educativi rivolti verso l’infanzia e l’adolescenza gli anni del
dopoguerra. Gianni Rodari e Dina Rinaldi erano stati chiamati dal PCI di allora a
dirigere il Pioniere organo dell’associazione Pionieri d’Italia fondata da Carlo
Pagliarini.
Nel libro compaiono a vario titolo tutti i personaggi che hanno popolato la storia
fumettistica non solo del racconto di Cipollino che, sulle ali di una poesia, libero
rifacimento di dieci piccoli indiani di Aghata Christi, scompaiono uno per volta
assassinati dalla mano nera che non perdona.
Alfredo Pasquali ha raccontato del fuoco nemico che arrivò a bruciare il Pioniere
nella piazza degli oratori e a portare in tribunale con accuse infamanti alcuni
operatori dell’Api e del fuoco amico di chi, all’interno del PCI non apprezzava i
fumetti e ne contestava la validità educativa. Si è delineata così la storia dell’Api, del
Pioniere e di Gianni Rodari, così come Carlo Zaia ci ha raccontato del suo lavoro di
ricerca per creare un archivio on line gratuito di tutti i giornali del Pioniere
dell’epoca. Un archivio a cui ho attinto e sto attingendo a piene mani anch’io perché
molto interessante e perché delinea quella che allora era la prima linea educativa che
Rodari aveva impostato per i giovani proletari del tempo. Il risultato di questo
immenso lavoro, 24.000 pagine scansite, è visibile su www.ilpioniere.org, dove si
trovano anche documentazioni varie inerenti la storia dell’API.
Scrive Gianni Rodari a distanza di anni, siamo nel 1974, per chiudere le polemiche
che lo hanno accompagnato in quegli anni difficili:
“Chi ha lavorato per il Pioniere sa di aver lavorato con amore. Quella del Pioniere è
stata una bella storia, una storia pulita. Di più non serve dire.
Andate dunque, vecchie ombre colorate, a ritrovare i vecchi amici e a conquistarvene
dei nuovi. Poi da cosa nasce cosa…Si vedrà”

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