Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Bellia
Metodiche convenzionali: sono le più utilizzate, nonostante siano superate perché prive di
un reale fondamento scientifico;
Metodiche innovative.
Dopo i pasti
Ipertensione
Reflusso gastroesofageo
Traumi cranici
Aneurismi aortici o cerebrali
Insufficienza cardiaca
2. Clapping e vibrazioni
Il clapping è una manovra passiva simile al movimento effettuato quando il ketchup non
esce dalla bottiglia, per cui viene anche chiamato “the ketchup bottle method”.
Il terapista pone una mano a coppetta (unendo l’indice e il mignolo) sul torace del paziente e con
l’altra da delle percussioni sulla controlaterale.
Battendo sul torace del paziente si riesce a mobilizzare ed espettorare le secrezioni, tuttavia anche
questa tecnica non ha validazione scientifica. Il fatto di riuscire effettivamente a mobilitare le
secrezioni è dato non tanto dalla manovra in sé, quanto dal fatto che percuotendo il torace si ha
una variazione del flusso respiratorio: il paziente tende ad andare in apnea o, più in generale, a
variare la respirazione.
La manovra, inoltre, risulta dolorosa per il paziente, in quanto la percussione esercitata si riverbera
fino all’eventuale ferita chirurgica. Essendo presenti oggigiorno delle metodiche sicuramente
meno dolorose, è preferibile utilizzare queste ultime.
Lo strumento sul treppiedi (foto in bianco e nero) è uno strumento molto antico, così come i
pesetti, con i quali veniva effettuato il clapping.
Controindicazioni:
Enfisema sottocuaneo
Tubercolosi polmonare
Contusione polmonare
Broncospasmo
Osteoporosi
Flusso aereo;
Velocità di flusso;
Pressione esercitata durante l’espirazione.
Lo scopo della tecnica è quello di ottenere la velocità dell’aria più elevata possibile in tutte le
generazioni bronchiali in modo sincrono ed omogeneo. Tutto l’albero bronchiale viene coinvolto
nella tecnica, per cui questa non è settoriale, bensì globale. Ciò fa intendere che il paziente andrà a
lavorare contestualmente su tutto l’albero bronchiale.
Il flusso sfruttato possiede delle caratteristiche, che sono:
Lo sforzo espiratorio;
Il volume di riempimento polmonare;
La resistenza delle vie aeree;
La stabilità delle vie aeree.
Per ottenere la velocità ottimale (quindi la più elevata) di flusso dell’aria bisogna creare un flusso
laminare.
Questo flusso permette:
maggiore velocità;
maggiore interazione aria/muco;
maggiore adesività del muco alle pareti.
Il risultato sarà un maggiore trascinamento del muco.
Il flusso laminare ha velocità costante in ogni sua parte, a differenza del flusso turbolento
che ha una velocità maggiore nelle parti più lontane dalle pareti. Il flusso turbolento si manifesta
quando questo incontra delle resistenze, date dalle secrezioni, oppure nei punti in cui si dividono i
bronchi, dove vi è un cambio di continuità di lume.
Il flusso laminare può essere verificato attraverso il suono tranquillo che ne deriva, a differenza del
flusso turbolento, udibile a bocca aperta (la bocca amplifica il suono). Il suono varia a causa dello
scollamento e mobilitazione delle secrezioni. Più è udibile il rumore, maggiori saranno le
secrezioni; ciò andrà a facilitare il lavoro del terapista.
Per ottenere il flusso laminare bisogna fare in modo che la sua distribuzione sia omogenea in tutto
l’albero bronchiale. Per garantire questa caratteristica viene sfruttato il fenomeno dell’area
pendolare. Questo fenomeno si verifica nel caso in cui due alveoli A e B siano adiacenti. Nel
momento in cui si inspira, l’alveolo A si riempie, mentre l’alveolo B può non essere ancora pronto
ad aprirsi. L’alveolo B riceverà dunque l’aria delicatamente al riempimento totale dell’alveolo A.
Ciò significa che fra i due alveoli sono presenti due tempi di riempimento diversi.
Per dare il tempo al secondo alveolo di riempirsi, quindi, è necessario un momento di apnea
teleinspiratoria: viene inspirato un volume d’aria e il paziente entra in apnea teleinspiratoria per
permettere il riempimento dell’alveolo B una volta che l’alveolo A è totalmente riempito. Facendo
ciò si ottiene una distribuzione quasi omogenea di aria.
La quantità di aria inspirata dovrà essere regolata in base:
Per effettuare una corretta inspirazione nel drenaggio autogeno bisogna dunque effettuare i
seguenti passaggi:
1. Far sedere il paziente con il tronco eretto;
2. Inspirare lentamente il volume necessario;
3. Mantenere le vie aeree superiori aperte;
4. Effettuare la pausa teleinspiratoria di 3\4 sec a glottide aperta, ovvero con la bocca e tutto
l’apparato fonatorio aperto.
Il livello di respiratorio di partenza dipende dalla posizione del muco: si parte con volumi bassi per
poi aumentarli.
Per effettuare una corretta espirazione nel drenaggio autogeno è necessario mantenere le
vie aeree superiori aperte. L’espirazione viene eseguita senza rallentare il flusso espiratorio, il
quale deve essere elevato e, al contempo, bilanciato in termini di forza espiratoria, per evitare il
collasso delle vie aeree.
L’esecuzione prevede il paziente seduto con il tronco eretto (postura facilmente raggiungibile
da quasi tutti i pazienti) con il fisioterapista posto posteriormente ad esso (soprattutto nelle fasi di
addestramento). Il terapista andrà a porre le proprie mani sul torace del paziente per constatare le
vibrazioni date dalle secrezioni in movimento. Il ciclo viene ripetuto fino a quando le secrezioni
arrivano in trachea ed il paziente può espettorarle. Talvolta si rivela necessario il colpo di tosse.
Le tre fasi respiratorie nel drenaggio autogeno sono:
1. Fase di scollamento: avviene a bassi volumi, fino al volume residuo respiratorio;
2. Fase di raccolta: avviene a bassi-medi volumi, quasi al livello del volume corrente;
3. Fase di rimozione: avviene a volumi alti, fino al livello del volume di riserva inspiratorio.
I 3 momenti avvengono quasi come una scala, dove i gradini fanno salire in progressione, in modo
tale da avere il momento di espettorazione senza il colpo di tosse. Evitare il meccanismo della
tosse è fondamentale perché in pazienti che effettuano la manovra quotidianamente, a lungo
andare, si può manifestare uno sfiancamento del pavimento pelvico con conseguenti perdite
urinarie.
6. ETGOL
L’ETGOL è un’espirazione lenta a glottide aperta.
La metodica si basa sulla variazione molto veloce dell’espirazione che va da capacità funzionale
residua (FRC) a volume residuo (RV).
Viene eseguita in postura laterale. Il lato di decubito viene scelto in base all’auscultazione, per
individuare la zona da trattare. Una volta individuata, questa sarà la parte di appoggio (se le
secrezioni sono a destra, il lato di decubito sarà il destro). Così facendo si otterrà la migliore
escursione ventilatoria del polmone da trattare.
Nella figura a sinistra viene indicato il movimento del diaframma in decubito laterale.
Le linee continue concave in basso indicano il diaframma. La linea sinusoidale è invece la porzione
mediastinica. In decubito laterale, le linee si modificano nelle linee tratteggiate. Il diaframma viene
spinto verso l’alto dai visceri sottostanti. Il diaframma a sua volta spinge il polmone grazie alla
contrazione. Allo stesso modo anche le linee indicanti la zona del pericardio si modificano, perché
la zona mediastinica ha un suo peso. Durante il respiro si ha un lavoro contro i visceri e contro il
peso del polmone sovrastante.
Nella figura a destra si evidenziano le zone 3’, 4’… Questi canalicoli si chiudono, come se venissero
spremuti, mentre quelli in alto 3, 4… rimangono più aperti grazie alla forza di gravità. Il polmone in
basso è come se venisse spremuto, quindi le secrezioni hanno una spinta verso i bronchi con lume
maggiore.
Riepilogando i fattori che agiscono sulla deflazione del polmone infralaterale sono:
Controindicazioni:
Lesioni cavitarie;
Ascessi;
Ampie bronchiectasie;
Patologia pleurica unilaterale;
Neoplasie.
Il posizionamento del paziente viene deciso sulla base di segni obiettivi: l’auscultazione ed
eventualmente la radiografia.