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XXVI DOMENICA PER ANNUM B

“Dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e
sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola” (Mc 10.2-16). La liturgia
unisce due brani, che idealmente presentano due problemi essenziali della comunità umana e
cristiana: l’indissolubilità del matrimonio (Mc 10,2-12) e il rispetto dei bambini (Mc 10,13-16),
temi che di per sé possono essere trattati insieme. Tali temi sono stati sempre attuali e lo sono
ancora oggi: a volte risentano della mentalità con cui vengono trattati, ma Gesù ha dato ad essi
una configurazione credente e cristiana. Credente, perché fa riferimento all’azione creativa di Dio
e al suo comando: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e
femmina li creò (Gn 1,27). Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua
moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 2,24); e inoltre al precetto di Dt 24,1-4, dato da
Mosè in favore della donna, che, mostrando “l’atto di ripudio”, poteva dimostrare di essere libera;
di fatto però consentiva all’uomo di derogare dal comando divino a suo piacimento. Gesù
stimmatizza tale comportamento egoistico e lo bolla come “durezza di cuore”, che rende incapaci
di osservare il comando dato da Dio all’inizio della creazione. Da qui, il comando di Gesù e la
conseguente impostazione cristiana del matrimonio, basata non sul principio dell’egoismo che
divide, ma sul principio dell’amore che unisce i due coniugi: “I mariti hanno il dovere di amare le
mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai
odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo
membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i
due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla
Chiesa!” (Ef 5,28-32). Da questo mistero grande, voluto da Dio, non si può derogare: né per
negare la differenziazione dei sessi né per motivi di incomunicabilità di carattere o di
incomprensioni reciproche. Il richiamo di Gesù è un invito a convertirsi per togliere “la durezza
del cuore” e ripristinare la “somiglianza” con il Dio dell’amore: “Carissimi, amiamoci gli uni gli
altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama
non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,7-8). Per Gesù e per i suoi discepoli, il
matrimonio è comunione di amore tra i coniugi: un’amore che si rinnova giorno per giorno, per
bandire ogni egoismo e ogni forma di contenziosità. Ma, per poter vivere con coerenza tale
“comunione d’amore”, i coniugi cristiani debbo farsi condurre dallo Spirito di Dio e vivere il
“frutto dell’amore”, che lo Spirito di Dio produce nel loro cuore: “Il frutto dello Spirito è amore,
cioè gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).
Marco stabilisce un certo legame tra il problema dell’indissolubilità del matrimonio e il
rispetto dovuto ai bambini (Mc 10,13-16). La liturgia lo rende più forte, dato che i bambini sono
il frutto dell’amore” dei coniugi e spesso le “vittime” di un divorzio da loro subito, e nessuna
legge umana riesce a sanare la ferita, che il divorzio produce nel loro cuore. Forse, ci commuove
il gesto di Gesù: “Prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro” (Mc
10,16). Ma l’insegnamento di Gesù è più profondo. Il bambino merita considerazione e rispetto: è
un essere umano, un essere umano in sviluppo. Egli merita attenzione, cura e tanto amore, per
crescere secondo i principi umani e religiosi. Gesù li abbracciò: ha fatto sentire quel calore
umano necessario per crescere sani e sentirsi amati; li benedisse: per essere preservati dal male e
crescere in età e sapienza; “impose le mani su di loro”: per esser sempre sotto la protezione di
Dio e condurre in sicurezza la loro vita. Tale benedizione divina si estende a tutti coloro che,
rispettando i bambini e prendendoli a modelli di vita, accettano il Regno di Dio con semplicità e
purezza di cuore.

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