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Semi autoprodotti: i passaggi fondamentali per

la conservazione.
01/08/2013
Postato in: Lavori e tecniche

Coltivare da soli gli ortaggi, si sa, è una gran soddisfazione, ma farlo usando semente autoprodotta
è un po’ come chiudere il cerchio e l’appagamento non ha prezzo!
Se avete già pensato che vi piacerebbe intraprendere questa nuova esperienza, sappiate che non è
per nulla difficile. Basta seguire alcune regole generali e qualche accortezza specifica in base al
tipo di ortaggio.

Il processo di conservazione è talmente importante che, se non effettuato correttamente, la vitalità


dei semi e la loro capacità di generare nuove piante può risultare compromessa.
Vediamo brevemente quali sono i quattro passaggi principali che dovrete compiere per potervi
garantire sementi con buona germinabilità. Nei prossimi post li approfondiremo uno a uno. 
 

Pulizia accurata del seme

Il primo passo, molto importante, è la pulizia accurata del seme che non deve presentare, sulla sua
superficie, parti di polpa o residui di gelatina - sostanze facilmente deperibili e quindi passibili di
marcescenze - o altri materiali estranei.
In base al tipo di seme, si possono effettuare dei lavaggi con acqua o agire a secco, tramite
vagliatura o con dei setacci.
 

Sanificazione

Ci sono delle patologie la cui diffusione avviene tramite il seme, è bene allora, in particolare per
alcuni tipi di ortaggio, mettere in atto delle pratiche per disattivare gli agenti patogeni contenuti
nei semi ed evitare che si manifestino sotto forma di malattia nei raccolti degli anni successivi.
Esistono delle tecniche di “sterilizzazione” naturali quali il trattamento con acqua calda e la
fermentazione.

Essicazione

Una volta assicurata la pulizia del seme e, se del caso, la sua sanificazione, il successivo passo è
l'essiccazione. Questa operazione è forse la più importante in quanto un eccessivo contenuto
d’acqua nei tessuti della semente può creare, durante la conservazione, l’ambiente ideale per lo
sviluppo di muffe, letali per la sua vitalità.
 

Conservazione

Ultimo, ma non meno importante passo, è la conservazione vera e propria, ovvero l’insieme di
accortezze che vi consentiranno di preservare inalterato, in alcuni casi per molti anni, il vostro
seme. Si tratta per lo più di creare le condizioni ambientali ottimali affinché non si generino
processi degradativi. I parametri fondamentali da tenere sotto controllo saranno la luce, l’umidità
dell’aria e la temperatura. Da ultimo dovrete fare in modo che il seme sia sempre protetto da
insetti o piccoli animali. Basterà scegliere con un po’ di attenzione il contenitore dove chiudere i
semi e il luogo dove riporlo.
Come conservare i semi: la pulizia
05/08/2013
Postato in: Lavori e tecniche

La pulizia è la prima delle operazioni che dovrete svolgere affinché i semi si preservino bene.
Materiali estranei potrebbero sviluppare, nella fase di conservazione, muffe o marciumi e intaccare i
tessuti del seme e la sua capacità di germinazione.
Le modalità da utilizzarsi dipendono dal tipo di seme.

Per quelli che si trovano all'interno di una polpa, è il caso ad esempio di pomodoro, cetrioli, zucche,
risulta più efficace una pulitura “umida” ovvero effettuata con l’ausilio di acqua corrente. Può
rivelarsi molto comodo utilizzare un colino o un setaccio in cui riporre i semi e passare il tutto
ripetutamente sotto un getto d’acqua.

Per semi che crescono all'interno di capsule, gusci, astucci o baccelli o che comunque in sede di
raccolta presentano molti residui secchi di tegumenti, difficilmente separabili a mano (come cipolla,
lattuga, carota, fagioli, mais ecc.) si pratica invece una pulitura “a secco”. Parliamo di semi
contenuti in involucri, o attorniati da strati protettivi, che si seccano rapidamente e che si
allontanano dal seme con facilità. Le tecniche utilizzabili sono fondamentalmente due, la
vagliatura e la setacciatura.

Con la vagliatura si pongono semi e tegumenti, preventivamente strofinati tra le mani, in un cesto o
in una scodella. Si procede dunque lanciandoli in aria in prossimità del getto di un piccolo
ventilatore, o semplicemente soffiandoci sopra quando in volo. In questo modo avverrà la
separazione: gli involucri secchi, più leggeri, saranno spinti lontano dal getto d’aria e all'interno del
recipiente rimarranno solo i semi. La vagliatura si basa sul principio del diverso peso tra seme e
tegumento secco. Può essere utilizzata anche per semi piccoli, basta prestare attenzione a lanci o a
soffi troppo vigorosi per non far volare via anche la semente.

La setacciatura si basa sul principio della selezione per dimensioni, il seme dev’essere più piccolo
di involucri e tegumenti, e prevede l'utilizzo di una serie di filtri, di calibro a mano a mano
decrescente, che hanno lo scopo di trattenere la pula e le impurità, facendo passare solo i semi.
Questa tecnica richiede necessariamente la dotazione di setacci idonei.
Anche in questo caso semi e tegumenti devono essere preventivamente strofinati fra le mani.

Verificate accuratamente e in ogni fase la presenza di insetti tra la semente, qualora ve ne fossero
provvedete con cura a eliminarli, le eventuali successive generazioni potrebbero trovare nel vostro
prezioso bottino un valido nutrimento.

Scelto quindi il metodo di pulitura più adatto per la tipologia di seme che volete conservare,
preparatevi al prossimo step: l’essicazione.
Come essiccare i semi
06/08/2013
Postato in: Lavori e tecniche

L’essiccazione è un passaggio davvero molto utile in fase di conservazione poiché, se svolta


correttamente, permette di ridurre l’umidità all’interno dei semi e quindi evita lo sviluppo di
muffe, deleterie per la germinabilità. Sarebbe davvero una brutta sorpresa scoprire, dopo uno o più
anni di pazienti cure, che un ospite indesiderato ha reso inutile il nostro lavoro.
Quindi, onde evitare questa spiacevole evenienza, una volta puliti i semi, procedete affinché
perdano buona parte dell’acqua in essi contenuta. Ecco come fare. 

Durante la bella stagione potete semplicemente riporli in un piatto o sopra della carta oleata,
cosicché non si incollino alla superficie. Rivoltateli talvolta, facendo attenzione a che non si
disperdano. In alternativa, soprattutto se la stagione non è molto favorevole, è possibile velocizzare
l’essiccazione utilizzando materiali che facilitano l’estrazione dell’acqua dai semi e la sua
evaporazione, è il caso della carta o della canapa. I semi di piccole dimensioni (qualche millimetro)
si possono riporre, in piccole quantità, all'interno di sacchettini o buste di carta da appendere poi in
un luogo ventilato; per semi di più grandi dimensioni è meglio optare per sacchetti di canapa, più
traspiranti.

Nel caso le temperature siano troppo basse e magari accompagnate da un elevato tasso di umidità
dell’aria, situazione frequente nelle stagioni più fredde, riponete i vostri semi in un luogo caldo e
asciutto, come può essere la mensola più alta di uno scaffale o sopra un armadio. Evitate le cucine,
solitamente umide, e le fonti di eccessivo calore.
Alcuni semi, durante la disidratazione tendono a incollarsi tra loro, soprattutto all’inizio, sfregandoli
delicatamente tra le mani ne faciliterete la divisione.
Ma qual è il tempo necessario affinché un seme perda la giusta quantità d’acqua? Purtroppo le
variabili in gioco sono molte e non esiste una ricetta infallibile. Le dimensioni dei semi ad esempio
sono determinanti, quelli più grandi impiegano più tempo a disidratarsi. Per semi di piccole
dimensioni (fino a circa 3 mm) una settimana può essere sufficiente, per quelli più grandi, saranno
necessarie almeno due settimane. Questi tempi in alcuni casi potrebbero non essere sufficienti
perchè la temperatura e l’umidità dell’aria oltre alla modalità di essiccazione e alle caratteristiche
compositive dei diversi semi incidono in modo significativo, riferitevi ad essi quindi come valori
indicativi.
Per i semi grandi, ad esempio i fagioli, potete testare il grado di umidità in questo modo: la
disidratazione potrà ritenersi completa se, esercitando una leggera pressione con i denti su di essi,
non rimarranno segni.

Una volta asciugati i semi sono pronti per essere riposti nei contenitori definitivi. Nel prossimo
articolo tutti i consigli utili per quest’ultima fase.
Come conservare i semi: la sanificazione
08/08/2013

Postato in: Lavori e tecniche

Sapevate che alcune volte le malattie che si propagano nell’orto, derivano da patogeni già
presenti nel seme? Nessuna paura, è possibile intervenire già in campo per limitare il rischi, se però
siete degli ortisti piuttosto premurosi, potrete avvalervi di alcune semplici tecniche anche a raccolta
avvenuta.

In campo

La selezione preliminare delle piante da cui estrarre i semi è un’operazione semplice ma molto
efficace: scegliendo quelle che durante il ciclo di coltivazione non si sono ammalate, e da queste i
frutti migliori, con molta probabilità ne ricaverete semi sani.

Dopo la raccolta

Una volta raccolti i semi, potete agire direttamente su di essi per assicurarne la salubrità. Esistono
delle tecniche semplici e naturali, che potrete svolgere in casa senza particolari strumenti.
Un metodo, valido nella maggior parte dei casi, è quello che prevede l’utilizzo di acqua calda.
Questo trattamento va effettuato una volta rimossi gli eventuali residui di polpa e dopo una prima
essiccazione; quest’ultima accortezza, pur non essendo indispensabile, preserva meglio il seme dai
possibili danni dell’azione termica. Ovviamente al termine dell’immersione va ripetuto il processo
di essiccazione.
Prendete i semi e inseriteli in sacchetti di tela che immergerete in acqua già portata a 45 - 50 °C.
Lasciateli in immersione per 20 minuti, tempo durante il quale la temperatura dovrà essere
mantenuta costante, è molto utile disporre di un termometro da cucina, se ne trovano in commercio
a prezzi contenuti. In questo modo otterrete una sufficiente copertura per i più comuni patogeni
senza creare particolari danni alla vitalità della semente.

Un secondo metodo, adatto quasi esclusivamente per semi di pomodoro e cetriolo, ma per essi
molto consigliato, è la fermentazione.
Estraete delicatamente i semi insieme alla polpa che li circonda e metteteli a macerare per tre,
massimo quattro giorni in un contenitore - può andar bene un bicchiere - con un po’ d’acqua. Per il
pomodoro, se molto acquoso può non servire una diluizione.
Potrete notare il progressivo sviluppo di una patina superficiale, dovuta alla crescita di popolazioni
microbiche, tra cui il Geotrichum candidum, responsabili della fermentazione. Così facendo si
devitalizzeranno molti agenti patogeni e si sanificherà il seme.
Non fate durare la fermentazione più di quattro giorni, per non compromettere la germinabilità.
Rimuovete la patina formatasi in superficie e pulite i semi dai residui di polpa ponendoli in un
colino sotto l’acqua corrente. Al termine asciugate i semi con un panno e poneteli a essiccare con
cura.

Gli step precedenti della conservazione dei semi:

 Pulizia
 Essicazione 

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