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Stool. CESARE DE MICHELIS IL MERCATO DELLE LETTERE Ault Awe se. Luomo di lettere, il letterato, nella tradizione umanistica aveva rela- zioni dirette, sia in termini interpersonali, sia ancora di pitt attraverso i suoi scritti, con i suoi simili, concittadini dell’ideale Repubblica lettera- ria, 0, al pid, coi suoi protettori o mecenati, che appartenevano all’ordi- ne del potere politico o di quello religioso, se non al tempo stesso di en- trambi. A guidarlo nella sua ricerca era, dunque, soltanto Vamore della verita, il desiderio cioé di trovare le parole giuste e necessarie per dire quel poco © quel tanto che si era riusciti a sentire 0 a vedere; che poi si usasse la poesia o la prosa, che ci si muovesse all’interno di un agenere» 0 Valtro, che si praticasse una qualsiasi delle discipline, aiutava nel dare «forma» al pensiero 0 all’emozione, ma non rompeva la sostanziale unita — universa—— lita — del sapere e della letteratura. Tlettori, dunque, per secoli non si distinguevano quasi dai letterati, an- — zi costituivano insieme una comunita resa solidamente coesa da valori condivisi, persino quando le divergenze ideali, le contrapposizioni di scuola o di gusto — a un certo punto persino di fede — sembravano lace- rarla e dividerla. Nella Repubblica, come segnalava il nome stesso, non c'erano primati acquisiti, né per censo, né per sangue, ciascuno valeva soltanto per quello che aveva fatto, anzi scritto, e pertanto le credenziali che poteva esibire coincidevano con il percorso degli studi prima e poi delle opere, il quale poteva essere dato per conosciuto 0 pazientemente e sinceramente rico- struito ed esposto. La passione autobiografica, che dalle Confesstont di Agostino era con- tinuata sino alla pratica quasi universale del Settecento, aveva questo fon- damento, era cioé Ja carta d’identita che ogni cittadino della Repubblica voleva, poteva, o doveva esibire per giustificare la sua presenza all’interno di una comunita niente affatto aperta a chicchessia. Eppure, proprio durante il secolo XVIII, sulla scena compare un nuo- vo soggetto che scombina gli equilibri acquisiti: se nei secoli il rapporto tra uomini di Chiesa, uomini di Stato - d’armi o di legge — e uomini di IL MERCATO DELLE LETTERE iL tradizione pit antica il medico Antonio Vallisnieri ottenne una cattedra all’universita. B proprio durante il XVIII secolo, quando lo stesso Muratori, nasco- sto dallo pseudonimo di Lamindo Pritanio, disegna la Repubblica dei let- terati d'Italia e subito dopo Apostolo Zeno con Scipione Maffei e Valli. snieri danno vita al «Giornale de’ Letterati d'Italia», che a tutti loro si ri yela una nuova imprevista opportunita. Questa nuova Repubblica meno universale ¢ inevitabilmente articolata in una pluralita di discipline, in una molteplicita di ricerche, allargava progressivamente i suoi ranghi ¢ intratteneva pid fitti rapporti con una parte crescente della societi d’intorno, cosicché-i lettori diventando pitt numerosi si tivelavano capaci di finanziare con i loro acquisti non solo la stampa delle opere, com’era gia stato, ma persino il lavoro preparatorio — autoriale — delle stesse. Negli anni durante i quali si assume la responsabilita del «Giornale» Apostolo Zeno riesce a ricavarne un. reddito sufficiente al mantenimento di se stesso ¢ della sua famiglia. e@ Ecosi che un nuovo soggetto compare sulla scena della modernita culturale, un soggetto non pit partecipe degli stessi interessi e degli stes- si valori degli uomini di lettere, ma che ad essi in qualche modo si con- trappone, ergendosi a giudice nel modo pit inequivocabile ¢ perentorio, comprando 0 rifiutando le loro opere. Il pubblico nello stesso momento in cui entra in scena cambia le re- gole del gioco e apre nuovi problemi nella coscienza del Jetterato, per- ché, se per un verso offre nuove opportunita di liberta, tant’é evidente Pimpossibilita di subordinare a qualsiasi ordine o imposizione il suo comportamento, per altro rischia di condizionare ogni autore il suc- cesso non solo gratifica ma rende straordinariamente liberi, quasi onni- potenti, quanto il suo contrario agisce come una nuova, terribile forma di censura. Lo scrittore che piii esemplarmente patisce nella propria esperienza questa inedita tensione é certamente, in Italia, Carlo Goldoni: la «casset- ta» che raccoglie gli incassi di ogni spettacolo misura senza pieta il risul- tato del suo lavoro e il pubblico si rivela piti volubile e bizzarro di qual- siasi altro interlocutore con il quale sino ad allora ci si sia confrontati, di qualsiasi altro potere con il quale ci si sia misurati. Tl vento forte della modernita, complice la nuova scienza, sconquassa la scena della vita culturale ¢ artistica europea: la sua insegna é il progresso — jl baconiano augrzentum scientiarum —, che annuncia il primato del nuovo e con esso il tramonto della memoria, Mnemosine, madre mitologica di 10 AUTORI, LETTORI E MERCATO NELLA MODERNITA LETTERARIA lettere aveva trovato i modi di una convivenza pacifica, secondo i quali ognuno si impegnava a non invadere il campo dell’altro, questa conviven- za aveva avuto sempre vita tormentata e difficile, dal conflitto tra guelfi e ghibellini, a quegli altri tra aristotelici ¢ platonici, tra francescani e dome- nicani, tra cattolici e protestanti, tra antichi e moderni, ma nessuno era riuscito a vanificarla o a renderla impossibile. La tradizione — classica e cristiana — veniva prima di ogni innovazione e quest’ultima «doveva» in- tegrarsi con essa. Nel corso del Seicento questo secolare equilibrio comincié a scricchio- lare, aprendo crepe sempre piti larghe e profonde: il nuovo — il moderno — pretendeva di avere la meglio, ridisegnando i confini di una tradizione che fosse resistita all’esame; le scienze — naturali e astratte, esatte addirit- tura — distinguevano altere e sicure il vero dal falso su basi empiriche o sperimentali e, infine, ogni nazione — prima di tutte la Francia di Riche- lieu e di Re Sole — aspirava al primato. Non accadde tutto in uno stesso momento, anzi i perdenti opposero ogni forma di resistenza, difendendo l’universalita da qualsiasi invadenza, nascondendo le crepe, ricorrendo all’autorita — ’ipse dixit ~ ¢ alla forza, persino con spietatezza. Galileo fu costretto all’abiura, Bruno addirittura brucié in Campo de’ Fiori, mentre i grandi di Francia — gli «accademici» — giudicavano sprezzanti la decadenza italiana e i riformati di Alemagna irridevano Roma e la Curia accecate dall’ozio e dalla corruzione. Il Seicento divenne il tempo di un’irrequieta inquietudine durante il quale nessuno vantava posizioni acquisite, ma ogni volta il vincitore esul- tava per avercela fata e puntava a conservare il primato. In questa stagione di continue trasformazioni l’ebbero vinta Bacone, Cartesio, Keplero, e poi tanti altri, ribaltando le credenze acquisite, capo- volgendo valori e principi, e-’ebbe vinta la Francia regale di Corneille e Moliére, di Racine e tutti gli altri, cosicché il moderno prevalse per sem- pre e l’antico al pitt resistette per cedere un poco alla volta, stremato. Per vincere i letterati nazionalizzarono la loro Repubblica, dividendola secondo i confini della geopolitica, e rinunciarono cosi, almeno in parte — oun poco alla volta -, alla loro autonomia ¢ indipendenza. La nazione — salvo in Italia, per molti anni ancora — sempre pid coinci- deva con il Regno:e lo Stato ¢ i suoi letterati, al pari di ogni altro, erano sudditi che dovevano obbedienza e rispetto al monarca; parallelamente la stessa verita doveva piegarsi alla «ragion di Stato»; per sopravvivere e di- fendere la propria autonomia cercarono vecchi e nuovi «mestieri», che, appunto, garantissero un reddito senza pretendere serviti od obbedien- za. Se Ludovico Antonio Muratori divenne bibliotecario, secondo una IL MERCATO DELLE LETTERE B rapidamente verso il basso, col rischio di correre diritta, parallela all’a- scissa. Quel che conta nella modernita, dunque, non é la qualita, oggetto di un’opinione fondata sul metodo comparativo e pertanto con il supporto di esperienza e sapere, ma la quantita, niente affatto opinabile perché mi- surata senza equivoci o incertezze secondo una scala numeraria. TI numero — di voti, di copie, di spettatori — € il nuovo dio del moder- no, che detta legge, distribuisce ruoli e meriti, decreta ascese e tracolli, senza discussioni. ‘A questa regola, nello stesso momento in cui si imponeva, provarono a opporsi in molti, e se sulla scena politica la rivolta antidemocratica diede rigultati esecrabili, tanto che alla fin fine prevalse la bonaria saggezza di Churchill che riconosceva la democrazia come «il male minore», nelle arti ¢ nelle scienze lo scontro non si @ mai chiuso, cosicché il pendolo oscilla inquietissimo da una parte ¢ dall’altra, senza pace. Per la scienza la strada vincente é presto sembrata quella di una sem- pre maggiore specializzazione ¢ parallelamente di una sempre pit attico- lata segmentazione della ricerca in un numero crescente di discipline, co- sicché persino accesso non fosse consentito che agli addetti ai lavori, ¢ jnoltre si costrui una classifica fondata sulla scoperta € Vinnovazione — il record —, nella quale qualsiasi primato dura soltanto finché un altro non Jo avra superato. Pia difficile fu ’avventura delle arti, le cui opere, al pari di ogni altro prodotto «artigiano», venivano offerte ¢ scambiate nei mercati a.un prez~ zo che non poteva non tener conto della domanda. Il valore, dunque, era al tempo stesso etico, estetico ‘ed economico, anche se sulle due scale qua- si mai le classifiche coincidevano. Tl consenso del pubblico si rivolgeva a «prodotti» utili per «divertirsi> o adistrarsiv, assai pid che all’educazione e alla formazione: l'utile dulci di otaziana memoria si era definitivamente spezzato. Eppure del consenso era ben difficile fare.a meno, e non solo per ansia di guadagno, quanto perché senza i lettori, i visitatori, gli spettatori, sva- niva il destinatario cui pure ci si rivolgeva inventando e creando, tanto pitt da quando 'antica «repubblica letteraria» si era scomposta. Certo ci sara chi, come Franco Fortini nel saggio dei primi anni sessari~ & \ ta Astuti come colombe, avra Vardire di capovolgere l’ordine dei valori, trasformando I’insuccesso, la disattenzione del pubblico, se non il suo fa- stidio, nell’insegna paradossale di un proficuo lavoro di ricerca ¢ di esplorazione, di un primo risultato acquisito, perché tanto nella societa del capitalismo industriale il pubblico € soltanto «borghese» e la verita e } 12 AUTORI, LETTORI E MERCATO NELLA MODERNITA LETTERARIA tutte le arti: a che serve ricordare, se domani tutto quello che ora sappia- mo sara gia «superato» e quindi inutilizzabile? Per diffondere le buone novelle e affermare le nuove scienze si rivela utile e persino indispensabile il sostegno ¢ l’appoggio del potere: & stato cosi da quando la «Riforma» ha diviso la cristianita e, per difendersi dalla scomunica della Chiesa, si @ ricorsi al Principe, e questo ha di nuovo aspi- rato al proprio primato. Quando é stata la volta di Louis XTV e del suo Richelieu P'unita cultu- rale del mondo ~ o soltanto dell’Europa, ma allora erano quasi la medesi- ma cosa ~ si é definitivamente spezzata e ha avuto inizio la competitivita tra le nazioni, ciascuna per sé con le proprie accademie, la sua storia glo- riosa, la sua lingua, le sue scuole e le sue tradizioni. C’era stata la Repubblica dei letterati, comunita sovranazionale e pluri- lingue cui appartenevano eguali i sapienti di ogni parte del mondo, e ven- ne il tempo di tante comunita separate, la francese prima di tutto e poi Vinglese, la spagnola, l’italiana, che ben presto si accorsero che a decreta- re il successo di un’opera non bastava pit il giudizio e il consenso dei «letterati», dei competenti cioé, che condividevano passioni ¢ saperi, ma era sempre pitt necessario ’applauso del «pubblico», di gente cioé che si orientava a seconda del «gusto», buono 0 cattivo che fosse, e, quindi, rea- giva imprevedibile di fronte a quel che vedeva, ascoltava, o leggeva. Il consenso, da sempre necessario al potere, diventava nel tempo della modernita indispensabile anche per le lettere e le arti, mentre, parallelo, resisteva il giudizio dei sapienti e spesso tra i due le opinioni si rivelavano differenti e persino contrastanti. Bast6 un secolo o poco piii perché i nuovi «generi» conquistassero il pubblico e i letterati, ed erano «generi» decisamente pitt popolari: i gior- nali, i romanzi, le commedie, le opere in musica, le vedute, le incisioni, gli interni borghesi, i paesaggi divennero, quindi, alla moda, scalzando un poco alla volta quel che restava del classicismo accademico, ma anche dell’umanesimo storico. Intanto la modernizzazione coinvolgeva ogni aspetto della societa e della vita travolgendo le stesse istituzioni dell’ ancien régime ¢ imponendo le nuove regole delle costituzioni e della democrazia, secondo le quali I’o- pinione publica, e soprattutto la sua maggioranza, aveva in ogni caso ra- gione, nel senso che da questa dipendeva il potere, tutto il potere, politi- co ¢ civile, ma anche culturale. Se si potesse disegnare nello spazio tra gli assi cartesiani il procedere della modernita, su quello verticale misurando la competenza come sul- Valtro orizzontale il consenso, la curva che ne uscirebbe precipiterebbe 14 AUTORI, LETTORI E MERCATO NELLA MODERNITA LETTERARIA la giustizia sono invece schierate dall’altra parte, quella delle vittime dello sfruttamento, spesso incomprese, ma non meno «rivoluzionarie», capaci cioé di cambiare il mondo intero e per sempre. Si cercd, dunque, di distinguere le opere di intrattenimento — reificate, mercificate e consumabili — da altre di diverso impegno che a ben altro tendevano e che percid correvano avanti, all’«avanguardia», per annun- ciare il nuovo venturo, l’inedito e l’inespresso, e pretendevano una com- plicit di intenzioni e di sentimenti che valeva a selezionare il proprio pubblico. Il mercato perd non si fece sfuggire neppure quest’arte cosi program- maticamente impopolare e, persino quando il senso si rivelava sfuggente, la materia effimera, il linguaggio oscuro ed ellittico, riusci a decretarne la fortuna inventando per essa un diverso circuito di collezionisti e musei, ma anche una classifica modernamente numeraria e oggettiva. La modernita ha fatto il suo tempo, il mondo é uscito dal Novecento cercando in ogni modo di scrollarsela di dosso, il rimpianto del buon tempo antico é sulla bocca di molti, ma della democrazia non vogliamo né sappiamo fare a meno nella societa ¢ nella politica, vorremmo invece sottrarre al gusto del pubblico il destino delle arti, rinnovando un prima- to della qualita ¢ della competenza per il quale non si trovano fondamen- ta, e cosi non ci resta che cercare un modo per cui l’autorita non derivi soltanto dalla tradizione; ogni volta che questo modo abbiamo la certezza di averlo nel pugno, nostro finalmente per sempre, di nuovo svanisce, co- stringendoci a ricominciare da capo. La contraddizione tra qualita e quantita é intrinseca all’arrogante auto- sufficienza del moderno, si potrebbe dire che ne & un carattere costituti- vo, ed &, come in ogni caso, «insuperabile», nonostante le illusioni della dialettica. E ’'aporia che oppone conoscenza e comunicazione, che rende impossibile di essere fuori dal’mercato e illusorio lo starci dentro senza diventarne succubi. E Paporia che trasforma I’allargarsi degli orizzonti del pubblico, sino alla sua globalizzazione, in una sorta di omologazione e di appiattimento, che tende ad azzerare ogni specifica individualita «loca- Je» e la stessa originalita della «creazione» artistica. Se si esaminano i prodotti seriali di consumo che il romanzo ha pro- dotto e continua a produrre nella modernita, quello «giallon, quello «noir», quello «rosa», non é difficile riconoscere la riproduzione di mo- delli, articolazioni strutturali, intrecci, personaggi, che tendono a ripetersi eguali a se stessi, come una sicura ricetta del sucesso. Dopo la modernita, dunque, resta solo un tormento di Sisifo, senza fine.

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