Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Un classico tipo di confezionamento per le soluzioni o sospensioni per uso parenterale sono le
fiale, che possono essere sia di vetro incolore o ambrato. Devono essere generalmente
confezionate in contenitori trasparenti in modo tale che l’utilizzatore, come l'infermiere o il
medico, possono vedere l'aspetto della formulazione posizionata all'interno. Le fiale in vetro
vengono prodotte con la parte in alto aperta, per cui nell’ambito industriale vi sono delle siringhe
che permettono il riempimento di queste fiale che poi vengono chiuse a caldo per azione di una
fiamma sull'estremità della fiala. Per il prelievo del contenuto della fiala, la fiala deve essere rotta
in corrispondenza di questo punto che è il punto di frattura, un tempo le fiale venivano fornite con
un apposito taglierino, ormai quasi del tutto scomparso. La particolarità di questa fiala è che
spesso all'atto dell'apertura l'operatore può tagliarsi, perché con questa operazione spesso, il
vetro, soprattutto della punta, può tagliare l'operatore. La FUXII prevede che le soluzioni per
utilizzo parenterale possono, soprattutto quelle per infusione, essere confezionate anche in
contenitori di plastica, per cui sono previsti diversi tipi di contenitori per soluzioni acquose per
infusione, generalmente delle sacche delle bottigliette. La farmacopea prevede che questo tipo di
contenitore debba possedere sempre un sito adatto all'attacco di un apparato tubolare per
infusione, quindi che permette l'introduzione del sistema, un sistema che permette anche di fare
l'iniezione al momento dell'utilizzo e poi un dispositivo, quindi una parte di materiale plastico, che
funga da anello per permettere che queste sacche possano essere attaccate ad un opportuno
supporto. La farmacopea prevede, inoltre, che le soluzioni per uso parenterale, soprattutto
sottocutaneo o intramuscolare, possono essere anche direttamente dispensate in siringhe pre-
riempite, che troviamo in commercio come confezionamento per soluzioni di NaCl, ma anche
contenenti acido ialuronico per l’utilizzo intrarticolare, soprattutto nelle articolazioni del ginocchio.
Esistono anche delle penne pre-riempite di materiale plastico destinate alla somministrazione
sottocutanea dei diversi tipi di insulina. La farmacopea prevede anche altri contenitori in plastica
quali, ad esempio, quelli sterili per sangue umano e sue frazioni; contenitori, sempre sterili,
contenenti sangue umano e sempre frazione o soluzione anticoagulante; tutti gli apparati tubolari
per la trasfusione nonché le siringhe di plastica monouso sterili, considerate dalla farmacopea
come contenitori. Le siringhe di plastica monouso sono considerate dei dispositivi medici destinati
all’utilizzo per la somministrazione di preparazioni iniettabili, poiché devono contenere delle
preparazioni iniettabili, esse stesse devono essere sterili e apirogene, motivo per il quale non
devono essere mai riutilizzate. Sono costituite da un corpo cilindrico e da uno stantuffo, possono
avere ago fisso, come nel caso delle siringhe per insulina, oppure possono avere un ago staccabile
che deve essere inserito al momento dell’uso. La stringa viene confezionata in bustine monouso
individuali e la particolarità prevista dalla farmacopea è che il materiale plastico di cui è costituita
la siringa deve avere una buona trasparenza in modo tale da permettere di visualizzare la
preparazione che è all'interno, visualizzare l'eventuale presenza di bolle aria e per essere in grado
di leggere adeguatamente il volume presente all'interno, nonché poter visualizzare la presenza
eventuale di particelle estranee che determinerebbe un NON utilizzo di quel tipo di preparazione.
Sono generalmente costituite di polipropilene e polietilene e spesso lo statuto viene lubrificato
con del silicone, ma questo lubrificante non deve in nessun modo entrare a far parte e poi nella
formulazione che deve essere iniettata. Sono sempre presenti delle marcature di volume ma,
anche in questo caso, viene appositamente controllato che l'inchiostro non migri dalla superficie
esterna della siringa verso la parte interna della stessa. Sul confezionamento primario deve essere
sempre riportato il numero di lotto, una descrizione del tipo di siringa e sempre l'indicazione che la
siringa non è riutilizzabile. Le diverse siringhe, confezionate singolarmente, vengono poi poste
all'interno del confezionamento secondario dove deve essere obbligatoriamente sempre riportato
il metodo di sterilizzazione, il nome del prodotto e l’avvertenza che la stringa non deve essere
utilizzata qualora l'imballaggio sia danneggiato, perché in quel caso si è persa la sterilità nella
siringa.
STABILITA’ E STABILIZZAZIONE
Il farmacista è un attore nella garanzia della stabilità del preparato, in quanto è presente sia
all’atto della produzione che in ogni step che porta il medicinale dalla produzione al consumatore
finale. Il farmacista è presente all'interno dell’industria farmaceutica nella preparazione e controllo
qualità del medicinale, è una figura che garantisce il rispetto delle buone norme di distribuzione
del medicinale ed è, inoltre, responsabile nella dispensazione di quelle medicine e lo consegna al
paziente per l'utilizzo. Il farmacista è farmacista preparatore che allestisce, all'interno della sua
farmacia, dei medicinali siamo essi galenici, magistrali e officinali. È necessario sapere e garantire
che il medicinale rimanga stabile dal momento della produzione al momento in cui avviene la sua
somministrazione. Per la stabilità del preparato entrano in gioco diversi fattori perché il principio
attivo rimane stabile se sono stati scelti i giusti eccipienti e il giusto contenitore che evitino le
eventuali contaminazioni da parte dell'ambiente esterno, sia contaminazioni microbiche ma anche
da parte dell'aria esterna oltre che, fattore determinante della stabilità, la temperatura.
La stabilità viene definita come quella misura in cui una sostanza o un prodotto farmaceutico
conserva, entro determinati limiti e per tutto il periodo di conservazione utilizzo, le stesse
proprietà e caratteristiche che aveva al momento della sua a fabbricazione.
Quindi indica la capacità della forma farmaceutica di mantenere le proprie proprietà fisiche,
chimiche, terapeutiche e microbiologiche per tutto il periodo di conservazione e utilizzo da parte
del paziente. La stabilità del medicinale porta al concetto di validità.
La validità è l'intervallo di tempo durante il quale il prodotto mantiene le medesime proprietà e
caratteristiche che possedeva al momento della produzione, quindi quel periodo di tempo in cui
il medicinale mantiene le stesse proprietà fisiche, chimiche, microbiologiche e terapeutiche.
Quando si parla di stabilità ci si riferisce alla stabilità fisica, chimica, microbiologiche e terapeutica.
La stabilità fisica può essere sia del principio attivo ma anche dalla forma farmaceutica. Riferendoci
alle caratteristiche fisiche del principio attivo, il principio attivo deve mantenere durante tutto il
periodo le stesse caratteristiche di solubilità, stesse dimensioni, le stesse proprietà cristalline e
anche lo stesso contenuto di umidità. La solubilità è fondamentale in quanto il principio attivo
deve solubilizzarsi nei fluidi biologici per poter essere assorbito; il particle size condiziona
fortemente la velocità di risoluzione per cui se il principio attivo tende ad aggregare vi sarà una
riduzione dell’area superficiale, esposta al solvente, e quindi riduzione della velocità di
solubilizzazione che porta a una riduzione della velocità di assorbimento. Inoltre, il principio attivo,
può essere cristallino o amorfo, se nel corso della stabilità il principio attivo cambia le sue
proprietà cristalline viene ad essere modificata anche la sua assorbilità, perché i principi attivi nella
forma amorfa sono più solubili nelle forme cristalline. Quindi se dovesse cambiare da cristallino ad
amorfo si avrebbe un incremento della solubilità, se da amorfo a cristallino una riduzione della
solubilità. Anche il contenuto di umidità del principio attivo va a condizionatore la solubilità ma
può anche determinare poi una varianza della stabilità chimica del principio attivo. Questo
discorso è valido anche per gli eccipienti. Per quanto riguarda la forma farmaceutica, ovviamente,
anche questa deve mantenere durante il periodo di validità le stesse caratteristiche fisiche, primo
fra tutti l’aspetto. La prima cosa che il farmacista deve fare è osservare la forma farmaceutica, se è
cambiato l’aspetto per cui, ad esempio, le capsule non hanno più l’opercolo di dimensioni e forma
perfettamente cilindrica, significa che magari hanno assorbito umidità per cui l'opercolo sta
collassando, uno dei principali segnali di una instabilità del preparato. Deve mantenere intatte
tutte le caratteristiche organolettiche: colore, odore, sapore perché se all'interno della forma
farmaceutica è avvenuta una qualche reazione la prima cosa che cambia è l’odore e il gusto. Deve
mantenere inalterate le sue caratteristiche e principalmente l'uniformità di massa e di contento e
anche il tempo di disaggregazione e di dissoluzione, perché dal tempo di disaggregazione dipende
la rottura della forma farmaceutica e la possibilità che il principio attivo ha di entrare a contatto
con i fluidi biologici e di solubilizzarsi. Altri fattori che possono essere tipici, ad esempio, di una
instabilità fisica nel caso delle creme, può esserci una rottura dell'emersione oppure la
separazione-conformazione del “creaming”. Nel caso degli unguenti potremmo vedere una
separazione, cioè la formazione di un liquido al di sopra della superficie; nel caso delle sospensioni
potremo avere sia la formazione del cosiddetto “cake”(permanente), quindi della sedimentazione
lenta delle particelle in sospensione sul fondo del recipiente, che va a determinare una variazione
del contenuto di principio attivo nella sospensione; oppure la formazione di un sedimento
voluminoso, cioè un sistema flocculato che è un instabilità temporaneo perché in seguito ad
agitazione riformano rapidamente una sospensione stabili. Le soluzioni possono andare a
mostrare segni di instabilità se, ad esempio, si ha la comparsa di particelle visibili, per cui non
rispettano più la definizione da farmacopea. All'interno del preparato, il principio attivo, deve
mantenere la sua stabilità chimica, per cui all'interno della preparazione non deve andare incontro
a diversi tipi di reazione, principalmente quelle che avvengono a carico dei principi attivi sono
reazioni di: idrolisi, ossidazione, fotolisi, racemizzazione oppure di polimerizzazione. Le reazioni di
idrolisi sono le reazioni in cui vanno incontro molecole che hanno gruppi esterei o eterei e che è
ovviamente indotta dalla presenza di acqua o di umidità nelle soluzioni acquose oppure nelle
forme farmaceutiche solide quando aumenta il contenuto di umidità nell’aria. Le reazioni di
ossidazione sono quelle a cui vanno incontro molecole che hanno gruppi alcolici, amminici o
fenolici oppure steroidi, antibiotici e anche vitamine, portano alla formazione di specie radicaliche.
Le reazioni di ossidazione sono generalmente delle reazioni catena in cui si ha la formazione di
radicali che portano alla formazione di composti che danno origine a dei composti caratterizzati da
un cattivo odore, per cui se all'interno di una preparazione sono venute delle reazioni di
ossidazione la principale cosa che cambia è l'odore, nel caso di sostanze grasse anche il colore. Le
reazioni di fotolisi sono quelle reazioni indotte dalla luce. Le reazioni di racemizzazione, in quanto
generalmente soltanto un isomero ha un’attività, quindi non sempre entrambi gli isomeri ottici
hanno attività terapeutica per cui la modifica dell'isomero può determinare una inattività o
tossicità del preparto. Il principio attivo può andare incontro anche a reazioni di polimerizzazione,
analoga alle reazioni dei materiali plastici, ossia possono reagire come se fossero dei monomeri
dando origine a delle macromolecole. Nell'ambito della stabilità, il preparato farmaceutico, deve
mantenere anche inalterata la sua stabilità microbiologica. I preparati farmaceutici possono essere
obbligatoriamente sterili o non obbligatoriamente sterili, se obbligatoriamente sterili i preparati
devono mantenere la stabilità per tutto il periodo di validità, se non obbligatoriamente sterili deve
essere mantenuta costante la carica microbica prevista dalla FUXII, che stabilisce per ciascun
piccolo organismo quale può essere il numero massimo di colonie ammesse e afferma che non
devono essere presenti alcuni microrganismi altamente patogeni, tra cui lo staphylococcus aureus
e l’escherichia coli. Non poteva mancare, quando si parla di stabilità di un preparato farmaceutico,
la stabilità terapeutica, per cui in quel periodo di validità il principio attivo deve mantenere lo
stesso effetto terapeutico, per cui il medicinale deve essere un medicinale di qualità, che deve
mantenere per tutto il periodo di validità, in quanto la qualità è sinonimo di efficacia e sicurezza di
quel preparato. Se non vengono mantenute le stabilità fisiche, chimiche e microbiologica, in
automatico non viene garantita neanche la stabilità terapeutica e quindi l'efficacia e sicurezza del
preparato.