Sei sulla pagina 1di 100

t i\ I �

-� omune d1
anale 1ontcrano
LAZIO �

Archeologia Citta Territorio


Collana diretta da Elisabetta De Minicis

(Uni ersita degli Studi della Tuscia, VT)

Comitato scientifico e redazionale


Cristina Corsi (Universita di Cassino)

Stefano De Angeli (Universita della Tuscia)

Paolo Dalmiglio (call. Universita della Tuscia)

Vincenzo Desiderio (call. Universita della Tuscia)

Cian Maria Di Nocera (Universita della Tuscia)

Tiziano Gasperoni (coli. Universita della Tuscia)

Nicoletta Giannini (Tor Vergata Universita di Roma)

Marina Micozzi (Universita della Tuscia)

Tamara Patilli (S.I.A.T.)

Giuseppe Romagnoli (Universita della Tuscia)

Flora Scaia (S.I.A.T.)

Carlo Tedeschi (Universita "G. D' Annunzio" di Chieti-Pescara)

Coordinamento di redazione:
Emilia Gallo

Vincenzo Elio Junior Macchione

Roberto Montagnetti

Giancarlo Pastura

Segreteria di redazione
Diana Ghaleb

diana @ghaleb.it

Volume tampato nell 'ambito del POR FESR Lazio 2007-2013, attivita 11.4 "Valorizzazione
delie strutture delie aree Protette" Interventi
ulle mura urbane di Monterano (tra Porta retella e Porta Romana), sul Convento di S.
Bonaventura e Ia Chiesa di S. Rocco

t. opyright 2016 - Da ide Ghaleb E ditare

ISB 978-88-98178-72-8

Da vide Ghaleb Editore - Via Roma, 41 - O I O 19 VETRALLA


(VT) - Tel. 0761.461794 - www.ghaleb.it - info @ ghaleb.it
FABRIZIO DE CESARIS ANELINDA DI MUZIO MONICA MORBIDELLI

RISERVA NATURALE MONTERANO

LAVORI DI RESTAURO E CONSOLIDAMENTO

Introduzione di
Giovanni Carbonara

Contributi di
Laura Baratin
Lia Barelli
Fernando Cappelli
Giovanni Checcucci

Archeologia Citta Territorio, 4

Davide Ghaleb Editare


Si vogliono ringraziare per l'aiuto fornito alla ricerca storica la dott.ssa Sabina Carbonara, l'arch. Elisabetta
Giorgi, ma soprattutto Genoveffa Manco, la cui collaborazione nella ricerca e stata fondamentale; l'arch. Ambra
Troiani, giovane professionista del gruppo di progettazione, per l 'assistenza alla definizione dell'apparato
grafico del volume e l'arch. Daniela Catini per la collaborazione editoriale; gli architetti Chiara Capocefalo,
Alessandro Cappelletti e Francesco Cosentino che hanno fornito la base di rilievo utilizzata per la redazione del
progetto del convento d i S. Bonaventura. Infine si ringraziano il dott. Flavio Massari per l a consulenza agrono­
mica e botanica, il dott. David Simoncelli per gli approfondimenti relativi agli aspetti geologici, geomorfologici,
idrologici del sito e l 'impresa M .A.C.E. srl, esecutrice dei lavori.

4
Indice

Prefazione, Angelo Stefani 7


Presentazione, IZ recupera dei beni culturali nelle aree naturali protette, una sfida da non perdere, 9
Francesco Maria Mantero
Introduzione, Architettura, natura e restaura: un caso di positiva integrazione, Giovanni Carbonara 11

1. Monterano «citta diruta» (Lia Barelli) 13

2. 11 progetto di restauro ( Monica Morbidelli) 24


2. 1 . Le mura urbane da porta Cretella a porta Romana 25
2.2. L'approccio al sito e alle criticita 26
2.3. Gli apparati grafici e di progetto 28
2.4. I criteri d'intervento 30
2.5. li convento di S. Bonaventura e la chiesa di S. Rocco 32
2.6. L'interazione con la vegetazione 37

3. 11 rilievo e la rappresentazione delie mura di Canale Monterano:


un' esperienza in ambienti impervi (Laura Baratin, Giovanni Checcucci) 42
3. 1 . La cartografia di inquadramento e i rilievi di dettaglio 43
3.2. Le elaborazioni grafiche 46

4. Cautele strutturali per l a riduzione del rischio (Fabrizio De Cesaris) 50


4. 1 . Criticita influenti sulla conservazione 53
4.2. Interventi sulle strutture architettoniche (San Rocco e San Bonaventura) 56
4.2a. San Rocco 56
4.2b. San Bonaventura 59
4.3. Interventi sulla rupe 67

5. 11 cantiere, prescrizioni e attenzioni esecutive (Anelinda Di Muzio) 72


5.1. Premessa 72
5.2. Chiesa di San Rocco 72
5.3. Chiesa e Convento di San Bonaventura 74
5.4. Cinta muraria e rupi 82
5.5. Lavorazioni aggiuntive 86

6. Gli interventi e i cantieri nell' antico abitato di Monterano tra il 1985 e il 2006 89
(Fernando Cappelli)

7. Conclusioni: la manutenzione futura 93


(Fabrizio De Cesaris, Anelinda Di Muzio)

5
Prefazione

Da sempre nelle nostre verdeggianti vallate si respira aria di eternita, popolazioni antiche e popoli
importanti come gli Etruschi e i Romani hanno calpestato questo suolo e goduto di questa magnifica e
stupenda natura. Ancora oggi respiriamo quell'aria e godiamo dei paesaggi che videro il gioioso e
intraprendente popolo etrusco commerciare con il mondo antico e realizzare magnifiche opere di
ingegneria idraulica e stupende opere di vasellame, e qui il fiero popolo romano costrui le ville di
campagna con le importanti opere viarie testimoniate ancora oggi, da superbi e imponenti ponti con
durature strade lastricate in selce.
Ma e con il secolo XVI che il nostro territorio, e, nello specifico, l'antichissimo abitato di Monterano,
conosce il massirno del suo splendore. Si realizza un intraprendente acquedotto su due ordini di arcate
che intercettata l'acqua, proveniente dall'antichissimo acquedotto etrusco, la conduceva all'interno
delie mura per l'utilizzo di tutti e per alimentare le due splendide opere del Bernini: la fontana del
Leone e quella esagonale situata di fronte al convento di San Bonaventura.
Tutto questo splendore e si tanta armonia tra natura e ingegnose opere dell'uomo si sono amalgamate
in un idilliaco contesto architettonico e naturalistico fino al momento in cui questo compromesso di
reciproco rispetto tra uomo e natura, con la venuta delle truppe napoleoniche, venne interrotto in
modo violento. L' antichissimo abitato di Monterano viene bombardato nel 1 799 dalle truppe napoleo­
niche sbarcate nel porto di Civitavecchia e gli abitanti rimasti si rifugiarono nel nascente abitato di
Canale e Montevirginio.
E questo il momento in cui la natura inizia la sua inesorabile opera di riappropriazione. L'uomo l'aiuta
con l'asportazione di tegole, legname, stipiti e quanto necessario per realizzare la sua nuova abitazio­
ne, in pratica spoglia l'antichissimo abitato di Monterano.
Due secoli di totale abbandono e depredazioni continue riducono ad un ammasso di macerie le
antiche e gloriose vestigia di Monterano lasciando sterili muri con nude finestre e porte; l'edera e le
altre piante fanno da padroni.
L'opera che sapientemente e scientificamente viene presentata nel volume e finalizzata al recupera
attento e meticoloso delle strutture della cinta muraria compresa tra Porta Cretella e Porta Romana,
importante e stato l'intervento di consolidamento strutturale realizzato nelle due opere monumentali
del Convento di San Bonaventura e della chiesa di San Rocco e di una delle torri circolari del palazzo
ducale. Le azioni che il sapiente e professionale team di professionisti hanno intrapreso per assicurare,
nel futuro, il godimento di questo bene e frutto di esperienza e passione vera mirata all'attento recupe­
ra e conservazione di questo nostro bene storico architettonico che ci rende fieri e orgogliosi del nostro
territorio e della nostra storia.
Che l'opera iniziata non resti opera incompiuta, l'antichissimo abitato di Monterano ha bisogno di
altri importanti interventi di conservazione e recupera che si possono attuare solamente con la parteci­
pazione di Enti sovraordinati. Facciamo in modo che Monterano non venga nuovamente bombardato
e riabbandonato.

1 1 Sindaco di Canale Monterano


Angelo Stefani

7
Presentazione
Il recupero dei beni culturali nelle aree naturali protette, una sfida da non perdere

11 nostro Paese, ce lo sentiamo ripetere spesso e non solo dalla stampa di «settore», e certamente uno
dei piu ricchi di beni culturali; basti ricordare che attualmente l'Italia e la nazione che detiene il mag­
gior numero di siti, ben 51, inclusi nella lista del Patrimonio Unesco dell'Umanita e che la stragrande
maggioranza di questi, a differenza di cio che avviene in molte altre nazioni, e costituita in gran parte
da contesti fortemente caratterizzati dall'opera dell'uomo.
D'altro canto il tessuto di quasi tutte le nostre aree protette, nazionali o regionali, e totalmente impre­
gnato di resti della millenaria attivita dell'uomo, spesso immersi in cornici di eccezionale interesse
paesaggistico e naturalistico. Ovunque si passeggi nei nostri parchi o nelle riserve naturali si incontra­
no resti di interesse storico-architettonico, esempi di architettura rurale di epoche e stili diversi, opere
di bonifica e tracce dell'antica suddivisone dei campi, antiche strade e tratturi o resti di un paesaggio
collinare di eccezionale interesse naturalistico e culturale, quello del Saltus, antico termine fondiario
latino che indicava l'insieme di terreni tenuti a bosco od a pascolo, gestiti ad uso della comunita ed
esclusi dalle assegnazioni in piena proprieta, normalmente riservate alla terra da arare e da coltivare a
cereali.
Le aree naturali protette hanno per scopo fondamentale quello di custodire e consegnare alle future
generazioni campioni degli habitat e di biodiversita che caratterizzano ancora il nostro territorio; cio
non puo escludere un forte impegno aggiuntivo, quello per la cu todia, il recupera e la valorizzazione
dei beni culturali e storici in esse presenti.
Si tratta di un compito gravoso per enti che si trovano, oggi, a fronteggiare una delle piu gravi crisi
della loro storia, non solo di carattere finanziario; un impegno che puo concretizzarsi olo «facendo
sistema» con le altre strutture presenti sul territorio: soprintendenze, regioni, comuni, comunita
montane, universita agrarie, associazioni della societa civile e privati cittadini.
La Riserva naturale Monterano, forte delle indicazioni provenienti dalla sua stessa legge istitutiva,
nonche dalla normativa di riferimento, ha sin dai primi anni della sua istituzione percorso la strada
del recupera e della valorizzazione dei beni presenti sul suo territorio, con particolare attenzione all'
antica citta monumentale di Monterano, posta al cuore dell'area protetta.
Importanti interventi sono stati realizzati negli anni attraverso i contributi regionali, nazionali e
comunitari acquisiti grazie alia stessa esistenza dell'area protetta, che come tale gode di priorita nell'
assegnazione di risorse finanziarie destinate al recupera del territorio e delle sue risorse naturali e
culturali.
Un passo fondamentale e stata la redazione del Master Plan predisposto dalla Riserva naturale e
approvato nel 2008 nell'ambito del Programma Operativo Regionale (POR) 2007-2013 denominato Il
fiume degli Etruschi, proposta per un ecomuseo diffuso della Valle del Mignone che proponeva una serie di
interventi di riqualificazione e valorizzazione del territorio, simbolicamente imperniati sul corso del
F. Mignone, l' «asse conduttore» della riserva naturale.
1 1 primo e piu importante tra questi progetti si e concretizzato negli Interventi sulle mura urbane di
Monterano, tra Porta Cretella e Porta Romana, sul Convento di S. Bonaventura e la Chiesa di San Rocco,
ovvero il progetto di cui tratta ampiamente il presente volume. Un progetto complesso, di non facile
realizzazione a causa di una serie di sfide e problematiche che si sono dovute affrontare ma che,
riteniamo, ha costituito un momento fondamentale non solo per il recupera e la valorizzazione di
questo splendido antico abitato, ma anche per una sua piu approfondita conoscenza.

11 Direttore della R.N. Monterano


Francesco Maria Mantero

9
Introduzione
Architettura, natura e restaura: un caso di positiva integrazione

Nell'ammirevole paesaggio dell' Alto Lazio, due interessanti restauri sono stati compiuti in questi
anni da gruppi di lavoro e di studio fondati sulla sapiente integrazione di molteplici competenze
universitarie con altre espressive di una qualificata professionalita. I notevoli risultati conseguiti,
sotto il duplice profilo teoretico-metodologico e sotto quello <lei concreti esiti conservativi, danno
testimonianza della bonta del criterio seguito, fondato su una reale interdisciplinarita.
Ci si riferisce all'intervento sul complesso ecclesiastico di Sant'Eusebio presso Ronciglione, in
provincia di Viterbo, risalente nella sua prima formulazione probabilmente al VII secolo, su
preesistenze della seconda meta del IV, poi ampliato in eta romanica (di cui da conto Natalina
Mannino, della Sapienza Universita di Roma, in due volurni editi, sempre in Roma, da Gangemi) ed a
quello, che qui si presenta, riguardante alcuni edifici, porzioni delle mura urbiche ma anche elementi
naturali, come costoni tufacei e sisterni vegetali, in maggiore o minor parte alberati, nella "citta diruta"
di Monterano, all'interno della splendida Riserva Naturale omonima, nel comune di Canale
Monterano in provincia di Roma.
Nel caso di Ronciglione si e trattato di lavorare soprattutto su un monumento architettonico, l'antica
chiesa con i suoi preziosi dipinti murali e le belle strutture di fine XI-inizi XII secolo che li accolgono.
Un edificio sostanzialmente conservatosi che nel tempo ha subito, pero, il crollo di alcuni annessi,
come il rornitorio, la sagrestia e l'alta torre, e che oggi soffre per abbandono, con gravi danni alle
superfici ma anche alle strutture. Le componenti paesaggistiche del sito, davvero suggestive, non
hanno potuto essere prese in considerazione ne svolgere un ruolo positivo, nel tentativo di sviluppare
una strategia di restituzione di senso e di vita al monumento che, in antico, si trovava su un importante
percorso di pellegrinaggio e di accesso a Roma. Cio per ragioni legate alla proprieta <lei terreni
circostanti, le quali rendono difficile anche l'accesso al sito.
Un bellissirno restaura architettonico, dunque, senza pero quel fondamentale contributo attrattivo,
esplicativo ed emozionale che la natura circostante avrebbe potuto garantire.
A Monterano, invece, si e trattato del restaura, della messa in sicurezza e della definizione di
opportune provvidenze atte a garantire una piena accessibilita, concernenti solo alcuni edifici,
ampiamente ruderizzati, dell'antica citta, 'morta' da piu di due secoli. Ma tali edifici (la chiesa di San
Rocco, quella di San Bonaventura con parte dell'annesso convento, le mura urbane da Porta Cretella a
Porta Romana), certamente malridotti, a rischio di crallo e sottoposti ad una pragressiva consunzione a
motivo della esposizione agli agenti atmosferici, oltre che minacciati da una vegetazione sovente
invasiva, hanno la grande fortuna di trovarsi all'interno della Riserva Naturale, quindi d'un ambiente
protetto e amorevolmente curato (nonostante le solite modeste disponibilita finanziarie): pur nella loro
peggiore condizione materiale mantengono piu speranze di vita futura della povera chiesa di
Sant'Eusebio, officiata una volta l'anno, poco raggiungibile e quindi poco conosciuta e frequentata,
non a caso gia oggetto di gesti vandalici solo qualche tempo dopo la conclusione del cantiere di
restauro.
Dal confronto emerge uno degli aspetti piu significativi della dottrina del restaura: l'insufficienza,
com'e stato chiaramente affermato nel 1975 in occasione dell'Anno Europeo del Patrirnonio
Architettonico, del restaura "delle sole pietre", in assenza dell'irnmissione di nuove ragioni di vita nel
monumento. In altre parole la considerazione che un compatibile 'riuso', pur non essendo certamente
il fine del restaura, che consiste nella conservazione e trasrnissione al futuro del bene in quanto docu­
mento, memoria storica o testimonianza d'arte, rappresenta comunque il piu efficace mezzo di tutela e
salvaguardia. Anche un 'riuso' indiretto e partecipe d'una realta piu ampia, come quella - propria
d'una scala paesaggistica e territoriale- della Riserva Naturale di Monterano, luogo di visita aperto a
tutti, in maniera non differente dal caso, ugualmente naturalistico-culturale, del giardino di Ninfa,
nato fra i ruderi dell'antica citta pontina distrutta e abbandonata alla fine del XIV secolo o, in certo
modo, anche del sito di Ostia Antica oppure di cio che potrebbe diventare quello medievale di San
Vincenzo al Volturno nel Molise.
Come lo straordinario equilibrio di Ninfa e garantito dall'azione congiunta di un quotidiano controllo

11
tenze storiche, esercitati da
d Ha manut nzion , non solo della veg tazione ma anche delle preesi
azioi: e e� una sistematic�
po hi bravi giardini ri-muratori, anche � Montera� o l .a se�plic� frequent
sugg�nsce 11 Pro�ra� ma di
i pezi n d Ue diver e fabbriche, megho e con ntm1 prefissah come
Manut nzion po to n 1 capitalo conclusivo del volume, sarebbero autenhche garanz1e d1 salva­
guardia, rappre entando la prima ba ilare e durevole forma di tut� la. In quest'otti�a . anc e l'ave
� �
mplic mente o tituito, per la tenuta sotto controllo della vegetaz10n� e per �a puhz1� de1 terreru
la ciati a prato naturale e aperti ai visitatori, pecore e capre (che brucando mterfenvano c01 monumen­
ti) con equini (che invece hanno spontaneamente un comportamento piu distaccato) rappresenta gia
una provvidenza, semplice, naturale ed ecologica, di ottima efficacia conservativa.
Per la Riserva il problema che si pone e quello d'una sua maggiore notorieta e, quindi, frequentazione,
da assicurar i tramite la sistemazione d'una piu agevole via d'accesso, l'offerta di alcuni semplici
ervizi (di accoglienza e informazione, di ristoro, igienici ecc.) e la proposta d'iniziative od eventi,
commi urati alla natura del sito ed aperti anche alle classi di scalari e studenti che tanto avrebbero da
imparare dal contatto con un luogo di tale bellezza e pregnanza storica. Da cio potrebbe derivare
anche quell'incremento di entrate economiche capaci di sostenere un efficace controllo ed una buona
manutenzione. E quanto gia da qualche anno si puo riscontrare a Ninfa, che ha convertito la propria
economia da agricola, tramite l'affitto dei terreni appartenenti alla Fondazione Roffredo Caetani ed
ora, al contraria, in gran parte rinaturalizzati, ad una d'altro tipo, fondata su un'offerta piu organizza­
ta e sistematica di visite ed attivita parallele sussidiarie (vendita di piante e fiori, di prodotti locali, di
pubblicazioni ecc.).
Tale manutenzione, come la prevenzione medica rispetto all'intervento chirurgico, costerebbe assai
meno dell'azione saltuaria ed eccezionale di restaura, con spese complessive che si ridurrebbero
anche del 70-80% e con la possibilita di creare qualificati e stabili posti di lavoro. A questa logica
rispondono le scelte fatte, come si e detto, dalla menzionata Fondazione per Ninfa e realizzate grazie
alla straordinaria sapienza, delicatezza operativa, regia e competenza del direttore del giardino Lauro
Marchetti; il rientro economico, certamente non facile ma pur sempre significativo, e assicurato da
una frequentazione di visitatori alta, tanto da aver indotto la Fondazione a sistemare ed aprire al
pubblico la cosiddetta Ninfa 2, piu precisamente îl Parco Pantanello, vale a dire un'area eminente­
mente naturalistica nella quale si e ricreata, dal punto di vista idrogeologico, della vegetazione ed
anche della fauna, la condizione palustre precedente le bonifiche d'inizio XX secolo.
In conclusione, il volume da conto di una serie d'interventi accuratamente studiati ed eseguiti, qui
illustrati con grande chiarezza e precisione, che pero dovrebbero essere continuati fino al punto di
superare la fase d'emergenza 'restaurativa' e poter avviare quel processo di 'conservazione' e 'manu­
tenzione programmata' di cui sopra si diceva. In esso sono spiegate le scelte di metodo e quelle propria­
mente tecniche, esecutive e di cantiere effettuate cosi come sono anche tratteggiate efficacemente le
prospettive future, di gestione del sito e di manutenzione della vegetazione e degli stessi monumenti.
L'insieme degli interventi ha trovato îl suo primo sostegno e riferimento, che ha consentito la pro­
grammazione delle opere, la loro progettazione e l'indispensabile stima, anche preventiva, dei costi,
nell'accurato e innovativo rilievo strumentale, in "ambienti impervi", di cui riferisce la professoressa
Laura Baratin dell'Universita degli Studi di Urbino; esso ha molto facilitato e guidato le stesse opera­
zioni di consolidamento, di controllo della vegetazione e d'apertura di percorsi sicuri, sulle numerose
pendici tufacee che delimitano i margini della citta e che, in parte, ne sorreggono le mura o quanto di
esse oggi resta.
Operazione non solo tecnica e ingegneristica ma anche autenticamente architettonica, cioe di proget­
tazione del paesaggio e di predisposte, suggestive e storicamente significative vedute, essenziale
(come si accennava riguardo a Ninfa) anche ad interessare le porzioni esterne alla citta ed ormai quasi
del tutto naturalistiche ed agricole, per introdurle in un percorso di visita e fruizione piu allargato e
non meno attraente.

Giovanni Carbonara
Professore Ordinario di Restaura dei Monumenti
Sapienza Universita di Roma, Facolta di Architettura
Consulente per gli aspetti del restaura nel gruppo di progettazione

12
1. Monterano «citta diruta»
Lia Barem·

Canale monferano (Roma)


Panorama dell'anltao Caslello dl monterano

1. Le rovine di Monterano in una cartolina delia meta del XX secolo

L'insediamento di Monterano (figg. 1-2), di sulla compagine urbana, in quanto comprese


oscure origini ma di certo risalente all'eta non solo la sistemazione della cosiddetta
preromana, ebbe una vita relativamente poco "piazza longa", che funzionava da centra
documentata almeno fino al XV secolo, quando cittadino con la monumentale Fontana del
e testimoniata dalie fonti una serie di passaggi leone, costituita da una "scogliera" barocca
di proprieta che coinvolsero numerose famiglie situata alla base del palazzo, ma anche, quasi
nobili dell'area romana, Anguillara, Colonna, certamente, la sostituzione del perimetro
Mellini, della Rovere, Cybo e Orsini. murario dell'insediamento a nord est con le
A partire dal 1 671 appartenne agli Altieri, ai sostruzioni di uno spazio a giardino di perti­
quali spetta !'ultima conformazione significati­ nenza del palazzo stesso.
va della citta prima del suo abbandono, quella Se poco e noto per i secoli precedenti, in eta
testimoniata dai ruderi attuali (fig. 3). A questa moderna i limiti dell'abitato dovettero coinci­
famiglia, infatti, risalgono le importanti com­ dere in larga massima con quelli attualmente
missioni edilizie relative sia alla costruzione conosciuti. L'insediamento, quindi, era poco
della chiesa di S. Bonaventura con l'annesso esteso: «castrurn exiguum et angustum ex
convento, situata immediatamente fuori del humilibus domibus constructum» recita la
perimetro urbano, sia al rinnovamento del Visita ad limina del 1671, ne la situazione dovette
palazzo baronale (figg. 4-6) . cambiare, nonostante gli sforzi degli Altieri. Dal
Quest'ultimo intervento incise profondamente censimento del 1 701 risultano, del resto, appena

13
)r

f
// / ((

2. Ricostruzione assonometrica dell'abitato di Monterano nel 1700 (da


Antonino Turano, Gli ultimi anni di Monterano, Roma 1987, p. 28)

3. Veduta delie rovine di Monterano ( Barelli 2015)

14
Monterano «citta diruta»

4. Veduta del castello (Barelli 2011 )

,
/,
·)

5. Veduta del fronte seicentesco del castello con la 6. 11 corridoio del loggia to del fronte seicentesco del
Fontana del leone (Barelli 2015) palazzo (Barelli 2015)

15
7. Veduta del lato del castello con a sinistra la torre 8. Veduta del campanile delia chiesa d i S . Maria
medievale con scarpa piu antica ( Barelli 2015) Assunta ( Barelli 2010)

227 abitanti, il numero massimo testimoniato sistema di difesa ottenuto mediante le cosiddet­
almeno dal XVII secolo in poi. te "case bastionate", comune a molti insedia­
L'insieme urbano era costituito dal palazzo, menti limitrofi, e ben leggibile sia nella sintetica
risultato di un progressivo accrescimento nel raffigurazione del paese contenuta nella pianta
corso del tempo a partire da una grande torre di Giovanni Battista Cingolani datata al 1 692
quadrangolare situata sul punto piu alto di un (fig. 1 3), sia nella piu dettagliata veduta del sito
picco tufaceo (fig. 7), da un numero ridotto di realizzata su tela nel 1 781 da Giuseppe Barberi e
modeste abitazioni (humiles domus, appunto) conservata nel Palazzo Altieri a Oriolo Romano
disposte intorno al palazzo stesso e da due (fig. 14). In particolare tale sistema si rilegge, sia
chiese, quella parrocchiale di S. Maria Assunta pur con estrema difficolta a causa della vegeta­
(fig. 8) e quella di S. Rocco. Gli altri due edifici zione, nel tratto a sud della cittadina, nel quale
religiosi noti, la demolita chiesa di S. Antonio e pero non sembrano mancare neppure tratti
quella gia citata di S. Bonaventura, si erano costruiti ad hac per regolarizzare e meglio
succeduti l'uno all'altro al di fuori del centro difendere il perimetro. Certa e comunque
abitato ed esterni a questo erano anche il mulino l'eterogeneita delle tecniche costruttive presen­
e uno <lei due granai della comunita. ti nella cinta, pur nella continuita di una tradi­
11 limite dell'abitato era delineato e protetto da zione che vede come materiale da costruzione
una cinta, risultato di progressive modifiche, prevalente il tufo (tufo di Bracciano, tufo rosso a
oggi non sempre chiaramente distinguibili a scorie nere, peperino), utilizzato a seconda <lei
causa dello stato di conservazione e della casi in bozze, conci e pezzame apparecchiati in
crescita della vegetazione (figg. 9-12). Mentre la cortine secondo filari piu o meno orizzontali,
cinta nelle zone piu pianeggianti sembra il con impiego di malta in proporzioni abbondan­
risultato di azioni pianificate volte a creare un ti e con evidenti linee di orizzontamento,
perimetro continuo di difesa, nelle altre e invece espedienti resi necessari dall'uso di materiale di
costituita dai fronti delle abitazioni poggianti dimensioni differenti (fig. 1 1 ) .
sui bordi scoscesi del costone tufaceo. Tale Questa dunque era l a consistenza edilizia al

16
Mon terano «citta diruta»

9. Veduta di un tratto della cinta muraria presso la 10. Veduta della cinta muraria con case bastionate
chiesa dell'Assunta ( Barelli 2012) presso Porta Cretella ( Barelli 2012)

11. Particolare delia mura tura di un tratto delia cinta 12. Veduta di Porta Cretella (Barelli 2012)
muraria medievale (Barelli 2012)

momento dell'abbandono definitivo del paese, Le cause dell'abbandono, quindi, sono da


avvenuto nel corso dei primi anni del XIX ricercare piuttosto che in un preciso evento
secolo, come testimonia il Catasto gregoriano traumatico, nelle particolari condizioni econo­
(fig. 1 5), che nel 1 8 1 8 registra all'interno miche e nel clima infausto del sito. Anche
dell'abitato una sola abitazione occupata e una l'operazione di rivitalizzazione operata dagli
sola chiesa, quella di S. Rocco, officiata (pur Altieri nelia seconda meta del XVII secolo si era
colorati nelia mappa e dunque coperti, il rivelata un fallimento e questi avevano esplici­
convento e la chiesa di S. Bonaventura sono tamente dichiarato, almeno nel caso di S.
definiti nel brogliardo come in rovina). Bonaventura, di non essere piu interessati a
L'insieme delia citta e accorpato in una sola provvedere alle riparazioni resesi necessarie
particelia, la 949, proprieta Altieri, definita dopo gli eventi bellici.
"sasso nudo" e su di essa compare la dicitura Di sicuro un danno importante dal punto di
"Monterano dirocato". vista delia conservazione e pero collegabile al
Quest'ultimo aggettivo indica chiaramente che passaggio dei francesi e fu la rapina delle
alla data di redazione del catasto non solo la vita coperture plumbee da S. Bonaventura, azione
di Monterano come centro abitato era finita, ma che a causa delle piogge mise rapidamente in
anche che era gia in fase avanzata il processo di essere il processo di degrado della chiesa e
ruderificazione. Questo era stato principalmen­ dell'annesso convento. Anche se non prodotta
te innescato da una nuova attivita edilizia, con ogni probabilita direttarnente dalie truppe
quella consistente in un succedersi di azioni straniere, sorte analoga dovette essere quella
negative di asporto di materiali da costruzione, degli altri edifici. I pochi abitanti rimasti, infatti,
conseguente piu alla decisione degli abitanti di presa la decisione di trasferirsi in forma definiti­
trasferirsi in insediamenti vicini, che ai danni va, ben presto dovettero provvedere a portare
inferti direttamente alle costruzioni dal passag­ via i materiali piu facilrnente recuperabili e di
gio delle truppe francesi tra 1 799 e 1 800. maggior valore, e tra questi certo erano compre-

17
13. Particolare della Topografia geometrica dell'Agro Romano d i G.B. Cingolani (1692), da Pietro Amato Frutaz, Le
carte de/ Lazio, Roma 1972, vol. II, XXXII.1 d

14. Giuseppe Barberi, veduta d i Monterano i n Palazzo Altieri d i Oriolo (1781)

si gli elementi che formavano i manti di coper­ (figg. 16-18).


tura come le tegole e i coppi. L'asportazione di La successione dei fenomeni, ben codificata
questi ultimi, come anche di elementi di finitura dalla letteratura specialistica, prevede a seguito
come porte e finestre, nonche il venir meno di della mancanza di protezione dagli agenti
ogni opera manutentiva, contribui a innescare atmosferici dovuta ai danni subiti dalle coper­
in maniera inarrestabile il processo di ruderifi­ ture l'inizio degli attacchi biologici che colpi­
cazione e quello di riappropriazione progressi­ scono rapidamente i legni dei tetti stessi e dei
va dello spazio antropico da parte della natura solai favorendone la marcescenza e la rottura

18
Mon terano «citta diruta»

15. ASR, Catasto Gregoriano, Civitavecchia, mappa 24, particolare del centra di Monterano (1818)

delle fibre. La cresta dei muri non piu protetta


risulta soggetta alie infiltrazioni di acqua
piovana, con conseguenti erosioni, apertura di
lesioni, crolli. Segue quindi la perdita progressi­
va di collegamenti tra i muri, mentre le acque
piovane non piu convogliate dal sistema antico
( che poteva nel caso in esame consistere in un
semplice controllo delle pendenze), accumu­
landosi alla base dei muri, accelerano il proces­
so di erosione nelle zone di attacco a terra, dove
la risalita capillare esercita la sua progressiva
ma inesorabile attivita disgregatrice. Da cio si 16. Rapporto tra rovîne e vegetazione în u n tratto
arriva al crollo per eventi dinamici anche di delia cînta muraria (Barelli 2010)
bassa intensita (azione eolica, sismi), talvolta
favoriti dall'azione umana di vandalismo o di
furto/recupero di materiali lapidei. Il degrada
biologico intanto esercita la sua azione oltre che
sulle parti lignee anche su quelle murarie. Gli
effetti sono meno rapidi, ma non per questo
meno dannosi. In particolare rovinosa risulta
l'azione svolta dalie radici delie piante prospe­
ranti nel terreno, ma anche di quelle impiantate
spontaneamente sugli elevati. I muschi traggo­
no nutrimento dalle componenti calcaree della
muratura, mentre alghe e licheni producono 17. I ruderi di un'abitazione în piazza "longa"
danni in relazione alla conservazione delle (Barelli 2012)

19
18. Veduta dell'interno del castello i n avanzato stato di ruderificazione ( Barelli 2010)

finiture a intonaco.
Di questo iter, tutt'ora in atto (figg. 1 9-20),
esistono all'interno di Monterano esempi a vari
stadi: dal crollo quasi totale del manufatto con
la perdita della sua identita architettonica, al
mantenimento anche se in stato di grave
fatiscenza (le attivita recenti di restauro pur­
troppo si sono potute rivolgere solo a una parte
delle emergenze monumentali) .
Se questa f u quindi l a sorte dell'edificato, che
come detto lo porto allo stato di rudere gia nel
19. Particolare dei ruderi dei granai detti di Pizzinemi corso dei primi decenni del XIX secolo, non
(Barelli 2010) manco pero per lungo tempo un altro tipo di
attivita nelle aree immediatamente limitrofe,
sempre ben testimoniato dal Catasto gregoria­
no, che era quella dello sfruttamento agricolo
dei suoli. Dal brogliardo risultano le destinazio­
ni d'uso dei terreni confinanti con il perimetro
del centro abitato, quali seminativo, orto,
pascolo, bosco ceduo.
Proprio queste ultime attivita hanno contribui­
to per un lungo tempo a controllare il rapporto
tra resti murari e vegetazione, in particolare
lungo i bordi della cinta. 11 venirne progressiva­
20. Particolare dei granai d i Pizzinemi dopo il crollo mente meno in epoca recente ha determinato un
totale (Barelli 2012) eccesso di crescita che e uno dei fattori che mette

20
Monterano «citta diruta»

21. Rapporto tra architettura e natura: una lucertola su di una pietra della
chiesa di S. Bonaventura (Barelli 2010)

in pericolo il valore riconosciuto del sito. capacita evocativa. La crescita della vegetazio­
L'immagine attuale della citta di Monterano, ne, tranne nei casi di alcune emergenze monu­
indiscusso bene da tutelare, infatti, e il felice mentali, non risulta pero facilmente irreggi­
risultato di un momentaneo equilibrio raggiun­ mentabile e non solo il processo di ruderifica­
to dal connubio tra ruderi e natura. Questo zione, per buona parte del sito tutt'ora in atto,
equilibrio deve essere tutelato attraverso piu risulta da essa notevolmente accelerato, ma i
azioni, solo apparentemente contrastanti. ruderi risultano per cosi dire "soffocati" e ne
E evidente da un lato che lo stato rovinoso degli consegue che la "componente urbana" diviene
edifici, anche se individuato come componente difficilmente leggibile.
essenziale dell'immagine di cui deve essere Il rischio allo stato attuale e quello di compro­
valorizzato il potenziale evocativo, deve essere mettere, se non di perdere per sempre, proprio
fermato, oltre che per ovvie ragioni di sicurez­ quell'equilibrio che si e riconosciuto come
za, anche per evitare che l'eccessivo decadi­ valore precipuo del sito.
mento delle strutture porti alla lom perdita Il percorso storico di Monterano non risulta
totale. In questa operazione vanno tutelate tutte dunque finito. Esso deve continuare mediando
le tracce di trasformazione. Questi ruderi, le istanze che provengono dalla considerazione
infatti, traggono il lom valore proprio delle esigenze estetico ambientali con quelle
dall'essere il prodotto di una complessa stratifi­ della conservazione delle tracce di storia e di
cazione storica che, comprendendo anche le arte.
recenti azioni di restaura, va dall'eta pre­
romana fino ad oggi. E in tal senso va anche
ricordato come la possibilita di lettura storica
accresca il godimento di una rovina altrimenti
interamente demandato alla passivita contem­
plativa.
Dall'altro lato, pere), e anche evidente che
l'aspetto per cosi dire romantico e pittoresco
dell'insieme, favorito dalla posizione dominan­
te sul colmo del picco tufaceo, e in gran parte
dovuto alla componente naturalistica (fig. 2 1 ). Professore associato di Restaura Architettonico
In altre parole, quella che in diversi contesti presso Sapienza Universita di Roma - Facolta di
viene definita vegetazione infestante accresce Architettura. Consulente per la parte storica nell'am­
in questo caso il fascino dei luoghi e la loro bito del progetto.

21
ota bibliografi a pp. 68-78.
TOMASSETTI G IUSEPPE, La Campagna romana,
antica, medioevale e moderna, nuova edizione aggiornata
AVI FED LE, I vescovi di Man t u ranum, in
e ampliata a cura di Luisa Chiumenti e Fernando Bilancia,
Miscellnnea di studi storici in onore di Giovanni Sforza,
vol. I II, Via Cassia e Clodia, Flaminia e Tiberina,
Lucea 1920, pp. 1-9.
Labicana e Prenestina, Firenze 1979, pp. 117-119.
MARII ORI EDOARDO, Lazio Turrito. Repertoria
DI SALVIO LUCIANA, La chiesa e il convento di S.
storico ed iconografico di torri-rocche-castelli e luoghi
Bonaventura a Monterano, Bracciano 1980 (Quaderni
muniti de/la provincia di Roma e de/la n uove province di
delia ' Forum Clodii', 7).
Frosinone e di Viterbo. Ricerche di Storia medioevale,
parte seconda M -Z, Roma 1934, pp. 71-72. ISTITUTO ITA LIANO DEI CASTELU, SEZIONE
MORRA OTTORI NO, L 'insorgenza an tifrancese di LAZIO, Carta dei luoghifortificati del Lazio, Roma 1985
Tolfa durante la Repubblica Romana del 1798-1799,
(Itinerari d'arte e di cultura/luoghi), p. 39.
Roma 1942. MENICHELLA ANN A, Matthia De' Rossi discepolo
ZOCCA MARIO, Aspetti de/l'urbanistica medioevale prediletto del Bernini, Roma 1985 (Quaderni di Storia
de/ Lazio, in «Palladio», VI, n. 1, 1942, pp. 1-14. dell' arte I Isti tu to N azionale di Studi romani, 21).

MORRA OTTORINO, L 'eremo di S. Bon.aven tura a ANGIOLELLA ROBERTA, CENTO ADRIANA,


Monterano, in «L'Urbe», XVI, n. 1, 1953, pp. 14-23. M ALPASSI FIAM METTA, PANNOCCHI PAOLO,
Canale Mon terano: la Chiesa e il Convento di S .
GASPERINI LIDIO, Monterano. Un centra minore
Bonaven tura, in « Ricerche d i Storia dell'arte», n. 31,
dell'Etruria meridionale, in E tudes E trusco-Italiques.
1987, pp. 15-17.
Melanges pour le 25e ann iversaire de la chaire
d'E truscologie a l'Universite de Louvain, Louvain 1963 TURANO ANTONINO, Gli ultimi a n n i di Monterano,
(Recueil de Travaux d'Histoire et de Philologie, 4• Roma 1987.
serie, fasc. 31), pp. 19-70, tavv. VI-XIII (riedito con CLEM ENT! RODOL FO, FAR IN A G E NNARO,
nota aggiuntiva in GASPERINI, A rcheologia 1999, M A U RO M . , V E T R O M IL E E L E O N O R A ,
pp. 49-130) . A rchitettu ra in provincia: Morlupo u n centra storico
BUSIRI V IC I A NDREA, Barberi, Giuseppe, i n delia Campagna romana, Roma 1988.
Dizionario Biografico degli Italiani, 6, Roma 1964, pp. CHIRICOZZI PACIFICO, Le chiese delie diocesi di
161-163. S utri e Nepi nella Tuscia Meridionale, Grotte di Castro
Monterano (Viterbo). In progetto la degradazione del 1990.
comprensorio natu rale e archeologico, in « Italia Nostra», C L E M E NT ! R O D O L F O , V E T R O M IL E
XII, n. 63, marzo-aprile 1969, pp. 29-31. ELEONORA, Quattro cen tri dell'A lta Valle del
SILVESTRELLI GIULIO, Citta castelli e terre della Mignone, in Le m u ra: fare e disfare, in «Storia della
regione romana, II edizione rivedu ta e corretta citta», XV, 1990, n. 53, pp. 93-98.
dall'autore. Prefazione di Pietro Fedele, con appendice di C L E M E N T ! R O D O L FO, V E T RO M IL E
aggiornamenti e aggiun te a cura di Mario Zocca, vol. II, ELEONORA, Monterano, in Le m u ra: fare e disfare, in
Roma 1970, pp. 588-591; 903-904. «Storia delia citta», XV, n . 53, 1990, pp. 99-102.
GASPERINI LIDIO, Il Braccianese nell'antichita dalla GASPERIN I LIDIO, Ecclesia Man turanensis quae
preistoria al Medioevo, in «Tuscia archeologica», n. 5- antea Foroclodiensis. Ricerche sul cristianesimo an tico
6, ott. dic. 1971, pp. 4-11 (riedito con nota aggiuntiva nel B raccianese in Aevum in ter u trumque. Melanges
in GASPERINI, A rcheologia 1999, pp. 131-154) . offerts a Gabriel Sanders, a cura d i M . Van U ytfanghe e
FRUTAZ PIETRO AMATO, Le Carte del Lazio, Citta R. Demeukenaere, Steenbrugis 1991, pp. 163-167
del Vaticano 1972. ( riedi to con nota aggiuntiva i n GASPERINI,
HEMPHILL PAMELA, The Cassia-Clodia S urvey, in A rcheologia 1999, pp. 3 11-338).
«Papers of the British School at Rome», XLIII, n.s., G IACOBELLI M A RTA, Via Clodia, Roma 1991
1975, p. 155. (Antiche strade del Lazio ), pp. 35-37.
GASPERINI LIDIO, Scoperte archeologiche a Stigliano NOBILE MARCO ROSAR IO, Il progetto per le Scuole
(Canale Mon terano): gu ida-catalogo della mostra, Pie di Monterano e Gian Lorenzo Bernini, in « li disegno
Bracciano 1976 (Quaderni delia ' Forum Clodii', 3) di architettura», n. 4, novembre 1991, p. 59.
(riedito con nota aggiuntiva in G ASPER INI, CLEMENT! RODOL FO, Mon terano. Il castello Orsini­
A rcheologia 1999, pp. 155-202). A ltieri e la fon tana berniniana, i n « Il Banditore», n . 4,
PINELLI ANTONIO, Bernini a Monterano, in Il 1994.
Seicento/documenti e in terpretazioni, in «Ricerche di DEBENEDETTI ELISA, Giuseppe Barberi, un diario
Storia dell'arte», nn. 1-2, 1976, pp. 172-188. visivo idealmente dedicato alla fam iglia Altieri, in '700
HAGER HELLMUT, Bernini, Mattia de Rossi and the Disegnatore: incisioni, progetti, caricature, a cura d i
ch u rch of S . B o n aven t u ra a t M o n tera n o , i n Elisa Debenedetti, Roma 1997, (Studi s u l Settecento
«Architectural History. Journal of the Society of Romano, 13) pp. 183-227.
Architectural Historians of Great Britain», XXI, 1978, STE FANI FRANCESCO, Monterano: app u n ti sul

22
territorio e la storia, Canale Monterano 1998.
TURANO ANTONINO, Gli ultimi anni di Monterano
Prefazione di Arnaldo Bruschi, 2· ed., Roma 1998
(Quaderni della riserva naturale regionale d i
Monterano, 1).
GASPERINI LIDIO, A rcheologia e storia del territorio
canalese, Canale Monterano 1999 (Quaderni del
bicentenario delia dis truzione di Monte rano).
STURM SAVERIO, D' AGNELLI FRANCESCA M.,
Monterano (jrazione di Canale Monterano), in A tlante
del Barocco in Italia. Lazio/l . Provincia di Roma, a cura
di Bartolomeo Azzaro, Mario Bevilacqua, Giancarlo
Coccioli, Augusto Roca de Amicis, Roma 2002, pp.
90-93.
PICCIONI MARCELLO, Nella ven uta che fecero li
francesi. 1l feudo Altieri e il Patrimonio tra insurgenti
francesi e giacubbini laro partipanti 1798-99, Canale
Monterano 2003 (Quaderni delia Riserva naturale
regionale Monterano, 5).
MENGALI MARINA ANNA LAURA, Particolarita
costruttive delie fortificazioni medievali delia Tuscia, in
Tecniche costruttive dell'edilizia storica. Conoscere per
conservare, a cura di Donatella Fiorani e Daniela
Esposito, Roma 2005, pp. 89-103.
SIGISMONDI FRANCESCA LAURA, La stato degli
Orsini. Statuti e diritto propria nel Ducata di Bracciano,
con edizione critica del ms. 162 delia Biblioteca del Senato,
Roma 2003 (Ius nostrum. Studi e testi pubblicati
dall'Istituto di Storia del Diritto italiano deli'Uni­
versita di Roma La Sapienza, 29).
BENUCCI MICHELE, ROMAGNOLI GIUSEPPE,
La chiesa di San Bonaventura a Mon terano. Documenti,
immagini, strutture materiali, Vetralla 2009.

23
2. 1 1 prog etto di resta uro
Moni a M orb i d el l i '

In sintonia con il principie della programma­ ve si sono conformate a quanto indicato


zione integrata, con i temi indicati come priori­ nell'art. 6, dove si legge che "la valorizzazione
tari dal POR Lazio 2007 / 20 1 3 e con quanto consiste nell' esercizio delle funzioni e nella
contenuto nel DPP del Masterplan redatto dalla disciplina delle attivita d irette a promuovere la
Riserva Naturale Regionale Monterano (in conoscenza del patrimonio culturale e ad
seguito Riserva), le linee-guida poste alla base assicurare le migliori condizioni d i utilizzazio­
del progetto hanno come obiettivo la "conser­ ne e fruizione pubblica " .
vazione" e il restauro dei beni culturali indicati Per corrispondere a questi riferimenti non
e la loro "messa in sicurezza" al fine della sarebbe stato sufficiente limitarsi alla semplice
"va lorizzazione turistica e scientific a " e, operazione tecnica; l ' intervento ipotizzato
inoltre, pongono l'intervento proposte in doveva rappresentare la conclusione coerente
continuita con le iniziative da anni intraprese di un processo critico basato sulla valutazione
dalla Riserva. li borgo di Monterano e stato della rilevanza storica, iconografica, simbolica
dichiarato di interesse particolarmente impor­ e anche spirituale dei manufatti giunti fino a
tante ai sensi del D. lgs. 42 /04 e le scelte operati- noi.

Mura urbane di Monterano Convento di San Bonaventura


(Tra Porta Cretella e Porta Romana)
Chiesa di San Rocco
1. Veduta aerea di Monterano da Est, Nord-Est con individuazione dei tre siti d'intervento: nel cerchio rosa le
mura, in quello blu la chiesa di S. Rocco e nel cerchio arancio i l convento di S. Bonaventura

24
I I progetto d i restaura

L' ampio e diversificato ventaglio di valori Alla base delle scelte progettuali e stato posto il
presenti nella Riserva ha quindi imposto, piu principio del minimo intervento e la ricerca di
che suggerito, la creazione di uno specifico soluzioni adeguate alla sua reversibilita e
gruppo interdisciplinare, nel quale fossero distinguibilita . Particolare cura, ad esempio, e
presenti tutte le figure necessarie per affrontare stata dedicata al tema delle reintegrazioni
e risolvere, al livello piu qualificato, le diverse murarie: l' obiettivo perseguito ha previsto che
quanto peculiari problematiche. Una scelta ob­ una visione a distanza restituisse un'immagine
bligata che non deriva soltanto dall' oggettiva unitaria delle strutture, mentre un' osserva­
complessita del lavoro da svolgere, ma dalla zione ravvicinata garantisse una distinguibilita
consapevolezza che l' operazione di restaura chiara e duratura nel tempo, ottenuta calibran­
costituisce un eccezionale momento conosciti­ do apparecchiatura, dimensioni, grana e colore
vo del bene culturale. Permette letture ravvici­ degli innesti.
nate e indagini anche materiali non effettuabili
in circostanze normali: la straordinarieta
rappresenta quindi un'occasione che puo e 2.1. Le mura urbane da porta Cretella a porta
deve essere colta, estendendosi anche alle altre Romana
discipline coinvolte, per offrire a ciascuna
l'opportunita di un proficuo ampliamento Al progetto era richiesto di intervenire su tre
conoscitivo. siti, ovvero il tratto della cin ta storica medievale
Per quanto costituisca un valore di per se, la di case mura compreso tra la porta Cretella e
conoscenza non e fine a se stessa: e necessaria l' acquedotto ( dove in origine era la porta
per dare un indirizzo concreto all'attivita Romana) e due edifici religiosi a rudere presenti
conservativa, di restauro e valorizzazione, nel borgo: la chiesa di S. Rocco e il convento e
anche fu tura. L' analisi storica e lo studio chiesa di S. Bonaventura (fig. l ) .
approfondito hanno costituito il primo passo Gli alzati delle case-mura sono fondati diretta­
per la conoscenza del bene. Fondamentale in tal mente sullo sperone tufaceo dove sorge il
senso e stato il riconoscimento del significato borgo, sperone spesso affiorante dalla superfi­
dell'immagine attuale del sito di Monterano, cie anche per altezze notevoli. Nelle parti piu
nella sua interezza e nelle sue singole compo­ basse alcuni tratti delle mura costituiscono
nenti, al fine di individuare e discernere quanto opera di sostruzione per il terreno sovrastante,
debba essere considerato a tutti gli effetti una per poi fuoriuscire sopra il livello di calpestio
mancanza (il risultato d'incuria o di manomis­ come opera costruita fuori terra (fig. 3) .
sioni improprie) e quanto, invece, sia da consi­ Le parti visibili sono tutte realizzate in mura tu­
derare un segno del trascorrere del tempo, ra con nucleo interno gettato "a sacco" e para­
autentico e caratterizzante; infine, quanto si mento esterno di blocchi, bozze e scapoli di
configuri come una presenza incongrua o, al pietra (tufo di Bracciano, tufo rosso a scorie
contrario, come un elemento ormai non solo nere, peperino) con sporadica presenza di
storicamente ma anche figurativamente appar­ zeppe a mattoni, apparecchiati a ricorsi con
tenente all'immagine consolidata (figg. 1 -2). linee di orizzontamento di altezza pressoche

2. Veduta ante operam e prima degli interventi di potatura delle mura e del costone in corrispondenza
dell'acquedotto (tratto 1)

25
3. Veduta ante operam di uno spiccato di mura tura appartenente a una casa delia cinta urbana (tratto 4)

costante e allettati con abbondanza di malta lunghi tratti completamente sommersi da una
composta da calce impastata con tufi frantuma­ fitta vegetazione di rovi che ha reso impossibile
ti, sabbia e pozzolana di grossa granulometria1• la verifica non solo delle loro dimensioni,
Oltre a un attento studio delle mura, si e ritenu­ consistenza e condizioni di conservazione, m a
to doveroso analizzare il costone di tufo su cui addirittura l a stessa loro presenza ( fig. 2).
esse fondano: le rupi infatti, oltre che collabora­ Al fine d i accorciare i tempi procedurali, sin
re al sistema difensivo della citta, risultano dalla fase preliminare e stato programmato un
4
parte integrante sia dell'apparato statico piano delle potature che ha consentito alla
strutturale, sia dell'immagine. 11 costone e " una Direzione della Riserva d i appaltare tutti gli
formazione ignimbritica d i colore grigio interventi finalizzati alla liberazione delle
violaceo, mediamente coerente, sovrastata da strutture, nel pieno rispetto delle norme che
livelli tufacei poco coerenti di colore giallastro o regolano la materia in ambito di Riserva
5
nero" 2 • Naturale e di ZPS •
Le mura urbane non sono mai state delle vere e L' opera di d iradamento della vegetazione e
proprie opere difensive in quanto non sono stata realizzata solo in corrispondenza delie
state costruite in modo organico e con le caratte­ mura medievali e del costone tufaceo, ossia per
ristiche di solidita proprie di quel genere di quanto strettamente necessario al loro consoli­
strutture. La cinta bastionata e infatti il risultato d a mento, restauro e m anutenzione, n o n
dell' accostamento di edifici posti sul ciglio clei intaccando quel carattere di architettura a
costoni, in seguito collegati tra loro. Questo ha rudere immersa nel paesaggio che costituisce
determinato la loro natura frammentata, con una delle componenti di m aggior pregio del
conseguente debolezza strutturale, motivo 6
monumento ( fig. 5).
principale del suo elevato stato di degrado. In Solo dopo il d iradamento e stato possibile
particolare, per il tratto oggetto d'intervento, a p p ro f o n d i r e le c o n o s c e n z e n e c e s s a r i e
invaso dalla vegetazione, pericolante e parzial­ all' opera d i restauro e procedere con l e indagini
mente crollato, emerge in tutta la sua evidenza geologiche e con il rilievo strumentale. Per
3
il rischio della perdita del bene • quest'ultimo, le d imensioni e l'impraticabilita
Gia in sede di progetto preliminare, in funzione clei luoghi hanno richiesto la collab orazione
delle caratteristiche degli elevati in muratura e specialistica dell'Istituto di Rilievo dell'Univer­
del costone tufaceo, la porzione di case-mura sita di Urbino "Carlo Bo" che, sotto la direzione
tra porta Cretella e porta Romana e stata suddi­ della prof. Laura Baratin, ha eseguito un rilievo
visa in otto tratti omogenei (fig. 4); a tale suddi­ basato sulla tecnologia laser scanner7• In tal
visione si fara riferimento nelle descrizioni che modo e stato possibile ottenere una rappresen­
seguono. tazione geometrica del sito e accertare la reale
consistenza degli eleva ti delle mura ancora
conserv ati, talvolta non raggiungibili diversa­
,
2.2. L' approccio al sito e alle critici ta mente. E stata cosi resa possibile la ricognizione
di alcuni tratti della cinta, sommersi dalia
La presenza di una vegetazione invasiva ha vegetazione fin dalla meta del secolo scorso, di
prodotto, oltre ai danni diretti sui manufatti, u n cui si era perduta notizia. A seguito delia
forte condizionamento dell' operativit a manu­ campagna di rilievo e stata quindi predisposta
tentiva. All' avvio della fase progettuale le mura un'accurata documentazione della condizione
urbane e il sottostante costone tufaceo erano per ante operam, che ha costituito un presupposto

26
II progetto di restaura

- MURATURA - COSTONE - VEGETAZIONE

4. Planimetria dell' antico abi ta to di Monterano e sud di visione in 8 tra tti della porzione di m ura e cos toni
oggetto dell'intervento (part. Tav. M. l del progetto preliminare, in origine scala 1 : 1000)

FJC0 · 10ann1

�:::: : :::
OmielJo · f5 arw

I
Rove/'81/a • .fD ttnnl
R�ran. - 40 1111111
Ro...,.,.•.n • 40 aftlli

I �.<::::-
<>rn!ollo . 16 •Mi

Vlt)umO. 16 tnfl/

Flco • .fO•Ml

-- '/
5. Planimetria delle mura e analisi della vegetazione esistente, finalizzata al piano di potature (part.
Ta v. M.2 del progetto preliminare, in origine scala 1:500)

27
Profilo 2 2 Profilo 2 1 Profilo 20 Profilo 1 9
Profilo 23

....
__,...-_.,_.„___
_

' Jrr-�
'-=·-' �.�, .J?-'7"-
�-=-==-�-::-.....:'\
H
. '(',P - • •
,' �,, . . . h
( ·-t �'
\. - - - - - - g.--•-- I

,,. 1'
I

, I r - - - - - - - -...._ _ ..,.. _ _ _ J
I
I

l
1

_
___ _ ,
_

• •

• 41 4 •
T

."
I
. ,
I
. 1 61
I
I „

I
I
I
I
I
I
I

tratto 8 tratto 7

6. Prospetti delie case mura e dei costoni tufacei dei tratti 7-8 (part. Tav. M07 del progetto esecutivo, in origine
scala 1: 100)

imprescindibile per la conoscenza e l' analisi dei 2.3. Gli apparati grafici e di progetto
manufatti (fig. 6) .
Le mura, riemerse dopo le operazioni prelimi­ A causa della complessita e articolazione del
nari, manifestavano un generale e avanzato progetto si e immaginata un' organizzazione
stato di degrado e grandi difformita dimensio­ dei grafici adatta ad una rappresentazione
nali in termini di altezza, passando da 1 ,5 a piu sintetica e chiara delle diverse problematiche
di 8 metri. individuate (e relative soluzioni proposte),
I dati ricavati sono stati messi in relazione con la talvolta assai eterogenee per dimensioni del
ricerca storica basata sulle fonti d'archivio e manufatto, estensione del degrado e caratteri­
bibliografiche; il confronto con le foto d' epoca stiche dell'intervento. In un primo elaborato
ha permesso, ad esempio, di verificare che nel generale e stata rappresentata l'intera porzione
tratto 6, solo trent'anni fa, era presente l' intero di mura interessate al progetto con la casistica
prospetto di una casa - mura a tre livelli con tipologica di degrado e interventi.
fine tre a ogni piano che si e sbriciolato a valle Nella successiva serie di tavole e stato analizza­
senza lasciare traccia (ad eccezione di un to ogni singolo tratto di mura e sottostante
cumulo di detriti instabili che si possono costone, rappresentati nella vista frontale in
osservare ai piedi della rupe) . scala 1 : 1 00, su cui e stata riportata in modo

28
- --� .
___ --.�„ __:_- 40„.


.:... ....,J'
l
l�)) l_ \
Q)�

.

-
-
,...___
..

o
o

-'\· -� ·
tratto 3 tratto 2 "
o" .·
.......,..

A
_

l_· J
_

-· . . _:

== \ - .
-· · .

�-· · 4· ·
-·-

-=-=-· --
\O
=== �-.-;-
�-·-

::..=-:=
-


::>..--

-1. ==-

\< "NAl.1-.0.fCtA„

„......, , """"""'°


' .
'V-.:11.0� _.. t.* ....... d&-.- _..
41.- ry�- ,,,.,.._... __ ...._ .
,.,.,,_._ 1•0 � o.-...o • rorto •-l
...
...t c- - dl klr! klno'„fl - e lO � d
S- locco

, __ _

MUIA

-- � =- -·-·


i
11
i
ru.m 2.J
M03

7. Tavola M03 de! progetto esecutivo relativa alte case mura e sottostanti coston.i (tratti 2-3)
inteti o la mappatura del d grado e a cui
rri pond in mod o di retto i l prog etto
d'in t rvento. I soli elevati in muratura del l o
t o fronte sono rappresentati anche in scala
1 :50, con due disegni : nel primo e ripor tata, con
maggior dettag lio, la mapp atura del degr.a o ��
n 1 econdo il post operam , ovver o le cond1 z1oru
fina li a seguito del l ' esecuzione del restau ra.
Oltre alla planimetria genera le di riferirnento,
compl etano la tavola i profili delle mura e della
rupe, una restituzione grafica tridimensionale,
la foto e alemu scherni e/ o dettaglio degli
interventi (fig. 7).
L' articolata legenda, che consente di interpreta­
re i grafici, se puo risultare di ardua compren­ 10. Veduta generale del tratto 5 con le case mura e il
sione per il lettore, ha assunto la funzione di costone a seguito delle potature e prima degli
utilissirn o strumento tecnico: non solo permet­ interventi
tendo di individua re le opere da realizzare , ma
stabilendo anche il diretto riferimento alle voci
di computo metrico. Solo cosi e stato possibile
evitare un approccio generico che avrebbe stata evidenziata anche una mancanza di
innescato difficolta interpretativ e in fase continuita formale conseguente al carattere
esecutiva (fig. 9). Le problematich e conservati­ frammentario clei resti delle mura che quindi
ve, anche solo le piu diffuse sulle mura, costitui­ non venivano piu percepite come un elemento
vano un casistica molto variegata e ampia: continuo di delimitazione spaziale e formale
depositi superficiali, presenza di vegetazione dell' antico abitato.
invasiva (apparati radicali superficiali e pro­ Riguardo alla rupe, si evidenziava il degrado
fondi, incluse le alberature, cfr. fig. 8), paramen­ per l'azione disgregante della vegetazione
to con mancanza di continuita e di malta nei invasiva (apparati radicali superficiali e profon­
giunti, disgregazione delle creste murarie e del di e alberature radicate nel tufo), fessurazioni
nucleo, completa mancanza di paramento e/ o gelive e deformative della roccia tufacea, parti
nucleo negli elevati e alla base, tratti di mura mancanti in prossimita dell'appoggio degli
liberi privi di ancoraggio. elevati, massi pericolanti, accumuli di terreno,
Laddove resistevano lacerti di finitura, sono ristagno d' acqua meteorica e carenza nel
state individuate sporad iche porzioni di drenaggio delle acque piovane (fig. 1 0) .
intonaco interessate da depositi superficiali, L' eterogenei ta dalle cara tteristiche dimensio­
vegetazione invasiva, disgregazione, fessura­ nali clei manufatti, dalla porzione di setto
zione e distacco ai bordi. Oltre al degrado isolato al sistema ruderale di un edificio com­
materiale, sugli elementi costruttivi residui, e plesso, introduceva infine un'ulteriore disomo­
geneita delle problematiche da affrontare e
rappresentare. Tuttavia, nel progetto si e voluto
rispondere a questa disomogeneita con inter­
venti che pur nella loro differenza fossero
riconducibili ad una visione unitaria riconosci­
bile. E questo non solo per il restaura delle
mura, ma anche per i resti della chiesa di S.
Rocco e del convento di S. Bonaventura.
� ertanto la conseguente descrizione degli
mterventi previsti sulle mura si deve intendere
valida anche per le operazioni progettate nei
due edifici religiosi.

2.4. I criteri d'intervento

8. Veduta dell'apparato radicale di w1 albero Dal p �to di vista operativo gli interventi
cresciuto dentro il nucleo murario che, a seguito prev1sh sulle mura possono sintetizzarsi nelle
della crescita vegetazionale e della spinta del vento, seguenti tipologie:
ha divelto il paramento e parte de! nucleo della �
- r mozione degli agenti di degrado (vegeta­
muratura (tratto 1 post potatura) z10ne, ristagni d' acqua);

30
DEGRADO I NTERVENTO
PRECONSOLIDAMENTO CONSOLI DA MENTO R E I NTEGRAZIONI PROTEZIONE
PULITURA
ED OPERE PRELIMINARI

Disgregazione creste murarie N P 1 _Puhtura con acqua e A 9 O 1 2b-2d_Mura1ura 1n Controlio delia stabohlă delie
spazzole d1 saggma p1etrame lufaceo 1n scaghom creste murane
sbozzat1 e malta bastarda
D1sgregaz1one del nuclee interno A 2 1 0 1 1 6 b_ln1ezion1 con A 9 O I 6a_Compenso per la
ma Ita facc1av1sta
NP2 1 _Sovrapprezzo per mal1a Controllo a v1sta delte murature

1drauhca NP4_Consohdamento e
Depos1t1 superficiali (sulla muratura) N P l _Pulllura con acqua e Contro/Io a v1sta delle murature
spazzole d1 sagg1na protez1one (sui parament1 delie
mura)
Mancanza d1 paramente N P 1 _Pul1tura con acqua e A 3 01 2 b_Demohz1one a mano
spazzole d1 saggma A 9 O 1 2 a R1costruz1one d1
muratura cOn p1etrame d1 recupero Conlrolio a vosta delia stabohtă
(lrallo 3 ) del paramenro
NP2_R1presa a scuc1-cuco (trailo 4 )

�.,, Paramente con mancanza d1


continu1tâ e d1 malta ne1 91unti NP3_Rev1s1one del paramente
Conlrolio a v1sta delia stab1hlă

E del paramente

Cii Mancanza d1 paramente nelle part1


Controlio delia s1abolo1a delie
NP2_R1presa a SCUCl·CUCI
2 basamentah
mura nelle part• basamentah

� Mancanza totale d1 paramente in


elevato e mancanza d1 nuclee N P l _Puhlura con acqua e
A 09 01 2b_Muralura on

<( scheggoono d1 1ufo e malla Conlrolio delia stabohla delia

a:
spazzole d1 saggma
A 6 03 1 c_Cassaforma muratura
::i Presenza d1 vegetaz1one

(lrallo 1. 2)

<( (apparatl radicalo profond1) NPG_Ehm1nazmne * NP2_R1presa a SCUCl·CUCI § A 9 01 7b_Mura1ura on N P 1 7_lnlonaco (trailo 2)
a: (lrallo 1 ) bloccho do lufo (trailo 2)
::i
� Presenza d1 vegetaz1one

� (apparat1 radicali superfic1all) NPS_Puhtura da vegetaz1one a Controllo peflOdoco delia


(.),) mano vegetaz1one
...... �
<(
> Mancanza d1 cont1nu1tâ formale C 1 06 30 S1acc10na1a rusuca

w (lrallo 4, sJ 8) Conlrolio dell'1n1egro1ă e 1enu1a

...J della stacc10nata


w C 1 06 30 S1accoona1a
A 6 02. 1 a_Calene on accoa10 ad p
rusllca do poa (lrallo 3)
aderenza mighorata
Tratti muran hben
A 21 O 1 Ja_Perforaz1on1 A 17 02 1 S_Zonca1ura
NP29 Malla loxotropoca Con1rollo a v1sta de1 capoch1av1
A 17 O1 1 c_ Capochoavo e IUIOfl

NP 19 _Tulon on ferro (trailo 6)

AJberature Controllo a v1sta de1 capoch1av1


C 1 10 07 a_PolalUra do N P 1 9_Tuton 1n ferro
e tutori
conten1mento

C 1 10 18 a_Abballomen10 L1vellamento nella parte


reirostante irregg1mentaz1one
delie acque e stab1hzzaz1one
Presenza d1 um1d11a
delia superfic1e con creazione d1
pav1mento

9. Particolare della legenda delia tavola MOl , suddivisa per grandi temi di restaura (costone tufaceo, elevati in mura tura, intonaco, altro) che permette di localizzare
sui grafici il degrado, gli interventi previsti e contestualmente stabilisce il diretto riferimento alle voci di computo metrico
Anche l ' organizzazione del cantiere ha richie­
- po a in op ra di di positiv i di ca utela
tru ttu ral p r i manu fatti p r la ru pe; sto uno studio specifico. Innanzitutto per la
int r nti di re ta u ro (conso l idame nto, tipologia di strutture pravvisionali da prevede­
int grazio n e pratez ione) dell mura tu re; re, vista la d iversita, articolazione, altezza e
- re ta ura degli eleme nti di fini tura; posizione dei luoghi su cui operare; e stato
- reint grazion e figurat iva d Ila continu i.ta necessario pred isporre d iverse tipologie d i
della cinta; appraccio: ponteggio a tubo-giunto, piattafor­
- ri oluzione delle criticita per la sicurezza ma telescopica autocarrata e, in rari casi,
degli utenti attuata sia attraverso il migliora­ impiego di rocciatori, il tutto con grande
m nto della stabilita dei manufatti sia attenzione al rapporto costi-benefici. Per venire
mediante l'ottimizzazione e delimitazione incontra alle necessita della Riserva, si e cercato
dei percorsi. poi di ridurre l ' impatto dei lavori rispetto alla
Da ll' elenco si evince l' ampiezza delle prable­ continuita delle frequentazioni: il cantiere e
matiche che vanno risolte in modo da ottenere il stato infatti a rticolato in settori di modesta
re tauro dei manufatti e la reintegrazione entita (negli otto tratti di pragetto e talvolta in
dell'immagine, senza tuttavia trascurare le unita minori) e le recinzioni poste a garanzia
cautele legate ai principi guida del restaura. della sicurezza sono state realizzate in modo da
Talvolta, infatti, il desiderio di mantenere rendere visibili i lavori d i restaura in corso,
l'immagine consolidata spingeva verso inter­ rendendo partecipi i visitatori del pracesso di
venti mimetici, mentre le necessita di stabilita e valorizzazione in atto e cercando di mantenere
di pratezione spingevano verso decise opera­ sempre la maggior p arte del sito aperto e
zioni di reintegra e isolamento dalla vegetazio­ fruibile in sicurezza.
ne. Nel pragetto si e cercato quindi di assicurare
la compatibili. t a dei nuovi inserimenti ridotti
a l l ' i n d i spensabile, l i m i t a n d o l ' in v a s i v i t a 2.5. 11 convento d i S . B onaventura e la chiesa d i
formale e fisico chimica degli interventi, S. Rocco
assicurandone la reversibilita; le innovazioni
sono state dichiarate senza tuttavia rinunciare a Tra i beni oggetto d ' intervento, certamente
un inserimento assonante. spiccano la chiesa di S. Rocco e il convento di S.
Anche per la rupe sono stati individuati i Bonaventura, con a nnessa chiesa, che non solo
minimali in terventi d i ingegneria tecnica e partecipano alla composizione del tessuto
naturalistica necessari per salvaguardarne la urbano del sito, ma hanno anche rilevante
stabilita e mantenerla nel futura; interventi che valore storico e architettonico, con relative
solo sporad icamente hanno fatto ricorso specifiche prablematiche progettuali ( viene
all'inserimento di armature, ma che nel com­ attribuito al Bernini il d isegno del convento e a
plesso hanno ricercato l'incremento di sicurez­ Matthia De Rossi e C arlo Fontana, entrambi
za affidandosi a parziali ablazioni, a integrazio­ su oi allievi, la realizzazione )8•
ni murarie, a suture di discontinuita, alla Anche il convento di S. Bonaventura e un
modellazione con stabilizzazione superficiale, edificio a rudere, con apparati decorativi mutili e
al drenaggio delle acque meteoriche ( fig. 1 1 ) . tutte le prablematiche tipiche del caso. La sua

Profilo 08 Profilo 06
Profilo 09 Profilo 04 Profilo 03
Profilo 07 Profilo 05

>
., '
. .-·_„.
. .
,„
f
/
-

tratto 2

1 1 . Prospetto <l ei tratti 2-3 delle mura con individuazione degli interventi d i progetto sul costone e sulle
mura ture (part. Tav. M03 del progetto esecutivo)

32
li progetto di restaura

estensione planimetrica, gli ampi prospetti e


l' articolazione architettonica implicano una
c e r t a c o m p l e s s i ta e in c o n s i d e r a z i o ne
dell' esigui ta del finanziamento sarebbe stato
impossibile intervenire in modo risolutivo
sull'intero monumento9• Si e voluto comunque
prevedere un percorso minimo di visita che
potesse consentire l'ingresso nella chiesa e il
passaggio a un' ala del convento in modo da
garantire la visibilita e la comprensione
dell' organismo architettonico nel suo comples­
so.
Nonostante fossero stati gia condotti interventi
di consolidamento e di restauro nei decenni
precedenti si potevano riscontrare ancora
12. Veduta del Pi lone C della chiesa d i S.
d iverse criticita, presumibi lmente frutto
Bonaventura, stato ante operam (part. Tav. SB08 del
dell'ins ufficienza dei finanziamenti . Oltre
progetto esecu ti vo)
all'oggettivo stato di monumento a rudere,
emergeva una condizione di generale decom­
posizione costruttiva che obbligava a un
im.m ediato intervento finalizzato a rallentare la
velocita di decadimento naturale e a ostacolare
il degrado antropico dell' organismo architetto­
nico. Si riscontrava, infatti, una diffusa presen­
za di elementi murari non connessi, la mancan­
za di parti necessarie alla stabilita degli elemen­
ti architettonici con blocchi lapidei scolpiti
degradati o addirittura sconnessi e adagiati a
terra (con forte rischio di perdita per furto),
elementi di corredo architettonico deteriorati e
privi di protezione, il distacco progressivo di
intonaci, dissesti delia pavimentazione (assen­
za di sistema di smaltimento dell'acqua, di
protezione delle pavimentazioni e degli alletta­
13. Veduta del Pilone C della chiesa di S. Bona­
menti originari), per grossa parte problemati­
ventura, simulazione fotografica di progetto con
che innescate o peggiorate dalla rimozione, nel
integrazione muraria della lacuna strutturale e di
cantiere del 2000, di uno strato di circa 1 metro
immagine (part. Tav. SB08 del progetto esecutivo)
di detriti all'interno della chiesa (figg. 1 2-13).
l i progetto, in estrema sintesi, si e mosso in due
direzioni . Da un lato verso una integrazione sfruttando la resistenza dei muri trasversali. A
strutturale con dispositivi cautelativi di rinfor­ sud, nelle celle murarie ancora presenti, ma
zo passivo, il salvataggio degli elementi archi­ seriamente fessurate, essi sona stati disposti
tettonici erratici e una integrazione delle come presidio di sicurezza in a ttesa di un fu turo
murature mediante interventi puntuali volti a approfondimento sullo stato del sistema
scongiurare la successiva evoluzione del fondale; alcuni tiranti rinforzano le perdute
degrado e le situazioni di pericolo per i visitato­ connessioni murarie e assumono la spinta di
ri (fig. 1 4) . Dall'altro verso la protezione degli alcune volte ancora presenti, una delle quali e
10 •
elementi residuali mediante la realizzazione di stata restaurata
un drenaggio interno all'aula e il restauro degli Nel corpo della chiesa, oltre ad alcuni incatena­
elementi architettonici di maggior pregio. In tal menti disposti nelle zone che presentavano
modo si e potuto individuare un percorso di evidenti segni di sconnessione, ono stati
visita sicuro, sia nei confronti dei visitatori sia previsti ed eseguiti consolidamenti con bevero­
degli elementi costruttivi ancora conservati . ni di miscele leganti compatibili con le antiche
Nelle ali del convento, ormai prive d i coperture malte e riprese di murature con la tecnica del
e parzialmente collassate nel lato verso valle, il scuci e cuci. In particolare, e stato ricomposto il
progetto ha previsto l'inserimento di tiranti cantonale del campanile (a sinistra della
metallici quali presidi antisismici, peraltro facciata) la cui mancanza costituiva una forte
reversibili. Essi sono stati collocati in modo asimmetria strutturale (figg. 1 5- 1 7) . Per le
sistematico nell' ala nord al fine di assicurare le ricostruzioni murarie il progetto ha previsto
facciate rispetto al pericolo del ribaltamento, l'utilizzo costante di una tipologia costituita da

33
"

. .

10

14 . Sezione longitudinale A-A' della chiesa di S. Bonaventura con indicate le parti d a reintegrare in m uratura
(part. Tav. SB08 del progetto esecutivo, in origine in scala 1:100 sulla base del rilievo architettonico degli
arch.itetti Chiara Capocefalo, Alessandro Cappelletti e Francesco Cosentino)

una apparecchiatura a ricorsi orizzontali di Una delle maggiori criticita era certamente
blocchetti di tufo, materialmente analoghi alla costituita dalla presenza del fico cresciuto
muratura esistente, anche se perfettamente all'interno della chiesa (fig. 1 9 ) : oltre a costituire
distinguibili per la regolarita dei componenti. il simbolo della ruderizzazione e della riconqui­
Tecnica prevista anche per l'integrazione sta della vegetazione, esso aveva assunto in
muraria necessaria alla ricollocazione e ricom­ questo ambito caratteri d i storicita, legati alla
posizione (anastilosi) di tutti gli elementi diffusione mediatica dell'i mmagine attraverso
architettonici erratici a seguito di rilievo, alcune pellicole cinematografiche girate in
catalogazione e individuazione della posizione questo a mb iente11• Al momento e stato deciso,
originaria per ognuno di essi (fig. 1 8) . non senza riflessioni e dubbi, di mantenere in
I l riposizionamento per anastilosi e stato situ il fico, seppur con dispositivi atti a conte­
peraltro adottato anche per la protezione della nerne la crescita, per i motivi che di seguito si
parte sommitale degli altari, mentre il restaura espongono12• L'eliminazione del fico, infatti,
della pavimentazione antica ha previsto la sarebbe dovuta essere accompagnata da uno
bordatura perimetrale e la stilatura delle fughe scavo archeologico esteso all' aula, a seguito del
del cotto originario. Per il piano di calpestio quale si sarebbe presentato anche il problema
della chiesa, nelle zone ormai prive del pavi­ del riempirnento o meno del v uoto esistente
mento laterizio e affette da copiosi ristagni di sotto il livello pavimentale e della ricostruzione
acqua piovana, si e prevista la modellazione dei di un p iano calpestabile per assicurare l' accesso
livelli del terreno fino a creare un sistema di alla chiesa; poi dal taglio e dalla devitalizzazio­
pendenze capace di raccogliere l' acqua meteo­ ne delle sue radici (nella stagione adatta a lla
rica verso il centro della chiesa e da qui allonta­ loro rimozione) e dal restaura delle strutture
narla verso valle mediante la posa di un pozzet­ fondali. Risulta evidente come un intervento di
to con griglia di raccolta e una tubazione di tale sorta avrebbe richiesto uno specifico
raccordo. Quanto alle parti visitabili, si e finanziamento.
proceduto al consolidamento degli intonaci e Ci sono poi anche altri fattori da tenere in consi­
degli elementi della muratura a rischio di derazione: innanzitutto la Determinazione
caduta, operando una verifica anche dei scritta della Direzione della Riserva, emessa
bauletti somrnitali e si sono inseriti adeguati durante i precedenti lavori di restaura, con il
parapetti per regolare il flusso di visita . divieto all'abbattimento; in secondo luogo il

34
II progetto di restaura

fatto che una delie maggiori preoccupazioni


espresse dalla cittadinanza di Monterano,
durante la presentazione del progetto prelimi­
nare, era stata proprio quella di assicurare la
conservazione del fico, con il quale moltissimi
canalesi hanno un rapporto affettivo, legato
spesso a ricordi d'infanzia. Non si puo non
riconoscere il valore evocativo e semantico della
pianta e anche una certa funzione "architettoni­
ca", dal momento che la chioma deli'albero
costituisce di fatto una copertura naturale
dell'interno, che con la sua ombra ripropone un
effetto luministico sicuramente piu vicino
all'immagine originaria del monumento; effetto
che certamente rende piu interessante l'ambito,
specie se lo si confronta con un invaso perime­
trato da mura, ma sprovvisto di qualsivoglia
copertura. Per quanto esposto, si e optato
dunque per il mantenimento del fico con un
contenimento a fascinata che consentira anche
di conservare la testimonianza dello strato di
detriti che aveva invaso l'intemo della chiesa.
L'ultimo tematismo affrontato dal progetto
interessa le criticita presenti nei ruderi della
chiesa di S. Rocco: la mancanza di una copertu­
15. Veduta dell'angolata del campanile delia chiesa ra e l'inadeguatezza della protezione sommita­
di S. Bonaventura, stato ante operam (part. Tav. SB13 le dei muri producevano danni ampliati dalla
del progetto esecutivo) mancanza di coerenza dell'organismo murario
residuo. Le conseguenti sconnessioni e fessura­
zioni della maglia muraria, erano rese piu gravi
da una notevole poverta coesiva delle malte,
rilevata soprattutto nella parte absidale, la
quale presentava dissesti statici con evidenti
fessurazioni e distacchi che avevano portato a
interdire l'ingresso neli' area 13.
Gli interventi progettati riguardano soprattutto
il consolidamento e il restaura delle murature
degradate (fig. 20) : si sono previste operazioni
di ricomposizione eseguite con la tecnica dello
scuci e cuci per il rimontaggio dei conci caduti e
l'integrazione delle lacune murarie al fine di
rendere stabili le murature o i paramenti
dissestati: opere localizzate nelle due angolate
nord, nell 'abside, con integrazioni in muratura
tradizionale, analoga all' esistente per elementi
litici e leganti, di alcune voltine e archi indivi­
duati per ristabilire la continuita della compagi­
ne muraria residua. Il ristabilimento delle
mura ture e stato previsto e ottenuto con bevero­
ni di miscele fluide a base di calce, acqua e
pozzolana ventilata, inseriti nelle fessurazioni e
sconnessure, a seguito della stila tura dei giunti.
II progetto ha previsto inoltre la posa in opera,
nei punti piu critici, di alcuni elementi metallici
di incatenamento. Per le creste delle murature
16. Veduta dell'angolata del campanile della chiesa perimetrali si e previsto infine la realizzazione,
di S. Bonaventura, simulazione fotografica di ove necessario, di una protezione sommitale
progetto con integrazione muraria della lacuna costituita da muratura di piccoli schegge di
strutturale e di irnmagine (part. Tav. SB13 del tufo, ben sigillata con mal ta costipata e sagoma­
progetto esecutivo) ta per facilitare il drenaggio delie acque meteo-

35
"


Prospetto A

11

" „ •
Prospetto B „

17. Prospetto A e prospetto B della chiesa d i S. Bonaventura con indicazione delle parti d a reintegrare in
muratura sul campanile, campite a blocchetti (part. Tav. SB13 del progetto esecutivo i n origine i n scala 1:100
sulla base del rilievo architettonico degli architetti Chiara Capocefalo, Alessandro Cappelletti e Francesco
Cosentino)

36
II progetto di restaura

PBs_1 Pezzo B sinistro. Pilastro A

J I

_ 12 _ _ �

19. Veduta ante operam dell'albero di fico cresciuto


all'interno della chiesa di S. Bonaventura; visibile
sullo sfondo l'ingresso della chiesa

prospetto ţ

PBs_2 Pezzo B sinistro: Pilastro B

___
1 - 2.6. L'interazione con la vegetazione

Per concludere, e necessaria una riflessione sul


sistema vegetazionale che per questo sito,
collocato al centro di una Riserva aturale,
assume una peculiare rilevanza tanto da
richiedere uno specifico studio; nel gruppo
multidisciplinare di progetto era infatti presen­
te un agronomo, il dott. Flavio Massari, che ha
supportato i progettisti con le proprie cono­

18. Schema planimetrico della chiesa d i S. scenze al fine di indirizzare le scelte nel merito
Bonaventura con indicazione in pianta dei rilievi del rapporto tra le specie presenti e le architet­
lapidei erratici e relativa catalogazione e rilievo ture di Monterano (fig. 5) . Certamente ci si deve
geometrico di due basi di pilastro: i pezzi Pba_l e relazionare con una natura che tende a ripren­
Pba_2 (part. Tav. SBOS del progetto esecutivo) dere il sopravvento nel territorio, a spese di quel
che rimane dell'antico costruito, anche se la sua
presenza conferi ce al contesta un particolare
riche. In tal modo si intende preservare le incanto. Si tratta di un gruppo di pecie vegetali
murature residue senza alterarne l'immagine eterogeneo (figg. 21 -22), talvolta insediatesi
ruderale. li consolidamento di S. Rocco, a solo negli ultimi decenni, costituito da elementi
ridosso del Palazzo, aveva anche lo scopo di in genere non particolarmente rari o preziosi, il
consentire la riapertura in sicurezza non solo cui valore risiede soprattutto nell'insieme, per
della chiesa, ma anche del percorso che passan­ l'equilibrio raggiunto con la fauna protetta
do dietro l' abside consente di nuovo ora ai dalla Riserva e per l'immagine cornplessiva,
visitatori di completare l'attraversamento della evidentemente ricca di visuali degne di tu tela.
parte centrale del borgo; si vedra nel se gui to che Un contesta che solo di recente ha raggiunto
per raggiungere lo scopo sono stati necessari l' attuale consistenza vegetazionale.
anche dei lavori, inizialmente non preventivati, Molte foto scattate nel periodo a cavallo della
sulla vicina torre circolare del Palazzo. seconda guerra mondiale, restituiscono infatti

37
...-......„„
-- ·----1 .. �/ ····-

··--�
„ „ „ •• „„....... „ „ „ „ . „ •• „ • • • • „.

·� j _ _.. . .....

�= [(° 1D
' j I

Prospetto nord scala


' '

1 1 00

DL 'l

� J �i ; ;

.
Sez.lone ovest, scala 1 100

L- ----------------- ---------------- ----------------- ---J

PJan1a scala 1 100

DEGRADO INTERVENTO

Prospeno est scala 1 100

• •"'·�·
...- 1 ....CMV
. .. „ �
l dl·-
�"

---
, . . . '
Prospeno ovest., scala 1 100

,;,. .„ .„

Part1colare sezione nord scala 1 20

' ' I ' ' ;


Panico!are seztone nord, scala 1 50 Sez1one nord. scala 1 1 00

20. Particolare della tavola SR04 del progetto esecutivo relativa alia chiesa di S. Rocco nella quale si
rappresentano gli interventi di consolidamento e resta ura delie murature degradate, mantenendo l'immagine a
rudere del monumento

un ambiente caratterizzato da prati e poca delle strutture antiche e il rispetto dell'imma­


vegetazione ad alto fusto, ben distante dalia gine consolidata nell'intento d i mantenere e
condizione selvatica odierna, quando presumi­ valorizzare la poetica integrazione tra architet­
bilmente il pascolo degli ovini contribuiva a tura e natura, cosi fortemente interconnesse nel
mantenere l' equilibrio ed evitare la prolifera­ borgo di Monterano.
zione delle specie vegetali. Allo stesso modo
agiscono ora i cavalli che si incontrano nella
riserva.
Tutti i limiti e le problematiche di un sito cosl
speciale e complesso piuttosto che essere
considerati vincoli al libero operare sono stati
considerati stimoli a ricercare soluzioni nuove,
strade diverse e, alla fine, si sono rivelati una
grande occasione di crescita professionale e del
progetto.
In una sintesi conclusiva possiamo affermare
che il progetto ha teso in tutti gli aspetti a un
equilibrio tra l'istanza di restauro e protezione

38
li progetto di restaura

L'area oggetto d'intervento, adiacente alle rovine delle mura, si estende in una fascia rupacea
con altitudine variabile da 250 a 280 metri s.l.m., con suoli di origine vulcanica, piroclastici, non
coltivata e ricoperta da vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea spontanea di cui sono state
raccolte alcune immagini.
La zona e caratterizza ta dal fitoclirna ' Regione mediterranea di transizione' che comprende la fascia
di territorio della Maremrna laziale interna, la regione tolfetana e sabatina, la Campagna
Romana, dei Colli albani e dei versanti sud-occidentali dell' Appennino meridionale, fino alla
piana di Pontecorvo e Cassino (dalla classificazione in Carlo Blasi, Fitoclimatologia del Lazio,
Universita La Sapienza, Regione Lazio, 1994) . Le precipitazioni annuali sono comprese tra 8 1 0 e
1 5 19 mm, l'aridita estiva ridotta a due o tre mesi e la temperatura media minima del mese piu
freddo compresa tra 2,3° e 4°. La vegetazione forestale prevalente e rappresentata da leccete, da
querceti a roverella e da cerrete. La vegetazione arborea e costituita da roverelle Quercus
pubescen, lecci Quercus ilex, fichi Ficus carica, aceri Acer campestre, olmi Ulmus campestris,
sambuchi Sambucus nigra, ornielli Fraxinus ornus. La vegetazione arbu tiva e rappresentata da
edera Hedera helix, rovi, viburni Viburnum, mentre la vegetazione erbacea e rappresentata in
gran parte da essenze comuni annuali e poliennali con prevalenza di Lolium perenne, Plantago
major, Urtica dioica .
liruolo delle essenze arboree e essenziale per la difesa idrogeologica dei costoni a piu elevata
pendenza. Le radici degli alberi, tuttavia, si sono insinuate spesso all'interno dei conci delie
murature (soprattutto i fichi) ed in alcuni casi anche fra la sommita del costone tufaceo e la
fondazione delie mura aggredendo sia il supporto roccioso sia i manufatti che vengono anche,
tal volta, trattenuti dagli impianti radicali e dalie ramificazioni.

VEG ETAZ I O N E A R B U STIVA

Hedera
he/ix

V E G ETAZ I O N E E R BACEA

Plantago Urtica
major dioica

21. Tratto da CHIUSOLI A. (a cura di), Guida pratica agii a/beri e arbusti in Italia, Milano 2001

39
VEG ETAZ I O N E A R BOREA

Quercus I Quercus
pubescens I ilex

Acer campestre

Ulmus
campestre
l Sambucus
nigra

Ulmus ]
carpinifo/ia

22. Tratto da MARTIN E. (a cura di), A lberi, Le


guide illustrate, Lainate 1 995

40
l i progetto d i restaura

Note seguito condotti sul monumento hanno permesso di


verificare l' altissimo livello tecnico-scientifico del
Architetto, libero professionista, capogruppo del rilievo.
1
R.T.P. (Raggruppame nto Temporaneo di Professio­ ° Cfr. paragrafo 4, Cautele strutturali per la riduzione
nisti) nell'ambito del progetto, dal 2012 funzionario del rischio.
11
del MiBACT. Opera di illustri registi quali M. Monicelli, P.
Pasolini, M. Bellocchio e altri, tra le pellicole
ambientate a Monterano tra il 1951 e il 1988 si
Nei rari giunti in cui le malte di finitura si sono ricordano: Guardie e ladri, Ben Hur, Il Vangelo
conservate e stata rilevata la presenza di una seconda Matteo, Brancaleone alle crocia te, La
stila tura centrale a sezione concava. visione del sabba, Il Marchese del Grillo; dr.
BENUCCI M., ROMAGNOLI G., op. cit., p. 44, n. 73.
Piro M . Cenn i geologici, in A.A. V.V., Primi 1
2
Dai punto di vista conservativo non c'e dubbio
con tributi alla conoscenza del territorio della R iserva
che l'albero costituisce un agente di degrada per la
Naturale Regionale Mon terano, Quaderni della
chiesa. La forza delle radici del fico e nota e l' opera
Riserva, 7, p. 62.
distruttiva sulle fondazioni <leve essere interrotta e
Cfr. paragrafo 1, Monterano «citta diruta». non si vuole rischiare di arrivare alla perdita del
Cfr. Tav. M2 del progetto preliminare e vedi in monumento. Va pero anche detto che tale
fondo a questo contributo le schede botaniche di operazione risulta tecnicamente molto onerosa e
arbusti e al beri rileva ti nell' area d ' interven to. complessa. Il fico si radica su un cumula di detriti
Monterano e inserita in una zona di protezione provenienti dal crollo della copertura che sono
speciale o ZPS, ovvero zone che si collocano lungo le andati a riempire anche lo spazio della cripta
rotte di rnigrazione dell'aviofauna e sono state sottostante la chiesa, dopo che la volta che la copriva
istituite dagli stati membri dell'Unione Europea e crollata. Questo ha costituito un perfetto habitat
(Direttiva 79 I 409 /CEE) per garantire la perma­ per l 'apparato radicale de! fico che quindi si e
nenza degli habitat per la conservazione degli uccelli insinuato in tutti gli spazi liberi creando di fatto una
selvatici migratori. Insieme alle zone speciali di piattaforma di armatura lignea a sostegno della
conservazione costituiscono la Rete atura 2000 a p a v i me n t a z i o n e d e l l a c h i e s a . Q u a n d o n e l
cui va sottoposto qualsivoglia intervento per la precedente restaura fu rimosso l o strato di detriti di
valutazione di incidenza ambientale. Cosi e stato nel circa un metro che riempiva l' aula, la pericolosita del
nostro caso sia per il piano di potature che per gli fico per la chiesa e sicuramente aumentata, in quanto
interventi successivi che attraverso un attento studio non essendo piu possibile per l'albero radicarsi sulla
del cronoprogramma (vedi contributo al paragrafo superficie, l ' apparato radicale e a ndato ad
5. IZ cantiere. Prescrizioni e attenzioni esecutive) ha ingrossarsi e insinuarsi ulteriormente in profondita.
13
permesso di procedere senza d isturbare le Questo aveva comportato l'obbligo per la
nidificazioni, che alle volte si allocavano propria Direzione della Riserva di interdire al pubblico
negii anfratti delle strutture interessate ai lavori. l'accesso alla chiesa, ma anche la visione ravvicinata
Estrema cura e stata applicata nei casi in cui le dei prospetti esterni, fatto salvo lo spazio davanti
radici delle piante costituivano di fatto l'ultimo alia facciata.
ancoraggio degli elementi lapidei staccati ed e stata
scongiurata la loro ulteriore caduta o sconnessione.
Cfr. paragrafo 3, IZ rilievo e la rappresentazione delie
mura di Canale Monterano: u n 'esperienza in ambienti
impervi.
Cfr. BENUCCI M., ROMAGNOLI G., La chiesa di
San Bonaven tura a Monterano. Documenti, immagini,
strutture materiali, Vetralla 2009, p. 85.
La base di rilievo utilizzata per la redazione de!
progetto del convento di S. Bonaventura e stata
gentilmente concessa a l nos tro gruppo d i
progettazione dagli architetti Chiara Capocefalo,
Alessandro Cappelletti e Francesco Cosentino, che
qui sentitamente ringraziamo, i quali la hanno
elaborata quale tesi di laurea dal titolo "Bernini a
Monterano: tra realta e ra ppresentazione " ,
nell'ambito del Corso d i Laurea Specialistica in
Architettura U.E., a.a. 2009-2010 (relatare prof. arch.
Mario Docci; correlatori: prof.ssa arch. Marina Docci
e prof. arch. Alfonso Ippolito). Gli interventi in

41
3 . 1 1 ri l i evo e l a rappres entazio ne delle mura d i Canale Monter ano:
un' esper i enza in amb i enti impe rvi
"
La u ra Ba ra t in , Giov ann i Checcu cci
'

L'idea di base nel p reservare ed esaltare il raccolta di dati che normalmente precede il
valore del patrimonio cultu rale e il rispetto, non progetto di restauro.
solo verso il lavoro artistico, ma anche verso i Il primo livello di infor1!1 azione riguarda senza
dati storici in esso racchiusi e ad esso stretta­ dubbio le d imensioni. E un' operazione critica
mente associati. Le cinte murarie, infatti, che implica la selezione di punti e la raccolta d i
appaiono di solito quasi come palinsesti stratifi­ dati metrici che possono p o i essere processati e
cati, difficili da interpretare. Se analizzati da un perfezionati secondo le necessita dello specifico
punto di vista esclusivamente formale, possia­ tipo di analisi.
mo correre il rischio di prendere in considera­ Per i progetti relativi alla conservazione e
zione solo la loro evoluzione finale, privandole a l l ' esaltazione del v a l o re, i l rilevamen to
cosi di un'enorme ricchezza culturale. E solo topografico fornisce al settore analitico e
attraverso una corretta d ocumentazione di tali d iagnostico informazioni non solo d i natura
strutture che possiamo apprezzare la comples­ geometrica, ma anche relative allo stato di
sita diacronica di questa ered ita e possiamo conservazione dei materiali, alla loro localizza­
essere in grado di preservare e tramandare zione e quantificazione.
questo patrimonio intatto alle generaz1oru La rappresentazione del rilevamento geometri­
fu ture. co di un sito, adesso d isponibile in formato
Gli strumenti digitali d isponibili oggi permet­ numerico grazie ai moderni sisterni d i indagine
tono di fare modelli di rappresentazioni interat­ topografica e fotogrammetrica - dai piu sofisti­
tive che possono fornire al restauratore un cati ai piu semplici - diventa la base cartografica
archivio continuo di informazioni sia qualitati­ ed il metodo di riferimento geometrico per ogni
ve che quantitative. tipo di informazione.
Nella direzione dei lavori su di un complesso La trid imensionalita offre varie opportunita d i
architettonico, lo sviluppo di modelli tridimen­ rappresentazione. Fra l e varie applicazioni, i l
sionali basati su scansioni al laser servono a modello p u o essere utilizzato dal restauratore
fornire le basi preliminari per lo sviluppo di per tracciare una mappa e I o simulare fenomeni
banche dati specializzate, associate con le varie di deterioramento cosi come uno strumento d i
discipline coinvolte nella fase di studio e riferimento geometrico p e r le informazioni

Tratto 1
(YOdere l3V. � J)

Trailo 2

"-v. tol ll

Tra110 8 Tratto 6 ,,,.


I

/
. 1J.vi
1.ooo.r, �... l�'O la'l lA.\lj (
i
i !
Trano 7 )
� Trailo 7 ,,,
�....0-f Ul• t·UI Trano 4 {..V9dil-• ia„ M 8) T.raÎto 4
I"""'•l.i. I
Tretio 5 (V90ef• laV. M.�)
Id
Tralto 6
Tratto 6 Trailo 5
o �� M71 j 'l lJJ• t.A fl1
lv9<ko111 1..... li.l.1) 1...,.,. th,U6)
I�

1. Progetto d i rilievo: schema delle stazioni 2. Progetto d i rilievo: schema delle stazioni laser
topografiche scanner

42
II rilievo e la ra ppresentaz ione delie m u ra di Canale Monterano: un'e perienza in a mbienti i mpervi

non-geornetriche collegate. semplice: un fascio laser "scansiona" l'oggetto


Negli ultimi anni, le tecniche digitali hanno reale riproducendolo in forma numerica come
dato un forte im.pulsa ai processi di acquisizio­ insierne di punti nello spazio tridimensionale,
ne di dati in questo carnpo. Associando le disposti secondo una maglia regolare di passo
procedure di indagini archeologiche, in partico­ noto. Tale maglia di punti, detta "nuvola di
lare le tecniche fotograrnrnetriche e topografi­ punti" (point cloud), e un insierne di coordinate
che, tramite i processi di rilevarnento laser tridimensionali in un sistem.a di riferimento
scanner, si puo ottenere uno strumento ugual­ correlato con lo strurnento. I sisterni di scansione
rnente efficiente per rappresentare irnrnagini lavorano in modo automatico e sono in grado di
sintetiche sia fisse che animate, strutturando acquisire centinaia di punti al secondo ed in base
dati e rappresentando conoscenze e supportan­ al sensore utilizzato e teoricarnente possibile
do sisterni di gestione di inforrnazioni. realizzare cop ie "virtuali" di oggetti di qualsiasi
I l metodo di documentazione per questa dimensione. E chiaro quindi come la velocita di
tipologia di rnanufatto e stato inizialrnente acquisizione e la quantita di dati collezionabili
progettato per soddisfare due diverse esigenze: in breve tempo siano due tra gli elernenti
da una parte, era necessario documentare le principali che caratterizzano questa tecnologia e
mura nella loro cornplessita a livello cartografi­ ne esprimono le grandi potenzialita.
co, dall'altra parte era essenziale docurnentarne Fisicarnente la strurnentazione i cornpone del
le caratteristiche ad una scala di rnaggiore laser scanner vero e proprio connesso ad un
dettaglio. La metodologia adottata nel progetto computer portatile che consente di settare e
ha integrato varie tecniche per ottenere prodotti controllare le operazioni di scansione. Questo
di tipo cartografico, modelli tridimensionali, sistem.a offre il vantaggio di poter controllare il
ortofoto che costituiranno la base per gli studi risultato della scansione in tempo reale.
poi condotti dagli esperti nelle varie discipline Le caratteristiche fondamentali dello strurnen­
(figg. 1-2). to, quelle che in qualche modo ne deterrninano
La rappresentazione e partita dalle inforrnazio­ la qualita e l' operativi ta in condizioni specifi­
ni cartografiche disponibili, integrate da che, sono:
successivi rilievi ottenuti con tecniche diversifi­ - il campo, ossia il range di distanza
cate a seconda della complessita delle aree dall'oggetto entro il quale lo scanner e in
analizzate. I risultati ottenuti, indispensabili grad o di rnisurare;
per facilitare la leggibilita del rnanu fatto, hanno - la velocita di scansione, che generalmente
fornito la base per l'inserirnento di ricerche piu viene espressa in punti al secondo;
approfondite. - il campo visivo, cioe l'angolo in gradi che lo
scanner e in grado di coprire con una singola
scansione;
3.1. La cartografia d i inquadramento e i rilievi - l'accuratezza del singolo punto, cioe la
di dettaglio precisione che e in grado di fornire e lo spot
size, cioe il diametro del raggio laser2.
Innanzitutto si e trattato di predisporre una Nel caso di oggetti estesi, fortemente tridimen­
cartografia, quale strumento di sintesi per tutte sionali e complessi morfologicamente come nel
le indagini da sviluppare sulla struttura, sito di Monterano, e necessario progettare tm
predisposta indipendenternente dall' e ten­ sistem.a di riprese laser composto da molti
sione dell' area che risultava essere mol to punti-stazione, da ognuno dei quali vengono
diversa nei singoli tratti oltre agli altri elernenti effettuate piLl scansioni. Durante il rilievo
caratteristici della cartografia del contesta occorre fare attenzione per ridurre il piu possi­
territoriale: vegetazione, orografia, viabilita bile le cosiddette "zone d'ombra", cioe quelle
ecc. aree che non possono essere raggiunte dal
La rete di inquadrarnento e stata collegata alla raggio laser in quanto rimangono coperte da
rete geodetica nazionale creando un unico elementi che ne impediscono la mi ura, a volte
sistem.a di georeferenziazione per tutte le anche facenti parte dell' oggetto del rilievo.
elaborazioni successive. La rete e composta di Queste aree "coperte" devono e ser limitate
10 vertici di stazione dai quali sono poi stati con attenzione: esse infatti rappr sentano delle
effettuati tutti i rilievi di dettaglio con reti di ornissioni nel rilievo e nonostante possano
irraggiamento1• essere in qualche modo colmate con alcune
Per queste strutture di morfologia geometrica­ tecniche grafiche nelle fasi di po t processing,
rnente cornplessa si e usata la tecnica laser rappresentano comunque tma laetma nel dato
scanning. La tecnica del laser scanning rappre­ acquisito. Si puo capire quindi l'utilita di
senta senza dubbio la nuova frontiera delie predisporre piu tazioni di rilevamento, al fine
tecniche di rilevarnento. Il laser scanner consiste di acquisire}a completa geometria dell' oggetto
in uno strumento concettualmente rnolto del rilievo. E necessario precisare che la maglia

43
ndo generata da un polo, t nde a per incrementare ii dato conoscitivo dei tratti
dirad r i n l 'aumen tar d l l a di ta nza, murari studiati.
gu indi allonta nando i dall 'ogg tt , � pari �a di Il ril ievo laser scanner s'i ntende comprensivo
pa fi at , i ottiene una nuvola d 1 � u � t.1 che della fase di elaborazione e processione dei dati
Jo rappr nta con una minor def� z 1one � acquisiti: quindi dalla nuvola devono essere
p i he l ' gg tto ' colpito da una rete d 1 pun h eliminati i punti superflui ed essa <leve essere
piti rad a. pol igonalizzata per costitu ire il m od e l l o
. . . .
i potr bb pensare che qu sta rrunor defiruz 10- digitale.
n rappr nti un errore di misura del l ' oggetto, L'acquisizione del dato costituisce soltan to una
in real ta l 'errore rimane sempre legato allo spot prima fase del ri lievo eseguito con il l aser
iz d a l la sua variazion e di mension ale, scanner; vi e una seconda parte del lavoro,
men tre il concetto di definizione e legato alla piuttosto comp lessa, nella quale si concentrano
volonta di avere un oggetto descritto da un la maggior parte dell e incertezze e complessita
num ro piu o meno elevato di punti. Rilevando l egate a questa tecnica di rilievo, la cosiddetta
l 'oggetto da piu posizioni pero, non solo si ha fase di elaborazione, o post processing.
l 'opportunita di rid urre le zone d 'ombra, ma si In questa operazione possiamo riconoscere tutti
puo infittire la maglia del rilievo, nel caso in cui quei processi informatici, automatici e manuali,
Jo i reputi necessario in relazione alla quantita che consentono di passare dalla nuvola di punti
di dati da acquisire. "grezza", che costituisce l ' output dello stru­
In pratica la celta delle dimensioni della ma glia mento, al prodotto grafico finale che si vuole
di punti e una delle operazioni fondamentali da ottenere. Si e detto come in fase di rilievo sul
compiere nella preparazione del rilievo: la campa occorra compiere alcune scelte che
maggior parte dei software di acquisizione dati influenzano le fasi di post processing: in parti­
consente di scegliere il passo della maglia ad colare si fa riferimento a l la quantita di dati
una d eterminata d istanza . Questa scelta acquisiti dallo scanner. Lo strurnento e in grado
condiziona in modo importante la quantita dei di memorizzare una mole di dati enorme, anche
dati acquisita ed i tempi di scansione che vanno nell' ordine dei milioni di punti per scansione, e
valutati anche in relazione al sistema di alimen­ di renderli disponibili posizionandoli nello
tazione di cui si dispone. spazio, caratterizzandoli cioe con le proprie
Il laser scanner e dotato in quasi tutti i casi di coordinate tridimensionali. I dati vengono
una macchina fotografica digitale interna che portati all'interno del computer tramite il
consente all' operatore di vedere in anteprima software di elaborazione dati dove vengono
l ' area di oggetto che sta per scansionare. eseguite le principali operazioni di trattamento
Quando la scansione viene avviata lo scanner della nuvola di punti. A questo p unto si presen­
acquisisce anche l 'irnmagine che in seguito e ta un possibile primo problema da risolvere: i
resa disponibile nelle fasi di elaborazione. file di output provenienti dallo scanner sono
Solitamente il rilievo laser viene completato molto grandi, soprattutto nel caso di scansioni
sotto il profila delle irnmagini da una campagna fitte e vaste, ed anche macchine abbastanza
fotografica digitale realizzata con una camera "performanti" hanno difficolta nel gestire tali
professionale, in quanto le prese fotografiche file, nel visualizzare la nuvola ed in particolare
della macchina interna non sono oggi in grado nello svolgere le operazioni necessarie per
di garantire una qualita sufficiente nelle fasi di trattarla.
elaborazione tridimensionale del modello 3D. Il processo di discretizzazione, uniforme o
In questo caso l'uso di uno scanner con fotoca­ intelligente, e soltanto una delle operazioni che
mera digitale incorporata ha reso possibile e necessario svolgere in fase di post processing.
rilevare il valore cromatico dei tratti murari, La nuvola grezza, cosi come la si riceve dallo
permettendo di associare ad ogni singolo pun to scanner nell'amb iente di trattamento, necessita
rilevato anche un valore di riflettenza in falsi nella quasi totali ta dei casi, di una operazione di
colori, distinguendo a temperatura e a distanza pulizia. Le scansioni laser contengono molto
costanti i diversi materiali che compongono spesso il rilievo di elementi indesiderati, come
l' oggetto rilevato. Tali valori, che si traducono alberi, automobili, sagome di passanti che si
in variazione cromatica dei punti acquisiti, interpongono tra il sensore e l' oggetto di rilievo,
permettono di percepire la nuvola dei punti elementi che si trovano sullo sfondo; e necessa­
come mappata come per una texture foto rio quindi circoscrivere la nuvola al solo ogget­
realistica in bianco e nero ad altissima risoluzio­ to di interesse, sia per una maggiore fruibi lita
ne, facilitandone la lettura interpretativa. In tal visiva, sia per evitare alla macchina di elaborare
modo e possibile intervenire succe sivamente punti inutili.
sovrapponendo al modello tridimensionale Gli elementi indesiderati, che vanno generica­
una mappatura fotografica, acquisita ad alta mente sotto il nome di rumore, sono senza
risoluzione e ortorettificata tramite software dubbio da eliminare manualmente da parte

44
II ril ievo e la ra p p resentazione delie m u ra d i Canale Monterano: un'esperienza in ambien ti impervi

dell' operatore. In precedenza si e accennato alla ci attesta su un errore di 1 -2 cm .


prassi di effettuare piu scansioni per arrivare ad Purtroppo non e sempre possibile riuscire a
una descrizione rnigliore dell' oggetto: queste disporre i target sull' oggetto di rilievo, quindi
scansioni, eventualrnente pulite dal rumore, l'unione manuale eseguita dall'operatore e una
devono essere generalrnente unite tra loro per soluzione molto frequente. In questo contesto
formame una unica. Esistono in particolare due appare nuovamente evidente il vantaggio di
metodi per effettuare questa operazione di disporre di un ril ievo topografico che agisca da
unione, detta anche registration. controllo dimensionale sulle operazioni di
Il primo, eseguito manualmente dall' operatore, unione delle scansioni. La fase di allineamento e
consente di riconoscere in due scansioni attigue di unione delle tante scansioni eseguite sul sito
alcuni punti omologhi e di imporre a tali punti ha rappresentato senza dubbio una delle fasi di
di acquisire le medesime coordinate. maggiore complessita dell'intero rilievo, sia per
Se le scansioni sono state collegate con l 'ausilio il numero estremamente elevato delle scansio­
di un rilievo topografico di appoggio, si e in ni, sia a causa della complessita morfologica
grado di unire e georeferenziare in questo eccezionale che il sito proponeva (fig. 3).
modo l'intero rilievo procedendo per aggiunta Sono stati impiegati entrambi i sistemi di
di scansioni. Un secondo metodo richiede il unione sopra descritti (punti omologhi e
posizionamento sull' oggetto in fase di rilievo di targets), consentendo di portare a temine
appositi target piani o sferici che vengono l' operazione senza ricorrere a nessuna semplifi­
riconosciuti e scansionati dallo scanner . cazione nel numero di punti rilevati.
Successivamente i l software d i elaborazione e Le fasi di elaborazione descritte finora consen­
in grado di calcolare il baricentro di questi tono di disporre di una nuvola di punti ripulita
target come media pesata della nuvola di punti dal rumore e frutto dell'unione di piu singole
appartenenti allo stesso insieme, diminuendo al scansioni. La fase di post proces ing prosegue
massimo la componente di errore. Si realizza in ora in modo piu specifico in relazione al prodot­
questo modo l'unione delle scansioni in modo to finale che si vuole ottenere: in generale quasi
del tutto automatico. tutte le applicazioni passano attraverso la
L' operazione di registra tion infl uisce sulla creazione di un modello superficiale triangola­
precisione complessiva del rilievo: la precisione to, di tipo mesh3•
che si ottiene con l'unione automatica delle Si e piu volte accennato in precedenza al proble­
scansioni e dell' ordine di pochi mill imetri, ma delle zone d' ombra che vengono a crearsi
mentre con il riconoscimento di p unti omologhi nelle scansioni laser e si e fatto riferimento

··,
I

'> ·-

3. Rilievo laser scanner con alcune viste delie singole scansioni e le coordinat dei target utilizzati per la
registrazione e la georeferenziazione delle diverse riprese

45
a l l 'a oluta ne e ita di limitar le e si vuole Nel ril ievo eseguito mediante l'utilizzo di
tt n r una d crizion e il piu possib i le com­ strumen to l aser scanner, l'elemen to principale

pl ta d l l 'oggett o da rilevar e . . Per ovviar.e .a l ? ?
prodotto dall'intervento e costituito ?a l a ta
.
pr nza di queste apertur e es1 � t;, la po s1b1ht� base tri d i m ensionale ad a l ta d e h m z1 0ne
di guir una proced ura d 1 chi us.ur� de � acquisito nel corso della fase di campagna on
_
buch i" (hol fil l ing). Una mesh e co h tm ta d1 site. Da esso possono essere estratte in ogni
triango li dispo ti nello spazi � eh� ha ru: o .come momento le informazioni geometriche necessa­

ertici punti ri levati e eh � qum 1 c � nd1v1do no rie. Le finalita delie indagini eseguite ha deter­
tra loro un la to. L' operaz1 one d1 cluusura va a minato le caratteristiche e la tipologia degli
cr are altri triangol i con i vertici ne punt � � elaborati prodotti piante, prospetti, sezioni,
ri le ati che riempion o lo spazio tra i lemb1 ortofotopiani ecc. Gli ortofotopiani digitali

dell' a p rtura nella mesh . E necessario ricordare forniscono informazioni importanti dell' ogget­
che la chiusura dei buchi nella mesh, sebbene to rilevato, ma non evidenziano la tridimensio­
?
porti ad un migliorame n.to ella percezi?ne nalita del manufatto cosi come la rappresenta­
visiva del modello e qumd1 ne aumenh le zione a curve di livello. Le curve di livello sono
possibilita di utilizzo in ambito squisitamente
' state realizzate in modo automatico sul modello
grafico, costituisce di fa tto �1:1 � perazione numerico georeferenziato definendo il piano di
arbitraria, che genera una superhc1e m terpolata p roiezione e rappresentazione, l 'intervallo
a partire da dati soltanto parzialmente rilevati. necessario, e la profondita deli'area di rilievo
L' operazione di holes filling si configura q�in i ? per la planimetria dell' area e per le parti con
come uno strumento particolarmente utile m forti variazioni altimetriche nei singoli tratti.
quei casi in cui la presentazione grafica del Per i prospetti la scelta della rappresentazione e
modello riveste un ruolo primario nella logica stata molto articolata dovendo rappresentare
del rilievo. tratti di mura ture, tipologie di materiali e
Altre operazioni di post processing che possono soprattutto elementi di vegetazione completa­
essere svolte sono l' operazione di smoothing mente integrati alla struttura architettonica.
(ammorbidimento) e la mappatura del modelio Trattandosi di una cartografia di base a suppor­
con immagini digitali. Le mesh che vengono to del progetto si e scelto di utilizzare una
create dalie scansioni hanno in genere un aspetto rappresentazione in bianco e nero. Per i diversi
piuttosto spigoloso; ogni punto rilevato e un tipi di vegetazione sono state indicate due o tre
vertice del modelio e quindi puo accadere che la campiture, i tronchi degli alberi sono stati
percezione visiva non sia sempre gradevole. Per indicati con due linee, non cam piti in grigio. Per
rendere piu accattivante il modello si puo quanto riguarda le sezioni e la loro n umerazio­
sottoporre la mesh a smoothing, ottenendo un ne sono state riportate in pianta e alzato con
arrotondamento e ammorbidimento delie forme linee che iniziano e finiscono esattamente in
e quindi una percezione che a volte e piu grade­ corrispondenza di dove iniziano e finiscono le
vole rispetto a quelia offerta dalia mesh origina­ sezioni e un punto per ogni sezione permette di
le. Riguardo alie operazioni di smoothing e mettere in relazione diretta p ianta e alzato con
decimazione dei triangoli occorre precisare che la sua rispettiva sezione.
operano sempre una semplificazione delia mesh Una linea di spessore maggiore differenzia i
e quindi ad esse si accompagna inevitabilmente livelli nei prospetti e nel caso d i prospetti
una perdita di informazioni geometriche. In architettonici caratterizzati da alcuni conci e
sintesi la mesh puo diventare piu gradevole stata riportata una linea di spessore p i u grosso
come immagine, ma e certamente meno precisa. che individua quale parte e relativa al paramen­
In particolare il sito di Monterano e stato to e quale al nucleo differenziato nel d isegno da
suddiviso in 8 tratti e per ciascuno sono state un p untinato che definisce la natura d i nucleo.
rilevate dalle 4 alle 6 scansioni distribuite da Sono stati riportati i fori da ponte indicandoli
entrambe i lati delle murature. Per ognuno di
con un rigatino e la rappresentazione delle
questi tratti e stato prodotto, successivamente,
mura ture in pianta se sommerse dalla terra non
il modello superficiale triangolato e georeferen­
e stata tracciata, ma compare soltanto con
ziato da cui ricavare le rappresentazioni grafi­
precisione il profilo esterno come visibile in
che necessarie.
pianta ed eventualmente quelli sottostanti in
caso d i muri a scarpa come si puo vedere negli
esempi di alcune tavole p resen ta te (figg. 4-6).
3.2. Le elaborazioni grafiche

Naturalmente la maggior parte dei rilievi ha tra


le proprie finalita quella di redigere degli
elaborati grafici di vario tipo, cartacei o infor­
matici, specifici per ogni settore.

46
li ril ievo e l a rappresentazione delle m u ra di Canale Monterano: un 'esperienza in ambienti im p ervi

l
4 14

f • J

47
f) j
so o�

S ala I :50, inrrrdisuwi.a l.solilll'<' 0.05 m

4-6. Canale Monterano rappresentazione <lei tratti 6 e 7-8. Tavola generale e dettagli delie d iverse
rappresentazioni grafiche scelte per meglio rendere la struthira architettonica e !'ambiente in cui si inserisce

ote all'acquisizione d ati maggiore di 1 m ilione di punti


al seconda, lo strumento consente anche d i acquisire
Professore Associato di Disegno all'Universita d ati ad una notevole d istanza che, fino ad ora,
degli Studi di Urbino Carlo Bo - Dipartimento d i poteva essere raggiunta solo con scanner a tempo d i
Scienze Pure e Applicate - Scuola di conservazione e volo.
restaura. Ha condotto le operazioni di rilievo e d i Con il termine mesh si intende la descrizione
elaborazione dati nell 'ambito del progetto. approssimata di una superficie tridimensionale
· · Tecnico esperto di rilievi, collaboratore esterno a ttraverso un reticolo di triangoli, elementi
presso l'Univesita degli Studi di Urbino Carlo Bo. poligonali per i quali le schede grafiche sono in
Ha condotto le operazioni di ril ievo e d i grado d i offrire una visualizzazione d i alta qualita.
elaborazione dati nell' ambito de! progetto.

Lo strumento utilizzato e una stazione totale tipo Nota bibliografica


TOPCON 9001° con una precisione angolare pari a
l".
DOCCI MARIO, M AESTRI DIEGO, IZ rilevamen ta
Lo strumento laser scanner utilizzato e stato un architettanica. S taria, metadi, disegna, Roma, Bari 1987.
laser scanner Z+F IMAGER® 5010C con fotocamera
MARINO LUIGI, IZ rilieva per il restau ra, M ilano 1990.
integrata che permette di abbinare colori brillanti
con i dati di scansione ad alta risoluzione. La Il capitalata per il rilieva a rchitettan ica per il restau ra,
tecnologia HDR garantisce inoltre una perfetta Roma 1994.
illuminazione in tutte le parti della scansione. Oltre S A INT- A U B I N JEA N P A U L, IZ rilieva e la

48
Il ril ievo e la rappresenta zione delle m u ra di Canale Monterano: un'e erienza in ambienti im ervi
p p

rappresen tazione dell'architettura, edizione italiana a


cura di L. Baratin, A. Selvini, Milano 1999.
La rappresen tazione de/l'architettura. Storia, metodi,
im magini, a cura di Carlo Mezzetti, Roma 2000.
IPPOLITI ELEN A, Rileva re, Roma 2001.
MIGLIARI RICCARDO, Frontiere del rilievo: dalia
rnatita alle scansioni 30, Roma 2001.
DOCCI MARIO, MAESTRI DIEGO, II manuale def
rilevamento architettonico e urbano, Bari 2003.
La tecnica del laser scanning. Teoria ed applicazioni, a
cura di Fabio Crosilla e Riccardo Galetto, Udine
2003.
CLINI PAOLO, II rilievo dell'architettura. Tecniche,
metodi ed esperienze, Firenze 2008.
Rilievo e disegno delia citta, a cura di Fabrizio Ivan
Apollonio in «DISEC ARECO » (rivista online),
vol 1, n . 1, 2008.
BARAT I N LAU RA , A C I E R O M A RTA,
MURATORE OLIV A, lnstrurnents and Methodologies
for Cultural Heritage Conservation and Valorization,
Ancona 201 2.

49
4. Cautele stru tturali p e r la ri duzione del rischio
.

Fabrizio D C aris

Nell'intervento conservativo sui resti dell'anti­ mento delle sicurezza che appare coerente con
ca citta di Monterano, il Restaura si e identifica­ lo stato ruderale del sito (fig. 1 ) .
to, nella maggior parte delle opere previste, con Le costruzioni sono ormai incomplete, prive d i
le operazioni necessarie per il consolidamento funzioni che presuppongono una frequentazio­
dei beni, ormai ruderizzati. Una particolare ne antropica continua, non piu capaci di espri­
attenzione agli aspetti formali, figurativi e mere la resistenza di articolati ed integri edifici
storici, come attivita conservative riferite al (fig. 2).
Restaura e guidate dai principi della stessa Devono tuttavia garantire dei livelli minimi
disciplina, e stata quindi dedicata alla minimiz­ compatibili con le presenze, pur irregolari e non
zazione e alla progettazione delle operazioni numerosissime, di un luogo aperto al p ubblico.
necessarie per il miglioramento della stabilita Tali condizioni devono peraltro garantirsi
dei manufatti . Per la determinazione degli anche nell'evoluzione futura dello stato dei
interventi, non si e fatto riferimento ad obiettivi manufa tti, tenendo conto dell'aggressione delle
assoluti di piena rispondenza alla cosiddetta specie vegetali che premono senza requie per
domanda sismica ma ad un relativo migliora- riprendere il dominio del sito, riportandolo in

C l l l �A E ONVK:-.'1'0
Ul A:-1 BO.\'AVE.\'T 'RA

C l l l �A Dl SA.:-ITA MARIA

1. Un'idea le ricostru zione della citta al XVIII secolo con cui possono individu arsi le
aree d'interv ento e avere
un' idea delia consistenza originari a degli edifici corrispo ndenti agli attuali ruderi
(thebinutre k.com ultimo accesso 1.11.2015).

50
Cautele strutturali per la riduzione del rischio

una condizione naturale che tende al ritomo peculiari spesso contrastanti, ognuna tutelata
allo stato silvestre (figg. 3-5). dalle attivita della Riserva e delle Soprinten­
L'oggettiva specificita del sito si rintraccia denze, architettonica e archeologica.
proprio nel rapporto dialettico tra i resti urbani La mancanza, nei manufatti, di alti contenuti
e architettonici dell'antica citta e della sua rupe artistici e di specifiche funzionalita, se non
con il contesto naturale della Riserva: valenze quella storico-documentaria, riduce le attivita

2. La foto rappresenta la condizione della citta tra le due Guerre mondiali in cui la vegetazione, presumibi lmente
per effetto delle attivita legate all'allevam ento degli ovini, appare meno aggressiva rispetto all'attuale
situazione; l'insediam ento era gia in condizion i ruderali ma per verificare l'evoluzione del degrada a quel
momento si dovrebbero analizzare immagini piu dettagliate .

3-5. Alcune immag ini che rendono un'ide a dell'aggre sivita delle diverse
specie vegeta li nei confr? n� delie
. .
gano le compaglll .muran e sia con
murat ure. Sono soprat tutto gli impian ti radica li degli arbusti che disgre
che cuote le chiome quando le
l'incunearsi nei giunti sia per la trasrnissione delle forze dovute al vento
dimensioni diventano piu importanti.

51
6. La foto, precedente ai lavori, rappresenta la prima i mmagine che colpisce il visitatore sopraggiunto nel sito, a i
piedi delia Citta e della rupe. Evidenzia l e necessita sia di controllo della vegetazione s i a d i mantenere la
suggestione che deriva dalla presenza d i una natura che riprende il sopravvento sull'ambiente urbano.

di restaura a un "livello zero", di drastica elementi naturali, vegetali e faunistici, ma


semplificazione, in cui l' obiettivo risulta essere anche geo-litologici (ovvero lo strato materiale
concentrato nella conservazione della figurati­ su cui tutto e radicato); aspetti talvolta in
vita acquisita con la ruderizzazione e la parziale conflitto come in molti casi e stato riscontrato
riconquista vegetazionale dello spazio urbano. tra le essenze arboree rispetto alle m urature
In tale approccio conservativo dell'immagine ruderizzate.
storicizzata e del portato storico documentale In effetti, tutte le componenti menzionate
dei manufatti residuali, gli aspetti strutturali costituiscono ormai un organico assieme che si
non possono sottrarsi al massimo rispetto dei e consolidato storicamente e che deve essere
principi del restaura. salvaguardato, costituendo il complessivo
Gli interventi di consolidamento della rupe e elemento identitario della Riserva naturale. In
dei due edifici ecclesiastici, hanno assunto tal senso, particolare attenzione e stata rivalta
un'evidente prevalenza all'interno del pro­ sia all' analisi geologica condotta dal dott.
gramma d'intervento; ad essi si sono affiancati Geologo Davide Simoncelli (G.EDl.S s.r.l.) sia
interventi localizzati di anastilosi e reintegra­ allo studio della vegetazione curato dal dott.
zione parziale; operazioni queste final izzate a Agronomo Flavio M assari.
restituire una minima completezza, anche solo Tuttavia, poiche la vegetazione ricopre in gran
di alcuni elementi, in modo che il manufatto parte sia le rocce sia le rovine delie antiche
risultasse piu resistente agli agenti atmosferici, mura, per potere definire le opere di risanamen­
alle sollecitazioni strutturali ma anche rispetto to e consolidamento delle stesse, e stato neces­
ad eventuali sottrazioni indebite. sario eseguire preventivamente un' operazione
Considerazioni analoghe, miranti ad una di sfalcio della vegetazione erbacea, l' elimi­
rispettosa ed integrale salvaguardia del com­ nazione di quella infestante arbustiva e il
plesso, hanno guidato l'approccio verso le altre controllo e la selezione d i quella arborea (fig. 6).
componenti che cara tterizzano il sito: gli Successivamente e stato eseguito un raffinato

52
Cautele strutturali per la riduzione def rischio

rilievo con avanzate strumentazioni che ha che deve pero essere efficacemente controllato.
consentito di analizzare il profilo della rupe, Tali riflessioni hanno porta to a un dimensiona­
almeno nel tratto interessato, per verificarne, a mento contenuto degli interventi di dirada­
livello morfologico, la stabilita complessiva mento e alla necessita di prevedere nel futuro
della compagine geolitologica . uno sviluppo controllato del verde: restrittivo
Gli interventi di diradamento della vegetazione nelle aree in cui permangono resti architettonici
sono stati condotti nell'area oggetto dell'in­ (per evitare l'intrusione di impianti radicali
tervento ovvero nella zona adiacente le rovine distruttivi nelle murature), limitato nelle aree
delle mura nel tratto compreso fra Porta adiacenti rupestri (evitando lo sviluppo di
Romana e Porta Gradella, per una fascia di specie che ledono la continuita delle stesse
altezza variabile da 10 a 30 m circa in relazione masse tufacee), libero in altre zone circostanti,
all' andamento orografico del terreno. certamente di estensione ben maggiore, in cui e
Avendo potu to escludere la sussistenza di possibile e auspicabile Io sviluppo selvatico o
fenomeni di maggiore ampiezza (ad esempio naturale delle specie vegetali protette dalla
movimenti franosi o estese instabilita del Riserva.
pendio), gli interventi sono stati generalmente Tale posizione, nel rispetto dei caratteri urbano­
limitati al drenaggio e alle opere tipiche architettonici che costituiscono l'aspetto duale
dell'ingegneria naturalistica, compatibili con le di quelli naturalistici del sito, non appare
esigenze della Riserva, e solo in poche aree incompatibile con i principi ispiratori della
circoscritte sono stati indirizzati al consolida­ Riserva stessa che proprio nel contrastante
mento di porzioni malsicure per l' evidenza di connubio tra di essi trova una specifica e
fratture e di condizioni di aggetto a seguito di affascinante identita.
precedenti crolli (solo sporadicamente si e fatto
ricorso all' ablazione di porzioni altrimenti non
trattabili). Mediante la minirnizzazione degli 4.1. Critici ta influenti sulla conservazione
interventi, conseguente all' assunzione di tali
criteri, e stata salvaguardata l 'immagine Le condizioni di degrado in cui versavano i
generale che costituisce la parte residuale manufatti architettonici presenti sulla rupe
dell'antico complesso difensivo del perimetro erano, in parte, dovute all'invecchiarnento delle
murario dell' insediamento urbano. murature ruderizzate e non protette, in stato di
Per esaminare meglio l'influenza della vegeta­ avanzato degrado per l'abbandono avvenuto in
zione, spesso infestante e aggressiva nei con­ tempi ormai remoti; per il resto, apparivano
fronti sia della rupe sia delle murature, e stata conseguenti all'azione intrusiva e distruttiva dei
condotta un'analisi vegetazionale cui ha fatto sistemi radicali, sia direttamente (nei casi in cui
seguito un programma immediato di riduzione sono attecchiti ai muri penetrando nei nudei,
(estesa essenzialmente alle piante minori ma forzandoli d a l l ' interno con lo sviluppo
caratterizzata anche da potature di alcune dell'impianto o agendo come leve forzate dalle
alberature) finalizzata a rendere possibile sollecitazioni del vento) sia indirettarnente,
I' indispensabile osservazione diretta della rupe facendo decadere compattezza e continui ta delia
stessa e limitare, almeno temporaneamente, scogliera tufacea e quindi minando la funzionali­
l' aggressivita del sistema vegetazionale verso i ta delie fondazioni murarie (figg. 7-1 1).
manufatti. Non si h a notizia di specifici eventi tellurici che
L' appartenenza del sito alla Riserva naturale ha abbiano minato la consistenza originaria;
comportato l' adozione di un atteggiamento di certarnente le murature indebolite possono
massimo rispetto nei confronti della vegetazio­ essere state colpite anche da scosse di limitata
ne che, in taluni casi, costituisce addirittura una intensita.
fonte di alimentazione per la fauna protetta . I manufatti della cinta muraria presentavano
Tuttavia, sebbene la scelta degli interventi un elevato rischio di collasso sia per il menzio­
doveva essere cautelativa anche per la conser­ nato degrado delle mura ture costituenti sia per
vazione degli elementi naturali, e apparso l'erosione subita dalla base tufacea; condizione
necessario distinguere la flora essenziale, per resa manifesta dal profondo degrado visibile
valore storico-naturalistico, dalla componente sulla generalita delle murature residue e
invasiva, ridondante e dannosa alla conserva­ dall' effetto disastroso osservabile in ale uni
zione dell'attuale configurazione del sito. In tratti in cui sono ancora pre enti le masse di
effetti, il carattere eccezionale del centro urbano accumulo conseguenti al crollo. In particolare,
abbandonato puo trovare una condizione di prima dell'intervento, si poteva ancora ricono­
equilibrio con la componente vegetazionale che scere !'evidente effetto del collasso, avvenuto
(come come si osserva in siti analoghi quali p resumibilmente in tempi relativamente
Ninfa o Galeria Antica) puo addirittura esaltar­ recenti, nel settore rupaceo prospiciente l'area
ne il pregio in un contesto natural-pittoresco d'ingresso al sito (si tratta della zona adiacente

53
a l l 'a qu dotto, cui si giunge con la strad a di d erivante dal l a cond izione ruderale delle due
a ce o, ovv ro il primo approc cio visivo del costruzioni, prive di copertura e incomplete
visitator al centro urbano abband onato, fig. 6). n e l l a compagine m u ra ria d elle stru tture
Al tre tematic he, sernpre relative alla stabilita, verticali da cui emergevano d ue aspetti rilevan­
riguard avano i resti architettonici dei due ti: le condizioni di vulnerabili.ta nei confronti
edifici gia dedicati a fun zionalit a cultuali ed degli agenti a mbientali (atmosferici e antropici)
interessati dai lavori : il comples so - convent o e e di feribilita rispetto ad eventuali azioni
chiesa - di San Bonaven tura e la chiesa di San sismiche.
Rocco. In questi casi sono stati definiti diversi La mappatura delle condizioni di degrade clei
ed eterogenei in terventi cautelati vi, in corri­ materiali, sovrapposta al rilievo fessura tivo,
spondenz a delle diverse specifiche problem ati­ evidenziava la notevole azione negativa indotta
che, volti a introdurre un maggior grado d i d a l le condizioni r u derali, nonostante gli
sicu rezza per i visitatori e ad arrestare il proces­ interventi eseguiti negli u ltimi decenni sulle
so di degrade dei materiali e delle strutture. d ue costruzioni. Tuttavia, oltre ai danni prodot­
Nonostante la maggiore consistenza e residua ti dall'esposizione delle murature residue,
riconoscibili ta degli edifici, s i osservava conseguente alla mancanza d i coperture, si
comunque un elevato livello d i deteriorament o rilevavano consistenti i danni antropici dovuti

7-10. Le immagini sona riferite a diverse condizioni


rupacee critiche: la foto 7 rappresenta alcuni volumi
rocciosi che, per crolli precedenti, sporgevano
pericolosamente; nella foto 8 si osserva l a
d isgregazione dei massi, dovuta a cicli termici e alle
radici, che porta a condizioni di incipiente collasso
parziale; nella foto 9, la presenza di murahue che
hanno perduto l'originaria consistenza e che
insistono su gradini rocciosi anch'essi degradati o
gia parzialmente mancanti; la foto 10 rappresenta un
caso di mu ratura aggredita e disgregata dagli
impianti radicali.

54
Cautele strutturali per la riduzione def rischio

11. La difficolta dell'intervento e stata amplificata dalle condizioni logistiche che hanno dapprima complicato le
analisi e i rilievi e successivamente, in fase esecutiva, hanno imposto l'impiego di onerosi dispositivi e
importanti cautele per la sicurezza.

alia mancanza di controlli continui su compo­ l'attuazione, esuberanti i limiti del finanzia­
nenti architettoniche affascinanti, riutilizzabili mento; d'altronde, in relazione all'analisi del
e, di fatto, facilmente asportabili, specialmente quadro fessurativo e delia sua caratterizzazio­
se frarnmentate e disperse. ne, non emergeva una stretta urgenza di
Le condizioni fessurative presenti nell'ala interventi in fondazione o l' evidenza di un
meridionale del convento, ancora integra nelle fenomeno di dissesto, conseguente all'insuf­
fotografie del primo Novecento, potevano ficienza fondale, ancora attivo. Prima di intra­
ascriversi a tali fenomeni degenerativi anche se prendere, nelle due costruzioni menzionate,
non puo completamente escludersi la possibili­ campagne di verifica e rnonitoraggio necessa­
ta di assestamenti fondali i quali potrebbero a riamente rimandate a future occa ioni, si e
loro volta derivare dalia percolazione incon­ quindi optato per interventi miranti alia messa
trolla ta delle acque meteoriche raccolte in sicurezza dei luoghi, a rallentare il degrado e
nell' edificio privo di copertura e incanala te alla riparazione dei danni riscontrati, interpre­
verso questo fianco del rudere. tando quest'ultirni come effetti della naturale
Con i lavori descritti sono stati adottati solo progressione del degrado nel manufatto
interventi cautelativi e di riparazione delle parti ruderizzato.
rnurarie emergenti; si e scelto di differire Riguardo all'incompletezza delle rnembrature,
l' adozione di eventuali interventi sul sistema risultava evidente, in particolare, la lac una
fondazionale in attesa di ulteriori necessari rnuraria costituita dalla rnancanza dell'intero
controlli sperimentali (saggi fondali e monito­ spigolo a sinistra della facciata della chiesa di
raggi specifici) che avrebbero potuto completa­ san Bonaventura; non solo come lacerante
re l' analisi geologica generale finora esperita . In interruzione del testo architettonico ma anche
effetti, eventuali azioni sulle murature di quale discontinuita nei collegamenti rnurari tra
fondazione e sul sedime, molto invasive e le pareti adiacenti, con negativi e iti sul corn­
costose, sono apparse, sia per l' analisi sia per portamento scatolare alrneno riguardo al

55
: J?
p rim tro murar io d n ed ificio. 'altronde, con lasciando aperte alcune situazioni di particola­
minore evid nza ma pm tto to di ffuse, emerge­ re degrado e dissesto delle compagini murarie; i
ano anche altr mancanze di continuita dei conseguenti stati di incertezza strutturale sono
param nti murari e delle strutture murarie per stati in parte affrontati con gli interventi descrit­
1 quali, al fine di migliorare il compor t� mento ti nel seguito.
truttura le comple ssivo, sono state pred1sp oste
alcune reintegrazioni parziali ; alcune costituit e
es enzialme nte da ripristin i della continui ta 4.2a. San Rocco
muraria, circoscri tti ad ambiti limitati, e altre
dalla ricostruz ione di elementi ad arco, reinte­ Riguardo ai resti della chiesa, collocata in
gra ti con l' aggiunta di tiranti, per ristabilire una prossimita dell' Acquedotto e della Rocca,
minima continui ta tra setti adiacenti . vennero rilevati soprattutto due aspetti critici :
Si tratta di interventi localizzati, miranti soprat­ lo stato fessurativo della zona absidale, piutto­
tutto ad evitare ulteriori evoluzioni del degrado sto allarmante per distacchi e spanciamenti, e
strutturale, definiti con l'intento di minimizza­ l ' insufficiente stabilita di alcune porzioni,
zione degli interventi, riducendo all'essenziale evidenziate nella tavole di analisi, che seppur
le integrazioni e le aggiunte, comunque compa­ limitate e di secondaria rilevanza riducevano le
tibili e reversibili. Interventi realizzati con potenzialita di conservazione del manufatto
materiali compatibili con quelli originari, che (figg. 12-13).
possono ricondursi nell'ambito delle tecniche I resti murari conservati sono memoria della
tradizionalmente adottate per le murature chiesa antica della quale tuttavia si stenta a
storiche. riconoscere la struttura originaria; questa ha
Una parte rilevante delle operazioni e consistita infatti subito il crollo delle coperture della
nell'inserimento di una serie di dispositivi di navata e delle cappelle laterali e, nelle murature
incatenamento, realizzati con funi metalliche perimetrali, la mancanza di archi e voltine
poste all'interno degli ambienti, non v isibili
dall' esterno. Si tratta di interventi finalizzati al
miglioramento delle connessioni della compa­
gine muraria residua e a costituire un dispositi­
vo cautelativo (di tipo passivo e reversibile, con
possibilita di rimozione completa) capace di
ridurre significativamente il rischio di collassi
per le murature del convento, assolutamente
prive di orizzontamenti e scarsamente contra­
state da setti trasversali.

4.2. Interventi sulle strutture architettoniche


(San Rocco e San Bonaventura)

Le due costruzioni ( in particolare quelle del


Convento), evidenziavano p roblema tiche
legate essenzialmente alla complessa distribu­
zione delle strutture residue e alla disarticola­
z ione del complesso origina ri.o, d ov u t a
all'attuale incompletezza, alla disomogeneita
delle mancanze, sia nella planimetria che
nell'elevato, al sistema fessurativo e al degrado
materiale.
Gli edifici hanno subito la perdita delle copertu­
re ed ampie mutilazioni conseguenti a crolli
avvenuti in epoche ormai remote e da lungo
tempo sono esposti alle intemperie.
Negli scorsi decenni sono stati realizzati
interventi di restaura e consolidamento che
hanno cercato sia di ridurre i danni subiti sia di
inserire elementi di consolidamento e protezio­
ne. Presumibilmente per limitazioni finanzia­ 12-13. Le foto illustrano la situazione dei ruderi della
rie, gl'interventi menzionati, tuttavia, non sono chiesa d i San Rocco osservati dal fronte urbano e dal
stati estesi a tutte le parti che necessitavano, fianco rupestre.

56
Cautele strutturali per la riduzione def rischio

14-15. D ue immagini, precedenti agli interventi


della chiesa di San Rocco che rappresentano la zona
absidale, maggiormente interessata dalle manifesta­
zioni lesionative, vista dal retro e in un dettaglio del
piedritto interno.

crollate costituisce soluzioni di continuita, L'abside, seppur isola ta dal resto dell'edificio,
preludio di ulteriori distacchi e crolli parziali. In risultava stabile per forma e per consistenza
effetti, le parti residuali risultavano caratteriz­ delle mura ture; il sistema fondale, direttamente
zate da mancanze di porzioni e protezioni poggiato sul banco tufaceo, anche a seguito
sommitali e, soprattutto, da una minimale dell'analisi del quadro fessurativo, non appari­
continuita capace di garantire una certa stabili­ va soggetto a fenomeni di cedirnento differen­
ta complessiva; discontinuita che rendeva ziale. Tuttavia, la muratura presentava manife­
peraltro difficile l'intellegibilita di alcuni stazioni fessurative allarmanti, che sono state
caratteri architettonici ancora presenti. interpretate quale effetto di una disgregazione
Certamente i muri la cui elevazione non supera locale delle stesse mura ture costituenti, formate
i due metri non destavano particolare incertez­ da tufi sbozzati di dirnensioni non omogenee.
za ma le murature di maggiore altezza, dotate Le bozze tufacee, apparivano disposte abba­
di aperture e architravi, costituivano apparati stanza ordinatamente su entrambi i paramenti i
tendenti ad incrementare il loro degrado quali, pero, non risultavano sufficientemente
statico. In particolare le piattabande, non piu legati tra di loro (figg. 14- 1 5).
contrastate dalle m u ratu re parzialmente La riduzione della qualita delie malte, a seguito
crollate, rischiavano il collasso come le altre che del degrado derivato dall'invecchiamento e
apparivano gia mutile. Per tali fattispecie sono dalla mancanza di protezioni sommitali, e
stati realizzati interventi di reintegrazione presumibilmente la cau a dei cedirnenti men­
muraria parziale con dispositivi di incatena­ zionati, con discontinuita locali che si diffonde­
mento (reversibili e duraturi) che consentono di vano con fessurazioni ramificate in aree di
riunire in " macroelementi " di maggiore maggiore ampiezza, talvolta riunendosi in un
stab i l i t a i resti in e q u i l ib r i o p recario . sistema di lesioni o emplicemente amplifican­
Naturalmente gli interventi sono stati lirnitati dosi o riducendosi in relazione alle sollecitazioni
alla stretta necessita per non alterare l'irn­ o alia resistenza locale, ma interrompendo i
magine ruderizzata dell' edificio (fig. 1 6). prima di raggiungere la base fondale.

57
- ... . --
--·---�--

_ ___„ _ ___ _
• -...- -„-
·· --
I - -·- -

I ---

.... .

--

o
.- -r-1 "'"71
......, _
- -·

"'""

. .
_ ... """"" """
_ ...,

16. Una delie tavole esecutive degli interventi previsti per San Rocco.

17-19. Alcuni interventi di reintegrazione delie parti


strutturali sulla nava ta destra miranti a rallentame il
naturale degrada: nella fattispecie, la ricomposizio­
ne dell'archetto e di una voltina, a spinta contrastata,
che stabilizza e collega anche le due murature d i
piedritto e l e preserva da infiltrazioni. I paramenti
sconnessi sona stati reintegrati e ricollegati al nucleo
con muratura che riprende i ricorsi originali e la
forma, differenziati per un trattamento superficiale
a bocciarda che consente anche di ridurre la rigidez­
za dell' aspetto nuovo delle pietre di sostituzione.

58
Cautele strutturali per la riduzione def rischio

20: Vista dell'abside dalia navata, con gli interventi gia realizzati, ancora percepibili per il colare piu chiaro,
pruna del trattamento di equilibratura cromatica.

L'ipotesi interpretativa si e dunque orientatata l'angolata a sinistra della facciata era stata
verso una tipologia di dissesti episodici, legati perduta presumibilmente nel decennio della
alla perdita di qualita del legante; di conseguen­ Seconda Guerra mondiale (fig. 2 1 ) .
za, l'intervento realizzato si propone quale Certamente tali mancanze costituiscono una
consolidamento locale nei punti maggiormente riduzione di stabilita rispetto all'organismo
degradati, con l'uso della tecnica dello scuci e originario. Le porzioni piu consistenti delle
cuci, reimpiegando gli stessi elementi tufacei strutture di copertura, a seguito <lei collassi
preesistenti e malta compatibile di buona avvenuti, non gravano piu sugli elementi
qualita meccanica; nelle zone di minor degrada murari verticali che, almeno in alcuni elementi,
sono state realizzate iniezioni di malta inserita risultano possedere sovrabbondanti riserve di
all'interno delle stesse discontinui ta murarie. In sicurezza rispetto ai carichi attuali: in tal senso
corrispondenza di punti di maggiore <lelica tez­ possono rivedersi, ad esempio, i so tegni della
za, per il maggiore impegno strutturale o per la cupola centrale che non devono piu sopportare
presenza di intonaci pregevoli, si e fatto ricorso ne il peso della volta ne la sua naturale azione
sporadicamente, all'inserimento di elementi di spingente; tuttavia, nel comples o, la compagi­
connessione trasversale (diatoni metallici o in ne muraria residua appare indebolita rispetto
fibra sintetica) (figg. 1 7-20). alle condizioni originarie come nel caso delle
rnaniche posteriori del convento che in rnancan­
za delle strutture di orizzontarnento, appaiono
4.2b. San Bonaventura svincola te e feribili rispetto a ollecitazioni
orizzontali. I corpi latera li po teriori risultano
11 convento presenta ancora dimensioni e infatti legati solo da conne ioni rnurarie
caratteri del complesso organismo strutturale all'intersezione <lei setti che tendono a ridurre
originario; risulta pero mancante di alcune parti nel tempo la loro efficacia, presumibilmente
dell' elevazione nelle ali conventuali (porzione modesta fin dall'origine e non coadiuvata dal
posteriore e spigolo anteriore, entrambi sul lato legarne costituito dalle strutture orizzontali.
verso valle) e complessivamente privo delle In effetti, l'ala del convento posta a sinistra della
strutture sia d'orizzontamento intermedia sia facciata, anche per la rnaggiore altezza conse­
delle coperture (cupola e tetti a falda); inoltre guente al livello declive del piano di arnpagna,

59
21. La cartolina degli anni Venti del Novecento restituisce un edificio ancora completo nel volume anche se
campanili, cupola e coperture erano gia perduti. Questa consistenza subisce ulteriori pesanti perdite nel
seconda Dopoguerra .

22. Dallo stesso punto d i vista dell'immagine precedente, una foto scattata prima dell'inizio dei lavori mostra,
attraverso il raffronto, il degrada subito dalia struttura negli ultimi decenni.

60
Cautele strutturali per la riduzione del rischio

ha gia subito crolli ingenti e la parte restante, affidabili; la mancanza dello spigolo a sinistra
collegata al corpo della chiesa, presenta segnali della facciata il cui collasso lasciava scollegati i
fessurativi e d iscontinuita che certamente muri che in esso convenivano.
devono essere riparati e contrastati. Come Agli ambiti di maggiori dimensioni si aggiun­
anticipato, in attesa di eventuali successivi gono quelii puntuali, di secondaria importanza
approfondimenti d ' indagine s ul s istema perche legati all'instabilita di porzioni ridotte di
fondazione-terreno, si e inteso almeno assicura­ muratura, di intonaci o di paramenti intrados­
re la situazione attuale con l'inserimento di sali. A questo proposito si annota che, durante
vincoli aggiuntivi (tiranti metallici) e riparazio­ l'esecuzione sono state individuate le porzioni
ni murarie locali. di mura tura mancante, discriminando le brecce
Non potendo intervenire sul sistema fondazio­ storiche dalle lacune dovute al degrado, su cui
nale nell' ambito e nei limiti di questo finanzia­ operare alcune reintegrazioni necessarie per
mento, si e pero ritenuto rilevante, contempora­ migliorare le condizioni strutturali complessive
neamente alla predisposizione dei presidi, (l'esito di tale operazione, attuata con blocchetti
eliminare o quantomeno ridurre la possibilita di tufo sottosquadro, e illustrata in alcune foto
di infiltrazioni dirette delle acque reflue; in del capi tolo successivo ) .
effetti, le acque meteoriche si raccoglievano Tra l e criticita diffuse sono state affrontate
nell'invaso centrale della chiesa e poi, natural­ quelle relative alia presenza di acque piovane
mente e disordinatamente, si indirizzavano allo non instradate e ristagnanti, alla riduzione della
spigolo posteriore verso valle, presumibilrnen­ sezione al piede delie murature, alla presenza
te trascinando anche le parti fini di uno strato di del fico nella navata che presumibilmente
terreno che, a seguito delle prime risultanze affonda le radici nella cripta .
geotecniche, potrebbe essere costituito, proprio I pilastri centrali, non piu gravati delia copertu­
in queste aree, da terreni di riporto. In effetti la ra ma costituenti il nucleo di maggiore capacita
costruzione e costituita, solo su questo versante, strutturale del complesso, erano stati ridotti
da un parziale livelio sottostante al piano di nelia sezione basamentale (per l' asportazione
navata (nel quale si situa la cripta), in parte del rivestimento litico che li esponeva ad un
agibile e per il resto interrato dai detriti dovuti crescente logoramento), alla necessita di
al crollo della copertura. Per inciso, il pavimen­ riposizionare le parti erratiche (anche per
to della navata sembrerebbe aver ceduto solo rid urne la facilita di asportazione).
nella parte sinistra, in corrispondenza dell' area Nei limiti dell'intervento, che certo non consen­
in cui si e inserita la pianta di fico attualmente tiva azioni di maggiore portata, e nel rispetto
ancora presente. dei caratteri ruderali ormai propri dell'edificio,
Se il crollo delia struttura di copertura centrale sono stati progettati ed eseguiti alcuni consoli­
ha ridotto i carichi verticali e l' azione spingente, damenti accompagnati da ad eguamenti
risulta tuttavia meno efficace il collegamento operativi funzionali: reintegrazioni murarie e
sommitale anche nelia scatola muraria della incatenamenti nella zona posteriore verso valle;
chiesa, sia neli' ampio spazio centrale e presbite­ incatenamenti diffusi neli' ala posteriore verso
riale (altare centrale) sia nelie cappelle minori e monte, intervento di ricoliegamento dello
nelie aree degli spigoli; sulie coperture di spigolo a sinistra della facciata, interventi di
quest'ultime, corrispondenti alia base dei anastilosi e reintegrazione dei piloni centrali,
carnpanili originali, durante i lavori sono convogliamento e irreggimentazione delle
emerse tracce di solette armate realizzate in acque pluviali, riduzione con isolamento dalla
precedenti interventi. muratura della pianta di fico della navata,
In linea generale, si e dunque ritenuto opportu­ ospite pittoresco ma dannoso per il manufatto.
no operare, anche nel Complesso di San Tra le opere realizzate, il sistema di tiranti
Bonaventura, per il raggiungimento di obiettivi metaliici inserito nelle ali conventuali posteriori
minimali, funzionali alla messa in sicurezza dei e il risarcimento della lacuna muraria del
resti murari, tanto da consentirne almeno una cantonale a sinistra delia facciata delia chiesa
parziale agibilita, ricollegandoli ove possibile, assumono certamente la maggiore rilevanza.
riparandone le parti mancanti o fessurate (fig. Essendo la maggior parte degli interventi
22). collocati all'intemo dell' edificio, il risarcimento
In tal senso sono stati individuati i seguenti delia lacuna nello spigolo costituisce, ovvia­
ambiti critici, alcuni particolarmente sensibili in mente, l' opera di maggiore evidenza visiva .
caso di evenienze sismiche: l' ala posteriore Il cantone e stato ricostituito, suturando la
verso valle, gia oggetto di coliassi e con eviden­ lacuna, allo scopo di ricoliegare le mura ture che
ze fessurative che lasciavano presupporre convengono nel diedro verticale perduto. La
l'incipienza di ulteriori dissesti; l' ala posteriore ricostruzione e stata progettata adottando una
verso monte, sostanzialmente integra ma priva mura tura analoga a quella preesistente anche se
di orizzontamenti e connessioni trasversali aggiornata alie attuali tecnologie: si tratta di

61
-.:�'
- CKNl»N'.Sf� �I.A
a --- o ·--
8.ZJ _..,_ a ..... --

e�\-
o - ·-
·
o=
D =----- - �lO - B
I I
o 0 -- I I
I I
E3 =.::=..:. I I
r:­ [I] ._._ ,_ --1 B
\
a­ I

� ==-
\ I

o

A

1
B : - - - -+ B
I I I
I I I
I - - - -\o B
\
, ,

rry -�·
Js
c -�c
c
I

23 . Planimetria degli interventi sul complesso d i San Bonaventura e dettaglio della relativa legenda.

Problematiche attuali
una apparecchiatura di blocchetti di tufo e
- Presenza di elementi murari non connessi;
malta pozzolanica, con pararnento sottosqua­
- Mancanza di parti necessarie alia stabilită degh elementi architettonio;
- D1stacchi di intonaci dai supporto murario;
dro (interno ed esterno) e le opportune 'inden­
- Elementi architettonici degradati e privi di protezione; tature' di connessione con il nucleo di comple­
- Presenza di elementi architettonici erratici da ricollocare;
• Mancanza di pavimentazione e di un adeguato sistema di smaltimento delie acque tamento, realizzato con pezzame di tufo e malta
meteoriche;
• Presenza invasiva di un fico: pozzolanica (figg. 23-26).
- Assenza dl un adeguato contenimento delia terra presente alia base del fico;
- Assenza dl protezioni per i visitatori;
La solidita della nuova muratura e assicurata
- Necessitâ di un percorso di visita.
dalla realizzazione, ogni metro e mezzo, di
Sintesl degli intervenii proposti ricorsi diatoni a doppio strato, estesi all'intero
spessore, per assicurare il collegamento della
- OPERE Dl RESTAURO
li OPERE PER LA
L__J FRUIZIONE muratura di paramento al nucleo. La nuova
Intervenii sugll lntonacl [=:J Parapetti muratura e stata a mmorsata alla preesistente
Intervenii sugi! altari
LJ Stuola biodegradabile
con prese murarie appositamente costituite e
con alcuni tiranti dormienti, una sorta di
Anastllosl
LJ Dlssuasori e catena
radicamenti metallici ancorati, con perforazioni
Intervenii sul pavimento e
convogllamento acque
iniettate, alle mura ture antiche.
Restauro del pavimento
ln cotto
- OPERE Dl
Nel corso dei lavori sono state apportate a lcune
CONSOLIDAMENTO

OPERE SULLA
modifiche nella realizzazione (cfr. par. 5).
Relntegrazlonl
VEGETAZIONE
Trattandosi di una parziale ricostruzione,
[.;-.: ..:·1 Potatura del fico
Barre ln acclalo ad
aderenza mlgllorata
appoggiata alla muratura residua, non sono
Capochiave
state previsti interventi sulle strutture fondali
Puntonclno poiche non si verificano incrementi di carico
Consolldamento
delia volta
rispetto ai valori originari, certamente maggiori
di quelli connessi ad una ricostruzione comun-

62
Cautele strutturali per la riduzione del rischio

___ .„„ .. _ _

... - „-.�·
----·
.. „„ ..••. _
---·-

·t
l

-----;;:; -- -------�
--

- - - - - - ---„
::
--

24. Un'estratto delie tavole esecutive relative ai lavori su San Bonaventura con particolare riguardo
all'intervento progettato per il cantonale, fortemente degradatosi negli ultimi decenni. Nei grafici si individua la
collocazione dello specifico intervento e, mediante i prospetti, si puo valutare la consistenza dell' aggiunta con le
previste arma ture inossidabili di connessione.

25-26. li dettaglio della muratura di nuova realizzazione, in due foto riprese durante l'esecuzione, mette in
evidenza la tessitura regalare che, da vicino, consente una chiara d istinzione rispetto alia muratura originale,
nonostante sia costituita dallo stesso materiale, mentre, in una vista complessiva, permette di ricucire le linee
architettoniche essenziali dell'edificio. L'omogeneita del materiale, con il naturale invecchiamento, dovrebbe
nel tempo consentire una piena compatibili ta e portare ad una sem pre maggiore omogenei ta dell' aspetto.

63
qu limitata ri petto alle originarie dimension i stesse murature; l'al tra serie costituita da funi
dei muri. 11 vantaggio struttu rale di tale opera da predi sporre all' esterno dello spessore
con i te inv ce nel ri tabilimen to della perd uta murario e collegate ai muri con capochiave
c01u1e ion angolare e quindi in w1 recupera di visibili (massima reversibilita ) . Nella fase
preced nti livelli di sicu rezza che si erano esecu tiva sono stati adottati solo i tiranti esterni
ridotti a seguito del crollo. alle murature, possibilmente in posizioni di
11 sistema di tiranti introdotti nelle ali conven­ minimo impatto, ma sempre visibili, manuteni­
tuali sono di tipo pa ivo, ovvero non alterano il bili e rimovibili se necessario.
comportamento iniziale delle membra ture Con tali funi sono state realizzate le tirantature
murarie ma sono in grado d 'intervenire a dell'ala a monte del convento (a destra guar­
seguito di deformazioni o movimenti sensibili, dando la facciata) che costituiscono una sorta di
dovuti a intensificazioni degli assestamenti (ad puntellamento delle zone centrali delle pareti di
esempio quelli dell'ala semidiruta a meridione) facciata, molto feribili, e consentiranno di
o a eventuali sollecitazioni sismiche (figg. 27- abbattere notevolmente il rischio nei confronti
34) . delle azioni sismiche.
Sono state progettate due tipologie di tiranti, Si tratta di un dispositivo composto da un
tutti realizzati in acciaio zincato: una serie, doppio sistema di contraffissi e tiranti ( uniti
caratterizzata dal minimo impatto visivo, da reciprocamente) che rimanda le azioni orizzon­
inserire nei setti murari in perfori, iniettati con tali verso i setti di controventamento con
malte compatibili, eseguiti nello spessore delle comportamento unilaterale doppio: le azioni

27-30. Alcune i n_1-ma �ini delle ali conventuali retrostanti la chiesa, precedenti agli interventi, che evidenziano
una struttura pnva d1 coperture e solai intermedi, con mura ture che hanno gia subita delie riduzioni per via d i
manomissioni e crolli.

64
Cautele strutturali per la riduzione del rischio

31-33 . Immagini successive agli interventi: le opere sono limitate ad un miglioramento delle connessioni, nelle
zone di maggiore rischio, con inserimento di elementi metallici, reversibili e durevoli per effetto della zinca tura,
visibili quasi solo dall'interno degli ambienti in modo da non interferire con l'immagine comple siva del
manufatto.

prodotte dalie due pareti parallele che tendes­ chiave e, per compressione, dai contraffissi). In
sero a ribaltare, contemporaneamente, verso tal modo e stato possibile ridurre l'invadenza
l' esterno sarebbero trasrnesse dal sistema di visiva dei dispositivi, localizzati solo all'interno
tiranti addossato alla parete prospiciente verso dei vani, non interferendo con l'irnmagine
la corte; alla tendenza opposta, pareti ribaltanti esterna dell'edificio (figg. 35-37).
verso l'estemo, si opporrebbe invece il disposi­
tivo addossato al retro della facciata (le funi
saranno sollecitate sempre e solo a trazione e le
forze saranno trasmesse direttamente dai capo

65
PARETE EST PARETE NORO
""" ' -

CUNEO PARETE UBERA CANTONALE

' 19 399 153

CANTONALE

R
u•
-
�v.O,lSO
-

- CJ --
n n
-
l'Glo
. ... .0.10.

�- .l'l' r:;:.J
PARETE EST

PARETE LIBERA A
2JA

PARETE LIBERA B
551

•52

409

360

404

PARETE NORD

I
34. Gli schemi superiori rappresentano, in pian ta, la d istribuzione dei tiranti metallici e i risultati delle verifiche
all'eventuale ribaltamento delle porzioni di facciata prive di muri trasversali ( individuate nei d ue prospetti)
nell'ipotesi, cogente, di una incapacita di connessione con le pareti trasversali residue. I tiranti hanno una
d istribuzione tale da scaricare sui setti perpendicolari alla facciata le forze necessarie alla stabilizzazione delle
pareti longitudinali, in entrambi i versi ipotizzabili per l ' azione sismica o del vento. Le accelerazioni necessarie
per l'innesco dei meccanismi, dopo la posa in opera dei d ispositivi, subiscono significativi incrementi mentre le
forze agenti, ricondotte ai setti trasversali, appaiono relativamente modeste e sopportabili.

66
Cautele strutturali per la riduzione del rischio

B,

I= �' -� ·�
-, .
'
BnH----_,,..„
I
I
I
I

[
- U - - - -

I
r-:'. ,
i/ - - - - - - - : - - - - - -

I �
c::if:::=": .:
�•B K:ll!• 1 5 Sezlono A·-�

- - - - -·� _·: _ _ _ _ _ _
Pattlcolllri � 8 � 1 10

35-37. Le fotografie raffigurano una <lei capo chiave visti dall'interno; a destra sona riportati alcuni dettagli
tipici: si noti che essi possono funzionare da normali capo chiave trattenuti dai tirante trasversale oppure da
contraffissi che agiscono sulla parete armandola a trave. Con tale duplice funzionalita, a seconda del verso
dell'azione sollecitante, producono comunque un'azione di vincolo intermedia sulle pareti riportando le forze
sui setti trasversali.

4.3. Interventi sulla rupe mente necessari al mantenimento delia status


quo, ovvero deli'immagine complessiva a cui il
La definizione degli interventi per il fronte sito e pervenuto, limitando le modifiche ad
rupestre, con la sua estensione variegata, le operazioni giudicate strettamente necessarie,
notevoli quote di dislivelio e le diverse situazioni evitando di introdurre elementi innovativi se
che lo caratterizzano per materiali, consistenza e non quelli utili al corretto drenaggio delie acque
forma, e stata certamente molto onerosa, soprat­ reflue e alia p rotezione e al risanamento delie
tutto per perseguire l' obiettivo di manteneme mura ture e delie relative basi fondali.
sostanzialmente l' aspetto iniziale. Nonostante l'a ttenzione e la cura delie fasi
Dopo l a r i d u z i o n e d e l l a v eg e t a z i o n e e iniziali, la riduzione delia vegetazione e i rilievi
l' esecuzione del rilievo geometrico delia rupe, si successivi, ulteriori approfondimenti locali sono
e proceduto con lo studio, in parallelo sui disegni stati necessari in seguito, durante i lavori stessi.
di rilievo e sul posto, delie superfici visibili delia In effetti, per alcune porzioni, solo durante
rupe e degli speroni e clei resti murari abbarbica­ l' esecuzione si e evidenziata la forte intrusivita
ti su di esse, in relazione ali' analisi geologica e degli impianti radicali che tendevano a minare la
vegetazionale. Dopo diversi controlli delle compattezza e solidita delie rocce tufacee le
ipotesi stabilite successivamente alia liberazione, quali, a laro volta, sopportano le murature
verifiche necessarie per la difficolta di schema­ perimetrali residue e le relative fondazioni.
tizzare le complesse condizioni geometriche e Di fatto le criticita hanno riguardato la rupe
strutturali, sono stati definiti gli interventi poi quale elemento naturale (soggetta al suo natura­
realizzati: operazioni ritenute compatibili con gli le seppur lento disfacimento, accelerato in alcuni
assunti precedentemente ricordati e sostanzial- casi e ralientato in altri delia vegetazione,

67
posta agli venti m tereologici ) e le murature Gli interventi di stabilizzazione sono stati
ad a appoggiate. generalmente circoscritti alie opere tipiche
I tufi sono di natura non particolar mente tenace e deli'ingegneria naturalistica e compatibili con le
re i tente, spesso manifestano comportamenti esigenze delia Riserva, finalizzate alia sistema­
gelivi e la tendenza a fratturarsi e sfaldarsi con zione delio strato superficiale del suolo, per
distacchi di piccoli e grandi volumi. Da una parte ottimizzare il drenaggio delie acque meteoriche.
la roccia diviene, nelie discontinuita, ricettacolo Interventi di maggiore impegno sono stati
di terra e vegetali, dali' altra le radici tendono ad eseguiti invece solo per la stabilizzazione d i
ampliare le fratture le quali costituiscono ulterio­ quelie porzioni rocciose, aggettanti e fratturate,
re facilitazio ne alia penetraz ione deli' acqua con i che costituivano un rischio significativo che
conseguenti fenomeni disgregativi. avrebbe ridotto l' accessibilita ai luoghi.
Per interrompere il replicarsi di tale meccanismo In tali casi, di maggiore profondita deli'interven­
di degrada, sono stati progettati interventi d i to, si e fatto ricorso a consolidamenti locali
riduzione delia vegetazione, che devono essere ottenuti con un numero limitato di tiranti
seguiti dal successivo controlio nel tempo delia metallici inseriti nel vivo delia roccia, con
sua ricrescita, e interventi di consolidamento iniezioni nelie fratture minori e con suture d i
delia rupe eseguiti con tecnologie naturalistiche mura ture tradizionali. Altrove, in corrisponden­
(preferite ove efficaci) affiancate da tecniche di za di alcuni picchi tufacei aggettanti o fratturati,
maggiore funzionalita strutturale, quali suture la cui stabilizzazione avrebbe richiesto operazio­
di discontinuita (mediante iniezioni e muratura ni troppo complesse, economicamente non
di integrazione) e rinsaldamento dei profili e dei sostenibili, si e fatto ricorso al disgaggio parziale
costoni mediante l'inserimento di elementi (figg. 38-4 1 ) .
metallici. L a distribuzione di tali interventi e sostanzial-

38-39. Due immagini di una porzione muraria piuttosto consistente, soggetta a spinta del terreno, che e stata oggetto
di incatenamento trasversale con alcuni tiranti ancorati nel terreno retrostante e reintegrazioni con scuci e cuci.

��
40 �41. A sini�tra un' a � che ren� � conto delia complessita di una lavorazione logisticamente disagevole in
.
CUl sono stah adottah d1vers1 mtervenh m funz1one delie necessita e possibilita di stabilizzazione e conservazione
deli'immagine complessiva delia rupe naturale e antropizzata; a destra l'inserimento di una barra in acciaio.

68
Cautele strutturali per la riduzione del rischio

mente descritta nelie tavole di progetto poiche del collasso parziale delio scoglio tufaceo su cui
sono stati disposti solo modesti adattamenti poggiavano in origine;
nelia cantierizzazione delie opere (figg. 42-45). • crolli parziali dovuti alle cause precedente­
Riguardo alle murature, nel tratto oggetto mente elencate.
dell'intervento (dall 'acquedotto alla porta Nelia realizzazione del progetto, di conseguenza,
Cretella), e stata verificata la presenza di nume­ sono stati eseguiti interventi localizzati con
rosi setti murari, residui di costruzioni di mag­ l' obiettivo di ristabilire opportuni coefficienti di
giore dimensione ma attualrnente di ampiezza sicurezza operando al rinforzo del sistema
limitata. Si evidenziavano, tuttavia, diversi fondale e delia saldezza del corpo murario;
ordini di problematiche su cui intervenire. parametri spesso ridotti proprio per l'erosione e
In genere, le criticita riscontrate oltre il degrado il degrado causato dagli agenti biologici (soprat­
superficiale e diffuso degli elementi lapidei e dei tutto impianti radicali da rimuovere), atmosferici
giunti di malta, possono essere sintetizzate nelie e dal dilavamento delie acque.
seguenti tipologie: Gli interventi sono costituiti, in maggioranza, da
• presenza di discontinuita del paramento reintegrazioni del masso fondale e delia muratu­
(lacune e lesioni); ra in elevato, dal restauro dei paramenti e da
• mancanza e impoverimento dei nudei opere di drenaggio e protezione dalie acque; in
murari conseguente al distacco di porzioni di particolare sono stati riassestati i giunti di malta e
paramento e all'azione dirompente degli ricostruite le protezioni sommitali; contempora­
apparati radicali; neamente e stato predisposto un sistema di
• mancanza di protezione sommitale; raccolta ed evacuazione controllata delie acque

scalzamento delie imposte fondali a seguito meteoriche.

·. \ , „
-·�- J

--·�-„.„-.-. ..... - ...,_....... _ . „ . -


I ' ,

...-. .� ·. „ - ... „..... --'"" ---···· ·- __ „_ _�„---·-�- _... .„_•. -

--

---- =----

,
. • r
'/ I <'
t1 II

:/ l
"

:"·-...:-
.... _ . „_
-·--
·";"--

_ __ ._. :.-- -
-·-·-
. . -­
--·-
i

_ _ ____ ,.

diverse critici ta
42. Un estratto da una delie tavole esecutive per gli interventi sul costone da cui emergono le
affrontate: logistiche, di stabilita , di restauro dei manufa tti antropici, di protezione delia rupe.

69
43-44. Due porzioni del fronte rupaceo con resti delie antiche mura che costituivano la cinta e messi i n crisi d a
crolli, cedimenti della base rocciosa, degrada della muratura stessa per effetto dell'aggressivita della
vegetazione e degli agenti atmosferici. Porzioni particolarmente rilevanti perche appaiono in v ista ai visitatori
appena giungono in prossimita delia citta. In tali casi sono stati progettati interventi d i stabilizzazione e
consolidamento delle murature e del pendio adottando strategie di modellazione per il d renaggio e l 'adozione
di dispositivi d'ingegneria naturalistica.

()
()
()
()
()

!/-:::·�···-··-�:': ;

J:.·:�
..---�· ···
-··-··c-:··j
J
)
r-·- o.-·--- - - ­
--- --- o o:- - - - · ­
•--·- • •a -

--

TRATIO S

DEGRAOO_T1•1W 5 INTEAVENTO

_ ,__
_______, __ =----�
b-
_

....
==
....
,,,_., _
_ __._I .• :::- ---·-·- --j-·-·-

_____ __ _, _

1---­
--
:.-== -;-·----

45. Il tratto di rupe, oggetto della tavola, presentava criticita legate soprattutto alla presenza d i rocce talvolta
aggettanti, fratturate, aggredite dagli impianti radicali e sormontate d a resti murari, in una condizione logistica
d i notevole difficolta per la quale si e dovuto agire con grandi cautele per la sicurezza <lei lavoratori che hanno
realizzato opere di ablazione o di stabi lizzazione a seconda delle specifiche condizioni.

70
Cautele strutturali per la riduzione def rischio

A scopo cautelativo, in alcune situazioni, sono punti saldi, che in fase esecutiva si e potuta
stati inseriti tiranti metallici ancorati in profondi­ evitare.
ta, in corrispondenza a dissimulati capo chiave, Riguardo alle zone di pendio caratterizzate dalia
disposti per assicurare le murature; si tratta di presenza di materiale di riporto, talvolta anche
alcuni setti di maggiore consistenza dimensiona­ spingente sulle murature superstiti, e stata
le per le quali e stato necessario considerare condotta un' azione di liveliamento e sistemazio­
l'azione spingente sul paramento contro terra, ne con costipazione del terreno, finalizzata a
generata da terre di riporto e riempimenti di favorire la defluizione delie acque reflue e la
originarie cavita presenti, amplificata da acque stabilizzazione, secondo angoli inferiori a quelli
reflue non drenate. d'attrito interno, delie masse terrose. Nei casi di
Il drenaggio e stato particolarmente curato per maggiore pendenza sono stati posti in opera
proteggere le strutture antropiche ma anche la alcuni presidi tipici deli'ingegneria naturalistica
stessa rupe naturale: a tale scopo sono stati (reti metalliche) miranti a realizzare coltri
formati percorsi preferenziali per il deflusso delie vegetali di stabilizzazione superficiale del
acque verso valle, con cunette superficiali o tubi terreno che nascondono gli stessi dispositivi
drenanti interrati, sempre con attenzione partico­ introdotti (figg. 46-49).
lare all'esito formale deli' intervento.
Nonostante il diradamento delia vegetazione, si
e evitata ove possibile, l'eliminazione di specie
arboree ormai insediate, eventualmente ricorren­ Professore associato di Restauro Architettonico -
do ad una riduzione controliata delie chiome. Per Consolidamento presso Sapienza Universita di
alcune alberature, al fine di evitare l'abbat­ Roma - Facolta di Architettura. Progettista in R.T.P.
timento, era stata prevista anche la realizzazione nell'ambito del progetto e Direttore operativo per le
di tutori, costituiti da tiranti metallici ancorati in opere di consolidamento.

46-49. Uno dei criteri d'intervento e incentrato sulla modellazione superficiale de�a ru pe �er
:
ot ener�, con piccole
· gliamento delie acque,. al fine d1 evitare 1 ultenore degrada
·
modificaz1oru, un efficace s1stema d'i drenagoio0- e convo . . �
cop�rte da �anto
.
� � �
·

? ti baz1 ru
del pendio dovuto al ruscellamento naturale. A tale scopo sono state pred1s� .
pendii terros1 e tata
· ·
terroso o cunette in superfic1e · · ul a te nell' and amen to de1 fronte· La stabilita d1 alcuru
d1ssim .

·
moltre
·
'. · ne di· maglie d' accia10
garantita con la d 1spos121o
· · ·
zinca to, ancorate in sommita e copert dalia vegetaz10ne
erbacea.

71
5. II cantiere, p rescrizioni e attenzioni esecutive
Anelinda Di Muzio·

5.1. Premessa Un a l tro aspetto d a considera re e che


l'organizzazione del cantiere e l' andamento
L'aliestirnento del cantiere ali' interno delia delie lavorazioni sulie varie aree delia riserva
Riserva Naturale Regionale di Monterano ha oggetto deli' appalto, hanno tenuto conto dei cicli
richiesto molta attenzione per non interferire naturali della riserva stessa . Ad esempio
violentemente con la natura, per rispettare il ali'interno deli'area delia chiesa e del convento
costruito architettonico ruderizzato presente e di San Bonaventura ad Aprile-Maggio si verifica
lasciare sempre aperta e visitabile l'area. Inoltre, una nidificazione di specie ornitiche (in partico­
dato che le zone d'intervento, oggetto dei lavori lare la ghiandaia marina, uccelio migratore) che
progettati, erano tra loro piuttosto distanti, e ha orientato a spostare l'intervento previsto su
stato necessario aliestire, di volta in volta, il quelia zona, ad un periodo diverso in modo da
cantiere in prossimitâ del luogo ove si stava non turbare, salvaguardandolo, il processo
lavorando: cio ha comportato lo spostamento naturale di nidificazione.
delie baracche di cantiere utilizzate dagli operai
come spogliatoio e come deposito di attrezzatu­
re e materiali. In particolare quando si e interve­ 5.2. Chiesa d i San Rocco
nuti sui ruderi delia chiesetta di San Rocco, le
baracche in lamiera sono state montate nelia Le condizioni delia chiesetta di San Rocco
parte retrostante vicino l' abside in modo da richiedevano un intervento urgente di consoli­
essere poco visibili ai visitatori, mentre per gli damento e restaura. Le prime operazioni
interventi su San Bonaventura e le Mura, e stata effettuate hanno riguardato l'intervento sulla
trovata un' area nascosta dalia vegetazione, parete sinistra deli' abside consistente nelia
lateralmente al convento stesso. creazione di una punteliatura di sostegno e nel
Per realizzare l'intervento sulle mura, e stato successivo consolidamento con iniezioni armate
necessario lo spianamento di alcuni accumuli di delia struttura muraria che presentava fessura­
terra posti alia base del costone tufaceo; in tal zioni probabilmente dovute ali'invecchiamento
modo si otteneva un'adeguata viabilitâ di delie malte. Le fratturazioni sono state stuccate
cantiere che consentisse l' avvicinamento sia ai con malta compatibile mentre le parti mancanti
costoni tufacei sia alle murature e che fosse di muratura, localizzate nelia zona frontale
percorribile in sicurezza dalle maestranze. sinistra deli' abside (figg. 1 -3) ma anche nelie
Percorsi che al termine delie lavorazioni sono parti retrostanti (figg. 4-5), sono state reintegrate
stati eliminati, riconfigurando il pendio, per con pezzame di tufo di recupera.
evitare che fossero confusi dai visitatori con gli Quest'ultirna scelta ha consentito di riutilizzare
itinerari a loro dedicati per la visita delia Riserva. il materiale presente in prossirnitâ delia chiesa e
Nel corso dei lavori, l'andamento del cantiere e ha comportato un grande risparmio economico e
stato progettato e modulato sempre in relazione una notevole compatibilitâ, dal punto di vista
alie esigenze di visita dei fruitori delia riserva e fisico, chimico, meccanico ed estetico, con la
dei lavoratori, in modo da consentire che le preesistenza.
lavorazioni potessero essere svolte nelia massi­ Si e operata pertanto una variante rispetto al
ma sicurezza. A tal proposito e stato necessario progetto nel quale si era previsto di utilizzare,
intervenire con lavorazioni aggiuntive proprio per le reintegrazioni, i blocchetti di tufo squadra­
per mettere in sicurezza, in alcuni punti, vicini ti che fossero anche, una volta apparecchiati,
alia chiesa di San Rocco, la viabilitâ del cantiere. perfettamente distinguibili rispetto alia muratu­
Infatti la presenza, lungo il percorso di accesso ra antica. Comunque, prima di procedere con le
ali' area, di tratti murari in condizioni di stabilita reintegrazioni, sono state fatte alcune prove per
precaria, ha reso necessari alcuni interventi di ricercare un colore corretto delia malta di alietta­
reintegrazione di parti mancanti delie murature mento, in modo tale che non risultasse troppo
proprio per garantire la sicurezza delie mae­ chiara rispetto a quelia antica, e un trattamento
stranze impegnate nelie lavorazioni. superficiale del tufo affinche fosse immediata-

72
II cantiere, prescrizioni e attenzioni esecutive

1 . Chiesa di San Rocco: veduta generale verso ! 'abside, ante operam

2. Chiesa di San Rocco: muro a sinistra dell'abside, 3. Chie a di San Ro co: muro a sinistra dell'ab ide,
lesioni e mancanze, ante operam post operam

73
4. Chiesa di San Rocco: muro a destra dell'abside, 5. Chiesa d i San Rocco: muro a destra dell' abside, lato
la to esterno, an te operam esterno, dettaglio della reintegrazione post operam

mente distinguibile ad una visione ravvicinata. 5.3. Chiesa e Convento d i San Bonaventura
Poiche la malta, nonostante le prove, dopo la
posa, risultava comunque chiara, si e deciso di Dopo aver ultimato gli interventi nelia chiesetta
procedere con una velatura per scurirla e unifor­ di San Rocco, il cantiere si e spostato a San
marla al resto delia muratura mentre la superfi­ Bonaventura per dare l' avvio alle lavorazioni
cie del pezzame di tufo e stata 'picchiettata' per previste dal progetto esecutivo. Come prima
renderla distinguibile (figg. 6-8). Neli'ambito cosa si e intervenuti con il consolidamento delia
delie reintegrazioni murarie si e lavorato per volta posizionata sulla sinistra deli' entrata,
proteggere le creste dei muri affinche si conser­ inserendo i tiranti nelia parte estradossale, con la
vasse meglio il muro sottostante (fig. 9). stuccatura delie lesioni ali'intradosso, dopo
Un altro intervento importante eseguito ha l'accurata pulitura, e con le iniezioni di materiale
riguardato la stuccatura delie lesioni presenti, consolidante ali'estradosso delia volta stessa.
mediante malta compatibile e la ricostruzione Una lavorazione importante ha riguardato
delia volta mancante a destra deli' abside. l' angolata sinistra estema: si e deciso di costruir­
In questo caso, in particolare, si sono seguite le la con una muratura piena di blocchi di tufo
indicazioni del progetto esecutivo con la creazio­ squadrati e non, come previsto in progetto, di
ne di una cassaforma in legno che consentisse di realizzare due cortine esterne che racchiudono,
ricostruire la muratura mancante, riconfiguran­ al loro interno, un nucleo intermedio. Tale scelta
do la volta sopra la bucatura e ricreando in tal e stata poi applicata anche nelie reintegrazioni
modo il coliegamento murario andato perduto degli stipiti di alcuni vani posti a sinistra delia
col crolio (figg. 10-1 1 ) . Inoltre, la volta e stata chiesa, che presentavano mancanze di grandi
opportunamente armata con l'inserimento di dimensioni le quali, se non reintegrate, potevano
barre metalliche d'irrigidimento. Infine, pur non pregiudicare la stabilita delie strutture murarie
essendo previsto in progetto, si e intervenuti su sovrastanti (figg. 1 3-14).
una parte degli intonaci delia chiesa che presen­ Relativamente alia reintegrazione delia mancan­
tavano distacchi localizzati. Si sono effettuate za angolare sinistra di facciata, si poteva eseguire
iniezioni di materiale consolidante compatibile o con blocchi squadrati o con pezzame di tufo: si
nelie parti che presentavano i maggiori distacchi, e convenuto di realizzarla con blocchetti squa­
sul resto delia superficie deli'intonaco sono stati drati di tufo e malta pozzolanica (figg. 15-17).
stuccati i bordi per impedire le dannose infiltra­ Tale intervento e stato non soltanto un'opera
zioni d' acqua (fig. 1 2). strutturale necessaria a legare i muri 'liberi' delia

74
Il cantiere, prescrizioni e attenzioni esecutive

6. Chiesa di San Rocco: muro a sinistra dell'abside, 7. Chiesa di San Rocco: muro a sinistra dell'abside I

veduta del lato esterno, ante operam


veduta del lato estemo durante i lavori

chiesa, ma anche una riconfigurazione architet­


tonica di questa parte mutila delia facciata . La
ricostruzione muraria e stata arnrn orsata alia
struttura preesistente con prese murarie e con
alcuni tiranti in acciaio, ancorati, mediante
perforazioni iniettate, alie murature antiche. Si
sono inoltre ricreate le modanature mancanti in
forme semplificate e sempre in mura tura di tufo
in modo da evitare che l'introduzione di ulteriori
materiali potesse creare confusione di lettura
deli'apparato architettonico (figg. 1 8- 1 9). Infine
nel condurre la ricostruzione si e preso come
esempio il lato opposto, rispetto a quelio
deli'angolata mancante, in modo da avere
alcune indicazioni in merita alia posizione delie
buca ture e alie altezze parziali e complessive.
Il risul tato e stato un intervento di reintegrazione
che presenta un linguaggio unitario nelia scelta
clei materiali e cio aiuta a rendere ben distingui­
bile e leggibile cio che si e aggiunto, necessario,
come accennato, da un pun to di vi ta statica ma
anche per avere una reintegrazione formale che
spesso aiuta, se modulata sui criteri prudenziali
del restauro, a definire forme e partiture altri­
menti perse per sempre. In generale la situazione
in cui trovava la chiesa di San Bonaventura,
priva delia copertura, non era definibile o
ascrivibile alia stato di rudere poiche essa
presentava ancora una quantita notevole di
8. Chiesa di San Rocco: muro a sinistra dell' abside, alzati che ne definiscono la configurazione
veduta del lato estemo, post operam geometrica perimetrale. Risultavano pero

75
9. Chiesa di San Rocco: revisione e reintegrazione delle creste murarie durante i lavori

10. Chiesa di San Rocco: cappella ad est, monofora, 11. Chiesa di San Rocco: cappella ad est, monofora,
veduta ante operam veduta post operam

76
II can tiere, prescrizioni e attenzioni esecutive

12. Chiesa di San Rocco: muro a destra dell'abside, 13 . Convento di San Bonaventura: mancanza nella
lato interno durante le lavorazioni sull'intonaco muratura, ante operam

necessari alcuni interventi finalizzati all' adegua­


mento sismico; tra questi vi e stato l'inserimento,
come previsto in progetto, di alcuni tiranti in
acciaio di tipo passivo per ancorare i tratti
murari, p rivi di orizzontamento, delle ali
posteriori del convento verso valle e verso monte
(figg. 20-21). Alcuni di questi tiranti sono stati
realizzati con funi in acciaio zincato riducendo
pertanto al minimo l'invasivita visiva.
Un'altra lavorazione importante ha riguardato
la ricollocazione di tutti gli elementi erratici in
pietra presenti nell' area della chiesa (fig. 22). In
fase di progetto essi erano stati accuratarnente
studiati e rilevati e si era ipotizzata una loro
ricollocazione nelle sedi di provenienza con la
reintegrazione delle parti mancanti mediante
muratura in pietrame rivestita da un intonaco di
finitura 'sbruffato' che nel colore si avvicinasse
alle crom.ie della pietra presente nei basamenti
delle lesene dell' aula.
In fase di realizzazione, tutti gli elementi archi­
tettonici adagiati sul terreno sono stati ricollocati
nelle sedi di appartenenza riducendo cosi la
facilita di asportazione e l' allontanamento dal
sito, mentre l'integrita strutturale e l'irnmagine
dei piloni stessi e stata ottenuta utilizzando una
muratura in blocchetti squadrati di tufo e malta
pozzolanica, con la riproposizione, sempre in
tufo, delle modanature mancanti (figg. 23-26).
Sulle parti basamentali dei piloni, oltre alle 14 . Convento di San Bonaventura: reintegrazione
necessarie reintegrazioni, si e anche intervenuti delia mura tura, post operam

77
15. Chiesa e Convento di San Bonaventura: veduta generale esterna prima dei lavori

16. Chiesa e Convento di San Bonaventura: veduta del prospetto principale dopa i lavori

78
IZ cantiere, prescrizioni e attenzioni esecutive

17. Chiesa e Convento di San Bonaventura: dettaglio del prospetto principale dopa i !avari

18. Chiesa e Convento di San Bonaventura: prospetto 19. Chiesa e Convento di San Bonaventura: pro petto
laterale, particolare della mancanza muraria nel lato laterale, particolare della reintegrazione muraria nel
sinistro, veduta an te operam lato sinistro, ved uta post operam

79
con la pulitura mediante acqua e spazzole
morbide.
Altrettanto importante e stato poi l'intervento
sugli altari che versavano in uno stato di degra­
da avanzato: si e consolidato il materiale sciolto
presente nelia parte superiore, si sono reintegra­
te con muratura in mattoni le mancanze e sono
state eseguite con malta le bordature dei lacerti
d 'intonaco esistenti.
Sempre all'interno deli'aula delia Chiesa, era
previsto, in progetto, un intervento di conteni­
mento deli' albero di fico. Dopo aver escluso
tassativamente la rimozione deli'albero cresciu­
to ali'interno dell'aula, data l'importanza che
rivestiva neli'immaginario, poiche reso famoso
dalie scene del film "li marchese del grillo"
20. Convento di San Bonaventura: ala posteriore, (Mario Monicelli, 1981) girato ali'interno delia
dettaglio dei tiranti post operam chiesa, nel progetto si era proposta un intervento
di potatura e di contenimento delia terra e dei
detriti presenti sotto l' albero. Pertanto durante i
lavori e stata creata in opera una recinzione con
paletti di castagno di forma semicircolare,
montati verticalmente e coliegati da altrettanti
paletti posti orizzontalmente in modo da conte­
nere la terra deli' albero ed evitare che si creasse­
ro smottamenti e conseguenti cumuli sopra i
resti del pavimento in cotto (figg. 27-28).
A tale proposito, rispetto al progetto, e stata
operata una variante relativamente alia sistema­
zione del piano pavimentale. Esso presentava
alcune parti in cotto con una grande mancanza
in prossimita deli'ingresso all'aula, altre dove
erano ben visibili le tracce di allettamento delie
mattonelie definitivamente andate perse. Nel
progetto si era previsto di restaurare il pavimen­
to per poi coprirlo con uno strato di tessuto-non
tessuto e sopra di ghiaietto che consentisse di
21. Convento di San Bonaventura: ala posteriore,
camminarvi ma che costituisse anche uno strato
veduta dei capochiavi post operam
di sacrificio del pavimento antico e dell'alletta­
mento ancora visibile. In fase d' esecuzione,
invece, si e ritenuto piu corretto restaurare il
pavimento in cotto, reintegrando le mancanze
piu grandi con pianelle delio stesso materiale
fatto a mano (fig. 29) e le lacune di dimensioni
inferiori con stuccature, consolidando la malta d i
allettamento con le impronte delle pianelie. I l
resto d e l piano pavimentale, che presentava
terra mista a sassi, e stato costipato e spianato
con un massettino di cementa grigio e gretoni di
pozzolana (fig. 30).
Estrema cura e stata posta nel rivedere le pen­
denze e convogliare l' acqua piovana verso la
parte centrale deli' abside dove, la creazione di
un pozzetto con drenaggio in pietrame e il
posizionamento di un tubo di raccolta sottostan­
te, consente l' aliontanamento deli' acqua nella
parte retrostante verso il giardino del convento.
Per completare gli interventi di conservazione
22. Chiesa di San Bonaventura: elementi architettoni­ dell' aula delia chiesa si e intervenuti anche con
ci presenti sul piano pavimentale prima dei lavori una revisione accurata delie creste murarie e

80
li cantiere, prescrizioni e attenzioni esecutive

23. Chiesa di San Bonaventura: dettaglio del pilone a 24. Chiesa di San Bonaventura: dettaglio de! pilone a
destra dell'ingresso ante operam destra dell'ingresso post operam

25. Chiesa di San Bonaventura: dettaglio del pilone a 26. Chiesa di San Bonaventura: dettaglio del pilone a
sinistra dell'ingresso ante operam sinistra dell'ingresso post operam

27. Chiesa di San Bonaventura: albero di fico, veduta 28. Chiesa di San Bonaventura: albero di fico, veduta
ante operam post operam

81
29. Chiesa di San Bonaventura: dettaglio delia reinte­ 30. Chiesa di San Bonaventura: veduta generale del
grazione del pavimento in cotto durante i lavori livelio pavimentale post operam

31. Convento di San Bonaventura: parapetti in ferro 32. Convento di San Bonaventura: protezioni in legno
posti a protezione delie aperture di alcuni ambienti lungo il percorso verso il giardino

delie parti alte di intonaci e stucchi ancora in situ 5.4. Cinta muraria e rupi
che presentavano numerosi distacchi localizzati.
Nelia chiesa e nel convento di San Bonaventura, Gli interventi sui tratti murari hanno seguito in
come in altre parti delia riserva, la conservazione gran parte le indicazioni di progetto a meno di
delia materia antica e stata condotta in stretta alcune piccole varianti ritenute necessarie in
relazione con gli aspetti delia fruizione essendo corso d' opera.
il luogo aperto ai visitatori che possono aggirarsi Entrando nel merito, per quanto riguarda il
liberamente pressoche in ogni area. Pertanto primo tratto si e proceduto con l' abbattimento
garantire la loro sicurezza e doveroso oltreche deli' albero di fico che pregiudicava la stabilita
richiesto espressamente neli'incarico affidatoci . delia mura tura sulla quale si era radicato e con la
A tal fine sono stati inseriti alcuni parapetti in reintegrazione delia stessa utilizzando pezzame
ferro a protezione delie aperture del convento di pietra, recuperato da cumuli presenti nelia
(fig. 3 1 ) e una recinzione realizzata in pali di riserva, e malta idraulica per l' aliettamento.
legno di castagno (fig. 32), con un disegno Anche in questo caso l'utilizzo delie pietre
analogo a quelio presente in altri parapetti delia esistenti non solo ha consentito un abbattimento
riserva, a protezione del percorso del convento dei costi di trasporto del materiale ma anche una
verso il giardino. Si e cercato pertanto, con questi parziale pulizia di aree dove le pietre risultavano
interventi minimi e puntuali di conciliare la accumulate a seguito di crolli avvenuti nel corso
conservazione con la fruizione neli' assoluto del tempo.
rispetto delie preesistenze architettoniche e delia Sempre nel primo tratto murario si e intervenuti
vegetazione arborea e arbustiva p resente, con la creazione di una cunetta in tufo, seguendo
favorendo la visita in sicurezza. le indicazioni di progetto, per la regimentazione
delie acque e per evitare pericolosi ristagni sui
costoni e sulle murature (figg. 33-34). Diverso

82
Il cantiere, prescrizioni e attenzioni esecutive

33. Tratto murario 1: veduta generale ante operam 34. Tratto murario 1: veduta generale post operam

35. Acquedotto: seconda pilone ante operam 36. Acquedotto: seconda piJone post operam

dal progetto e stato, invece, l 'intervento sul ne in muratura e intonaco 'sbruffato', cosi da
costone tufaceo: infatti in alternativa alia cordo­ uniformarsi esteticamente al costone circostante,
natata viva e alia geostuoia si e deciso di apporre per la parte basamentale e muratura di tufo per
una rete metallica ancorata alie estrernita supe­ le parti piu alte (figg. 35-36). In tal modo si e
riore ed inferiore, che svolgesse la funzione di ricostituita una struttura basamentale parzial­
contenirnento delie strutture tufacee. mente compromessa dagli agenti di degrado e
L'operazione e stata preceduta da un diserbo e dalia creazione, in tempi non definiti, del passag­
un taglio controliato delia vegetazione avvenuto gio esistente sotto il primo arco deli' acquedotto.
alia presenza di un botanico delia Riserva All'intradosso di quest'ultirno si e intervenuti,
Naturale che ha orientato e gui dato tutta utilizzando una piattaforrna autocarrata mobile,
1' operazione. Tale rete nel giro di pochissimo con una verifica delio stato della mura tura e una
tempo risultera completarnente ricoperta dalia sua reintegrazione con pietrame e malta.
vegetazione che, ali'intemo delia riserva, cresce Anche nel tra tto murario 2 si e intervenuti con
spontanea e folta. Importante, sempre in relazio­ operazioni di regimentazione delie acque
ne al tratto murario 1, e stato l 'intervento sulla mediante la creazione di una cunetta contenente,
prima parte deli' acquedotto con la reintegrazio- in questo caso, un tubo in plastica nascosto da

83
resta urata, consolidata e reintegrata nelle
mancanze piu grandi utilizzando pezzame di
pietra di recupero aliettato con malta idraulica,
seguendo in tal modo le previsioni di progetto
(figg. 38-39).
Diverso dal progetto e stato invece l'intervento
sul tratto murario 3 ove si e deciso di lasciare le
parti mancanti dello sperone tufaceo, non
reintegrandole con la muratura poiche non
ritenute pericolose ai fini delia resistenza statica
delie strutture (figg. 40-41). Piu dannosi sono
invece apparsi gli apparati radicali presenti sulla
sommita del tratto del costone e si e ritenuto
necessario l'inserimento della rete metallica di
protezione da eventuali cadute di parti di
37. Tratto murario 2: fasi delia posa delia rete metallica
costone come risultato dell'azione 'scalzante'
di conteni.mento
delie radici stesse.
La parte muraria del tratto 4 e stata reintegrata
con muratura in tufo e malta idraulica dopo aver
accuratamente pulito le superfici con acqua e
spazzole morbide, aver operato il diserbo con
biocida e la rimozione manuale delia vegetazio­
ne infestante presente. Anche in questo caso la
malta e stata velata per attenuare la differenza
con quelia preesistente. 11 terreno, in prossimita
del tratto 4, e stato sagomato in modo da evitare
il ristagno deli' acqua meteorica al piede delia
muratura e favorire lo scorrimento verso valie
(figg. 42-43).
Piu impegnative sono state le lavorazioni sui
tratti murari 5 e 6 (figg. 44-45) . Nel primo si e
infatti intervenuti con l' ancoraggio di parti
aggettanti del costone tufaceo mediante
38. Tratto murario 2: veduta generale ante operam
l'inghisaggio con aste di acciaio iniettate con
boiacca cementizia, dopo aver praticato le
opportune forature a rotazione. Nei casi di
presenza di massi pericolanti si e operato un
disgaggio puntuale avendo cura di eseguire
tutte le operazioni in sicurezza. Ove, invece, era
presente un quadro fessurativo consistente del
costone tufaceo, si e intervenuti, come previsto
in progetto, con la chiusura delie lesioni stesse
mediante un impasto di malta idraulica e uno
strato di intonaco sbruffato per uniformare
esteticamente le parti reintegrate con il resto
delia superficie.
Nel tratto 6, la presenza di un ambiente voltato
ha consentito l'inserimento di catene per garan­
tire l' ancoraggio dei tratti murari liberi e il
consolidamento e restauro di tutte le strutture
39. Tratto murario 2: veduta generale post operam
presenti. Infatti sono stati reintegrati i muri che
inquadrano le scale d 'accesso all' ambiente
terra e sassi posizionato in modo tale che dalia voltato e altre murature presenti allo stesso
parte sommitale del tratto murario potesse livelio. L'intra- dosso della volta e le pareti
convogliare le acque verso valle; in aggiunta e dell'ambiente sono state revisionate reintegran­
stata posizionata la rete metallica di contenimen­ do le parti mancanti in muratura e malta.
to del costone (fig. 37). All'estemo, dietro la parte muraria prospiciente
Inoltre la protuberanza muraria esistente, la valie e stato creato un drenaggio, ricoperto di
probabile materiale di crolio o resto di uno terra in modo da favorire l' allontanamento delie
sperone costruito in epoca imprecisata, e stata acque meteoriche dalie strutture murarie e si e

84
Il cantiere, prescrizioni e attenzioni esecu tive

operata una sistemazione del terreno presente Regionale orientando la stessa a controlli
sopra la volta, procedendo anche con il taglio di cos tanti delia vegetazione presente neli' area.
un albero ivi collocato. A tal proposito e bene Su tutti i tratti sono state sostituiti, ove presenti,
sottolineare che il taglio degli alberi presenti e e inseriti, ove mancanti, i parapetti in legno d i
stato ridotto al minimo necessario per evitare castagno, a protezione d e i visitatori. In partico­
problemi alle strutture antiche, preferendo lare nel primo tratto la palizzata simula la
sempre interventi di potatura e regolazione conti n u i ta delle m u r a d e l l a c i tta antica .
delia crescita delie piante stesse. Si e pertanto Continuita altrimenti non facilmente leggibile
seguita l'impostazione delia Riserva Naturale data la frammentarieta dei resti murari .

40. Tratto murario 3: veduta parziale ante operam 41 . Tratto murario 3: veduta parziale post operam

42. Tratto murario 4: veduta parziale ante operam 43. Tratto murario 4: veduta parziale post operam

44. Tratti murari S-6: veduta generale ante operam 45. Tratti murari S-6: veduta generale post operam

85
5.5. Lavorazi oni aggi untive Riserva Naturale. In particolare essi riguardava­
no una porzione muraria costi tu ita da una
om gia accennato in pr messa, durante lo parete, pressoche rettilinea, posta sul lato verso
volgimento del cantiere ono emers alcune valle del percorso. La mura tura e realizzata con
criticita che e stato nece ario affrontare di volta tufi a conci irregolari, discretamente apparec­
in volta con interv nti puntuali al fine di mettere chiata e a doppio para mento, dello spessore di
in icurezza il cantiere e i percor i fru iti dai ci rca 50 cm che, fondata sulio sperone tufaceo, si
visitatori della ri rva . Ad esempio, tra le eleva per circa 5 metri e oltre, con una cresta
lavorazioni aggiw1tive, sono state affrontate vagamente sagomata a timpano.
quelle n cessarie per assicurare l' accessibilita La parete, forata da alcuni vani murari, era
t cnica al cantiere. Le maggiori criticita erano ulteriormente indebolita d alla mancanza alia
localizzate in prossimita della chie a di San base, in alcuni tratti piuttosto estesi, del para­
Rocco e riguarda vano in particolare: mento esterno. 11 setto non era piu irrigidito da
- il muro del castello, dietro l' abside della pareti trasversali e doveva ormai la stabilita
chiesa, che presentava due piattabande in unicamente alla continui ta della mura tura e alia
equilibrio precaria con grandi mancanze di forza di gravita . In effetti i muretti trasversali,
mura tura; accostati sul paramento interno, risultavano
- il torrione del castelio, che risultava mancan­ molto bassi e non potevano svolgere alcuna
te in piu parti del paramento in blocchi di funzione di contenimento e stabilizzazione
tufo; della parete.
- il muro ad iacente al percorso che conduceva Sono state osservate, inoltre, alcune discon­
ali' area del cantiere della chiesa di San Rocco tinuita passanti che evidenziavano un' elevata
e che risultava anch'esso mancante di alcuni frammentazione della struttura che aveva perso
elementi essenziali per la stabilita del para­ l' originaria monolitici ta e la capacita di resisten­
mento murario soprastante, con giunti privi za.
di m a l ta di a l lettamento e aggre d i t i Tali lesioni potevano essere state causate d a
dall'impianto radicale della vegetazione scuotimenti sismici o d a assestamenti delia
presente (figg. 46-47) . muratura connessi alla ridotta efficacia delia
Gli interventi, per far fronte alle problematiche parte basamentale. La forte riduzione del
descritte, sono stati condotti seguendo il proget­ paramento alia base della parete e la presenza
to esecutivo e le prescrizioni ad esso relative, delie lesioni hanno indotto a ritenere che i l
impartite dalia Soprintendenza e pertanto si e margine di sicurezza fosse esiguo e che u n
intervenuti con: evento straordinario, rappresentato anche da
- la pulitura con acqua e spazzole morbide dei forti raffiche di vento o scuotimenti sismici,
tratti murari illustrati; poteva indurre sollecitazioni non sostenibili e
- la preparazione delie a mmorsature e la produrre anche eventuali parziali coliassi.
reintegrazione del paramento e degli ele­ Si e pertanto ritenuto urgente intervenire con:
menti strutturali con pietrame di tufo tenero - la preparazione delle ammorsature e la
locale delle parti mancanti (con tufo sbozzato reintegrazione dei tratti murari trasversali
per le piattabande, con tufo squadrato per il retrostanti (a monte) e degli elementi struttu­
torrione, stipiti e piattabande in laterizi); rali con canci di tufo di d imensione regalare
- la reintegrazione dei giunti con malta a base delie parti mancanti;
di calce idraulica e polvere di tufo; - l'inserimento d i b arre rinforzate in fibra di
- il trattamento superficiale delie pietre e delia vetro d i connessione tra i l muro longitudina­
malta con caratterizzazione atta a rendere le esistente e le p arti trasversali d a ricostrui­
distinguibile l ' intervento. re;
L ' intervento di maggiore estensione, circa 2 mq, - la reintegrazione con muratura in scapoli di
ha riguardato il paramento adiacente la strada. pieh·ame locale delie parti basamentali del
Per la torre del castello, invece, si e ritenuto muro verso valie, curando l ' ammorsatura
necessario reintegrare il paramento per una all' esistente con perni di fibra di vetro;
superficie minore e strettamente utile alla - la reintegrazione dei giunti con malta a b ase
stabilita degli elementi soprastanti (figg. 48-50). d i calce i d raulica e polvere d i tufo;
U n ulteriore intervento aggiuntivo, rispetto al - le iniezioni delle murature con malta d i
progetto esecutivo consegnato, e stato eseguito consolidamento (esente da cementa);
nella zona di Porta Cretella, per assicurare - la stuccatura di profondita e d i finitura a base
l' accessibilita dei visitatori lungo uno dei p iu di calce idraulica e polvere di tufo delle
importanti percorsi di accesso all' abitato. lnfatti lesioni presenti;
in tale zona sono stati rilevati a lcuni segnali - il trattamento superficiale delle p ietre e della
fessurativi che evidenziavano criticita molto malta con caratterizzazione atta a rendere
pericolose per la sicurezza dei visitatori della distinguibile l' intervento.

86
li cantiere, prescrizioni e attenzioni esecutive

46. Riserva Naturale: percorso verso la chiesa di San aturale: percorso verso la chiesa di San
Rocco, ved uta generale del muro an te operam Rocco, veduta generale del muro post operam

48. Castello: veduta generale del torrione ante operam 49. Castello: veduta generale del torrione post operam

Anche in questo caso le lavorazioni sono state


condotte con le stesse modalita considerate nel
progetto esecutivo approvato e seguendo le
prescrizioni ad esso relative, impartite dalia
Soprintendenza competente (figg. 51-56).

Architetto, libero professionista, specialista in


Restaura dei Monumenti. Progettista in R.T.P.
nell'ambito del progetto, Direttore dei Lavori e
Coordinatore in materia di sicurezza in fase di Fig. 50 Castello: particolare delia reintegrazione
progettazione e d' esecuzione. muraria del torrione

87
51. Tratto murario a sinistra di Porta Cretelia: veduta 52. Tratto murario a sinistra di Porta Cretelia: veduta
generale da valle ante operam generale da valle post operam

53. Tratto murario a sinistra di Porta Cretelia: veduta 54. Tratto murario a sinistra di Porta Cretelia: veduta
generale da monte ante operam generale da monte post operam

55. Tratto murario a sinistra di Porta Cretelia: dettaglio 56. Tratto murario a sinistra di Porta Cretelia: dettaglio
delie mancanze murarie ante operam delie reintegrazioni murarie post operam

88
6. Gli interv enti e i cantie ri nell' antico ab itato di Mont erano tra il
1985 e il 2006
'
Fernando Cappelli

Nel 1985 con alcuni colleghi, allora poco piu che Infatti, a cura dell'Ufficio Restauri della
ragazzi, lanciamrno la sfida di migliorare la Provincia di Roma, nella meta degli anni
conservazione ambientale e la valorizzazione O t t a n t a si r e a l i z z a i l c o n s o l i d a m e n t o
dei beni storici archeologici presenti nel nostro dell 'acquedotto e del fontanile posto i n prossi­
territorio: eravamo fermamente convinti che mita dell'ingresso dell' antico abitato. In conco­
fosse possibile coniugare la valorizzazione d i mitanza con tale intervento si rinvennero le
u n patrimonio storico, d i c u i la comunita v a s c h e o r i g i n a l i a t t i g u e al f o n t a n i l e ,
canalese era ed e particolarmente orgogliosa, quest'ultimo fu oggetto d i rifacimento con
con la tutela delle caratteristiche naturalistiche l'inserimento di una nuova pavimentazione
e paesaggistiche dell'area. Dopo trent'anni d i nella vasca originar ia ( oggi non visibile),
esperienza professionale maturata nel territorio realizzata con mattoni in cotto disposti ad opus
,
e nella Riserva Naturale ritengo che sarebbe spicatum. E tuttora rinvenibile il carnminamento
stato importante far precedere l'attuazione originale in selce che circonda la vasca origina­
degli interventi di restaura e riqualificazione, ria, ricoperto durante gli scavi . Durante lo
che si sono succeduti negli anni , da una fase d i stesso intervento, vengono realizzate ex novo
pianificazione della gestione d i Monterano anche le murature d'ingresso, riferendosi
anche, ad esempio, investendo nella formazio­ probabilmente a strutture in resina residuali di
ne professionale di maestranze locali per le set cinematografici e a murature edificate in
necessarie e continue opere di manutenzione. epoca moderna per attivita di pastorizia.
Gli interventi effettuati nell'antico abitato d i A seguito d e l l ' i sti tuzione della Riserva
Monterano hanno catalizzato ingenti risorse N a t u r a l e gli i n te r v e n t i n e l l ' a b i t a t o d i
economiche nella nostra comunita e tutte le Monterano, finanziati con fondi pubblici,
Arnministrazioni comunali che si sono succe­ aurnentano notevolmente. Purtroppo in alcuni
1
dute hanno avuto l'opportunita di effettuare di essi si registra l'uso di calcestruzzo e cemento
tali investimenti, soprattutto attraverso fondi in luogo della malta, sicuramente piu compati­
p rovinciali, regionali, ministeriali e della bile con le murature antiche, e l'assenza di cura
Comunita europea destinati alla Riserva nel trattamento delie creste murarie che non
Naturale. hanno protetto efficacemente le stru tture
li presente contributo vuole essere una sintesi restaurate sottostanti.
di tali interventi, cominciati nell'abitato ancor Tra gli interventi effettuati, il Progetto Etru chi
prima dell'istituzione delia Riserva Naturale (1988) e quello relativo alla Valorizzazione delia
(Legge Regione Lazio 2 d icembre 1988, n. 79) . Riserva Naturale Monterano (1991 ) consentono di

1 . Veduta panoramica d i Monterano î n lma foto 2. Revine dell 'acquedotto in una cartolina degli anni
degli anni Sessanta Sessanta

89
r alizzare in fra tru ttu r e sentieri ti a, rend n­ e il uccessi vo posiziona-mento nell 'ed i ficio
d a ibi l la tagliata trusca (cavone), poi comunale. Du rante ta li scavi vengono anche
pu rtroppo di venuta inagibil a cau a di nu me­ ri nvenu ti e consol idati la fontana a caduta
r i cro l l i , di portare a l l a l u ce vol umi ipogei "a vertica l e detta 'del leone' e l a rel a tiva pavimen­
fia co", riman ggi ati nei eco l i su ccessi v i . tazione di pertinenza realizzata in selce . Infine
N li 'ambi to degl i te i interventi vengono viene rea l izzato il calco del leone, posizionato
a l l tite appo ite tabelle interpretative dei vani a l la base del caste l l o .
ipogei e del l 'antica via d'accesso a l l 'abitato. Con l o Studio preliminare per la realizzazione del
A l tri l avori (A n tica Mon terano: Progettazione e parco archeologico di Mon tera no ( 1 997) s'indivi­
prime opere di consolida mento e restauro - Lavori di duano gli edifici di maggiore importanza
restaura del Caste/la Orsini-Al tieri in Mon tera no, d e l l 'abita to, d a iscrivere, con priori.ta, nell 'elen­
zona torretta sud-est e fon tana del leone -1 994- e co delle opere d i restaura d a finanziare mentre
Re tauro conserva tivo del Palazzo Baronale Altieri­ con l 'intervento di Restaura conservativo delia
Orsini in Mon terano - 1 996-) hanno riguardato il Chiesa di San Rocco a n nessa al palazzo baronale
Palazzo Baronale. Con tal i interventi si ripristi­ Altieri-Orsini in Mon terano ( 1 998) si consolidano
na la torre quadrata del Pa l azzo, probab ile i resti della chiesa e si ricostruisce la pavimenta­
presidio d i epoca mediev a l e, completata zione crollata, al d i sotto della quale insistono
successivamente con l' edificazione delie a l tre volumi ipogei com pletamente svuota ti .
torri circolari. L'abside, dopo qualche a nno, p resentera lesioni
11 consol idamento del palazzo viene comp l etato strutturali, consolidate con l'intervento recente
con tal i finanziamenti provenienti prevalente­ (fondi della Comunita Europea : P . O . R . FESR
mente dalia Comunita Eu ropea . Si attua il Lazio 2007-201 3) . Dopo i l 1 998 si p rocede con i
rifacimento delia grad inata, che conduce Lavori di restaura dei resti del campanile e dei resti
a l l ' i ngresso d e l Pa lazzo, con a n d a mento della Chiesa di S. Maria Assun ta in Mon terano
inclinato dei gradini, indipendenti rispetto alle ( 1999). L ' intervento porta alla luce l'antica scala
originarie tracce di alloggiamento presenti sulle i n selce e trachite che dal piazzale antistante il
mura ture, e viene inoltre realizzata la pavimen­ palazzo conduceva al luogo di culto: alcuni
tazione del camminamento alla base delle elementi sono stati p urtroppo d anneggiati
arcate superiori, raggiungibi l i con strutture durante le operazioni d i scavo. Inoltre vengono
metaliiche fissate alie murature. Anche gli consolidati la torre campanaria e cio che rima­
ancoraggi dei parapetti vengono fissati alle neva deli' abside ma si perdono gli a ffreschi
mura ture in p articolare in prossimita delia torre presenti in una cappella laterale, che rappresen­
circolare a diacente alla chiesa di S. Rocco. Su tavano una figura femminile con bamb ino, e
quest' u l tima si registrera, negii anni seguenti, la alcune ossa umane, venute p resumibilmente
comparsa d i lesioni . alla luce a seguito di scavi clandestini.
Nell'ambito dello stesso cantiere si procede con Poco tempo dopo s i hanno i Lavori di restaura e
la r imozione dei materiali di crollo giacen ti alla consolidamen to dei resti di Porta Cretella in
base del palazzo, tra i quali si rinvengono Mon tera no ( 1 999) . Vengono consolidati l 'arcata
frammenti importanti del l eone (scultura della porta di accesso all'abitato, con rifacimen­
significativa nell'ambito della statuaria seicen­ to i n b locchi tufacei degli elementi non recupe­
tesca), il cui tronco fino ad all ora era collocato ra ti, ed il camminamento, presumibilmente
nei giardini deli' od ierno Largo Gentile d i oggetto d i spoliazione, che conduceva
Monterano n e l centro a bi t at o d i Canale, consen­ all'ingresso della cattedrale d i S . Maria. Nelle
tendone la ricomposizione pressoche completa prossimita d i quest'ultima sono stati rinvenuti

3. Veduta dell'antico abitato in una cartolina degli 4. Veduta panoramica dell'antico abitato in una foto
aru1i Sessanta degli anni Ottanta

90
Gli interventi e i can tieri ne/l'antico abitato di Monterano tra ii 1 985 e ii 2006

5. Chiesa di San Rocco in una foto degli anni Ottanta 6. Chiesa di San Bonaventura, prospetto E-SE, in una
foto degli anni Ottanta

alcuni frammenti della scala originale, presu­ consolidamento area perimetrale del giardino
mibilmente d' accesso alla ca ttedrale. segreto, durante il quale vengono consolidate le
Nell'ambito dello stesso appalto sono state mura ture perimetrali ad ovest del "giardino
anche acquisite al patrirnonio pubblico, da segreto", a partire dalia gradinata d'accesso al
proprietari privati, le aree oggetto dell'inter­ palazzo, e realizzato il parapetto di sicurezza
vento e quelle pertinenziali. posizionato in prossimita dell'affaccio verso la
Sempre nel 1999 si hanno i Lavori di salvaguardia valle del Mignone.
della Chiesa di S. Bonaventura in Monterano con i Oltre agli interventi di restauro e consolida­
quali si consolidano parti della facciata della mento, sinteticamente descritti, molto impor­
chiesa in avanzato stato di degrado e in pericolo tante e stata l'organizzazione di "campi di
di crollo. Vengono inoltre finanziati il trasporto lavoro" ad opera di volontari con la supervisio­
e il posizionamento del calco della fontana ne scientifica dell' archeologa Francesca Melis
antistante la stessa chiesa ( la fontana ed i (alla quale va il rnio commosso pensiero di
basamenti originali sono v isibili in Piazza del ricordo e riconoscenza), per la ripulitura dalla
Campo, di fronte all' edificio comunale) . vegetazione della via d' accesso alla Porta
Seguono i Lavori d i restaura e consolidamento dei Cretella: proprio tale operazione ha consentito
resti di Porta San Bonaventura in Monterano di portare alla luce la strada lastricata con
(2000), con i quali vengono consolidati gli imponenti basolati lavici. Altri interventi di
edifici attigui all'uscita dell 'abitato, che condu­ volontariato hanno riguardato la ripulitura
ceva al piazzale del Convento di S. Bonaventura accurata dalla vegetazione in prossirnita della
e alla cosiddetta Porta di Pizzinerni, nei pressi chiesa di San Bonaventura. Tutti questi inter­
dell' omonimo granaio, ivi posizionato ed oggi venti sono stati realizzati senza alcun finanzia­
p u r t r o p p o t o t a l m e n te c r o l l a to . A c c a n t o mento pubblico e con la sola assistenza logistica
a l l 'opera di consolidamento si sono dovute da parte del personale dipendente della Riserva
purtroppo registrare alcune problematiche Naturale.
quali la scomparsa di alcune strutture murarie e Infine occorre ricordare il Restaura conservativo
l' occlusione di un antico cunicolo che, secondo della Chiesa di San Bonaventura in Monterano
la tradizione locale, conduceva fin sotto il (2004): l'intervento ha consentito di consolidare
palazzo. elementi murari fatiscenti e liberare dai ma te­
Sempre tra il 2000 e il 2001 abbiamo il Restaura riali di crollo la navata centrale della chiesa,
cinta muraria nord-est e il Restaura cinta muraria e riportando alla luce parti della pavimentazione
abitazioni poste a nord del sito archeologico di originaria non oggetto di spoliazione. Con lo
Monterano per la messa in sicurezza del sentiero. stesso intervento viene pulito e scavato anche il
Con tali interventi si consolida la cinta muraria chiostro del convento e il relativo camrnina­
posta a nord e nord -est dell'abitato, dopo aver mento antico. Purtroppo parte dell'intonaco
rimosso tutta la vegetazione rampicante originale, rinvenuto durante i lavori, poiche
presente. Tale intervento, che ha consentito il esposto alle intemperie, si e degradato molto
recupero e la fruizione dell'imponente e presso­ rapidamente. Nell'ambito dell'intervento sono
che intatta struttura muraria, richiederebbe un stati condotti importanti studi e rilievi dei
monitoraggio costante, soprattutto per verifica­ reperti rinvenuti da parte dello storico dell'arte
re l' azione meccanica delle acque meteoriche. Michele Benucci e dell' archeologo Giuseppe
Inoltre sono stati consolidati i resti di alcune Romagnoli, coadiuvati dagli studenti dell'Uni­
2
costruzioni poste a nord dell' abita to stesso. versita della Tuscia .
Sempre nel 2001 si procede con il Restaura e Negli ultimi anni, grazie ai volontari della

91
Nobile o n t rada Carraiola, a ociazione u l turale Note
l o le, vi ne realizza to un pre p viv n te
ambientato in po a m di eva l e ricco di fa sci no
l Stud ioso locale. Promotore dal 1985 dell 'isti­
ugg horn .
. ·

tuzione della Riserva Natu rale Monterano (istituita


Di d izion in d izion vengono cura ti, sem pre
con L.R. 2 dicembre 1988, n. 79). Fondatore e socio d i
con maggior a t tenzione, a spetti di dettaglio
cooperativa per la gestione delle risorse ambientali
torico e min i mizzati g l i int rv n ti d ' impa t to
dal 1 985 al 1 994. Dipendente della Riserva Naturale
pa aggi tico ed a mbien tale. Grazie ai volonta­
dal 1 994, funzionario dal 2002 ed iscritto dal 2004
ri organizza tori d e l l a m a n i f tazione ( real izza­
nell'Albo regionale clei Direttori della Aree Natural i
ta con il pa trocinio e l a col l aborazione fattiva
Protette d e l Lazio.
d e l l ' Amministrazi one com unale e d e l l a Riserva
N a turale) ono stati rea lizza ti i n terventi d i
m a n u tenzion ord inaria per l a migliore fruizio­
ne d e l l ' a n ti co a b i ta to . I n fine proprio d a Il Comune di Canale Monterano e l'ente gestore
quest'anno anche l ' A ssociazione pro-Loco ha della Riserva.
.
propo to una giorna ta d i rivisitazione stonc� Tali stu d i e ricerche hanno consentito la
del vivere qu otid iano med ioeva le4• I n tervenh pubbl icazione dell'importante volume BENUCCI
rea l izza ti senza oneri finanziari a carico del l a M., ROMAGNOLI C., 2009, La chiesa di San
Pubblica Ammin istrazione con l 'obiettivo d i Bonaven tura a Mon terano. Docu men ti, immagini,
v a l o r i z z a r e u n i m p o r t a n t e s i to s t o r i c o ­ strutture materiali, Vetralla (VT).
archeologico, ricco d i memorie p e r la comunita
Il Praesepio ad Mantura n u m (20 1 2-20 1 5) .
l ocale, compa tibilm e n te con i l ri petto delle
cara tteristiche a mbientali e paesaggistiche che Monterano: la rinascita d i u n feudo (20 1 5) .
lo rendono un ico per fascino e bellezza.

92
7 . Conclusioni: l a m anutenzione futura
Fabrizio De Cesaris e Anelinda Di Muzio

A seguito deli'esecuzione di attivita edilizie si Nelia strategia cui si accennava devono essere
presuppone una successiva fase manutentiva considerati due aspetti: da una parte lo studio e la
delia quale si apprezza, sempre piu, la necessita; predisposizione di percorsi e accessibilita che
si tratta di una procedura indispensabile per garantiscano un adeguato livelio di sicurezza e,
mantenere in buone condizioni il nuovo manufat­ dali' altra, la prefigurazione delie operazioni
to e ritardare interventi di maggiore onerosita e manutentive che consentano di mantenere tale
invasivita. garanzia.
Questo criterio e particolarmente caro a colora Non sfugge che un piano di tale respiro difficil­
che si interessano delia cura e manutenzione degli mente puo essere adottato dalia Riserva che a
edifici storici, perche i piccoli e continui interventi stento riesce a disporre di risorse esuberanti
garantiscono la conservazione molto piu dei quelie di una gestione ordinaria, in cui deve
restauri che, nel laro piu ampio respiro, compor­ preoccuparsi solo di affrontare le urgenze che
tano, normalmente, anche maggiori trasforma­ man mano si presentano.
z1oru. Tuttavia solo un programma con un' ampia
Tuttavia, si tratta di una pratica prevista dalie prospettiva futura puo consentire la gestione di
norme tecniche ma sovente sottovalutata e un sito cosi complesso. Si deve considerare che le
scarsamente considerata nelia normale gestione, attivita appena eseguite dovrebbero essere
spesso per la ristrettezza delie risorse finanziarie. replicate per il completamento delia cinta e poi
Nel sito di Monterano, per la presenza dei ruderi ancora estese alia rocca e alie altre edificazioni del
e delia vegetazione che ne tenta la riconquista, il centra. E chiaro, d'altra parte, che non appena il
concetto di manutenzione deve divenire una cicla fosse portato a termine se ne dovrebbe
sorta di strategia dinamica per il controlio avviare uno nuovo, farse di minore intensita se
deli'ambiente e per garantire un adeguato livelio non si ritarda nel predisporlo.
di sicurezza per gli addetti e soprattutto per gli Un altro progetto, importante relativamente alia
utenti. Nel primo caso si tratta di personale manutenzione, e del quale si e piu volte ragionato
addestrato e istruito rispetto ai possibili rischi; nel con il Direttore delia Riserva, riguarda la possibi­
seconda di persane di tutte le eta e condizioni che lita d'istituire una piccola scuola di formazione e
devono pater fruire del sito senza una particolare autoformazione di una squadra di operai (non
formazione. necessariamente dipendenti) affinche la Riserva

1 -2. Mentre le maestranze erano impegnate nella ricostruzione dell'angolo della chiesa di San Bonaventura, una
meravigliosa volpe ha seguito attentamente tutte le lavorazioni, mentre, in altri casi, i cavalli, lasciati pascolare
liberamente s'introducono all'interno della struttura urbana, salvaguardando, tuttavia, contrariamente a
quanto farebbero gli ovini che in passato venivano alleva ti nei din torni, i manufa tti architettonici

93
t ssa po a int rv nire in modo au tonomo, con i vari pw1ti chiave del territorio. Naturalmente e
ma teriali appropriati omunqu in accordo con necessaria una verifica continua deli'integrita dei
il funzionario d lia oprintendenza comp tente, recinti; tale lavoro di controlio e verifica viene
per pi coli intervenh manu t nhvi. Spe so sono normalmente condotto dai guardia parco che
proprio questi ultimi che vi tano un intervento avvertono l' amministrazione delia Riserva di
piu ma siccio di re tauro in quanto portano ad eventuali criticita affinche si possa intervenire con
op rar ove reahnente se ne presenta il bisogno; prontezza .
ad esempio con piccole reintegrazioni delia malta Sempre nel i ' ambito delia manutenzione un
n lie strutture murarie, imp dendo cosi l' accesso discorso a parte merita la promozione del sito.
di acqua, con il control io delie radici che si lniatti, se e vero che lo stato in cui si trova la citta
viluppano a l i ' interno delle murature, con abbandonata viene a costituire un fascino partico­
operazioni di pul i tura (acqua e spazzole morbide) lare, rappresentato proprio dall'indissolubile
per rimuovere i depositi incoerenti dove si connubio architettura-natura, andrebbe tuttavia
arnudano i semi vegetali ecc. sviluppata l'organizzazione che consente di
Tra gli elaborati che compongono il progetto pubblicizzare e garantire l' accesso e la fruizione
esecutivo, richie ti dalla Legge sui Lavori di un ambito cosi incantevole. Fruizione che, se
Pubb lici, vi e il piano di manutenzione nel quale i l ben progettata, puo anche avere come ricaduta
progetti ta propone un programm a temporale di positiva, la sottrazione all' abbandono di alcune
controlio e gestione deli'opera realizzata indican­ aree delia riserva.
do puntualmente gli interventi manutentivi . Per perseguire tale fine va pensato un progetto
Nel caso specifico delia Riserva Naturale di che consenta, come prima cosa, di migliorare
Monterano sarebbe un errore limitare il program­ l' agibilita attuale: la strada infatti si presenta
ma di manutenzione alle sole parti oggetto molto accidentata e diviene impraticabile in
d'intervento, ignorando il contesto circostante. occasione di piogge sostenute per gli allagamenti
Iniatti, trovandosi all'intemo di una riserva di alcuni tratti. Inoltre sarebbe necessario un
naturale, gli interventi effettuati sono inseriti in punto funzionale all'informazione e al ristoro dei
un ambiente in continuo divenire per la velocita visitatori in cui coliocare anche dei servizi igienici .
del degrado dei ruderi e soprattutto perche L a manutenzione d i queste piccole strutture
caratterizzato dai cicli naturali di sviluppo e potrebbe essere garantito dal contributo dei
crescita di piante e animali. visitatori stessi, nel momento in cui si giunga ad
Per quanto riguarda la flora, particolare attenzio­ aveme un flusso ampio e costante. Tra l'altro,
ne dovrebbe essere prestata allo sviluppo e alia potrebbero essere organizzate, in maggior
crescita incontroliata delie piante infestanti, numero, visite guidate che consentirebbero una
dannose per le strutture architettoniche ma anche migliore fruizione e il controlio in sicurezza dei
per altre specie vegetazionali che potrebbero visitatori i quali, se non opportunamente condot­
soffrire non potendo svilupparsi libera.mente. ti, spesso non riescono a percepire ed apprezzare
Lo sviluppo naturale, sotto il controlio dei completa.mente significati e valori delia Riserva.
botanici delia Riserva, deve fondarsi sulla pro­ In sostanza, si pensa a ipotesi di investimento per
grarnm azione di alcune potature stagionali la valorizzazione di questo sito meraviglioso e
affinche le specie vegetazionali da proteggere unico, con interventi razionali ma minirnizzati,
possano crescere nel migliore dei modi, eventual­ mirati all'assoluto rispetto degli aspetti (antropi­
mente eliminando antagonisti piu dannosi. co-agreste-silvestre) che lo caratterizzano e che
La mancata applicazione di tale pratica per vanno conservati e trasmessi.
insufficienza delie risorse costringe in alcuni casi, Come esempio di approcci positivi non si puo
come si e potuto constatare anche negli interventi evitare di menzionare la pratica, ormai tradizio­
effettuati, ad abbattere arbusti e alberi proprio nale, che prevede l'allestimento, all'intemo delia
perche la loro crescita incontroliata li rende riserva, di un presepe vivente; ebbene, ogni anno,
estremamente dannosi per i manufatti e pericolo­ in concomitanza con quest' evento, si interviene
si e incompatibili con l' apertura al pubblico delia con piccole e mirate sistemazioni che contribui­
riserva stessa. scono a rendere piu piacevole la visita ma anche
La protezione delia fauna selvatica e ovviamente piu sicuri i manufatti producendo quindi una
compito specifico delia Riserva che ha iniziato ad manutenzione conservativa. Si cita l'inserimento
inserire alcune specie domestiche con lo scopo di del parapetto a protezione delia salita che condu­
equilibrare lo sviluppo delia vegetazione senza ce, attraverso il costone tufaceo, a Porta Cretelia,
introdurre altri scompensi. Gli equini, per dimen­ inserito proprio in occasione deli' allestimento del
sione e carattere, dimostrano un comporta.mento presepe vivente deli'anno 2013-2014, ma anche
che consente di controliare le dimensioni delio alcune operazioni di rinforzo murario, richieste e
sviluppo delia vegetazione erbacea senza produr­ realizzate nel corso clei lavori per mettere in
re da.rnU alle consistenze architettoniche purche sicurezza gli spazi utilizzati nel caso delia manife­
siano predisposte semplici recinzioni in legno in stazione.

94
La manutenzione futura

3. Dettaglio dei parapetti in legno che proteggono le aree prospicienti il cos tone tufaceo

4. Parapetti in legno e metalia inseriti in occasione del presepe vivente

95
Finito di stampare nel mese di febbraio 201 6
e rilegato filo refe presso l a tipografia
Tecnostampa SRL
Sutri (VT)

Potrebbero piacerti anche