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LA BORSA

Cos'è la Borsa?

La Borsa è un mercato nel quale convergono imprese che hanno bisogno di denaro e
aziende ed investitori privati che hanno invece interesse ad investirlo nel modo più
redditizio possibile. Le Borse sono assembramenti regolari di operatori commerciali
in luoghi prestabiliti con l'obiettivo di concludere transazioni commerciali. Le Borse
così come le intendiamo oggi sono nate nel Medioevo, ed in particolare dai mercati
e dalle fiere che si tenevano soprattutto nei più grandi centri commerciali d'Europa.

Come funziona la Borsa?

Possiamo immaginare la Borsa come un mercato nei cui stand si trovano le aziende
che hanno bisogno di denaro per produrre nuovi prodotti oppure per comprare
ulteriori macchinari o anche una nuova azienda. Questo mercato è frequentato da
persone che sono pronte a mettere a disposizione delle imprese una certa quantità
di denaro. La speranza riposta in tale agire è che le imprese, attraverso il loro
operare, siano in grado di far fruttare quei soldi. Degli utili così ricavati potranno
infatti beneficiare, in cambio del denaro fornito, anche dette persone che, come
simbolo della cessione, ottengono azioni o altri titoli.

L'acquisto di azioni presenta però un neo. Le aziende sono infatti contente di avere
molti azionisti e altrettanto denaro che fluisce nelle loro casse. L'azionista, però, non
riceverà più indietro il suo denaro. L'azienda infatti si tiene i soldi e incrementa con
esso il proprio patrimonio, anche detto capitale proprio. Da non dimenticare, però,
che l'azionista diventa comproprietario: il valore della sua azione sale se l'impresa è
redditizia. Qualora l'azionista per un motivo qualsiasi abbia nuovamente bisogno del
suo denaro, potrà mettere in vendita le sue azioni in Borsa. La seconda funzione
della Borsa è dunque quella di fare da "mercato" per l'acquisto e la vendita di
azioni. 

Quali catastrofi borsistiche si sono verificate finora?

Nonostante i crack verificatisi, la storia della Borsa non è una serie di catastrofi,
poiché in realtà, in una prospettiva temporale più ampia, i valori di Borsa con una
base solida sono sempre riusciti ad imporsi con incrementi di valore duratori. Gli
investitori dovrebbero dunque imparare dalle crisi ad analizzare i valori profondi dei
loro potenziali titoli preferiti.

 
LA BOLLA DEI L
1637 La bolla dei tulipani
La bolla dei tulipani nel 1637 fu la prima grande crisi finanziaria innescata dall'utilizzo di strumenti
finanziari con finalità speculative e coinvolse tutto il sistema economico europeo di quei tempi.
Nella seconda metà del
1500 i bulbi di tulipano
iniziarono ad essere
esportati dalla Turchia
in Europa e l'Olanda fu il
paese che si fece
promotore della loro
diffusione. Negli ultimi
anni del 1500 la
coltivazione del tulipano
fu avviata nei Paesi
Bassi. Le varietà meno
comuni di questo fiore
vennero rapidamente
considerate come
merce di lusso,
altamente desiderate presso la borghesia e i ricchi mercanti (si parlò di "mania dei tulipani"), e
scambiate, a prezzi crescenti, alla borsa valori di Amsterdam e nelle aste delle varie città olandesi,
tra cui Haarlem. All'epoca si arrivò a considerare il bulbo del tulipano come un
solido investimento

In altre parole, si negoziavano i "diritti sul bulbo", cioè i futures di tulipani, pagando
subito solo un acconto del prezzo finale e corrispondendo il saldo alla consegna del
bulbo fiorito. I prezzi ben presto ebbero un andamento del tutto slegato dalla realtà.
Si arrivò addirittura a vendere immobili per poter acquistare i diritti sui bulbi più
grandi e pregiati.
La bolla dei tulipani culminò nella famosa asta di Alkmaar del 5 febbraio 1637, in cui
centinaia di lotti di bulbi furono venduti per un ammontare monetario di 90.000
fiorini (l'equivalente di circa 5 milioni di euro), ossia ciascun bulbo venduto al prezzo
medio pari al reddito di oltre un anno e mezzo di un muratore dell'epoca.
Nei giorni immediatamente successivi, la febbre dei tulipani si tramutò
all'improvviso in panico: fu sufficiente che ad Haarlem un'asta di bulbi andasse
deserta per provocare il c.d. panic selling incontrollato e far precipitare i prezzi di
mercato in tutto il paese
il mercato dei tulipani crollò del tutto e le negoziazioni s'interruppero. In una tale
situazione, chi aveva acquistato attraverso i contratti (futures) i bulbi (i fioristi) si
ritrovò vincolato contrattualmente a pagarli una cifra notevolmente più elevata
rispetto ai prezzi reali del momento, a vantaggio dei contadini (che possedevano i
bulbi) che possedendo i contratti futures avevano il diritto di percepire prezzi
elevatissimi per dei bulbi che ormai non valevano quasi più nulla.
La lobby dei fioristi, gravemente colpita, in questo periodo indusse la giustizia delle
Provincie unite olandesi a decretare la trasformazione dei contratti a termine
(i futures) in contratti di opzione. In questo modo il detentore del contratto (in
questo caso il fiorista o il commerciante) fu autorizzato a non onorare l'impegno (nei
confronti dei contadini o coltivatori) pagando solo una penalità pari al 3,5% del
prezzo pattuito, anziché essere obbligato a comprare a prezzi elevatissimi un bulbo
che in quel momento aveva un valore di mercato largamente inferiore a quanto
previsto nel contratto originario.

La grave crisi del 1929 CRISI DEL '29

La grave crisi economico-finanziaria del 1929, iniziata negli Stati Uniti d'America,
sconvolse l'economia mondiale dalla
fine degli anni venti fino a buona parte
del decennio successivo, con devastanti
ripercussioni sociali e politiche.
. La Borsa di New York crollò
completamente in quello che è
conosciuto come il "giovedì nero":
alcune azioni persero in un solo giorno
l'80% del loro valore. Una catastrofe che
si espanse fino a trasformarsi in una
depressione economica mondiale (la
Grande Depressione). La produzione
calò, la disoccupazione aumentò e i
prezzi Le cause della crisi economica del
1929

La crisi del 1929 ebbe molte cause, sia


interne agli stati Uniti, dove si realizzò il
primo terremoto finanziario della storia
che ebbe uno dei suoi fulcri nel Giovedì nero di Wall Street, ma le cui cause e
conseguenze erano assai più complesse di un crollo borsistico, sia  a livello
internazionale dove furono coinvolti molti paesi i una recessione spaventosa che
durò diversi anni. Tuttavia la crisi iniziò ufficialmente con il crollo della Borsa di Wall
Street che segnò la distruzione, in valore e in crescita, di molti settori industriali e
imprenditoriali
La crisi  coinvolse profondamente gli Stati Uniti d’America, colpendone duramente i
salari e i prezzi al consumo e bloccandone gli scambi commerciali interni e
internazionali, oltre ad aumentare il livello di disoccupazione sia  nelle città
industrializzate che nelle aree agricole e nelle zone minerarie: aree in cui la
differenziazione occupazionale era pressoché impossibile perché non vi erano
alternative  al principale impiego.

Le cause della depressione, quindi, furono sia


i nterne all’economia statunitense sia di carattere
i nternazionale.
La caduta dei pezzi del domino a questo punto attraversava
l’ultimo segmento: la classe media aveva perso i suoi risparmi
con il crollo della borsa, le industrie e le imprese non avevano
più sostegno economico alla produttività e il sistema bancario, a
causa dei prelievi forzati dei risparmiatori presi dal panico, non
sostenne più le esigenze creditizie del sistema economico.
Iniziarono così i fallimenti e i licenziamenti.

1987 LUNED

LUNEDI NERO
1987 Lunedì nero

Un altro venerdì nero cadde in realtà di lunedì. Il 19 ottobre 1987 l'indice di Wall
Street, il Dow Jones, crollò del 22,6 per cento, una perdita senza precedenti della
Borsa di New York. Nelle ultime due
ore di negoziazione prima della
chiusura, i corsi erano praticamente
in caduta libera. Solo la campana di
chiusura evitò il tonfo. Il bilancio
della giornata fu disarmante: nel
giro di poche ore nelle Borse di
tutto il mondo si erano volatilizzati
1.000 miliardi di dollari.

I politici tedeschi non furono


proprio esenti da colpe: il governo
federale aveva imposto poco prima
una ritenuta alla fonte sugli
interessi percepiti dell'ordine del
dieci per cento causando,
soprattutto all'estero, un'ondata di
vendite di obbligazioni in marchi tedeschi e un'ulteriore pressione sul prezzo delle
azioni. Fu tuttavia l'allora segretario al Tesoro degli Stati Uniti, James Baker, ad
innescare il crollo delle quotazioni quando in un'intervista criticò la ritenuta alla
fonte e gli aumenti dei tassi d'interesse in Germania e minacciò, come contromossa,
di continuare a svalutare il dollaro, la cui quotazione era di per sé già debole. In tal
modo fallirono gli sforzi internazionali a sostegno del tasso di cambio del dollaro
(accordo di Louvre) e una correzione di Borsa si rese chiaramente inevitabile.

Lo scivolone del corso del dollaro negli Stati Uniti trascinò le Borse internazionali ma
riuscì ad essere interrotto con successo: le varie Banche di emissione nazionali
avevano imparato dalle precedenti crisi mondiali e avevano questa volta aperto in
tempo i rubinetti del denaro. Così si riuscì ad evitare un tracollo simile a quello del
1929 e, già pochi mesi più tardi, i mercati finanziari si erano grosso modo
riequilibrati.

11 Settembre 2001
È il giorno dell’attentato all’America alle Torri Gemelle. Negli Stati Uniti sono le 9 del
mattino. Wall Street dovrebbe aprire mezzora dopo.

Alle 9:03 però accade ciò che tutti ormai abbiamo impresso nella memoria, le
telecamere di quasi tutte le tv mondiali mostrano al mondo intero il secondo
impatto di un aereo contro la torre Sud delle torri gemelle, non è più un incidente
ma un attacco terroristico, non vi è certezza ma il mercato lo percepisce e quindi si
scatena il panico e i futures
crollano fino a 1170 punti
La FDR dichiara di non aprire il
mercato di Wall Street per timore
del panic selling, malgrado ciò che
sta accadendo gli indici del resto
del mondo rimangono aperti. Il
DAX di Francoforte chiuderà con
un passivo del 9%, Londra sembra
essere quella che soffrirà meno,
una caduta dell'America spinge i
compratori nel Regno Unito, la
sterlina corre sull'Euro. Quando
Wall Street riapre dopo qualche giorno, il 17 Settembre 2001 crolla, il Dow Jones
scende di 685 continuando la caduta fino al venerdì che chiuderà una delle
settimane più terribili nella storia economica americana, il Dow Jones lascerà sul
terreno il 30% scendendo da 11723 punti a 8236.
16 Settembre 2008

È ricordato come il giorno in cui scoppia la


crisi finanziaria: nella notte tra domenica e
lunedì 16 settembre, Lehman Brothers, una
delle più grandi banche d’affari statunitensi, è
travolta dalla crisi dei subprime e dichiara
bancarotta. Si apre un periodo di grossi
ribassi. Il 29 settembre la Borsa Usa perde
l’8,8%, ma peggio fa il 15 ottobre quando
perde il 9 per cento

Crisi del subprime

Le conseguenze furono peggiori nel 2009 in seguito alla crisi finanziaria mondiale:
l'indice azionario MSCI World perse a partire da
novembre 2008 e per i tre mesi successivi l'8,6 per
cento, registrando così l'inizio d'anno peggiore dalla
sua istituzione avvenuta nel 1970; il DAX si afflosciò
praticamente del 20 per cento. Il tutto era iniziato
con la cosiddetta crisi dei subprime, cioè con il crollo
del mercato ipotecario americano per il
finanziamento degli immobili avvenuto nel 2007.
10 Agosto 2011

È l’estate della crisi del debito in Europa. Entra nel linguaggio


comune la parola inglese «spread», che indica il differenziale di
rendimento con i titoli di Stato tedeschi. Lo spread tra i Btp e il
Bund si avvicina a 500 punti. Il 10 agosto Piazza Affari perde il
6,65 per cento. Il primo novembre 2011 lascia sul terreno il 6,8
per cento

11 Marzo 2011

Un altro tsunami colpisce la Borsa di Tokyo, arrivata a perdere fino al 17,5% nella
seduta dell’11 marzo 2011, giorno del terremoto/maremoto che ha sconvolto il
Paese. Sullo sfondo c’’era il peggioramento della situazione nella centrale nucleare
di Fukushima. A fine giornata, dopo un’iniezione straordinaria di liquidità da parte
della Bank of Japan, i due listini di Tokyo Stock Exchange, Nikkei 225 e Topix,
segnavano rispettivamente -10,55 e -9,47 punti percentuali. In termini statistici, è
stata la terza perdita di sempre per la piazza nipponica.

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