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IL TESTO
“Il testo è una occorrenza comunicativa che soddisfa sette condizioni di testualità.
Quando una di queste condizioni non è soddisfatta, il testo non ha più valore
comunicativo” (De Beaugrande e Dressler). I testi non comunicativi sono considerati
non-testi.
Questi sette criteri di testualità fungono da principi costitutivi della comunicazione
mediante i testi: essi detterminano e producono quella forma di compotamento,
definibile come comunicazione testuale, che s’interrompe se essi vengono disattesi.
I sette criteri sono:
1) Coesione : esso concerne il modo in cui le componenti del testo di superficie, ossia le
parole che effettivamente udiamo o vediamo, sono collegate fra di loro. E dal momento
che le componenti di superficie vengono a dipendere l’una dall’altra in base a forme e
convenzioni grammaticali, la coesione si fonda su dipendenze grammaticali. Le
sequenze di superficie di molte lingue non possono subire variazioni drastiche perché
altrimenti diventano confuse.
Con il termine coesione si riassumono tutte le funzioni che si possono utilizzare per
segnalare le relazioni fra gli elementi del testo di superficie.
2) Coerenza: essa riguarda le funzioni in base a cui le componenti del mondo testuale,
ossia la configurazione di concetti e relazione soggiacente al testo di superficie, sono
reciprocamente accessibili e rilevanti. Si può definire un concetto come una
configurazione di sapere (contenuto cognitivo) che può essere richiamato alla mente o
attivato con una un’unità e consistenza più o meno forte. Le relazioni sono gli anelli di
congiunzioni fra i concetti che si presentano assieme nel mondo testuale; ogni anello
dobrebbe apportare una designazione del concetto con cui stabilisce un collegamento.
Ad esempio, nel segnale stradale “Rallentare! Bambini che giocano!”, la parola bambini
è un concetto d’oggetto, mentre giocano è un concetto d’azione. A questi due concetti
s’aggiunge la relazione “agente – di” poiché i bambini sono gli attori dell’azione.
Talvolta, ma non sempre, le relazioni sono riportate nel testo non esplicitamente, ossia
non vengono attivate direttamente per mezzo di espressioni del testo di superficie. Gli
utenti apporteranno tutte le relazioni che saranno neccesarie per rendere sensasto un
testo simile.
La coerenza non è solamente una caratteristica dei testi, ma piuttosto il risultato dei
processi cognitivi degli utenti dei testi stessi. Il semplice allineamento di avvenimenti o
situazioni in un testo mette in moto delle operazioni che producono o suscitano nella
mente relazioni di coerenza.
Quando si aggiunge il proprio sapere al fine di ricostruire un mondo testuale, si parla di
inferenziazione.
La coerenza rivela già la natura di una scienza del testo in quanto prodotto di attività
umane. Un testo non produce da sè un senso, ma piuttosto mediante l’interazione fra le
conoscenze testuali (ossia presenti nel testo) e le conoscenze memorizzate dai singoli
utenti del testo.
Parlanti diversi possono certamente trovare sfumature di senso lievemente divergenti,
ma ci sono comunque un nucleo comune di operazioni possibili e un contenuto che tutti
gli utenti trovano costantemente che ci permettono di non considerare troppo vago il
concetto di “senso del testo”.
5) Informatività: si riferisce alla misura in cui gli elementi testuali proposti sono attesi
o inattesi oppure noti o ignoti/incerti.
L’elaborazione di notizie altamente informative è più impegnativa di notizie meno
informative, però, in compenso, è più interessante. Occorre, tuttavia, stare molto attenti
a non gravare in modo esagerato sull’elaborazione rischiando di compromettere il buon
esito della comunicazione. La coerenza esige, appunto, che si ripetano elementi noti o
che se ne consenta una facile ricostruzione.
Un’informatività particolarmente scarsa suscita noia nei riceventi e può perfino indurre
a respingere il testo.
6) Situazionalità: questa condizione riguarda quei fattori che rendono un testo rilevante
per una situazione comunicativa.
Nel caso del segnale stradale “Rallentare! Bambini che giocano!”, il cartello è posto in
un punto in cui, a una determinata classe di riceventi, cioè gli automobilisti, viene
richiesto un determinato comportamento. I pedoni possono riconoscere che per loro il
testo è irrelevante perché la loro velocità non potrebbe mettere in pericolo nessuno. E’
così che la situazione decide senso e uso di un testo.
La situazionalità agisce perfino sui mezzi della coesione. Una versione più lunga
dell’esempio potrebbe eliminare ogni dubbio sul senso, l’uso e il destinatario del testo,
ma non sarebbe adatta a una situazione in cui il ricevente non ha a disposizione molto
tempo per dedicarsi alla lettura dei cartelli mentre deve, piuttosto, preoccuparsi del
traffico stradale. Questa considerazione obbliga perciò chi produce il testo ad un
massimo di economia.
Principi regolativi del testo: inoltre ai principi costitutivi del testo occorre che ci siano
dei principi regolativi che non definiscano, ma controllino la comunicazione testuale:
1) Efficenza: l’efficenza di un testo dipende da un grado possibilmente limitato di
impegno e sforzo da parte dei partecipanti alla comunicazione nell’uso di questo
testo.
2) Effettività: dipende dal fatto se il testo lascia una forte impressione e produce
condizioni favorevoli al raggiungimento di un fine;
3) Appropriatezza: è data dall’accordo tra il suo contenuto e i modi in cui
vengono soddisfatte le condizioni della testualità.
COESIONE
La stabilità del testo in quanto sistema viene garantita da una continuità delle
occorrenze. Il concetto di continuità si bassa sull’assunzione che le diverse occorrenze
del testo e della situazione in cui questo viene presentato si riferiscono l’una all’altra,
ovvero che ogni occorrenza permette l’accesso almeno ad alcune altre occorrenze. Ciò è
quanto mai evidente nel sistema della sintassi il quale impone il proprio pattern
organizzativo al Testo di Superficie. Il termine coesione mette in risalto questa funzione
della sintassi nel contesto della comunicazione.
La mente umana ha una capacità abbastanza limitata di tenere presente il materiale di
superficie quanto basta per potervi lavorare sopra. Il materiale è collocato in una
memoria attiva , o memoria di lavoro, in cui il potenziale di elaborazione viene
distribuito tra gli elementi di un testo presentato a seconda della loro importanza. In essa
l’impressione di brevissima durata del materiale percepito per via ottica o accustica
ottiene rapidamente un’organizzazione provvisoria. Questo materiale organizzato
provvisoriamente può essere poi serbato per periodi più lunghi, ma sempre entro
modesti limiti di tempo. Da ciò deriva che l’elaborazione del testo non può affatto
perlustrare immediatamente i vasti depositi di conoscenza del mondo dei partecipanti
alla comunicazione. E’ invece necessario un sistema organizzativo subordinato con
possibilità di scelta e pattern molto più limitati. Nei testi in lingue naturali questo
sistema corrisponde a quello della sintassi. Questa valutazione trova valido supporto
nella constatazione che le strutture di superficie vengono conservate più saldamente
nella memoria a breve termine, mentre il contenuto concettuale resta impresso meglio
nella memoria a lungo termine.
Le funzioni della sintassi corrispondono a questi fattori cognitivi.
Per testi parziali piuttosto estesi ci sono mezzi capaci di mostrare come le strutture e i
pattern già usati possono essere riempiegati, modificati o riassunti. Questi mezzi
contribuiscono alla stabilità e all’economia di materiale e potenziale di elaborazione. La
ricorrenza è la semplice ripetizione di componenti di parole con cambio di classe (ad
esempio: “egli arrivò ... al suo arrivo”). Quelle strutture che sono ripetute con elementi
nuovi costituiscono un parallelismo, mentre un contenuto che viene utilizzato mediante
espressioni nuove costituisce una parafrasi. Quando certi elementi portatori di
significato sono sostituiti da particelle brevi e di per sè vuote concettualmente, si ha
l’utilizzo di pro-forme. L’elissi rappresenta la ripetizione di struttura e contenuto previa
omissione di alcuni elementi di superficie. Le relazioni tra fatti e situazioni del mondo
del testo possono essere segnalate in modo esplicito mediante il tempo, l’aspetto e la
giunzione. La successione delle espressioni produce una prospettiva funzionale
dell’enunciato nella quale l’importanza o la novità di un elemento corrisponde alla sua
posizione all’interno dell’enunciato. Nei testi parlati, l’intonazione può assolvere
funzioni analoghe.
La coesione all’interno del sintagma, dell’enunciato parziale e dell’enunciato è più
evidente di quella tra due o più unità di questo genere.
In unità strettamente collegate come i sintagmi, gli enunciati parziali e gli enunciati, la
coesione viene garantita dall’inserimento dei vari elementi nelle dipendenze
grammaticali. In brani di testo piuttosto lunghi, l’operazione principale consiste nello
scoprire come elementi e pattern già usati possano essere riutilizzati, modificati o
combinati insieme.
La ripetizione diretta di elementi viene detta ricorrenza per il semplice fatto che
l’elemento originale (l’occorrente) si presenta di nuovo (ricorre). La ricorrenza può
verificarsi a livelli differenti. La ricorrenza è frequente quando si parla in modo
spontaneo perché si ha poco tempo a disposizione per pianificare l’enunciazione e
perché il testo di superficie si disperde rapidamente.
Quando si ha a disposizione maggiore potenziale elaborativo e più tempo per la
produzione del testo, è raro che ci sia una ricorrenza così intensa come nel seguente
esempio, tratto dalla dichiarazione fatta da un funzionario dopo un’alluvione
improvvisa:
- “C’è acqua dentro tante case. Anzi, tutte hanno dell’acqua dentro. Tutto è
sommerso dall’acqua.”
Il carattere della parafrasi rientra nel tanto discusso problema della sinonimia. Pare che
ci siano solo poche espressioni di lingue naturali il cui significato virtuale sia identico.
Piú frequentemente si usano mezzi di coesione che accorciano o semplificano il testo di
superficie anche se ciò va in qualche modo a scapito della determinatezza. Un mezzo
evidente è l’uso di pro-forme: parole economiche, brevi e prive di un significato
particolare che possono presentarsi nel testo di superficie per far le veci di espressioni
determinate che attivano un contenuto.
Le pro-forme più note sono i pronomi che adempiono la funzione di sostantivi o
sintagmi nominali con i quali essi coriferiscono.
Es.:
- C’era una vecchieta che viveva in una scarpa. Lei aveva tanti bambini, lei non
sapeva che fare.
In questo esempio, il verbo prese del primo enunciato parziale può completare il
secondo e il terzo (“anzi ... le dita di un piede”, “ma ... ginocchio”).
E’ più frequente che l’ellissi si presenti in una nuova enunciazione anziché nella stessa:
- Le piace il romanticismo?
- Sì, molto. Specialmente Heine. Ha un profilo così fine!
Quando i sistemi verbali non sono in grado di esprimere con chiarezza queste
differenziazioni, occorre impegnare anche i modificatori.
La giunzione, ossia l’uso di espressioni giuntive (che la grammatica tradizionale
chiama congiunzioni) è un chiaro dispositivo per segnalare le relazioni fra avvenimenti
e situazioni. Quattro, almeno, sono i tipi fondamentali di giunzione che occorre
prendere in esame:
a) la congiunzione, che collega cose dello stesso status, ad esempio: entrambe le
cose sono vere nell’ambito del mondo testuale.
b) la disgiunzione, che collega cose con status alternativo, ad esempio: due cose di
cui una soltanto può essere nel mondo testuale.
c) la controgiunzione, che collega cose dello stesso status, le quali, però, figurano
come incongruenti o inconciliabili nell’ambito del mondo testuale, ad esempio:
una causa e un effetto inatteso.
d) la subordinazione, che collega cose per le quali lo status di una dipende da
quello dell’altra, ad esempio: cose che sono vere solo a certe condizioni o per
determinati motivi (causa-effetto, presupposto-avvenimento, ecc.)
COERENZA
Un testo produce senso perché c’è una continuità di senso all’interno del sapere attivato
con le espressioni testuali. Un testo privo di senso o assurdo è un testo in cui i riceventi
non riescono a rilevare una tale continuità, di solito perché in larga misura non
coincidono il complesso dei concetti e delle relazioni, da una parte, e le preconoscenze
dei riceventi dall’altra. Occorre porre questa continuità del senso come fondamento
della coerenza, la quale rappresenta, a sua volta, l’accesso reciproco e la rilevanza
reciproca entro una combinazione di concetti e relazioni. Questa combinazione, posta
alla base del testo, è il mondo testuale il quale non deve necessariamente collimare con
quello che normalmente si suppone essere il mondo reale ,ossia con la concezione della
condizione umana ritenuta valida da una società o un gruppo di essa. Al riguardo, è
d’obbligo osservare che il mondo testuale abbraccia più cheil senso semplicemente
veicolato dalle espressioni di superficie: i processi cognitivi apportano, infatti, una certa
porzione di senso comune derivante dalle attese e dalle esperienze dei partecipanti alla
comunicazione relative al modo di organizzarsi gli avvenimienti e situazioni. Quindi, il
senso delle espressioni utilizzate non è tutto, anche se non vi è dubbio che esso fornisce
al mondo testuale l’apporto più evidente e immediato.
Il sapere (o le conoscenze) non sono affatto identici al significato o al contenuto delle
espressioni linguistiche che li rappresentano o trasmettono.
Possiamo definire un concetto come una configurazione di conoscenze (sapere) che
possono essere attivate o richiamate alla coscienza con maggiore o minore unitarietà e
consistenza. Si trata di una definizione operazionale fondata sul fatto che la maggior
parte di coloro che usano il linguaggio, impiegando o ascoltando una data espressione
linguistica, attivano più o meno la stessa porzione di sapere, ossia la richiamano nel
deposito attivo della loro memoria. Non pare che ci siano, fra parlanti diversi,
divergenze tanto grandi in questo senso da arrecare dei disturbi alla comunicazione.
Purtroppo, moltissimi concetti sono così adattabili ad ambienti (contesti) diversi tra loro
che i loro componenti e confini restano alquanto vaghi. Nel definire i concetti occorre,
pertanto, confrontare pure le probabilità, vale a dire, se è più o meno probabile che un
concetto racchiuda un determinato sapere quando esso viene attualizzato in un modo
testuale, ossia laddove ogni concetto si presenta con una o più relazioni con altri
concetti. Queste relazioni formano la connessione che delimita il valore d’uso di ciascun
concetto.
Quando si usano espressioni linguistiche in una funzione comunicativa, si attivano le
relazioni e i concetti corrispondenti in uno spazio di lavoro mentale che viene chiamato
deposito attivo. Il grado di efficacia di questo deposito è superiore quando tali unità
rappresentano spezzoni di sapere ben integrati e no elementi singoli e scoordinati. Ne
consegue che il sapere alla base dell’uso testuale dovrebbe avere normalmente la forma
di pattern globali che occorre riprodurre di volta in volta in una forma specifica in
relazione a entrate (nella recezione del testo) e uscite (nella produzione) attuali. Alcuni
tipi di pattern globali sono probabilmente memorizzati come spezzoni integrali a causa
della loro alta incidenza di uso. Le cornici sono pattern globali che racchiudono
conoscenze comuni su un certo concetto centrale quale, ad esempio, festa di
compleanno. Queste cornici indicano quali sono, in linea di massima, le connessioni,
ma non in quale successione debbano essere fatte o dette le cose connesse
reciprocamente.
Gli schemi sono pattern globali di avvenimenti e situazioni in sequenze ordinate
fondate sulla prossimità temporale o sulla causalità. A differenza della cornice, lo
schema ha sempre una disposizione sequenziale tale che permette di sviluppare delle
ipotesi su che cosa verrà successivamente fatto o detto in un dato mondo testuale.
I progetti sono pattern globali di avvenimenti e situazioni che portano a un fine
premeditato. Essi si differenziano dagli schemi per il fatto che chi prepara un progetto
giudica tutti gli elementi in base alla loro utilità per raggiungere il fine preposto.
I copioni sono progetti stabilizzati che spesso vengono richiamati per definire i ruoli e
le azioni attese dei partecipanti alla comunicazione. Si distinguono dai progetti perché
hanno una routine d’uso già consolidata.
Nell’aggancio procedurale della produzione e recezione del testo si è riscontrata
l’importanza di tutti questi pattern globali: come, ad esempio, possa essere sviluppato
un topic (in cornici), come si svolga una sequenza di avvenimenti (in schemi), come gli
utenti testuali o i personaggi di drammi, romanzi e così via perseguano i loro fini
(mediante progetti), come situazioni di tutti i giorni vengano ordinate in modo da poter
presentare certi testi al momento opportuno (mediante copioni). Può darsi che tipi
diversi di pattern contengano lo stesso sapere di fondo, tuttavia, in una prospettiva
differente.
Un altro problema dei modelli procedurali del sapere è l’ereditarietà, ovvero la
trasmissione di conoscenze tra unità di tipi e sottotipi indentici o simili.
INTENZIONALITÀ E ACCETTABILITÀ
La coesione dei testi di superficie e la coerenza dei mondi testuali che sta alla base della
prima sono i criteri più evidenti della testualità. Esse indicano in che modo i singoli
elementi del testo si accordano tra di loro fino a produrre un senso.
INFORMATIVITÀ
SITUAZIONALITÀ
INTERTESTUALITÀ
Esempi:
1.- Luca ha preso in prestito un libro dalla biblioteca scolastica. E’ un libro di storia
romana sul quale egli deve preparare una ricerca. Mario possiede lo stesso libro, ma
non ha voluto prestarlo all’amico.
Nell’esempio Luca indica lo stesso referente del pronome egli e del sostantivo amico,
che sono dei sostituienti del nome. I pronomi hanno una funzione fondamentale nella
coesione del testo.
Ricostruire l’unità di un testo è facile quando la sua coerenza è manifestata dalla
ripetizione della stessa parolo in un seguito coerente di frasi; come in questo caso.
Tuttavia non basta la ripresa della stessa parola per poter dire che il testo in esame
possiede una sua coerenza testuale. Ad esempio:
2.- Il libro di Giovanna è nella libreria. Mio cugino ha perduto il suo libro. Non credo
che abbiano ancora stampato il nuovo libro di Eco. Perché le hai regalato il libro più
economico?
Nonostante che la parola libro sia ripetuta in ogni frase, qui ci troviamo di fronte un
testo incoerente. Viceversa, la ripresa della stessa parole in frasi che si sussegono può
anche mancare e tuttavia non si può negare la coerenza del testo che segue:
3.- Ho comprato i libri scolastici di mia figlia. La bolletta del telefono è arrivata questa
mattina. Domani ritirerò la macchina dal carrozziere. Mio figlio ha rotto un vetro del
vicino. Le spese non finiscono mai!
Qui le relazioni tra le frasi sono ottenute mediante la breve esclamazione finale che
riferisce tutte le frasi al comune denominatore spese. Questa funzione è svolta,
all’interno del testo, dai cosiddetti nomi generali che riassumono i nomi particolari che
sono usati in precedenza. Nomi generali sono: cosa, oggetto, materia, roba, affare,
faccenda, argomento, fatto, avvenimento.
Alcuni di questi nomi sono più o meno “generali” rispetto ad altri: esiste cioè una certa
gerarchia.
Un nome che per il suo significato più generale si trova a un livello più alto di un altro
nome si chiama iperonimo, il nome che si trova al livello sottostante si chiama
iponimo.
La comprensione di un testo dipende non soltanto dal suo significato, ma anche dalla
conoscenza che noi abbiamo del mondo (delle abitudini, degli usi, delle convenzioni
delle società a cui apparteniamo): il cartello solo questa settimana questo prodotto costa
la metà non costituisce un’informazione ma piuttosto un invito agli acquisti.
Spesso è anche la conoscenza di altri testi precedenti a farci comprendere un testo.
Nell’esempio (3) le frasi rimandano a eventi che comportano uno sborso di denaro. Ciò
giustifica e rende coerente la frase finale Le spese non finiscono mai. Insomma questo
testo risulta coerente e unitario.
Ai testi 1) e 3) si possono dare eventualmente i titoli Il prestito di un libro e Le spese
della famiglia (oppure Le spese crescono). Il dare un titolo a un testo rientra nella
competenza testuale: lo può fare solo colui che ha capito bene il senso di quello che ha
scritto e/o di quello che ha letto. I titoli da attribuire allo stesso testo possono essere
vari: la scelta dipende dal punto di vista di chi propone il titolo e dall’effetto che egli
vuol ottenere sul lettore.