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."Pagine corsare"
.I contributi dei visitatori
Il ruolo dell'intellettuale
nell'era
della comunicazione di massa
di Laura Lazzarin
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3. CONCLUSIONE
- Il ruolo dell'intellettuale nell'era della comunicazione di
massa
- Bibliografia
- Pasolini in Internet
***
Nel corso della sua vita Pier Paolo Pasolini (1922 -1975) si è
dedicato a diversi generi e mezzi espressivi in una
incessante sperimentazione linguistica, esprimendo da una
parte la sua violenta passione politica, come intellettuale
radicato nel suo tempo; dall'altra il suo complesso mondo
interiore, la sua problematica esistenziale di uomo e di
poeta.
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Arte e vita
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Socrate e i giovani
Rousseau e il buon selvaggio
Pasolini ha dimostrato fin dall'inizio la sua appassionata
vocazione pedagogica, non solo nei riguardi dei giovani ma
come volontà di educazione collettiva sul piano etico-
sociale. Infatti non solo fu insegnante di scuola media, prima
in Friuli e poi nella periferia romana, ma fin da giovanissimo
partecipò al dibattito culturale su giornali e riviste.
Tra 1943 e 1944 fondò a Casarsa la rivista "Stroligut di cà
da l'aga" e l'Academiuta de lengua friulana, pensata per i
figli dei contadini come scuola in friulano e luogo di
discussione, e chiusa subito perchè dichiarata illegale.
In una lettera inviata a un amico-poeta Luciano Serra nel
1943, dopo la deposizione di Mussolini e la caduta del
fascismo, emerge la sua concezione della missione di
educazione e di civiltà assegnata all'intellettuale: "L'Italia ha
bisogno di rifarsi completamente, ab imo, e per questo ha
bisogno, ma estremo, di noi, che nella spaventosa
ineducazione di tutta la gioventù ex-fascista, siamo una
minoranza discretamente preparata. [...] Ho sentito in me
qualcosa di nuovo sorgere e affermarsi, con un'imprevista
importanza: l'uomo politico che il fascismo aveva
abusivamente soffocato,senza che io ne avessi la
coscienza".
Dal 1960 al 1965 instaura un vero e proprio dialogo con i
lettori su "Vie Nuove", il settimanale del Partito comunista
italiano. Tra 1968 e il 1970 tiene sul settimanale "Tempo"
una rubrica chiamata "Il caos", il cui scopo è sempre il
colloquio con i lettori. Dal 1970 fino alla morte scrive articoli
in vari settimanali e quotidiani, tra cui "Il Corriere della Sera",
suscitando polemiche con la sua acuta quanto provocatoria
indagine della società italiana.
Alla base della sua Weltanschauung c'è la dialettica, il
dialogo, il dibattito che porta allo scontro ma mira alla verità.
E in questo ci ricorda Socrate, altro intellettuale scomodo
condannato come corruttore di menti e di giovani.
L'attenzione nei riguardi dei giovani è evidente anche nei
suoi romanzi e in alcuni suoi film, i cui protagonisti sono
ragazzi del sottoproletariato romano.
Pasolini coglie gli ambienti e i tipi sociali delle periferie
romane in un preciso momento della loro storia, prima che
siano travolti dai modelli consumistici e dai sogni piccolo-
borghesi portati dal boom economico degli anni '60. Pasolini
porta alla luce una realtà terribile e sconosciuta nel resto
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condizione giovanile.
In un articolo apparso su "Nuovi Argomenti" dell'aprile-
maggio 1968, Pasolini si esprime con una polemica in versi,
"Il PCI ai giovani!", riguardo al movimento studentesco del
'68 e agli scontri tra gli studenti e le forze dell'ordine. Egli si
schiera dalla parte dei ragazzi poliziotti, che fanno parte
della classe sociale "altra" rispetto agli studenti "figli di papà"
che credono di fare la rivoluzione e invece si trovano dentro
al Potere, incapaci di liberarsi del loro spirito borghese:
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Pasolini e la lingua
Il dialetto e il cinema
Pasolini esordisce con una raccolta di poesie in friulano,
"Poesie a Casarsa". Questa scelta del dialetto è dettata da
una molteplicità di fattori che sono legati anche alla sua
vicenda personale.
In particolare il dialetto è sentito come la lingua naturale,
pura, autentica, espressione della cultura popolare.
Naturalmente come ammette lui stesso si tratta di una lingua
artificiale: per usare il friulano con libertà e un senso di
verginità bisogna essere non troppo friulani e non troppo
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Il destinatario
"La morte non è nel non poter comunicare ma
nel non poter più essere compresi"
"Perchè non scrivo più? Perchè ho perduto il destinatario",
afferma Pasolini in un'intervista nel 1967. Da queste parole,
come anche da tutta la sua opera, si comprende quale
importanza Pasolini attribuisca al destinatario, che nell'era
della comunicazione di massa diventa l'anonimo pubblico.
L'esperienza poetica non si può disgiungere dall'esperienza
politica, l'espressione non si può disgiungere dalla
comunicazione, sempre nel tentativo di essere compresi, ma
sempre attraverso un linguaggio profondo e complesso.
I primi esperimenti letterari dell'autore, pur essendo in
dialetto friulano, non sono certo, per i motivi che ho già
esaminato, indirizzati al popolo. Pasolini si rivolge sempre
agli intellettuali colti, almeno per quel che riguarda la poesia,
difficilmente accessibile sia al popolo friulano che al
sottoproletariato romano. Questo fatto sembra contraddire
gli intenti pedagogici di stampo gramsciano, anche se
bisogna ammettere che è impresa ardua dedicarsi
all'educazione del popolo senza cadere da una parte nel
paternalismo, dall'altra nella banalità. Di fronte a un
problema tanto grande da sempre gli intellettuali si sono
ritrovati in un circolo vizioso, per cui si rivolgono a un popolo
che amano ma che non li può capire.
Nel suo primo filone di film Pasolini ha come destinatario sia
l'intellettuale intelligente che il proletario che recepisce la
storia in modo immediato. Con la crisi del popolo che,
attraverso l'evoluzione neocapitalistica italiana, diventa
massa, Pasolini passa a un secondo filone di film più difficili,
tendenti all'incomunicabilità. Le speranze deluse per la forza
innocente e rivoluzionaria del popolo e l'odio per la società
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3. CONCLUSIONE
Bibliografia
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Pasolini in Internet
Altra importante fonte di informazioni e di documenti sono le
pagine del sito Internet: www.pasolini.net .
Laura Lazzarin
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