LA DIFESA DEL POPOLO 27 MARZO 2011 37

RADICCHIO ROSSO DI TREVISO E VARIEGATO DI CASTELFRANCO

Dopo 15 anni di ipg, ora si punta al dop

Il consorzio di tutela ha già presentato richiesta all’Unione Europea
■ Da ben 15 anni il radicchio di
Treviso igp e il variegato di Castel-
franco igp si fregiano del marchio
assegnato dall’Unione Europea,
primi radicchi italiani ad averlo ot-
tenuto. Sono pregiate cicorie che
vengono coltivate nelle province di
Treviso, Venezia e Padova. Vanta-
no innumerevoli tentativi d’imita-
zione, ma è solo grazie alle pecu-
liarità territoriali che si riesce a
produrre un ortaggio così pregiato:
nel caso del radicchio di Treviso
igp è il fatto che la fase dell’im-
bianchimento avvenga immergen-
do i cespi in vasche contenenti
l’acqua del fiume Sile che presenta
una temperatura annua costante
fra 14 e i 15 gradi. Ora si vuole di
più, ovvero il marchio dop. Sareb-
bero i primi ortaggi a ottenerlo in
Italia. Ed è su questo, ma anche su
molte altre iniziative, che si stan-
no concentrando gli sforzi del
Consorzio di tutela del radicchio
rosso di Treviso igp e variegato di
Castelfranco igp.
«Il passaggio da igp a dop garan-
tirà un ulteriore grado di protezio-
ne per questi due pregiati ortaggi
– spiega Paolo Manzan, presidente
del consorzio – La denominazione
di origine protetta significa, infat-
ti, che tutti i vari, complessi pas-
saggi per la produzione del pro-
dotto debbano necessariamente
essere compiuti esclusivamente
nel territorio d’origine e proprio
l’uso della nostra acqua del Sile (il
fiume di risorgiva più lungo d’Eu-
ropa) offrirà un’ulteriore garanzia.
Ora è solo una questione burocra-
tica. Siamo già andati a Bruxelles
per depositare la necessaria docu-
mentazione e la stessa richiesta
dev’essere presentata a Roma.
Questo percorso non sarà certo
breve, ma ci consentirà di circo-
scrivere o ridurre la contraffazio-
ne del prodotto».
Un primo bilancio della stagione
produttiva 2010-2011, anche se
solo su dati di fine febbraio, parla
di un inizio piuttosto problematico
a causa delle forti precipitazioni
del mese di novembre, con la con-
seguente difficoltà di togliere il
prodotto dal campo per riporlo
nelle vasche di imbianchimento.
Questo ha portato a prezzi elevati
a dicembre, ma poi tutto si è risol-
to in positivo con un buon incre-
mento produttivo. «Possiamo rite-
nerci abbastanza soddisfatti, an-
che perché all’inizio della stagione,
nonostante le avverse condizioni
climatiche, i produttori hanno
avuto le giuste soddisfazioni dal
punto di vista remunerativo. Prez-
zo equo, comunque, anche per i
consumatori, anche se nel periodo
di Natale, come sempre accade vi-
sto la maggiore richiesta, i prezzi
hanno subito la classica impenna-
ta, anche se non sono schizzati al-
le stelle. Soprattutto nelle zone di
produzione non si vuole rinuncia-
re al radicchio da portare in tavola
per le festività di fine anno. Certa-
mente prima della crisi, nonostan-
te l’incremento dei prezzi, non
c’erano problemi di vendita, ora se
ne compra sempre, ma in quantità
ridotte. I prezzi, poi, sono scesi do-
po le feste, anche perché il tempo
è migliorato e quindi c’era prodot-
to in sovrabbondanza».
L’incremento produttivo è stato
per il radicchio di Treviso attorno
al 5 per cento e per il variegato at-
torno al 40 grazie ai 200 produtto-
ri iscritti al consorzio.
Laura Tuveri

L’ I M B A L L A G G I O I VIGILATORI
«Servono logo e confezione ad hoc Due “angeli custodi” per verificare
per farci riconoscere dai consumatori» il disciplinare di produzione

P er il presidente del consorzio di tutela,

Paolo Manzan (nella foto), riuscire a
realizzare un brand e una confezione
unica per almeno il 60 per centro di prodotto
marchiato igp è un sogno a lungo cullato,
prima ancora di diventare il numero uno del
consorzio, nell’autunno del 2009. Attribuisce
così tanta importanza a tale progetto, che se
non riuscirà a portare a casa questo risultato
assicura di aver già messo le sue
dimissioni sul tavolo. «Puntare a
un logo identificativo è ormai
una necessità per dare valore
aggiunto al lavoro di tanti
produttori. Sono, infatti, sempre
più convinto che per farci
riconoscere dai consumatori
dobbiamo creare un logo, una
marca facile da ricordare, e il
prodotto dev’essere
confezionato in un involucro
accattivante, proprio per distinguerci sul
mercato. Un brand, un imballaggio unico per
tutti, o per la gran parte, secondo me
accrescerebbero la fidelizzazione del
consumatore e anche il potere nei confronti
della grande distribuzione o degli altri
operatori del commercio. Purtroppo finora
ciascuno ha fatto per conto proprio, ma non
possiamo più permetterci di continuare a
promuovere il radicchio in questo modo.
Non basta più presentare il prodotto come
radicchio di Treviso igp e variegato di
Castelfranco igp, oppure che ciascuna
organizzazione di produttori commercializzi
con un proprio logo e imballaggio, perchè da
soli non si va da nessuna parte. L’unione in
questo caso davvero farebbe la differenza».
Unità serve anche quando si presenta alle
varie feste e mostre mercato riunite nel
cartellone “Fiore d’inverno”. Anche in questo
caso per proporsi in modo
unitario servirebbe, secondo
Manzan, che ciascuna mostra
rinunciasse alla propria
denominazione per ribattezzarsi
mostra del radicchio rosso igp o
variegato di Castelfranco, a
seconda della zona in cui si
svolge. Manzan punta molto
anche sulla comunicazione
mediante un nuovo magazine
che arriva a tutti gli associati,
ma anche a opinion leader, istituzioni,
operatori commerciali e a tutti coloro
interessati al settore. E per una
comunicazione ancora più immediata e
puntuale, il consorzio sta effettuando il
restyling al suo portale –
www.radicchioditreviso.it – sempre più ricco
di notizie e di indicazioni per produttori ma,
soprattutto, per i consumatori. Il consorzio è
presente anche su Facebook e su Youtube,
con originali filmati.
P er difendere l’unicità e la territorialità del
Radicchio di Treviso igp e del Variegato di
Castelfranco igp è stato creato un pool di
agenti vigilatori. Sono pubblici ufficiali addetti alla
verifica e al controllo che i “fiori che si mangiano”
siano commercializzati nel rispetto delle regole del
disciplinare. In pratica si tratta di una sorta di angeli
custodi anti-frodi. Il lavoro dei due agenti è iniziato
già due anni fa, ma ora si sta intensificando,
prendendo spunto dal regolamento che ha istituito
l’igp per i radicchi veneti, che delega al consorzio di
tutela compiti di autocontrollo perché le regole del
disciplinare di produzione, che individua zona,
metodi e sistemi di produzione vengano rispettate.
A tale compito sono stati delegati Mirco Feston, ora
anche sindaco di Zero Branco, e Antonio Bertone,
che in questi due anni hanno svolto un’intensa
attività di verifica sul campo, visitando mercati,
grossisti e dettaglianti del Nord Italia, zona
d’elezione di vendita della pregiata cicoria
trevigiana. Nella prima fase del loro operato hanno
soprattutto cercato di fornire informazioni e
formazione sul prodotto igp e sulle regole che
permettono la sua commercializzazione, ossia sulla
presenza di un marchio di riconoscimento
obbligatorio, verificando che il radicchio veniva
commercializzato nei principali mercati all’ingrosso
del Nordest, da Padova, Verona, Udine sino a
Trieste, ma anche a Milano, Bologna e Cesena,
luoghi visitati dai vigilatori. Dopo una panoramica
completa, sono fioccate le prime lettere di diffida
che hanno riguardato industrie alimentari o
ristoranti e
pizzerie, che sono
i settori
sicuramente più a
rischio, più
qualche piccolo
dettagliante ma in
misura inferiore.
Alcuni di questi
successivamente
hanno mostrato di
perseverare nel
loro errore e quindi si sono dovuti stilare i primi
verbali. Ma quali sono i principali elementi di frode?
«Le contraffazioni maggiori – spiegano Feston e
Bertone – riguardano essenzialmente il radicchio
rosso tardivo, più che il precoce o il variegato,
perché fra le tre è la tipologia più pregiata.
Trattandosi di prodotti igp, devono essere certificati
e la loro origine deve essere garantita. I requisiti da
rispettare sono la provenienza, il rispetto del
disciplinare e la certificazione di un ente esterno. Il
prodotto poi deve essere provvisto del bollino. Dai
nostri riscontri è risultato che spesso manca la zona
di provenienza, come ad esempio nei casi del
precoce proveniente da Abruzzo o dalla zona di
Rovigo venduto invece come radicchio di Treviso.
Nel caso del variegato ci siamo trovati di fronte a
prodotti mancanti del bollino previsto, stessa cosa
per il tardivo dove, vista la reiterazione del reato,
abbiamo comminato le prime sanzioni (che partono
da 4 mila euro)».

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