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Ugo Spirito – Augusto Del Noce

Tramonto o eclissi dei valori tradizionali

A mio modo di vedere, né lo spirito della scienza, né le sue conseguenza pratiche hanno
provocato o provocano oggi il «tramonto irrevocabile» dei valori tradizionali. È stata al contrario
l’«eclissi» dei valori tradizionali, conseguente a un’errata interpretazione della storia
contemporanea nel suo aspetto «etico-politico» - e questo errore ha radici molto profonde, tanto
da implicare la generale interpretazione della storia dell’intero pensiero moderno – che ha portato
all’hybris della scienza come nuovo ideale che sorge e si afferma in maniera rivoluzionaria rispetto
al passato, ponendosi come valore assoluto. (61)
Si può dire quindi che il suo sia un ritorno alle origini del positivismo, a Comte; all’idea di
una riorganizzazione dell’unità spirituale fondata sulla scienza. (73)
Spirito, invece, prende la parola dopo il massimo sviluppo della psicologia sperimentale.
Sotto questo riguardo si può forse dire che il suo è un comtismo compiuto. La completezza
dell’attualismo coincide con la completezza del comtismo… (75)
Da marx a Comte, attraverso Hegel, Kant (ritrovato dopo Hegel) e la tradizione del
pensiero italiano. (76)
…il XII libro del De Trinitate agostiniano intitolato De scientia et sapientia. Sotto questo
riguardo, pochi passi, nell’intera opera agostiniana, manifestano con pari intensità l’incontro tra il
pensiero cristiano e quello greco (quella unità nella cui negazione è l’essenza del modernismo)…
(87)
La premessa è la verità permanente del platonismo; si può dire, per converso, che
affermare la stessa idea di valori permanenti è lo stesso che dichiarare la verità permanente del
platonismo (verita che dichiara, in diversa guisa, tutta la grande tradizione cristiana, da
sant’Agostino a san Tommaso, a Rosmini), come riconoscimento di un ordine di verità increate,
eterne, immutabili, necessarie, non prodotte dall’uomo, che sono i principi e le regole del giudizio
e dell’azione. (88)
Ho fatto riferimento a questo passato piuttosto che a qualsiasi altro degli infiniti testi simili,
che possono venir rintracciati nella storia della tradizione cristiana, perché Gilson vi vede il primo
enunciato di un programma che, non svolto compiutamente da sant’Agostino, costituirà il
problema centrale del pensiero medievale; e perché in rapporto a questo problema anche le
opposizioni tra agostinismo e tomismo svaniscono, o almeno è l’aspetto di continuità che prevale.
(89-90)
C’è una necessità delle essenze filosofiche, e chi parla della scienza come dell’ideale nuovo
che si sostituisce ai tramontati ideali teologici e metafisici non può non incontrare Comte… (97)
Del Noce habla de la superación irreversible de Comte en Nietzsche: Una critica che, a mio
giudizio, è insuperabile. (99)
Luego cita a Simone Weil y a la escuela de Frankfurt porque, desde posiciones distintas a la
suya, hacen un diagnóstico semejante: «Occorre operare una scelta. O riconoscere nell’universo,
accanto alla forza, un principio altro da essa, o riconoscere la forza come padrona unica e sovrana
delle stesse relazioni umane». (Simone Weil, Enracinement).
Perché effettivamente non si può parlare di esistenza indipendente e «sostanziale» delle
individualità personali, se non si afferma la loro partecipazione a un’altra realtà, che non sia
quella spaziale e temporale. (107)
Passiamo ora ai giudizi che [Spirito] ha effettivamente pronunziato. Coloro che si dicono
filosofi cristiani sono essenzialmente preoccupati dal «problema della coloritura», cioè di dare alle
vecchie tesi i colori della filosofia in voga, e vengono apprezzati nel loro ambiente, per la loro
abilità in quest’arte. […] Frase felicissima, quella della coloritura, che può essere non soltanto
perfettamente condivisa, ma giustificata in diritto da chi si professa cattolico; purché si intenda
riferirla alla maggior parte della filosofia cattolica o, soprattutto, a quella accademicamente
prevalente, e vengano eccettuate alcune posizioni essenziali, che invece Spirito non nomina. Nel
periodo (prima metà del secolo scorso) in cui si formarono, in dipendenza del pensamento
filosofico della rivoluzione francese, le filosofie della storia, la cattolica si subordinò infatti a
quelle di carattere laico-moderno (processo verso la radicale immanenza, da Lutero e da Cartesio
in poi) e rovesciandone la valutazione; onde il finale ritorno al tomismo, come unica filosofia non
proseguita nei tempi moderni. Ma questa filosofia delle verità eterne doveva, perché tale, parlare
di diritto agli uomini di tutti i tempi, dunque anche all’uomo moderno; e allora si cercò di mostrare
come le filosofie a volta a volta prevalenti si inquadrassero per i loro motivi essenziali nella
filosofia perenne o fossero destinate a incontrarla nel loro prolungamento. Si ebbe così un
atteggiamento che «non è nuovo e già all’epoca del positivismo la filosofia cattolica concedette
molto, anzi troppo, ai principi di una metodologia in evidente contrasto con i propri fondamenti
speculativi. Lo stesso avvenne con il neoidealismo e in particolare con l’attualismo, quando il
cattolicesimo si trasformò in una sorta di idealismo cattolico». [La cita es de Ugo SPIRITO, Nuovo
Umanesimo, Armando, Roma 1964, 61] È la storia delle Università Cattoliche di Lovanio e di
Milano, per esempio. (116-117)
Giudizi esattissimi, a condizione però che si prescinda dal ritorno al più profondo Rosmini
o al più genuino e originario tomismo (così, per esempio, in Maritain, e soprattutto in Gilson),
dalle direzioni cioè che rifiutano nella maniera più radicale la «coloritura». Spirito non le nomina;
tuttavia, per il giudizio preciso che ha dato nel riguardo delle altre correnti, ha ben indicato la
linea divisoria. (119)
La rivoluzione come suicidio, o il suicidio della rivoluzione, sarebbe l’inevitabile risultato
del passaggio alla prassi del pensiero negativo. (127)
Col che [Del Noce se remiere a su ensayo Appunti sull’irreligione occidentale, del ’63, en el
analiza ese fenómeno considerando il relativismo assoluto (…) a cui deve giungere l’opposizione al
marxismo svolta in nome della società opulenta.] incontravo esattamente la descrizione della
società contemporanea svolta dalla Scuola di Francoforte. Con la differenza che per me tale
situazione era l’esito necessario della rivoluzione marxista…(128)
Hablando de las dos líneas de la modernidad, se refiere a la segunda como a aquella que va
da Cartesio a Rosmini, rivolta all’incontro con la metafisica classica e alla sua riformulazione in
relazione ai nuovi problemi. (139)
…in modo da vedere nella conferma della sua diagnosi [de Nietzsche] la condizione
negativa per il ritrovamento degli ideali tradizionali. (146)
…per la generalità della pubblicistica contemporanea, tradizione, conservazione, reazione,
paura della libertà, ecc., sono sinonimi, o almeno gradi dello stesso processo. Mostrare che si
tratta di fenomeni essenzialmente diversi è fare la critica della storia contemporanea. (147)
È soltanto al risveglio dello spirito tradizionale, quando venga inteso nel suo vero
significato, e qualora possa oggi essere pensato come verità (chi si professa oggi tradizionalista
imposta normalmente il suo discorso sulle conseguenze; il tradizionalismo è cioè insidiato e
contagiato dal massimo suo avversario, il pragmatismo… (148)
Portato dunque allo stato puro, lo spirito tradizionale significa primato dell’essere, primato
dell’immutabile, primato dell’intuizione intellettuale, o affermazione del valore ontologico del
principio di identità: è cioè l’idea della totale metastoricità della verità. Bisogna riferirsi alla
presenza nello spirito umano dell’idea di essere perfetto come principio di ordine gerarchico del
reale, di quelle che, in un linguaggio che rischia oggi di essere totalmente incompreso, si solevano
chiamare le verità eterne, universali, necessarie, metastoriche, che permettono all’uomo di vivere
l’eterno nel tempo, e che in quanto eterne possono essere consegnate («tradizione» da tradere)…
(148-149)
La metastoricità e la sovrumanità del vero fanno sì che la sua fissità abbia aspetto di
un’ulteriorità nei riguardi di ogni espressione, quindi di inesauribilità come capacità di esprimersi
in indefiniti aspetti. Questa tesi deve essere però liberata da ogni aspetto soggettivistico; è la stessa
identica verità che, in ragione della sua trascendenza, viene raggiunta attraverso un ascesi di
coscienza che ha necessariamente un carattere storico. (150)
Del Noce habla del punto de partida opcional del razionalismo: tale punto di partenza è
diventato un atto di fede, l’analogo della fede nella Rivelazione dei pensatori medievali, con la
differenza che l’atto di fede di quei dottori si dava per tale, mentre quello degli intellettuali
moderni si presenta come espressione dello «spirito critico». (156)
Siamo cioè indotti a una disposizione che differisce alquanto dalle tradizionali abitudini
scolastiche e professionali. Per esse l’esame delle filosofie concerneva meditazioni rispetto «ai
massimi problemi» o ricerche di metodologia, in ogni caso del tutto autonome dalla storia
politica… […] il che non vuol dire che si dia a queste condizioni profane un significato marxiano.
(165)
Del Noce maestra la inadecuación de hablar de la contestación como si se tratara de un
conflicto entre los ideales tradicionales que declinan y los nuevos ideales que surgen, dado que en
realidad, i «padri» e i «maestri» contro cui è insorta sono coloro che erano giovani nel 1945. E
proprio essi avevano decretato la fine degli ideali tradizionali. […] La contestazione non affronta
dunque gli ideali tradizionali, normalmente considerati già spenti, ma il «tradimento» della
rivoluzione. (169)
…troviamo sì un’eclissi pressoché totale, di proporzioni sinora mai viste, degli ideali
tradizionali, ma insieme una sfiducia non solo rispetto ai nuovi ideali proposti ma alla possibilità
del loro sorgere. (170)
Il divieto di fare domande. (173 y ss.)
L’espansione dell’ateismo si spiega fondamentalmente attraverso un’interpretazione della
storia contemporanea fondata sui nessi che si sono detti. (185)
E per una logica immanente a questo giudizio era diventata convenzione ordinariamente
accettata dagli intellettuali […] che colui che ancora parlasse di principi immutabili dissimulasse
in realtà il suo spirito reazionario che già aveva compiuto il suo ciclo arrivando al suo ultimo
stadio nell’epoca del fascismo…(196)
Che la caduta del fascismo generasse nel pensiero cattolico una revisione profonda è
dunque vero, in rapporto al vincolo che si è visto tra il neotomismo (altra cosa dal tomismo!) e una
particolare visione della storia che era stata smentita dai fatti. Ma non quello che si realizzò con
progressismo e neomodernismo, obbedienti ai divieti del progressismo laico e alle forme di
pensiero che li condizionava. (200)
Le idee dei nuovi teologi non possono venire spiegate se non in relazione a questa veduta
della storia recente… (201)
La novità, quindi, per quel che so senza raffronti, della situazione presente fondata sulla
detta interpretazione della storia contemporanea, sta nella coincidenza tra il massimo rifiuto della
tradizione e il massimo conservatorismo. (205)
Ma ora, che altro è il nichilismo se non un atteggiamento risultante dalla reciproca
esclusione di due attitudini in assoluta antitesi (appunto il millenarismo, come fiducia nel nuovo
eone, e il negativismo) che, tuttavia, si presentano come egualmente imposte dalla storia? Di qui
nasce una conseguenza importantissima: che il nichilismo non può affatto essere inteso come un
vuoto che attenda qualcosa che lo colmi; e neanche come una fase di transizione, perché invece è
una conclusione. (208)
…via negativa… (214)
Del Noce reputa la idea de “traición de la revolución”.
L’ottimismo tecnocratico fu posto in crisi dalla contestazione… (236)
Ora, quale fu […] il suo torto fondamentale? Di avere interpretato il tradimento della
rivoluzione non già come intrinseco alla stessa idea di rivoluzione «nel senso della storia», ma
come colpa dei gruppi di potere che si sono consolidati nell’ultimo quarto di secolo. (236)
Descrive a continuación la relación que hay entre marxismo, contestación, revolución sexual
(Reich) y surrealismo, recuperación de Sade.
Quel che per me, dunque, caratterizza l’epoca presente, è la dialettica dell’ateismo
costruttivo che, invece di portare a quell’altra e superumana realtà, si rovescia nella dissoluzione e
nel nichilismo. Si potrà rispondere: questo non basta davvero a giustificare la riaffermazione degli
ideali tradizionali; che cosa ci può essere di più assurdo di una loro rivendicazione fondata su
argomenti informati a quel pragmatismo che è proprio la forma di pensiero che essi escludono?
Ma, si osservi: per me, l’ateismo costruttivo non è una filosofia fra le altre: è l’esito finale del
razionalismo […] L’autoconfutazione dell’ateismo costruttivo coinvolge dunque con sé la rovina di
tutte le forme di razionalismo; e questa autoconfutazione è completa perché tutte le sue prove si
sono dissolte: quel che diciamo «nichilismo» è proprio nient’altro che l’autodissoluzione di queste
prove. (251)
En la p. 262 habla nuevamente de la necesidad de las esencias filosóficas.
Si ripete che parlare di valori eterni, necessari, assoluti, permanenti, ecc., significa
immobilizzare il mondo; o elevare a modello eterno di civiltà un modello che invece è storico. Ma
in realtà la trascendenza delle idee (e quella che sarà poi la trascendenza divina) importa che la
sua necessità non sia scambiata con la necessità cosmica e storica; e le verità eterne siano
fermento perché il mondo venga continuamente migliorato. E se il mondo si ripresenta sempre,
nelle sue più diverse forme, pur nelle più diverse forme può essere combattuto; perché la
permanenza dei valori, partecipando alla inesauribilità, non è la permanenza delle cose;
partecipando alla inesauribilità divina, è permanenza di inesauribilità. (263)

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