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gruppi
La presenza di altri favorisce o limitale prestazioni degli individui?
I primi studi di Allport dimostrarono che la presenza degli altri facilita i compiti facili e ostacola i
compiti difficili.
Teorie fisiologiche:
Zajonc, dopo aver studiato gli animali, ipotizzò che la presenza di altri della proprio specie produca
un'attivazione per predisporre l'organismo ad una risposta evolutivamente adattiva. L'attivazione
aumenterebbe la probabilità di risposte adeguatamente apprese o abituali e limiterebbe le risposte
nuove.
Critiche: non basta la sola presenza degli altri, sono necessari altri fattori ( non considera fattori
cognitivi e attentivi), inoltre la spiegazione fisiologica degli effetti della facilitazione sociale è
risultata insufficiente, a volte non confermata dagli indicatori della crescita di attivazione (battito
cardiaco, conduttanza cutanea).
Sanna ipotizza che le aspettative di successo dei soggetti influiscano molto sulla successiva
prestazione soprattutto in situazione congiunta. Se ci si sente in grado di svolgere un compio (alta
aspettativa), la presenza di un'altra persona può costituire uno stimolo facilitante. Se invece
abbiamo una bassa aspettativa, la presenza di un altro sarà ostacolante. In un compito semplice
l'aspettativa è alta perché è più facile la riuscita, in un compito complesso è il contrario.
Monteile e Huguet ipotizzano che la presenza degli altri comporti un restringimento nell'ambito
attentivo. L'attivazione focalizzata risulterebbe funzionale per i compiti semplici e limitante per i
compiti che richiedono lo spostamento dell'attenzione in ambiti diversi (complessi). È come se la
presenza dell'altro induca il soggetto a concentrarsi di più, specialmente se l'altro è considerato più
capace nello stesso compito. Ipotesi sostenuta dall'attenuarsi dell'effetto Stroop in presenza di
un'altra persona.
Produttività di gruppo
esperimenti di Ringelmann → tecniche di tiro in agricoltura
R. domandò a degli studenti di agraria di tirare in senso orizzontale una corda. Gli studenti tirarono
da soli o in gruppi di varie dimensioni. Ringelmann scoprì che la forza non aumentava in modo
proporzionale all'ampiezza del gruppo. Quando gli studenti tiravano da soli esercitavano una
trazione pari a 85 kg. Quando tiravano in gruppi di sette non raggiungevano una trazione sette volte
maggiore a quella individuale (595 kg), ma producevano una forza pari soltanto a cinque volte la
capacità media di tradizione individuale (450kg). → perdita di processo: sembra che una parte della
forza congiunta degli individui scompaia in qualche punto del processo.
Problema del confronto di produttività individuale e produttività di gruppo:
– confronto diretto della prestazione dell'individuo e del gruppo: produrrà spesso il risultato
ovvio che i gruppi hanno prestazioni superiori agli individui
– confronto della prestazione di gruppi statistici e di gruppi reali: è uno dei metodi più usati.
Bisogna combinare le prestazioni degli individui isolati (85kg) come se agissero in gruppo
(85x7= 595 kg) e confrontare tale prestazione teorica con la prestazione di un gruppo reale
(450 kg). Sette uomini avrebbero dovuto raggiungere 595 kg ma hanno raggiunto solo 450
kg → confronto tra prestazione statistica, 595 kg, e prestazione effettiva, 450 kg.
– Prestazione dei membri migliori dei gruppi statistici
– calcolare una misura di produttività individuale (ad es. nel tempo) e confrontare il
rendimento di un individuo preso singolarmente con il rendimento nel lavoro di gruppo. La
produttività individuale diminuisce all'aumentare delle dimensioni del gruppo
→ esperimento di Ringelmann
Esperimenti di brainstorming: tecnica per produrre idee per cui gli individui cercano di escogitare il
maggior numero di soluzioni possibili per il problema che hanno.
Problema di ragionamento di Shaw (cannibali e missionari): maggiore riuscita dei gruppi ma i
gruppi impiegano più tempo degli individui che risolvono il compito.
Marquat: confronto tra gruppi reali e gruppi ipotetici (statistici): l'importante è che nel gruppo ci sia
un individuo capace di risolvere il problema. Non ci sono differenze tra i gruppi che interagiscono e
i gruppi in cui un solo individuo sa risolvere il problema.
Maier e Solem (problema del commercio del cavallo): non sempre i gruppi riconoscono e accettano
la soluzione.
Taylor e Faust (problema delle 20 domande): la prestazione dei gruppi è migliore di quella
individuale, ma meno di quanto prevedibile sulla base delle dimensioni del gruppo.
I gruppi interattivi reali producono più idee degli individui singoli, ma meno rispetto ai gruppi
statistici. I gruppi statistici (costituiti dai membri migliori dei gruppi) producono molte idee e di
migliore qualità.
Il brainstorming dovrebbe essere eseguito prima in privato e successivamente in gruppo.
Questioni critiche:
– qual è il bersaglio per l'aggressività? (generalizzazione-inibizione)
– come spiegare le fluttuazioni storiche?
– Rapporto frustrazione-aggressività sempre necessario?
Berkowitz (1962): importanza degli indici situazionali → sono stimoli presenti nell'ambiente che
erano stati associati all'aggressività in passato. La causa dell'aggressività non è la frustrazione di per
sé ma sono gli “eventi contrari” (es. condizioni meteorologiche, caldo/freddo), la frustrazione è solo
uno degli elementi che può dare origine alla rabbia. Il capro espiatorio che viene scelto più
facilmente è un outgroup che i membri dell'ingroup avevano associato in precedenza al conflitto o
all'antipatia.
– come si passa dal livello individuale al collettivo? (stesso stato di rabbia, stessi bersagli)
– il conflitto di solito non è irrazionale
– come si spiegano gli atteggiamenti intergruppi positivi?
Sherif → attenzione sulla natura delle relazioni fra gli obiettivi dei gruppi, il pregiudizio si radica in
conflitti d'interesse, reali o percepiti, fra gruppi. (studi sui campi estivi → il pregiudizio tra i 2
gruppi in competizione viene attenuato da una situazione di scopo sovraordinato in cui è presente
un obiettivo comune in cui devono allearsi per portare a termine il compito.)
C'è una correlazione positiva tra aggressività e percezione di differenze di valori fra gruppi.
Gli effetti degli scopi sovraordinati dipendono da:
– esito degli sforzi congiunti (Worchel, 1977): il fallimento può portare a biasimare l'outgroup
– certezza/ambiguità dei confini dei gruppi, importanza che ciascun gruppo conservi una sua
identità nell'attività congiunta.
La teoria realistica del conflitto di gruppo ha il vantaggio di riuscire a spiegare i cambiamenti del
pregiudizio nel tempo e in contesti sociali diversi. Essa è inoltre alla base dell'ipotesi di contatto,
che prevede una serie di interventi per il miglioramento delle relazioni tra gruppi.
Però:
– mentre il ruolo della competizione è chiaro e stabilito, non sempre la cooperazione funziona
(es. partiti e coalizioni politiche).
– Il conflitto di interessi è davvero necessario per l'insorgere del pregiudizio?
l'attivazione di un orientamento a favore dell'ingroup e di conflitto con l'outgroup non
richieder necessariamente la presenza di conflitti espliciti di interesse.
– Conflitti di interessi reali o competizioni simboliche per il prestigio sociale?
Il conflitto è una minaccia reale o immaginaria alla sicurezza del gruppo, ai suoi interessi
economici, alle sue opportunità politiche, a considerazioni strategiche o di prestigio. Le
credenze cognitive sono più potenti dei dati reali.
– Da dove proviene la percezione di obiettivi contrastanti dei gruppi se tale percezione non
sempre è correlata alle relazioni reali tra i gruppi?
Come si spiega la diffusa asimmetria a favore dell'ingroup e non dell'outgroup negli atteggiamenti e
nella condotta delle persone?
Tajfel e Turner – teoria dell'identità sociale
teoria della competizione sociale vs. teoria del conflitto realistico di Sherif
Concetto di identità sociale: aspetti dell'immagine individuale di sé che derivano dalle categorie
sociali a cui l'individuo sente di appartenere.
Perché la categorizzazione sociale provoca favoritismo per l'ingroup?
- la categorizzazione sociale è un sistema di orientamento per definire il proprio ruolo nella società
a strutturare la propria identità sociale e implica il confronto tra gruppi diversi. Anche a livello
intergruppi le persone sono motivate ad ottenere una valutazione di sé positiva piuttosto che
negativa. Dal momento che l'immagine che abbiamo di noi dipende, almeno in parte, dalle nostre
appartenenze a gruppi, ne deriva un ulteriore orientamento a considerare l'ingroup in una luce più
positiva dei gruppi esterni ai quali non si appartiene. Secondo Tajfel e Turner l'acquisizione o il
mantenimento di un'identità soddisfacente richiede ai membri del gruppo impegno a ricercare
elementi differenziali positivi rispetto all'outgroup. Le persone si impegnano in confronti
intergruppi se:
– hanno interiorizzato la propria appartenenza al gruppo nel concetto di sé
– la situazione permette confronti intergruppi di tipo valutativo
– il gruppo costituisce un oggetto di confronto
Paradigma dei gruppi minimi di Tajfel:
– divisione arbitraria in 2 gruppi
– nessuna interazione
– anonimato
– assenza di interesse personale
compito sperimentale: distribuzione di risorse ad un membro dell'ingroup mediante matrici. In una
era indicato solo il numero del soggetto e la sua appartenenza al gruppo. Esperimento sul dare del
denaro ad individui appartenenti all'ingroup o all'outgroup → le persone tendono a favorire
l'ingroup nonostante i soggetti non si conoscano e siano stati messi a caso nei gruppi.
Asimmetrie di status
Secondo la teoria dell'identità sociale i membri di gruppi di status basso dovrebbero discriminare di
più rispetto a membri di gruppi con status elevato, in quanto hanno maggiore bisogno di stabilire
un'identità sociale positiva.
Sachdev e Bourhis (1987) rilevano che all'aumentare dello status dei gruppi, aumenta la tendenza a
favorire il proprio gruppo ( gruppi con status pari a quello dell'outgroup mostrano un livello
intermedio di bias). → esperimento dei gruppi minimi modificato, prestazione in un compito di
creatività.
I membri di gruppo di status elevato non dovrebbero soffrire di particolari problemi di identità. Si
osserva maggiore discriminazione da parte di questi individui, soprattutto in contesti di laboratorio.
La funzione della discriminazione in gruppi di status alto è quella di mantenere la posizione
dell'individuo nel gruppo, quindi mantenere la sua identità sociale positiva.
I membri di gruppi di status simile a quello dell'outgroup discriminano per raggiungere una
specificità dall'outgroup e quindi un'identità sociale positiva.
Se la somiglianza tra gruppi è molto elevata, la discriminazione aumenta → necessità di
differenziarsi dall'outgroup perché è sentita una minaccia nei confronti dell'identità di gruppo. Se la
somiglianza è presenta ma attenuata non c'è discriminazione per l'ipotesi della somiglianza-
attrazione. Per i membri di gruppi status basso il risultato del confronto intergruppi è negativo.
Le strategie di fronteggiamento di un'identità sociale negativa dipendono da:
– percezione di permeabilità dei confini tra gruppi, se un individuo sente che può spostarsi in
gruppi di status più elevato lo fa.
– Credenze relative al “cambiamento sociale” (esistenza di valori che ostacolano la mobilità
sociale es. legame psicologico col gruppo). Se la mobilità sociale non è oggettivamente
(donna/uomo) o soggettivamente (non riesco io) possibile, i membri di gruppi di status
basso possono tentare i migliorare la posizione del proprio gruppo, mediante azioni di
“creatività sociale”.
– Cambiamento in positivo della valutazione delle caratteristiche dell'ingroup, ciò che viene
criticato dall'outgroup viene assunto come positivo dall'ingroup.
– Selezione di un nuovo gruppo di confronto (focalizzare l'attenzione sui gruppi che giudico
inferiori e non su quelli con cui perdo il confronto).
OPPURE mediante azioni di competizione sociale → es. il favoritismo per l'ingroup sulle
dimensioni di confronto disponibili (risorse, denaro, ecc.)
Affinché un gruppo si impegni per il cambiamento sociale deve essere consapevole dell'esistenza di
“alternative cognitive” alla situazione esistente.
Questo dipende dalle credenze relative alla stabilità e alla legittimità della struttura sociale.
Ellemers, Wike e van Knippenberg (1993)
come reagiscono i membri di gruppi a permeabilità vs. impermeabilità dei confini; legittimità vs.
illegittimità; stabilità vs. instabilità delle differenze di status?
– l'identificazione col gruppo è maggiore per coloro che appartenevano a gruppi impermeabili,
minore per coloro che credevano nella possibilità di cambiare gruppo
– l'identificazione col gruppo è maggiore nei gruppi costituiti sulla base di una decisione
illegittima e minore in quelli che credevano nella legittimità della propria posizione di status
– l'identificazione col gruppo è maggiore se si percepisce instabilità dei ruoli
Il picco di identificazione è situato all'incrocio tra illegittimità, impermeabilità e instabilità. Al
contrario, posti a confronto con la possibilità, lesiva per il proprio senso di identità, di essere stati
assegnati, in modo apparentemente giustificato ad un gruppo subordinato con scarse possibilità di
riscatto, i componenti del gruppo sono psicologicamente propensi a lasciarlo per un altro, se ne
intravedono la possibilità.
Asimmetrie di dimensione
Sachdev e Bourhis hanno rilevato che gruppi di dimensione minoritaria discriminano di più di
quelli di dimensione maggioritaria. Secondo la teoria dell'identità sociale i gruppi minoritari sono
motivati a ridurre o compensare l'insicurezza associata alla svantaggio immediato.
In realtà il gruppo minoritario mostra maggiore discriminazione a livello esplicito mentre il
maggioritario mostra maggiore discriminazione a livello implicito.
Asimmetrie di potere
Il potere è il grado di controllo sul destino del proprio gruppo e dell'outgroup.
Secondo Ng (1982) la discriminazione è resa possibile proprio dal possesso di un certo grado di
potere.
Sachdev e Bourhis (1985) rilevano che all'aumentare del grado di potere aumenta la
discriminazione. Nessuna potere → nessuna discriminazione
Rubini, Moscatelli, Albarello, Palmonari (2007) hanno rilevato che gruppi con potere alto e con
potere basso mostrano alta discriminazione (esplicita e implicita) rispetto a gruppi con potere
uguale.
– Maas → studio del palio di Ferrara: comportamenti socialmente desiderabili messi in atto da
membri del proprio gruppo e comportamenti socialmente indesiderabili messi in atto da
membri dell'altro gruppo sono descritti con termini relativamente più astratti rispetto a
comportamenti indesiderabili messi in atto dal proprio gruppo e comportamenti desiderabili
messi in atto dall'altro gruppo.
Implicazioni: poiché le comunicazioni codificate a livello astratto sono maggiormente
generalizzabili, implicano maggiore stabilità e maggiore probabilità di ripetizione
dell'evento descritto e forniscono più informazioni rispetto al protagonista dell'evento, la
descrizione in termini astratti di comportamenti negativi dell'outgroup o positivi dell'ingroup
può contribuire alla persistenza di immagini differenziate e quindi di stereotipi dei due
gruppi.
Il pregiudizio moderno
Differenza qualitativa tra pregiudizio “vecchio stampo” (biologico) e “moderno”.
Mc Conahay (1986): la persona con pregiudizio moderno:
– non sposa le credenze stereotipate “vecchio stampo” sui membri di gruppi minoritari (es. i
neri sono fannulloni)
– percepisce un conflitto fra i valori occidentali tradizionali (es. il merito), le richieste fatte dai
gruppi minoritari e i diritti ad essi accordati
– ha un atteggiamento negativo verso i programmi di azioni positive (es. ambito lavorativo ed
educativo) diretti ai membri dei gruppi minoritari
– non si percepisce come portatore di pregiudizi
Ipotesi del contatto (Gordon Allport, 1954) → il contatto dovrebbe ridurre il conflitto tra gruppi
Per ridurre/eliminare il pregiudizio intergruppi, è necessario che siano soddisfatte alcune
condizioni:
– obiettivo comune ai due gruppi → richiede attività congiunte anziché essere casuale e privo
di uno scopo effettivo; senza l'incentivo fornito da un obiettivo comune, è improbabile che
l'interazione produca molti cambiamenti di atteggiamento.
– contatto prolungato e ripetuto → interdipendenza
– clima sociale favorevole: sostegno ufficiale e istituzionale alla politica di integrazione →
istituire delle commissioni che garantiscono l'uguaglianza delle opportunità, o tribunali che
si occupano delle relazioni razziali, di per sé potrebbe non essere una misura efficace per
eliminare la discriminazione, ma contribuirebbe a creare il tipo di clima sociale in cui
possano emergere norme più tolleranti.
– il contatto dovrebbe coinvolgere gruppi di status simile → secondo Allport, non è opportuno
che si verifichi un contatto prolungato tra i membri di due gruppi se tali gruppi sono
fondamentalmente diversi nello status e nel potere. Tali incontri è più probabile che si
limitino a rafforzare il pregiudizio e gli atteggiamenti di superiorità nel gruppo dominante.
È difficile ad arrivare ad una generalizzazione dell'atteggiamento che ho modificato verso il singolo,
non viene estesa a tutto il gruppo.
Ruolo dell'ignoranza nel pregiudizio (Stephan e Stephan, 1984): scoprire somiglianze fra i gruppi
conduce ad atteggiamenti positivi?
Gli autori sostengono che l'ignoranza è un elemento importante nel pregiudizio e che i programmi
ideati per migliorare le relazioni intergruppi dovrebbero avere lo scopo principale di fornire
informazioni sul'outgroup che siano in grado di sottolineare la somiglianza tra l'ingroup e l'outgroup
in quanto questo porterebbe all'attrazione tra i rispettivi membri.
Tuttavia:
– problema dell'ignorare le differenze comunque esistenti
– alcune volte le somiglianze sono davvero poche. In questi casi è probabile che il contatto
metta in evidenza le differenze e di qui, secondo il processo casuale che si presume alla base
dell'ipotesi del contatto (cioè somiglianza-attrazione), il risultato dovrebbe essere una
diminuzione della simpatia intergruppi anziché un aumento.
– ruolo dei conflitti oggettivi di interesse. Sono una fonte importante di disprezzo reciproco.
Alternativamente la semplice categorizzazione o i fattori che influenzano l'identità dei
membri del gruppo possono essere sufficienti per far scattare la discriminazione.
Ruolo delle categorizzazioni incrociate nella riduzione del pregiudizio (Doise, 1976)
Quando due categorie si intersecano (es. colore della pelle e genere), la discriminazione rispetto alle
categorie originarie e i riduce per effetto del simultaneo operare di processi di differenziazione e di
assimilazione.
Tuttavia alcune categorie/appartenenze sociali sono molto più importanti di altre (es. studio in
Bangladesh).
Approccio dell'identità duale: mantenere una certa salienza delle identità originarie all'interno di
un'identità comune sovraordinata (pluralismo)