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Quindi si può notare che già nel 2003 si aveva la consapevolezza di un cambiamento
a livello di ricerca scientifica sulla materia. L’oggetto della glottodidattica
sembrava evidente eppure, appariva chiaro sin d’allora che non era sufficiente
affermare che l’oggetto della glottodidattica è la didattica delle lingue per definire
l’identità di tale disciplina. Oggi il termine glottodidattica è usato spesso come
sinonimo della LE, ma proprio questa presenza segnala che, entro la comunità degli
studiosi, esistano ancora diversità di approcci che privilegiano l’una o l’altra
connotazione. Balboni afferma infatti che in Italia la LE ha varie denominazioni che
sono frutto di un corposo dibattito nella comunità scientifica e che sono molto
influenzate dalle scuole di pensiero; in definitiva è giusto dire che la
glottodidattica è una scienza teorico-pratica.
QUINDI COSA VOGLIONO DISTINGUERE LE DUE DENOMINAZIONI?
Innanzitutto è evidente l’uso sinonimico debole, nel senso che entrambe le dizioni si
riferiscono a un identico oggetto di studio, ma ciò che separa le due dizioni è la
caratterizzazione orientata verso la dimensione applicativa e verso le “tecniche”
dell’insegnamento linguistico che ha segnato alcuni degli approcci che si sono
riconosciuti nella glottodidattica. La necessità nasce principalmente da chi opera nella
didattica delle lingue di avere strumenti concreti per orientare e guidare gli
allievi. L’esigenza di individuare e creare tecniche didattiche rimane nel panorama
dei compiti della LE. Però legare l’identità complessiva della disciplina a tale “tratto”
metterebbe in luce il rischio della non autonomia della LE.
La materia della LE è costituita da tutto ciò che riguarda le discipline che si
occupano di ciò che accade quando un essere umano apprende o insegna una
lingua. Di volta in volta tali discipline si sono concentrate su tale materia e hanno
scelto di applicare una determinata prospettiva. Come abbiamo accennato prima, la
LE s’interfaccia con altre discipline che trattano più o meno lo stesso oggetto, oltre la
glottodidattica vi è anche la sociolinguistica o gli studi di politica linguistica.
Inoltre nell’analisi delle altre discipline concorrenti vi è la linguistica acquisizionale:
disciplina sviluppatasi in Italia in relazione all’analisi dei problemi dell’italiano L2
degli stranieri. E’ nata quindi da uno specifico problema sociale riguardante la
lingua italiana infatti si occupa dei processi linguistici che hanno al proprio centro
il locutore in quanto apprendente. Non vi è quindi alcun dubbio riguardo l’oggetto
della materia che è lo stesso della glottodidattica e della LE. Quindi se la LE vuole
porre al centro del proprio oggetto la relazione insegnamento-apprendimento rischia
di trovarsi in posizione subalterna rispetto alla linguistica acquisizionale.
Inoltre a favore della linguistica acquisizionale giocherebbe anche il fatto che essa è
nata e si è sviluppata in Italia in risposta a dei problemi di natura sociale. Allo
stesso tempo si ritiene che per questa disciplina non sia semplice fondare un modello
teorico di didattica linguistica che si rapporti alla prospettiva acquisizionale,
nonostante gli esperimenti didattici promossi dalla disciplina.
DE MAURO SPIEGA IL NESSO TRA LA LE E LA LINGUISTICA
APPLICATA
La linguistica applicata (glottodidattica) s’interessa di molti campi come computer
science, traduttologia e traduzione assistita e insegnamento di lingue. L’educazione
linguistica ha il suo focus nell’apprendimento e sviluppo delle capacità
semiotiche e linguistiche nell’uso delle lingue materne; ha al suo centro il riutilizzo
di strumenti e concetti propri delle scienze del linguaggio per offrire analisi dei
rapporti tra lo sviluppo delle capacità semiotiche e linguistiche all’interno e
all’esterno della scuola.
LA LE ALL’ESTERO E IN ITALIA
La LE nasce e si sviluppa entro la Applied Linguistics; in Italia invece il problema
della terminologia è visto in relazione alle scuole di ricerca, che portano a
sottolineare l’uno o l’altro aspetto (l’ancoraggio alla tradizione teoretica o vista
come una disciplina pratico-operativa). In Italia come testimonianza di opere relative
alla LE abbiamo Monica Berretta con il suo “Linguistica ed Educazione
Linguistica” dove si tratta di una ricognizione interpretativa che mette in mostra il
legame fra le questioni linguistico-educative e quelle teoretiche. Insieme a
Berretta, anche Gaetano Berruto tenta di dare una giusta definizione di LE: egli
esprime la consapevolezza dell’attenzione alla variazione sociale del linguaggio e
introduce il termine sociolinguistica educativa per sottolineare il legame fra la
dimensione teorica del linguaggio (quello della variazione sociale dei suoi usi) e
infine la sensibilità verso i problemi che si pongono nel contesto formativo, quindi
verso le competenze all’uso linguistico.
LE CARATTERISTICHE DELLA LE
Per De Mauro la LE è un settore delle scienze del linguaggio che ha per oggetto la
lingua vista in relazione all’apprendimento linguistico e allo sviluppo delle
capacità semiotiche. Della lingua o delle lingue d’apprendere si pertinentizzano
quegli elementi linguistici che potenziano lo sviluppo del linguaggio, come
l’incremento del patrimonio linguistico già in possesso di chi apprende. Infine, la LE
definisce ed elabora approcci, metodi, tecniche, risorse tecnologiche utili per
facilitare lo sviluppo delle capacità semiotiche e dell’apprendimento linguistico.
Con questa definizione si capisce che è rilevante la presenza di una dimensione
semiotica, che consente alle LE di definire il proprio oggetto rispetto alla linguistica
teorica: la LE seleziona un sott’insieme della lingua, ovvero la lingua d’apprendere,
ed elabora una teoria che spieghi gli elementi linguistici selezionati in un quadro di
coerenza interna come giustificazione degli intrecci con altri elementi e rispetto ai
bisogni di apprendimento, della coerenza interna con gli elementi rimasti esclusi dalla
selezione, della compatibilità con il bagaglio pregresso di conoscenze, delle capacità
semiotiche e abilità verbali già possedute e dell’adeguatezza alle condizioni esterne
d’uso.
LA LE NON FA ANALISI, MA SI BASA SULLA LINGUA D’APPRENDERE
NELLA SUA DIMENSIONE SEMIOTICA.
L’apprendente-locutore è considerato come un oggetto semiotico impegnato in un
processo di elaborazione del senso attraverso il linguaggio e le lingue: un processo
spontaneo (come dice la linguistica acquisizionale) che nella storia della civiltà è
stato collocato entro uno specifico contesto formativo.
[Affermando che quindi la LE ha come oggetto la lingua d’apprendere si va
incontro ad una vera e propria sfida con la linguistica acquisizionale basata sui
modelli dove la ricostruzione e l’interpretazione di tali fasi si misurano con la
necessità di elaborare modelli, strumenti, tecniche e tecnologie capaci di rispondere ai
bisogni dell’apprendente-locutore.]
La LE, in quanto scienza, non vuole solo descrivere, analizzare o interpretare
fenomeni, ma vuole anche elaborare e proporre modelli che siano capaci di
gestire tali processi e di indirizzarli verso determinati obiettivi: obbiettivi di
crescita, di sviluppo delle competenze individuali e collettive.
Linguaggi e lingue, individuo e società, specificità linguistico-culturali e generali
processi semiotici SONO L’OGGETTO DELLA LE
Parliamo di lingua determinata da due fattori:
- il primo è il fatto che la lingua è considerata nell’universo semiotico, quindi si tratta
di qualcosa che apprendiamo in maniera spontanea essendo continuamente coinvolti
nei modi di sviluppo delle capacità che sono basati sull’imitazione degli altri;
- il secondo fattore determinante è la società perché mette in atto dei percorsi
formativi che aiutano gli individui a raggiungere gli strumenti necessari per
sviluppare la capacità di gestione del senso e in modo che riescano a gestire i
complessi processi di semiosi
Nella prima parte della definizione data da De Mauro è chiaro l’inclusione della LE
entro le scienze del linguaggio e il suo concentrarsi sulla lingua; quindi parliamo di
una lingua considerata nell’universo semiotico e quindi da un qualcosa che
apprendiamo già in maniera spontanea. Così, siamo continuamente coinvolti nei modi
spontanei di sviluppo delle capacità, basati sull’imitazione degli altri e sulla creazione
individuale. Altro fattore determinante è la società poiché mette in atto sistemi e
percorsi formativi strutturati in modo che gli individui possano conquistare gli
strumenti per gestire i complessi processi di semiosi e perciò sviluppare la capacità di
gestione del senso.
Nella seconda parte vengono spiegati i vari modi in cui la “lingua” si manifesta.
Solitamente Lingua madre, lingua materna ed L1 vengono visti come sinonimi. Al
contrario Lingua seconda, Lingua straniera e L2 non vengono usati come
sinonimi perché abbiamo la lingua straniera che è appresa in un contesto diverso da
quello in cui è usata abitualmente (l’inglese appreso in un contesto scolastico in
Italia)¸la lingua seconda che è appresa nel contesto in cui viene abitualmente usata
(italiano appreso da stranieri in Italia), e la L2 che è più generale e contiene tutte le
caratteristiche di una lingua diversa dalla L1.
Infine, lingua straniera e lingua seconda sono iponimi di L2.
PROGETTI GLOTTODIDATTICI
Livello Soglia insieme di indicatori comuni a tutte le lingue europee
Rinnovamento dei metodi e degli approcci: approccio comunicativo
L’Europa riprende la centralità nella elaborazione glottodidattica
Alla metà degli anni ’80 si esaurisce la spinta propulsiva dei grandi progetti europei e
da questo momento i nuovi movimenti migratori dal sud del mondo sono
profondamente diversi da quelli dei decenni precedenti. Micro-interventi*
All’inizio degli anni ’90 riprende la spinta propulsiva del Consiglio d’Europa verso
una grande progettualità. Tre sono i momenti più determinanti:
1992 ci furono gli Atti del Simposio intergovernativo tenuto in Svizzera nel
Novembre del 1991. Si parla di Transparency and Coherence in Language
Learning in Europe: objectives, evaluation, certification
1995 la Commissione Europea si incontra a Bruxelles trattando argomenti
relativi all’insegnamento e all’apprendimento. I punti fondamentali del
dibattito furono:
1. Incoraggiare l’acquisizione di nuove conoscenze
2. Avvicinare la scuola all’impresa
3. Lottare contro l’esclusione
4. Promuovere la conoscenza di tre lingue straniere UE
5. Porre su un piano di parità gli investimenti materiali e gli investimenti nella
formazione
Tutti questi obbiettivi per ampliare le occasioni lavorative in Europa,
facilitare l’inserimento in ambienti di lavoro e di vita diversi e contribuire
alla lotta contro la disoccupazione e l’emarginazione
1997 (2001) nacque il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le
lingue; ’97 nasce online mentre 2001 si verbalizza formato cartaceo; nel 2002
viene tradotto in italiano
-apprendimento
-insegnamento
-valutazione
Durante questo periodo si posero obiettivi come:
-promuovere e facilitare la cooperazione fra istituzione educative in differenti
nazioni
-provvedere una solida base per il reciproco riconoscimento delle
qualificazioni linguistiche
-assistere apprendenti, insegnanti, autori di corsi, enti che si occupano di esami
e amministratori a coordinare i propri sforzi.
Il CEFR:
fornisce un riferimento comune per tutti i paesi europei nell’ambito delle lingue
per l’elaborazione di curricoli, sillabi, esami, libri di testo…
descrive in modo globale ciò che gli apprendenti di una lingua devono
imparare a fare per comunicare in quella lingua e che tipo di conoscenze ed
abilità devono sviluppare.
definisce i livelli di competenza che consentono di misurare l’evolversi della
competenza di un apprendete in qualsiasi stadio del suo sviluppo, seguendo l’ottica
de life-long learning.
promuove anche un approccio “orientato all’azione” per l’apprendimento
linguistico. I descrittori di competenza sono infatti formulati in termini di “saper
fare”.
DIECI TESI GISCEL (Gruppi di Intervento e Studio nel Campo dell'Educazione
Linguistica)
La differenza tra testo autentico e non autentico consiste nel collegamento fra il
ruolo della testualità e il quadro dei livelli di competenza.
Testo autentico materiali per stranieri; non a scopo didattico per i madrelingua
ma sì per gli stranieri
Testo non autentico materiali per madrelingua, non a scopo didattico per gli
stranieri ma sì per i madrelingua
Complessità linguistica
Tipo di testo
Strutture del discorso
Aspetti fisici
Lunghezza del testo
Rilevanza per gli apprendenti
Si parla di complessità linguistica quando in un testo vi è:
Una sintassi completa
Frasi lunghe con molte subordinate
Costituenti non continui
Negazione multipla
Ambiguità degli scopi
Deittici (insieme eterogeneo di forme linguistiche – avverbi, pronomi, verbi –
per interpretare le quali occorre necessariamente fare riferimento ad alcune
componenti della situazione in cui sono prodotti) e anafore (Figura retorica
che consiste nella ripetizione, in principio di verso o di proposizione, della
parola o espressione con cui ha inizio il verso o la proposizione principale)
senza chiari referenti e antecedenti
La leggibilità in un testo indica la probabilità che le caratteristiche lessicali e
morfosintattiche di un testo ne influenzino la comprensibilità.
Tanto più un testo è leggibile e tanto più si attua con facilità
la cooperazione testo-fruitore.
Per misurare la leggibilità ci sono molte formule. Per l’italiano ricordiamo le formule
di:
FLESCH F=206-(0,6 x S) – P
S= numero di sillabe su un campione di 100 parole
P= numero medio di parole per frase, contenute in un campione di 100 parole
GULPEASE G=89-(Lp:10)+(3xFr)
Lp= totale lettere campione x100: totale parole campione
Fr= totale frasi campione X100: totale parole campione
Lunghezza parole = indice di difficoltà semantica
Lunghezza frasi = indice di difficoltà sintattica
Quando un testo viene sottoposto a valutazione, colui che valuta deve seguire
determinati criteri:
decidere obiettivi della misurazione e valutazione
scegliere la prova più adeguata
scegliere il testo più adatto
scegliere il lessico in base all’obbiettivo e al livello
creare il test, definire le chiavi e i criteri
decidere i tempi di somministrazione del test e somministrarlo
correggere le prove e interpretare i risultati
prendere le decisioni conseguenti
analizzare lo strumento usato
Il professore Vedovelli ha proposto una griglia di analisi dei materiali didattici per
facilitare la selezione dei materiali più adeguati in una data situazione
d’insegnamento, in autoapprendimento, con specifici gruppi di apprendenti…
Talvolta le premesse dei materiali didattici contengono indicazione che non vengono
poi rispettate all’interno del manuale…
Il compito del docente è anche quello di analizzare i materiali che sceglie di usare e
per questo motivo la struttura “a griglia” consente di comparare diversi materiali e
strumenti.
Quindi l’enfasi è spostata sull’insegnante come ricercatore; Vedovelli afferma che il
ricercatore è “in grado di giustificare le proprie scelte, di formalizzarle, di esplicitarle
riportandole a parametri formali, a batterie concettuali che siano capaci di orientare la
concreta azione didattica e renderla interpretabile nelle sue dinamiche”.
ATTIVITA’ IN AULA
Bisogna favorire la socializzazione del percorso e la creazione di un’identità di
gruppo;
Bisogna incrementare le competenze dei corsisti attraverso la comunicazione
in lingua tra i componenti del gruppo e il docente;
Bisogna permettere al docente di affrontare alcuni passaggi relativi alle
competenze chiave di ogni modulo