LA GRAMMATICA E L’ERRORE
Le lingue naturali tra regole, loro violazioni ed eccezioni
a cura di
Nicola Grandi
www.buponline.com
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ISBN: 978-88-7395-982-3
SOMMARIO
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Gaetano Berruto
Le regole in linguistica
Gaetano Berruto
Università degli Studi di Torino
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Mauro (2000) s.v. così definisce: “fatto, situazione, caso che esce
dalla norma, dalla regola”. Le eccezioni però almeno in un certo
senso sono anch’esse previste da una regola, una regola seconda-
ria che appunto regoli le eccezioni, specifichi che cosa va inteso e
che cosa vale come eccezione. L’eccezione presuppone la regola.
Un altro concetto connesso con quello di regola, e in molti
sensi dipendente da esso, è quello di errore. L’errore dipende dal
maneggiamento che noi facciamo delle regole. Che cosa si può
fare con le regole? Le regole (a) si seguono / (b) si rispettano / (c)
si applicano; ma anche (d) si violano. Il risultato della violazione
della regola è in linea di principio un errore. Secondo una pro-
spettiva di filosofia della scienza, c’è un rapporto necessario fra
la nozione di regola e quella di errore: “eine echte Regel vorliegt,
jedesmal wenn etwas entschieden unkorrekt ist: ‘the notion of
following a rule is logically inseparable from the notion of mak-
ing a mistake’ (Winch, 1958: 32)” (Itkonen, 1976: 59).
Su questa base, epistemologi e filosofi della cognizione e del
linguaggio hanno introdotto un’importante distinzione fra due
tipi di regole. Ai linguisti che lavorano sulla pragmatica e sulla
fondazione teorica della sociolinguistica è ampiamente nota la
distinzione compiuta da J. Searle fra regole regolanti (regolative),
e regole costitutive:
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“Le istruzioni sono regole sensibili al contesto, e descrivono azioni come
‘manifestazioni di items significativi’ (Eglin, 1980: 17) nelle interazioni” (Dittmar,
1989: 129).
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Si vedano su questi temi i contributi di Andorno e di Grassi in questo
volume.
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“X’-Theory became one of the central modules of GB as it made possible to
dispense with PS rules completely” (Hornstein / Nunes / Grohmann, 2005: 193).
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pletamente nel testo: solo a pp. 63-64 si parla della “regola merge
(salda)”, presentata come una tipica regola ricorsiva (“una sola
regola combinatoria, responsabile tanto della combinazione delle
parole in costituenti, quanto della combinazione dei costituenti
in frasi”).
Ma le regole non sono ovviamente solo appannaggio della lin-
guistica generativa. Nelle scienze del linguaggio, l’ampio raggio
d’applicazione del termine e della nozione di regola si estrinseca
plurivocamente. Una prima contrapposizione presentata in tutti
i manuali è quella fra ‘regole prescrittive e regole descrittive’. Si
veda la citazione da Prandi / De Santis che ho commentato poco
prima. Tale contrapposizione va data per ovvia e scontata. È in-
fatti comune l’assunzione che, in questa dicotomia, le sole regole
che interessano al linguista sono le regole descrittive. Ma che cosa
vuol dire ‘regole descrittive’? In che cosa si estrinsecano? Propon-
go di distinguere negli usi che se ne fanno in linguistica almeno
cinque valori, o tipi, o sensi, o ‘vesti’ o aspetti della nozione di
regola, sensi che possono essere variamente in sovrapposizione.
(i) Una prima veste in cui le regole possono presentarsi è
quella delle regole come princìpi generali, generalizzazioni e
astrazioni fondate su un modello teorico e convalidate dai dati
empirici. Possiamo esemplificare questa veste con la ‘regola com-
binatoria’ dell’operazione merge ‘salda/fondi’, appunto in Donati
(2008: 64): la regola “Merge/Salda prende due oggetti sintattici
(semplici: parole, o complessi: costituenti) e li salda in un terzo
oggetto sintattico (complesso)”; o con il cosiddetto ‘principio di
proiezione estesa’, EPP: “all clauses must have subjects” (Horn-
stein / Nunes / Grohmann, 2005: 23), “le rappresentazioni ad
ogni livello sintattico (cioè FL, struttura-p e struttura-s) sono
proiettate dal lessico e tutte le frasi devono avere un soggetto”
(Graffi, 1994: 151).
(ii) Una seconda veste vede le regole come norme specifiche,
operanti potenzialmente in tutti i livelli di analisi e in tutti i pun-
ti particolari del sistema linguistico. Sono queste tipicamente le
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F → SN (+) SV
SN → N (+) Agg
N → libro
Agg → nuovo ...
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Che specificano rispettivamente come unendo una base nominale designan-
te una parte del corpo al suffisso -ale si ottenga un aggettivo (con opportune restri-
zioni di applicazione, in questo caso di natura fonetica/fonologica; che dà quindi
luogo a una regola con eccezioni) e come unendo una base verbale al suffisso -tore si
ottenga un nome (con opportune restrizioni, in questo caso semantico-sintattiche:
sogg del verbo dev’essere un ‘agente’). In morfologia, come si vede, le regole in
fondo sono il processo, il fenomeno stesso; ma si veda in questo volume il contri-
buto di Montermini.
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X’’ (= SX’)
X Compl
Dove <et> è “una funzione che prende in input entità [e] e dà in output V
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Regola peraltro discussa così nella sua formulazione come nella sua appli-
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cazione.
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L’es. di Matthews riguarda l’opzionalità in inglese della posposizione della
particella avverbiale di un verbo sintagmatico alla fine della frase.
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In riferimento alla fonetica, “they cannot be violated with any given pro-
nunciation of a word” (Labov, 2003 [1969]: 242).
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4. Conclusioni
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Bibliografia
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