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-uno schema-
A partire dalla metà del XVII° secolo venne messa in crisi la concezione
tradizionale, secondo la quale il Pentateuco era stato scritto da Mosè. Il
metodo storico-critico osservò che nei cinque libri in questione si trovano
delle contraddizioni, delle inconsistenze, dei doppioni ed altri elementi che
depongono contro una composizione unitaria. La conclusione fu che il
Pentateuco doveva essere il risultato di più autori e redattori, che avevano
messo insieme vari strati di materiale.
La Teoria Documentaria
Nel corso del dibattito si venne poi ad aggiungere la cosiddetta fonte H (dal
tedesco Heiligkeit, il Codice di Santità). Essa è considerata un documento
integrato in P particolarmente nel Levitico: 17-26. Il codice H è messo in
relazione con il profeta Ezechiele, per le somiglianze di espressione, e
perciò la sua origine viene collocata in Gerusalemme.
Nel periodo più recente della ricerca si è sempre più criticata la convinzione
di poter effettuare delle divisioni precise in fonti. A farne le spese per prima
è stata la fonte E, che raccoglieva praticamente gli “scarti” delle altre fonti.
In essa si sono ammassati racconti databili ad epoche completamente
diverse, testi che non usano il nome Elohim; non si riesce a trovare una sua
logica interna.
L'analisi di J ha rivelato altrettante caratteristiche contrastanti: è la fonte
delle narrazioni epiche, ma in essa si scopre l'opera di un grande teologo!
Per alcuni è allora impossibile parlare di una fonte J, ma solo di frammenti
sparsi e non appartenenti a nessuna fonte. Per altri studiosi è necessario
datare J dopo D, durante l'epoca esilica e metterlo in parallelo con i grandi
storici greci. Altri ancora suddividono J in più fonti o redazioni.
Per quanto riguarda P, gli studi non ne hanno mai negato l'esistenza, ma
hanno piuttosto cambiato l'atteggiamento degli studiosi nei suoi confronti.
Nel corso degli anni si è passati dall'idea di fonte autonoma, a quella di
strato redazionale. L'autore di P avrebbe perciò amalgamato testi precedenti
con il materiale proprio. La maggioranza degli studiosi ritiene che P
appartenga al periodo del secondo tempio.
Anche il Codice di Santità (H) ha subìto ulteriori cambiamenti di
prospettiva. Si è passati dallo stato autonomo rispetto alle altre fonti alla sua
omologazione all'interno di una di esse. Era stato proposto che P e H
formassero una sola realtà letteraria, ma analisi più dettagliate (soprattutto
del vocabolario e di alcuni aspetti teologici) hanno fatto notare somiglianze
molto più accentuate tra H e D. Ci sono poi buone ragioni per vedere in H
una correzione della teologia di P e quindi una sua posteriorità rispetto a P.
Anche il codice D non ha subito critiche sostanziali, ma ha avuto una
suddivisione in due opere diverse e successive: soprattutto Noth ha insistito
sulla separazione in Dt (Fonte deuteronomica) e Dtr (Redattore
deuteronomista). La fonte originaria sarebbe consistita in una prefazione
alla storia di Israele in Canaan (Giosuè - 2 Re), mentre un redattore
successivo avrebbe completato il Deuteronomio e avrebbe ottenuto il
Fonti del Pentateuco - 3
Pentateuco, aggiungendolo al Tetrateuco originario.
La situazione attuale
Non c'è accordo generalizzato e una buona parte degli studiosi si è orientata
allo studio sincronico dei libri del Pentateuco. C'è tuttavia un accordo nel
considerare che le parti più antiche del Pentateuco non possano essere
riunificate in una fonte: troppi sarebbero i problemi da risolvere! Ma allo
stesso modo si riconosce quasi universalmente l'azione di autori/redattori,
chiamati P, D, (H), tra il VII° ed il IV° secolo a.e.v.
Gli ultimi interventi sul Pentateuco sono testimoniati dalle differenze tra il
Testo Masoretico, la LXX greca e il Pentateuco Samaritano.