Polidermatomiosite
POLIDERMATOMIOSITE (POLIMIOSITE/DERMATOMIOSITE)
Definizione.
La Miosite da Corpi Inclusi (MCI), un tempo ritenuta variante della PM, viene ora
considerata come entità separata, in quanto presenta caratteristiche epidemiologiche,
cliniche ed istopatologiche peculiari.
E’ stata, quindi, proposta una NUOVA CLASSIFICAZIONE (Dalakas, 1991), che prescinde
dall’associazione o meno con altre malattie e che comprende:
1) La Polimiosite
2) La Dermatomiosite
3) La Miosite da Corpi Inclusi.
Epidemiologia.
L’incidenza e la prevalenza della malattia sulla popolazione non sono conosciute con
esattezza. Gli studi più accreditati indicano:
La PM è più frequente nella popolazione di colore e può interessare tutte le età . Vi sono però
delle differenze tra PM, DM e MCI, infatti:
Eziopatogenesi.
Le cause della PDM non sono completamente conosciute. Come per altre connettiviti l’ipotesi
che riceve maggiori consensi è quella che prevede in un soggetto geneticamente predisposto
(portatore degli antigeni HLA DR3 e DRw52), l’intervento di un fattore esterno in grado di
scatenare una reazione immunitaria e/o autoimmunitaria (umorale e/o cellulare) con
danno muscolare.
La ricerca del fattore scatenante è stata particolarmente attiva tra gli agenti infettivi, ma ha
portato alla loro dimostrazione solo in qualche caso isolato. Particolare attenzione è stata
rivolta a quei VIRUS che più frequentemente provocano sintomi muscolari, come i virus
cocsackie, gli echovirus, i virus dell’influenza (A e B), dell’epatite B, dell’herpes, della rosolia e
il virus di Epstein-Barr.
Nelle MCI all’interno delle inclusioni nucleari e citoplasmatiche sono stati dimostrati
antigeni del virus della parotite epidemica, ma si tratta di segnalazioni sporadiche che non
hanno ancora trovato sufficienti conferme.
Tra i possibili fattori scatenanti vanno annoverati anche i retrovirus come l’HIV, dal momento
che i pazienti affetti da AIDS possono presentare una MIOPATIA INFIAMMATORIA
indistinguibile dalla PM.
Un certo interesse è stato riservato anche al toxoplasma gondii, sia perché questo protozoo è
in grado di provocare una miosite, sia perché nella PM/DM (come talora in altre connettiviti),
si può osservare l’aumento degli anticorpi anti-toxoplasma.
Nel complesso, sembra che nella PM/DM entrino in gioco meccanismi di immunità sia di tipo
cellulare che di tipo umorale.
Per quanto riguarda questi ultimi, nel SIERO dei pazienti affetti da questa malattia si
riscontrano specifici anticorpi antinucleo e anticitoplasma, alcuni dei quali sono diretti contro
enzimi coinvolti in funzioni fondamentali della vita e della riproduzione cellulare e pertanto
potrebbero svolgere un importante ruolo patogenetico.
Quadro clinico.
a) Manifestazioni muscolari.
Il sintomo principale è la debolezza muscolare (Gradi di astenia: Tab. 1) che interessa
in modo prevalente e simmetrico la muscolatura prossimale degli arti e dei cingoli,
scapolare e pelvico. L’esordio è subdolo: i pazienti si accorgono di provare fatica ad
eseguire alcuni semplici movimenti come accavallare le gambe, alzarsi in piedi dalla
posizione seduta, salire le scale, pettinarsi, appendere gli abiti.
Con il passare del tempo, la debolezza muscolare aumenta di intensità ed altri gruppi
muscolari possono essere coinvolti. La progressione è molto lenta: nella PM e nella DM
avviene in un periodo di settimane o mesi, nella MCI nell’arco di anni.
Oltre al cingolo scapolare e pelvico, possono essere interessati anche i mm del collo, i
mm respiratori, i mm della masticazione, della deglutizione e della fonazione.
I mm oculomotori non sono mai interessati, neppure nei casi più avanzati e non
trattati, per cui se vi è interessamento di questi muscoli, la diagnosi deve essere messa
in dubbio.
La muscolatura distale degli arti è raramente interessata nella PM e nella DM, mentre è
comune nella MCI, nella quale inoltre l’interessamento muscolare è talvolta
asimmetrico.
Meno frequenti sono le mialgie, di solito associate alla debolezza muscolare.
I segni clinici più rilevanti sono rappresentati da:
- riduzione della forza muscolare (rilevata obiettivamente),
-dolorabilità alla palpazione dei muscoli
-contratture e atrofia muscolare, che generalmente si instaura nelle fasi avanzate
della malattia.[Diagnostica: Tab. 2]
b) Manifestazioni cutanee.
Un segno poco sensibile ma specifico (visto che si ritrova nel 25% dei pazienti con DM, ma
non in altre connettiviti) è: il rash eliotropo, una colorazione eritematosa e/o violacea delle
palpebre superiori, accompagnata talora ad edema.
Va però precisato che la sua specificità non è assoluta, poiché è stato segnalato, anche se
raramente, nelle sindromi allergiche e nella trichinosi.
Il rash può precedere di mesi o di anni l’insorgere dei sintomi muscolari.
Nel 40% dei casi, il rash (eritematoso e/o violaceo) compare anche al volto e al collo, è
fotosensibile, a volte desquamante ed in alcuni casi può assomigliare a quello del LES od alla
Dermatite Seborroica (il rash facciale coinvolge anche l’area naso labiale che invece è
risparmiata nel LES; è presente anche un coinvolgimento irregolare della fronte e del mento).
Il fenomeno di Raynaud (pallore delle dita delle mani per il freddo), è riportato nel 35% dei
casi, ma è frequente solo nella DM Idiopatica e nei casi associati ad altre connettiviti.
Machinist’ hands (mani da operaio): screpolature e fessurazioni della cute dei polpastrelli
delle falangi distali.
c)Manifestazioni articolari.
Le artralgie sono frequenti nei periodi di attività della malattia, ma regrediscono con il
passare del tempo. Rara è invece l’artrite.
d)Manifestazioni gastro-intestinali.
- La disfagia è descritta in 1/3 circa dei casi e può essere dovuta, oltre che all’interessamento
dei mm della deglutizione, anche a miosite del terzo prossimale dell’esofago, segmento
caratterizzato dalla presenza di fibre muscolari striate.
e)Interessamento polmonare.
f) Interessamento cardiaco.
g) Interessamento renale.
Sono stati segnalati rari casi di insufficienza renale, in pazienti con mioglobinuria
persistente e, ancora più raramente, casi di glomerulo nefrite.
Diagnostica.[Tab. 6: Approfondimento]
Il primo punto si avvale della interpretazione specialistica degli ANA (titolo, pattern, modalità
di esecuzione) e della ricerca degli anticorpi anti-ENA.
La presenza di anticorpi anti-Jo-1 è patognomonica della PM; la loro assenza non esclude la
diagnosi.
Pur non esistendo criteri di attività della malattia standardizzati, tuttavia è possibile
monitorare l’andamento clinico attraverso:
- Valutazione clinico-strumentale
- Valutazione laboratoristica [Tab. 5: Follow-up].
Una volta raccolti i dati anamnestici e clinici, nonché effettuati i controlli ematici e ricercate le
specificità anticorpali è doverosa l’applicazione di criteri diagnostici internazionali, che
devono essere attentamente valutati da personale specialistico ai fini di una corretta
interpretazione.
I criteri di diagnosi internazionale attualmente più usati sono quelli di Bohan and Peter
del 1975. [Tab. 3]
La diagnosi di MCI può essere sospettata sulla base delle caratteristiche cliniche e bioumorali
dell’impegno muscolare, ma la conferma definitiva viene data dall’esame istologico che
dimostra le tipiche inclusioni nucleari e citoplasmatiche.
La diagnosi differenziale deve essere fatta nei confronti di tutte le malattie che coinvolgono
l’apparato muscolare. (Tab. 4)
Le più comuni cause di debolezza muscolare dalle quali la PDM deve essere differenziata
sono:
Per quanto riguarda le prime, la diagnosi differenziale si basa sul fatto che nella PDM mancano
le alterazioni neurologiche, mentre nei disturbi del S.N.C. e Periferico mancano le
alterazioni bioumorali e strumentali caratteristiche della miopatia.
La diagnosi differenziale con la Distrofia Muscolare può essere più difficile, perché in questa
malattia ci può essere un aumento della CPK ed alterazioni elettromiografiche e bioptiche
simili a quelle della PM/DM.
Prognosi.
La mortalità sembra aumentare con l’aumento dell’età di insorgenza della malattia, ma ciò
dipende anche dalla maggiore frequenza di neoplasia nel soggetto anziano.
Terapia.
I corticosteroidi sono i farmaci di elezione in quasi tutte le forme di PM/DM. Come terapia di
attacco vengono somministrate dosi di 1 mg/Kg/die per 4-6 settimane, seguite da graduale
riduzione, monitorando accuratamente l’attività della malattia. Se non vi è miglioramento con
questi farmaci è consigliabile aggiungere gli immunosoppressori.
Il primo immunosoppressore ad essere usato nella PDM è stato il methotrexate per via
endovenosa; il farmaco può essere somministrato anche per via orale. Altri
immunosoppressori utilizzati nella PDM sono l’azatioprina, la ciclofosfamide, la ciclosporina e
più recentemente il micofenolato mofetile, tutti per via orale. Recentemente sono stati
segnalati buoni risultati con la somministrazione di boli endovena di ciclofosfamide.
Anche la terapia plasmaferetica sembra essere efficace nelle fasi iniziali della malattia, in
combinazione con la somministrazione di corticosteroidi e/o di immunosoppressori.
Nelle forme di DM steroide-resistente o nel caso in cui la dose efficace di corticosteroidi sia
troppo elevata, è possibile effettuare trattamento con immunoglobuline ad alte dosi per via
endovenosa (IVIG), con somministrazione ogni 6-8 settimane fino a miglioramento avvenuto
e comunque per un periodo non inferiore ai 6 mesi.
Solo in un secondo momento, quando la sintomatologia e gli esami del sangue dimostrano una
buona remissione, può essere iniziata anche la chinesiterapia attiva.
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Appendice.
TAb. 2: Diagnostica.
INTERESSAMENTO MUSCOLARE.
INTERESSAMENTO CARDIACO.
Ecocardiogramma
RMN cardiaca
Scintigrafia miocardica
Tab. 5: Follow-up.
Mentre l’aumento degli indici di infiammazione (VES, PCR, alfa-2-globuline, etc.), è un dato
aspecifico, molto specifici sono invece gli indici di necrosi muscolare.
a) laCreatinFosfoChinasi (CPK)
b) la LatticoDeidrogenasi (LDH)
c) la Transaminasi Glutammico-Ossalacetica (GOT)
d) la Transaminasi Glutammico-Piruvica (GPT, in percentuale minore)
e) le Aldolasi
La loro attività aumenta nel corso della malattia ed in particolare, nelle “fasi di attività ”
L’enzima più rappresentativo è la CPK, il cui dosaggio è importante anche nel controllo del
decorso della malattia e della risposta alla terapia. Il suo aumento rispecchia il grado di
necrosi cellulare.
Dobbiamo però sottolineare come l’aumento della CPK non sia dimostrabile nel 30-40% dei
pazienti all’esordio della malattia e, in percentuale ancora superiore, nelle fasi avanzate
quando vi è atrofia muscolare. Talvolta, non si riesce a dimostrare l’aumento della CPK
neppure nelle fasi acute della malattia e questo accade più frequentemente nei pazienti con
MCI, con forma giovanile o in quelle con PM/DM associata a connettivite sistemica o a
neoplasia.
Nonostante la CPK sia tra gli enzimi muscolari il più specifico, come spia di danno muscolare,
dobbiamo ricordare che esso aumenta anche in alcune malattie muscolari non infiammatorie,
ad esempio la Distrofia Muscolare e nei soggetti sani dopo intenso sforzo muscolare e dopo
iniezioni intramuscolari.
Il 70-80% dei pazienti con miosite in fase attiva, presenta un aumento della mioglobina
sierica, mentre la mioglobinuria è più rara.
La creatina è prodotta dal fegato, passa in circolo e poi viene catturata dal muscolo, che la
utilizza per formare il CREATINFOSFATO.
Sempre in sede muscolare, dalla creatina deriva la creatinina, la quale a sua volta passa in
circolo e viene eliminata con le urine:
- la soglia renale della creatinina è molto bassa,
- mentre quella della creatina è molto alta (per cui può rimanere in circolo ed essere utilizzata
dal muscolo).
In caso di necrosi muscolare, l’escrezione urinaria della creatina aumenta e ciò è dovuto:
Gli anticorpi antinucleo sono stati dimostrati con l’immunofluorescenza indiretta nel 50% dei
casi e con l’ELISA nell’80% circa. Alcuni sono specifici della malattia e per molti di essi si è
riusciti ad individuare e a caratterizzare l’antigene verso cui sono diretti.
I principali e i più specifici sono:
- L’anti Jo-1, presente nel 20-30% dei casi con PM/DM, prevalente nella PM ed in
particolare, nei casi con impegno polmonare;
- L’anti PM-Scl, che si trova in circolo nel 10% dei pazienti, metà dei quali presentano
dei quadri misti con la Sclerodermia;
- L’anti Mi-2, più raro e prevalente nella DM.
La biopsia muscolare è indicata in tutti i pazienti, prima dell’inizio della terapia. La sede
prescelta deve corrispondere ad una zona dove l’interessamento muscolare è in fase di
attività , evitando invece le zone di atrofia o le zone sede di traumi (aghi
dell’elettromiogramma, procedure chirurgiche o altri). Generalmente, il sito prescelto è a
livello della muscolatura prossimale degli arti. La biopsia può essere:
a) Chirurgica a cielo aperto, che consente di prelevare una buona quantità di tessuto da
esaminare,
b) Mediante ago biopsia, che è meno invasiva e quindi, può essere ripetuta nel tempo, per
studiare la risposta terapeutica, ma che ha lo svantaggio di fornire solo piccole quantità
di tessuto.
L’esame istologico mostra alterazioni tipiche nella maggior parte dei casi. In una piccola
percentuale di casi (10-20%) non sono dimostrabili alterazioni istologiche e l’assenza di esse
è più frequente nei pazienti con PM/DM associata a neoplasia.
La PM/DM può , però , associarsi ad altre malattie [Tab. ], in questi casi il quadro clinico
presenta manifestazioni sovrapponibili alla PM/DM Idiopatica, ma con talune peculiarità
descritte qui di seguito:
Nel primo caso, l’impegno muscolare ricalca quello della PM o della MCI; nel secondo
caso è generalmente la DM che si sovrappone ad un’altra connettivite (più
frequentemente, la Sclerodermia).
B) PM/DM associata a neoplasia.
La presenza di una neoplasia è segnalata nel 5-8% dei pazienti con PM/DM. La
prevalenza è, però , di gran lunga maggiore nei pazienti con DM rispetto a quelli con PM
e MCI. L’associazione con neoplasia è, inoltre, più frequente nel sesso maschile rispetto
a quello femminile ed è rara nella forma giovanile.
Sono state descritte varie neoplasie ma le più frequenti risultano:
- il carcinoma del polmone
- Il carcinoma dell’ovaio
- Il carcinoma della mammella
- Il carcinoma dello stomaco
Nella maggior parte dei casi, la PDM insorge 1 o 2 anni prima della neoplasia, ma talora
l’esordio delle due malattie è simultaneo oppure la neoplasia può precedere la PM/DM.
DM PM MCI
connettiviti no si si
Sindromi overlap si no no
Malattie autoimmuni* rara si rara
neoplasie si si no
PM=Polimiosite DM=Dermatomiosite MCI=Miosite da Corpi Inclusi
*Le malattie autoimmuni più comunemente associate alla PDM sono: il Morbo di Crohn, sarcoidosi,
cirrosi biliare primitiva, morbo celiaco, miastenia gravis, dermatite erpetiforme, psoriasi, tiroidite di
Hashimoto, agammaglobulinemia, gammopatia monoclonale, sindrome ipereosinofilica, malattia di
Lyme, sindrome di Kawasaki, trombocitopenia autoimmune, pospora ipergammaglobulemica, deficit
ereditari del complemento, deficit di IgA.