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Paola Rumore
1 Cfr. innanzitutto Kim, Soo Bae: Die Entstehung der kantischen Anthropologie und
ihre Beziehung zur empirischen Psychologie der Wolffischen Schule. Bern/New York
1994; Hinske, Norbert: “Kants Idee der Anthropologie”. In: Die Frage nach dem
Menschen. Aufriss einer philosophischen Anthropologie. Festschrift fìr Max Mìller
zum 60. Geburtstag. A cura di H. Rombach. Freiburg/Mìnchen 1966, 410 – 427;
Id.: “Wolffs empirische Psychologie und Kants pragmatische Anthropologie. Zur
Diskussion ìber die Anfnge der Anthropologie im 18. Jahrhundert”. In: Auf-
klrung 11, 1999, 97 – 107; Id., “Kant und Alexander Gottlieb Baumgarten. Ein
leider unerledigtes Thema der Anthropologie Kants”. In: Aufklrung 18, 2002,
261 – 274; Sturm, Thomas: Kant und die Wissenschaften vom Menschen. Pader-
born 2009. Cfr. anche Brandt, Reinhard: Kritischer Kommentar zu Kants
“Anthropologie in pragmatischer Hinsicht”. Hamburg 1999, e la recensione di
Hinske apparsa in: Kant-Studien 93, 2002, 259 – 264.
viene qui considerata rispetto alla sua esistenza (di cui ci informa la
psicologia empirica), ma alla sua natura o essenza, vale a dire “a quel che
c’À o ci puý essere” al suo interno.7
Alexander Gottlieb Baumgarten, pi¾ conciso di Wolff nel pensiero e
nell’esposizione, scriveva che la psicologia razionale “deduce le proprie
affermazioni dalla nozione di anima attraverso una serie pi¾ lunga di
ragionamenti” rispetto a quanto non faccia quella empirica.8 Quel che ciý
vuol dire diventa pi¾ perspicuo leggendo la sezione psicologica della
Metafisica di Georg Friedrich Meier – anch’essa in qualche modo parte
della sua instancabile opera di ‘messa in prosa’ del compendio baumg-
arteniano. Qui Meier spiega che la psicologia empirica e quella razionale
differiscono sia per metodo, sia per oggetto. La prima, quella empirica, si
fonda infatti su un sentimento interiore (inneres Gefìhl) suscitato
dall’osservazione immediata di se stessi, e tratta dunque l’anima a partire
da quel che se ne conosce attraverso un singolo ragionamento (ein einziger
Schluss) o una breve dimostrazione (ein kurzer Beweis).9 Il suo oggetto À
dunque l’esistenza concreta dell’anima, al punto che – ribadisce Meier –
chi volesse considerare questa disciplina in maniera rigorosa dovrebbe
intenderla come un’indagine circoscritta alla sua propria anima, l’unica di
cui si d un’effettiva esperienza immediata.10 Il “singolo ragionamento o
la breve dimostrazione” cui Meier fa cenno – il pendant della “longiori
ratiocinorum serie” di cui parlava Baumgarten – si riferiscono evidente-
mente all’argomento del cogito cartesiano nella versione elaborata da
Wolff. Come la ricerca ha mostrato da tempo, Wolff traduce in forma
sillogistica l’evidenza che Cartesio riconosceva all’intuizione immediata
dell’esistenza della res cogitans, conferendogli la forma dell’ormai celebre
‘argomento del cogitamus’11 con cui gi apriva la Metafisica tedesca del
1719 e che ripropone immutato nella Psychologia empirica del 1732.12
degli oggetti del senso interno nella misura in cui À derivata dalla pura
ragione”, “in base a concetti a priori”.19 Anche per Kant il punto di
partenza della psicologia razionale À un oggetto d’esperienza: “In se stesso
quello di anima À un concetto d’esperienza. Ma dall’esperienza nella
psicologia razionale noi dell’anima non prendiamo nulla di pi¾ del
semplice concetto che noi abbiamo un’anima. Il resto va conosciuto
muovendo dalla ragione pura”.20 Kant condivide altres l’idea che per
questa via si giunga a discutere problemi di cui l’esperienza non À in grado
di decidere: l’origine dell’anima, la sua sopravvivenza al corpo, la sua
condizione futura – tutte questioni che, affondando nella verborgene
Weltweisheit di cui faceva menzione Meier, servono a fissare i limiti della
conoscenza, ad indagare “quanto noi possiamo conoscere dell’anima
mediante la ragione”.21
Accanto a queste considerazioni in linea di massima conformi con le
posizioni del wolffismo, Kant introduce perý una specificazione ulteriore
all’interno della suddivisione classica della psicologia in razionale ed
empirica. La scienza metafisica dell’anima, ossia quella conoscenza
dell’anima in cui “si abbandona il filo dell’esperienza” – stando alla
trascrizione della Metaphysik Pçlitz – consente di considerare il suo og-
getto da tre punti di vista: “absolute [ossia], semplicemente in s¦ e per se
stesso […] sulla base di concetti esclusivamente puri della ragione”; op-
pure “in confronto con altri enti in generale”, siano essi fisici o spirituali;
infine “relativamente al suo nesso con altri enti”, nella fattispecie nel
commercium con il corpo che le À proprio.22 Il primo punto di vista viene
qui qualificato come “la parte trascendentale della psicologia razionale”23
ed À quello secondo cui “studiamo l’anima […] sulla base dei concetti
trascendentali dell’ontologia”.24 Applicando all’anima le categorie si d
origine all’insieme di tesi che nella Critica della ragion pura viene detta la
‘topica della psicologia razionale’: l’anima À sostanza (categoria della re-
lazione), À semplice (categoria della qualit), À unitaria (categoria della
quantit) e si trova in rapporto con altri oggetti nello spazio (À principio
di attivit, spontaneit: categoria della modalit). La topica, in quanto
summa della psicologia trascendentale di cui si parla nelle lezioni (ossia il
scrive Kant in quella sede, “puý venir detta dottrina razionale dell’anima
qualora dell’anima non pretenda di conoscere altro che quel che, pre-
scindendo da ogni esperienza, puý essere inferito dal concetto di io in
quanto si presenta assieme a ogni pensiero”33 e precisa che non bisogna
“lasciarsi fuorviare dal fatto che con questa proposizione [scil.: io penso],
esprimente la percezione di s¦, io ho pur sempre un’esperienza interna”
perchÀ “la percezione interna in questione non À altro, infatti, che la
semplice appercezione ‘io penso’ la quale rende possibile tutti i concetti
trascendentali […] e non deve ritenersi una conoscenza empirica, ma una
conoscenza dell’empirico in generale”.34
Questa peculiarit sembra inizialmente sfuggire a Carl Christian
Erhard Schmid, estensore del primo fortunatissimo lessico kantiano
uscito a Jena nel 1786,35 il quale, peccando di eccessiva fedelt al passo
della “Dialettica” sopraccitato, non spiega la differenza tra la psicologia
razionale e quella trascendentale. Alla voce “Psychologie” Schmid di-
stingue infatti una psicologia empirica e una “rationale, transcendentale,
Metaphysik ìber das denkende Subject”.36 Schmid si richiama qui evi-
dentemente al passo kantiano e scrive, senza fornire chiarimenti ulteriori,
che quest’ultima parte della psicologia “non contiene altro che quel si puý
concludere dal concetto a priori di Io (aus dem apriorischen Begriffe Ich) e
dal giudizio a priori Io penso, e prescindendo da ogni esperienza, rispetto
alla natura del nostro essere pensante”.37 Schmid non sembra notare che
in questa definizione cade il fondamento di ogni psicologia razionale di
marca wolffiana, ossia il fatto che essa debba comunque poggiare su un
concetto, quello di anima o sia pure quello di io, necessariamente derivato
per via empirica. Tuttavia, l’interesse di Schmid per la psicologia – cul-
minato negli anni ’90 nell’edizione del Psychologisches Magazin e, suc-
cessivamente, dell’Anthropologisches Journal 38 – deve forse costituire la
ragione del fatto che egli torner con molta chiarezza sulla suddivisione
kantiana qualche anno dopo, redigendo quella Empirische Psychologie che
apparir solo nel 1791, il medesimo anno in cui verr chiamato come