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A. E. Van Vogt
Anno 2650
The World Of Ā, 1948
Biblioteca Uranica 10
Urania n. 10 - 20 febbraio 1953
Proiettarsi nel futuro sulle ali della fantasia di A. E.
VAN VOGT, vuoi dire buttarsi nell'avventura a fianco
di un compagno di viaggio ardito, preparatissimo, pro-
fondo, sempre plausibile. Nel 2650, il Sistema Solare e
l'universo hanno veduto realizzate sul piano attuale
tutte le premesse scientifiche dei secoli precedenti. Ed
al progresso scientifico si affianca, indispensabile ba-
gaglio morale, una nuova filosofia, un nuovo modo di
concepire il mondo e la vita.
Nell'universo, tuttavia, vivono ed operano comunità
umane che insistono sugli atteggiamenti bestiali della
guerra d'aggressione, di conquista. Il mondo A-nullo
sognato da Van Vogt entra così in conflitto con la Ga-
lassia dove al progresso tecnico più sublime non fa ri-
scontro il progresso psicologico di cui ha beneficiato
invece tutto il SOL, il nostro sistema solare. Ancora una
volta la civiltà avrà la meglio sulla barbarie, l'uomo
avrà la meglio sulla macchina, lo spirito riuscirà a
dominare la materia.
Non ci sbalordiranno, qui, soltanto le realizzazioni del-
la tecnica: resteremo annichiliti di fronte all'UOMO del
futuro. L'uomo del 2650 che ha saputo rendersi QUASI
immortale... ANNO 2650 è un racconto che non vi darà
respiro. È una avventura che costringerà alla superfi-
cie tutto il potenziale emotivo di cui siete dotati..
Traduzione di Sem Schlumper
Copertina di Curt Caesar
Illustrazioni interne di Carlo Jacono
II
III
IV
VI
IX
XII
XV
XVI
XVII
XIX
XXI
XXII
CRASH!
E dopo una breve interruzione: "Signore e Signori! La Mac-
china della Selezione è finalmente caduta sotto una ben diretta
gragnuola di colpi. Colpevole d'aver mosso un attacco diretto al
Palazzo, il mostro meccanico, traditore ed inumano..."
CLICK!
Gosseyn aveva impiegato qualche istante prima di riuscire a
"spegnere" l'apparecchio radio. Quant'era noioso! Ma aveva det-
to qualcosa che lo riguardava... O se l'era sognato? Che cosa
aveva detto d'importante?...
Si gettò sul letto sforzandosi di riordinare le sue idee. Cer-
cando di rendersi conto di... di... Che sonno! E che mortale stan-
chezza! Ma sì... "... evo uccidermi! Tutti mi detestano! Sono ro-
vinato! Che cosa rimango al mondo a fare? DEVO UCCIDERMI!".
XXIII
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXV
FINE
Decima puntata
«Sei tu, Gus?» disse qualcuno dall'interno.
L'uomo imprecò: «Chi vuoi che possa vagare in questi boschi
nel cuore della notte?».
«Cominciavo a stare in pensiero» disse il compagno. «Sei stato
via più di quanto era previsto. Stavo per venirti a cercare».
«Tu ti preoccupi sempre» brontolò Gus. «Fra te e questo vec-
chio mondo fuori uso, ne ho fin sopra i capelli. Trevor se ne cer-
cherà un altro per simili incarichi, d'ora innanzi».
Si arrampicò sulla scaletta d'ingresso. «Vieni dentro» ordinò al
compagno sempre affacciato alla porta. «Voglio andarmene di
qui».
Si voltò per chiudere la porta, ma Sutton lo aveva già precedu-
to.
Gus fece due passi indietro, appoggiandosi contro una delle
seggiole rigidamente fissata al pavimento dell'astronave.
«Guarda chi c'è» fece con un sorriso forzato. «Ehi, Pinky, guar-
da chi mi ha seguito fin qui».
Sutton sorrise sardonicamente a entrambi. «Se i signori non
hanno obiezioni, farò il volo in loro compagnia».
«E se avessimo obiezioni» chiese Pinky.
«Volerò ugualmente su questa nave» rispose Sutton. «Con voi o
senza di voi. Scegliete».
«È Sutton» Gus informò Pinky. «Il signor Sutton. Trevor sarà fe-
lice di vedervi, Sutton».
Trevor, Trevor. Era già la terza volta che udiva questo nome, e
l'aveva udito una quarta volta in qualche altro posto. Era stato Ca-
se o Pringle a pronunziarlo ? Uno dei due aveva detto: «Trevor?
Ma è il capo della nostra società».
Le origini dell'evoluzione
È forse impossibile, oggi, immaginare come abbia avuto inizio l'evo-
luzione. C'è stata una cellula originaria, primordiale? O, come sembra
plausibile ammettere, un'amorfa materia vivente precedette le prime
cellule? Non sappiamo.
È probabile che l'evoluzione abbia avuto un punto di partenza
estremamente elementare, comune a tutti gli esseri viventi, animali e
vegetali. Ma fin dai primissimi inizi osserviamo contemporaneamente
un preciso rapporto e una profonda differenza fra il regno animale e
quello vegetale. La base attiva, il liquido nutritivo degli animali, è il
sangue, e quello degli animali superiori contiene una sostanza fonda-
mentale, il rosso pigmento detto emoglobina, che trasporta l'ossigeno
alle cellule, per ossidare, o bruciare, i rifiuti. La molecola d'emoglobina
è molto grossa ed estremamente complessa, e la sua struttura varia da
una specie all'altra (peso molecolare medio: 69.000).
Chimicamente, l'emoglobina è affine al pigmento circolatorio delle
piante e delle alghe, la clorofilla (peso molecolare: 9o4). Esiste dunque
un rapporto, ma mentre l'emoglobina è caratterizzata dalla presenza di
un atomo di ferro nella sua molecola, la clorofilla - molto più semplice -
è costruita attorno a un atomo di magnesio. A complicare ulteriormen-
te il problema, il sangue di certi artropodi e molluschi, animali inferiori
tra i più antichi abitatori della Terra, contiene un pigmento con un peso
Primi Mammiferi
È durante il periodo triassico dell'era mesozoica, circa 200 milioni di
anni fa, che "improvvisamente" compaiono sulla terra i primi mammife-
ri non placentati (marsupiali): quei mammiferi che dovranno culmina-
re, attraverso travagli e tentativi innumeri, nell'Uomo.
Anche la loro comparsa, che ci sembra improvvisa, è un altro degli
enigmi dell'evoluzione. Donde vengono? non dai rettili del Mesozoico,
ancora agli inizi della loro evoluzione. Non dagli anfibi, probabilmente,
perché il salto sarebbe immenso, inconcepibile. E tanto meno dai pesci.
Secondo certi paleontologi, la traccia di un antenato comune ai rettili e
ai mammiferi esisterebbe in un cranio - l'unico - di Tritilodonte, che ri-
vela caratteri così dei rettili come dei mammiferi.
E per tutta l'età dei rettili, 100 milioni di anni circa, i mammiferi ve-
getarono. Erano animaletti aplacentati, grandi come conigli, assomi-
glianti ai marsupiali odierni. Si nutrivano d'insetti, o delle carni di altri
animali o erano roditori. Gli enormi dinosauri, ch'erano allora i domi-
natori del globo e potevano pesare fino a 8o tonnellate, ne schiacciava-
no a decine sotto le loro spaventose zampacce, senza nemmeno accor-
gersene. Eppure quelle bestiole fragili e inette erano destinate a domi-
nare il futuro. Erano l'evoluzione che aveva fatto un altro gigantesco
passo avanti, ed essi rappresentavano enorme progresso, con la loro
temperatura costante, il maggiore sviluppo del cervello e il loro sistema
di riproduzione, sui colossali rettili dall'intelligenza rudimentale, schia-
vi di particolari condizioni di temperatura e umidità. 5o milioni di anni
più tardi scomparivano, e i mammiferi iniziavano un regno che non do-
veva temere rivali.
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