vennero quelli delle pulizie con gli aspirapolvere, fu costretto a togliersi dai piedi: scese al bar di fronte (il tempo per prendere un caffè, e osservare tre o quattro partite di un ragazzo che giocava a flipper) e dopo mezz'ora salì di nuovo in ufficio. Aprì la finestra, accostò la poltrona a rotelle al davanzale e rimase lì, immobile, a guardare la strada, senza nemmeno accendere la luce. Milano quel giorno era stata bellissima. E' incredibile come Milano, certe volte, sappia diventare bella a primavera! Era bastato un pizzico di vento e, come per incanto, a nord erano spuntate le montagne ancora spruzzate di neve. Lui l'aveva sempre detto: per garantirsi il cielo azzurro, i milanesi avrebbero dovuto costruirsi un ventilatore gigante tra Monza e Sesto San Giovanni, dieci volte più alto della Torre Eiffel. Chissà poi, però, che cosa sarebbe accaduto al carattere dei milanesi? Magari avrebbero perso tutti la voglia di lavorare e l'Italia sarebbe sprofondata nella più nera delle crisi economiche, finché un gruppo di romani, mossi dalla disperazione, sarebbe salito a Milano per distruggere il ventilatore. Luca andò col pensiero al giorno del suo matrimonio: ricordò un'aria grigia, bagnata, come se una nuvola, improvvisamente, fosse precipitata al suolo. Forse, se quel giorno di sette anni fa il cielo fosse stato azzurro, lui non si sarebbe mai sposato. E' facile che un meridionale si decida al matrimonio solo perché non ce la fa più a vivere nel grigio e a mangiare nelle tavole calde. Erano stati terribili i primi giorni a Milano! Appena arrivato finì in una pensione un po' fuori mano, in fondo a viale Marche. Arrivò di sera, disfece le valigie e, malgrado fosse tardi, se ne uscì di nuovo in cerca di un ristorante. Poco pratico com'era, preferì non prendere la macchina e avviarsi a piedi lungo la strada. Senonché, piano piano, quasi a tradimento, cominciò a calare la nebbia. Rinunzia subito al ristorante e si rifugiò in un bar: prese una birra e due tramezzini. Quando uscì si accorse che la nebbia era diventata ancora più fitta. Sentì la voce di un napoletano che diceva: Comm'a cchesta sera nun l'aggio vista maie! Forse sarà stata l'emozione della prima nebbia, certo è che non gli riuscì più di ricordarsi se in quel bar c'era entrato venendo da destra o da sinistra.