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Antonio Montanari

Marina Centro

Il turismo riminese (1930-1959)


e mio padre Valfredo

Edizione informatica 2011


© RIPRODUZIONE RISERVATA[/COPYRIGHT]
Sommario

Premessa
La figura e l'opera

Biografia
Attestati
Perle
«Sino al 25 luglio 1943…»
A San Marino
Alcuni incarichi
In romanzo
Canzoni al Kursaal, 1936-37
«Sdraie e poltrone»
Feste reggimentali

Scritti ed articoli

1930, Risultati di una stagione


1930, «La città turistica e balneare»
1931, «La propaganda…»
Anni Cinquanta
1956, Statistiche della stagione
1958
1959
Anni Sessanta
1967-68
Giornalista

Appendice 2011
«Alla Riviera di Rimini si è attribuito un
carattere dominante nell'Adriatico, di cui la
meraviglia del lido, la continuità leggiadra e
la ampiezza dolcissima, sono le espressioni
più felici».

Valfredo Montanari
«Ariminum» 1930, anno III, n. 2, p. 33
Premessa

Marina Centro. Al bigliettaio del tram (gestito dalla Sita),


salendo in vettura, bisognava dichiarare a quale fermata si
scendeva, prima di pagare la corsa. Le tariffe erano
differenziate secondo il percorso.
A Marina Centro, mio padre Valfredo aveva il suo ufficio, prima
della guerra e poi dopo il '50. A questi anni risalgono i miei
ricordi: sono nato nel '42. A Marina Centro, mio padre ha con-
sumato quasi tutta la sua vita, dedicandosi al bene comune di
una città che nel turismo ha trovato una fonte di ricchezza, e
che nel turismo ha dato sempre il meglio ed il peggio di se
stessa. Il titolo di queste pagine, quindi, oltre che legato alla
biografia di mio padre, rappresenta qualcosa del 'vecchio'
turismo, quando Marina Centro era il polo balneare della città in
espansione. Era il simbolo di quell'industria dell'ospitalità che
mio padre visse come fatto di cultura, economia e costume. Con
grande preparazione tecnica, che tutti gli hanno sempre ri-
conosciuto. E da cui ricavò invidie, gelosie e sgambetti sotto
qualsiasi bandiera, sia all'epoca della camicia nera sia in quella
del biancofiore. Cambiano i regimi, ma gli uomini restano uguali
nella loro natura.
Queste pagine raccolgono quanto su giornali, in atti ufficiali o in
pagine personali, mio padre ha scritto sul turismo tra anni
Trenta ed anni Cinquanta. O almeno quanto ho potuto rintrac-
ciare. Nel mezzo di quel periodo, c'è la parentesi della guerra, a
cui si riferiscono altre parole che riporto integralmente:
l'autodifesa inviata al Cln.
A vent'anni dalla sua scomparsa, ho riunito questi documenti
per onorare la sua memoria. In essi non c'è unicamente la
ricostruzione di una vicenda personale, ma pure una fetta di
storia della nostra città.
Sommario

Premessa
La figura e l'opera

Biografia
Attestati
Perle
«Sino al 25 luglio 1943…»
A San Marino
Alcuni incarichi
In romanzo
Canzoni al Kursaal, 1936-37
«Sdraie e poltrone»
Feste reggimentali

Scritti ed articoli

1930, Risultati di una stagione


1930, «La città turistica e balneare»
1931, «La propaganda…»
Anni Cinquanta
1956, Statistiche della stagione
1958
1959
Anni Sessanta
1967-68
Giornalista

Appendice 2011
La figura e l'opera
Biografia
Valfredo Montanari nasce a Forlimpopoli il 5 marzo 1901, alle
ore 19, da Antonio e Ida Zaccarini, in via Aurelio Saffi 8/b.
Consegue la Licenza di Scuola Magistrale all'Istituto Valfredo
Carducci di Forlimpopoli. Valfredo Carducci, fratello di Giosue,
lo aveva tenuto a battesimo: da lui prese il nome.

Dal 1° maggio 1921 al 14 gennaio 1925 presta servizio, con la


funzione di Applicato, presso il Comune di Pordenone. Nel
frattempo viene chiamato alle armi per tredici mesi, dal 19
gennaio 1922 al 19 febbraio 1923, con assegnazione al Raggru-
ppamento Aeronautica della Malpensa: è il periodo più caldo
della storia di quei giorni, prima e dopo la «marcia su Roma».
Dal 15 gennaio 1925 al 7 novembre 1929 è Capo Ufficio di Stato
Civile al Comune di Riccione. Svolge anche la funzione di
direttore dell'Ufficio Guida per l'industria balneare.
Dall'8 novembre 1929 al 9 febbraio 1930 è Capo Ufficio di Stato
Civile al Comune di Salsomaggiore. La Delibera del Podestà di
Riccione del 9 novembre 1929, con cui si prende atto delle
dimissioni di Montanari, reca: « […] tutti gli uffici svolti per farlo
recedere dalla detta determinazione sono riusciti inutili, a causa
della meschinità dello stipendio» pagato da
quell'Amministrazione.

Il 10 febbraio 1930 prende servizio al Comune di Rimini come


Capo Ufficio ai Servizi Balneari e Contabilità dell'Azienda di
Cura. La relativa Delibera podestarile è del 20 gennaio 1930.
[Cfr. «Ariminum», anno III, n. 2, 1930, p. 47.] L'approvazione
prefettizia è del 4 febbraio successivo. Il Podestà è Pietro
Palloni, nominato il 18 aprile 1929.
Il posto di Capo Ufficio è stato istituito dal Podestà il 5 novembre
1929. Il concorso per il posto è stato bandito, dietro Delibera del
26 novembre, il 1° dicembre 1929. Vi hanno partecipato, oltre
al vincitore Montanari, anche il dott. rag. Donato Rizzo e il dott.
Ugo Savignano.
In base alla Pianta organica prevista dalla Delibera podestarile
del 5 novembre 1929, il posto è parificato, agli effetti giuridici
ed economici, al grado di Capo Sezione del Comune. Tale
Delibera prevede un «patto di rimborso da parte dell'Azienda al
Comune di ogni stipendio, assegno o indennità» corrisposti al
Capo Ufficio ai Servizi Balneari e Contabilità dell'Azienda di
Cura.
«Il provvedimento fu adottato perché in quel tempo era difficile
cosa trovare un elemento sufficientemente versato nella
materia, il quale già non fosse in stabile servizio di Comuni […].
Vinse il concorso il sig. Montanari Valfredo, proveniente da
Salsomaggiore, e disimpegnò le funzioni assegnategli presso
l'Azienda fino al 1938 […]». [Lettera del Sindaco di Rimini al
Commissario dell'Azienda di Soggiorno, 30 ottobre 1949.]
Sullo stesso argomento, si legge in altro Atto: «Nel 1929
l'Azienda di Soggiorno ravvisò la necessità, per lo sviluppo preso
dal movimento turistico e per il dovere di incrementarlo, di
assumere un funzionario che avesse buona conoscenza del ramo
e come allora persone sufficientemente esperte in tale settore
mancavano o erano rare, così pose l'occhio sul sig. Montanari
Valfredo, che aveva assolto e assolveva mansioni del genere nei
Comuni di Salsomaggiore e Riccione. Il Sig. Montanari, che rico-
priva posto d'organico a Riccione, fece presente, -interpellato-
che non avrebbe potuto lasciare un posto nel quale aveva
acquisito la stabilità per assumerne altro ove tale stabilità non
poteva essergli assicurata e ove avrebbe anche perduto i rilasci
fatti e i benefici connessi ai fini della futura pensione. È noto in-
fatti che» il Regio Decreto 12 agosto 1927 n. 1615 «esclude il
diritto alla stabilità per il personale dipendente dalle Aziende di
Soggiorno. Fu così che tra Comune e Azienda intervenne un
accordo pel quale il Comune avrebbe disposto la creazione nella
pianta organica del Comune del posto di Capo dei servizi di
propaganda e pubblicità turistici, con grado e trattamento
giuridico ed economico pari a Capo Sezione e con patto che il
titolare avrebbe prestato servizio presso l'Azienda e l'Azienda
avrebbe rimborsato al Comune la relativa spesa. […] Ora
accadde che l'Amministrazione dell'Azienda, nel 1938, in se-
guito a divergenze e a circostanze che non è qui luogo di
ricordare ritenesse di sostituire il titolare del posto, Sig.
Montanari, in possesso della stabilità per essere stato nominato
in ruolo nel 1930, e di assumere alle inerenti funzioni altro
impiegato, che fu poi il Cav. Uff. Camillo Dupré […]». [Lettera
della Segreteria generale del Comune di Rimini al Prefetto di
Forlì, 23 febbraio 1943.]

Nel 1938, secondo la citata Lettera del Sindaco di Rimini al


Commissario dell'Azienda di Soggiorno, del 30 ottobre 1949, «il
Podestà del tempo, per motivi particolari indipendenti dal
funzionario, volle distaccarlo dall'Azienda, che restò affidata ad
altro dirigente che si volle allora favorire». Podestà e Presidente
dell'Azienda era il conte Guido Mattioli Belmonte, fascista del
1920, che nel 1939 sarà nominato Presidente dell'Ente
Nazionale Incremento Industrie Turistiche.
Il Podestà con Delibera del 30 aprile 1938 destina Montanari «in
servizio permanente» alla Divisione Servizi Culturali del
Comune. L'Azienda, «con deliberazione 12 maggio 1938 […]
assumeva di conservare permanentemente a proprio carico la
spesa inerente al trattamento economico spettante» a
Montanari, «nella considerazione che la di lui opera nel diverso
ufficio verrebbe esplicata in servizio avente un diretto interesse
turistico». [Delibera podestarile, 6 dicembre 1938.]
Con lettera del 13 maggio 1938, Montanari viene nominato Vice
Bibliotecario Capo Sezione presso tale Divisione (Biblioteca,
Pinacoteca, Museo), con effetto dal 15 maggio.
In data 6 dicembre 1938, il Podestà sopprime il posto di Capo
Sezione all'Ufficio Propaganda dell'Azienda di Soggiorno, e crea
quello di Capo Sezione alla Divisione Servizi culturali, con la
qualifica di Vice Conservatore delle raccolte d'arte del Comune,
[«e con funzioni anche di carattere turistico», si legge nella
Delibera del 16 ottobre 1939, di cui si dirà tra poco]. Il posto
viene assegnato a Montanari.

«Poiché successivamente, il Capo Sezione Montanari richiese di


essere adibito a mansioni più attinenti ai servizi turistici, così
provvedevasi: a) con deliberazione podestarile 16/X/1939 […] a
sopprimere il posto di Capo Sezione nella Divisione Servizi
culturali e a crearne altro colla qualifica di “Sezione turistica”
presso la Segreteria Generale del Comune; b) deliberazione
podestarile di pari data […] colla quale destinavasi al nuovo
posto il Sig. Montanari.» [Lettera citata, 23 febbraio 1943.]
La spiegazione dei fatti, presente nella Lettera, è diversa da
quella contenuta nella citata Delibera del 16 ottobre 1939, dove
si legge che era nel frattempo «rientrato […] in servizio il
funzionario capo ufficio che coadiuva il Direttore degli Istituti
culturali, dopo oltre 30 mesi di assenza per volontariato nella
guerra di Spagna». Tale guerra si era conclusa il 28 marzo 1939.
La nomina di Montanari a Capo dell'Ufficio Turistico del Comune
è del 20 giugno 1939, con effetto dal 1° luglio. La Delibera
podestarile relativa è invece del 16 ottobre 1939. Tra le
numerose funzioni previste per tale incarico, alla lettera «L» si
prevede pure il «servizio sfollamento in caso di guerra». La
Delibera ha effetto dal 1° ottobre 1939.
Michele Campana scrive il 28 febbraio 1940 a Montanari: «Caro
Montanari, oggi ho parlato della vostra situazione di funzionario
del Comune col comm. Beltrami, segretario generale, presente
l'avv. Aldo Jorio. Egli mi ha assicurato che voi sarete
reintegrato nell'Ufficio Propaganda, Pubblicità dell'Azienda di
Soggiorno di Rimini, appena tale ufficio sarà lasciato dal
camerata Camillo Dupré. Tale dichiarazione mi è stata con-
fermata dal Commissario Prefettizio prof. avv. Bianchini Euge-
nio. Sono autorizzato a comunicarvi tale promessa e rendermi
garante di essa. Vi saluto».
«Scoppiata la guerra e date le vaste proporzioni assunte dai
servizi militari, tenuto conto anche della flessione delle attività
turistiche, [il Podestà] comandava il sig. Montanari a dirigere
la Sezione Leva e Servizi militari, restando inquadrato orga-
nicamente nella Sezione “Servizi Turistici”: provvedimento
giustificato dalla situazione contingente e dalla maggiore
importanza del nuovo ramo rispetto a quello turistico, che, in
verità, fino dalla costituzione della Sezione turistica,
comportava lavoro da non utilizzare a pieno l'attività del
funzionario». [Lettera citata della Segreteria generale del Co-
mune di Rimini al Prefetto di Forlì, 23 febbraio 1943.]
La nomina a Capo Sezione della Divisione Demografica come
Capo degli Uffici Leva e Servizi Militari e Stato Civile, è del 1°
aprile 1940.

Nel «periodo immediatamente successivo alla liberazione», si


legge in una Delibera comunale del 5 agosto 1948, Montanari è
Capo Divisione Reggente della Divisione Demografica, in
sostituzione del titolare allontanato per procedimento di epura-
zione.
La Giunta comunale il 6 giugno 1946, essendo Sindaco il dott.
Arturo Clari, esprime all'assessore Gomberto Bordoni «il proprio
plauso», estendendolo «ai funzionari che hanno dato opera
diligente, intelligente, attiva durante il lavoro preparatorio e nel
periodo delle elezioni». Tra questi funzionari, viene citato il
«Capo divisione reggente sig. Montanari Valfredo».

«Alla fine dell'anno 1947», scrive in una Lettera al Sindaco del


29 aprile 1949, l'Assessore alla Divisione Demografica Giovanni
Battista Ricci, «alcuni componenti il Comitato
d'Amministrazione dell'Azienda Autonoma di Soggiorno
invitarono il Montanari a presentare domanda […] per essere
trasferito o comandato a prestare servizio presso l'Azienda
Autonoma di Cura e Soggiorno».
L'Assessore alla Divisione Demografica del tempo, cav. Natale
Nicolò aveva voluto che «il Montanari fosse lasciato in servizio
nella Divisione Demografica sino a dopo le elezioni politiche del
18 aprile 1948, pel fatto ch'egli era considerato utile» nel posto
occupato.
Dichiara Ricci che gli consta «con certezza che il ritorno del
Montanari all'Ente menzionato non è sgradito, ad esempio, alla
categoria albergatori, più vivamente interessata all'industria
turistica balneare».
Nella stessa Lettera del 29 aprile 1949, l'Assessore anticipa le
osservazioni del Vice Prefetto ispettore comm. Ferrara, sulla
posizione giuridica di Montanari, poi espresse in una Relazione
ispettiva sul personale redatta dalla Prefettura il 12 maggio
1949, ove si rileva che, non avendo Montanari patente di
Segretario comunale, non poteva reggere la Divisione
Demografica, e che pertanto doveva essere destinato ad altro
posto vacante o trasferito all'Azienda di Soggiorno.
Il 13 luglio 1949 Montanari chiede all'Assessore Ricci «il più
cortese sollecito esame» della propria posizione giuridica,
imposto dall'intervento ispettivo.
Nel frattempo l'Azienda di Soggiorno sollecita la restituzione del
funzionario, «in vista della urgenza di sviluppare su larga e
efficiente tecnicità il lavoro di propaganda turistica, nel quale il
medesimo ha esperienza di primo piano». [Delibera comunale,
29 aprile 1950.]
Nella citata Lettera del Sindaco di Rimini al Commissario
dell'Azienda di Soggiorno, del 30 ottobre 1949, si legge ancora
che «costante volontà» di Montanari «fu quella di rientrare al
posto d'origine, dal quale innaturalmente era stato distolto e al
quale conferivano diritto i patti costitutivi del posto di ruolo in
Comune e quelli di nomina. Così egli ha ora reiterato a questa
Amministrazione premure che tale istanza venga in prossimo
avvenire accolta».

Negli Atti personali di Montanari si trovano testimonianze di


questa «istanza»: il 20 novembre 1947 chiede al Sindaco «di
essere comandato a prestare servizio presso la Direzione
dell'Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo di Rimini,
desiderando ottenere la restituzione delle funzioni originarie,
affidategli in seguito a pubblico concorso».
Il 17 maggio 1948 Montanari scrive all'Assessore Nicolò: «[…] la
mia richiesta di trasferimento […] sollecitata […] da taluni
componenti il Consiglio d'Amministrazione dell'Azienda e da
rappresentanti dell'industria alberghiera, fu lasciata in sospeso»
in vista delle elezioni del 18 aprile. Svolte tali elezioni, e in
previsione del fatto che l'Azienda sta per nominare il proprio
Direttore, Montanari chiede a Nicolò di intervenire «ai fini
dell'accoglimento» della propria domanda di trasferimento
all'Azienda.
A Montanari l'Azienda non ha comunicato che, il 2 gennaio
1948, il proprio Comitato d'Amministrazione ha esaminato la
domanda di trasferimento di Montanari all'Azienda,
respingendola. Soltanto il 19 febbraio 1949 il Presidente
dell'Azienda, Gino Pagliarani (pci), comunica a Montanari la
notizia sulla Delibera del 2 gennaio 1948, con una lettera che ha
questo curioso 'incipit': «Mi viene riferito ch'ella lamenta di es-
sersi rivolta all'Azienda con domande di varia natura e che delle
medesime il Comitato non ne sarebbe stato edotto […]».
Montanari risponde a Pagliarani l'8 marzo 1949: «La mia
domanda, per la verità, non trasse origine da mia iniziativa
personale; io fui più volte sollecitato a produrla, mentre ebbi
preventiva assicurazione di accoglimento». Pagliarani risponde
il 10 marzo: «L'Azienda ha dato riferimento del suo operato
all'Amministrazione Comunale la quale era l'unica competente a
rispondere a lei».
Qualche giorno dopo, Pagliarani è sostituito da un Commissario
prefettizio. Al quale si rivolge Montanari il 14 aprile 1949, dopo
un colloquio del mese precedente, per essere reintegrato
nell'Azienda.
Il 29 aprile 1949, come si è visto, l'assessore Ricci spiega al
Sindaco che, dopo i rilievi dell'ispezione prefettizia, la posizione
di Montanari va risolta: «o assegnare il Montanari ad un posto di
ruolo del Municipio o promuovere il trasferimento di lui»
all'Azienda.
In questo senso il Sindaco [Ceccaroni] opera con la stessa
Lettera del 30 ottobre 1949, diretta al Commissario
dell'Azienda, Comm. G. Zingale, sottolineando che Montanari ha
una «particolare conoscenza» della propaganda turistica
all'estero, «per avere, tra il 1932-1938, compiuto proficui viaggi
in Austria, Germania, Svizzera, Francia, Belgio, Olanda e aver
instaurato perfette relazioni colle Agenzie di viaggio
specialmente svizzero-germaniche con assicurato invio di larghi
contingenti di clientela, relazioni tra ospiti e alberghi, ispezioni
alle delegazioni balneari, coadiuvazione allo svolgimento di
manifestazioni, ecc.».
Termina la Lettera: «Io penso che l'attività di un funzionario
provetto e lavoratore come il Montanari possa dare vantaggiosi
frutti all'Azienda e agevolare altresì i compiti organizzativi del
Direttore […]».
Una Delibera d'urgenza del 25 gennaio 1950 ordina che dal 1°
febbraio Montanari venga restituito alle «normali funzioni di
Capo dell'Ufficio Propaganda e Pubblicità» dell'Azienda di
Soggiorno.
Il Pro Sindaco Lollini scrive a Montanari il 28 gennaio 1950: «In
relazione alle premure da lei formulate e al voto espresso
dall'Azienda di Soggiorno, pregiomi informarla che la Giunta
Municipale, con deliberazione d'urgenza 25 corrente, ha dispo-
sto che ella, giusta l'atto costitutivo del posto infrascritto e la di
lei deliberazione di nomina, sia restituito alle normali sue
funzioni di Capo dell'Ufficio Propaganda e Pubblicità presso
l'Azienda predetta, fermo restando il grado da lei ricoperto
(caposezione) e il trattamento […]. Nel dargliene comunicazione
tengo a manifestare il rincrescimento della Amministrazione
nel doversi privare della di lei opera, che essa ha giustamente e
particolarmente apprezzato sia in periodo bellico che dopo la
Liberazione, quando ella cioè, a fine 1944, assumeva le funzioni
del grado superiore (capodivisione ai servizi demografici),
disimpegnandole egregiamente fino ad ora».
Il 31 agosto 1950 Montanari è nominato Commendatore
dell'Ordine dei Cavalieri della Concordia di Roma. La
partecipazione gli viene trasmessa attraverso il Presidente
dell'Azienda.

Il Comitato di amministrazione dell'Azienda, il 31 gennaio 1956,


nomina direttore dell'Ente Adolfo Zonghi, «dipendente dal
Ministero degli Esteri con compiti altresì presso il Governo
Libico ai fini della propaganda turistica della Libia» [Delibera
Azienda]. Il posto non è previsto dall'organico dell'Ente. Inoltre,
scrive Montanari [Atti personali], Zonghi è sprovvisto del titolo
di studio richiesto per il grado VI, corrispondente alla funzione
di Direttore, e «non risponde a verità […] che […] lo stesso Zon-
ghi sia dipendente dal Ministero degli Esteri». È stato imposto da
Pietro Romani, Commissario per il Turismo (esistente allora
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri). L'on. Romani
era cognato dell'on. Alcide De Gasperi. Presidente dell'Azienda è
l'ing. Nicola Palloni, figlio dell'ex podestà Pietro.
Il 2 luglio 1956 mattina, l'ufficio di Montanari è 'visitato' dal
Comandante del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza e da un suo dipendente, che ispezionano i carteggi di
Montanari. Quelli «concernenti le spese di propaganda e pubbli-
cità», sono considerati «da consultare», raccolti e portati
nell'Ufficio di Segreteria dell'Azienda. [Lettera di Montanari al
Presidente dell'Azienda, 3 luglio 1956.]
Montanari più tardi verrà a sapere dallo stesso Comandante che
a carico di Montanari medesimo erano state ordinate alla
Finanza ben tre indagini fiscali. Lo scopo era quello,
evidentemente, di togliersi dai piedi il funzionario. A carico del
quale mai nulla risultò.
Il 1° gennaio 1957 «La Voce del Lavoratore» (organo delle Acli
cittadine), esce con la prima pagina intitolata: «La grande
malata di Rimini. Cosa c'è che non va all'Azienda di Soggiorno?».
Nell'articolo relativo, si legge che l'Azienda si serve di impiegati
comunali.
Alcuni impiegati comunali facevano uno “straordinario”
all'Azienda, ma non era il caso di Montanari, occupato a tempo
pieno nell'Ente.
Poi, secondo il foglio delle Acli, le assunzioni all'Azienda non
avvenivano per concorso. Montanari era l'unico ad esser stato
assunto per concorso.
Il 9 aprile 1957 la stessa «Voce» rincara la dose, lamentando tra
l'altro che la pubblicità veniva fatta in ritardo con «gravi danni».
Contro la gestione dell'Azienda, presieduta dall'ing. Giuseppe
Gemmani, si scaglia Nicola Pagliarani sul foglio del pci riminese
«Nuova Voce» (7 maggio 1959): «Un Consiglio che amministra
alla buona, in famiglia […]. Questa gente ha tenuto fin qui
l'Azienda come un proprio feudo, di cui investire ora questo ora
quello sconosciuto».
Vittima di questa politica feudale è Montanari, cacciato
dall'Azienda nel giugno 1959, senza neanche poter ritirare le
proprie carte e medicine conservate nell'armadietto dell'ufficio
posto nella palazzina Milano. L'Azienda (dc) dispone. Il Sindaco
(pci) obbedisce. È quello stesso Sindaco Ceccaroni che nella
Lettera del 30 ottobre 1949, diretta al Commissario
dell'Azienda, aveva scritto: «Io penso che l'attività di un
funzionario provetto e lavoratore come il Montanari possa dare
vantaggiosi frutti all'Azienda».

(A proposito di feudalità. Il 22 novembre 1957, l'Associazione


dei Confratelli decorati dalla Real Casa Normanna d'Altavilla
propone a Montanari il conferimento del titolo di Grand'Ufficiale
dell'Ordine di San Giorgio d'Antiochia. La cartolina di adesione è
rimasta negli Atti personali di Montanari, inevasa.)

Il 26 maggio 1959 il Segretario Generale del Comune scrive a


Montanari: «La prego favorire nel mio Ufficio il giorno 29 c. m.
ore 11, per comunicazioni che la riguardano».
In quel colloquio, il Segretario comunale dice a Montanari «di
avere ricevuto l'incarico di comunicargli che l'Azienda non ha
più bisogno della sua opera», e che pertanto è stato disposto il
suo rientro in Comune, dove peraltro non è disponibile alcun
posto per un Capo Sezione qual è Montanari. Il Segretario del
Comune aggiunge essere inutile ogni azione di tutela da parte di
Montanari, in quanto «la Prefettura è già d'accordo» [Atti
personali].
Viene allontanato l'unico funzionario di ruolo dell'Azienda, per
lasciare spazio ai protetti di partito.
Il 10 giugno 1959 l'Azienda di Soggiorno dispone la cessazione
dal servizio di Montanari che «a far luogo» [sic, anziché «a fare
tempo»] dal 16 giugno deve assumere le funzioni di Capo Ufficio
allo Stato Civile.
L'Amministrazione dell'Azienda, scrive a Montanari, «si sente in
dovere di riconoscere alla S. V. Ill.ma la preziosa collaborazione
prestata, dandole atto della capacità e competenza con la quale
ha sempre adempiuto alle funzioni affidatele, riconoscendo,
altresì, la passione e la dedizione che ha sempre voluto
dimostrare nell'espletamento dei vari incarichi». Infine
l'Amministrazione, scrive l'Azienda, «ha sempre saputo ricono-
scere ed apprezzare la capacità ed intelligenza del proprio
funzionario».

La Giunta comunale destina il 15 giugno il 'nuovo' impiegato


Montanari allo Stato Civile, con funzioni di Capo Ufficio.
«Nel giugno scorso, i fanfaniani che hanno assunto la direzione
amministrativa dell'Azienda di Soggiorno di Rimini, mi
cacciarono dall'Azienda stessa e mi fecero rientrare in Comune.
La forma usata nei miei riguardi, fu assolutamente incivile e vio-
lenta. In ventiquattr'ore dovetti andarmene». [Lettera di
Montanari a Carlo Alberto Cappelli, editore in Bologna, 31
dicembre 1959. Cappelli è il dimenticato organizzatore delle
prime edizioni della Sagra Musicale al Tempio Malatestiano.]
Dal 15 febbraio 1960, Montanari viene trasferito presso la
Divisione Servizi Culturali con mansioni di Capo Sezione-Aiuto
Direttore-Ordinatore [Lettera del Sindaco, 13 febbraio 1960].

Con Delibera del 23 maggio 1960 n. 954, Montanari (su sua


richiesta), viene collocato a riposo a partire dal 1° giugno.
Il 21 aprile 1962 l'Azienda di Soggiorno di Riccione consegna a
Montanari una medaglia a ricordo dell'attività di
«Amministratore dell'Azienda» stessa, «offerta a quanti si
rendono benemeriti della nostra Stazione turistica».

Valfredo Montanari muore a Rimini il 14 novembre 1974.


Attestati
1934. A Montanari Valfredo, Capo Ufficio Propaganda. «Rimini,
lì 17 gennaio 1934. Presa visione della sua data 12 corrente le
comunico […] per il viaggio compiuto in Svizzera nel dicembre
scorso […] il mio soddisfacimento per l'opera svolta e la mia
particolare considerazione. Il Podestà-Presidente Mattioli.»

1944. A Montanari Valfredo, Sezione Leva e Servizi Militari.


«Rimini, li 2 agosto 1944 XXII […] prendo atto che Voi non
usufruite e non intendete usufruire del turno di servizio con
l'altro Capo Sezione della Divisione Demografica. Di questo
vostro senso del dovere mi compiaccio con Voi. Il Commissario
Straordinario Ugo Ughi.»

1945. A Montanari Valfredo, V. Capo Divisione Servizi


Demografici e Statistici. «Ho appreso con compiacimento la
comunicazione fattale dalla F. S. S. [Field Security Service,
Servizi di sicurezza militare dell'Esercito inglese] di Rimini in
merito al servizio rilascio carte d'identità. All'elogio di
quell'Ufficio aggiungo quello di quest'Amministrazione per lei e
per il personale tutto addetto al ramo. Il Sindaco Arturo Clari»
[11 aprile 1945].

1948. «Al Sindaco di Rimini. Quale Presidente della Prima


Sottocommissione Elettorale del Mandamento di Rimini mi
pregio segnalarle l'opera che il sig. Montanari Valfredo ha svolto
nella sua funzione di Segretario della suddetta Commissione. In
tale funzione egli ha rivelato doti di particolare diligenza, ottima
conoscenza delle leggi elettorali, grande assiduità e cura nel
delicato lavoro, intelligenza, equilibrio ed equanimità.
Nell'assolvere a questo, che ritengo un mio preciso dovere verso
chi tanto efficacemente ha collaborato con me, confortando
anche con la sua esperienza le mie manchevolezze e con la sua
assiduità la scarsezza del tempo a mia disposizione, la prego di
gradire i sensi del mio ossequio. Avv. Gino Beraudi, Rimini 3
giugno 1948».
Il Sindaco, nel trasmettere a Montanari copia della lettera
dell'avv. Beraudi, aggiungeva il 30 giugno: «L'apprezzamento
del Presidente della Commissione Elettorale vuole essere un
tributo di elogio per il lavoro che ella ha svolto con spirito di
abnegazione e condotto con quella competenza che la
distinguono, per cui desidero associarmi, dandole atto del
particolare compiacimento di questa Amministrazione».
1948. Al Sindaco di Rimini. «[…] Il Sig. Montanari è un
Funzionario che vive del solo stipendio e le sue condizioni
finanziarie non sono floride e ciò dimostra la serietà e l'onestà
dell'uomo che dedica tutto se stesso all'Ufficio ed alla sua
famiglia. […] Natale Nicolò, Assessore» [18 luglio 1948].

1958. «Egregio Commendatore Valfredo Montanari, desidero


esprimerle, a nome del Comitato organizzatore e mio personale,
il più vivo ringraziamento per la competente ed operosa attività
da lei esplicata per la miglior riuscita delle manifestazioni
predisposte in onore dei partecipanti alla “Conferenza per gli
orari invernali 1958-1959”. Il suo valido contributo è stato
veramente determinante ed io le esprimo, unitamente ai miei
saluti più cordiali, tutta la mia gratitudine». Evaristo Zambelli,
Presidente della Camera di Commercio di Forlì [16 luglio 1958].

1962. «Egregio Commendatore, il “Notiziario ANIT” del 3 u. s.


reca una sua corrispondenza sul turismo inglese a Rimini;
corrispondenza che, come tutti i suoi articoli precedenti, ho
letto con piacere. Per noi tutti riminesi, è molto importante che
sulla stampa si parli di frequente della nostra Riviera. Le sono
pertanto molto grato della sua costante collaborazione. Il Presi-
dente dell'Azienda Autonoma e Soggiorno, dott. ing. Luciano
Gorini.» [10 marzo 1962]

1962. «Gentilissimo Commendatore, ho letto con molto interesse


la sua recensione apparsa su “Il Corso” e desidero, innanzitutto,
esprimerle tutta la mia personale riconoscenza per le benevole,
affettuose espressioni che lei ha voluto avere nei miei confronti
e per la valutazione positiva fatta nei confronti del mio lavoro.
Ma sono particolarmente lusingato dal fatto che
l'apprezzamento viene da lei, che, nel settore della produzione
creativa e della competenza turistica, in Romagna è stato un
precursore ed è, oggi, ancora un pilastro. Grazie anche per la
sensibilità da lei dimostrata nell'inquadrare la fisionomia della
guida turistica in generale e quella del mio volume in
particolare. Suo Marcello Caminiti», Direttore dell'Ente
provinciale per il turismo di Forlì. [5 luglio 1967]

1963. Il prof. Augusto Vasina nel saggio intitolato «Riccione nel


Medioevo» («Studi Romagnoli», vol. XIV, p. 345), segnala tra «i
pochi studi che presentano una qualche utilità» un lavoro di V.
Montanari, «La spiaggia di Riccione in una luce di storia»,
apparso in «Ospitalità italiana», II (1927), 5, pp. 69-71. (Delle
parole del prof. Vasina sono venuto a conoscenza dopo la morte
di mio padre.)
1964. «Carissimo Montanari, le sono grato per aver accettato di
collaborare alla diffusione del mio nuovo romanzo e più ancora
la ringrazio per le espressioni di amicizia e di benevolenza a me
rivolte, del resto pienamente ricambiate. […] Suo Luigi
Pasquini.» [15 luglio 1964. Si trattava del romanzo «La
professoressa», edito da Cappelli.]
Montanari aveva curato anche la diffusione e la vendita di
un'opera di Nevio Matteini, «Romagna», apparsa sempre per i
tipi di Cappelli, nel 1963. Nel 1988, lo stesso Matteini mi donava
una copia del suo ultimo libro, «La Repubblica di San Marino
nella storia e nell'arte», con una dedica in cui tra l'altro scriveva:
«[…] anche nel ricordo luminoso di suo Padre».
Perle
Dopoguerra. I ‘nuovi arrivati’ nella Pubblica Amministrazione
vogliono cacciare anche Montanari, quale ex fascista. «Che cosa
debbo dar da mangiare a mia moglie e a mio figlio?», chiede
Montanari. Risposta: «L'erba ai fossi».

Lettera del 5 aprile 1956 di Montanari al Presidente


dell'Azienda ing. Nicola Palloni: «Mi è doveroso comunicare […]
che l'accompagnatore del gruppo di turisti germanici, mandati a
Rimini dalla Compagnia di Viaggi “Scharnow” di Hannover, in
occasione della ricorrenza delle feste pasquali, ha lamentato, a
nome dei propri turisti, che Rimini non offre, in questo periodo
di tempo, una preparazione adeguata per il soggiorno di ospiti
stranieri. In particolare è stata posta in rilievo la mancanza di
illuminazione sul Lungomare e la mancanza di negozi aperti
nella zona centrale di Rimini-marina. Mi sono dato premura di
giustificare le deficienze lamentate. In ogni modo non sarà inop-
portuno, per l'anno venturo, considerare anche i rilievi di cui
sopra». Il Presidente Palloni restituì al mittente la lettera,
annotandovi con penna rossa la ‘correzione’ allo scolaretto
discolo: «Si prega di riferire a voce, per evitare perdite di tempo
del funzionario e della dattilografa».

Lettera di Montanari al Presidente dell'Azienda, del 5 dicembre


1957: «[…] mi pregio rimetterle copia della deliberazione
adottata il 5 novembre 1957 dal Comitato di Amministrazione
dell'Azienda, riguardante il compenso accordato ad alcuni
giornalisti locali, in merito alla collaborazione da essi accordata
all'Azienda. Desidero, inoltre, confermare che la concessione di
tale compenso è divenuta ormai tradizionale […]. Gli interessati
gradirebbero che l'entità del contributo “una tantum”, fosse
aumentata. Il capo della redazione riminese de “Il Resto del
Carlino” Sig. Prof. Amedeo Montemaggi, ricusò, l'anno scorso, il
contributo medesimo, a causa della lieve misura di esso».

Articolo [senza firma] da «Il Dovere, Settimanale Repubblicano»


di Rimini del 2 gennaio 1960, intitolato: «L'Azienda Autonoma di
Soggiorno è un'“Azienda Municipalizzata”»: «[…] il presidente
dell'Azienda, […] è stato posto dinanzi ad una precisa
alternativa: se intende rimanere consigliere comunale, deve
rassegnare le dimissioni da Presidente dell'Azienda; se intende,
invece, rimanere Presidente dell'Azienda deve rassegnare le
dimissioni da consigliere comunale. La sua posizione personale
è, poi, aggravata dal fatto ch'egli percepisce un assegno men-
sile». Il 3 gennaio 1960, su «La Voce Repubblicana» esce lo stesso
articolo, con questo sottotitolo: «Il regalo […]
all'amministrazione socialcomunista riminese». Precedenti
polemiche giornalistiche: il 20 giugno 1952 «Il ponte, numero
unico per la città di Rimini» intitolava: «Sulla Riviera di Rimini il
mare è in burrasca per la guerra dichiarata dal Comune
all'Azienda». Il 15 agosto 1954 «Il ponte, numero speciale per la
città di Rimini» riferiva ampiamente delle manovre della
maggioranza ‘rossa’ contro il Presidente dell'Azienda,
comandante Alessandro Cecchi, liberale, in Consiglio comunale.
«Sino al 25 luglio 1943…»
«Rimini, 8 gennaio 1945. Alla Segreteria del Comitato di
Liberazione Nazionale, Rimini. In relazione all'invito rivoltomi
dal signor Bordoni Gomberto, assessore del Municipio di Rimini,
mi è gradito segnalare quanto segue, nei riguardi della mia posi-
zione politico-impiegatizia:
- Montanari Valfredo, figlio di fu Antonio e della fu Zaccarini Ida,
nato a Forlimpopoli il 5 marzo 1901, residente e domiciliato in
Rimini dal 10 febbraio 1930, funzionario di questo Comune,
attualmente Capo della Sezione Stato Civile, Leva e Servizi
Militari, coniugato e con 1 figlio, provvisto di licenza di Scuola
Magistrale.
- Inscritto all'ex Partito Nazionale Fascista dall'11 novembre
1925 (Fascio di Riccione, dove io mi trovavo dipendente del
Comune, quale Capo Ufficio di Stato Civile e direttore dell'Ufficio
Guida per l'industria balneare di quella stazione climatica).
- Sino al 25 luglio 1943 appartenni al partito anzidetto; da tale
epoca, a tutt'oggi, non ho più militato in alcun altro partito
politico.
- Nell'ambito dell'ex partito fascista non svolsi mai particolare,
interessante attività, poiché vi rimasi sempre come un
modestissimo gregario. Partecipai, naturalmente, alle
manifestazioni per le quali era obbligatorio l'intervento. È noto,
inoltre, che, ai fini del mantenimento dell'impiego, era richiesto
il requisito dell'iscrizione al partito nazionale fascista.
- L'appartenenza all'ex partito fascista, non significa, a priori,
che, nei miei confronti, si verifichi senz'altro uno dei casi
previsti dalla legge in vigore, concernente l'epurazione, il cui
concetto migliore consiglia una discriminazione severa e
razionale, rispondente allo spirito che la informa.
Se si esamina, infatti, il testo della legge e se si assumono notizie
precise e veritiere sulla mia condotta politica, emerge
chiaramente che non mi si può imputare alcuna della cause
stabilite dalla legge in questione.
Il conforto che mi deriva, in proposito, dalla mia coscienza, e la
sicurezza di una serena disamina da parte di codesto Comitato,
mi rendono ancor più tranquillo.
La condizione di appartenenza all'ex p.n.f. può indurre,
certamente, a riflettere ch'io pure abbia seguito fedelmente e
con piena fiducia le direttive di allora; ciò non vuol dire,
tuttavia, che mi si possano attribuire colpe rigorosamente
attinenti alle cause fissate dalla legge per l'epurazione, allo
scopo di promuovere un provvedimento regolare, perché manca
il concorso di fatti, diretto e indiretto, volontario o involontario,
atto a determinare le cause medesime.
Né la mancata adesione ad uno dei Partiti politici che vivono ed
agiscono, oggi, nell'Italia Liberata, può e deve influire
nell'emettere un giudizio qualunque nei miei rispetti. Se il
cittadino è libero di scegliere il partito che più dimostra la
realizzazione di una idea personale, egli è altrettanto libero di
non iscriversi a nessun partito. Ne conseguirebbe, però,
un'intenzione arbitraria da parte di chi pretendesse
considerarmi, oggi, un fascista. Se avevo la volontà di restare
fascista, mi sarei ricongiunto alla seconda edizione del partito
fascista e mi sarei assunto tutto l'onore della decisione.
L'apoliticità, insomma, non può essere una colpa. È importante,
intanto, nei riguardi di un pubblico funzionario, ch'egli segua le
direttive dell'Amministrazione dalla quale dipende e serva il
pubblico nelle sue esigenze complete.
Non ebbi mai, come risulta dalla scheda personale, incarico di
svolgere propaganda fascista; ogni eventuale accusa in merito è
assolutamente priva di fondamento. Anch'io posso aver
discusso, a simiglianza di tutti gli altri, argomenti politici che,
soprattutto, erano animati dal desiderio di essere un buon
Italiano. Un buon Italiano semplicemente poteva esserlo un
cittadino che aveva tre fratelli alle armi, due prigionieri di
guerra e l'altro disperso, che viveva, per ciò, con trepidazione ed
angoscia il tempo della guerra. D'altra parte, quando si parla di
propaganda, bisogna rilevare esattamente il valore di questa
parola. Quella che può essere stata l'opinione di un cittadino non
assurge a forma di propaganda, allorché non si ha alcuna
missione da compiere, non si ha alcuna finalità da raggiungere.
Io non dovevo avviarmi alla carriera politica. Ecco, quindi,
perché decade ogni motivo di accusa eventuale.
Nel rispetto politico, pertanto, la mia persona non ebbe, in
nessun momento, posizione di primo e secondo piano, non ebbe
caratteri, né costanti né saltuari, di speciale rilievo, poiché
predominò in ogni tempo la condizione di inscritto, non fornito
di cariche e di incarichi, demandati dall'ambiente politico e dalla
direzione politica. Che, inoltre, io non abbia avuta una
personalità politica, lo comproveranno i fatti di cui dirò in ap-
presso, circa la posizione impiegatizia.
Nell'anno 1927 fui nominato Capo Manipolo dell'O.N.B.; negli
ultimi anni non detti attività di sorta, poiché, tra l'altro, ero
occupatissimo per l'impiego. Durante la permanenza nel Ruolo
Ufficiali dell'O.N.B. e, dopo, della G.I.L., la mia attività fu limitata
alla sola presenza settimanale e al compito di prendere parte,
con i giovani organizzati, alle manifestazioni dell'istituzione e
del partito. Aggiungo, anzi, che fui richiamato talune volte, a
Riccione e a Rimini, per opera del Comitato Provinciale
dell'O.N.B., a cagione della scarsa attività prestata (in un
determinato tempo fui designato “un peso morto”). L'O.N.B.,
infine, aveva una finalità ginnico-militare e non esclusivamente
politica.
La posizione politica, in rapporto a quella impiegatizia, va vista
sotto un aspetto singolare: è risaputo che, in periodo di guerra,
un ufficio Municipale di Leva Militare accresce d'importanza,
oltre che di attività. La importanza medesima comporta una
mansione delicata per il funzionario direttivo. Specie
nell'attuale guerra, a cagione delle vicende verificatesi, l'Ufficio
al quale fui preposto ebbe fasi alterne di ordine veramente deli-
cato. Il controllo a cui era sottoposto l'Ufficio non consentiva
atteggiamenti personali indipendenti e di parte. La massa
popolare che affluiva all'Ufficio veniva, in ogni modo, trattata
con le circostanze più favorevoli. Io stesso mi preoccupai di
mantenere, specie in materia assistenziale, un equilibrio
ragionevole. A un funzionario che abbia compiuto il suo dovere
nell'interesse del pubblico e dei servizi affidatigli, l'onere della
responsabilità, in dipendenza del regime politico dominante, va
soggetto, naturalmente, a un apprezzamento equo e umano. Non
si può, per esempio, addebitare la responsabilità intera al
funzionario, senza commettere un errore di valutazione.
L'individuo sta sempre di fronte a un grande tribunale: la
società, intesa nelle sue manifestazioni di giustizia umana,
morale e politica. Egli porta alla società il bene e il male. I
rivolgimenti politici chiamano gli uomini nuovi a giudicare il
male recato dagli altri.
Io prego di voler prendere atto nella sua sincerità integrale,
della seguente mia dichiarazione: “Qualunque venga considerata
la mia posizione durante il ventennio fascista, sia ben chiaro che
io non feci del male a nessuno”.
Il 10 febbraio 1930 fui chiamato, in seguito a pubblico concorso,
a coprire il posto di Capo Ufficio Propaganda, Pubblicità e Servizi
Balneari dell'Azienda Autonoma di Soggiorno del Comune di
Rimini, parificato al grado di Capo Sezione nella pianta organica
del personale.
L'esperienza in materia turistica, mi concesse di provvedere a
un lavoro di organizzazione vasto e redditizio a vantaggio della
valorizzazione turistica di Rimini. Io non debbo, però,
enumerare l'attività espletata, poiché codesto Comitato ha modo
di apprenderlo da diversa fonte: se i riferimenti saranno esatti,
come non ne dubito, particolarmente da parte della Segreteria
dell'Azienda Autonoma di Soggiorno, si raggiungeranno prove
convincenti.
Inevitabili contrasti interni, provocati da interferenze di
funzionari gelosi e intolleranti, mirarono a rendermi sgradito
all'ambiente comunale e a sminuire la competenza.
Desidero ora esporre:
- A seguito di istanza diretta all'Amministrazione Comunale da
alcuni funzionari di pari grado, mi fu diminuito lo stipendio,
contravvenendo alle norme stabilite dal bandi di concorso.
- A causa di falso dichiarato in un riferimento
all'Amministrazione dal Ragioniere Generale del Municipio, mi
fu applicato il provvedimento disciplinare della censura.
- Poiché si tentava di arrivare al mio licenziamento, per
assegnare il posto ad altra persona preferita, fui accusato di
scarso rendimento e minacciato di procedimento disciplinare;
dileguatasi rapidamente l'accusa, fui provocato con altri mezzi.
- Una mia richiesta di congedo ordinario della durata di giorni
otto, offrì l'occasione all'ex Podestà Mattioli di ordinare che fossi
sottoposto a visita medica fiscale, mediante ingiunzione
all'Ufficiale Sanitario del Comune di proporre un congedo, per
malattia, della durata di mesi tre. Poiché opposi netto rifiuto alla
visita, in quanto si trattava di atto illegale, arbitrario e
malevolo, rispondente ad analogo intendimento del Podestà
Mattioli, il quale violava persino il buon senso, ebbi da questi
minaccia di procedimento disciplinare se non gli avessi prodotta
la dichiarazione di visita rilasciata dall'Ufficiale Sanitario.
- Allo scopo di ritentare il mio licenziamento, il Podestà Mattioli
mi mise sotto controllo di un certo Cella Nello, appositamente
assunto presso l'Azienda autonoma di Soggiorno. Il Cella dette
luogo a vivaci contrasti fra me e l'Amministrazione. Per il solo
fatto che il cassetto personale del mio scrittoio [il testo appare
incompleto, n.d.r.], si promosse un'inchiesta!
- La cattiveria e l'odio personale del Podestà Mattioli
continuarono a manifestarsi con uno stillicidio interminabile: si
servì nuovamente del Cella per incaricarlo di svolgere la
propaganda turistica di Rimini all'estero. In relazione a ciò, per
una mia denuncia ai membri dell'Azienda Autonoma di
Soggiorno, denuncia che non comportava alcuna infrazione
disciplinare, come fu ammesso dalla Commissione d'inchiesta,
fui oggetto di altro procedimento disciplinare, imbastito con un
cumulo di addebiti pei quali non era possibile né meno produrre
le controdeduzioni: si trattava, infatti, di addebiti vaghi, generici
e imprecisi. Il procedimento tendeva a cercare il classico “pelo
nell'uovo”, alfine di punirmi; avvenuta la conclusione, il Podestà
Mattioli, in pendenza di decisione, volle gravare la opera della
Commissione Provinciale di Disciplina con intervento personale,
offendendomi, muovendomi rimproveri e redarguendomi su qu-
anto ebbi a deporre in sede di procedimento. E poiché non gli fu
agevole punirmi, pel fatto che il procedimento doveva essere
revocato in ordine a sopravvenuto condono, il Podestà Mattioli
esigeva ad ogni costo che avessi lasciato l'Ufficio per la durata di
mesi tre. Non essendo riuscito nell'intento, determinò
l'interruzione di rapporti diretti e mi mise al fianco il signor
Camillo Dupré, designato quale mio successore. Il Dupré, tipico
rappresentante della menzogna, si servì di tutte le arti maligne,
pur di insediarsi al mio posto. La questione culminò con il
trasferimento d'Ufficio, deliberato nei miei confronti; mentre
ancora il provvedimento doveva essere approvato dall'Autorità
tutoria, ebbi ordine categorico di lasciare, entro due ore,
l'Ufficio. E venni destinato, infatti, alla Biblioteca Gambalunga,
in qualità di Vice Bibliotecario. Nacque così lo scandalo Dupré di
cui fu parlato a lungo in Rimini.
L'imposizione di lasciare l'Ufficio, in contrasto con le
disposizioni del Regolamento Organico, dato che io coprivo un
posto ottenuto da pubblico concorso, fu caratterizzata dalla
violenza e dalla minaccia di decreto di licenziamento immediato.
Non soddisfatto di tanto, il Podestà Mattioli mi denunciò
all'autorità di Pubblica Sicurezza locale, quale presunto col-
laboratore di persone che avrebbero complottato contro di lui.
Accertata la mia condotta corretta, non ebbi conseguenze di
sorta. Dopo di ciò ricevetti la promessa, dietro intervento del
Vice Questore di Rimini, ricevetti la promessa, non mai
mantenuta, di essere reintegrato nelle funzioni originarie
presso l'Azienda di Soggiorno.
Dalla Biblioteca Gambalunga fui nuovamente trasferito, il 1°
aprile 1940, al posto di Capo Sezione Stato Civile, Leva e Servizi
Militari del Municipio, in seguito ai noti incidenti verificatisi
all'Ufficio Leva-Reparto Sussidi Militari.
Avvenuta l'eliminazione del Podestà Mattioli, il successore di
lui, avv. Eugenio Bianchini, negò gli impegni assunti da
entrambi per la reintegrazione ripetutamente invocata,
cosicché sorsero aspri contrasti. Lo stesso avv. Bianchini per
mantenere in impiego il Dupré, rinnovò le minacce di
provvedimento disciplinare. A un certo momento intervenne an-
che il Vice Prefetto Ispettore del Comune per la Provincia di
Forlì, tramite il quale ebbi la promessa di reintegrazione nel
posto d'origine, oppure la promozione a Capo Divisione.
Effettivamente, sono ancora in attesa di ottenere uno dei due
benefici.
Sono in grado, altresì, di segnalare:
a) che dalle Amministrazioni Comunali anzidette fui posto in
cattiva luce presso il fascio locale, presso le autorità di Pubblica
Sicurezza (che compirono vari accertamenti a mio riguardo);
presso gli altri colleghi;
b) che non ebbi sempre un trattamento, sotto vari aspetti uguale
ad altri funzionari;
c) che fui posto in cattiva luce presso le Autorità della Provincia
(Prefettura), per cui non metteva conto nemmeno adire la
ordinaria giustizia amministrativa;
d) che del trattamento usatomi ne profittarono dipendenti
comunali;
e) che fui costretto a sostenere da solo una lunga lotta per
salvare il mio impiego, vale a dire il mio pane.
Non ho voluto intrattenermi in maniera diversa e più
dettagliata; io ritengo che i pochi fatti esposti stiano a provare
che atti illegali, abusi di autorità e soprusi abbiano costretto la
mia persona a sofferenze non lievi. È pure ovvio che se codesta
non è considerata la sede competente a giudicare la mai
reintegrazione nell'Ufficio della Azienda Autonoma di Soggiorno,
potrò, spero, prospettare la questione nell'ambito normale
dell'Amministrazione Municipale e dell'Azienda medesima.
Codesto Comitato può essere certo della verità esposta.
Quanto è più sopra specificato conferma che se avessi avuta una
personalità politica, me ne sarei valso.
Con ossequio.
Valfredo Montanari»
A San Marino
Lettera del Sindaco di Rimini Arturo Clari al prof. Gino
Giacomini, Segretario di Stato agli Affari Esteri della Repubblica
di San Marino, del 10 febbraio 1946: «Per il riordinamento di
codesti servizi di Stato civile posso incaricare il capo sezione del
ramo sig. Montanari Valfredo, il quale tuttavia, mancando il
capodivisione sospeso per epurazione e un altro caposezione
della divisione servizi demografici, regge praticamente l'intera
ripartizione e non potrà disporre che di un giorno la settimana,
dato anche che sovrintende al ramo elettorale».
Il 23 febbraio 1946 il Segretario degli Interni di San Marino, G.
Forcellini, scrive ad un suo funzionario, Domenico Fattori,
Capo dello Stato Civile: «In esecuzione alla delibera del Con-
gresso di Stato per il riordino di questo Ufficio di Stato Civile, un
funzionario del Comune di Rimini, il sig. Valfredo Montanari
sarà qui domani nel pomeriggio e si tratterà anche domenica 24
c. m. per avere modo di eseguire un primo esame sulla
situazione dell'Ufficio e sui provvedimenti necessari per il suo
più regolare funzionamento».
Il frutto del lavoro di Montanari è nella riorganizzazione
burocratica del Servizio di Stato Civile e nella «Legge
sull'ordinamento per lo Stato Civile» promulgata il 12 agosto
1946 e pubblicata nel «Bollettino Ufficiale» della Repubblica il 5
ottobre 1946.
Montanari aveva fatto presente la necessità di un Censimento
Generale della popolazione che si tenne il 28 settembre 1947, e
per il quale venne chiamato a collaborare [Lettera di G.
Forcellini, 31 luglio 1947].
Il 21 agosto il Congresso di Stato di San Marino istituisce una
«Commissione per dirigere e seguire tutte le operazioni del Cen-
simento Generale della popolazione sammarinese», di cui è
chiamato a far parte anche Montanari.
«La Scintilla», organo del Partito Comunista Sammarinese [24
agosto 1947] rassicura che il Censimento non ha finalità fiscali.
Anche «Il nuovo Titano» (Partito Socialista) rassicura: «Nessuno
sospetti che il Censimento abbia uno scopo fiscale» [31 agosto
1947].
Alcuni incarichi
1931. Montanari viene incaricato di assistere il Vice Podestà
avv. E. Bianchini, in seno al Comitato del Centro
Talassoterapico, istituito il 15 giugno 1931. Il Talassoterapico
riminese è il terzo in Italia, dopo quelli di Venezia e di Viareggio.
È presieduto dal Chirurgo Primario dell'ospedale cittadino, prof.
Luigi Silvestrini.

1934. Dal 3 al 5 settembre 1934 si svolge a Rimini il Primo


Concorso Ippico Nazionale. A far parte della Giuria, come
segretario, viene chiamato Montanari. Così pure nelle edizioni
successive, fino al 1939, l'ultima, che si tiene nei drammatici
giorni che vedono l'inizio della seconda guerra mondiale: dal 27
agosto al 3 settembre.

1958. Al Concorso nazionale per un manifesto di propaganda


turistica della Riviera di Rimini, indetto dall'Azienda di
Soggiorno, funge da segretario Montanari.
In romanzo
1937. «…prendemmo via Cairoli entrammo nella trattoria Roma,
dove trovammo altri amici, il cav. Montanari, il cav. Nicolò, il
vecchio Bulli, il cav. Curio Lega, Giovannino Rossi. Ci sedemmo
nella prima stanza a cantina fra il banco di méscita ed una linea
di botti come monumenti. I garzoni saettavano dalla cucina alle
altre salette passandoci accanto con gridi e tintinni di bicchieri e
di piatti. Attorno agli altri tavoli sedevano e bevevano marinai,
facchini, mercanti. Il locale era saturo d'una fragranza di cèfali
arrosolati sulla brace con uno zinzino di ginepro. Il sangiovese
di Montemaggio metteva una voglia di cantare».

[Da «Sotto il sole di Rimini» di Michele Campana, Vallecchi,


Firenze agosto 1939, pp. 8-9. Ringrazio per la segnalazione
il comm. Giulio Cesare Mengozzi.]
Canzoni al Kursaal, 1936-1937
Il 13 febbraio 1962 Giovanni Bezzi, vice di Amedeo
Montemaggi al «Carlino» riminese, pubblicava nella cronaca
locale del suo quotidiano, un servizio intitolato: «Sanremo ha
“rubato” a Rimini il Festival della canzone italiana», con
interviste a Valfredo Montanari ed al maestro Antonio Di Jorio.
Si parlava del Festival della canzone italiana (1936-37), da loro
organizzato. Di Jorio, noto compositore, aveva anche diretto
l'orchestra.
«Il Kursaal di Rimini… era un “personaggio”. Aveva una storia,
una storia come tutti i “personaggi” che diedero la loro
impronta, la loro voce, il loro spirito alla storia di una marina
che accolse gente di ogni paese», aveva dichiarato Montanari a
Bezzi.
Il testo di quell'intervista è stato ripreso nel 1990 da Radio
Pescara, nell'VIII puntata di una trasmissione dedicata ad
Antonio Di Jorio nel centenario della nascita. Ringrazio la prof.
Pasquina Di Jorio per avermi donato copia della trasmissione.

Sul Festival riminese ho scritto ne «Il Ponte» della Pasqua 1989


un articolo intitolato «Non eran solo canzonette». Ne riproduco
alcune parti.

La vicenda di quel Festival è esemplare sotto molti profili. Per la


storia del nostro turismo, rappresenta una manifestazione
riuscitissima che entusiasmò gli spettatori, tra cui si trovavano
numerosi turisti, in una Rimini più che mai al centro
dell'attenzione nazionale.
Per la storia politica, si presenta come un'occasione
italianissima, in cui le idee del tempo traspaiono dai commenti e
dalle polemiche.
Per la storia del costume, è l'occasione di alcune osservazioni, a
proposito dello scenario in cui vengono a contrapporsi le
tendenze musicali di quel momento e la cultura ufficiale, in una
fase cruciale della vicenda europea.
Lo stesso giorno in cui si svolge il Festival riminese, 15 agosto
1936, il Duce arriva a Rimini con donna Rachele per il primo
colpo di piccone per i lavori di isolamento dell'Arco di Augusto.
Sul «Corriere Padano», alla vigilia del Festival, Michele Campana
scrive da Rimini: «Mi dicono che purtroppo il concorso ha
rivelato una estrema miseria, tanto nella concezione come nella
forma, tanto nel gusto quanto nella tecnica». Campana sembra
avere questa idea della musica, che si ricava leggendo il suo
articolo: nell'Italia del Duce figlio del fabbro, deve trionfare la
«purissima e perenne fonte del popolo». Quindi, bando a sen-
timentalismi e banalità, e largo a quella «disposizione spirituale
per il bel canto, che è una dote preclara del popolo italiano».
Niente motivi stranieri o malinconia napoletana: ma prodotti
autarchici ed austeri, da legionario romano, che sappiano
contrastare quella parte di pubblico «degenerato nel gusto» che
purtroppo si lascia avvincere da melodie carezzevoli, a cui si
debbono virilmente contrapporre, secondo la politica
militaristica di quegli anni, marce e marcette.
Il cronista del '36 non aveva ancora ascoltato l'esecuzione dei
motivi, ma parla per sentito dire («Mi dicono che…»), e si
sofferma sulla fragilità di certi versi non sufficientemente
fascisti in apparenza («Vorrei toccare le tue coscette fresche…»).

[Aggiungo qui che qualche nostro contemporaneo, rifacendosi


soltanto alle parole di Campana, non ha presentato del Festival
la vera immagine: che fu quella di un trionfo come grande
manifestazione turistica.]
«Sdraie e poltrone»
«Sdraie e poltrone, 30 anni di turismo» è il titolo di un pezzo che
ho scritto su «Il Ponte» del 24 aprile 1988. Ne riporto alcune
parti.

«Il Comune non ama il turista?» […] Ma quando lo ha mai


amato? Il dopoguerra vide una ricostruzione operata solo dai
privati. Poi, Palazzo Garampi preferì spesso (se non sempre), le
suggestioni della politica, piuttosto che la scelta di validi
orientamenti per uno sviluppo economico della città.
Si privilegiava una concezione dualistica di Rimini. Lungo la
linea della ferrovia, correva lo spartiacque tra la città invernale,
quella del Comune, e quella estiva, che doveva essere curata
dall'Azienda di Soggiorno.
I due enti si guardavano a rispettosa distanza, se non con una
punta di diffidenza, accentuata dalle diverse sfere di influenza
politica. Alle sinistre, sedute a Palazzo Garampi, si opponevano
liberali prima e dicì poi, nella poltrona di Marina Centro. […]
Erano gli anni '50, verso la fine: i posti erano pochi, le persone
da accontentare molte. I giochetti, gli sgambetti, le disonestà
portavano varie targhe. […] Non solo non interessava al
Comune il turismo, ma neppure a Roma […]. A Roma premeva
sistemare vecchi funzionari delle Colonie, tipici esemplari di
quella nomenclatura della burocrazia ministeriale, più portata
al sorriso da barzellettiere che non allo studio dei problemi
concreti.
Turismo allora significava non pensare al turista, ma studiare
come sistemare reduci locali dalle carriere diplomatiche
percorse durante il fascismo: l'esser stati allora in Germania,
garantiva la conoscenza di una lingua importante per il nostro
turismo…
E la competenza? Suvvia perché essere pignoli? […] Poiché la
greppia attira, i concorrenti non mancano mai, compresi vecchi
fuori corso universitari, muniti solo di appoggi politici, per la
scalata alla dirigenza, mentre i vertici passavano da anziani
generali in pensione (quante gliene scrisse contro Giancarlo
Fusco [1] sul «Giorno»…), a giovani leoni della politica, dotati di
una grinta pari all'impreparazione specifica. Tutti si
spacciavano per esperti. A chi interessava il turista? […]

[1] Vedi «Il Giorno» del 2 agosto 1958. Destinatario di questa


«Colonna» del celebre scrittore Giancarlo Fusco, era il gen. Del Bianco,
presidente dell'Azienda di Soggiorno riminese, il quale si era rifiutato
di ricevere l'inviato del quotidiano lombardo. Il testo è riprodotto nel
volume a stampa.
Scritti ed articoli
1930
Risultati di una stagione balneare
«La caratteristica saliente della nostra stazione di cura» è «il
progresso graduale, sicuro e costante».
Il bilancio della stagione si presenta positivo, nonostante il
maltempo e la «crisi mondiale»: «Noi crediamo… che la spiaggia
di Rimini sia fra le pochissime d'Italia, che non lamentarono
diminuzione di ospiti».
Anche se i soggiorni sono stati più brevi, «il movimento generale
degli ospiti si aggirò su circa 50.000 persone».
La nostra industria turistica «possiede aspetti così ampi e così
profondi che impongono sforzi, fatiche e sacrifici, alfine di
vincere la resistenza costituita dai classici e rituali
"quarantacinque giorni" di recente memoria».
Nel 1929 l'industria alberghiera «ricevette nuovo incremento
con la costruzione di due alberghi modernissimi, il centro
balneare fu sistemato con la visione più perfetta del bello; i
servizi pubblici toccarono un grado di miglioramento notevole,
l'ampliamento della strada panoramica del litorale ne accrebbe
le comodità, l'estetica e il decoro; nell'abbellimento dei viali e
della aiuole che adornano la zona della marina, fu posta la mas-
sima cura; i nuovi impianti di illuminazione elettrica
costituiscono un altro titolo di merito».

[Riproduzione parziale da «Ariminum» 1930, III, 5, p. 31]

Turismo di Romagna
«Dal cuore della Riviera, la marina di Rimini emerge con l'antico
splendore e con la forza del suo progresso.
Un certo ordine di classificazione attribuisce alla nostra spiaggia
il terzo posto, per importanza turistica e balneare, rispetto alle
maggiori stazioni di cura marine italiane. […]
Si è creata, ormai, intorno alla Riviera riminese una
meravigliosa armonia di consensi, che non v'è proprio motivo di
dubitare sullo sviluppo avvenire».

[Riproduzione parziale da «Ariminum» 1930, III, 6, p. 20]


Nel 1930, il movimento ospiti fa registrare queste cifre: giugno,
italiani 5.372, stranieri 770; luglio, italiani 23.123, stranieri
498; agosto, italiani 17.817, stranieri 199; settembre, italiani
492, stranieri 94. Totale 48.315 «forastieri». [Da «Ariminum»
1930, III, 6, p. 22].
Nel 1934, il totale sarà di 66.231 ospiti, di cui 3.402 stranieri, e
62.829 italiani. La divisione per mesi dà queste cifre: giugno,
italiani 3.519, stranieri 620; luglio, italiani 29.281, stranieri
864; agosto, italiani 26.105, stranieri 1.364; settembre, italiani
3.924, stranieri 554.

[Da «Rimini» 1934, III, 9-10, pp. 23].

«Il Turismo»
«La stampa nazionale dedicò, recentemente, ampie appassionate
trattazioni ai problemi turistici. Autorevoli scrittori, esperti del
superbo movimento turistico ne scrutarono i meriti e i difetti, ne
analizzarono aspetti e funzioni, invocandone una maggiore
ascesa. La più evidente affermazione che l'Italia è un Paese
turistico con risorse di alto prestigio, non ebbe soltanto
conferma solenne. […] Il turismo abbisogna […] di uomini e di
organi preparati. Non è possibile immaginare sviluppi e pro-
gressi, se mancano gli animatori. Il principio è inequivocabile:
l'industria turistica muove da un piano preordinato di idee e di
realtà pratiche, le quali hanno valore di forza cosciente, ricca di
elementi che producono nuova vitalità economica e sociale. […]
In questo periodo di discreta fortuna per molte stazioni di cura e
soggiorno, forse abbiamo vissuto momenti di aspirazioni
infinite. […] La Riviera di Rimini si predispone agli avvenimenti
con lieto pensiero. Nella sua storia, antica e recente, è scolpito
un carattere eminente di sicurezza e di garanzia personale. […]
La valorizzazione industriale della Riviera Riminese non è
impresa di facile compimento. L'organizzazione soltanto, nei
rispetti puramente turistici e industriali, è vastissima: essa
abbraccia i servizi pubblici e balneari, si estende agli alberghi e
alle pensioni, grandi e piccole, riguarda le ville, non è estranea
ai ritrovi degli ospiti, ai festeggiamenti, ai trattenimenti, si
approfondisce nell'azione di propaganda, ha necessità di at-
trarre nel suo ambito i refrattari, i dannosi, concerne -in
definitiva- una somma di compiti generali ed elevati. […] Il
turismo richiede mentalità suscettibili. Dopo le questioni
tecniche, ha peculiare rilievo l'arte dell'ospitalità (così come è
chiamata oggi), nel senso più lato dell'espressione, l'assistenza
agli ospiti, la loro sistemazione più gradita, l'impegno di offrir
loro il soggiorno preferito, che non abbia deficienze o lamentele
nei confronti economici, degli agi, delle comodità, dei ritrovi, dei
divertimenti e dei trattenimenti mondani. […] La propaganda
alberghiera va studiata con molto buon gusto, e deve accrescere
intensamente e deve promuovere fermamente l'anticipazione e
il prolungamento della stagione. L'affluenza degli ospiti nelle
ville va ragguagliata a un'organizzazione che la contemperi e
l'agevoli opportunamente. Gli ospiti delle ville sono a Rimini in
numero superiore; è pericoloso quindi ogni atto che diminuisca i
risultati finora ottenuti. […] La Riviera di Rimini potrà superare
le altre di maggior grido o porsi al loro fianco con notevole
orgoglio, se del turismo nazionale comprenderà lo spirito e la
saggezza».

[«Corriere del Mare», Numero unico, Ferragosto 1930, p. 12]

«Esordio dei “Bagni Marittimi” di Rimini»


«Alle marine italiche si accompagnava felicemente il primo inno
di gioia elevato alla natura, presso le rive dolcissime. Le marine
della Riviera di Romagna raccontano a vicenda il loro esordio
fiorito, vicino o lontano nel tempo, scaturito pure da gentili
leggende o da amorevoli passioni. […] I nostri “bagni marittimi”,
come volle chiamarli lo storico riminese, il Tonini, attrassero,
dopo l'anno 1843, una gente nobile che dedicò i riposi estivi alla
serena tranquilla vita sulle arene. […] Lo storico Tonini
possedeva un senso di rispetto e di esaltazione per i nostri
“bagni marittimi”. Egli scriveva e trattava la storia di Rimini, in
un'epoca, appunto, in cui il progresso turistico e balneare era
facile astrazione, sebbene i buoni reggitori dei comuni marittimi
tendessero al mare come ad un dominio intangibile. Ciò che
divenne faticoso sfruttamento economico dei lidi, in quei tempi
fu inizio di una funzione generosa, soprattutto. Ed era orgoglio
legittimo, ambizione giustissima e misurata, bandire l'efficacia
del soggiorno in riva al mare. Bastava, perciò, una casetta e una
modesta trattoria, bastava una striscia di arena asciutta e fine,
che la gente godeva, tuttavia, la villeggiatura beata. Più tardi
l'intelletto profetico avrebbe compiuto le opere del
miglioramento, della trasformazione, o meglio della redenzione.
Le ville signorili, gli alberghi e le pensioni sarebbero stati eretti
con la percezione esatta degli sviluppi immediati e futuri.
Il principio dei “bagni marittimi” fu considerato dal Tonini
all'istessa stregua di un fatto storico […].»

[«Corriere del Mare», Numero unico, 7 settembre 1930, p. 2]


1930
«La città turistica e balneare»
«Un esame critico sulla situazione turistica nazionale è fertile di
lusinghieri giudizi intorno a Rimini, città turistica e balneare,
noverata fra le poche d'Italia che vivano la loro storia fortunata.
Il fenomeno moderno, posto sotto il nome di turismo, non sor-
prese, ai primi albori della sua vigorosa esistenza, la nostra
marina; essa palpitava nella chiarità azzurra, allorquando tale
fenomeno, per noi italiani, equivalente a un poderoso
movimento mondiale, convinse gli uomini a persistere nelle
ragioni di progresso e di sviluppo dei benefici salutari.
Le ragioni di progresso si ispirarono, agli inizi, ad una pura e
santa poesia, domestica quasi ed intima, che segnò un sereno
congiungimento con la spiaggia, di cui si sentì la profonda forza
suggestiva, di cui si raccolse la potenza rigeneratrice. Non si può
affermare, invero, che il turismo non sia stato mosso da motivi
ideali, risonanti nella fresca poesia, fervida tradizione di paese,
che la cronologia ha destinato ormai agli annali del folklore. Non
è facile negare i primi empiti orgogliosi che spinsero e sprona-
rono a custodire con amore le dovizie della natura. In caso
contrario noi dovremmo negare la virtù primigenia che ci dotò
di belle e ingenue esaltazioni, purificate nell'origine baldanzosa
della nostra spiaggia.
Sopraggiunse, quindi, il processo formativo, laborioso e
duraturo, non sempre percepito dagli eventi e dagli uomini, di
frequente avulso dalle lotte di sistemi e di concetti, più spesso
ancora guastato dall'ignavia e dalla grettezza mentale.
Ma per la luce della fede che allontanò le tenebre, mentre la
gloriosa rinascita della Patria diffondeva alto e solenne un
comandamento, l'orizzonte apparve maestoso, vivido di
speranze, eterno nella sua configurazione, incomparabile nella
sua visione. Da questa rinascita, si può dire, il turismo nazionale
si delineò con sostanza di apostolato, si rinnovò nella
concezione, principiando lo svolgimento di una attività prodi-
giosa. Da quest'epoca recente, noi lo dobbiamo ammettere con
giustezza assoluta di pensiero, si capì che turismo significava
ammirazione ed esaltazione di storia civile e patriottica,
contenute in una questione di dignità nazionale. Non fu, invece,
alla guisa di certe credenze errate, speculazione di fautori
inconsapevoli, dediti a un tipo di industria da trattorie, rovinosa
ai fini della auspicata valorizzazione di un luogo di cura e sog-
giorno.
La Città di Rimini assolse al suo compito primordiale con buona
analisi selettiva; ma più tardi la saggezza delle opere, create con
volontà tenace e con intuito più largo e più produttivo di ri-
sultati, ha costituito la fondamentale missione per la quale oggi
la nostra Riviera partecipa alle simpatiche gare di primato.
Nelle Province Romagnole la nostra marina ha condizioni di
progresso personale inconfondibili; è signora in omaggio alla sua
bellezza litoranea che suscita gioconde invidie, è signora perché
si distingue da impronte di nobiltà vera. Nei rispetti di altre Ri-
viere, quelle un po' lontane, che pur godono di una fama onorata
e incontrastata, non dobbiamo persuaderci a mantenere
posizioni di ordine subordinato.
È prevedibile che chi è sprovvisto degli elementi necessari alla
esatta valutazione, consideri esagerate e chimeriche le nostre
osservazioni. Ma gli argomenti più validi aderiscono alla realtà.
Alla Riviera di Rimini si è attribuito un carattere dominante
nell'Adriatico, di cui la meraviglia del lido, la continuità
leggiadra e la ampiezza dolcissima, sono le espressioni più felici.
Gli ospiti che frequentano da molti anni la Riviera Riminese ci
onorano di simile ambito riconoscimento. Ne consegue, inoltre,
che si distrugge con automatica evidenza la falsa e singolare
opinione di taluni, che tentano denigrare questa spiaggia
deliziosa, accusandole il torto di avere accanto la città. Se la
Città di Rimini fosse priva delle attrattive artistiche e storiche
che formano oggetto di indagine appassionata culturale, noi
potremmo anche essere d'accordo con i melanconici detrattori.
Ma è forse sensato diminuire i privilegi della marina e della
Città di Rimini, che conobbe una storia eroica, i disegni imperiali
di un'età grandiosa quale l'età romana, che mantiene inalterato
un retaggio di splendori? E sia benedetta, allora, mille volte la
Città di Rimini; ché non sarà tanto distante il tempo in cui si
approprieranno alla marina e alla città circostante efficienza
turistica virtualmente e strettamente connesse a reciproche
possibilità di maggiori sviluppi.
***
Nelle stazioni di cura, soggiorno e turismo si riscontrano serie
infinite di elementi, utili alle valutazioni positive. Ad esempio, in
una stazione balneare i fattori sono molti. È facile soffermarsi a
considerazioni superficiali, ed è più agevole naturalmente
cadere in errore. Si propagandano, difatti, nelle stazioni di C. S.
T. certe manie di giudizio semplicistiche che ci permetteremo di
classificare fra le presunzioni intellettuali, beninteso nel
riguardo turistico. Si ripete con troppa frequenza e con molta
disinvoltura, pari alla mera soddisfazione, da modesti individui
faciloni: «È inutile discutere e contraddire, è una bellissima
spiaggia e una prediletta località di soggiorno che non ha
competitrici». Poi si resta tranquilli e gioiosi.
Codesta mania è assai diffusa nelle stazioni di C. S. T., perché
sembra che unicamente da essa diparta il programma di
valorizzazione. Non si tien conto, invece, richiamando
opportunamente il processo formativo delle spiaggie, che le
piccole spiaggie, molte delle quali a stento ricevettero la
qualifica ufficiale, ebbero vita per riflesso posteriore delle grandi
località balneari; e non già, si badi bene, perché queste abbiano
dimostrata insufficienza di metodo e di azione, sibbene per
l'ordine progressivo e sistematico del turismo nazionale che
tendeva, e tuttora tende, a una valorizzazione integrale del
patrimonio naturale della Patria. Le presunzioni denunciate si
frappongono senza dubbio alla creazione della coscienza
turistica. Noi poggiamo, fortunatamente, su una base più solida
e siamo disposti, per primi, a riconoscere gli eventuali difetti
della nostra Riviera, convinti che ogni fatto debba corrispondere
alla realtà.
Rimini non è tormentata da simili confuse enunciazioni; si è
venuto maturando, per ciò, uno stato di coscienza completo. La
stazione di C. S. T. è adunque considerata in tutti i suoi aspetti:
condizioni ricettive, organizzazione urbanistica, miglioramento
dei servizi pubblici, manifestazioni di ospitalità, mantenimento
ed abbellimento del litorale, incremento dell'industria alber-
ghiera, esecuzione graduale di opere per il maggiore
potenziamento, propaganda efficace, abbellimento edilizio ed
estetico della Città. Ecco, pertanto, una mole notevole di
problemi, in parte risolti, altri prossimi a definizioni, altri
studiati nei punti principali; problemi di cui non va trascurata
l'importanza, rispetto all'attività degli Enti preposti, e nei
rispetti della collaborazione che i cittadini, gli Enti privati e le
aziende alberghiere offriranno con uguale sagacia.
Un po' di cronaca retrospettiva ci conferma che Rimini non fu
mai un “mercato turistico”, ciò è a dire non fece mai del turismo
attrazione ad uso di mercato, poiché la caratteristica balneare
non servì come tramite di sfruttamento e di speculazione econo-
mica portata a tal punto da pensare a contrattazioni inesorabili,
a patti rigidi, quasi che un granello di arena fosse mezzo di ba-
ratto, o il mare si cedesse ad usura. Né i suoi tesori d'arte antica
e moderna venivano racchiusi in deboli immagini fotografiche
degli album da poco prezzo, ed offerte con insistenza in-
tollerabile al primo ospite che scendeva a Rimini. Sembra strana
questa nostra deplorazione per il “mercato turistico”; ma a
coloro che si dichiareranno di parere avverso, noi oseremo av-
vertire che l'industria balneare e turistica di Rimini fu sempre
improntata a un senso proporzionato dei suoi vantaggi, che non
si disgiunge da un pregio raro: la tradizione dell'ospitalità.
È utile ancora una constatazione: Rimini è posta nel novero
delle grandi stazioni balneari italiche e desta molto interesse
all'estero. Per il suo carattere di soggiorno elettissimo
internazionale, ha dei problemi in tutto uguali a quelli delle
grandi spiaggie ricordate. È consigliabile, quindi, scrutare con
occhio sicuro entro la verità. Si osservi l'evolversi costante delle
nostre marine -quelle che contano vitalità prosperosa da lunghi
anni e non da qualche settimana-, si osservi il continuo
accrescimento di progressi delle Riviere straniere, senza
assistere con compiacenza. Poi si concluderà che una somma
non trascurabile di compiti spettano all'Ente turistico comunale,
a cui non può mancare la collaborazione benevola e proficua di
coloro che sono interessati nell'industria balneare.
L'opera di ognuno, vagliata nei particolari e nel valore, unificata
nei propositi, sorretta dalla fede, non si disperderà: i presagi
dicono il voto augurale per la sorte avvenire.
***
L'assetto imposto recentemente all'Azienda Autonoma di C. S. T.
dal Comitato Amministrativo, è conforme agli indirizzi più
autorevoli del turismo nazionale. E se a noi piace manifestare
con franchezza i risultati di una percezione realistica, sarebbe
puerile che alcuno ritenesse temeraria ed audace la funzione
che quotidianamente si volge ai princìpi dell'espansione
turistica. I criteri di demarcazione stabiliti fra il Municipio e
l'Azienda di Cura hanno determinato singole personalità, hanno
separate le competenze, rinsaldate le fisionomie, in nome di
vantaggi comuni; gli effetti certamente migliori si
conseguiranno nel prosieguo di tempo. Non è ammissibile
procedere a scatti nervosi, senza ponderare cause e
conseguenze, senza seguire le migliori attenzioni, poiché il turi-
smo subisce cambiamenti, si trasforma e si modifica, a tratti
brevi o lunghi, sembra a volte descriva parabole discendenti per
cui vari reggitori smarriscono il senso della battaglia
ininterrotta. Il turismo, per essere fenomeno di espansione, pre-
senta una lotta e una polemica: entrambe si svolgono su un
campo d'azione vasto, ricco di ostacoli, con serie difficoltà, di cui
è insufficiente scorgere le soluzioni entro limiti circoscritti. Ciò
che identifica il tenore di lotta e di polemica non trae forza, però,
da futili motivi di campanile: l'opera di valorizzazione va più
oltre di quanto si creda.
La riviera di Rimini, pertanto, disdegna le schermaglie tenui di
chi tenta far deviare la missione; si pone di buon grado, con
l'anima esultante, sul così detto “terreno di concorrenza” che
poche riviere italiane e molte straniere inaugurano con
intensità di lavoro, gagliarda e mirabile opera divulgatrice.
Il turismo ha un insieme complesso e complicato, denota un
teatro di osservazioni ampie, ha idee piramidali, urta volontieri
gli interessi creando contrasti, frustando iniziative, appunto
perché non è ristretto a determinate posizioni. I suoi polmoni
allargano il respiro nella penisola fiorita, e se le riviere straniere
si dispongono a soffocarlo, la fatica riuscirà inane: un solo pa-
norama italico annienta la presunta gloria delle marine senza
colore, insidiose, oscure e grigie.
La propaganda balneare di Rimini si informa, quindi, ai criteri di
valorizzazione, in confronto delle grandi stazioni balneari. A
questo intento le cure più assidue si praticheranno nelle loro
alterne vicende. Non si stupisca qualcuno se l'azione di propa-
ganda muove, a volte, da uno stesso punto di partenza: questa
necessità tattica ha la sua ragion d'essere. È più razionale, in-
fatti, guadagnare, prima, in considerazione e in reputazione sul
medesimo terreno di concorrenza, per poi ascendere verso le
mete superiori.
Ma l'opera di propaganda coinvolge esperienze e disponibilità
multiple: l'ente turistico comunale non può essere isolato. Alle
aziende alberghiere è affidata, perciò, una funzione preziosa.
Sappiano comprenderla intiera, e soprattutto nei momenti
principali. E la funzione si estende anche agli altri esercenti, e ai
cittadini. Così l'opera di propaganda sorretta dalla col-
laborazione di tutti, avrà il conforto originario indispensabile ad
ogni impresa.
Il trionfo non sarà dei pochi; diverrà patrimonio spirituale di
una gente benemerita, devota alla sua marina splendida.»

[Riproduzione integrale da «Ariminum» 1930, III, 2, pp. 33-


36. L'articolo è stato cit. da G. L. Masetti Zannini, «Vita
balneare…», nota 89, p. 51,vol. VI, della «Storia di Rimini
dal 1800 ai nostri giorni», Ghigi, Rimini 1980]

1931
«La propaganda turistica per la nostra Riviera»

«[…] non è affatto vero che alla stazione di cura sia sufficiente
una rinomanza anche la più lusinghiera. Il nome o la fama più
onorevoli debbono essere […] destati, richiamati soprattutto,
alla mente dei turisti; diversamente la valorizzazione
sopraccennata può restare sterile opinione». L'Azienda ha
preparato allo scopo «due pubblicazioni -sul tipo di opuscoletto -
affissi murali, cartellini reclamistici, cartoline illustrate». «I re-
quisiti dei due opuscoli si riassumono così: il primo è un vero
album illustrato […]. La sua espressione integrale appare nuova
[…]. Lo studio e la determinazione del lavoro di propaganda ha
avuto riguardo, infine, del nuovo assetto imposto alla stazione di
cura e tende a promuovere un anticipo nell'inizio del periodo
balneare».

[Riproduzione parziale da «Ariminum» 1931, IV, 1, p. 28]

Anni Cinquanta
1955. «[…] Nei confronti della Riviera di Rimini, comincia, ora, il
periodo, o, meglio, la fase di assestamento definitivo più delicata
e più gravida di responsabilità. Il primato ch'essa ha conquistato
con grandi sacrifici e con molta fatica, dev'essere mantenuto.
Occorre, per conseguenza, continuare un'opera intensa e
ininterrotta: ogni sosta, o qualsiasi arresto di attività, sarebbe
gravemente dannoso. Il turismo è, oggi, un fenomeno di
proporzioni colossali, la cui dinamica investe quotidianamente
masse imponenti, le quali si orientano, in maniera prevalente,
verso le zone che mostrano i segni di una vitalità costante, in
rapida evoluzione, legata indissolubilmente al tempo e agli
uomini. In rapporto a questo concetto, qualunque aspetto dei
problemi turistici […], non può trascurare l'esigenza derivata
dai progressi già ottenuti. L'esigenza medesima induce a
determinare un complesso di fattori positivi, che concedono di
procedere, anche arditamente, incontro a mete più significative.
[…] È lecito affermare, dopo aver considerato i risultati del
movimento turistico, dal 1950 in poi, che la propaganda svolta
dall'Azienda, in massima parte, a favore della Riviera di Rimini,
è stata efficace, sia nei riflessi dell'interno, sia nei riflessi
dell'estero. […] è agevole dichiarare che due fatti importanti
testimoniano del valore e del carattere specifico della
propaganda: 1° È stato possibile anticipare e posticipare la sta-
gione balneare. 2° Il movimento degli ospiti stranieri, si è esteso
alle frazioni di Rimini. […] L'edizione 1955 del pieghevole a
colori “Riviera di Rimini”, prodotta in 150.000 esemplari, è
stata impiegata in una larga e razionale diffusione. Da tale
quantità, ne sono residuati, a tutt'oggi circa 35.000 esemplari.
[…] L'Azienda non ha mai posseduto una pubblicazione a
stampa, con speciale pregio grafico […], pertanto dovrebbe mu-
nirsi di una pubblicazione, cosiddetta di lusso, che arricchirebbe
sicuramente le dotazioni pubblicitarie. L'Azienda Autonoma di
Cura e Soggiorno è l'unica in Italia, tra quelle che figurano ai
primi posti della graduatoria nazionale, che sia sprovvista di
una pubblicazione periodica: notiziario, giornale o rivista. […]
La stampa nazionale, in particolare quotidiana e periodica,
dev'essere rifornita di notizie, senza interruzione: qualcosa, a
forza di insistere, apparirà, senza dubbio, nei giornali o riviste.
Si tenga presente, in proposito, che anche i giornali della regione
sarebbero apparsi senza cronaca di Rimini o con cronaca molto
scarsa, se il servizio informazioni per la stampa dell'Azienda, da
me istituito, non avesse mandato ogni giorno, ai corrispondenti
locali, varie, apposite notizie-stampa. Nessun'altra spiaggia
della Romagna, infatti, ha informato quotidianamente, come ha
fatto Rimini, anche a mezzo di brevi comunicati, i lettori della
regione sull'attività turistica stagionale. […] Le manifestazioni.
[…] ne occorrono di buone e di meno buone; di belle e di meno
belle; di grande risonanza e di tono eccezionale. Il pubblico degli
ospiti vuole sapere, quasi tutti i giorni, se v'è qualcosa di diverso
a Rimini. Nella Riviera di Rimini, inoltre, ci si deve preoccupare
delle manifestazioni per i periodi di bassa stagione. Gli stranieri
che affollano le nostre spiagge in tali periodi, chiedono sempre
che cosa si offre loro durante il soggiorno climatico e balneare.
[…] L'ambiente ospitale. Il tema invade il campo dell'attività
comunale e dell'Azienda di Cura e Soggiorno oltre che dei
privati; è un tema, cioè, senza termini di confine o di
competenza, a causa della sua portata e del suo interesse
veramente grandioso. […] 1. I servizi di nettezza urbana sono
deficientissimi; specie nei periodi di bassa stagione (aprile e
maggio) la nettezza urbana non funziona assolutamente. Tra
Comune e Azienda dovrebbe intervenire una speciale
convenzione, per assicurarsi il servizio di nettezza urbana
anche nei periodi di bassa stagione, e per garantire un adeguato
servizio effettivo negli altri periodi stagionali. Sono già noti i
reclami degli stranieri venuti a Rimini nella primavera scorsa.
2. […] A oltre metà del mese di luglio, il diserbamento non aveva
ancora toccato il centro balneare. 3. La tenuta dei viali e delle
strade, in genere, ha dato luogo a moltissimi rilievi. […] 5. Viene
lamentata la mancanza di frequenti zone di verde. […] 8. La
pulizia della spiaggia, in vari periodi, ha dato origine a critiche
poco benevoli. […] 11. Il traffico e i rumori molesti, sono stati
oggetto di vivaci, costanti lagnanze. […] La mia Ripartizione ha
avuto, quest'anno, un impiegato in meno, mentre le altre hanno
usufruito, benché l'organico sia abbondante, di personale
straordinario. […]»

[Relazione del 26 settembre 1955]

1956
Statistiche della stagione

Ospiti italiani
arrivi 1956 157.865
arrivi 1955 130.573
differenza + 27.292

presenze 1956 3.116.419


presenze 1955 2.792.749
differenza + 323.670

Ospiti stranieri
arrivi 1956 60.057
arrivi 1955 43.172
differenza + 16.885
presenze 1956 666.337
presenze 1955 507.365
differenza + 158.972

Differenza 1956 su 1955


arrivi + 44.177
presenze + 482.642

«In relazione ai risultati scaturiti dalla decorsa stagione


balneare, si deve considerare che l'attività di propaganda svolta
dall'Azienda, ha raggiunto gli obiettivi desiderati, soprattutto
per due ordini importanti:
a) è stata confermata, in maniera brillante, la possibilità di
anticipare e posticipare la stagione balneare;
b) l'afflusso degli ospiti stranieri, si è esteso a tutte le località
balneari comprese nella Riviera di Rimini. Il rapido evolversi
delle spiagge riminesi, prospetta, ora, un complesso di problemi
urgenti e improrogabili, di problemi grossi e modesti, di
problemi vasti e circoscritti, che comprendono una serie di
esigenze notevoli. […] L'ampio campo dell'ospitalità, in tutte le
sue manifestazioni tradizionali e moderne; il pressante,
quotidiano bisogno di un'organizzazione completa e adeguata
alle necessità derivanti dalla grandiosità del nostro lido e dalla
folla eccezionale che lo frequenta, il mantenimento efficace
dell'opera di propaganda intensa, la convenienza di formare un
programma di svaghi, di divertimenti, di avvenimenti mondani,
artistici, culturali e sportivi che interessino la pluralità degli
ospiti, rappresentano taluni aspetti di un orientamento che
incalza, quasi ad imporre propositi più tenaci, azioni più fervide,
consacrazioni più durature.
Dinanzi a tale realtà, è evidente che la propaganda turistica per
la Riviera di Rimini, non può subire né interruzioni né riduzioni
dannose. […]»

[Relazione del 28 ottobre 1956]

[Da «Il Resto del Carlino», Corriere di Rimini, del 20 aprile 1957:
«Oltre cinquemila stranieri sono già sulla riviera riminese»:
nell'articolo si parla delle varie iniziative propagandistiche
dell'Azienda tra cui le «“cartoline magiche”, listate di verde, già
scritte in quattro lingue e indirizzate all'Azienda di Soggiorno di
Rimini, con le quali gli stranieri possono chiedere l'invio di
materiale illustrativo e informativo della riviera…». Tali
cartoline, scrive il quotidiano, hanno avuto «un successo
psicologicamente strepitoso», tale da meritare la definizione di
“cartoline magiche”.]
1958
«È facile presagire che durante il ferragosto, oltre trecentomila
persone si avvicenderanno sul Lido interminabile».

[Comunicato-stampa del 12 agosto 1958]

«[…] L'Azienda è completamente sprovvista di elenchi generali


degli alberghi, pensioni, locande e ristoranti della Riviera […]; il
quantitativo ordinato nel mese di febbraio 1958, è già stato
esaurito da diverso tempo, tant'è vero che l'Azienda stessa do-
vette disporre la stampa di un'edizione ridotta, sia per formato
che per quantità, dell'elenco in questione. […] Gli atti
deliberativi di competenza dell'on. Comitato di Amministrazione
dell'Azienda, dovrebbero essere adottati con la sollecitudine
richiesta. […] È noto che il miserrimo pieghevole illustrato,
adottato dall'Azienda per l'anno 1958 e per l'anno 1959 […] non
contiene una completa documentazione storico-monumentale
della Città di Rimini. […] La mia Ripartizione, che avrebbe
dovuto essere interpellata dal Comitato, in merito a tale
pieghevole, fu, invece, completamente estraniata. […] Mentre,
alcuni anni addietro, la esistenza della Città alle spalle della ma-
rina, era giudicata dannosa, soprattutto per le infiltrazioni di
una parte dei cittadini riminesi, ai quali premeva ottenere
“aree” di “prima fila”, per il collocamento di tende, cabine,
ombrelloni, costringendo, pertanto, gli ospiti ad accontentarsi di
file arretrate, oggi, invece, l'esistenza della Città alle spalle della
marina, è diventata un pregio, sicuramente un vantaggio. Gli
ospiti stranieri bramano conoscere tutto quanto interessa la
storia di una Paese, e, direi, anche la vita di esso. Il desiderio di
sapere e di conoscere, anche a scopo intellettuale, si trasforma,
all'occasione, in mera curiosità. […] Mi corre obbligo anche di
avvertire che, se in precedenza fossero state accolte le mie
proposte, l'Azienda non si troverebbe, oggi, nella condizione di
disporre di materiali di propaganda che, in parte, non
posseggono requisiti di prestigio, e, in parte, hanno funzione
complementare a carattere transitorio. […] Intanto, è
indispensabile che un principio venga imposto, senza deroghe di
sorta, in virtù delle attribuzioni e funzioni che vanno
riconosciute ai funzionari direttivi […]. Non intendo enumerare
[…] fatti e circostanze di grande confusione nell'ordine
costituzionale degli Uffici, a causa della sistematica e dannosa
manifestazione di taluni funzionari che miravano ad imposses-
sarsi delle mie attribuzioni.»
[Relazione del 1° novembre 1958]
1959
«[…] Ogni anno, allorquando inizia il movimento turistico, si
ripresenta all'attenzione degli organi responsabili, un problema
importantissimo: quello, cioè, dell'ambiente ospitale. Il problema
stesso, ha tanti aspetti; uno di essi, il più urgente, riguarda la
pulizia del centro balneare, dei viali e delle strade in genere. […]
Ho avuto occasione di constatare che, ovunque, il servizio di
nettezza urbana, è assente da diversi mesi. […]»
[Relazione del 24 marzo 1959. In quel periodo Azienda e
Comune, anziché preoccuparsi di pulire la Marina, sono attenti
ad altre pulizie, preparano infatti il 'colpo' ai danni di
Montanari, con la sua cacciata dall'Azienda e il rientro in
Municipio, con Atto dell'Azienda in data 10 giugno.]

Il «Carlino», Cronaca Riminese, del 7 maggio 1959 riferisce di


una seduta del Consiglio Comunale, nella quale il Presidente
dell'Azienda ha spiegato che il suo ente «ha dovuto quest'anno
assumersi l'onere di alcune manifestazioni prospettate dal
Comune, essendo per il Comune spese facoltative […]». A fianco
dell'articolo, il giornale pubblica una foto del Presidente
dell'Azienda, di un Consigliere e del «signor Valfredo Montanari,
direttore dei servizi Ospitalità, propaganda e manifestazioni».

Statistiche della stagione 1957:


Italiani, arrivi 129.653
Stranieri, arrivi 79.539
Totale arrivi 209.192

Italiani, presenze 2.452.817


Stranieri, presenze 790.759
Totale presenze 3.243.576

Statistiche della stagione 1958:


Italiani, arrivi 179.394
Stranieri, arrivi 102.726
Totale arrivi 282.120

(nel 1956 = 217.922, aumento del 1958 sul 1956 di 64.198


unità)
(nel 1957 = 209.192, aumento del 1958 sul 1957 di 72.928
unità)

Italiani, presenze 3.826.820


Stranieri, presenze 1.070.787
Totale presenze 4.897.607

(nel 1956 = 3.782.756, aumento del 1958 sul 1956 di


1.114.851 unità)
(nel 1957 = 3.243.576, aumento del 1958 sul 1957 di
1.654.031 unità)

Anni Sessanta
«Carlino». Tra 1961 e 1962, Montanari pubblicò nella pagina di
cronaca locale alcuni interventi sul Turismo.
«La necessità di uno sforzo collettivo e coordinato non deve
portare l'uniformità sulle nostre spiagge», dice il titolo della nota
apparsa il 3 giugno 1961.
Il 3 aprile 1962 l'attenzione era dedicata alla necessità di
«Maggiori mezzi finanziari per l'incremento del turismo
romagnolo».
Il 27 aprile 1962 si auspicava l'istituzione di «Un istituto per
l'incremento e la storia del turismo romagnolo».
Benché avesse collaborato con questi articoli, e benché fosse
noto alla redazione riminese, Montanari quando morì, non fu
ricordato dal «Carlino» neppure con un rigo di cronaca.

1967
«Il turismo esige tecnici»
«È perfettamente inutile […] progettare nuove forme di azione
pubblicitaria, se il nostro turismo non riceve ispirazione e
impulso dal proprio ambiente naturale, a mezzo dei propri
organi specialistici. La pubblicità turistica, che è tra le più
difficili e le più poliedriche, in quanto subordinata a complessi di
fattori vicini e lontani, di eventi nazionali e internazionali, fonti
di disturbo e di allarme, ha pure essa un fondamento scientifico,
legato ad esperienze di studi, di indagini, di accertamenti
positivi. La mancanza di un'idonea preparazione, acquisita
mercé un'assidua e costante attività professionale di indole
industriale e commerciale, è deleteria.»

[Riproduzione parziale da «Il Corso» 1967, II, 12, p. 4]

1968
«Una rubrica in tv per il Turismo»
«Il turismo è stato posto in crisi. […] Una gran parte del mondo,
nelle sue fasi più salienti dell'economia, della convivenza
sociale, della caratterizzazione politica, presenta un'umanità
assoggettata ad un'esistenza niente affatto tranquilla e lieta. Il
turismo risente, evidentemente, per la sua natura che vuol
restare estranea ad avventure disordinate o confuse, spiacevoli
o sgradite, delle conseguenze arrecate da quel complesso di lotte
e di contrasti.»

[Riproduzione parziale da «Il Corso» 1968, III, 5, p. 1]

Giornalista
Nell'archivio di mio padre, ho trovato soltanto articoli ‘recenti’.
Quelli degli anni Trenta li ho consultati alla Biblioteca
Gambalunghiana. Per alcuni suggerimenti, debbo ringraziare il
Comm. Giulio Cesare Mengozzi.
Manca la documentazione sull'attività giornalistica svolta da
mio padre a Riccione.
Tutti i comunicati-stampa sul turismo riminese (relativamente
ai periodi altrove citati), apparsi nella stampa quotidiana e
periodica locale e nazionale, sono stati redatti da lui.
Fuori dal campo turistico, ma sempre legato al suo lavoro di
funzionario pubblico, un articolo che merita di essere ricordato,
è quello apparso il 1° luglio 1948 ne «Lo Stato Civile italiano», su
«Le sentenze di disconoscimento di paternità».
Oltre a ciò, ricordo un suo importante impegno giornalistico
nell'ideare periodici o nell'inviare sistematiche notizie dalla
nostra Riviera a riviste ed agenzie.
Tra le sue carte, ho trovato i numeri 2 e 3 di «Gattei, mensile di
informazioni turistico-commerciali», edito dall'omonima
tipografia di Rimini, rispettivamente del 1 ottobre e 10
dicembre 1960. Per quell'inguaribile modestia che lo
caratterizzava, non firmava mai queste imprese editoriali.
Sull'esemplare di ottobre, lui stesso ha scritto a mano: «Tutti gli
articoli redatti da me». (Anche gli opuscoli di propaganda turi-
stica, e il materiale relativo a manifestazioni dell'Azienda di
Soggiorno, per il periodo della sua permanenza in tale ente, sono
di sua esclusiva ideazione. Pure in questo caso, manca ogni
firma dell'autore.)
Nei primi anni Sessanta, svolge servizio di corrispondenza per
l'«Agenzia Nazionale Informazioni Turistiche» di Roma e per la
rivista «Turismo» di Trieste. Inoltre collabora al settimanale
riminese «La Lucciola», nato nel 1962, imponendo la
trasformazione della testata, a partire dal luglio 1963 (anno II,
n. 9), in «Ospitalità Adriatica».
Articoli di Valfredo Montanari

«Ariminum», anno III, 1930:


La città turistica e balneare, n. 2, p. 33
Risultati di una stagione balneare, n. 5, p. 31
Il prefetto della provincia in visita a Rimini, n. 5, p. 35
Turismo di Romagna, n. 6, p. 20
«Corriere del Mare»
Il Turismo, Ferragosto 1930, p. 12
Esordio dei “Bagni Marittimi” di Rimini, 7 settembre 1930, p. 2
«Ariminum», anno IV, 1931:
La propaganda turistica per la nostra Riviera, n. 1, p. 28
«Corriere Romagnolo», anno II, n. 2, 30. 1. 1948
Le liste elettorali
«Agenzia Nazionale Informazioni Turistiche», 1962-
1963
Collaborazioni e corrispondeze da tutta la Romagna, passim
«Il Corso» 1967, anno II, n. 12, 30. 4. 1967
Il turismo esige tecnici
«Il Corso» 1968, anno III, n. 5, 20 febbraio 1968
Una rubrica in tv per il Turismo
Appendice 2011.
Altre notizie

Il ruolo di Rimini nell'industria dell'ospitalità è bene


illustrato dalla prof. Annunziata Berrino, docente di Storia
Contemporanea alla Università Federico II di Napoli, nella
sua "Storia del turismo in Italia" (Bologna 2011). C'è lo
stabilimento dei conti Baldini, finanziato dalla Cassa di
risparmio di Faenza, 1843. Ci sono gli investimenti
pubblici (1873) voluti da "un influente gruppo di
proprietari-consiglieri, che riesce a scaricare sul bilancio
comunale i rischi di un investimento che appare ai privati
ancora troppo rischioso".
Il Comune ha gravi perdite. Si favorisce soltanto la
ricchezza privata. Nel 1890 si incentivano i villini
economici. La gente arriva non più per curarsi al mare, ma
per divertirsi in Riviera. Agli inizi del 1900 Rimini domina
l'Adriatico, mentre Viareggio regna sul Tirreno.
Nel 1931 il mitico podestà Pietro Palloni scrive al
sottosegretario agli Interni, Leandro Arpinati, un ex
operaio anarchico di Bologna, "una lettera lucidissima e
drammatica": in Italia manca qualsiasi intervento dello
Stato nella propaganda e valorizzazione delle stazioni
turistiche comunali.
Il tema era allora molto discusso. Lo ha affrontato nel
maggio 1928 e nel dicembre 1930 Valfredo Montanari
sulla rivista "Turismo d'Italia", come si legge in un altro
lavoro della prof. Berrino, relativo alla nascita delle
Aziende di Soggiorno (1926), pubblicato da "Storia del
turismo. Annale 2004" (Milano 2005).
Il podestà Palloni è nominato il 18 aprile 1929. Il 10
febbraio 1930 Valfredo Montanari prende servizio al
Comune di Rimini come Capo Ufficio ai Servizi Balneari e
Contabilità dell'Azienda di Cura, con delibera podestarile
del 20 gennaio 1930.
Il ruolo di studioso del turismo svolto da Valfredo
Montanari (1901-1974) negli anni Trenta, emerge anche
da un testo apparso nel 1997 in Finlandia (a cura di Taina
Syrjämaa, "Visitez l'Italie. Italian State Tourist Propaganda
Abroad 1919-1943. Administrative Structure and
Practical Realization"). Dove si cita un suo articolo del
1933 dedicato a "La pubblicità collettiva". Taina Syrjämaa
appartiene alla "School of History, University of Turku". Il
suo libro ha avuto sei edizioni. Per il 2011 Turku è una
della capitali europee della cultura.
Il volume di Berrino parte dai viaggiatori del 1800 e si
conclude con un accenno alla crisi del modello turistico
romagnolo, ed alla nascita del divertimentificio, citando un
testo di P. Battilani del 2002: il rumore soppianta la
vacanza tranquilla. [09.09.2011]

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