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Dopo aver
partecipato alla prima guerra mondiale, stringe rapporti di amicizia con i poeti liguri. Tra il 1922 e il
1923 frequenta la giovane Anna degli Uberti, che canterà nelle poesie con il nome di Annetta-
Arletta. Nel 1922 esordisce come poeta. Nel 1925 pubblica il saggio Stile e Tradizione, importante
per capire i fondamenti della sua poesia. Egli rifiuta le esperienze d’avanguardia ribadendo
l’esigenza di uno sforzo verso la semplicità e la chiarezza. Scrive omaggio a Italo Svevo che
segnala per la prima volta in Italia l’importanza dello scrittore triestino. Sempre nel 1925 pubblica
la prima raccolta di versi, Ossi di seppia e firma il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da
Benedetto Croce. Nel 1975 gli viene conferito il premio Nobel per la letteratura. Muore a Milano
nel 1981.
La poesia, per Montale, non rappresenta un bisogno di confessione individuale ma si apre ad un
tono discorsivo e colloquiale, che presuppone la presenza del lettore, individuabile nel “tu” dei suoi
versi. Questo indica la volontà di un’intesa e di una solidarietà che coinvolgono il lettore nelle
medesime problematiche esistenziali del poeta. La poesia, però, non può insegnare nulla; Montale
rifiuta il ruolo di poeta vate e ogni concezione della poesia come fonte di educazione.
Di fronte all’impossibilità di sciogliere il mistero della vita, Montale propone una forma di
conoscenza in negativo e priva di certezze: “codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo,
ciò che non vogliamo”. Montale si può considerare, in Italia, il primo grande scrittore
contemporaneo che si faccia portavoce di un pensiero negativo privo di ogni compensazione
alternativa.
La poesia assume dunque il compito di indagare la condizione dell’uomo novecentesco e
l’irreversibile crisi dei valori vissuta da un’intera civiltà. Pur senza speranza, resta in Montale, una
vigile fiducia nella ragione che ha il compito di non eludere le domande anche quando sa che non
faranno altro che sottolineare dubbi, limiti e contraddizioni.
SCELTE FORMALI
Montale non rifiuta l’uso del verso libero, ma concede ampio spazio ai metri tradizionali, con la
massiccia reintroduzione dell’endecasillabo. Frequente è l’uso delle quartine. L’abolizione della
rima non impedisce al poeta comunque di adottarla con una certa frequenza insieme con le rime al
mezzo e le assonanze.
LE RACCOLTE POETICHE
Gli “Ossi di seppia” è un correlativo oggettivo che dà il titolo al primo volume e che simboleggia
l’aridità dell’universo montaliano. Gli ossi di seppia sono ciò che resta dopo l’azione di erosione e
di logoramento operata dalla natura. Essi alludono al carattere volutamente povero dell’ispirazione
che appare concentrata su brevi momenti dell’esistenza, circoscritta nel paesaggio ligure compreso
fra il mare e le colline. È un paesaggio arido e brullo e scavato dal sole; il poeta ne spia le forme e si
sofferma ad ascoltarne le voci che rinviano ad una incessante vicenda di vita e di morte, di gioia e di
dolore, lasciando come unico conforto l’immagine fragile di una speranza di felicità, ma neppure la
memoria riesce a recare conforto.
“Le occasioni” è il titolo della raccolta successiva e si riferisce soprattutto ad occasioni mancate. Il
titolo allude all’accadere di eventi cui è attribuito un particolare rilievo in quanto potrebbero mutare
il corso monotono dell’esistenza, ma il miracolo non può compiersi per il poeta, al quale non resta
che affidare ad altri, ad enigmatiche figure femminili la sua esile speranza. In questa raccolta
vengono approfonditi i temi della raccolta precedente ma il varco (la speranza di approdare ad una
sicurezza storica o metafisica) appare sempre più lontano e difficile da riconoscere.
“La bufera ed altro”. Il titolo di questa raccolta allude allo sconvolgimento della guerra e alle
sopraffazioni dei fascisti, che sembrano recare una decisiva e tragica conferma al pessimismo
montaliano nei confronti della storia. Privo di ogni fiducia nella storia, il poeta non crede che essa
possa recare speranze di salvezza ed esclude quindi ogni possibilità di partecipazione all’impegno
politico.
In queste ultime due raccolte, l’ispirazione poetica di Montale si indirizza verso il male di vivere
visto come l’essenza più vera dell’esistenza.
All’interno dell’opera montaliana, la figura femminile si pone come destinatario privilegiato e ha
assunto nomi diversi (Annetta, Arletta, Clizia, Mosca), che corrispondono a persone realmente
esistite e care al poeta. Queste donne, però, sono cantate solo dopo la loro scomparsa: l’assenza
diventa la condizione essenziale della loro presenza poetica. La donna di Montale diventa così una
specie di Beatrice, che accompagna il poeta nel suo viaggio.
Le ultime due raccolte sono “Xenia” (doni), nella quale si rivolge alla moglie con il nome Mosca;
“Satura” di argomento satirico contro la società a lui contemporanea.