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1. Considerazioni generali
2. Teoria elementi finiti triangolari
3. Campo di spostamenti
4. Deformazioni
5. Tensioni
6. Forze nodali e matrice di rigidezza
7. Simmetria della matrx di rigidezza
8. Assemblaggio della matrx di rigidezza
9. Carichi esterni
10. Vincolamento
11. Soluzione
Considerazioni generali
Gli elementi finiti sono un metodo numerico per la
soluzione approssimata di equazioni differenziali.
Si possono risolvere problemi di fluidodinamica,
termici elettrici, ma in questa sede tratteremo
problemi strutturali al fin di analizzare le tensioni e
le deformazioni in componenti meccanici.
Le tecniche sperimentali finora maggiormente
utilizzate sono state la fotoelasticità e
l’estensimetria.
Fotoelasticità
La fotoelasticità è un metodo sperimentale per la
misura delle tensioni. Per lo studio fotoelastico
sono necessari modelli dei componenti meccanici
da studiare realizzati in particolari materiali con
proprietà di birifrangenza.
Le tecniche fotoelastiche danno la possibilità di
visualizzare lo stato di sollecitazione in un corpo
elastico dando una indicazione qualitativa dello
stato tensionale e permettono anche di misurare le
tensioni in alcune zone.
Viene utilizzata soprattutto per confrontare la
risposta strutturale di diverse geometrie di
componenti meccanici.
Bisogna sottoporre il modello ad un fascio di luce
polarizzata che, a seconda del tipo di luce
utilizzata, mette in evidenza particolari curve quali
isocromatiche, isocline o isostatiche che
descrivono lo stato tensionale del modello
Estensimetria
Gli estensimetri sono dei particolari dispositivi che
permettono di misurare sperimentalmente le deformazioni
sulla superficie libera di un componente meccanico reale.
Diversamente dalla tecnica fotoelastica l’analisi
estensimetrica viene condotta sull’organo meccanico
effettivo.
L’estensimetro è un dispositivo composto da un filo
metallico ripiegato più volte ad “S” le cui estremità sono
collegate ad un ponte di Wheatstone in modi differenti a
seconda delle direzioni delle deformazioni che si vogliono
misurare.
Il corpo deformato provoca un allungamento o
accorciamento del filo meccanico che, cambiando la sua
resistenza, squilibra il ponte da cui si misurano le varie
tensioni generate che si traducono in deformazioni.
Inconvenienti
(allegato2)
Il campo di spostamenti
Dagli spostamenti nodali è necessario ricavare il
campo degli spostamenti interno all’elemento finito
il più possibile coerente con la realtà.
Occorre quindi che risultino definite in tutti i punti
del triangolo le deformazioni associate agli
spostamenti nodali.
Considerando solo gli spostamenti dei tre vertici
lungo x e quindi ui uj uk lo spostamento lungo x in
un punto interno all’elemento finito può
ragionevolmente essere ritenuto lineare e tale che
nei tre nodi assuma i valori degli spostamenti
nodali. Lo stesso valga per y.(allegati3a,3b)
Le deformazioni
Le deformazioni all’interno di ogni elemento finito
si calcolano differenziando il campo di spostamenti
(allegato4)
Le deformazioni all’interno dell’elemento
triangolare sono costanti dato che la derivata di
una funzione lineare, la funzione degli
spostamenti, è una costante. Questa proprietà
rende la teoria degli elementi finiti particolarmente
semplice ma non consente di analizzare gradienti
di tensione molto forti quali quelli che si
presentano in prossimità di raggi di raccordo.
Le tensioni
Assumendo che il componente meccanico lavori in
elasticità lineare, le tensioni all’interno
dell’elemento finito triangolare si ottengono dalle
deformazioni tramite la legge di Hooke.
(allegato5)
Anche le tensioni come le deformazioni rimangono
costanti all’interno dell’elemento finito triangolare
dato che esse si ricavano moltiplicando le
deformazioni per le costanti elastiche.
Forze nodali e matrice di
rigidezza
La teoria degli elementi finiti prevede forze
concentrate ai nodi che nella realtà producono uno
stato tensionale molto complesso all’interno del
triangolo con tensioni matematicamente infinite ai
vertici e forti gradienti nei loro intorni.
Dalla teoria degli elementi finiti risulta invece uno
stato tensionale costante che non trova riscontro
nella realtà visto che non esiste alcuna
combinazione delle 6 forze nodali in grado di
produrre un tale stato tensionale.
Quindi è impossibile calcolare forze nodali
concentrate coerenti con lo stato tensionale
interno dell’elemento finito triangolare
Il problema viene superato parlando di stato
tensionale “coerente in media”con le forze nodali
applicate.
Si cerca di valutare quali intensità delle forze
nodali producano uno stato tensionale il cui valor
medio è uguale al valore costante delle tensioni
valutate a partire dagli spostamenti nodali.
Il compito di arrivare a questo “valor medio” è
affidato al Principio dei Lavori Virtuali
(allegato6)
Simmetria della matrice di
rigidezza
Dal teorema di reciprocità o di Betti si dimostra
che:
Se A e B sono due sistemi di forze agenti su un
corpo elastico, il lavoro indiretto che il sistema
di forze A già applicato ad un corpo elastico
compie durante l’applicazione di un sistema di
forze b è uguale al lavoro indiretto che
compirebbe il sistema B su un corpo su cui
fosse già applicato il sistema di forze A
(allegato7)
L’assemblaggio della matrice
di rigidezza
Consideriamo la struttura di figura composta dagli
elementi 1 2 3 e dai cinque nodi 1 2 3 4 5.
Bisogna notare che la forza F3 dell’elemento 1 che
corrisponde alla forza in direzione x del vertice j
può essere indicata anche come F9 cioè come la
forza lungo x del vertice j dell’elemento 2.
Per non far confusione fra le diverse forze dei vari
elementi agenti sui vertici comuni bisogna scrivere
sia i vettori forza che quelli spostamento, ma
anche la matrice di rigidezza in un modo
universale che si riferisca all’intera struttura e che
valga in differenti circostanze.
In generale, se n è un generico nodo il grado di
libertà lungo x è associato all’indice 2n-1 mentre
quello lungo y va associato all’indice 2n.
Questa codifica si riferisce ai nodi della struttura e
non agli elementi quindi garantisce l’universalità.
Dalla simmetria della matrice di rigidezza del
singolo elemento triangolare deriva la simmetria
della matrice di rigidezza della intera struttura.
(allegato8)
I carichi esterni