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Vaccini e proteste anche al

tempo di Napoleone ed
Elisa. Lucca il primo Stato ad
istituire il vaccino
obbligatorio gratuito
per tutti
Roberta Martinelli 6 settembre 2016

Campagna di vaccinazione obbligatoria, DPCM,


medici e proteste contro il vaccino, accuse di inganno
nei confronti delle autorità sanitarie. E anche multe e
carcere per chi non si vaccina, esercito a carico dei malati
a presidiare le quarantene, ricompense a chi denuncia
contagiati, medaglia d’oro ai medici che vaccinano di più.
Così i decreti e le cronache di 200 anni fa, quando una
epidemia di vaiolo colpì ancora tutta Europa e anche
Lucca, ma anche quando Elisa Bonaparte Baciocchi
principessa di Lucca e Piombino portò da Parigi medici
specializzati e il primo vaccino, scoperto da pochi anni,
istituendo una rete per garantirlo gratuitamente a tutta
la popolazione e vaccinando per prima la figlia
Napoleona Elisa, una bambina di appena 14 giorni.

A ricordare l’epidemia di vaiolo del 1806 è


l’associazione “Napoleone ed Elisa: da Parigi alla
Toscana”, che da anni si dedica allo studio e alla
divulgazione della conoscenza delle tracce dei
napoleonidi in Toscana e in particolare alla figura di Elisa
Bonaparte Baciocchi, sorella dell’Imperatore e prima
donna al governo di Lucca dopo 4 secoli di repubblica
oligarchica.

“Le epidemie di vaiolo sono state frequenti, con le loro


migliaia di morti, fino a tutto il XVIII secolo – spiega
Roberta Martinelli, storica e presidente
dell’associazione, che insieme a Velia Gini Bartoli e
Simonetta Giurlani Pardini ha realizzato nel 2016 la
mostra “Lucca napoleonica: appunti sulla città” a Villa
Bottini in cui ha esplorato anche la vicenda dell’arrivo del
vaccino a Lucca -. La pratica di prevenzione utilizzata a
fine Settecento, chiamata vaiolazione, si basava
sull’inoculazione di siero proveniente da malati di vaiolo
umano. I casi di guarigione erano però piuttosto rari,
tanto che la stessa categoria di medici era molto divisa e
la Chiesa condannava addirittura la violazione come
attentato alla vita di chi sarebbe stato più opportuno
affidare alla volontà di Dio.

Nel 1796 il medico inglese Edward Jenner notò che


alcune categorie di lavoratori a contatto con cavalli,
pecore, tacchini e soprattutto mucche ammalate di vaiolo
(vaccino), in caso di contagio superavano bene la
malattia che si presentava con caratteristiche piuttosto
lievi e, soprattutto, che questi soggetti rimanevano
immuni dal contagio del molto più pericoloso vaiolo
umano. La scoperta, straordinaria se valutata nel
contesto delle conoscenze scientifiche del tempo,
significava che una malattia poteva proteggere da un’altra
malattia ed è per questo che il vaccino si chiama, oggi,
così: il siero proveniente da un ammalato di vaiolo vaccino
(cioè di mucca) permetteva la guarigione dal vaiolo
umano”.

Anche 200 anni fa non mancarono le polemiche,


nonostante grazie al vaccino e a un lungo percorso di
vaccinazione su scala mondiale, oggi il vaiolo sia stato
debellato. “Nel maggio del 1800 – prosegue – Napoleone
organizzò un Comitato di Medici che doveva predisporre
dei centri di vaccinazione gratuiti in diverse zone di
Parigi mettendoli a disposizione di tutti i cittadini. Questa
decisione scatenò un’ondata di polemiche all’interno delle
quali le stampe satiriche, inglesi e francesi, svolsero un
ruolo di grande rilievo a sostegno della violenta
campagna scatenata contro questa pratica giudicata
non solo pericolosa ma anche immorale da una Chiesa
che, attraverso i parroci, esercitava forti pressioni nei
confronti delle famiglie”.

I Bonaparte e la vaccinazione. “Napoleone comprese


subito l’importanza di questa scoperta, tanto da superare
in questo caso la rivalità che storicamente lo opponeva
all’Inghilterra e nel maggio del 1800 istituì un comitato di
medici presieduto da Luciano Bonaparte e Maurice
Talleyrand allo scopo di promuovere una collaborazione
scientifica con gli inglesi. A Parigi, a partire dal 1801,
negli ospedali, negli ospizi, nelle scuole e nelle
prigioni vennero istituiti centri di vaccinazione su base
volontaria. I Bonaparte, dopo Elisa, ‘sperimenteranno’ sui
loro figli il vaccino: Luciano sulla figlia Carlotta e nel 1811
Napoleone su suo figlio, il Re di Roma.

Fu il Principato di Lucca il primo Stato ad istituire


l’obbligo vaccinale gratuito per decreto, obbligando
tutti i medici alla somministrazione del vaccino e tutta la
popolazione a vaccinarsi, pena la multa o l’arresto in caso
di impossibilità a pagare. Nel decreto emanato il 25
dicembre 1806 si definisce la scoperta del vaccino ‘un
dono, che la Provvidenza ha fatto all’umanità’.
Pietro Nocchi, ritratto di Elisa Bonaparte e sua figlia Elisa Napoleona

In precedenza, il 9 ottobre 1805, giusto all’inizio della


gravidanza della Principessa Elisa, Felice Baciocchi aveva
emanato un decreto in cui istituiva una commissione
specifica per il vaccino. Tra l’altro si stabiliva che nessun
fanciullo potesse essere accolto negli stabilimenti di
pubblica beneficenza senza essere vaccinato. Questo
valeva anche per ‘l’Ospedale dei bastardi’. Il decreto non
aveva avuto però i risultati sperati”.

I prossimi appuntamenti con Napoleone ed Elisa

L’associazione ricorda che il 15 agosto ricorre la nascita di


Napoleone, avvenuta nel 1769, e che i prossimi
appiuntamenti culturali sono lunedì 23, martedì 24 e
mercoledì 25 agosto 2021 al Real Collegio alle 21,30 con
le serate napoleoniche e martedì 31 con lo spettacolo
teatrale “Erano tre sorelle”. L’ingresso è libero con posti
limitati e obbligo di esibizione del Green pass, con
accesso da via della cavallerizza a partire dalle 20,45 per
consentire i controlli.

Info su https://napoleoneeilsuotempo.wordpress.com e
su www.facebook.com/napoleonidi

Per un approfondimento sulle novità in ambito


igienico-sanitario introdotte dai napoleonidi

“Durante il Principato dei Baciocchi (1805-1814),


Lucca ha avuto la sua occasione di diventare capitale di
uno Stato nel significato più “moderno” del termine –
approfondisce Martinelli -. Grazie all’intelligenza politica e
all’ampia visione europea di Elisa Bonaparte Baciocchi, il
piccolo Stato lucchese ha affermato la sua centralità su
una vasta area territoriale, realizzando audaci soluzioni
urbanistiche all’interno e all’esterno della città, avviando
importanti riforme in campo istituzionale, legislativo e
sanitario in linea con l’introduzione del codice civile voluta
da Napoleone per regolare i rapporti tra i cittadini e con
l’introduzione di nuove norme igieniche a vantaggio della
popolazione contro il proliferare delle malattie, a partire
dall’obbligo di tumulazione nei cimiteri pubblici esterni
alle città con l’editto di Saint Claud. La Principessa
Baciocchi ha scosso nel profondo la sobria tradizione
architettonica lucchese, a partire dalla trasformazione del
severo Palazzo Pubblico in una reggia sfarzosa molto più
adatta alle esigenze di una corte principesca nuova di
zecca, così come l’apertura di Piazza Napoleone per
migliorare l’impianto scenografico della residenza dei
Principi. Il suo modello è stato la nuova immagine di Parigi
che Napoleone aveva affidato agli architetti Charles
Percier e Pierre-François-Léonard Fontaine. Molti di
questi progetti hanno subito una battuta d’arresto dopo
l’improvvisa partenza dei Baciocchi da Lucca nel marzo
del 1814, dopo la caduta di Napoleone, ma della loro
validità testimonia il fatto che tutti furono completati
durante il governo di un’altra donna: Maria Luisa di
Borbone.

A Parigi, il forte aumento della popolazione nel periodo


postrivoluzionario e le crescenti difficoltà di
approvvigionamento di acqua potabile furono elementi
determinanti per il dilagare di epidemie che portarono
Napoleone già nel 1802 a promulgare un decreto per
rifornire le fontane cittadine attraverso la creazione di un
nuovo canale. Fu sempre con il Decreto Imperiale di
Saint-Cloud del 2 maggio 1806 che Napoleone ordinò
che: “l’eau conlera dans toutes les fontane de Paris, le
jour et la nuit, de maniere à pourvoir nonseulement aux
services particuliers et aux besoins du public, mais
encore à rafraichir l’atmosphere et à laver les rues”.
Napoleone trasformò così quella che era una funzione
monumentale in una di “servizio” affermando il suo
concetto globale di organizzazione della città
potenziando non solo l’erogazione di acqua potabile ma
posizionando quindici nuove fontane nei quartieri più
affollati, nei mercati e nelle zone più marginali di Parigi.

A Lucca, anche se il tema della salute pubblica e


dell’approvvigionamento di acque potabili si era
affrontato già nella prima metà del XVIII secolo, fu solo
dopo l’arrivo di Elisa Baciocchi che si istituì, nel 1806, il
Consiglio dei Ponti ed Argini, organizzato sul modello di
quello francese composto da dieci ingegneri

iniziando a lavorare sul progetto per un nuovo


acquedotto. I lavori preliminari furono affidati al
capomastro lucchese Pietro Domenici per i condotti
dell’acqua a partire dalle sorgenti del Fico inizieranno
nell’agosto del 1808 e proseguiranno per tutto il 1809
come risulta dal documento firmato il 6 gennaio 1810 dall’
ing. Giuseppe Duccini. Elisa nel corso del 1810
commissionò tre nuovi progetti a tre diversi tecnici:
Giacinto Garella, Giuseppe Duccini e Charles de
Sambucy. Questi progetti vennero inviati il 28 settembre
1810 a Parigi per una valutazione definitiva da parte degli
architetti di fiducia di Napoleone, Percier e Fontaine.
Appena un mese dopo da Parigi giunse la risposta firmata
dal Marchelli che individuava nel progetto proposto dal
Sambucy la soluzione più idonea. Ma il siluramento del
Sambucy, accusato ingiustamente di incompetenza per lo
straripamento del Serchio nel novembre del 1812,
comportò la sua sostituzione

con un nuovo direttore dei lavori, l’ing. Antoine Hyppolite


Saint-Aubin. La caduta di Napoleone e la partenza di Elisa
da Lucca comporterà l’interruzione dei lavori che saranno
ripresi solo nel 1822 con Maria Luisa di Borbone che
realizzerà il progetto francese.

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