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Francesco viene descritto nei libri, quasi sempre in modo positivo, facendo
risaltare soprattutto le sue virtù. In poche circostanze egli è rappresentato con parole per
noi incomprensibili come: «Ho peccato molto…non ho detto l’ufficio, come prescrive la
Regola, sia perché sono ignorante e illetterato» 1 e «E sebbene sia idiota e simplex…». 2
Ignorante, illetterato, idiota e simplex, erano le parole con cui si autodefiniva Francesco,
parole che per noi oggi hanno un senso negativo, ma nel suo tempo non era così.
Si deve tenere conto che egli ha vissuto nel medioevo, periodo in cui il mondo
aveva un altro modo di pensare, di vivere e di interpretare le cose. In quel tempo, essere
«illetterato/ignorante» voleva dire non essere docti, una persona cioè che ha raggiunto un
livello di studio accademico oppure universitario. Quindi, le parole come illetterato
ignorante… nel medioevo non significano una persona analfabeta, che non sa leggere,
scrivere e ragionare, del resto sappiamo che Francesco non era un’analfabeta, lui aveva
frequentato la scuola nella chiesa di S. Giorgio.
Anche i monaci prima, erano chiamati «idiotae» per sottolineare la loro diversità
con i sacerdoti. Si trattava di una classificazione tra coloro che non potevano partecipare
al coro e coloro che potevano farlo. Questi aggettivi che Francesco utilizzava «hanno una
motivazione ascetica, con ogni probabilità si riferiscono alla sua cultura»,3 non sono
parole vulgare ma con un senso immenso.
Inoltre, l’aggettivo «simplex» al tempo di Francesco aveva un significato che
voleva sottolineare il contrasto con l’ordinamento sociale che includeva il Re, il principe,
1
FRANCESCO D’ASSISI, Lettera a tutto l’Ordine, in Francesco d’Assisi Scritti, a cura di Carlo Paolazzi,
Frati Editor di Quaracchi, Roma, n. 39
2
FRANCESCO D’ASSISI, Testamento, in Francesco d’Assisi Scritti, a cura di Carlo Paolazzi, Frati Editor di
Quaracchi, Roma, n. 29.
3
F. URIBE, Leggere Francesco e Chiara d’Assisi, Edizione Biblioteca Francescana, Milano, 2013, p. 57.
il soldato, i nobili e tutti coloro che occupavano dei posti speciali nella. Un aggettivo
inteso come purità e non superficialità.
Quando Francesco diceva «simplex» si riferiva ad un comportamento senza
ipocrisia come coloro che dicono una cosa ma ne fanno un’altra. Per Francesco, essere
simplex significa essere noi stessi senza pretese, così come siamo stati creati secondo
Dio, perché semplicità infatti, è tornare all’origine, all’inizio, cioè al Vangelo.
La semplicità per Francesco è un cammino di non appropriazione e del di
spogliamento di se stesso. Infine, idiota non significa solo qualcuno che non ha
un’educazione accademica, ma ha anche un significato morale, un modo di trovarsi nella
società e nella chiesa secondo il precetto del Signore.
Riguardo alle fonti sulla cultura di Francesco, sappiamo che come faceva parte
della classe della borghesia, quindi lui ha potuto frequentare una scuola cattedrale come
anche gli altri giovani del suo stesso livello sociale. Nella scuola di s. Giorgio ha
imparato a parlare e scrivere la lingua latina, e ha anche studiato la catechesi, in cui si
tratta delle verità fondamentali della Sacra Scrittura, e ha imparato ad usare il Salterio.
Inoltre, Francesco si mostrava di avere una cultura cavalleresca, per cui veniva
paragonato dai biografi ad un nuovo cavaliere di Cristo. Infatti, nel XII e XIII secolo la
parola «cavaliere» si collegava ad una cultura cortese, e le grandi opere dei cavalieri
venivano diffuse attraverso le canzoni epiche cantate dai trovatori e dai giullari, che
trattavano il valore dell’onestà, della generosità, della cortesia e dell’amore per la
giustizia. Francesco aveva il desiderio di essere giullare di Dio. La differenza tra un
trovatore e un giullare stava nel fatto che, i primi erano i nobili della poesia, che
componevano le canzoni in tema cavalleresco, mentre i giullari erano i poeti minori, non
componevano ma ripetevano solo le canzoni degli altri.
Per quanto concerne la formazione nell’ambiente commerciale, Francesco aveva
praticato l’aritmetica commerciale e aveva imparato la lingua francese o provenzale,
come che sarà la lingua utilizzata da Francesco nei suoi scritti.
Concludendo, dagli scritti di Francesco possiamo comprendere che egli non era un
«idiota» come lo intendiamo noi, ma lo usava sempre per sottovalutarsi. Infatti, ha
ricevuto una educazione come gli altri giovani della sua epoca e, la sua conversione al
Signore, la vita di preghiera e la parola di Dio intensificarono la sua intelligenza
“speciale”.