I. INTRODUZIONE
A. Il tema centrale
L’ammonizione XXIII tratta del servo che diventa beato quando è umile con gli altri ed
allo stesso modo è molto consapevole che deve fare penitenza dei suoi peccati 1. Presentando le
circostanze in cui il servo può praticare la virtù di umiltà seguendo lo Spirito e non la carne.
Inoltre, mettere a fuoco il processo di fare penitenza in modo piacevole al Signore. È
l’ammonizione che ci aiuta a capire la vera umiltà secondo san Francesco.
B. Le domande del testo
Dato che questo testo riguarda l’umiltà e la penitenza del servo di Dio ho posto le
domande che circondano a questo tema:
1. Quando il servo diventa beato?
2. Cosa si intende per essere umile?
3. Come il servo può accogliere sempre la correzione?
4. Chi rende il servo in grado di cominciare a pentirsi?
II. LETTURA DEL TESTO
A. Soggetti e verbi principali
1
Beato il servo che viene trovato così umile tra i suoi sudditi, come quando fosse tra i suoi
padroni.
2
Beato il servo che si mantiene sempre sotto la verga della correzione.
3
È servo fedele e prudente (Mt 24,45) colui che di tutte le sue mancanze non tarda a pentirsi
interiormente per mezzo della contrizione, ed esteriormente con la confessione e con la
soddisfazione delle opere.
Direi che il soggetto di questo testo è il servo. In latino la parola “servo” è servus che
significa schiavo, cioè uno chi svolge umili servizi alle dipendenze di una persona. Invece, nel
linguaggio della chiesa come servo di Dio, è un titolo riconosciuto a persona che sia vissuta
santamente.
1
Cfr. P. Maranesi MARANESI, Fate attenzione, Fratelli:! L le ammonizioni Ammonizioni di San Francesco:
parole per conoscere se stessi, S. Maria degli Angeli-Assisi, 2014, p. 133.
Gli aggettivi presenti in questo testo sono beato, umile, sotto, fedele e prudente. La parola
beato “beatus” significa Che gode o si suppone e si spera che goda la visione di Dio in paradiso.
Umile “umilis” vuol dire “poco elevato da terra,” si usa per dire una persona che non si esalta dal
suo proprio valore ma invece è consapevole dei suoi limiti. Fedele “fĭdēlis” è caratteristica di uno
che “osserva la fede data”. E prudente “prudens -entis” è la “capacità di riconoscere un pericolo e
di valutare le conseguenze delle proprie azioni”2.
Ci sono due verbi come pentirsi e mantenersi che sono verbi riflessivi e hanno tanto da
dire sulla liberta del servo di farli. Come nella grammatica il verbo riflessivo riferisce alla azione
compiuta dal soggetto che ha per l’oggetto il soggetto stesso. E quindi potremmo dire che questa
ammonizione mette a fuoco la liberta dell’uomo. Un altro verbo “trovare” è scritto nella forma
passiva che vorrebbe far vedere l’accento sul servo che viene visitato dal Signore all’improvviso.
Tutti questi verbi spiegano le caratteristiche di un servo che sarà gradito a Dio.
Due avverbi che sono interiormente e esteriormente che attribuiscono alla modalità di
pentimento sia attraverso la contrizione (interiore); confessione e soddisfazione delle opere
(esteriore).
B. La struttura del testo
Credo che questo testo sia diviso in tre parti, la prima parte che tratta della “beatitudine
del superiore: il servizio,” qui si riflette come si può manifestare l’umiltà quando si relaziona con
gli altri. La seconda parte è “la beatitudine del suddito,” con cui le correzioni vengono visto con
uno sguardo positivo e non dalla paura di essere punito. Mentre la terza parte sostiene
l’importanza di pentirsi per poter essere convertito3.
C. I termini e i concetti più importanti
Uno dei termini più importante è la parola beato. Beato è un “stato di felicita,”4, perché in
questo stato proprio l’uomo può raggiungere alla promessa di Gesù che disse io sono venuto
perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (Gv 10:,10).
E poi la parola servo che è il soggetto di questo testo. Servo per san Francesco è la via per
arrivare a quello stato di felicita e quindi essere beato. Il terzo termine ed essere umile che
significa “la virtù per cui l’uomo si avvilisce interiormente sotto gli occhi di Dio”5.
6
P. MARANESIaranesi, Fate attenzione, Fratelli: le ammonizioni di San Francesco: parole per conoscere se
stessi, p. 137.
7
Ibid. p. 134.
8
Cfr. K. ESSERsser, Le ammonizioni di san Francesco, Roma, 1977, p. 316.
9
P. MESSAessa – L. PROFILIrofili, Il Cantico della fraternità. Le Ammonizioni di frate Francesco d’Assisi,
p. 240-244.
Questa parte del testo presenta come Francesco da l’importanza all’atto della penitenza.
Di nuovo per lui fare la penitenza è una scelta cioè un atto libero come segnalato dal verbo
riflessivo “pentirsi.” Ma questo non soltanto qualcosa che dipende da noi ma prima di tutto è una
grazia di Dio perché infatti, “peccare è umano” invece, “pentirsi e riconciliarsi è divino” 10 solo
con lo Spirito Santo, l’uomo può svegliarsi che sta già andando in una strada sbagliata e da solo
non se ne può accorgere.
Avendo ricevuto questa grazia di pentirsi, uno viene suscitato a metterlo in pratica sia
interiormente attraverso la contrizione e sia esteriormente con la confessione e la soddisfazione
delle opere. E quindi, potremmo dire che la penitenza per un servo che vuole essere beato non è
una cosa intende la sofferenza oppure distruzione ma che porta rinnovamento e risurrezione al
proprio cuore. Tenendo presente tutto ciò, si capisce perché il pentimento è molto importante per
Francesco.
2«
Il ministro poi procuri di provvedere ad essi, così come egli stesso vorrebbe si facesse
per lui, se si trovasse in un caso simile. 3 E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati
semplicemente frati minori. 4 E l'uno lavi i piedi all'altro (Gv 13,14)».(Rnb VI, 2-4: FF 22-23)
47
Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e
soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio. (2 Lf 47: FF199)
1
Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza così: quando ero
nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi (1 Test 1)
V. LE CONCLUSIONI E L’ATTUALIZZAZIONE
1. Il servo diventa beato quando si riveste di umiltà sia davanti agli altri sia quando è solo;
è una persona che ha scelto l’umiltà come modo di vivere la sua quotidianità. Essere beato non
riguarda solo un’attitudine religiosa nei confronti di Dio, ma anche un atteggiamento del cuore
nei confronti di tutti gli uomini- superiori o sudditi, malati o sani, ricchi o poveri, con i quali si
resta sempre nello stesso stile umile.
2. L’uomo umile è colui che vede sé stesso come servo di tutti, sempre pronto a servire
gli altri ed una persona che riconosce che i doni ricevuti vengono da Dio, che non è proprietario
di questi ma un servo che li utilizza per tutto cio che piace a Dio.
10
Ibid. p. 244.
3. Solo quando il servo comprende che le correzioni che vengono dagli altri sono un
segno dell’amore di Dio per la sua vita, allora può desiderare di essere sottomesso a queste
correzioni.
4. Il Signore stesso dona la grazia di cominciare a fare penitenza.