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Tarantismo e malattia Il primo problema da risolvere fu quello del criterio di

campionamento dei tarantati: erano tutti coloro che erano stati coinvolti in casi di
tarantismo e partecipavano all’ideologia della cura con danza, musica e colori. Si tenne fuori
l’analisi medica.

Come riferimento si prese il giorno della festa dei SS Pietro e Paolo (29 giugno) momento in
cui i tarantati confluivano a Galatina per ringraziare San Paolo per la guarigione o per
chiederla
Primo intento era valutare se si trattasse o meno di una malattia: aracnidismo o disordine
psichico. Si scoprì che il latrodectismo (sindrome causata dal morso di un ragno) in Salento
era raro.
Galatina risultava essere un’oasi di immunità per via della protezione del santo, quindi era
inutile cercare tarantati entro i confini di quel “feudo”
C’erano diverse zone che godevano di quest’immunità, sempre grazie all’intercessione di
qualche santo, L’entrata entro i confini del feudo era, pertanto, un momento importante
poiché si entrava in territorio sacro.
non si trattava di una malattia data dal morso di un ragno, altrimenti non si sarebbe
reiterata in modo così anomalo rendendosi curabile ogni volta. Quindi il tarantismo era
riconducibile ad un fenomeno culturale con ripetizione rituale tradizionale (di solito nel
giorno della festa, in quella chiesa, come se la tradizione cristiana avesse piegato quella
pagana). La maggior parte dei tarantati era costituita da femmine, prevalenza troppo netta
per essere casuale (32 su 37) e le fonti testimoniavano che sin dal 400 era stato così. Solo
nel 900 ci fu un evidente ribaltamento della situazione il che è spiegabile col maggior
impiego della mano d’opera maschile nel lavoro nei campi.
Il fatto che i tarantati fossero prevalentemente femmine sottolinea ancora una volta il
carattere culturale-storico-sociale-religioso della questione.
Coloro che fingevano di essere stati morsi ripetevano, recitando, le sensazioni provate da chi
effettivamente era stato colpito da un aracnide. Essendo una situazione di
scombussolamento e agitazione questa poteva trarre facilmente in inganno il medico che
quindi non riusciva a determinarne la veridicità. Il simbolismo della taranta si era reso
autonomo, prendendo spunto da una condizione storica ed esistenziale vera, quella del
latrodectismo.
La crisi giungeva o in momenti in cui c’era stato un reale avvelenamento simbolico (per
esempio qualche trauma) oppure per i momenti critici dell’esistenza. Si poteva essere
pizzicati, quindi, non solo durante i lavori agricoli, ma, più simbolicamente, in seguito ad
eventi che avevano segnato la persona. Quindi due casi: episodio iniziale di latrodectismo
con successivo simbolismo; morso interamente simbolico. Secondo il Prof. Katner di Lipsia
all’origine del fenomeno poteva esserci il colpo di calore o di sole.
Il carattere preminente rimaneva quello culturale.
Probabile che il fenomeno della taranta si fosse costruito su casi di insolazione e
latrodectismo e in entrambi i casi ci si riconduceva al lavoro nei campi. Il tarantismo imita
quindi non solo chi è morso da un aracnide ma anche chi è trafitto dai raggi solari. Venne
meno, così, anche l’ipotesi che fosse una malattia psichica, avanzata da alcuni nel corso dei
secoli per via dei sintomi manifestati.

Si parla, quindi, di crisi nevrotica culturalmente modellata.


Il tarantismo cercava di introdurre nella malattia e nel modo di reagire ad essa un suo
proprio modellamento, una sua propria regola culturalmente funzionante
2. L’autonomia simbolica del tarantismo Ci si chiede con quale aracnide si identifica la
taranta? Forse la lycosa tarentula ma non bisogna perdere di vista l’aspetto simbolico della
faccenda. Questo tipo di ragno ha un aspetto tutt’altro che gradevole e rende benissimo la
“potenza del morso”. Tra l’altro vive nei campi, in cunicoli sotterranei da cui esce solo di
notte per cercare cibo. Raggiunge la vittima saltando e mordendo con i chelicheri. D’inverno
va in letargo, con l’avvento del caldo cambia pelle, si accoppia, depone le uova. 除此之外,
他住在田野里,住在地下隧道里,他只在晚上出来寻找食物。 它通过跳跃和咬切切里
切菜到达受害者。 在冬天,它冬眠,随着高温的到来,它会蜕皮、交配、产卵。
Tutto ciò si sposa simbolicamente e perfettamente con quanto riguarda i tarantati e le loro
condizioni psichiche. Tuttavia molti altri ragni si comportano come la lycosa quindi il
monsrtum mitico può essere attribuito a qualsiasi di essi. In Salento tutti i ragni sono
chiamati tarantole.
L’aspetto simbolico è unificante: deve mordere e insidiare col suo morso. In alcuni casi si
credeva che a procurare il morso fossero degli scorpioni quindi si giunse a parlare di
“scorpionati”.
Per esempio gli effetti del morso come quelli descritti nel fenomeno, insomma la crisi,
sarebbero procurati da un’altra specie di ragno, il latrodectus, appunto. Ad esso appartiene
anche la capacità di fare una ragnatela, cosa non propria della lycosa.
Taranta, morso e veleno nel tarantismo hanno significato simbolico,danno origine a
pulsioni e a reazioni. Per avere funzione di simbolo la taranta deve evocare e configurare; ha
varia grandezza e diversi colori tramite cui comunica alla vittima corrispondenti inclinazioni
coreutiche, melodiche e cromatiche. La taranta ha nomi di persona. Ogni taranta lascia una
particolare tonalità affettiva: alcune sono canterine, altre ballerine, tristi e mute,
tempestose, libertine, dormienti.
Il tarantismo è un modo per spiegarsi ciò che risulta inspiegabile: presta figura all’informe,
dà colore all’incolore, ritmo e melodia al silenzio minaccioso. Anche il ritorno del morso ha
un forte valore: scandisce spazi temporali. Il modo in cui tutto ciò influenza il tarantato
psicologicamente va sotto la dicitura di “scazzicare”: sollevare, sommuovere, rimuovere un
peso; a livello psichico indica lo stimolo sfrenato degli affetti e dei bisogni corporei, li
scatena, li stuzzica.
性病 L’appetito venereo è il primo ad essere scazzicato, l’incontrollato impulso erotico. Per
il tarantismo è agitazione psicomotoria stimolata da musica e colori. Un’orchestrina giunge
presso il tarantato ed esegue la musica della taranta, sarà giusta se fa scazzicare il tarantato.
Per prima cosa l’équipe dovette assistere ad un caso di tarantismo e lo trovarono a Nardò, in
un vicoletto: l’orchestrina stava suonando una tarantella dalla funzione terapeutica e un
gruppetto di persone era lì raccolto nei pressi della casa. All’interno: una stanza poco
illuminata; un letto inclinato per favorire di far scivolare
La tarantata ripeteva un ciclo coreutico definito: prima a terra, poi in piedi, caduta e riposo.
La musica si fermava e quando riprendeva, a scatti, la tarantata ricominciava a muoversi:
prima la testa, poi il dorso, gambe, talloni, braccia. Girava, si muoveva assumendo pose
spezzate e deformi: incapacità di stare in posizione eretta, necessità di muoversi in aderenza
al suolo: la taranta che la possedeva. Poi si levava di scatto e saltellava lungo il perimetro
con un fazzoletto fra le mani che tendeva o in basso, o in alto, o trasversale dietro la
schiena. Grande ritmo. Dopo una durata variabile finiva il tutto. La stabilità diventava
incerta, il rigore del ritmo scemava e si cadeva.
La tarantata indugiava spesso presso i suonatori come fascinata da qualche strumento
(tamburello o violino), nel tentativo di assorbirne tutto il ritmo. Talvolta il musicista si
avvicinava alla tarantata e sembrava quasi utilizzasse il suo corpo come strumento,
paralizzandola. Così il tamburellista le suonava il tamburello all’orecchio facendo oscillare le
braccia come a favorire un’irrorazione benefica. Altra particolarità: il simbolismo cromatico.
Alla vista del colore rosso di una maglietta di un giovane la tarantata perse il ritmo ed entrò
in agitazione. Così i presenti si adirarono col ragazzo che era stato così incauto, quindi lo
misero in fuga. La tarantata non si riprese con facilità. L’unica soluzione era gettarle addosso
nastri rossi e gialli per farla riprendere, far scaricare su di essi la sollecitazione eccentrica che
avevano stimolato. Al gettito di un nastro rosso la tarantata lo afferrò con cupidigia come
volendone assorbire il colore e lo stracciò coi denti. Tutto tornò nella “norma”
La grazia era giunta e la commozione dei familiari e dei presenti fu grande. Ci si accertò che
la donna fosse immune alle tarantelle e quando si fu certi di ciò tutti si precipitarono in
ginocchio a ringraziare il santo.

起始原因案例
Il fenomeno rimaneva un mistero agli occhi degli studiosi, non si capiva quale fosse il
dramma psichico alla base di esso. Si cercò di capire in che modo tutti i simboli del
tarantismo confluissero in quanto si era visto. Si analizzò la storia della tarantata, quella
precedente al fenomeno: raccoglitrice di tabacco e spigolatrice, sposata da nove anni con un
contadino. Orfana di padre sin da piccola, sballottata, con la madre, tra uno zio e l’altro, mal
sopportata da tutti: una vita in angustia. Non aveva potuto sposare l’amore della sua vita
perché lui apparteneva ad una classe sociale più alta e quindi il giovane l’aveva lasciata.
Sofferenza. Morso. Danze. Una madre le propose di sposare il suo malaticcio, disoccupato e
già disgraziato figlio, ma Maria rinunciò e fu chiamata a nozze mistiche da San Paolo da
tarantata quale era. Con l’inganno sposò quell’uomo e un giorno per strada incontrò i santi
protettori dei tarantati che la invitarono a seguirli: Maria vagò per i campi per tre giorni poi
tornò dal marito. quel primo morso il santo geloso se la riprende fermandola per strada. Per
punirla del tradimento, rinnova il morso e la costringe alla danza. Ripetendo il rito, Maria
ripeteva la vicenda del morso d’amore da cui risanava per grazia del suo sposo celeste
(proiezione di quello terreno, perduto). Con il tarantismo, Maria realizzava in simbolo quelle
che erano le sue frustrazioni, i suoi conflitti, la sua stessa vita quotidiana. Con la danza e la
musica annuali defluiva in forma alienata i malcontenti, la carica aggressiva contro il marito
non gradito, metteva in difficoltà la vita coniugale, danneggiava economicamente la famiglia
non amata e richiamava su di sé l’attenzione di un pubblico che normalmente non gliene
offriva. Un caso di tarantismo osservato in modo completo comporterebbe una conoscenza
totale del fenomeno: il primo morso, i cambiamenti negli anni, la biografia psichica del
tarantato (inconscio). Tuttavia all’équipe non fu possibile uno studio così approfondito per
la tempistica e la scarsità di mezzi. Il caso di Maria fu uno dei più completi e orientò la
ricerca, anche come modello di confronto con gli altri casi. Il tarantismo era, dunque, da
considerare un meccanismo simbolico mediante il quale il contenuto psichico conflittuale
inconscio, senza soluzione nella coscienza, una sorta di finta nevrosi, evocato e configurato a
scadenze temporali fisse in modo da procurare un relativo equilibrio psichico.
案例二
Altro caso fu quello di Pietro di Nardò, l’unico che era stato effettivamente colpito da una
sindrome tossica da latrodectus. Cinquantenne, fu punto mentre dormiva accanto alla
trebbia e cominciò a presentare: agitazione psicomotoria, dolori alla testa, a tutto il corpo e
agli arti, rigidità delle masse muscolari, lunga ritenzione urinaria. In questo caso l’autonomia
simbolica del tarantismo si manifestò in maniera più netta. Tuttavia, al momento del morso,
in lui non si scatenò tanto la preoccupazione di essere stato morso per davvero, quanto lo
stimolo di doversi lasciar andare a musica, danza e colori così come la tradizione prevedeva.
Ballò per 4 giorni e volle uno straccio multicolore in cui avvolse la testa a mo’ di turbante.
Qualche mese più tardi, nell’udire un suonatore, si “scazzicò” la taranta che era in lui e
riprese a ballare per i campi, in continuo movimento. Seguirono altre crisi poi più nulla fino
all’anniversario dal primo morso come le regole del tarantismo prevedevano. Si era tessuto
un simbolismo, la tradizione, attorno ai reali avvenimenti storici: il morso era avvenuto alle
12, nelle pause il tarantato parlava col santo che comunicava a voce bassa e lontana, il santo
stesso compariva in tutto rilievo fuori la porta così come le immagini sacre lo raffiguravano,
gli comunicava quanto tempo avrebbe dovuto ballare ancora, quando andare a Galatina, se
lo avrebbe guarito o meno.
Pietro e i suoi familiari mostravano rancore nei confronti di ciò che la taranta costringeva a
fare, squilibrando il bilancio familiare.
3. Il simbolo non operante Tra i vari casi specifici che De Martino analizza in loco, utilizzando
fonti etnografiche, con la sua équipe di professionisti, è la vicenda di due tarantati in cui il
simbolo del tarantismo non operava affatto e la musica dei suonatori non sortiva alcun
effetto. Si tratta nel primo caso di Michele da Nardò, un giovane pescatore di 18 anni, per la
prima volta tarantato (quindi un altro caso di tarantismo instatu nascendi), che vagava
tristemente e depresso nel perimetro cerimoniale senza esser preso dal ritmo della
tarantella. Di tanto in tanto baciava le immagini dei SS. Pietro e Paolo, ma poi tornava nella
sua disperazione. Improvvisamente urlò di essere lasciato in pace, i suonatori erano esausti
e i familiari piangevano. L’orchestra si fermò per un attimo, ma poi quando ritornò a
suonare, il ragazzo ‘’fece finta’’ (ecco che torna la componente recitativa che abbiamo
notato spesse volte nei casi magico-rituali) di proclamarsi miracolato. L’équipe decise di
accompagnarlo durante il viaggio di ringraziamento a Galatina. Il ragazzo non sembrava
affatto un graziato. Quale poteva essere la causa di quegli atteggiamenti? Dalla
ricostruzione della biografia si evince una certa insoddisfazione e sofferenza di fondo,
nonché un’infanzia difficile, a causa della guerra.
Probabile, tanto che una sera uscì sconvolto dalla sala cinematografica perché il film
rappresentava proprio un delitto per gelosia. Una mattina confessò al padre di essere
tarantato, forse per una colpa commessa prima, ovvero quando mandò al diavolo la festa e
il santo. Siccome il suo stato di depressione non passava, i familiari chiamarono i suonatori.
Era chiaro che nella sua vita traumatica fosse dominante l’odio per il fratello, che cercava di
sfogare attraverso il simbolismo mitico-rituale del tarantismo.

案例三
Invece la storia di Giorgio di Galàtone rappresenta il caso limite della mancata efficacia del
simbolo che aveva portato a gravi disturbi del contegno, tanto da essere ricoverato
nell’ospedale psichiatrico di Lecce. Anche Giorgio aveva vissuto un’infanzia difficile e, dopo
la morte del padre, visse con la sorellastra. Durante un viaggio di lavoro, accadde che uccise
un serpente con il motofurgone e, rimasto impressionato, nelle notti successive iniziò a star
male, sentendo un peso allo stomaco e dichiarando di vedere entrare dalla finestra un
‘’monacello’’ o forse la colomba dello Spirito Santo. le cure di un medico locale che quelle di
un ‘’professore di fattura’’ non funzionarono e il vicinato (il consensus collettivo) consigliò di
ricorrere alle MUSICHE. Giorgio ballò stranamente per quattro giorni, finché il maresciallo
dei carabinieri proibì i balli, perché il denaro non era autorizzato. Il problema era che dopo
tanti giorni il Santo non si decideva a fare la grazia. Fu portato anche nella cappella di S.
Paolo dove gli fecero bere l’acqua santa che poi vomitava, ma non migliorò. Si pensò di
ricorrere ad uno psichiatra, ma Giorgio rifiutò perché disse di ‘’aver fiducia solo nei Santi’’.
Durante il periodo di Natale,
Giorgio volle ballare di nuovo e insieme alla comitiva si traferì a Nardò (a causa del divieto).
Ballò ancora per altri 18 giorni nel basso pieno di immagini sacre. Il fatto più strano accadde
quando, uscito dalla chiesa dopo una confessione, disse alla sorella ‘’Adesso muoio,
diventerò santo’’ e il suo corpo si irrigidì. Così fu portato in una clinica psichiatrica. Quando
uscì si abbandonò ad alcune stranezze: per esempio si vestiva in modo stravagante e ballava
e cantava per strada di notte. Rientrato in clinica, il medico fornì agli antropologi il rapporto,
in cui si evinceva che, in seguito ad alcuni elettroshock, il suo comportamento era tornato
normale. ‘’Lo stato dissociativo era quindi attribuito ad un processo schizofrenico piuttosto
che ad un isterismo’’.

4
Il processo era quello di: MORSO – VELENO – CRISI. Ma vediamo alcuni casi in cui gli esiti
sono diversi. Sono esempi interessanti perché mettono in luce il carattere allucinatorio del
tarantismo. La maggior parte delle donne tarantate vede e parla con la sua taranta (ragni,
scorpioni o serpenti): sanno di che colore sono, che età hanno (se le donne ballano a terra
sono ragni vecchi, se danzano con l’aiuto di una fune appesa al soffitto sono ragni giovani),
danno ordini, a volte le vedono nei cibi (e perciò non possono mangiarli), addirittura anche i
parenti delle tarante possono tormentare i tarantati. Le donne in questione, una volta
morse, si sentono ‘’lese’’, cioè senza forze e annoiate, per questo hanno un forte bisogno di
sfogarsi nella danza, sono irresistibilmente attratte dal suono e dal ritmo del tamburello e
non possono far a meno di ballare. La maggior parte di esse sono state morse nel periodo
della pubertà. A volte la tarantata mostrava un punto immaginario del corpo su cui era stata
morsa e dimostrava come ogni anno periodicamente quel punto si arrossava.
c’è un forte legame tra il simbolo rituale del tarantismo con la religione cattolica-fede. Un
altro caso particolare è quello di Giovanna da Maglie, il cui ballo fu interrotto dai carabinieri
che la portarono in un
ospedale psichiatrico: da quando il ballo le fu proibito non era riuscita più a star bene. Esiste
inoltre un’antica letteratura sul tarantismo che si è interrogata se gli aracnidi fossero
velenosi solo in Puglia e avessero effetto solo sugli abitanti del luogo e non fuori. Era una
delle tante interpretazioni storico- culturali che studiava il fenomeno del tarantismo

5. Tarantismo ed economia Il tarantismo presenta una distribuzione per classi sociali ben
caratterizzata, infatti, l’esplorazione del ’59 sostenne che riguardava unicamente il mondo
contadino.
dei tarantati e all’attivo di quello dei suonatori e del Capitolo di Galatina in quanto
guadagnavano per due giorni di musica tra le 20.000 e 40.000 lire più il vitto. Questo
accertamento sembrava dare un certo credito alla tesi della riduzione del tarantismo a una
forma di aracnidismo, poiché l’appartenenza al mondo contadino concordava molto bene
con la maggiore esposizione al pericolo di un reale incontro fra uomo e ragno anche se per
quanto il fenomeno fosse stato sempre prevalentemente contadino, anche altri ceti sociali
vi erano stati coinvolti. Solo a cominciare dalla letteratura dell’800, e più precisamente dalla
monografia del De Renzi, non fu più registrata la partecipazione al tarantismo di persone
appartenenti a classi sociali elevate, il che era da interpretare come prova che il tarantismo
aveva cessato di coinvolgere altri ceti sociali al di fuori del mondo contadino. Nel corso
dell’indagine dell’estate del ’59 fu pienamente confermata l’osservazione ricorrente nella
letteratura tradizionale sul tarantismo circa il dissesto economico provocato nelle famiglie
dal ricorso periodico all’esorcismo musicale.

6. Tarantismo e cattolicesimo
Il declino dell’esorcismo tradizionale condotto mediante simboli musicali, coreutici e
cromatici appariva legato, sul terreno strettamente religioso, al rapporto fra taranta e S.
Paolo, promosso dall’influenza cattolica. I cittadini di questa città narrano varie cose in
rapporto alla leggenda: ma ciò che più importa dicono che S. Paolo, per compensare la pietà
del religioso, a favore suo e dei suoi discendenti ottenne da Dio, per i meriti di Gesù Cristo, il
potere di risanare – facendo il segno della croce sulla piccola ferita – quanti fossero stati
morsi da animali velenosi, come lo scorpione e la vipera, facendoli bere al tempo stesso
l’acqua di un pozzo della stessa Casa di S. Paolo.
為什麼做調查和收集數據很難
L’équipe assistette alle scene in cappella nascosta nella tribuna ad “audiendum Sacrum” di
cui parlava la relazione della visita pastorale del 1837: occultamento necessario per evitare,
nei limiti del possibile, che gli osservatori disturbassero il fenomeno da osservare. Seduti
dietro la balaustra, al riparo da un panneggio che apriva alcuni spiragli sullo scenario,
spiarono per lunghe ore quanto accadeva in basso, mentre il fotografo di tanto in tanto si
alzava di scatto emergendo come una marionetta dalla balaustra, per il tempo necessario a
inquadrare e fotografare qualche scena saliente. L’assistente sociale aveva invece il compito
di aggirarsi nella
bolgia, mescolandosi ai tarantati e ai loro familiari, per raccogliere i dati che
dall’osservatorio non era possibile rilevare
沒落危機
In cappella non vi erano né la musica, né i nastri colorati, né l’ambiente raccolto del
domicilio, né tutto il vario simbolismo messo in moto dall’esorcismo musicale in azione: e in
assenza di questo tradizionale dispositivo di evocazione e di deflusso i tarantati
naufragavano.
Di tanto in tanto sembravano accennare a qualche passo di danza, battendo il ritmo palma
contro palma, o addirittura, togliendosi le scarpe, suola contro suola; oppure tentavano per
breve tempo di levare canti ora gai e ora melanconici, ritmi di tarantelle e nenie funebri.
Dominava questa disperata agitazione il grido stilizzato dei tarantati, «il grido della crisi», un
ahì variamente modulato, e che meglio si sarebbe detto un guaito che non un grido umano.
Tuttavia, in un senso negativo, il tentativo era andato molto oltre, disgregando il tarantismo
in una serie di grotteschi ibridismi senza avvenire, e soprattutto in una serie di crisi senza
orizzonte.
到了教堂之後 Trasportato in cappella, amputato dell’esorcismo musicale e di tutti i
simbolismi di evocazione e di deflusso che in quell’esorcismo entravano in azione, il
tarantismo si spogliava di ogni dignità culturale, di ogni efficacia simbolica.
在記錄中 什麼丟失 則是報告的分析性太強 失去感知氛圍
L’agonia del tarantismo nella cappella di S. Paolo fu, come si è detto, accuratamente
registrata dall’équipe: i dati raccolti da ciascun componente furono debitamente confrontati
e corretti. Sembrò però più opportuno di non pubblicare integralmente il protocollo unico
che ne risultò, troppo analitico e minuto per un lettore che non essendo stato presente alla
vicenda avrebbe corso il rischio di smarrire la veduta d’assieme, e di non percepire
l’essenziale, cioè l’atmosfera. Per il lettore «che non vide» furono pertanto elaborate le
seguenti note limitate ad alcuni comportamenti meglio osservati e più atti a individuare i
caratteri salienti delle manifestazioni.

la cappella era stata edificata in modo da includere nella sacrestia la bocca del pozzo, nella
cui acqua la
gente vedeva pullulare gli «animali di S. Paolo», cioè serpi, tarante e altri subdoli animali
aderenti al suolo velenosi. Chi beveva di quell’acqua vomitava il veleno, e risanava. Ma nel
giugno del ’59 l’autorità sanitaria di Galatina aveva ritenuto che l’acqua fosse non già
miracolosa ma pericolosa, una sudicia acqua inquinata.

總結
L’indagine etnografica aveva conseguito alcuni risultati apprezzabili: il tarantismo si era
manifestato come un simbolo mitico-rituale culturalmente condizionato, come un orizzonte
di evocazione e di deflusso di conflitti irrisolti operanti nell’inconscio, come un ordine
culturale dotato di una sua propria autonomia rispetto alle occasioni e alle condizioni
esistenziali che lo alimentavano. In particolare, il morso reale di un aracnide velenoso patito
durante il raccolto dei frutti estivi doveva aver rappresentato un importante
condizionamento esistenziale del simbolo. L’analisi aveva messo in evidenza una serie di
indici testimonianti tale autonomia, e cioè l’immunità locale, la ripetizione annua del nesso
crisi-esorcismo, la prevalente partecipazione femminile, la distribuzione familiare,
l’incidenza della crisi nel periodo di pubertà, il vario simbolismo che si ricollegava
all’episodio del «primo morso». L’analisi aveva anche messo in rilievo come il tarantismo, in
parte per l’influenza cattolica e in parte per le mutate condizioni sociali ed economiche, si
era profondamente disarticolato e immiserito nel suo carattere di fenomeno culturale,
come dimostravano la sua ormai limitata diffusione geografica, il numero relativamente
esiguo di tarantati, la decadenza dell’esorcismo musicale e le scene della cappella.

PARTE SECONDA – LA TERRA DEL RIMORSO


Lo scenario e gli oggetti del rito L’esorcismo poteva aver luogo sia a domicilio che all’aperto
e in entrambi i casi l’ambiente determinava delle particolarità nell’esecuzione del rito, a mo’
di “spazio sacro”. Il medico leccese Nicola Caputo così lo descrive: CAMERA: rami
verdeggianti abbelliti con nastri colorati; drappi sgargianti; tino con acqua addobbato con
viti e foglie presso cui i tarantati si dilettano piacevolmente.

Tutto, però, ha un costo. Anche il medico dalmata Giorgio Baglivi fa riferimenti alle stesse
pratiche e agli stessi elementi. Altri oggetti rituali da lui ricordati sono spade, per il
combattimento che avviene durante la danza, e specchi,
in cui di tanto in tanto i tarantati si contemplavano. Talvolta, all’aperto, era presente
un’altalena (per i tarantati morsi da tarante che gettavano dagli alberi i fili della ragnatela);
al chiuso questa scena si richiamava con funi appese al soffitto su cui si arrampicavano con
sguardi torvi, grondanti di sudore, fra frenetiche movenze per poi finire di testa nell’acqua
per smorzare il calore.
Il medico leccese Nicola Caputo descrive il caso di una certa Marianna Mandarò morsa il 10
luglio 1728, alle 12: danza tenendosi su una fune legata al soffitto, tanto da spezzare la fune
e lussarsi nella caduta. Lo stesso elemento della fune ritorna in altre documentazioni come
le foto del De Raho: la fune serve a facilitare il passaggio alla posizione eretta e di evitare
sbandamenti oltre il perimetro cerimoniale (simbolicamente: il ragno appeso alla ragnatela
oscillata dal vento). In casi in cui non c’era fune, nella sua trance il tarantato mimava
l’oscillazione su di essa con le braccia levate. Altri oggetti servivano all’abbigliamento del
tarantato ed erano messi entro il perimetro: catenine, vesti preziose ecc. in base agli impulsi
che li dominano. Nel Novecento sono offerti dalle comari e si tratta di: scialli, fazzoletti,
sciarpe, sottane, tovaglie, vasi di basilico, cedrina, menta o ruta (stimolo olfattivo), specchi,
gingilli e infine un tino pieno d’acqua. L’ambiente è addobbato e la tarantata sceglie le sue
vesti e i suoi ornamenti richiamando i colori della tarantola in attesa dei suonatori. Stimoli
visivi, uditivi e OLFATTIVI.

治療過程是什麼樣子的
2. Il simbolismo coreutico-musicale
Come scriveva nel 1546 Gaudenzio Merola il tarantismo si può curare con musica, danza,
canto, colori…fra tutti la musica è dominante. Prima però c’è la crisi, cioè l’imitazione
culturalmente condizionata del comportamento dell’avvelenato, sia che si tratti di una
imitazione indipendente da una reale sindrome tossica, sia che si tratti di aracnidismo vero e
proprio. Nell’imitazione si sentono “lesi” e la forma estrema di quest’imitazione è la caduta
al suolo improvvisa.
Così la descrive il Baglivi: Alla perdita di forze e sensi, con l’inizio della musica, comincia il
momento della danza che durerà ore: prima si muovono le dita, poi mani, piedi e tutto il
resto con l’incalzare del ritmo. Dopo pochi attimi di riposo, si riprende con la stessa lena, più
o meno una dozzina di volte in una giornata.
Alessandro d’Alessandro, tra 400 e 500 descrive il fenomeno. La musica varia a seconda del
veleno instillato dall’animale in modo da disperderlo nelle vene. Se non curati
nell’immediato i tarantati muoiono oppure rimangono affetti da continuo stupore con
deficit all’udito e alla vista. L’unica cura, e quindi il rimedio alla morte certa, è la musica
(cornamusa o cetra 風笛或古箏), lo fa alzare in piedi, cosa di cui prima era incapace, e
ballare in accordo con la musica.
重要案例 音樂的重要性
stesse del caso di Maria di Nardò.
Il giovane era alle dipendenze del suono di tamburello. Rapporto di Stefano Storace del
1753 di un tarantato di Torre Annunziata: trovato per strada, bisognava curarlo e lo stesso
Storace fu incaricato di suonare il tamburello. Lui non conosceva la tarantella, quindi tentò
con la giga, ma il tarantato non dava cenni di mobilità. Aiutato da alcune comari ad
apprendere la melodia della tarantella, mentre provava gli accordi, il tarantato si scosse, in
piedi, volto fisso e torvo. All’interruzione del suono l’uomo cadde a terra urlante, stravolto,
in preda a convulsioni. Ma poi si procedette con regolarità.
Tutte queste testimonianze ci confermano che il tarantismo come rito è individuato dalla
graduale risoluzione coreutico-musicale di uno stato di crisi dominato dal crollo della
presenza individuale, in modo che se la musica è interrotta o stonata c’è un crollo del
paziente o un ritorno della crisi.
È la CURA, un ponte fra lo stupore e la vitalità. L’elemento coreutico-musicale divenne per i
pugliesi elemento culturale cui affidarsi all’incombere dell’estrema catastrofe esistenziale, si
ridischiude così all’esistenza storica.
L’aspetto musicale si è rafforzato nella tradizione grazie alla sua ampia tessitura simbolica. Il
rapporto fra taranta e musica è attestato nel documento più antico relativo al tarantismo, il
“Sertum papale de venenis” di Guglielmo De Marra di Padova, del 1362. Ci dice che nel
momento del morso la tarantola produce un suono che poi risulta essere giovamento per il
tarantato, quando reiterato. Quindi si rievoca il morso in termini musicali. Kircher ci riferisce
delle tarante sensibili alla musica e alla danza. 蜘蛛本身發出聲音
蜘蛛本身也聽音樂
Ad Andria fu effettuato uno studio secondo cui, come nei tarantati, anche nelle tarante
stesse la musica sortisce quegli effetti. La duchessa fece catturare una tarantola e, chiamati i
suonatori, la si osservò ballare frenetica a suon di musica. Se il musicista si fermava, anche la
tarantola si arrestava. A Taranto, in seguito alle cure, i suonatori, regolarmente stipendiati,
erano condotti nel luogo del morso. Vedendo le tarantole saltare, adocchiata quella del
colore indicato dal paziente, era possibile trarre l’umore velenoso e farne una cura.
Quindi gli strumenti hanno un’importante funzione in tutto ciò e anch’essi sono scelti in
base alla diversità del veleno: strumenti a percussione, trombe, cetre, clavicembali e lire.
Particolare il rapporto fra tarantato e strumento. Il primo si sente affettivamente legato ad
uno strumento in
particolare.
這一點的案例
A documentare ciò fu per primo Ferdinando Epifanio: il caso di un sordastro che, morso
dalla taranta, teneva le orecchie sempre agli strumenti e danzava. Il Valletta porge altre
testimonianze di un monaco da anni tarantato.
Alla musica si univano spesso canti/evocazione delle crisi e incoraggiamento a danzare. Ha
anche valenza esorcistica. In Calabria addirittura prevede la formazione di cori con domande
e risposte (conclusa- dopo la determinazione di chi ha morso e dove- con l’immagine
catartica della taranta che se ne va scacciata o calpestata). I versi tendono ad identificare:
responsabile simbolico (taranta), qualità dell’aggressione (morso), luogo (mano per es.). La
fine dell’incantesimo si ha con diciture come “se ne va la tarantulà” che allude
all’allontanamento della taranta.

Il morso localizzato nel sesso, è simbolo di patimenti d’amore, gli strumenti diventano parti
del corpo e dell’anima dell’amante tormentato. L’impulso di suicidarsi per disperato amore,
col tentativo di gettarsi in mare, veniva risolto legando il tarantato alla poppa di una barca e
fatto ondeggiare nelle acque mentre i suonatori in barca imponevano il loro ritmo. Oppure
bastavano canti sul mare e l’amore. Forse la conca d’acqua serviva a spegnere l’ardore che
poteva sospingere a fughe verso il mare per gettarvisi dentro. Le localizzazioni del morso
(mano, piede, pube) sollevano ancora il problema dell’autonomia simbolica del tarantismo.
Il morso localizzato nel sesso, è simbolo di patimenti d’amore, gli strumenti diventano parti
del corpo e dell’anima dell’amante tormentato. L’impulso di suicidarsi per disperato amore,
col tentativo di gettarsi in mare, veniva risolto legando il tarantato alla poppa di una barca e
fatto ondeggiare nelle acque mentre i suonatori in barca imponevano il loro ritmo. Oppure
bastavano canti sul mare e l’amore. Forse la conca d’acqua serviva a spegnere l’ardore che
poteva sospingere a fughe verso il mare per gettarvisi dentro. Le localizzazioni del morso
(mano, piede, pube) sollevano ancora il problema dell’autonomia simbolica del tarantismo.
Questo simbolismo coreutico-musicale conferiva ai suonatori il carattere di esorcisti, medici
e artisti. Nel 600 a Taranto erano pubblici funzionari, stipendiati regolarmente, per sollevare
i più poveri dalle spese. La musica e la capacità di riprodurla con uno strumento si
apprendevano per discendenza. Il repertorio terapeutico-musicale è andato impoverendosi
nel corso del 19° secolo, ci si è ridotti a melodie tradizionali.

3. Il simbolismo cromatico
Nel corso dell’indagine, scoprirono che nel fenomeno del tarantismo, aveva una certa
importanza il simbolismo cromatico. Allo stimolo dei suoni faceva riscontro quello dei colori.
Anche la letteratura relativa al tarantismo conferma questo rapporto (musica-colori),
mostrando come certe tarante siano associate a determinate melodie e colori! Ma come si
poteva
individuare il colore della taranta che impossessava la tarantata?
Quindi SIMBOLISMO CROMATICO E COREOUTICO-MUSICALE erano entrambi stimoli
evocativi e di deflusso: certi suoni erano collegati a certi colori e viceversa. Il prof Kircher
nota come i tarantati siano irresistibilmente attratti da alcuni colori e appena vedono un
oggetto di quel colore, si accendono di desiderio tanto da afferrarlo, morderlo e baciarlo,
quasi simulando un ‘’unione’’.
Inoltre i colori avevano valenza simbolica perché erano rapportati con il colore della taranta
avvelenatrice o addirittura con le inclinazioni che essa aveva verso quei colori.
關於色彩刺激的案例
Sempre dal Kircher è raccontata la storia di un frate dell’ordine dei Cappuccini, tarantato: gli
andò a far visita l’arcivesco di Taranto per rendersi conto dal vivo della cosa. E si racconta
come alla vista della tunica purpurea, il frate iniziò a fare movimenti strani col corpo e a
guardare quel colore con gli occhi fissi, bramosi di desiderio. Non potendosi avvicinare,
precipitò in uno stato depressivo. Il cardinale diede l’accessorio purpureo al frate per vedere
la sua reazione: e in effetti questi, appena ne entrò in possesso, iniziò a vezzeggiare quel
panno, baciarlo, quasi bramoso di amore e desiderio.
總結
De martino riflette che è probabile che quella funzione simbolica avesse come scopo la
catarsi, cioè la liberazione per le frustrazioni della vita sua cenobitica.

4. Il simbolismo stagionale
La documentazione dal ‘500 ad oggi concorda nell’attestare che il periodo del tarantismo è
in estate (da maggio ad agosto), già il Ponzetti indicava l’estate come periodo in cui le
tarante mordono di più e in cui il veleno è più pericoloso.
L’esame di letterature diacroniche consentono importanti informazioni: le ripetizione annue
erano precedute astinenze sessuali e/o alimentari. 性和食物的禁慾
Epifanio Ferdinando afferma che alcune persone si astenevano intenzionalmente, per
esempio non mangiavano né carne né lumache, oltre a risparmiare denaro per celebrare
l’esorcismo: questo mette in evidenza un chiaro atteggiamento rituale. Inoltre lo stesso
Epifanio osserva come a Brindisi erano più esposte le donne, poiché abbondavano campi di
frutteti e orti, mentre a Lecce più gli uomini, perché prevaleva la coltivazione del grano.
Infatti i mietitori portavano gambali ai piedi proprio per proteggersi da eventuali morsi.

總結
Il Baglivi inoltre fa una differenza tra tarantismo AUTENTICO (cioè di coloro che
effettivamente sono stati morsi) e INAUTENTICO. In realtà DE MARTINO afferma che il
tarantismo, come fenomeno culturale, è da intendersi in piena autonomia simbolica, anche
se il latrodectismo ha offerto la materia su cui studiare il comportamento dell’avvelenato.
Tra l’altro la stagione estiva era il periodo in cui si decideva il destino del raccolto: un
momento di alta tensione sociale, viste le fatiche e le condizioni di lavoro, ma anche
un’epoca che, sul piano economico, permetteva di pagare i debiti, e sul piano simbolico,
potevano essere pagati i debiti esistenziali dell’anima.

V. Il rito in azione e il simbolismo individuale


Di stabile, nel tarantismo, vi è certamente il simbolo mitico-rituale della taranta e
l’esorcismo della musica, della danza e dei colori; in questa prospettiva la taranta
«dormiente», cioè refrattaria a qualsiasi trattamento musicale e coreutico, segna
simbolicamente il limite di efficacia dell’esorcismo stesso.
Come risulta dal passo del Kircher, il carattere dei canti impiegati variava secondo la
disposizione dei tarantati e la qualità della loro crisi.
Secondo Baglivi coloro che danzavano con pampini di vite erano morsi dalla taranta, mentre
quelli che danzavano con spade nude lo erano da uno scorpione, e anche Serao sosteneva
che i morsicati dallo scorpione godevano «di suoni più strepitosi che gli altri tocchi dalla
tarantola», cioè suoni di timpani e di trombe, mentre Boccone dal canto suo ci informa della
propensione dei morsicati dallo scorpione verso il tamburo bellico. Baglivi segnala che talora
i tarantati gradivano di essere percossi sulle mani, sui piedi, sui glutei, in una sorta di
masochismo. 不同的有不同的分別
Nel complesso dagli antichi documenti si ricava dunque l’impressione di una spiccata
plasticità dell’esecuzione rituale proprio come se il dispositivo simbolico fosse di volta in
volta chiamato a piegarsi ai singoli simbolismi individuali.
In generale il simbolo mitico-rituale del tarantismo appare articolato in modo da offrire
orizzonte di evocazione, di deflusso e di risoluzione ad alcuni contenuti critici e conflittuali
determinati dalla pressione che esercitava l’ordine sociale dalla prima infanzia sino alla
maturità e alla vecchiaia.
重點!!
Fra questi contenuti sta in primo luogo l’eros a vario titolo precluso dall’ordine familiare o
dal costume o dalle traversie d’amore: il che concorre a spiegare perché al tarantismo
abbiano sempre partecipato in larga misura le donne e d’altra parte per gli aspetti più
propriamente aggressivi di questa pulsione il tarantismo offriva, oltre l’orizzonte cromatico
del rosso, nel cui fulgore poter contemplare la propria immagine come in uno specchio. In
tal modo le donne di qualsiasi ceto, che il costume condannava a un aspro regime di
erotiche preclusioni, le giovinette nell’epoca della pubertà, le vedove, le spose infelici, le
zitelle trovavano nell’ordine culturale del tarantismo certe possibilità di far defluire nella
realizzazione simbolica quanto la pressione sociale aveva confinato nelle minacciose chiuse
dell’inconscio. 社會對女性的壓力和習俗對女性的枷鎖 所以可以看出多為女性是有道理

Un secondo ordine di contenuti critici che coinvolgeva entrambi i sessi era in rapporto con le
preclusioni della infima condizione sociale e della miseria. Rispetto a questi contenuti critici
il tarantismo offriva, oltre i simboli del rosso e del fulgore delle armi, la possibilità di mimare
scene di grandezza e di potenza: ognuno poteva così rialzare la propria sorte tanto quanto la
vita l’aveva abbassata, e viveva episodi che si configuravano come il rovescio della propria
esistenza. Al verde paradiso del sognante amore si contrapponeva un paradiso in rosso, un
agonismo che si sforzava di mimare pose eroiche, il sognare di essere un grande della terra.

VI. Il simbolo della taranta


Di tutto l’ordine simbolico del tarantismo, la taranta costituisce il simbolo egemonico 霸權
的支配的, il mito unificatore. Musica, danza, colori, selva, fonte, specchi, spade, funi o
altalena, simbolismo stagionale posseggono nella taranta il loro centro di coordinazione e di
unificazione, la norma fondamentale della loro coerenza.
Secondo il Ponzetti, il veleno della taranta si insinua col morso nella cute, e attraverso i nervi
viene addotto al cervello, dove per il suo carattere terreo e adusto fa impedimento e blocca
pensieri e propositi, costringendo la vittima a perdurare nel- lo stato in cui versa al
momento del morso. Sforzandosi poi di rendersi conto, con questa immaginata spiegazione
meccanica, del comportamento dei tarantati i quali danzano, ovvero mimano scene di
grandezza e di preminenza sociale –Ponzetti osserva che danza, canto e immaginazioni di
potenza e di gloria costituiscono pensieri e propositi a cui più frequentemente i contadini si
abbandonano per trarre ristoro dalle loro fatiche: si spiegherebbe così perché nel
tarantismo – che colpisce per lo più i contadini – propositi di questo genere si manifestano a
preferenza di altri, perdurando sino a quando, col cessare dell’azione del veleno, i propositi
e i pensieri si sbloccano e riprendono il loro corso normale.
和自然科學的關係
In generale, dal ’700 in poi, col prevalere dell’interesse medico-naturalistico per il
tarantismo, e per la conseguente svalutazione degli aspetti ideologici e culturali del
fenomeno, la segnalazione di questa particolarità venne meno nelle scritture dedi- cate
all’argomento, sia che passasse inosservata ai testimoni oculari, sia che sem- brasse
superstizione del volgo, non meritevole di esser ricordata dall’uomo di scienza. Ma nella
prospettiva storico-culturale e storico-religiosa nella quale è qui considerato il tarantismo, la
singolare tradizione torna a imporsi all’analisi e alla valutazione, e proprio in quella forma, in
cui Leonardo ce l’ha conservata, di sim- bolo mitico. Se il tarantismo è un nesso mitico-
rituale, nel quale la «taranta», il «morso», il «veleno», il cerimoniale coreutico- musicale
stanno in una vibrante animazione simbolica, il simbolo vinciano diventa suscettibile di
essere analizzato e compreso sul suo proprio piano.
In altri termini, e più espliciti: sul piano del simbolismo mitico-rituale proprio del tarantismo
è possibile ritrovare le radici esistenziali dell’orizzonte simbolico del morso della taranta che
«mantiene l’uomo nel suo proponimento, cioè quello che pensava quando fu morso».
In effetti il «morso della taranta» e il «veleno» sono immagini mitiche attraverso le quali il
tarantismo dà orizzonte simbolico a conflitti psichici. Di fronte a questo rischio il tarantismo
si dispiega innanzi tutto come un sistema di ricerca e di configurazione della crisi, come un
sistema il cui centro simbolico unificatore è dato dalla taranta che morde e avvelena, dal
periodico rimordere del ragno, e dall’esorcismo musicale danzato.
nuovo significato anche alcune varianti della tradizione conservataci da Leonardo, per
esempio l’ideologia secondo la quale il tarantato, per guarire, deve tornare al luogo dove fu
morso, alla ricerca del ragno responsabile, che dev’essere ucciso: un «tornare» e un
«cercare» che mimano simbolicamente il riportarsi all’inizio della crisi, per raggiungere il
contenuto conflittuale e togliere il «blocco». Sempre nella stessa prospettiva si chiarisce
altresì il significato della credenza secondo la quale il tarantato deve, durante la cura,
riprodurre in qualche modo la situazione iniziale del «primo morso», sia indossando le vesti
portate in quel momento, sia richiamando comunque qualche particolarità della situazione
stessa: ideologia che, come si ricorderà, avemmo occasione di rintracciare ancor oggi
vivente nel Salento. Con la parola «rimorso» siamo soliti intendere la pungente
rammemorazione di una scelta mal fatta, e l’esigenza di una scelta riparatrice, che estingua
il debito contratto verso noi stessi e verso gli altri. Nel rimorso così inteso la scelta cattiva
sta interamente davanti alla memoria, e noi sappiamo con precisione di che cosa portiamo
rimorso, anche se non sempre ci è possibile soddisfare «fino all’ultimo centesimo»
l’esigenza di una riparazione. Nella crisi del tarantismo si tratta invece di un conflitto
irrisolto in cui la presenza individuale è rimasta imprigionata, e che smarrito per la
rammemorazione risolutiva torna a riproporsi come sintomo chiuso, cifrato, sottratto a ogni
potenza di decisione e di scelta. D’altra parte proprio mediante il simbolo della taranta, tale
conflitto entra nella coscienza, sia pure nella forma alienata di una taranta che morde e
avvelena: vi entra però non come nuovo sintomo della malattia, ma come progetto di
evocazione e di deflusso, di ripresa e di reintegrazione, come sistema simbolico di una
taranta avvelenatrice, che ha ritmo, melodia, canto, danza, colore e che può essere perciò
ascoltata, cantata e vista durante l’identificazione agonistica della danza della «piccola
taranta». Il simbolo della taranta mette in movimento un dispositivo di sicurezza che ha tutti
i caratteri della plasmazione culturale: attraverso il suo proprio orizzonte e gli orizzonti
simbolici minori cui presiede, le singole crisi individuali sono sottratte alla loro
incomunicabilità nevrotica, per ricevere una comune plasmazione nel comportamento
dell’avvelenato e per fruire di un comune trattamento risolutivo
对于“悔恨”这个词,我们通常是指做出错误选择的刺痛提醒,以及需要做出恢复性
选择,从而消除对我们自己和他人的债务。在如此理解的悔恨中,错误的选择完全在
记忆面前,我们确切地知道我们怀有悔恨的是什么,即使我们并不总是能够满足“最
后一分钱”的赔偿需要。在塔兰特主义的危机中,它是一个未解决的冲突,在这种冲
突中,个人的存在仍然被囚禁,并且由于坚决的记忆而丢失,重新呈现为一种封闭的
症状,被加密,从任何决定和选择的权力中消失。另一方面,正是通过塔兰塔的象
征,这种冲突进入了意识,尽管是以咬人和毒害的塔兰塔的异化形式:然而,它不是
作为疾病的新症状,而是作为一个项目的唤起和流出,恢复和重新融合,作为中毒塔
兰塔的象征系统,它具有节奏、旋律、歌曲、舞蹈、色彩,因此可以在“小”舞蹈的
痛苦识别过程中听到、唱歌和看到塔兰塔”。塔兰塔的象征启动了一个安全装置,它
具有文化塑造的所有特征:通过它自己的视界和它所主持的次要象征视界,个体的个
体危机从他们神经质的不可沟通性中被消除,接受一个共同的塑造。中毒者的行为并
从共同的解决方案中受益
per mezzo della musica, della danza e dei colori e di quant’altro dispone il dispositivo in
azione. Per questo orientamento il simbolo della taranta comporta un ethos, cioè una
mediata volontà di storia, un progetto di «vita insieme», un impegno a uscire
dall’isolamento nevrotico per partecipare a un sistema di fedeltà culturali e a un ordine di
comunicazioni interpersonali tradizionalmente accreditato e socialmente condiviso: un
ethos che, pe r quanto elementare e storicamente condizionato, e per quanto «minore» nel
quadro della vita culturale dell’Italia meridionale, consente di qualificare il tarantismo come
«religione del rimorso» e come «terra del rimorso» la molto piccola area del nostro pianeta
in cui questa religione «minore» vide per alcuni secoli il suo giorno.

I PARALLELI ETNOLOGICI E FOLKLORICI


L’indagine sul campo e la letteratura diacronica hanno fornito una immagine del tarantismo
statica. Soprattutto esiste il pericolo della riduzione ‘’al tipo’’ e ‘’agli antecedenti’’ del
fenomeno: - al tipo, perché è classificato come uno dei vasti fenomeni, tra forme di mistica
inferiore, culti estatici, possessione rituale, cerimonie di tipo sciamanistico; - agli
antecedenti, perché è considerato come una sopravvivenza di corrispondenti elementi nelle
civiltà religiose del mondo classico e antico. Tuttavia la comparazione con questi ultimi è
necessaria per individuare l’originalità storica del fenomeno. Tra i paralleli etnologico-
folkloristici, il Jeanmaire ha preso in considerazione alcuni paralleli africani – che rinviano a
civiltà protomediterranee- per illustrare culti iniziatici e orgiastici del mondo greco. E infatti
il tarantismo deve la sua formazione ad alcune influenze ‘’afro-mediterranee’’. Nel corso
della sua analisi sul menadismo presso i Greci, Jeanmaire ha trovato culti africani
strutturalmente affini (zar, bori..), caratterizzati da possessioni da parte di demoni e dal
trattamento coreutico-musicale. L’area di diffusione comprendeva l’Africa settentrionale
(Egitto, Tunisia), Penisola Arabica, Etiopia e Niger.
民族学和民俗学的平行线田野研究和历时文献提供了静态塔兰特主义的形象。最重要
的是,存在将现象''简化为''类型''和'''前因''的危险: - 类型,因为它被归类为广泛的现
象之一,包括低级神秘主义的形式,欣喜若狂邪教、仪式占有、萨满式仪式; - 前
因,因为它被认为是古典和古代世界宗教文明中相应元素的残余。然而,有必要与后
者进行比较,以确定该现象的历史原创性。在民族学和民俗学的相似之处中,让迈尔
考虑了一些非洲的相似之处——指的是原始地中海文明——来说明希腊世界的初始和
狂欢崇拜。事实上,塔兰特主义的形成归功于一些“非洲-地中海”的影响。在分析希
腊人的拜金主义的过程中,让迈尔发现了结构相似的非洲邪教(沙皇、博里 ..),其
特点是被恶魔附身和以舞蹈音乐治疗为特征。扩散区域包括北非(埃及、突尼斯)、
阿拉伯半岛、埃塞俄比亚和尼日尔。
Va aggiunto anche il mondo sud-americano (afrobrasiliano, afrocubano, afrohaitiano), dove i
culti hanno assunto nomi specifici (vodo, candomblè, santeria, macumba). Jeanmaire
spiega: Si tratta di pratiche a carattere popolare, eseguite dagli strati più bassi della
popolazione (soprattutto femminile), senza limitarsi ad essi. Sono adepti che prestano un
culto particolare a geni gerarchizzati. Tali geni si manifestano, nel corso delle sedute date
dalle congregazioni, mediante lo stato di trances in cui cade l’adepto, e che si traduce in
danze frenetiche, accompagnate da oscillazioni del busto o della testa, e anche dalla
suggestione di ritmi determinati. Nel corso della seduta lo spirito possessore è riconosciuto
dai comportamenti del posseduto, dal genere di passi che esegue. Il posseduto e lo spirito
possessore possono essere dello stesso sesso o di sesso diverso. Per gli assistenti e per i
partecipanti, colui o colei che danza è sempre lo spirito possessore, non il posseduto.
Particolarità comune al fenomeno, e indipendente dall’ambiente sociale e linguistico in cui
si manifesta, è il «cavallo» dello spirito possessore: si dice che il tal dei tali è il cavallo di
questo o quello spirito. Lo stato delirante è controllato dal direttore. Se la frenesia eccede e
diventa dannosa, questi ne mette fine. A quest’agitazione violenta segue uno stato di
amnesia del posseduto. Gli spiriti hanno tormentato il posseduto, tanto da provocargli
disturbi patologici di carattere nervoso.
meno che non siano posseduti, per contagio o imitazione, nel corso d’una seduta a cui
assistono. Attraverso doni o sacrifici segue uno stato di calma. A differenza dell’esorcismo, il
metodo di trattamento qui impiegato non ha tanto per scopo la soppressione degli stati
deliranti, quanto piuttosto di trasformare tali stati attraverso l’eliminazione del loro fattore
depressivo in vista di realizzare un nuovo equilibrio della personalità, in virtù di una sorta di
simbiosi con lo spirito possessore divenuto protettore. Emergono alcune affinità col
tarantismo: appartenenza a un ceto popolare (femminile), coesistenza con forme religiose,
terapia coreutico-musicale, spirito possessore che richiama la tarantola, stato di trance,
rapporto tra spirito e musica. Lo scopo non è l’espulsione dello spirito malefico, ma la
trasformazione degli stati depressivi e la normalizzazione della crisi. 相似
邪教 案例
Vediamo i culti specifici: I BORI (Nigeria). La persona in crisi, vestita di bianco, dopo una
cerimonia segreta di iniziazione alla presenza di due padrini, veniva condotta presso un
albero sacro, e quivi avevano luogo le manifestazioni coreutiche che riprendevano poi a
domicilio del posseduto, il che corrisponde allo scenario rituale del tarantismo.
ZAR (Etiopia): il suolo dove ha luogo la terapia coreutico-musicale è disseminato di fogliame
o di canne, con evidente richiamo alla camera dove danzano i tarantati. Si sceglie un colore
collettivo, col quale il posseduto entra in rapporto, per controllare l’unione con lo spirito.
TIGRETIER abissinio: (Nathaniel Pearce) la donna è in crisi, immobile, giunge la musica, il
corpo si muove con il ritmo che aumenta.
VODO (Haiti): gli spiriti del vodo, cioè i LOA, sono entità che si manifestano con la
possessione nel corso di cerimonie che hanno luogo in santuari, dove al centro c’è un palo
con base di pietra (poteau-mitan), luogo di uscita e accesso degli spiriti. I santuari erano
muniti di camere (come camerini di un teatro), dove i posseduti potevano trovare tutto
l’occorrente, in base al loa che incarnavano (vesti, gioielli, collane, specchi, spade..). I loa,
come le tarante, in base alle danze, al colore e alle melodie, caratterizzano il
comportamento del posseduto. Per esempio se si trattava di impersonare Ogu, loa
guerriero, il posseduto si riveste di fazzoletti rossi e compie gesti da guerriero con una
spada, simulando il combattimento (come il tarantato è sensibile al colore rosso). Erzulie, il
loa della seduzione femminile, è riconducibile alla taranta ‘’libertina’’ che porta le tarantate
a vestirsi da spose, truccarsi eccentricamente e contemplarsi allo specchio. L’impulso verso
il mare trova orizzonte nel culto del loa Aguè, i cui posseduti svolgono la cerimonia in riva al
mare o su un veliero, e simulano il gesto di remare, imitando il suono delle onde, e hanno
un forte impulso di gettarsi in acqua (un equipaggio lo sorveglia). Anche nel tarantismo
molti canti facevano riferimento alle acque. Per il loa Damballah, il posseduto imita la biscia,
con la lingua da fuori, striscia sul suolo, si arrampica sui muri e si sospende a testa in giù: è
riconducibile al culto cattolico irlandese di S. Patrick, liberatore della serpe, raffigurato,
come le immagini di S. Paolo, con una serpe ai piedi.
vita il diventare centro di attenzione e il sostenere una parte soprannaturale e rispettata».
Ma è stato anche osservato che le cerimonie vodu, soddisfano il bisogno di far defluire
traumi, depressioni, conflitti e frustrazioni per un popolo che ha alle spalle la schiavitù. I loa
appaiono come orizzonti mitico- rituali di comportamento lavorati in modo da consentire il
deflusso culturalmente orientato dai contenuti critici più ricorrenti dell’esistenza. E’
riportato un caso ricordato dal Metraux: Una povera donna, venditrice di frutta al mercato,
celebrava ogni anno una cerimonia privata in onore di un loa personale, il capitano Deba,
che, nel corso della possessione, appariva come un ufficiale della marina americana. Essa le
comprava whisky e altri alimenti graditi agli americani, e quando la possedeva, essa si
mascherava con un casco, fingeva di remare e canticchiava canzoni americane. Questa
trasformazione avrebbe potuto apparire singolare se non si fosse trovato che la donna era
stata l’amante di un fuciliere americano. Il loa aveva preso la figura del suo amante, e
attraverso questa possessione si immergeva nel passato. Questo caso richiama quello di
Maria da Nardò. Tuttavia esistono differenze tra vodu e tarantismo: alla molteciplità
cerimoniale dei loa, si contrappone l’elemento unico della taranta, con il riturale morso-
veleno. Inoltre nel tarantismo non esistono né sacerdoti, né santuari, né congregazioni
iniziatiche. Particolare importanza hanno i suonatori, nel 600 stipendiati regolarmente, e nel
1876 erano figure di prestigio, come Francesco Mazzotta, del quale De Simone abbozza la
figura di cieco violinista. Anche i culti africani sono stati ricondotti (e ridotti), come il
tarantismo, a malattia.
和歇斯底里症不同
A differenza dell’isteria, il posseduto rituale si deve configurare a un immagine classica di
personaggio mitico.’’ Tra i paralleli etnologici inoltre, troviamo quelli folklorico-religiosi,
fenomeni simili rintracciabili nella vita religiosa di società rustiche europee nell’area del
Mediterraneo occidentale (Sardegna e Penisola iberica). Qui le affinità coinvolgono proprio
il tema della musica e della danza come esorcismo del morso velenoso di un animale.
Purtroppo le documentazioni sono troppo lacunose, ci limitiamo ad un comparazione col
tarantismo pugliese e quello sardo, per il quale nel 1960 è stata condotta un’inchiesta da
parte degli studenti di Lettere di Cagliari sui 30 villaggi dell’isola, da cui sono emersi alcuni
dati importanti. vedove, sposate o nubili), mentre l’avvelenato viene sepolto sino al collo nel
letame o in una fossa di terra, oppure lasciato al suolo in preda alla crisi (può ballare o
meno). Con diversi temi coreutico- musicali, le nubili, le spose e le vedove eseguono a turno
la propria prestazione, finché la persona sottoposta a trattamento non mostra di gradirne
una. In generale la crisi provocata dall’argia colpisce più gli uomini che le donne, durante i
mesi estivi e non da luogo a ripetizioni stagionali. Talora le terapie non hanno nulla a vedere
con la musica e con la danza, com’è nel caso della pratica di immettere l’avvelenato in un
forno tiepido. Tra le numerose varianti locali presenta particolare interesse la seguente,
riferita da un’informatrice di Ossi: nell’argia trasmigrano le anime di persone morte, sempre
di sesso femminile e sempre in una delle tre condizioni di nubile, sposa e vedova; attraverso
il morso passano nella vittima sempre di sesso maschile, che assumendo abiti femminili, si
comporta a seconda dei tre stati d’animo. Con l’esplorazione musicale e il gradimento
dell’avvelenato, si scopre il tipo di possessore. Se si tratta di una nubile, il possessore,
sceglie un ballerino tra i presenti e inizia un ciclo coreutico che termina con la caduta al
suolo, per poi riprendere sotto lo stimolo rinnovato della musica. Se si tratta di una sposa
invece si simula la gravidanza, si manda a chiamare la levatrice, o si da un pupazzo da
allattare e vezzeggiare come un neonato. Infine, se si tratta di una vedova, chi ne è
posseduto lamenta il marito morto e i presenti fanno la parte del coro funebre. Questi dati
mostrano affinità evidenti col tarantismo pugliese. Ma emergono aspetti che non hanno
riscontro nel tarantismo pugliese, come per esempio la larga partecipazione maschile,
l’assenza dello scenario acquatico-vegetale, la mancata ripetizione stagionale, il cerimoniale
della sepoltura, nel letame, o il forno tiepido ecc.. 與之相似的例子

II. IL SIMBOLO DELL’OISTROS. 這種儀式的經典前身!


Studiamo ora gli antecedenti classici del tarantismo pugliese, cioè quegli aspetti che
troviamo riscontro nella vita religiosa greca, di cui l’Apulia fu una provincia culturale della
Magna Grecia. Sul simbolismo del morso esiste una letteratura medico-letteraria di età
ellenistica riguardo i morsi di animali e i loro effetti sull’uomo. Nicandro descrive gli effetti di
una crisi di aracnidismo (convulsioni, tremore, delirio..), Filumeno riferisce che avvicinandosi
a un morsicato da falangio si poteva cadere nella stessa crisi di cui soffriva quest’ultimo.
Troviamo familiarità sull’aspetto cromatico del tarantismo pugliese nelle descrizioni di
Nicandro sui colori di scorpioni e sugli effetti dei loro morsi (il bianco è innocuo, il rosso
provoca sete e febbre, il nero, delirio). Plinio riporta la tradizione secondo la quale a Latmo
di Caria il morso è letale solo agli indigeni- in particolare alle DONNE- e si collega al fatto di
come la taranta sia pericolosa solo in Puglia e per i pugliesi (e che sospende la sua velenosità
entro il ‘’feudo’’ di Galatina), soprattutto per le fanciulle nell’età della pubertà.
L’autonomia simbolica del morso in Grecia si collega a una puntura incalzante, che costringe
a una fuga angosciata, delirante, allucinata e furente. In un frammento di Eschilo si trova la
figura del ‘’dardo dello scorpione’’: l’oistros (‘’puntura-pizzico’’) è il pungiglione del tafano
che costringe a una corsa senza meta, con il cuore pieno di phobos (paura) e di ira (ne sono
armate le Erinni).
百眼怪獸
Nella figura di IO, plasmata nel Prometeo, le immagini dell’oistros si fanno concrete: la
sacerdotessa vergine è vittima di un amore precluso, in una notte nella sua camera cede alle
nozze con Zeus. Rivelate queste visioni al padre Inaco, questi la caccia dopo aver ricevuto
risposta da un oracolo, e la lascia errare fino i confini del mondo. Hera per gelosia la fa
sorvegliare dal bovaro Argo dai cento occhi, quando fu trasformata in vacca da Zeus per
possederla come toro. Infine Hera le manda un tafano che la punge, e la costringe ad una
corsa infinita, fino a che irrompe sulla scena di Prometeo. La corsa, costellata di tanti
pericoli, si arresterà alla fine del dramma: sulle sponde del Nilo Zeus col tocco della mano la
renderà madre di Epaphos, che vuol dire appunto «nato dal tocco della mano». Lo scenario
sarà descritto nelle Supplici come un paesaggio dominato dalla vegetazione e dal fluire di
acque risanatrici. Questa immagine di Io richiama alcuni temi del tarantismo, dove
fondamentale importanza ha il tema dell’amore precluso, dell’eros irresistibile e impossibile,
che rientra nella configurazione esistenziale di tarantate durante il periodo pubere. Io è
trasformata in vacca e si collega con l’immagine del tafano che disturba il bestiame. Il
nome‘’Io’’ è un grido che riecheggia, proprio come le tarante hanno le loro grida durante la
crisi. Infine dopo la corsa, si arresta in uno scenario aroboreo-acquatico: troviamo questa
descrizione anche nella letteratura antica di Nicola Caputo sul tarantismo. Non sono
somiglianze casuali.不是隨機的有聯繫之處
La crisi che coinvolge il mondo delle donne, soprattutto prima delle nozze, scatenata da
eros, il manifestarsi di questa crisi con la fuga verso solitudini arboree e acquatiche, sotto lo
stimolo di una pungente e allucinante sollecitazione, una possessione di tipo animale, un
impulso suicida, la ipnotizzante melodia che accompagna la corsa, la risoluzione della crisi
attraverso acque risanatrici: questa è la trama di Io, che noi verifichiamo nel suo senso
religioso. Un frammento del trattato pseudoippocrateo sulle malattie delle donne descrive
alcune forme di crisi con conseguenziali angosce, manie, tremori, cui nel mondo greco erano
esposte le donne, il cui equilibrio fosse stato alterato dalla mancanza di figli. Un particolare
caso è riferito anche da Plutarco: una volta le vergini di Mileto, senza causa apparente,
caddero in preda a un desiderio suicida e correvano in molte a impiccarsi. La città era
profondamente sconvolta da questa calamità, finché un legislatore prescrisse che i cadaveri
delle fanciulle venissero poi esposti nudi e con una corda al collo nel mercato: la legge sortì
l’effetto desiderato, e così terminò l’epidemia suicida delle vergini. Aristosseno narra che
improvvisamente delle donne sedute ad un banchetto sentirono delle voci che le
chiamassero e scapparono via dalla città. Il responso dell’oracolo fu che per allontanare la
malattia, fossero cantante melodie per 14 giorni durante la Primavera.女性的危機

Questi documenti narrano episodi storici reali, interpretati come disordini psichici. La
diffusione di queste crisi nel mondo femminile si collega al nesso mitico- rituale del
menadismo. Nelle MENADI, baccanti, è presente l’aspetto orgiastico del culto dionisiaco e la
fuga in uno stato allucinato verso solitudini arboree, presente anche nelle tragedie (per es.
sul monte Citerone nelle Baccanti di Euripide). 酒神之中也存在類似
其他神話中 Esistono inoltre vari miti, tra cui il mito argivo delle figlie di Proitos: queste,
nell’età della pubertà, si ribellarono ad Hera e al loro destino matrimoniale e di conseguenza
furono colpite da manie, fuggirono dalla casa paterna, errando senza meta. Fu organizzato
un inseguimento delle fanciulle mediante gridi rituali e danze di possessione, portando le
invasate verso il mare (in un’altra versione è il padre che le porta ad una fonte, dove chiede
ad Artemis di liberare le figlie promettendo in sacrificio 20 giovinette dai capelli rossi).
ricongiungersi alle altre menadi. Il mito delle Minyadi dava orizzonte a un cerimoniale
durante il quale le donne della città fuggivano inseguite dal sacerdote di Dionysos, che le
minacciava con una spada: chi di esse veniva raggiunta era sacrificata all’altare del dio, il che
una volta avvenne al tempo di Plutarco. Nella società greca dell’epoca classica fu il
menadismo che particolarmente raccolse questa eredità, facendo valere le esigenze di
controllo e di risoluzione delle crisi esistenziali che colpivano il mondo femminile,
soprattutto le fanciulle. 古代希臘社會的女孩

3. Il simbolismo dell’aioresis
È il simbolismo dell’altalena come rito. Ci sono riferimenti in Fedra, analogie con
l’impiccagione che ne determina la morte, il suo corpo che penzola come su un’altalena. In
Grecia accadeva spesso, nelle donne in crisi, la fuga dalla comunità civile mediante il suicidio
per impiccagione o annegamento. Questo avveniva per donne perlopiù in età pubere, nella
sfera dell’eros. L’annegamento era visto come un’immersione catartica, mentre
l’impiccagione si riplasmava nel simbolo dell’altalena. Da considerare, a questo punto, è la
“festa dell’aiora”, cioè dell’altalena delle vergini. Alla morte di Icaro, la figlia Erigone lo
cerca, ma trovandolo morto, si impicca. Da allora divenne una voga per le vergini attiche
impiccarsi. L’oracolo predisse che Apollo avrebbe fatto terminare i suicidi se si fosse istituita
quella festa che riproponeva il mito della figlia di Icaro, l’aletis, l’errante, appunto.
Era una festa di primavera, di capodanno in cui ci si lasciava l’anno passato alle spalle, si
regolavano i debiti con l’al di là, ci si assicurava fecondità e fortuna per l’avvenire. La valenza
agraria simbolica è dominante. Si sottolinea la valenza della crisi della pubertà femminile
che sottende l’orizzonte mitico-rituale delle aiora. Momento critico e rischioso potrebbe
essere il mancato distacco dalla figura paterna da sostituire con quella di uno sposo (rifiuto
del destino di donna per la morte del padre nel mito che si evocava nelle donne puberi che
lo proiettavano in forme mitico-rituali da mimare). L’altalena delle vergini o di pupattole che
le sostituivano simbolicamente realizzava in forma alienata e attenuata l’impulso suicida. Il
mito si concludeva con la trasformazione in stelle dei suoi protagonisti così da poterli
contemplare come situazione oltrepassata e sublimata. Il centro del simbolismo e della festa
era l’altalena. 都以主角變成星星而告終 可以代表宣洩和勝華

Varie le testimonianze della valenza catartica di quest’esperienza: Platone (l’oscillazione


ritmica placa le agitazioni e, con l’alimentazione, il movimento costituisce il principale
giovamento soprattutto dei più giovani, dei bambini – si cullano col sottofondo di una
ninnananna). L’aioresis dunque ha la sua figura inaugurale nell’esser cullati dalle braccia
materne, è una sorta di ritorno indietro. Ad un certo punto, poi, subentrano il sonno e la
quietudine. 最終的回歸
Con queste varianti il primo impulso al suicidio assumeva valenze molteplici, prima fra tutte
quella del passaggio dalla pubertà all’età adulta, fertile. Era tutto più chiaro ed esplicito
nella cosiddetta “festa dei germogli” in cui si iteravano gli stessi riti con le stesse valenze. In
primis quella agraria, poi tutte le altre, possibili soluzioni alle crisi delle giovani. Ci sono altre
“impiccate” in altri miti e sempre con funzione simbolica e all’origine di riti che hanno la
fioritura delle fanciulle come principio, lo spegnimento dell’impulso suicida e la
trasformazione di questo impulso in morte dell’infanzia. 社會對少女成長和變化的推動和
她童年的死亡

Come il mito di Charila, orfana che si impicca, in Attica; oppure quello di Artemis Karyatis in
Laconia. Infine ritorniamo all’immagine della Fedra di Euripide che si impicca e, nel ritratto
di Polignoto, dondola come su un’altalena, abbandonata alla malinconia. Punti focali: amore
impossibile, precluso, inerzia mortale, riscuotimento e desiderio di vagare in paesaggi
acquatici ed arborei, riposo sui monti, rifiuto della propria condizione di donna, finale
impiccagione. Fedra ci aiuta a capire tutte le crisi femminili della civiltà religiosa greca con
tutti i loro significati simbolici. 就像 Charila 的神话一样,一个在阿提卡上吊自杀的孤
儿; 或拉科尼亚的阿尔忒弥斯·卡里亚蒂斯。 最后,我们回到欧里庇得斯 (Euripides) 的
斐德拉 (Phaedra) 上吊的形象,在波利尼诺托斯 (Polygnotus) 的肖像中,像在秋千上一
样摆动,被遗弃在忧郁中。 焦点:不可能,止赎的爱,致命的惯性,回忆和在水边和
树栖景观中徘徊的愿望,在山上休息,拒绝女性的条件,最后的悬而未决。 Phaedra
帮助我们了解希腊宗教文明的所有女性危机及其所有象征意义。
Il simbolismo del morso, della vergine errante, delle eroine e delle dee impiccate nel mito e
dell’altalena rituale in uno scenario aquatico e vegetale appaiono nel mondo greco in
contesti mitico-rituali destinati visibilmente a dare orizzonte di deflusso e di risoluzione a
reali disordini psichici di adolescenti e spose infelici, fanciulle rimaste ancora infantili o
deprivate della possibilità di amare un uomo in particolare.被咬的精神障礙

Kircher, tuttavia, riporta la connessione simbolica all’altalena ai rami del ragno come la
ragnatela fra i rami a cui sta appeso il ragno, oscillando al vento. Qualche antecedente
mitico-rituale al tarantismo lo troviamo nel mito di Arachne, grande tessitrice che sfidò
Athena ad una gara tessendo un arazzo con le vicende meno nobili degli dei. Questo fa
arrabbiare la divinità e per salvarsi Arachne fugge ad impiccarsi, ma Athena la precede e la
trasforma in ragno e le concede di vivere a patto di pendere dalla tela. C’è chiara
connessione fra gli elementi: impiccagione 懸掛 , oscillazione del ragno appeso alla tela,
disordini psichici preponderanti e all’origine delle crisi. Altri miti presentano questi aspetti,
anche germanici, così le epidemie coreutiche del Medioevo. 蜘蛛起源的前身

C’è un chiaro rimando ai culti orgiastici femminili e al menadismo, alle corrispondenti crisi.
明确提到女性狂欢崇拜和堕落,以及相应的危机。
Tornano i vari simbolismi: specchio (simbolo del ritorno indietro, rievocazione del cattivo
passato e rinascita), nozze (le spose di San Paolo). L’agonismo rituale orienta verso le
iniziazioni maschili, sono esibizioni di destrezza (rimando alla
danza dei Cureti, alla danza pirrica, alle gymniopedie, ai combattimenti educativi spartani e
ateniesi). Il tarantismo presenta particolare connessione alle gymniopedie che si svolgevano
d’estate ed erano rappresentazioni coreutiche di battaglie e scontri. E fra le danze dei
tarantati troviamo proprio l’ormos (catena) e il panno rosso. La prima era una danza
spartana eseguita in catene, con movimenti bellicosi. La seconda rimanda alla veste rossa
delle danze pirriche e alla divisa di guerra degli spartani.

4. La catartica musicale
La catartica musicale usata per curare disordini psichici e morali o possessioni è un altro
aspetto prorompente negli antecedenti classici. Platone ricorda l’uso di canti contro i morsi
di serpenti, phalangi e scorpioni. Lo stesso Orfeo usa una musica per portare via dall’Ade la
sua Euridice, morta proprio per il morso di un serpente (era uso comune cantare per
riportare in vita fanciulle morte a causa di morsi di animali velenosi). A noi interessa sapere
che in Grecia la musica e la danza avevano impiego terapeutico e catartico per curare
malattie del corpo o disordini psichici o conflitti morali. Chiari riferimenti ci sono
nell’Eutidemo e nello Ione di Platone riguardo le pratiche del coribantismo. Nel primo si fa
riferimento alle danze con l’impiego di strumenti a percussione.
Nel secondo, addirittura, si sottolinea l’elettività da parte dei posseduti per una sola aria
musicale, quella associata al nume che li possiede. Potrebbe trattarsi di due momenti della
stessa cerimonia. L’elettività della musica è presente anche nell’Ippolito euripideo: il coro
domanda di quale nume si tratta e poi decide il mantis da eseguire. 在第二个中,即使是在
与拥有他们的神相关的单个音乐咏叹调中,也强调了被拥有者的选择性。 这可能是同
一个仪式中的两个时刻
rimasto inerte agli altri canti, si ridesta solo all’intonazione del canto e della musica giusti 他
对其他歌曲保持惰性,他只会在正确的歌曲和音乐的音调下醒来

Il mondo greco ritorna per quanto riguarda il rapporto fra mania, rito e musica (rimandi al
pitagorismo, a Platone, Aristotele, alla tragedia). Come diceva Platone, mentre per gli altri la
soluzione è nella danza, negli infanti è nel sonno, nell’oscillazione ritmica di madri e nutrici.
C’è un’angoscia delirante iniziale dovuta a fragilità o inettitudini dell’anima. 由于灵魂的脆
弱或无能,最初会出现妄想的痛苦。La soluzione, in un caso o nell’altro, sta nella musica
(e nella danza). Nel Fedro Platone distingue due tipi di mania: quella dovuta a malattie
umane e quella ispirata dai numi. Poi ci sono 4 sottospecie fra cui la telestica, collegata ai
culti orgiastici con momento iniziale patologico e cura con musica e danza. È follia che muta
di segno e reintegra nella ragionevolezza. Sono manie curabili se le fragilità sono
riconducibili ad antichi debiti contratti con la divinità e sono pagabili con le musiche e le
danze. 在 Phaedrus Plato 中区分了两种类型的躁狂症:一种是由人类疾病引起的,另一
种是受诸神启发的。 然后有 4 个亚种,包括 Telestics,与具有病态初始时刻和音乐和
舞蹈治疗的狂欢邪教有关。 改变其符号并重新融入合理性的是疯狂。 如果虚弱可归因
于与神签订的古老债务,并且可以通过音乐和舞蹈来弥补,那么它们就是可以治愈的
妄想。
Sono spunti platonici sulla catartica che non confondono la pazzia con la mania religiosa, i
disordini psichici con l’ordine mitico-rituale dei culti orgiastici. Ordine rituale si innesta nella
crisi, la imita per farla defluire, per mutarla di segno e orientarla verso la risoluzione. Questa
catartica musicale ebbe la Magna Grecia come patria elettiva, influenzando sia Platone che
Aristotele. Pitagora praticava la musica risanatrice e così i tarantini come Aristosseno. Lui
curava vari malesseri con la musica: la sciatica e l’eccitazione da vino.
这些是柏拉图式的宣泄思想,不会将疯狂与宗教狂热、精神障碍与狂欢邪教的神话仪
式秩序混为一谈。 仪式秩序被嫁接到危机中,它模仿危机使其流出,改变它的符号并
引导它走向解决。 这场音乐宣泄以大希腊作为其选择的家园,影响了柏拉图和亚里士
多德。 毕达哥拉斯练习治疗音乐,塔兰托也像阿里斯托克塞努斯一样练习。 他用音乐
治疗各种疾病:坐骨神经痛和酒瘾。
Per Pitagora la musica curava disagi somatici, psichici e morali. Curava così anche l’epilessia.
In Magna Grecia, tuttavia, ebbe grande importanza il culto dionisiaco, specialmente a
Taranto. Dioniso era il dio più importante della regione e durante le dionisie la città di
Taranto, come nessuna, versava in uno stato di ebbrezza. La Puglia fu perseguitata da un
punto di vista religioso per i Baccanali. Ci fu uno sviluppo nell’economia schiavistica dopo le
conquiste romane. Gli schiavi tarantini giunsero a Roma e con loro il culto bacchico. I Senato
trascorse vari anni per sedare il movimento che assumeva carattere politico e sociale. La
repressione più grande si riscontrò proprio nell’Apulia. È sempre stata un’isola verde,
florida, calda, ricca di piante e frutti esotici e verdeggianti. Terra che ispirò Epicuro e
Lucrezio, oggi terra del rimorso. 对于毕达哥拉斯来说,音乐治愈了身体、心理和道德上
的不适。 因此他也治疗癫痫症。 然而,在大希腊,酒神崇拜非常重要,尤其是在塔兰
托。 狄俄尼索斯是该地区最重要的神,在狄俄尼索斯时期,塔兰托城与其他城市不
同,处于陶醉状态。 从宗教角度来看,普利亚大区因酒神而受到迫害。 罗马征服后奴
隶经济有了发展。 塔兰托奴隶抵达罗马,随之而来的是酒神崇拜。 参议院花了几年时
间来平息这场具有政治和社会性质的运动。 最大的镇压发生在普利亚。 它一直是一个
绿色、繁荣、温暖的岛屿,充满异国情调和青翠的植物和水果。 启发伊壁鸠鲁和卢克
莱修的土地,如今是一片悔恨之地。

V. LE ORIGINI MEDIEVALI DEL TARANTISMO


Se il tarantismo non era riconducibile ai veri stati morbosi, l’influenza del culto di S. Paolo,
dalla fine del ’700 in poi, aveva profondamente sconvolto la funzionalità del simbolo mitico-
rituale. L’espansione della civiltà cristiana, la letteratura, l’illuminismo, il positivismo e i
progressi nelle scienze mediche ridefinirono il tarantismo, avviandolo al suo tramonto.
Ritornando all’origine del fenomeno, rintracciamo quest’ultima nei bestiari medievali,
scongiuri, preghiere e ricette raccolte dal Pradel. A livello etimologico la congiunzione
taranta-tarantula e l’odierna ‘’tarantella’’ è con Taranto.詞源層面上
l’esercito normanno fu vessato dalle tarante, onde fu necessario il ricorso alla pratica del
forno caldo (impiegata in Sardegna). Anche nella cronaca della prima Crociata si legge che
l’esercito accampato in Siria si lamentava per i morsi di tarante: alcuni morirono per
infezione. Vennero impiegati alcuni rimedi, tra cui gli uomini dovevano giacere con le donne
(riferimento simbolismo erotico del morso). E’ stato ritrovato anche il più antico documento
sull’esorcismo coreutico-musicale, dove si dice che canto e musica portano allegria e sono
utili per tutti i veleni, poiché il morso della tarantula genera melanconia. Gli ‘’ignoranti’’ e le
persone del volgo raccontano che la taranta nel momento in cui morde emette una melodia,
e quando il malato risente la stessa, ne prova giovamento. Si dice anche che i tarantati sono
attratti da colori e/o oggetti conformi alla loro personalità e gusti (così anche per l’olfatto).
Così allontanano gli spiriti, impendendo al veleno di raggiungere le parti interne del corpo.
Ne parla anche un medico fiorentino intorno alla seconda metà del 1300 nel suo De morsu
tarantulae: è chiaro che il fenomeno era già diffuso. Ma l’indicazione preziosa è l’urto fra
mondo cristiano e mondo islamico (ancora modernissimo!) in PUGLIA, la finis terrae, dove
gli eserciti occidentali patirono di morsi avvelenati, da cui iniziò e si plasmò il movimento
culturale del tarantismo, dotato. Inoltre non vanno dimenticate le pesti, la lebbra, i morbilli,
la morte nera, dal 1100 al 1300, e tutte le epidemie che invasero l’Italia meridionale.
Altrettanto il tema dell’eros precluso della letteratura si diffuse dalla lirica colta al
tarantismo popolare per trasmissione orale di canti: un amore che il poeta-amante
ambienta nello scenario primaverile del locus amoenus, dove figurano appunto l’albero e la
fonte. Per quanto riguarda la catartica musicale, nel Medioevo si era già diffuso il De Musica
di Boezio, cristianizzato da S. Agostino, dove si tratta proprio la teoria pitagorica
dell’armonia della musica

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