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"Modellazione tridimensionale di strutture in

calcestruzzo armato in campo non lineare"

Sgambi, Luca

ABSTRACT

Benché sia forse il materiale da costruzione più diffuso, il comportamento delle strutture in calcestruzzo
armato in campo non lineare presenta ancora diversi aspetti di non facile comprensione e model-lazione.
In questo lavoro si vuole eseguire una panoramica sullo sviluppo dei modelli matematici atti a defini-re il
comportamento di questo materiale, analizzando i legami costitutivi presenti nei più diffusi codici di cal-colo
commerciali. Una serie di test sono eseguiti allo scopo di confrontare differenti codici di calcolo sulla loro
capacità di riprodurre i classici domini di rottura (in regime uniassiale, biassiale e triassiale). Un esempio
finale, su di una trave a shed dalla geometria complicata, mette in evidenza le capacità di modellazione
nume-rica dei moderni software.

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Sgambi, Luca. Modellazione tridimensionale di strutture in calcestruzzo armato in campo non


lineare.Handling Exceptions in Structural Engineering (Rome, Italy, du 13/11/2008 au 14/11/2008). In:
Proceedings of the Handling Exceptions in Structural Engineering, 2008 http://hdl.handle.net/2078.1/182616

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Handling Exceptions in Structural Engineering:
Robustezza Strutturale, Scenari Accidentali, Complessità di Progetto
Roma, 13-14 Novembre 2008 – www.francobontempi.org/handling.php

Modellazione tridimensionale di strutture in calcestruzzo armato in


campo non lineare
L. Sgambi
Politecnico di Milano, Italia

SOMMARIO: Benché sia forse il materiale da costruzione più diffuso, il comportamento delle strutture in
calcestruzzo armato in campo non lineare presenta ancora diversi aspetti di non facile comprensione e model-
lazione. In questo lavoro si vuole eseguire una panoramica sullo sviluppo dei modelli matematici atti a defini-
re il comportamento di questo materiale, analizzando i legami costitutivi presenti nei più diffusi codici di cal-
colo commerciali. Una serie di test sono eseguiti allo scopo di confrontare differenti codici di calcolo sulla lo-
ro capacità di riprodurre i classici domini di rottura (in regime uniassiale, biassiale e triassiale). Un esempio
finale, su di una trave a shed dalla geometria complicata, mette in evidenza le capacità di modellazione nume-
rica dei moderni software.

1 INTRODUZIONE I modelli di livello mesoscopico, possono aiuta-


re a capire l’origine delle non linearità presenti nel
Il calcestruzzo è un conglomerato artificiale costi- comportamento del calcestruzzo. A questo livello,
tuito da una miscela di legante (cemento), aggrega- la pasta cementizia indurita può essere descritta
ti (sabbia e ghiaia), acqua, ed eventuali additivi. I- come una matrice di materiale viscoelastico poro-
dratandosi con l’acqua, il cemento, indurisce e so: la distribuzione e la dimensione di tali pori di-
conferisce all’impasto la resistenza che lo caratte- penderà principalmente dal rapporto ac-
rizza. qua/cemento dell’impasto.
Durante gli ultimi 50 anni, numerosi studiosi si so-
no cimentati nella sfida di capirne il comportamen- Microscala
to e riuscire a riprodurlo tramite modelli matemati-
ci. Tuttavia, le notevoli incertezze coinvolte nella
preparazione del materiale, il complesso meccani-
smo di indurimento che ne governa le proprietà a Livelli di modellazione Mesoscala
lungo termine e i complicati meccanismi di intera-
zione tra pasta cementizia ed aggregati, hanno im-
plicato che la ricerca nel campo della modellazione
di questo materiale non sia ancora giunta ad una Macroscala
teoria unitaria in grado di riprodurre in modo con- Figura 1: Livelli di modellazione del calcestruzzo.
ciso ogni singolo comportamento del materiale.
Gli studi a livello microscopico (Whitmann,
1985) sono eseguiti per capire le basi fondamentali In questo tipo di modellazioni, gli aggregati
del comportamento del calcestruzzo, come la pasta possono in genere essere schematizzati come corpi
indurita aderisce agli aggregati, come nascono ed con proprietà elastiche lineari, in quanto la loro re-
evolvono le fratture (Carol et al. 2001), (Toumi, sistenza è usualmente maggiore della resistenza
2002) come agiscono gli additivi di cui oggi si fa della pasta cementizia. Questi modelli vengono ad
largo uso. Tali ricerche, di grande importanza, ri- esempio utilizzati per la comprensione del danneg-
chiedono tuttavia un notevole sforzo per poter es- giamento del calcestruzzo (Wriggers), per capirne
sere riprodotte in modelli di maggior scala, utili ai le proprietà di interfaccia con gli aggregati o con
progettisti ai fini applicativi.
nuovi materiali o per capire l’influenza di difetti - Per (0.30 ≤ σ/fc ≤ 0.50) le microfessure già e-
nel conglomerato cementizio (Carpinteri). sistenti iniziano ad accrescersi e a propagarsi a
I modelli di materiale, utilizzati nell’ingegneria causa delle concentrazioni tensionali localizzate. In
strutturale, sono rappresentati dai modelli a scala questo intervallo di valori di (σ/fc), l’energia inter-
macroscopica. Il calcestruzzo viene modellato co- na è confrontabile con quella che si rilascia in fase
me un materiale omogeneo non lineare ed i difetti di frattura. Il processo di propagazione delle fessu-
presenti nella pasta cementizia vengono considerati re è stabile e le stesse risultano distribuite in modo
solamente in senso medio. pressoché uniforme all’interno del provino.

- Per (0.50 ≤ σ/fc ≤ 0.70) le microfessure si ac-


crescono ed iniziano a collegarsi tra loro. Si nota
sperimentalmente che, mantenendo il livello di ca-
rico costante, le fessure continuano a propagarsi
per un determinato periodo, con velocità decre-
scente, sino a raggiungere una configurazione fina-
le.

- Per σ/fc ≈ 0.80 l’energia interna immagazzina-


ta risulta maggiore di quella rilasciata in fase di
frattura. Per tensioni superiori, anche se si mantie-
ne il livello del carico costante, la fessurazione
progredisce con un incremento di velocità ed il si-
stema diventa instabile. Il valore σ/fc = 0.80 viene
Figura 2: Livello di modellazione in macroscala.
assunto quale indicatore di soglia per la propaga-
zione instabile delle fratture.

2 IL COMPORTAMENTO DEL La Figura 3 mostra le varie fasi descritte in ter-


CALCESTRUZZO mini di deformazione longitudinale (εl), deforma-
zione trasversale (εt) e deformazione volumetrica
Per comprendere il comportamento tridimensionale (εv = ε1 + ε2 + ε3).
del calcestruzzo a livello macroscopico, è necessa-
rio esaminarne dapprima il comportamento a regi-
me uniassiale. Un provino di calcestruzzo possiede
al suo interno un insieme di microfessure, localiz-
zate per la maggior parte lungo l’interfaccia tra la
matrice cementizia indurita e gli inerti. Essendo il
modulo della matrice cementizia minore dal modu-
lo di rigidità degli inerti, anche se il provino è sot-
toposto ad uno stato di compressione uniassiale ed
omogeneo, a livello locale nasce uno stato tensio-
nale pluriassiale e non uniforme. In particolare, in Figura 3: Stadi fessurativi del calcestruzzo.
direzione normale al carico si sviluppa un sistema
di tensioni di trazione e di compressione comples-
sivamente autoequilibrato. Si noti che il valore σ/fc = 0.80 rappresenta an-
Definendo con σ la tensione presente in dire- che un valore di soglia per l’andamento della de-
zione uniassiale e con fc la massima tensione di formazione volumetrica, la quale diminuisce con
compressione possibile, durante una prova di andamento quasi lineare sino a questo livello di
schiacciamento si possono evidenziare le seguenti tensione, dopodiché aumenta sino a cambiare se-
fasi [Malerba 1998]: gno.

- Per (0.00 ≤ σ/fc ≤ 0.30) l’andamento delle de- La forma della curva σ = σ(ε) rimane pressoché
formazioni è pressoché lineare. Lo stato di micro- simile per calcestruzzi a bassa, media ed alta resi-
fessurazione preesistente al carico resta pratica- stenza. La forma di tali curve è strettamente legata
mente invariato e l’energia interna disponibile è all’evoluzione del processo di microfessurazione
inferiore a quella richiesta per la propagazione del- all’interno del provino. I calcestruzzi ad alta resi-
la frattura a livello microscopico. Il valore σ = stenza possiedono in genere un tratto iniziale, con
0.30 fc, viene difatti indicato come valore soglia per andamento prossimo al lineare, più esteso ed un
il comportamento elastico del materiale (Kotsovos comportamento ultimo più fragile.
& Newmann).
Anche la conoscenza del comportamento del dal rapporto acqua-cemento, dal tipo e dalla mas-
calcestruzzo a trazione ha grande importanza per- sima dimensione degli inerti e dall’età del calce-
ché da esso dipendono i meccanismi in base ai struzzo. Secondo il CEB-FIP MC90 l’energia di
quali si sviluppano i comportamenti deformativi frattura può essere stimata, in prima approssima-
degli elementi strutturali a flessione, taglio e tor- zione, con riferimento alla resistenza a compres-
sione. L’analisi sperimentale del comportamento sione del calcestruzzo e tenendo conto la massima
del calcestruzzo a trazione è però più complessa, e dimensione degli inerti.
per determinarne le caratteristiche di resistenza
vengono utilizzate sia prove dirette che prove indi- G f = G f 0 ( fcm f cm0 )
0.7
(1)
rette.
Anche in trazione la non omogeneità del mate-
riale e la presenza di microfessure all’interfaccia in cui fcm è la resistenza media a compressione,
tra gli inerti e la matrice cementizia, influenzano in fcm0 è una resistenza media di compressione di rife-
modo determinante il comportamento meccanico rimento pari a 10 N/mm2 e Gf0 è un’energia di frat-
del calcestruzzo. tura di riferimento dipendente dalla dimensione
L’applicazione di uno stato tensionale monoas- massima degli inerti secondo i valori riportati in
siale ed uniforme di trazione, non da luogo ad una Tabella 1.
crescita significativa della microfessurazione sino
ad un’intensità del carico pari a circa il 70% della Tabella 1: Valori dell’energia di frattura di riferimento in
resistenza a trazione. Sino a questo livello del cari- funzione del diametro massimo degli inerti.
co il diagramma tensioni-deformazioni si mantiene
dmax [mm] 8 16
pressoché lineare.
Con l’aumentare del carico, il sistema microfes- Gf0 [N/mm] 0.025 0.030
surativo inizia a propagarsi. Alcune fessure di
maggiore estensione sviluppano una zona cosiddet-
ta di processo, consistente in un sistema di micro- La resistenza a trazione del calcestruzzo dipen-
fessure più o meno parallele tra loro, ma disconti- de sostanzialmente dagli stessi parametri che ne in-
nue e normali alla direzione del carico. fluenzano la resistenza a compressione, ovvero
L’estensione della zona di processo è, nella mag- dalle proprietà della pasta di cemento idratata e da
gior parte dei casi, limitata. Nel calcestruzzo in tra- quelle di adesione tra matrice cementizia ed inerti.
zione è quindi più accentuato che non in compres-
sione, il carattere discreto del processo di rottura.
Aumentando il carico, la zona di processo si
sviluppa sino ad uno stato critico in corrispondenza
del quale l’espandersi instabile della fessurazione e
la frattura del provino improvvisa ed incontrollata
possono essere evitate solo riducendo le tensioni
esterne applicate. A questo stadio, in corrisponden-
za alla sezione critica, si manifesta un netto incre-
mento della deformazione, dovuto ad un ulteriore
sviluppo della zona di processo ed all’aprirsi delle
fessure, mentre nelle zone lontane da tale sezione
la tensione di trazione si riduce. La resistenza ulti-
ma dipende dalle modalità di propagazione delle
microfessure, che si sviluppano fino a congiungersi
tra loro ed a formare un fronte continuo.

Una grandezza importante, atta a descrivere la


resistenza del calcestruzzo a trazione, è rappresen- Figura 4: Dominio di rottura del calcestruzzo in regime bias-
tata dall’energia di frattura Gf (Hillerborg et al.). siale.
Essa può essere determinata sperimentalmente
tramite prove a flessione a 3 punti su provini dotati La sperimentazione sul comportamento del cal-
di intaglio. In questo caso si definisce energia di cestruzzo in regime di tensione pluriassiale richie-
frattura l’area sottesa dal diagramma carico- de l’impiego di attrezzature particolari per risolve-
spostamento depurata dagli effetti del peso proprio re le molteplici problematiche relative alla
del provino e divisa per la sezione netta in corri- realizzazione delle prove, soprattutto per quanto
spondenza dell’intaglio. riguarda le sperimentazioni in regime triassiale.
L’energia Gf dipende da un certo numero di pa- Il comportamento a rottura del calcestruzzo in
rametri, in particolare dal contenuto di cemento, regime di tensione biassiale venne indagato da Ku-
pfer ed altri (Kupfer et al., 1973) e riassunti in un metri che è necessario determinare sperimental-
insieme di curve tensione-deformazione e in un mente per poterli utilizzare.
dominio di rottura simile a quello riportato in Figu-
ra 4. Uno dei più primi criteri di rottura utilizzato per il
Si osservi che per stati di compressione- calcestruzzo, fu il criterio di Rankine. Questo crite-
compressione la resistenza aumenta e che in parti- rio stabilisce che si ha una rottura fragile per tra-
colare per (σ1 = σ2) si incrementa di circa il 16% zione quando il massimo sforzo principale supera
mentre per (σ1 =0.5 σ2) si incrementa di circa il la resistenza a trazione ft’. Ciò si traduce nella de-
27%. In trazione-compressione, un’intensità di tra-
finizione di tre piani perpendicolari agli assi
zione anche piccola fa diminuire rapidamente la
resistenza a compressione in direzione ortogonale. σ1,σ2,σ3 che delimitano la superficie di frattura; ta-
In trazione-trazione l’influenza della tensione orto- le superficie viene detta tension cutoff.
gonale risulta invece trascurabile.
Rankine
1 parametro
Tresca – Von Mises

Mhor – Coulomb
2 parametro
Drucker – Prager
Criteri di rottura
Bresler – Pister
3 parametro
William-Warnke

Ottosen
4 parametro
Hsieh-Ting-Chen

5 parametro William-Warnke

Figura 5: Frontiere di rottura in regime di compressione trias- Figura 6: Criteri di rottura per il calcestruzzo.
siale.

Per quanto riguarda il regime triassiale si ripor-


tano in 5 le frontiere di resistenza sperimentali di
Launay e Gachon (Launay & Gachon 1970). Le
diverse curve si riferiscono a rapporti differenti tra
le varie tensioni principali.

3 I CRITERI DI ROTTURA

Gli studi sperimentali sopra esposti, sono stati tra-


dotti in termini matematici da vari studiosi. Fornire
una formulazione analitica al comportamento spe- Figura 7: Criterio di Rankine: a sinistra il piano meridiano, a
rimentale, è sempre stato di notevole importanza, destra quello deviatorico.
per poter generalizzare i risultati delle ricerche alle
strutture di interesse ingegneristico. Poiché, come Un secondo criterio di rottura, è il criterio di Dru-
si è precedentemente esposto, il comportamento cker-Prager il quale, al contrario del precedente,
del calcestruzzo non è di facile interpretazione, so- descrive un dominio limite con continuità anche
no stati sviluppati negli anni differenti approcci nella derivata prima (C1). Il criterio è basato sulle
analitici per la sola definizione del dominio di rot- relazioni:
tura del materiale. Alcuni di questi approcci, risul-
tano di immediata applicabilità, altri richiedono
f (I 1 , J 2 ) = α ⋅ I 1 + J 2 − k = 0
numerose prove sperimentali per la messa a punto (2)
del modello. In figura 6 sono riassunti i più cono- f (ξ , ρ ) = 6α ⋅ ξ + ρ − 2k = 0
sciuti criteri di rottura in base al numero di para-
dove α e k sono costanti positive del materiale. il criterio di Drucker per A=0 e λ=costante, o il cri-
La superficie di rottura nello spazio degli sforzi terio di Von Mises per A=B=0 e λ=costante).
principali è un cono circolare e i piani deviatori
L’abilità del criterio di Ottosen nel riprodurre i
sono delle circonferenze.
risultati ottenuti da Kupfer risulta chiara osservan-
Ottosen propose un criterio di rottura che, di- do la Figura 10 dove viene riportata la frontiera
pendendo da tutti e tre gli invarianti (I1 , J2 , cos3θ) fornita dal criterio e i punti individuati da Kupfer.
e rispettando tutte le caratteristiche della superficie Si noti che in regime biassiale lo scostamento
di rottura del calcestruzzo, ben si adatta ad essere più elevato si ottiene per valori σ1/σ2 prossimi a
utilizzato per lo studio di strutture in calcestruzzo 0.5; in questa zona Kupfer riporta valori di rottura
genericamente caricate. L’espressione della super- medi pari a 1.27×σc, contro moltiplicatori ottenuti
ficie di rottura è data dalla relazione [Ottosen da Ottosen di 1.35, 1.38, 1.41 al variare del rappor-
1979]: to σt/σc. Questa zona è quindi particolarmente de-
licata, poiché qui il criterio di Ottosen sovrastima
la resistenza del materiale. In ogni caso il criterio
J2 J2 I1 qui presentato fornisce un buon accordo con i dati
f ( I 1 , J 2 , cos 3θ ) = A 2
+λ +B −1= 0 spermentali. Inoltre dipende da tutti e tre gli inva-
σ c σc σc
(3) rianti ed ha tutte le caratteristiche di continuità,
convessità, simmetria, non linearità che un criterio
Dove A e B sono dei parametri scelti ad hoc; λ di rottura deve possedere.
è funzione positiva di θ; λ=λ(cos3θ)>0.
4 NON OBIETTIVITA’ DELLA MESH

L’utilizzo di un legame costitutivo in grado di ri-


produrre il ramo di “softening” di un materiale pre-
senta numerose difficoltà. Una di queste è la loca-
lizzazione del danneggiamento in determinati
elementi della mesh, quando il diagramma sforzi
deformazioni manifesta una pendenza negativa.

Barra in trazione di lunghezza L suddivisa in n elementi

hn = L/n

σ σ σ σ materiale
σ0
ε ε ε ε

Figura 8: Confronto tra criterio di Ottosen e test biassiali di Figura 9: Localizzazione delle deformazioni nell’elemento
Kupfer. più debole.

La formulazione di Ottosen offre indubbi van-


taggi, in particolare: σ

Comportamento globale della barra


- L’uso degli invarianti rende superflua la determi-
nazione degli sforzi principali.
- La superficie è continua e convessa con la sola n=1
n =2 εbarra = ∆L/L
eccezione del vertice. n=4
- I meridiani sono parabolici e non intersecano
l’asse idrostatico negativo. Figura 10: Influenza della discretizzazione sul comportamen-
- La traccia della superficie sul piano deviatorico to globale della barra.
cambia da triangolare a circolare crescendo la pres-
sione idrostatica. Si consideri ad esempio una barra in trazione
- Vi sono solo 4 parametri ( A, B, K1 , K 2 ). suddivisa in n elementi finiti. Il materiale con cui è
- Agendo sui parametri questo criterio può dare la costituita la barra è elastico lineare sino ad un certo
stessa risposta di altri criteri (ad esempio riproduce valore di tensione (σ0), dopodiché presenta un ra-
mo di softening, assunto per semplicità ancora li- turale del calcestruzzo in ambito non lineare. La
neare. Se un elemento della discretizzazione risulta Tabella 2 riassume brevemente alcuni codici pre-
leggermente più debole degli altri, non appena il senti sul panorama nazionale ed internazionale, uti-
materiale entra nel ramo di softening le deforma- lizzati sia nella ricerca che, ormai, nella comune
zioni si localizzano in quell’unico elemento, e la progettazione.
risposta globale risulta dipendente dalla dimensio-
ne della discretizzazione (Figura 10). Legame
Codice Applicabilità Regolarizzazione
Il problema riveste notevole importanza nella Calcestruzzo
meccanica numerica (Bontempi & Malerba, 1997), Concrete Material 2D solid Energia di
ADINA
in quanto la debolezza di un elemento rispetto ad Model 3D solid frattura
altri può essere causata anche da approssimazioni ALGOR
Plasticity Model
Tutti ---
numeriche. Per ovviare questo inconveniente si so- (Drucker-Prager)
no studiati dei metodi di regolarizzazione. I più
3D Solid -
comuni rientrano nelle seguenti tipologie: ANSYS Concrete Material
Reinforced
No

- Regolarizzazione basata sull’energia di frattura.


In questo caso i parametri che governano il softe- Damage Model
LUSAS Tutti No
(Simo e Oliver)
ning del materiale vengono modificati al variare
Plate
delle dimensioni della discretizzazione, in modo Multi-Crack Shell Energia di
che l’energia di frattura associata all’elemento fini- Concrete Model 2D solid frattura
to rimanga costante. 3D solid
- Modello di danno non locale. L’evoluzione del Plasticity Model
STRAUS7 Tutti ---
danno in un elemento, invece che dipendere sola- (Drucker-Prager)
mente da dei parametri interni all’elemento stesso, Solo Momento -
SAP2000 Beam ---
Curvatura
è governata da una media pesata degli stessi para-
metri su di un volume rappresentativo di materiale. Figura 11. Codici di calcolo esaminati in grado di riprodurre
- Modello di danno con gradiente di ordine su- il comportamento del calcestruzzo in ambito non lineare.
periore. Si assume che il comportamento del mate-
riale in un punto dipenda non solo dal valore del
danno in quel punto, ma anche dal suo gradiente. Poiché i legami costitutivi per la modellazione
- Regolarizzazione viscosa. Si introduce nel del comportamento tridimensionale del calcestruz-
modello una dipendenza dal tempo mediante un zo presenti nei codici di calcolo sono molteplici, è
parametro di viscosità fittizia. buona norma eseguire un’accurata analisi della ri-
sposta numerica prima dello studio definitivo della
Molti codici di calcolo moderni, hanno recepito struttura da analizzare. I testi numerici da eseguire
il problema ed hanno implementato metodi di re- hanno lo scopo sia di aumentare la dimestichezza
golarizzazione della risposta. Gli approcci a danno nell’uso del codice di calcolo, sia di testarne le ve-
non locale e a gradiente, sono i metodi che in gene- re capacità. Non si dimentichi infatti che la capaci-
re forniscono i risultati migliori. Tuttavia essi ri- tà di un buon codice di calcolo di riprodurre dei ri-
chiedono importanti modifiche in un usuale codice sultati con accuratezza, non dipende solamente dai
di calcolo agli elementi finiti non lineare, per cui in legami costitutivi implementati, ma anche dal tipo
genere non si trovano nei codici di calcolo com- di risolutore non lineare, dalla programmazione del
merciali. Il metodo più utilizzato risulta essere la codice, dal tipo di modellazione e da altri moltepli-
regolarizzazione basata sull’energia di frattura. ci fattori.
Appare corretto evidenziare che il problema della Per testare un codice di calcolo atto ad analizza-
regolarizzazione della risposta è molto importante re strutture in calcestruzzo armato con modellazio-
nel momento in cui si trattano materiali fragili, ne solida, esistono una serie di test disponibili sulla
come può essere una struttura di calcestruzzo poco letteratura specializzata. I test devono essere ese-
o non armata. La presenza dell’armatura, in struttu- guiti dal più semplice al più complesso, in modo da
re ordinarie in calcestruzzo armato, rende il mate- incrementare ogni volta la difficoltà che il codice
riale assimilabile ad un composito ed il problema deve sostenere per ottenere una risposta numerica
della localizzazione del danno può non essere di ri- adeguata.
levanza primaria ai fini della correttezza La prima risposta da analizzare è il comporta-
dell’analisi. mento del legame costitutivo in condizioni unias-
siali. La Figura 12 mette in luce la curva tensioni –
deformazioni riprodotta tramite tre codici riportati
5 MODELLAZIONE E CODICI DI CALCOLO in Tabella 2. Si noti che, benché la risposta in tra-
zione sia abbastanza simile, la risposta in compres-
Nei codici di calcolo moderni, sono diffusi legami sione risulta notevolmente differente.
costitutivi atti a riprodurre il comportamento strut-
Si noti come per due dei codici il dominio appa-
5 re chiuso, convesso ed in buon accordo con in dati
sperimentali, mentre per il legame costitutivo che
-0.3 -0.2 -0.1 -5 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6
non prevede il danneggiamento a compressione, il
ε (%) dominio di rottura appare aperto ed esteso indefini-
-15
tamente. Per i due codici che hanno prodotto un
σ (MPa)
dominio chiuso, l’introduzione di una terza tensio-
-25
ne in direzione perpendicolare al piano di prova,
-35
porta alla modifica del dominio di rottura come
mostrato in Figura 14 in modo simile a quanto ap-
-45 pare sperimentalmente (Figura 4 e Figura 9).
5
-55
-95 -75 -55 -35 -15 5
Figura 12: Risposta numerica in regime uniassiale. -15
σ1 (MPa)

Alcuni legami costitutivi testati difatti non pos- -35


siedono il danneggiamento del calcestruzzo in
compressione, ed utilizzano il legame elastico line-
are o un legame lineare con una limitazione di -55
sforzo. Altri utilizzano un legame parabolico, più
vicino al comportamento reale del calcestruzzo.
-75
Queste differenze, che possono sembrare notevoli
in questo test, si riducono nel caso dell’analisi di σ2 (MPa)
una struttura reale, in quanto il comportamento non -95
lineare della struttura è influenzato, nella maggior
parte dei casi, dalla risposta nel campo delle tra- Figura 14: Variazione del dominio di rottura biassiale con
l’introduzione di una tensione costante lungo la terza direzio-
zioni. Tuttavia, non è da escludere che particolari ne.
tipi di strutture o di analisi (es. schiacciamento di
pilastri) richiedano un legame costitutivo a com- Da notare che i risultati numerici tra i due lega-
pressione adeguato. mi costitutivi differenti, appaiono in buona con-
Definito il comportamento uniassiale, è neces- cordanza solo in regime puramente biassiale.
sario riprodurre il comportamento del legame in L’introduzione della terza tensione porta a discre-
regime di tensioni biassiali e confrontare il domi- panze notevoli tra le due risposte.
nio di rottura ricavato numericamente con i dati Un ulteriore test è lo studio del comportamento
sperimentali elaborati da Kupfer e precedentemen- a rottura di una delle travi provate sperimentalmen-
te esposti. In Figura 13 viene riportata tale analisi te da Bresler e Scordelis nel 1963. In particolare la
eseguita su tre dei codici analizzati. trave che può essere testata numericamente per e-
0.2 videnziare le qualità di un legame costitutivo e di
un integratore non lineare è quella che possiede
0 come nome di riferimento la sigla A-1. Ciò che
-1.6 -1.4 -1.2 -1 -0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2
-0.2
rende questo test di particolare rilevanza sono di-
σ1 / fcu fatti le modalità di rottura. La trave è stata proget-
-0.4 tata in modo che si verifichi una rottura per taglio e
non per flessione. Il comportamento meccanico ri-
-0.6
sulta in questo caso di difficile riproduzione nume-
-0.8
rica e rende il test particolarmente severo.

-1

-1.2

-1.4
σ2 / fcu
-1.6

Figura 13: Risposta numerica in regime biassiale.

Figura 15: Geometria di una delle travi testate da Bresler e


Scordelis.
re del 50% sullo spostamento sperimentale. Tale
500
L. F. (kN) errore è probabilmente dovuto alla mancanza di
450
modellazione della perdita di aderenza delle barre
400
nella simulazione numerica.
350 Solo dopo aver eseguito test elementari come
300 quelli qua riportati, si potrà avere la padronanza
250 necessaria allo studio di una struttura più comples-
200 sa e la cui risposta in ambito non lineare non è nota
150 sperimentalmente. Di seguito si riporta l’analisi e-
100 seguita su di una trave di copertura a shed in calce-
50 ∆z (mm)
struzzo armato precompresso. In Figura 17 e in Fi-
0
gura 18 vengono riportate le varie vasi di
0 -2 -4 -6 -8 -10 -12 -14 -16
fessurazione sotto carico, dalla comparsa delle
Figura 16: Risposte numeriche relative alla trave di Bresler e prime fessure sino al collasso della trave.
Scordelis.

Figura 18: Ultime fasi di fessurazione sulla trave shed.


Figura 17: Prime fasi di fessurazione sulla trave shed.
La struttura è stata modellata utilizzando due le- La Figura 19 riporta invece la curva carico-
gami costitutivi differenti, ed entrambi i codici ri- spostamento per un nodo posto all’estradosso del
producono il comportamento qualitativo reale della corrente inferiore, nella sezione di mezzeria.
struttura, con rottura per tensioni di taglio. Sull’asse X è stato riportato lo spostamento lungo
Il grafico di Figura 16 evidenzia un’accuratezza la verticale, sull’asse Y il tempo di analisi, propor-
del 10% circa sui risultati sperimentali in termini di zionale al carico di esercizio, dopo il primo secon-
carico ultimo della trave, ma lo spostamento in do. Osservando la curva si può notare:
mezzeria della campata viene valutato con un erro-
- Il cambiamento di pendenza al passaggio, al tem- tures”, ASCE Journal of Structural Engineering, Vol.
po 1 secondo, dalla storia di carico 1 alla storia di 123, No. 2, pp. 143-153.
[2] Barbini, Analisi elastoplastica di strutture in regime
carico 2. Tale cambiamento è dovuto alla diversa “plan strain” e di “plan stress”, Tesi di laurea, 1987.
tipologia di carico e non è sintomo di comporta- [3] Barzegar F. & Maddipudi S., (1997/a), “Three-
mento meccanico non lineare della struttura. Dimensional Modelling of Concrete Structures. I: Plain
- L’andamento pressoché lineare della curva fino al Concrete. ASCE Journal of Structural Engineering, Vol.
valore di 2.5 secondi nella storia temporale (oltre il 123, No. 10, pp. 1339-1346.
livello del carico di progetto). [4] Belarbi & Hsu, Costitutive laws of softened concrete in
biaxial tension-compression, ACI Journal, 1995
- L’andamento quasi piatto della fase non lineare [5] Biondini F., Bontempi F., Malerba P.G. & Martinez y
marcata, sinonimo di una piccola risorsa di resi- Cabrera, Analisi non lineare di pile da ponte a doppia
stenza in campo plastico. lama, Giornate AICAP99.
- La rapida variazione della pendenza della curva [6] Bontempi F. & Malerba P.G., (1997), “The role of the
in corrispondenza dell’istante di 2.5 secondi con Softening in the Numerical Analysis of R.C. Framed
Structures”, Structural Engineering and Mechanics, Vol.
l’ingresso della trave in una fase marcatamente non 5, No. 6, pp. 789-801.
lineare. [7] Bontempi F., Chillé F., Frigerio A. & Sgambi L.,
(2002), “Analisi di strutture tridimensionali in C.A.
soggette a storie di carico qualsiasi. Formulazione espli-
cita”, Atti delle Giornate AICAP 2002, Bologna.
[8] Bontempi F., Malerba P.G. & Romano L., Il modello
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[9] Carol I., López C.M. & Roa O., “Micromechanical
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[10] Carpinteri A., Bernardino C. e Invernizzi S., “Rilievo ed
analisi frattale della distribuzione dei difetti nel calce-
struzzo”, Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Poli-
tecnico di Torino.
Figura 19: Risposta numeriche relativa alla trave shed. [11] Cervenka – Gerstle, Inelastic analysis of reinforced
concrete panels: Theory, IABSE Pubblications, vol. 31
1971
[12] Cervenka – Gerstle, Inelastic analysis of reinforced
6 CONCLUSIONI concrete panels: experimental, verification and applica-
tion, IABSE Pubblications, vol. 32 1972
La modellazione di strutture in calcestruzzo armato [13] Cervenka – Pukl, Computer models of concrete struc-
tures, Structural Engineering International, vol. 2/92
è un argomento complesso che evidenzia delle pro- 1992
blematiche a livello di legame costitutivo, di di- [14] Cervenka V. & Pakl R., (1992), “Computer Models of
scretizzazione della struttura e di soluzione del pro- Concrete Structures”. Structural Engineering Interna-
blema non lineare. Tuttavia, le analisi in campo tional, Vol. 2/92, pp. 103-107.
non lineare sono oggi assai diffuse anche nelle più [15] Cervera, Simulaciòn numérica de patologìas en presas
de hormigon, Technical Report CINME, 1991
comuni progettazioni. Si è voluto, con questo lavo- [16] Collins M.P., (1978), (1998), “Procedures for calculat-
ro, porre in evidenza alcune delle varie problemati- ing for the Shear Response of Reinforced Concrete
che inerenti a queste modellazioni ed indicare una Elements: a Discussion”, ASCE Journal of the Struc-
serie di test elementari che possono aiutare a com- tural Division, Vol. 124, No. 12, pp. 1485-1488.
prendere meglio la risposta numerica di una deter- [17] Collins M.P., (1978), “Towards a rational Theory for
minata modellazione. RC Members in Shear”, ASCE Journal of the Structural
Division, Vol. 104, No. 4, pp. 211-231.
[18] Dahlblom O. & Ottosen N.S., (1990), “Smeared Crack
RINGRAZIAMENTI Analysis using Generalized Fictitious Crack Model”,
ASCE Journal of Engineering Mechanics, Vol. 116, No.
1, pp. 55-76.
Si desidera ringraziare tutti i tesisti che hanno con- [19] Darwin D. & Pecknold D.A., (1977), “Nonlinear Biax-
tribuito allo svolgimento di questo lavoro. In parti- ial Stress-Strain Law for Concrete”, ASCE Journal of
colare è desiderio ricordare gli Ingg. Roccatani En- the Engineering Mechanics Division, Vol. 103, No. 2,
rico, Cammareri Stefano, Sciubba Cristina e pp. 229-241.
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