Da Il barbiere di Siviglia (1816), musica di Gioacchino Rossini su testo di Cesare Sterbini.
1. La calunnia è un venticello, sembra il tuono, la tempesta
un’auretta assai gentile che nel sen della foresta che insensibile, sottile, va fischiando, brontolando leggermente, dolcemente e ti fa d’orror gelar. incomincia a sussurrar. 4. Alla fin trabocca e scoppia, 2. Piano piano, terra terra, si propaga, si raddoppia sottovoce, sibilando, e produce un’esplosione va scorrendo, va ronzando; come un colpo di cannone, nelle orecchie della gente un tremuoto, un temporale, s’introduce destramente un tumulto generale, e le teste ed i cervelli che fa l’aria rimbombar. fa stordire e fa gonfiar. 4. E il meschino calunniato, 3. Dalla bocca fuori uscendo avvilito, calpestato, lo schiamazzo va crescendo, sotto il pubblico flagello prende forza a poco a poco, per gran sorte ha crepar. vola già di loco in loco;