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Introduzione al ritiro di insegnamenti dell’Ati Guru Yoga


Date : April 11, 2019

Chögyal Namkhai Norbu

28 dicembre 2017 Dzamling Gar. Estratto del primo giorno

Benvenuti a tutti. Questo ritiro non è molto utile per i praticanti più anziani i quali conoscono più
o meno molte cose, per cui sarebbe più utile che facciano la pratica. Non potete ottenere la
realizzazione solo ascoltando gli insegnamenti. Per prima cosa dovete capire il significato e il
senso dell’insegnamento, poi applicarlo e integrarlo. È il motivo per cui ripeto più volte gli stessi
ritiri. Lo faccio perché ci sono persone nuove che non hanno la trasmissione e non sanno cosa
devono fare. Per questo motivo ho spiegato cosa faccio nel programma di questi pochi giorni. È
molto importante che cercate di capire cosa andremo a fare. Così se ascoltate bene potrete
capire. Ok, molte grazie e do il benvenuto a tutti.
Buon giorno a tutti dappertutto. Siamo a Dzamling Gar e cominciamo il nostro ritiro il cui titolo è
‘Insegnamento Ati Yoga’. Questo è qualcosa di importante che dovete capire. Le persone
sono sempre concentrate sui titoli dei libri o degli insegnamenti, ma è più importante
comprendere il senso dell’insegnamento altrimenti non funziona.
In generale insegno Ati Yoga. Innanzitutto, cercate di capire cosa significa Ati. La parola Ati è
nella lingua di Oddiyana. In sanscrito si dice “Adi”. Ati significa lo stato primordiale. Tutti hanno
questo stato ed è quello che dobbiamo scoprire per poi cercare di rimanere in questo stato.
Quando diciamo ‘yoga’, lo conoscete bene, lo yoga oggi è molto diffuso ovunque.
L’origine della parola ‘yoga’ è sanscrita. Nella lingua di Oddiyana è usata nello stesso modo,
ma il significato della parola yoga dipende da quello che si sta spiegando. Quello che voi
pensate sia lo yoga è qualcosa di diverso, non possiamo dire che yoga sia una cosa sola. Per
esempio in tibetano yoga è stato tradotto anticamente dal sanscrito e (dalla lingua di) Oddyiana,
da ottimi traduttori i quali non si basavano su qualche testo, ma ne conoscevano il vero
significato, il vero senso.

I traduttori hanno tradotto il vero senso del significato, non solo le parole. Per esempio, quando
diciamo ‘yoga’ la traduzione in tibetano è naljor. Se imparate la parola naljor, allora capirete
meglio il vero senso della parola yoga. Quando diciamo naljor In tibetano, dobbiamo capire
cosa significa. Non si può usare in base a ciò che si sente o a come la si vuole usare. Vedete,
sono due parole, nal e jor. Nal è nalma che significa la vera condizione.

Forse alcuni di voi hanno imparato cosa cantate quando danzate ‘Dzamling Gar Song’, ‘il
Canto di Dzamlingar’ che ho composto. Nalma, nal, è una parola che si ripete molte volte.
Nalma significa la nostra vera condizione senza cambiare o modificare nulla. Jor significa
possedere questa conoscenza, non solo intellettualmente, ma come è collegata alla nostra vera
condizione. Quindi vedete quando diciamo naljor significa possedere la vera conoscenza dello
stato primordiale. Imparare l’insegnamento Dzogchen significa imparare questo. Applicare
l’insegnamento Dzogchen significa che cerchiamo di essere in questo stato. Quindi se non fate
questo, non seguite in questo modo, l’insegnamento non funziona. Questi sono punti molto

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importanti che dobbiamo ricordare.

Guru Yoga
In questo ritiro introduco all’insegnamento chiamato Ati Yoga. Potete cercare di capire la nostra
vera condizione in modo concreto. Lo spiego per ore ed ore e facciamo anche pratiche in
questo senso. Poi tutti i praticanti nuovi e vecchi, possono usare questi metodi per applicarlo.
Dobbiamo capire un po’ come entrare nella nostra vera natura. La nostra vera natura non è
quello che accade quando giudichiamo e pensiamo. In genere nella lingua ordinaria parliamo di
mente e di natura della mente. Cos’è la mente?

Possiamo capire la mente molto bene perché giudichiamo e pensiamo continuamente – questa
è la mente. Quindi anche se non possiamo né toccare né vedere qualcosa all’esterno, quando
osserviamo un po’ come pensiamo continuamente, un pensiero dopo l’altro e poi ne sorge
un’altro, continuamente, questa è la mente. Ma non abbiamo la conoscenza della natura della
mente. Questa è l’essenza dell’insegnamento. Ci sono due modi per imparare e applicare
questo, ma è un aspetto che non spiegherò oggi, lo spiegherò domani.

In questo caso è indispensabile che il metodo, che i nuovi praticanti o i vecchi che sono qui
devono imparare, è il Guruyoga e capirne il significato. Guru in sanscrito significa maestro. Così
quando impariamo e seguiamo un maestro, questi cerca di aiutarci a capire il vero senso.
Ascoltiamo le spiegazioni e come applicare quello che abbiamo imparato dal maestro.
Dobbiamo entrare in questa esperienza anche se non scopriamo veramente la nostra vera
natura. Non possiamo scoprire la natura della mente perché la nostra capacità è collegata alla
mente.
Possiamo giudicare, pensare ecc., questo non è un problema, ma queste attività sono collegate
al tempo e allo spazio. Quando parliamo della natura della mente non possiamo entrare in
quello stato solo seguendo la mente.

Quando seguiamo un insegnamento e andiamo un po’ più a fondo troviamo molti argomenti
come “madhyamika”, “lo stato di madhyamika” o “verità assoluta” ecc., e tanti altri nomi
diversi. Significa che stiamo scoprendo e imparando con la mente e che abbiamo almeno una
piccola idea di quello che significa. Quando seguiamo un insegnamento riceviamo molte di
quelle che sono chiamate istruzioni. Le istruzioni non sono solo la visualizzazione di una divinità
o la recita di un mantra, queste sono cose molto relative. Il vero senso è quando ci
domandiamo: “Com’è la natura della mente?”
Anche se non seguiamo un insegnamento di livello molto elevato o l’essenza
dell’insegnamento, quando riceviamo un esempio di Ati Guruyoga possiamo averne una
piccola esperienza.

Con questa esperienza potete comprendere. Anche se non abbiamo scoperto completamente
la natura della mente, possiamo scoprire in quale direzione andare. La direzione non è solo
credere in qualcosa, non è solo imparare a fare una visualizzazione di una divinità o come
recitare i mantra.
Non dico che queste attività non abbiamo benefici, possiamo avere dei benefici relativi perché
viviamo nella condizione relativa. Questi metodi che impariamo e che conosciamo devono
essere applicati usando la nostra mente che è totalmente nel tempo e nello spazio e quindi è

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limitata.
La mente non ha alcuna capacità o conoscenza che vada al di là di questi limiti. Per questo
quando diciamo “natura della mente” è solo un concetto della mente.

Non sappiamo cosa sia la natura della mente. Per saperlo dobbiamo imparare almeno l’Ati
Guruyoga. Vi ricordate che quando facciamo un ritiro ripeto centinaia di volte: “Cercate di
concentrarvi sull’Ati Guruyoga”. Anche se siete qui in ritiro e avete imparato molte cose la cosa
più importante è collegata all’Ati Guruyoga. L’essenza dell’insegnamento che il maestro da è
collegata all’Ati Guruyoga. Ora spiegherò l’Ati Guruyoga e come dovremmo fare la pratica. Le
persone non sono soddisfatte quando
spiego come praticare in modo semplice.

Alcuni dicono: “Ah, ho imparato da anni l’Ati Guruyoga quindi non c’è bisogno che lo spiega
ancora”. So che siete in grado di capire mentalmente cos’è l’Ati Guruyoga, ma se non lo
integrate, che funzione ha? Questo è il problema che io vedo sempre, per questo lo ripeto
centinaia di volte.
Quindi quando facciamo l’Ati Guruyoga, per esempio, come cominciamo?

Possiamo capire mentalmente dicendo: “Ah, l’Ati Guruyoga è qualcosa collegato a capire la
natura della mente. Dunque lo voglio imparare, lo voglio capire”. Allora, cos’è questo? Questa
è la vostra mente. La vostra mente che pensa e giudica in questo modo. Questo non è l’Ati
Guruyoga.
Ora pensate: “Ora voglio fare l’Ati Guruyoga”. A volte quando pensate: “Voglio fare una
pratica” poi pensate: “Ah, voglio stare comodo”. Soprattutto chi è agli inizi, i nuovi praticanti,
quando cominciano ad imparare l’insegnamento e il dharma ecc. sono molto interessati e
ascoltano seduti in terra a gambe incrociate. Queste stesse persone, dopo qualche mese o
qualche anno quando pratichiamo cercano una sedia.
Osservate come ci sviluppiamo. Questo non è sviluppo, non facciamo che creare con la mente.
Non dico che dobbiate stare in terra a gambe incrociate. Se vi sentite meglio ed è più facile e
comodo, va bene. Ricordate che Buddha Shakyamuni rimase seduto a gambe incrociate sotto
un albero per sei anni.

In questo caso rimanere a gambe incrociate è considerato importante perché quando sedete a
gambe incrociate a terra ecc. c’è un osso sui lati della caviglia destra e sinistra che tocca
sempre terra e questo provoca dolore. Quando imparate la posizione di Vairocana ecc.
incrociando le gambe portandone una sopra l’altra allora potete rimanere così per ore ed ore
senza dolore. Sarete così anche più in grado di tenere la schiena dritta. In tutte le pratiche,
Sutra, Tantra, in qualunque tipo di pratica, dobbiamo sempre tenere la schiena dritta. Questo
serve per bilanciare la nostra energia. Così, se qualcuno ha imparato un po’ di Yantra Yoga,
potete osservare che cercherà sempre di tenere la schiena dritta. In questo caso, a volte è
necessario, ma non sempre. Nelle istruzioni dell’insegnamento Dzogchen a volte si dice di
sedere comodamente. Forse siete seduti a terra a gambe incrociate e non siete comodi. In
questo caso, magari siete più comodi seduti su una sedia. A volte i praticanti giapponesi si
siedono sulle ginocchia, anche quello è confortevole. Ma la cosa importante è mantenere
l’energia equilibrata e questo significa che entriamo più nell’essenza. Quindi pensiamo: “Ah,
ora devo fare Ati Guruyoga”. Ora state lavorando con la mente. Avete imparato l’Ati Guruyoga

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dal vostro maestro e il maestro vi ha spiegato come fare. Questa è la trasmissione.

Forse le persone nuove non sanno come fare Ati Guruyoga. Quando ascoltate il maestro che vi
spiega e vi insegna, imparate e applicate – questa è chiamata trasmissione. Il maestro spiega e
gli studenti capiscono. Quando facciamo Ati Guruyoga dobbiamo fare una visualizzazione.
Dobbiamo fare una visualizzazione perché viviamo nel tempo e nello spazio, abbiamo questa
attitudine e questa esperienza. Così quando facciamo le visualizzazioni diventa più facile.
Nell’Ati Guruyoga dovete visualizzare una A bianca e un thigle di cinque colori. Dovete
immaginare qualcosa come questo al centro del vostro corpo. Dunque, questa è la
visualizzazione. E quando fate la visualizzazione dovete anche pronunciare “A” perché al
centro di questo thigle c’è un carattere tibetano chiamato lettera A. La A è considerata alla
stregua di tutti i diversi tipi di suoni la cui origine è A. Ad esempio, nell’alfabeto sanscrito ci
sono prima le vocali, che cominciano con la A. Questa influenza esiste anche nelle lingue
occidentali. Quando recitate l’alfabeto dite “A, B, C, D”. La A è l’origine di tutti gli altri suoni.
Dalla A derivano tutti gli altri suoni: I, U, E, O ecc. Nell’alfabeto sanscrito esistono sedici vocali
diverse: A ?, lunga e corta. Poi I ? U ? Ri R? Li L? E ? O ? Am Ah – queste sono tutte
considerate vocali.

Dopo le vocali ci sono le consonanti, che combinate con le vocali diventano parole infinite. Così
l’origine è la lettera A. Si dice che il Buddha abbia detto: “La A è la lettera migliore”, perché la
A è l’origine di tutti i suoni. Dunque facciamo il Guruyoga con questa visualizzazione. Se siete
un nuovo praticante e non conoscete questa lettera dopo una o due volte che fate il Guruyoga
la imparate facilmente. Non è difficile. Nel caso potete anche fare la A come nelle lingue
occidentali.
Il simbolo della A è il simbolo del suono. Nell’insegnamento Dzogchen il suono è in particolare
spiegato come l’origine di tutte le manifestazioni. Dunque è così che impariamo cos’è lo stato
di Dzogchen. Dzogchen significa la nostra vera natura, il nostro stato primordiale. Quando
chiediamo com’è
questo stato, dovremmo ricevere questa risposta mentalmente. C’è una spiegazione
nell’insegnamento Dzogchen che lo stato di Dzogchen, che è la nostra condizione, è chiamata
(lo stato di) kadag e lhundrub non duali. Kadag e lhundrub sono parole della lingua tibetana.
Kadag significa vacuità. Quando diciamo dharmadhatu, dharmadhatu significa tutti i fenomeni la
cui vera natura è la vacuità. Nell’insegnamento Dzogchen questo è chiamato kadag.

(Riguardo a) la struttura di questa parola tibetana, ka è la prima lettera dell’alfabeto tibetano.


L’alfabeto tibetano non è come quello sanscrito, è diverso. L’alfabeto tibetano inizia con Ka,
Kha, Ga, Nga, Ca, Cha, Ca, Nya, Ta, Tha, Ta, Nga, ecc., e finisce con Ha, A , ci sono trenta
consonanti. A volte sembra un po’ diverso e strano perché le consonati finiscono con Ha e A, la
A è l’ultima. Tutte le lingue considerano la A una vocale, ma in tibetano la A è una consonante
non una vocale. Questo perché in tibetano le vocali sono usate per aggiungere qualcosa come
segni sopra e sotto. Questa è una vocale. MA La A ha una sua forma, per questo è considerata
come una consonante. Quando diciamo “I” aggiungiamo qualcosa sopra e quando diciamo “U”
aggiungiamo qualcosa sotto. Quando diciamo “E” aggiungiamo qualcosa sopra. Anche la “O”
è un segno sopra. Quindi non hanno un corpo, queste in tibetano sono chiamate vocali. Questo
significa che Ka è la prima lettera. Significa anche che KA rappresenta “prima di tutto”. Dag
significa puro. Puro significa vacuità, la vacuità è pura e impura, senza un concetto dualistico.

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Kadag significa puro sin dall’origine. Dunque la vacuità è dharmadhatu. Lhundrub significa che
se capiamo che la nostra vera natura è solo vacuità, la nostra comprensione non è completa.

Se comprendiamo solo vacuità, vacuità significa che non c’è nulla. Per esempio se vedete
degli oggetti come un vaso ecc., guardate dentro e non c’è nulla dentro. Allora dite “vaso
vuoto”. Non c’è nulla. Questo significa davvero vacuità. Ma non basta capirlo in questo modo.
A volte la gente pensa ‘Capisco che tutto è vacuità, shunyata’. Allora pensate “Sono realizzato,
so tutto”. Nel vero senso questo non corrisponde, anche la vacuità ha infinite potenzialità –
dovete capirlo. Come si manifestano queste infinite potenzialità e quali sono le loro qualità?
Questa potenzialità si manifesta attraverso il suono. Il suono emerge dalla vacuità. Il suono
lentamente si sviluppa e poi possiamo capire tutto nella condizione relativa. Per questo motivo
abbiamo la lettera A al centro del thigle.

La A rappresenta solo quel suono. Anche quando pratichiamo, a volte ci trasformiamo come nel
sistema Vajrayana e dobbiamo fare una visualizzazione come i tre Vajra: OM bianca, A rossa,
HUM blu, qualcosa del genere, ma l’essenza non ha questa forma. L’essenza è il suono, il
suono di OM, A e HUM. Allo stesso modo, quando ci trasformiamo con una sillaba seme, a
volte diciamo HUM, a volte HRI ecc. nel Vajrayana tutte le manifestazioni fanno parte delle
cinque famiglie dei Dhyana Buddha.

Dai suoni di queste sillabe seme quali OM, HUM, TRAM, HRI, A, possiamo capire quale suono
appartiene a quale famiglia. Questo è più legato al suono. Se però pensiamo solo al suono, non
lo possiamo vedere né capire. Il suono si sviluppa in luce. Quando diciamo luce, significa come
luce e oscurità. Non significa cinque colori, quello è uno sviluppo ulteriore. Così la A bianca
rappresenta la luce del suono A. Questo è molto importante da capire. Quindi, piano piano
quando facciamo le visualizzazioni dobbiamo capirne il significato. Quando abbiamo la luce,
allora possiamo vedere che c’è un thigle di cinque colori. Prima si sviluppano i cinque colori poi
le cinque saggezze ecc. Quando comprendiamo che la caratteristica di queste manifestazioni
della potenzialità sono i cinque elementi, allora c’è possibilità. Nell’insegnamento Dzogchen
diciamo lhundrub, lhundrub significa la qualificazione auto-perfezionata, che tutti abbiamo. Non
dobbiamo intendere questo thigle e la A bianca come qualcosa nel nostro stomaco, non
significa questo. Abbiamo questa potenzialità. Quando c’è questa potenzialità, nello stile
Vajrayana ricevete una iniziazione, istruzioni ecc., e poi potete trasformarvi in una qualsiasi
forma. Quello che abbiamo imparato ad esempio è come trasformarci in divinità, colori, forme
ecc., e queste sono le istruzioni.

trascrizione in inglese: Anna Rose


Editing in inglese: Naomi Zeitz
Editing in italiano: Enrica Rispoli

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