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60 anni di archisculture
contro l’impresa coloniale in
Libia (1911) e poi a quelli
della Settimana rossa
di questa deriva mondiale
(1914), si era arruolato
32
Il nuovo
volontario e aveva
combattuto nella Grande
guerra, convinto che il
conflitto avrebbe aperto la
strada a un radicale
mutamento politico. Proprio
nel 1919, reduce dal fronte,
si era avvicinato con altri
interventisti repubblicani al
di VINCENZO TRIONE Fascio di Bologna, che però
aveva rapidamente
abbandonato. Lui stesso
dunque era stato contagiato
Maschere .
dal clima confuso che aveva
prima favorito l’estrema
sinistra, poi aperto la strada
Trenta personaggi all’ascesa di Benito di MANLIO GRAZIANO
in cerca d’autore Mussolini, del quale era
stato del resto amico
L
personale quando il futuro a storia, è noto, non si ripete, ma — pare ab- verno italiano siano fascisti: c’è una bella differenza tra
Il racconto .
Giovanni Amendola e il
segretario Enrico Berlinguer,
per condannare il
le bisogno di esaltarsi e d’inveire che d’altro: incapaci di
vedere chiaro nelle idee proprie, condannano quelle al-
trui». Certo, la storia non si ripete: la situazione del 2019
sui dizionari di nessun’altra lingua, ma il fenomeno che
designa si è oggi globalizzato. È il portato non di una
guerra e dei suoi disastri reali, ma di una crisi — quella
Volevo essere Amos Oz movimento di protesta ha poco a che vedere con quella del 1919, non foss’altro del 2008 — di cui si temono i disastri potenziali: è una
giovanile del 1977, che si che allora l’Italia e il mondo intero erano reduci da una sorta di diciannovismo preventivo, non in reazione a ciò
la nostra fonte e maestro era rivolto anche contro la guerra disastrosa, da cui tutti — salvo gli Stati Uniti — che è accaduto, ma in reazione a ciò che si paventa po-
sinistra storica, in particolare erano usciti dissanguati. trebbe accadere. In comune c’è il tratto individuato nel
della Cgil, dall’Università La disprezzo per la democrazia liberale, la ricerca febbrile lare; con la differenza che quel poco del 1919 è oggi di-
Sapienza di Roma, dove era di un capro espiatorio qualunque su cui scaricare colpe ventato molto di più, in termini di patrimoni mobiliari e
andato per tenere un sconosciute e, soprattutto, il caparbio e compiaciuto ri- immobiliari, parco vetture, smartphone e welfare state.
comizio il 17 febbraio del fiuto di riconoscere i vincoli posti dalla realtà sono alcu- Al centro di quel tratto comune c’è l’impuntato dinie-
1977. Ai vertici del Pci parve ni tra i lasciti più cristallini del 1919 alla sua rima di cen- go della realtà: non solo il guanto di sfida dannunziano
di cogliere all’epoca t’anni dopo. In questo senso, l’eco di quel diciannovi- lanciato alla Commissione europea dagli estensori di
l’impronta di un ribellismo smo è chiara e forte, l’eco di quel movimento che fu al una manovra che in verità ricorda più Collodi (e il Cam-
violento simile a quello che tempo stesso repubblicano e monarchico, cattolico e po dei miracoli dove cresceva l’albero degli zecchini
nel 1919 si era espresso ateo, di destra e di sinistra, futurista e classicista, liberi- d’oro) che d’Annunzio; il fenomeno è globale.
di YANIV ICZKOVITS nelle prime manifestazioni sta e protezionista, antitedesco e filotedesco. Questo Riferendosi ai «gilet gialli» francesi, la direttrice del-
dello squadrismo fascista non vuol dire, ovviamente, che i due capi dell’attuale go- l’«Economist», Zanny Minton Beddoes, ha parlato di
DOMENICA 13 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 3
L’albero senza verde
Cittadini
di Edoardo Vigna
{ C’è chi lo considera una meringa. Per
l’architetto che l’ha progettato non ci sono
dubbi: il nuovo simbolo architettonico di
Montpellier è un albero. Arbre Blanc, l’ha
chiamato il giapponese Sou Fujimoto,
«albero bianco». Il palazzo è alto 56 metri per
17 piani e 120 appartamenti: accecante, nel
biancore delle terrazze che si sporgono
lunghissime come rami. Per essere un albero
spicca, però, l’assenza di verde.
C’ i
è da rimanere sbalordi- L’imperio va letto come un «roman-
ti a leggere il romanzo zo di costume», secondo una defini-
L’imperio, di Federico zione dello stesso scrittore: costume
De Roberto, riproposto politico, appunto, ma non solo, se è
da Garzanti in una nuo- vero che una delle costanti temati-
va edizione commentata a cura di che ravvisabili nella trilogia è l’os-
Gabriele Pedullà, il cui magnifico sessione dei rapporti di forza che
saggio introduttivo di quasi 200 regolano la vita familiare come
pagine attraversa costanti e varianti quella pubblica fino a colorarsi di
della trilogia, ovvero del ciclo degli meschinità e corruzione. Siamo
Uzeda avviato da L’illusione, appro- nell’Italia liberale, in pieno trasfor-
dato al capolavoro de I Viceré e cul- mismo depretisiano, dove destra e
minato, appunto, ne L’imperio, sinistra si confondono a seconda
destinato a uscire postumo nel 1929. delle opportunità, dove il cambio di
C’è da sbalordire perché il libro — casacca e lo scaricabarile sono prati-
iniziato tra il 1894 e il ’95, ripreso nel ca quotidiana; e «l’imperio» ha il
1909 e rimasto incompiuto — riesce fulcro nel successo, condito di poco
a presentarsi per larghi tratti sor- onorevoli maneggi e capriole, del-
prendente: «Unico romanzo parla- l’onorevole catanese Consalvo Uze- FEDERICO DE ROBERTO
mentare italiano letterariamente da, principe di Francalanza. Cam- L’imperio
significativo», segnala Pedullà, che pione (tra i tanti) di arrivismo e Nuova edizione commentata
non esita ad allinearlo accanto ai astuzia ipocrita, Consalvo a Roma a cura di Gabriele Pedullà
classici di Zola e di Trollope. La sor- diventerà ministro degli Interni e GARZANTI
presa prima, forse la più banale ma vicepresidente del Consiglio, inizial- Pagine 512, e 20
di certo la più lampante, è l’attualità mente condividendo i nuovi impe- In libreria dal 17 gennaio
immarcescibile del tessuto sociale e gni a Montecitorio col giovane idea-
politico, così profondamente italia- lista (poi deluso) Federico Ranaldi. L’autore
no, in cui si muovono i protagonisti: Critico irriducibile di ogni retorica Federico De Roberto (Napoli,
confermandoci che cambiano i tem- (per esempio sulle «libertà»), spe- 1861-Catania, 1927)
pi, ma non mutano il malcostume e cie di quella risorgimentale (da cui crebbe a Catania ed ebbe
i vizi, che lo scettico conservatore l’avversione di Croce), alieno a ogni come amici e maestri Verga
De Roberto racconta con disincanto entusiasmo sulla rappresentanza e Capuana. Dal 1888 al
fino al nichilismo, da grande scrit- parlamentare, De Roberto mette in 1897 visse a Milano dove
tore politico e insieme da eccelso scena gli effetti nefasti di una politi- entrò in contatto con gli
auscultatore dell’umanità che si cela ca totalizzante. Ma il suo rifiuto e la Scapigliati. Autore di diverse
dietro la politica politicante. Essen- sua negatività si allargano leopar- raccolte di novelle, nel 1894
do i fatti narrati più o meno con- dianamente al mondo. pubblicò il suo capolavoro, I
temporanei, come I Viceré anche © RIPRODUZIONE RISERVATA Viceré. Nel 1929 uscì,
postumo, L’imperio
diciannovismo
have-your-cake-and-eat-it populism, servendosi di una cittadini votavano sulla pubblica piazza (dimenticando cese, presentata invece come l’epicentro del movimen-
formula proverbiale inglese (You can’t have your cake — o forse no — che all’epoca gli abitanti in larga mag- to. Coloro che sono davvero in difficoltà non sono scesi
and eat it, letteralmente «non puoi mangiare la torta e gioranza erano schiavi, ovviamente esclusi dalla liturgia in piazza; sono rimasti a casa, a guardare alla televisione
continuare ad averla»), l’equivalente, insomma, di botte elettorale). Oltre alla «democrazia della rete» e alla «de- quelli che si spacciavano per loro.
piena e moglie ubriaca. Di certo, Beddoes aveva in men- mocrazia diretta» del referendum, i gilet gialli ricorda- In gran parte, dicono i pochi sociologi risparmiati
te quanto proclamato mesi prima da Boris Johnson circa no che vi è anche la «democrazia della rivoluzione»: il dalla retorica miserabilista, gli attori di questa «jacque-
la Brexit: «La mia politica sulla torta è mangiarla e conti- popolo che va a stanare il re nel suo palazzo e lo trascina rie dei tempi moderni» si trovano tra coloro che hanno
nuare ad averla». Come esempio di quel detto, il Cam- sulla ghigliottina. goduto in passato dei benefici derivanti dal vivere in un
bridge Dictionary riporta: «Se vuoi più servizi locali, È lo spirito più genuino del diciannovismo. Il suo ter- Paese ricco e che oggi, trasformandosi le gerarchie eco-
non puoi aspettarti di pagare meno tasse». Lo Zeitgeist reno di coltura è un impasto di ideologie e di mitologie, nomiche mondiali, hanno paura di perderli. Talmente
dei nostri giorni traspira invece proprio quella rivendi- che oggi, rispetto a cent’anni fa, proliferano istantanea- paura che immaginano di averli già persi.
cazione, per quanto faccia a pugni con la logica e con mente. Non tanto per il tamtam digitale, quanto perché Le gerarchie economiche mondiali hanno comincia-
l’aritmetica: meno tasse ma, al tempo stesso, più servizi, qualsiasi fenomeno chiassoso, sgargiante e, se possibi- to a cambiare dopo la recessione del 1974, ma i dati sul
più sovvenzioni, sussidi, indennità e regalie. le, violento ha diritto a uno spazio mediatico proporzio- reddito pro capite mostrano che le popolazioni dei Paesi
In questo senso, i gilet gialli rappresentano l’epitome nale alla sua spettacolarità. La ghiotta immagine che ha «ricchi», in media, non solo non si sono impoverite ri-
del diciannovismo, anzi, la sua versione più prossima al spalancato ai gilet gialli le porte dei media del mondo spetto al resto del mondo, ma si sono enormemente ar-
modello originario: da una parte, la convinzione che i intero è quella degli incendi sugli Champs-Élysées; ma il ricchite in termini assoluti. Tra il 1975 e il 2015, rispetto L’immagine
soldi ci sarebbero, se «altri» (i ricchi, i profittatori, la fi- mito che ne ha aureolato la leggenda è la rappresenta- al resto del mondo, il reddito medio di americani, giap- Goshka Macuga (Varsavia,
nanza, gli immigrati, gli ebrei) non li stornassero a loro zione struggente, quasi dickensiana, di una Francia pro- ponesi, britannici e italiani è leggermente cresciuto, Polonia, 1967), International
profitto; dall’altra, il gusto tutto francese per la barricata, fonda che — parole di un’ex candidata alla presidenza quello di tedeschi e francesi leggermente calato. In ter- Institute of Intellectual
per l’ennesima messa in scena, in forma di farsa, della — non sapeva nemmeno se sarebbe riuscita a far trova- mini assoluti, invece, il reddito pro-capite è raddoppiato Co-operation (2015,
tragedia rivoluzionaria. La mistica della «rivoluzione», re ai bambini un dono sotto l’albero. ovunque (e più che raddoppiato negli Usa, in Giappone, installazione mixed media),
in questo caso, corre a sostegno di un’altra ossessione Germania e Regno Unito). Non è quindi il potere d’ac- courtesy dell’artista:
del populismo globale: l’eliminazione degli impacci isti- quisto ad essere diminuito, ma è quel che si aspira a l’installazione, esposta nel
tuzionali tra potere e «popolo». Dovunque — dagli Stati possedere ad essere aumentato molto più velocemente. 2016 alla Fondazione Prada
Uniti alla Russia, dall’Ungheria alla Polonia, dalla Tur- La realtà sta altrove: a sfatare il mito dei «nuovi mise- Questo vuol dire che la generazione attuale è, in me- di Milano, è composta da 73
chia all’Italia — domina tra gli attuali governanti l’idea rabili» sarebbe bastato notare l’assenza, tra i gilet gialli, dia, più ricca di tutte quelle che l’hanno preceduta; e che teste di bronzo raffiguranti
che il ricorso al popolo votante è l’asso pigliatutto, e che di manifestanti di origine extraeuropea. Gli studi sul- quindi ha da perdere più di tutte quelle che l’hanno pre- figure storiche (Einstein,
i checks-and-balances, i pesi e contrappesi della demo- l’indigenza in Francia dicono che i tre quarti di chi si tro- ceduta. Chi lotta per conservare quel che ha, lo fa senza Freud, Luther King, Marx...)
crazia liberale, sono solo l’espediente truffaldino dei po- va sotto la soglia di povertà (l’8% della popolazione) vivo- esclusione di colpi; e siccome, in questo caso, non sa collegate da barre
teri non eletti (i «poteri forti») per conservare i propri no nelle banlieue, dove gran parte della popolazione, contro chi lottare, colpisce alla cieca. La storia non si ri- metalliche per indicare
privilegi a discapito, appunto, del «popolo». Tutto ciò appunto, ha origini africane, magrebine e asiatiche; un pete: e infatti, questa volta, il diciannovismo rischia di l’incontro immaginario
che accorcia le distanze tra potere e popolo è salutato altro 10 per cento vivrebbe nelle grandi città, e solo il 5 essere anche peggio di quello che fu cent’anni fa. tra pensatori di epoche
come vera democrazia, quella dell’agorà, in cui tutti i nei paesini disseminati nella sconfinata campagna fran- © RIPRODUZIONE RISERVATA e culture diverse