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LA CELLULA

Organismo: entità biologica autonoma.


Tutti gli organismi sono formati da cellule.
Cellula: unità fondamentale di funzione e struttura degli organismi.
Per unità fondamentale s’intende la più piccola parte in grado di svolgere
autonomamente una mansione nell’ambito dell’essere vivente.

Le funzioni degli organismi sono i processi fisici e chimici, le attività biologi-


che.
La struttura dell’organismo è la sua costituzione.
Le cellule hanno dimensioni variabili, ma con un valore medio di circa 0,01
mm; sono dunque piccole e ciò vale per tutti i viventi, grandi e piccoli.
Mediamente, una cellula animale consta per l’85% di acqua, 10% di protei-
ne, 2% di lipidi, 1,5% di sostanze inorganiche.
Ogni cellula si articola in tre parti fondamentali: la membrana, il citoplasma
ed il nucleo.
La membrana cellulare è la struttura di separazione dall’ambiente esterno;
essa contiene la cellula, la conforma e ne regola gli scambi di sostanze con

l’ambiente. Si può paragonare ad una “pelle” della cellula.


Il citoplasma è la regione di spazio compresa tra la membrana ed il nucleo;
esso è sede delle funzioni vitali cellulari. Si può paragonare all’interno del corpo
umano, escluso il cervello.
Il nucleo è il centro di controllo e coordinamento delle attività cellulari; esso
è sede del patrimonio genetico e delle funzioni riproduttive. Si può paragonare al
“cervello” della cellula. Le rare cellule prive di nucleo si definiscono procariote; le
maggioritarie cellule dotate di nucleo si dicono eucariote.
Vengono di seguito descritte ed analizzate più dettagliatamente le parti del-
la cellula sopra citate.
1) La membrana cellulare consta d’un doppio strato di fosfolipidi, disposti

con le teste idrofile verso l’esterno della membrana e con le code idrofobe verso
l’interno della stessa. È un mosaico fluido, nel quale le posizioni delle molecole li-
pidiche non sono fisse, ma i legami intermolecolari tra esse sono abbastanza forti
da garantirne coesione ed impermeabilità; il colesterolo contribuisce all’adesione.
Scopo della membrana non è impedire lo scambio di sostanze con l’esterno, bensì
regolarlo; occorre dunque una permeabilità selettiva. La membrana è perciò attra-
versata da pori, costituiti da molecole proteiche che costituiscono un canale atto al
passaggio di molecole; esso può essere percorso in entrata da molecole utili ed in

uscita da scorie e prodotti della cellula. La selezione delle sostanze ammesse al


transito nei pori è svolta dalla parte sporgente carboidratica della molecola protei-
ca, sulla base di affinità chimiche tra glicoproteina e sostanza interessata. La
membrana è attraversata da recettori, molecole proteiche in grado di ricevere gli
stimoli chimici provenienti dall’esterno ed innescare la risposta, rilasciando nel ci-
toplasma gli effettori, enzimi destinati a catalizzare una specifica reazione.
La parete cellulare è propria delle cellule vegetali e batteriche; per i vegetali, essa
consiste in una teca di cellulosa, le cui molecole, strettamente affiancate, conferi-
scono alla cellula rigidità fisica e resistenza chimica. Grazie alla parete cellulare, le

cellule vegetali assumono la consistenza legnosa che permette alle piante di er-
gersi verticalmente; inoltre, essa ostacola l’azione di organismi decompositori, in-
setti e piccoli erbivori. Nei batteri, essa consta di peptidoglicano (combinazione di
proteine e piccoli polisaccaridi) e protegge dalla reazione immunitaria dell’organi-
smo ospite.
2) Il citoplasma ospita sostanze e strutture, tipologicamente varie e numero-
se, diversificate in base alle funzioni che svolgono.
Il citosol è un materiale gelatinoso, trasparente e di solito incolore, costituito

da una miscela di sostanze utili alla cellula, tra le quali prevale l’acqua; esso riem-
pie il volume citoplasmatico, sostenendo e proteggendo dallo schiacciamento gli
organelli citoplasmatici.
Organello citoplasmatico: struttura biologica, specializzata per una o più
funzioni; ve ne sono di molti tipi, ognuno dei quali rappresentato da uno o più
esemplari in ogni cellula. Molti sono dotati di membrana, analoga a quella cellula-
re. Le loro dimensioni sono mediamente nell’ordine di alcuni micron
Citoscheletro: struttura tridimensionale atta a sostenere, conformare e pro-
teggere la cellula. Essa consta di un grande numero di microtubuli proteici, mode-
ratamente flessibili; prevale la cheratina. Essi organizzano la disposizione degli or-

ganelli e ne guidano eventuale movimento.


Microfilamenti: sistema di elementi filiformi, che consentono i movimenti cel-
lulari. Esso consta di un grande numero di filamenti proteici contrattili. Tra le pro-
teine, prevalgono actina e miosina.
Reticolo endoplasmatico: rete di canali e compartimenti per il trasporto e
deposito di sostanze nell’ambito del citoplasma. Se su di esso sono posati riboso-
mi, si dice rugoso (cellula incaricata di produrre proteine), altrimenti lo si chiama li-

scio (cellula incaricata di produrre lipidi). È fittissimo.


Lisosoma: organello citoplasmatico animale incaricato di demolire nelle loro
molecole costituenti corpi estranei fagocitati o gli organelli logori e riutilizzarne i
componenti. Consta di una membrana rotondeggiante, contenente oltre 40 enzimi,

tra cui prevalgono le idrolasi; queste degradano acidi nucleici, polisaccaridi e lipidi.
Perossisoma: organello citoplasmatico incaricato di controllare la presenza
di perossidi nel citoplasma. È una vescicola con diametro minore di 1μ, contenen-
te enzimi tra cui prevale la catalasi; quest’ultima elimina H2O2.
Mitocondrio: organello citoplasmatico che produce energia per le attività
cellulari. Esso brucia carboidrati, lipidi e proteine in presenza di ossigeno mediante
appositi enzimi. Ha forma allungata e sezione rotondeggiante. La membrana

esterna è liscia, quella interna fittamente ripiegata ad aumentare la superficie di-


sponibile per le reazioni. Possono esservene fino oltre 1.000 in una cellula.
Apparato di Golgi: organello citoplasmatico che espelle dalla cellula sostan-
ze prodotte o scorie. Si presenta come una pila di sacche discoidali. Esso agisce
distaccando vescicole contenenti la materia da allontanare; queste giungono alla

membrana, con la quale si fondono rilasciando verso l’esterno ciò che trasportava-
no. La secrezione può essere costitutiva (continua) o regolata (le vescicole aderi-
scono all’interno della membrana in attesa di un segnale dall’esterno)
Vacuolo: organello citoplasmatico che contiene sostanze utili in deposito.
Consta d’una membrana e viene passivamente riempito e svuotato dalla cellula
secondo le proprie esigenze. In alcuni tipi di cellule, può occupare la maggior par-

te del volume citoplasmatico. Se ha dimensioni moderate, è rotondeggiante.


Ribosoma: organello citoplasmatico atto alla produzione di proteine. Esso
ha dimensioni piccole, forma rotondeggiante e può essere presente fino a 100.000
esemplari in una sola cellula. Prodotto nel nucleo, migra nel citoplasma, dove ope-

ra sotto la direzione dell’RNA.


Centrioli: coppia di organelli citoplasmatici attivi nella riproduzione cellulare.
Constano di due cilindri cavi, costituiti da fasci di microtubuli proteici, disposti per-
pendicolarmente l’uno all’altro.
Cloroplasto: organello citoplasmatico fotosintetico. Presente solo in alcuni
tipi di cellule vegetali, ne occupa la maggior parte. Esso ha forma di lente piano-
convessa. Nella sua membrana è contenuto lo stroma, materia gelatinosa nella

quale si svolge la sintesi dei carboidrati. Immersi nello stroma vi sono i tilacoidi, la-
mine contenenti la clorofilla. La clorofilla è una sostanza in grado d’intercettare
l’energia luminosa, che verrà poi immagazzinata nelle molecole zuccherine. Lad-
dove i tilacoidi si avvicinano fino ad impacchettarsi, si formano i grani, aree di ade-
sione tra tilacoidi, in cui avviene la raccolta d’energia luminosa.
Cromoplasto: organello citoplasmatico contenente pigmenti. Esso ha lo sco-
po di rendere colorata la cellula, al fine di trasmettere segnali. È proprio di alcuni
tipi di cellule vegetali. Ha forma rotondeggiante. Lo si trova nei petali dei fiori e nel-

la buccia o polpa dei frutti.


Amiloplasto: organello citoplasmatico contenente amido. Esso costituisce il
deposito del carboidrato prodotto nella fotosintesi e conservato come riserva ener-
getica. È proprio di alcuni tipi di cellule vegetali.
3) Il nucleo cellulare è contenuto in una membrana simile a quella cellulare,
con doppio strato di fosfolipidi e fitti pori proteici. Ha forma rotondeggiante, essen-
do tenuto disteso dal nucleosol, materiale gelatinoso a base d’acqua, nella quale

sono sciolte varie sostanze utili.


La maggior parte delle cellule ha un solo nucleo; alcune cellule epatiche e
cartilaginee sono binucleate, alcuni osteoclasti e cellule del midollo osseo hanno
fino a 100 nuclei.
Esso ospita gli acidi nucleici, DNA ed RNA; quest’ultimo esce periodica-
mente dai pori per raggiungere i ribosomi ed attivarli nella sintesi proteica.
Nel nucleo si trovano i nucleoli, aree d’addensamento di acidi nucleici, pro-
teine e lipidi; qui vengono assemblati i ribosomi, che poi migrano nel citoplasma.
All’esterno della cellula possono poi trovarsi le ciglia o i flagelli, strutture atte
al movimento relativo tra cellula ed ambiente.
Le ciglia sono organi allungati, costituiti da un fascio di microfilamenti protei-

ci contrattili, avvolti in una guaina; la contrazione ritmica dei filamenti muove il ci-
glio. Le ciglia sono corte e presenti in grande numero attorno alla cellula.
Il flagello è analogo alle ciglia per struttura e funzionamento, ma più lungo e
presente solo in 1 o 2 esemplari per ogni cellula.
Vi sono organismi unicellulari che usano ciglia o flagelli per muoversi
nell’ambiente acquatico; in altri casi, cellule insediate in un organismo usano le ci-
glia o i flagelli per muovere le sostanze con cui vengono a contatto.
La riproduzione cellulare si svolge per divisione d’una cellula madre in
cellule figlie. Ciò comporta la spartizione di membrana, citoplasma ed organelli tra
le cellule discendenti; ognuna di esse, poi, si accrescerà fino alle dimensioni della

madre. Anche il genoma dovrà essere fornito in copia completa ad ognuna delle fi-
glie.
La riproduzione cellulare può avvenire in due modalità; mitosi e meiosi.
La mitosi inizia con la condensazione e duplicazione del DNA, producendo
una copia per ogni cellula figlia. L’enzima DNAtopoisomerasi svolge il filamento,
DNAelicasi ne separa le due parti, DNApolimerasi lo percorre unendo i monomeri
e duplicandolo, mentre le DNAeso- ed endonucleasi rettificano eventuali errori; il
processo riproduttivo può essere sospeso per il tempo necessario alla correzione

mediante interazioni molecolari enzimatiche. Due cromosomi uguali formano una


coppia omologa.
Fa seguito la dissoluzione della membrana nucleare, per consentire la ne-
cessaria mobilità ai cromosomi.
Poi, i centrioli si allungano a costituire il fuso mitotico, fascio di fibre che at-

traversa l’intero volume cellulare.


I cromosomi si muovono a coppie omologhe, andando ad aderire alle fibre
del fuso nella loro parte centrale.
Di seguito, le fibre si spezzano a metà tra i due cromosomi d’ogni coppia
omologa e si ritraggono elasticamente verso i due lati della cellula, trascinando
con sé da ogni lato un cromosoma per ogni coppia.

A questo punto, ad ognuno dei due poli della cellula si è ammassato un ge-
noma completo, attorno al quale si origina una nuova membrana nucleare.

Creatisi i due nuclei, la membrana cellulare inizia ad introflettersi, separan-


do le due cellule figlie, che infine si distaccano.
La mitosi viene praticata dalle cellule somatiche (non riproduttive) e dà ori-
gine a due cellule figlie, aventi DNA uguale tra loro ed alla madre.
La meiosi inizia con un ciclo mitotico, completo fino alla formazione dei due
nuclei uguali in una cellula.

A questo punto, senza che si abbia una nuova duplicazione del DNA, inizia

un altro ciclo, nel quale ogni nucleo ripete le operazioni di scomparsa della mem-
brana nucleare, genesi del fuso, adesione ad esso dei cromosomi e loro spartizio-
ne. In quest’ultima fase, però, non essendo i cromosomi duplicati, essi vengono
spezzati a metà nei loro due cromatidi, dei quali ogni nuovo nucleo riceve uno
solo; quello paterno o quello materno, che sono diversi. Segue la costituzione di
quattro membrane nucleari e la separazione di quattro cellule.
La meiosi genera pertanto quattro cellule, aventi DNA diverso tra loro e dal-
la cellula madre e viene praticata dai gameti (cellule riproduttive).
LA RESPIRAZIONE CELLULARE è il processo mediante il quale la cellula
produce energia per le proprie funzioni.
L’energia è immagazzinata nei legami delle molecole dei combustibili; lipidi,

carboidrati, proteine: il suo rilascio si compie mediante la loro combustione.


La respirazione cellulare si svolge tra citoplasma e mitocondrio, con l’aiuto
d’un repertorio di enzimi specifici.
Le sostanze energetiche sono degradate nel citoplasma attraverso una se-
rie di reazioni che sprigionano energia, fino ad avere acido piruvico
(CH3(CO)2OH). L’acido piruvico distacca CO2 e si riduce a gruppo acetilico, che si
lega al coenzima A (CoA = vitamina B), ottenendo l’AcetilCoenzimaA (acetil-CoA).
Questo entra nel mitocondrio, dove una serie di reazioni (ciclo di Krebs) li-

bera energia, portata da elettroni. Tali elettroni passano lungo una sequenza di so-
stanze che si trasformano l’una nell’altra con energia calante (catena di trasporto
degli elettroni), fino a CO2 ed H2O.
Ogni rilascio di energia portato da elettroni viene captato dalle molecole di
NAD (nicotinammide adenin dinucleotide = due nucleotidi) e FAD (flavinadenin di-
nucleotide= due nucleotidi); esse usano l’energia per aggiungere un gruppo fosfa-
to a molecole ADP, trasformandole in ATP.
La formula di reazione complessiva è il contrario di quella della fotosintesi,
che aveva introdotto l’energia solare nella molecola di zucchero;
C6H12O6 + 6 O2 = 6 CO2 + 6 H2O

L’energia liberata da ogni molecola di glucosio trasforma 38 molecole ADP


in ATP.
I prodotti di reazione, anidride carbonica ed acqua, sono le scorie che do-
vranno essere espulse dalla cellula.
La respirazione cellulare impiega dapprima la riserva di glucosio (glicogeno
nel fegato e nelle cellule), che si esaurisce rapidamente; segue la scissione dei li-
pidi in glicogeno (trasformato in glucosio) ed acidi grassi (combusti tal quali). Infi-
ne, sopraggiunta l’ipoglicemia, il lattato reagisce con gli amminoacidi delle proteine
costitutive dei muscoli a dare glucosio, con acido lattico come scoria e consumo di
4 molecole ATP.
LA FAGOCITOSI è il processo d’inclusione nella cellula d’oggetti troppo
grandi per attraversare i pori della membrana cellulare.
Gli oggetti fagocitati possono essere cristalli, gocce o microrganismi.

La fagocitosi comporta un movimento da parte della cellula ed è pertanto


una forma di trasporto attivo.
La fagocitosi inizia con un movimento della cellula, che può anche spostarsi
verso il corpo estraneo se essa non ha una posizione fissa in un organismo.
Una volta raggiunto l’oggetto, la cellula inizia a modificare la propria forma
per avvolgerlo, grazie all’azione dei microfilamenti.
Dopo avere avvolto il corpo, la cellula elimina la parte della propria mem-
brana ormai inclusa assieme ad esso.

In seguito, l’oggetto viene inglobato in un lisosoma, i cui enzimi sciolgono


l’oggetto stesso nelle sue molecole costituenti.
LA DIFFUSIONE è il trasporto di sostanze attraverso i pori della membrana
cellulare. È un meccanismo di trasporto passivo; la cellula non compie alcuna
azione e pertanto non consuma energia.

Le sostanze oggetto di diffusione sono acqua, gas e molecole liposolubili,


per via della composizione della membrana.
Le molecole hanno un moto caotico detto agitazione termica, che le porta
ad urtare contro la membrana cellulare; quando gli urti interessano il doppio strato
di lipidi, le molecole rimbalzano.
Quando invece una molecola colpisce un poro proteico, se ha composizio-
ne compatibile con la struttura della glicoproteina, essa può attraversare la mem-
brana stessa; diversamente, viene respinta.

Gli urti sono numerosi in proporzione al numero di molecole presenti; le so-


stanze pertanto tenderanno a passare dal lato della membrana dove sono più
dense al lato dove sono più rarefatte.
Se sul lato d’arrivo le molecole sono consumate man mano che arrivano, si
manterrà il divario di concentrazione, e così il transito verso tale lato.
Così, una sostanza utile alla cellula e presente al suo esterno accede al ci-
toplasma attraverso i pori proteici; qui, gli organelli preposti la utilizzano man mano
che essa entra. In tal modo, le molecole continuano ad accedere e ad essere im-
piegate dalla cellula.
Allo stesso modo, una sostanza di scarto o prodotta dalla cellula esce per
diffusione nell’ambiente esterno, dove viene asportata prima di poter rientrare ac-

cidentalmente; in tal modo, sussiste il solo flusso di molecole in uscita.


La diffusione dell’acqua viene denominata osmosi.
LA SINTESI PROTEICA è il processo di produzione delle proteine.
Esso viene attivato nel nucleo con la produzione dell’RNA a partire dal DNA
e si svolge nei ribosomi, sotto il controllo dell’RNA.

La composizione delle proteine è memorizzata in geni del DNA. Per avviare


la sintesi proteica, la molecola di DNA si divide nei due filamenti all’altezza del
gene corrispondente alla proteina necessaria; poi, l’enzima RNA polimerasi inizia
a percorrere il filamento, giustapponendo nucleotidi RNA complementari (A-U, C-
G) alle basi azotate del DNA (trascrizione). Si ottiene così il filamento di RNA mes-
saggero (mRNA), che uscirà dal nucleo verso il ribosoma.
L’mRNA entra nel ribosoma, un tripletto di basi azotate (codone) alla volta;
ogni codone corrisponde ad un amminoacido proteinogenico. Intervengono mole-

cole di RNA di trasporto (tRNA), ognuna delle quali ha, ad un’estremità, un seg-
mento di tre basi (anticodone) complementari a quelle del codone; all’estremità
opposta, ogni tRNA trasporta l’amminoacido codificato dal codone. I successivi
amminoacidi si staccano dal tRNA e si legano tra loro, generando la proteina.
Il codone iniziale, che innesca l’azione di sintesi, è AUG (anticodone UAC),
corrispondente ad una metionina modificata (fMet), che sarà poi rimossa; il codo-
ne terminale può variare.
Una stessa molecola di mRNA può attraversare più ribosomi contempora-
neamente, accelerando il processo di sintesi proteica.
LA FOTOSINTESI è il processo mediante il quale l’energia solare viene im-
magazzinata nei carboidrati.
È l’unica modalità di passaggio della materia e dell’energia dal mondo inor-

ganico a quello organico.


Si svolge nel cloroplasto, organello citoplasmatico fotosintetico vegetale.
La forma di energia assorbita è la luce visibile (λ = 380-750 nm), con prefe-
renza per il rosso ed il giallo (λ = 580-700 nm), portatori di maggiore energia.
Il pigmento atto ad assorbire la luce è la clorofilla, una grande molecola or-
ganica costituita da un corpo policiclico ed una lunga coda idrocarburica.
La fotosintesi si articola in due parti; fase luminosa e fase oscura.
- Fase luminosa (nel cloroplasto): le onde luminose colpiscono gli elettroni degli

atomi della clorofilla spingendoli a livelli energetici superiori. Tali elettroni entrano
in una serie di passaggi tra successive sostanze, ogni volta cedendo energia ad
ADP che diventa ATP e ad NADP che diventa NADPH. Molecole di H2O vengono
al contempo scisse in H ed O.
- Fase oscura (nello stroma): le molecole di ATP ed NADPH generate nella fase
luminosa rilasciano la propria energia per combinare la CO2 con H ed O ottenen-
do C6H12O6. Nei legami del glucosio risiede l’energia radiante captata all’inizio del
processo.

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