Un organismo le cui cellule abbiano cromosomi con cromatidi aventi alleli diversi di
uno stesso gene si dice eterozigote per quel gene.
Ogni allele origina una versione fenotipica del relativo carattere; per uno stesso
gene possono esservi alleli in numero variabile e fenotipi in egual numero.
Nella maggior parte dei casi, gli alleli d’un gene possono raggrupparsi in due cate-
gorie, dette allele dominante ed allele recessivo.
L’allele dominante, se presente anche in uno solo dei due cromatidi, determina il
carattere, stabilendo il fenotipo dell’organismo.
L’allele recessivo determina il carattere solo se unico presente in entrambi i cromati-
di, mentre rimane latente se compresente con la forma dominante.
La codominanza è la piena espressione di entrambi i caratteri in organismi eterozi-
goti. È una situazione rara. Ad esempio, il gruppo sanguigno AB presenta sulla membrana
cellulare del globulo rosso le molecole distintive sia del gruppo A, sia del gruppo B.
La dominanza incompleta è la presentazione di caratteri intermedi tra dominante e
recessivo in soggetti eterozigoti. Ad esempio, nella pianta Bella di Notte, il fiore può essere
di colore bianco o rosso; gli esemplari monozigoti avranno il fiore d’un nitido colore bianco
o rosso, ma gli eterozigoti avranno fiore di colore rosa, dunque intermedio tra i due estre-
mi.
A volte, la presenza di caratteri sfumati non è dovuta a dominanza incompleta, ben-
sì al fatto che il fenotipo dipende da più geni, tra loro indipendenti, che possono sovrappor-
si in modi diversi, dando contributi la cui somma può assumere valori graduati. Si parla in
tal caso di caratteri poligenici.
Carattere poligenico = carattere alla cui espressione fenotipica concorrono più geni.
Ne sono esempi nell’uomo la statura, la corporatura, la forma dei lineamenti, il colo-
re della pelle (± 100 geni) e degli occhi (20 – 100 geni), la colesterolemia, i caratteri com-
portamentali complessi (centinaia – migliaia di geni), la propensione all’accumulo di adipe
(> 30 geni) e la sua localizzazione (16 geni).
Può aversi il caso che un gene mascheri l’effetto di un altro = epistasi. Ad esempio,
la sordità congenita umana colpisce omozigoti recessivi per uno dei due geni che control-
lano la funzione uditiva, poiché l’altro da solo non basta a garantire la funzionalità dell’udi-
to.
Tra gli animali, il colore del cane di razza Labrador viene determinato da due geni,
uno dei quali (B) controlla la produzione di melanina, l’altro (E) il suo rilascio nel pelo; per
la sintesi del pigmento, il colore nero è dominante ed il marrone recessivo, per il deposito
l’affermazione è dominante e la negazione è recessiva. Pertanto, un cane con “E” domi-
nante sarà nero o marrone, uno con “e” recessivo sarà biancastro.
Negli organismi a riproduzione sessuata, le cellule riproduttive, dette gameti, vengo-
no generate per meiosi di cellule specializzate. Nella meiosi, le cellule figlie ricevono un
genoma dimezzato rispetto a quello della cellula madre, costituito da un cromatidio per
ogni cromosoma diploide. In tal modo, ogni gamete possiede un solo allele per ogni gene
e questo viene definito segregazione degli alleli.
Segregazione degli alleli: fornitura ad ogni gamete d'uno solo dei diversi alleli d'un
gene.
La segregazione genetica fa sì che la generazione d'organismi discendente sia con-
notata da caratteri derivanti dalla combinazione casuale dei caratteri della generazione pa-
rentale.
Poiché infatti ogni zigote (= ovulo fecondato, prima cellula del nuovo organismo) è
prodotto dalla fusione d'un ovulo (gamete femminile) con uno spermio (gamete maschile),
il suo genoma sarà costituito dalla somma dei genomi portati dai due gameti.
La casualità determina quale ovulo sarà presente e maturo al momento della fecon-
dazione e pertanto quale metà del genoma materno esso avrà; al contempo, la stessa ca-
sualità stabilirà quale spermio raggiungerà l'ovulo stesso e pertanto quale metà del geno-
ma paterno esso porterà.
L'esemplare discendente potrà dunque ereditare una combinazione casualmente
imprevedibile dei genomi parentali.
La sola previsione possibile è la quantificazione delle probabilità che ogni allele sia
presente nel corredo genetico dell'organismo figlio.
Tale quantificazione è eseguibile mediante il cosiddetto “Quadrato di Punnett”.
Quadrato di Punnett; tabella a doppia entrata, che visualizza i possibili incroci tra i
vari alleli d'un gene. La sua forma è sempre quadrata, poiché sia da parte materna, sia da
parte paterna può aversi lo stesso numero di possibili alleli per ogni gene.
Una volta realizzate le varie combinazioni alleliche, sarà noto il genotipo del nuovo
esemplare e, su tale base, sarà possibile stabilire il suo fenotipo.
Il quadrato di Punnett dà luogo a proporzioni definite e certe nei caratteri della ge-
nerazione discendente, su base probabilistica.
In ogni caso, esiste sempre la possibilità di raggruppare i tipi allelici in due gruppi,
definibili come dominante e recessivo (Es. occhi chiari = verdi, azzurri, grigi = recessivo,
occhi scuri = neri, marroni = dominante); nell'ambito delle due categorie si avrà poi la spe-
cifica distinzione.
Una delle leggi fondamentali della genetica è quella della segregazione indipenden-
te degli alleli.
Segregazione indipendente degli alleli: la segregazione degli alleli d'ogni gene av-
viene indipendentemente da quella degli alleli degli altri geni.
Ciò significa che i caratteri si assortiscono in modo variegato e che per ognuno di
essi deve essere stilato un quadrato di Punnett separato.
In realtà, ciò non è del tutto vero, in quanto vi sono geni che risiedono sullo stesso
cromatidio; essi vengono pertanto assortiti insieme nella generazione discendente ed i loro
alleli non possono distribuirsi in modo indipendente l'uno dall'altro, ma rimarranno associa-
ti così com'erano nella generazione parentale.
Associazione genica: mantenimento delle combinazioni alleliche parentali per ubi-
cazione dei geni sullo stesso cromosoma.
Alcuni esempi vistosi di associazione genica sono i caratteri associati al sesso.
Caratteri legati al sesso: caratteri non intrinsecamente sessuali, ma il cui gene è
ubicato sul cromosoma X o Y.
Essi pertanto risultano condizionati dall'appartenenza dell'individuo ad uno dei due
generi.
Ne è esempio il colore degli occhi nel moscerino della frutta Drosophila Melanoga-
ster; l’allele recessivo portatore degli occhi bianchi può trovarsi solo sul cromosoma fem-
minile, mentre l’allele dominante per gli occhi rossi può trovarsi solo sul cromosoma Y ma-
scolinizzante; pertanto, solo i maschi possono avere gli occhi rossi.
In modo analogo, alcuni colori del manto del gatto sono peculiarmente femminili (tri-
colore), altri esclusivamente maschili (rosso totale), altri ancora indifferenti (nero).
Tale fenomeno di associazione genica potrebbe ridurre la varietà allelica della spe-
cie di appartenenza, con pregiudizio per la capacità di sopravvivenza ad eventi ambientali
estremi.
A contrasto del problema, interviene il processo di crossing over (crossover).
Crossing over (crossover): scambio di geni corrispondenti tra cromosomi omologhi.
Esso avviene durante la prima divisione cellulare della meiosi, nella fase delle cop-
pie omologhe.
Il crossover consiste nello scambio di materiale genico tra cromatidi di due cromo-
somi omologhi.
Lo scambio concerne sempre geni interi ed è paritario.
Il sito in cui esso avviene è detto chiasmo.
Chiasmo: segmento cromosomico interessato da crossover.
Il crossover viene compiuto da trasposoni = elementi genetici mobili = sequenze
DNA che attirano enzimi di restrizione (esonucleasi), i quali staccano un tratto di cromoso-
ma; quest’ultimo viene trasferito dall’enzima trasposasi in un altro sito dello stesso geno-
ma, dove viene inserito dall’enzima DNA ligasi.
Il risultato è la ricombinazione del DNA = nuova combinazione di geni associati nel-
tali molecole hanno la capacità chimica di riconoscere i nucleotidi mutanti e sostituirli. Di-
versamente, l’enorme numero di riproduzioni cellulari che avviene continuamente in ogni
organismo pluricellulare porterebbe certo e presto a qualche mutazione di esito fatale e
nessun individuo porterebbe a termine il proprio ciclo vitale.
Va considerato infatti che il cambiamento d’una sola base può comportare effetti in-
sostenibili:
- l’inserzione d’una nuova base in un esone fa slittare tutti i codoni successivi, modificando
tutti gli amminoacidi della proteina codificati oltre il sito mutato; in casi minoritari di muta-
zione migliorativa, questo rende l’evoluzione più rapida ma, nella maggior parte dei casi,
rende la proteina del tutto disfunzionale;
- anche in caso di sostituzione d’una base, un solo amminoacido mutante può rendere
inefficiente il dominio, come nel caso dell’anemia falciforme.
Ad aumentare la frequenza delle mutazioni intervengono i fattori mutageni = agenti
ambientali che interferiscono con la replicazione del DNA.
Fattori mutageni chimici e fisici
- un mutageno fisico è il calore, che può spezzare il legame tra base azotata e deossiribo-
sio, con conseguente perdita della base.
- sono mutageni fisici le radiazioni ionizzanti, aventi alta energia e forte penetranza, come i
raggi cosmici, i raggi ɣ ed x. Esse ionizzano la molecola del DNA, rompendo legami o
creandone altri. Colpiscono con particolare intensità le cellule in divisione, provocando
anomalie geniche che spesso sono tumori o malformazioni fetali; per lo stesso motivo,
però, possono essere impiegate per distruggere le masse tumorali, che constano di cel-
lule in continua ed intensa mitosi (radioterapia).
- tra i mutageni fisici si annoverano anche i raggi ultravioletti (UV), meno energetici e pe-
netranti, che però possono interagire con le basi azotate, polimerizzandole e così distur-
bando la successiva replicazione del DNA nella riproduzione cellulare.
- fattori mutageni chimici sono gli analoghi delle basi azotate, sostanze in grado di sostitui-
re le basi durante la replicazione del DNA; nelle successive replicazioni, non consentiran-
no la costituzione dei legami idrogeno con le giuste basi complementari.
- sono mutageni chimici anche i reattivi con le basi azotate, che reagiscono chimicamente
con le basi, alterandone la struttura e rendendole inadatte al legame con le rispettive basi
- gli intercalanti sono sostanze la cui molecola ha forma e dimensioni analoghe a quelle
d’una coppia di basi azotate; possono inserirsi nella molecola DNA e distorcerla.
Fattori mutageni agenti sulla biosfera
- in natura un importante fattore mutageno fisico è il fondo naturale di radiazioni, al quale
le specie viventi sono adattate; tale adattamento va inteso però come la semplice capaci-
tà della specie di sopravvivere come insieme e non come insensibilità del singolo indivi-
duo alle radiazioni naturali. Il fondo naturale di radiazioni è infatti responsabile di non
meno del 3% delle mutazioni genetiche spontanee. Tale livello è prodotto dal decadimen-
to radioattivo degli atomi di isotopi instabili di vari elementi, la cui distribuzione è disuni-
forme sulla superficie terrestre in funzione della diversa costituzione geologica del territo-
rio. Le radiazioni provocano la mutazione colpendo il filamento DNA soprattutto durante
la sua duplicazione nell'ambito della riproduzione cellulare.
- i fattori mutageni artificiali sono costituiti da radiazioni prodotte da attività umane (armi
nucleari, incidenti a centrali nucleari, radiografie) e da sostanze giunte a contatto con
l'organismo (amianto, polveri atmosferiche sottili, additivi alimentari, residui industriali). Il
meccanismo materiale di generazione della mutazione è lo stesso degli eventi naturali.
Le mutazioni possono avere effetto irrilevante, migliorativo (evoluzione), ma nella
maggior parte dei casi sono nocive (malformazioni, malattie, tumori).
Le malattie genetiche sono una parte modesta delle patologie attualmente note, co-
stituendo 3.000 tipologie, che provocano lo 0,05% dei casi clinici.
Le malattie genetiche possono essere:
- monogeniche = portate dall’allele in un solo gene; sono solo il 2%, raramente dominanti
(es. Correa di Huntington), più spesso recessive (es. albinismo, fibrosi cistica)
- poligeniche = portate da alleli in più geni, il cui accumulo accresce il rischio (es. atero-
sclerosi, asma, diabete mellito, epilessia, gotta, ipotensione, allergia, palatoschisi, schi-
zofrenia).
Tuttavia, anche nelle disfunzioni non prettamente genetiche, il fattore genetico può
essere predisponente: le malattie costituiscono infatti uno spettro, che va un estremo total-
mente esogeno ad uno totalmente genetico. Tali estremi sono raramente raggiunti, perché
l'ambiente può contrastare o favorire l'insorgere delle malattie, a livello probabilistico o
quantitativo, ed il genoma può predisporre in misura maggiore o minore.
due cromosomi X ed un Y, che dà luogo a maschi ritardati e sterili, aventi seno e testicoli.
- Se invece la coppia 23 si riduce al solo cromosoma X, si ha la Sindrome di Turner, che
origina femmine X - 0 malformate e sterili.
- Il daltonismo è l'inefficienza o insufficienza dei reagenti nei coni, cellule dell’occhio spe-
cializzate nella distinzione dei colori. Esso è portato da perdita di geni sul cromosoma
sessuale X dovuta a crossover ineguale, con perdita di geni per le iodopsine, con muta-
zione recessiva. Se uno zigote è femminile ha due cromosomi X; può essere omozigote
dominante o eterozigote, nel qual caso la figlia sarà normovedente; minoritario il caso
della donna omozigote recessiva e quindi daltonica. Lo zigote maschile ha il solo allele
dell’unico cromosoma sessuale X, che potrà essere dominante o recessivo, ed è più alta
la probabilità di uomini daltonici. Infatti, l’8% delle persone caucasiche porta l’allele dalto-
nico e perciò l’8% dei maschi è daltonico, mentre per le femmine la probabilità scende ad
8% x 8% = 0,64%. Mancano dati sugli altri ceppi umani nel mondo.
- L’emofilia è l’inefficienza nella coagulazione del sangue, causata da un allele recessivo
che codifica in modo errato le proteine incaricate di arginare le emorragie. Essa è conse-
guenza di un allele recessivo avente sede sul cromosoma X, che non trova corrispon-
denza nel cromosoma Y. Pertanto, la probabilità di maschi emofiliaci è superiore in forma
quadratica rispetto ai casi femminili.
- l'albinismo è la mancanza di melanina, pigmento scuro; essa è prodotta da una sequen-
za di reazioni, ognuna catalizzata da un enzima. Gli enzimi sono proteine, codificate in
vari geni, dispersi su vari autosomi. L'errore genetico può colpire uno qualsiasi di tali sta-
di produttivi, determinando carenze diverse con fenotipo diverso, anche parziale.
- il nanismo è lo sviluppo ridotto e sproporzionato del corpo. Ve ne sono varie forme, aven-
ti varia origine. Una di esse è la condrodistrofia, crescita anormale e distorta delle ossa
lunghe; è portata da un allele dominante in un gamete mutante ogni 20.000, ma rimane
rara perché gli individui affetti difficilmente si riproducono. In generale, il nanismo deriva
da errata codificazione o espressione dei geni per gli ormoni della crescita: somatostati-
na (14 amminoacidi) e somatotropina (191 amminoacidi).
- la schizofrenia è un disturbo psichico che colpisce in vari gradi e modi il 2% delle persone
come media mondiale. Se uno di due gemelli è schizofrenico, l’atro gemello ha il 38% di
probabilità di esserlo a propria volta, valore probabilistico molto minore del 100%, ma
molto maggiore del 2%. Si ritiene pertanto che la schizofrenia abbia una rilevante compo-
nente genetica, almeno come fattore predisponente; forse l’ereditarietà è solo parziale e
l’ambiente svolge un ruolo determinante. Infatti, i figli di schizofrenici adottati da famiglie
normali presentano la schizofrenia con frequenza superiore alla media, ma meno del
100% dei casi.
- la dislessia (disgrafia, discalcolia) è un disturbo della lettura e scrittura, consistente nella
difficoltà a porre nel corretto ordine lettere, numeri e sillabe. Se un gemello omozigote è
dislessico, l’altro ha il 68% di probabilità di esserlo, se sono eterozigoti la probabilità è al
38%. È dunque un caso di predisposizione genetica non determinante.
- l’autismo è una sindrome che comporta difficoltà di gestione di situazioni relazionali, pur
in presenza di capacità intellettive normali. Colpisce lo 0,16% della popolazione. Figli di
autistici hanno il 3 – 8% di probabilità di esserlo, gemelli omozigoti il 60%; altri parenti
possono presentare solo alcuni sintomi. È causata dalla combinazione di predisposizione
genetica e fattori quali rosolia, talidomide, alcool etc..
- il ritardo mentale non causato da patologie viene diagnosticato con QI < 70 ed interessa
il 3% della popolazione, con prevalenza dei maschi sulle femmine del 25%; questo, per-
ché i geni lesi sono sul cromosoma sessuale X, dove codificano neurotrasmettitori ed il
citoscheletro dei neuroni (che organizza le vescicole dei neurotrasmettitori). Sono note
oltre 100 mutazioni che influenzano lo sviluppo cognitivo, colpendo però geni diversi da
quelli che promuovono l’intelligenza e l’apprendimento.
- la sclerosi multipla è una malattia autoimmune in cui i globuli bianchi attaccano i nervi. Se
un gemello omozigote ne è affetto, l’altro ha il 30% di probabilità di contrarla. È questa la
stessa proporzione di tutte le malattie autoimmuni, che evidenzia il ruolo predisponente
della genetica.
- i tumori hanno una prevalenza entro linee familiari, che ne dimostra il contributo genetico
predisponente; Melanoma 58%, Prostata 57%, Seno 31%, Vescica 30%, Polmone 18%.
Negli organismi pluricellulari ad alto livello evolutivo si è riscontrata l’esistenza di
un’eredità extracromosomica, extranucleare.
Eredità extracromosomica (extranucleare) = patrimonio genetico sito al di fuori del
genoma nucleare.
Esso ha sede nei mitocondri e cloroplasti ed è residuo dei batteri da cui gli organelli
discendono. Questi furono fagocitati da altri batteri, entro cui sopravvissero, rilasciandovi il
proprio genoma, che fu duplicato dagli enzimi DNA polimerasi, così da rigenerare i micror-
ganismi come simbionti entro l’ospite. Nel tempo, l’evoluzione ha portato ad una loro gra-
duale modificazione e specializzazione come organelli.
Il genoma mitocondriale e cloroplastico consta di plasmidi = piccole molecole DNA
anulari.
- la selezione da parte degli agenti naturali determina quali innovazioni sono migliorative
ma non genera innovazioni a propria volta
- le innovazioni sopravvissute alla selezione naturale subiscono perfezionamenti, per mu-
tazioni accidentali o ulteriori azioni intenzionali cellulari.
- strutture e processi cellulari a tutela della stabilità genetica operano per evitare mutazioni
accidentali, quasi sempre nocive, ma non interferiscono con le modifiche intenzionali.