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Sommario n.1/2013 gennaio-febbraio-marzo

RIVISTA MILITARE 72 L’impatto dei sistemi sociali


sulle operazioni militari
di Riccardo Caimmi
4 Un nuovo anno e Alvaro Fontanella
per un nuovo Esercito
del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito 77 La protezione delle
Generale di Corpo d’Armata infrastrutture critiche
Claudio Graziano di Vincenzo Iavarone

82 La Battaglia dell’Assietta
di Ernesto Bonelli

92 Uomini d’arme
del Mezzogiorno d’Italia
di Giuseppe Fernando Musillo

14 La penetrazione cinese
in Africa
di Daniele Cellamare

20 La dottrina nucleare russa


di Antonio Ciabattini Leonardi

28 Lo Stato di Al-Qaeda
e la minaccia terroristica
di Mattia Vitale 104 L’Istituzione
con le «stellette»
32 Le dispute territoriali di Francesca Cannataro
nel Mar Cinese Meridionale
di Silvio Mudu 106 La permuta di beni
e prestazioni
di Stefano Rega

111 Kali con le stellette


34 Formazione e impiego di Andrea Rollo
del personale militare
di Bruno Stano 112 La montagna e il sacro
di Enrico Vespaziani
38 L’Esercito Italiano nella
cooperazione civile-militare
di Carlo Gustavo Giuliana
in copertina
50 I Mujaheddin nel conflitto Bandiera di guerra e Alfiere del 1° reggimento
russo-afghano «Granatieri di Sardegna», sintesi emblematica di
di Gianluca Bonci profonde e gloriose radici non solo di un Corpo, ma
dell’intera Forza Armata.
L’Esercito Italiano, depositario di valori indelebili,
66 Le Basi di Difesa con la sua storia, conferma di essere, ora come sem-
francesi pre, una risorsa per il Paese.
di Gregoire Madelin

www.esercito.difesa.it
riv.mil@tiscali.it 3
4 Rivista Militare

UN NUOVO ANNO
PER UN NUOVO ESERCITO
Nel leggere l’ultimo numero
di «Rivista Militare», è matu-
rato in me il convincimento
di utilizzare questa prestigio-
sa e seguitissima «vetrina»
per tracciare, da Capo di Sta-
to Maggiore dell’Esercito,
l’impegnativo «percorso» che
dovremo, tutti insieme, af-
frontare nel breve-medio ter-
mine. È dunque questo l’in-
tento delle pagine che seguo-
no, nella consapevolezza che
i provvedimenti di riorganiz-
zazione, che saranno varati
prossimamente, richiedono
un più incisivo impegno co-
municativo da parte della
Forza Armata, in virtù della
loro rilevanza e portata.

Nei quindici mesi dall’assunzione dell’incarico al Paese, ma anche dal mutato ruolo richiesto agli odierni
Vertice dell’Esercito, ho avuto modo di intraprendere, in strumenti militari e che segue a poco più di dieci anni la
Patria, un intenso ciclo di visite a Comandi, Enti, Istituti grande trasformazione dai primi anni duemila che
ed unità, che mi ha permesso di prendere piena coscien- portò al modello professionale.
za dello «stato di salute» della Forza Armata. Dalle visi- Come sapete, infatti, lo squilibrio in cui versa l’attuale
te nei principali Teatri Operativi in cui siamo schierati modello di Difesa – cosiddetto «Modello a 190 000» –
all’estero, ho potuto, inoltre, trarre alcune preziose indi- unitamente alla gravissima crisi economica che ha colpi-
cazioni che attestano, inequivocabilmente, la conferma to tutte le economie mondiali, hanno imposto di ricali-
di eccellenti capacità professionali complessive nonché brare lo Strumento Militare nazionale, che dovrà peral-
di una sempre crescente maturazione di quelle capacità tro continuare a «produrre» un output operativo per
che una volta potevamo definire «di nicchia», ma che quanto possibile invariato, in grado di fronteggiare con
oggi sono divenute affermate realtà. efficacia le minacce alla pace e sicurezza, nonché garan-
I lusinghieri risultati che l’Esercito ha, fino ad oggi, con- tire il mantenimento del livello di ambizione nazionale
seguito sono, di certo, ascrivibili all’incondizionato spiri- e il ruolo da protagonista svolto dal nostro Paese in
to di servizio di ciascuno, ma sono altresì il prodotto delle ambito internazionale. Appurata, dunque, l’insostenibi-
scelte coraggiose operate in passato, che possiamo trat- lità del Modello precedente (che prevedeva per
teggiare come un «percorso virtuoso», iniziato con la l’Esercito un livello di forza di 112 000 unità) e stante
prima missione di pace in Libano – primo vero impiego l’esigenza anche per la Difesa, al pari delle altre
«intensivo» di unità dell’Esercito oltremare, di cui abbia- Amministrazioni dello Stato, di contribuire a contrarre
mo recentemente celebrato il trentennale – e proseguito la spesa pubblica, si è imposta l’urgenza di una revisio-
incessantemente nel corso di questi ultimi sei lustri. ne dell’intero comparto.
Oggi però una nuova sfida attende l’Esercito: si tratta di Non siamo, pertanto, di fronte a una semplice trasforma-
una profonda riorganizzazione, in chiave riduttiva, che zione, bensì ad un vero e proprio cambiamento radicale,
ci è imposta dallo sfavorevole quadro economico del ad una svolta «epocale» e culturale, tanto nell’ambito
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dell’organizzazione quanto, per ciò che sarà richiesto a tutti noi, sul piano strettamente individuale.
La revisione si presenta, quindi, non soltanto come una sfida impegnativa, ma anche come un’imperdibile oppor-
tunità che, prevedendo una riorganizzazione complessiva, ci permetterà non solo di varare uno Strumento più
snello e flessibile, ma anche, e soprattutto, equilibrato e sostenibile. Infatti, l’odierno bilancio dell’Esercito dedica
ben il 70% delle risorse al settore Personale, il 18% all’Investimento e solo il 12% all’Esercizio (è questo il settore più
delicato ed in maggiore difficoltà, in cui sono comprese tutte le voci di spesa – addestramento, mantenimento delle
infrastrutture, acquisto delle munizioni, dei carburanti e dei pezzi di ricambio, eccetera – che consentono la «vita»
della Forza Armata). Pertanto, in un quadro complessivo di riduzione delle risorse disponibili, non vi è alternati-
va alla necessità di una contrazione complessiva delle dimensioni del nostro apparato di difesa attraverso la dimi-
nuzione delle strutture di vertice e periferiche, il riadeguamento funzionale di taluni programmi di ammoderna-
mento e dei livelli del personale. L’obiettivo è quello di pervenire ad
allocare tendenzialmente il 50% del totale delle risorse disponibili al
settore Personale, destinando il resto ai settori Esercizio e
Investimento (25% ciascuno). Infatti, il protrarsi di valori sensibil-
mente inferiori al 25% per questi ultimi due settori - ed in partico-
lare lo scostamento eccessivo per quelli di esercizio - finirebbe per
compromettere seriamente sia la prontezza operativa delle nostre
unità, sia il mantenimento in efficienza dei
sistemi a più elevato contenuto tecnologico.
Sebbene inevitabili, le riduzioni dovranno
comunque avvenire con gradualità, per con-
sentire all’Esercito di perseguire una maggiore
6 Rivista Militare

Dunque, alla luce di tali linee d’indirizzo e al fine di


preservare al massimo la componente operativa proiet-
tabile, l’Esercito si attesterà, entro il 2024, su un volu-
me organico complessivo pari a circa 90 000 militari
operativi. Dovranno essere esclusi gli Allievi delle
Scuole e delle Accademie e il personale in addestra-
mento che, evidentemente, non parteciperebbe all’ope-
ratività dello strumento. Per effetto dei provvedimenti
connessi con la spending review è previsto uno step
intermedio, al 2016, in cui la consistenza organica della
Forza Armata dovrà attestarsi sulle 100 000 unità.
Questi numeri non devono far sorgere timori nel
nostro personale, perché, come dimostrato dalle simu-
lazioni e dagli studi elaborati dallo Stato Maggiore
dell’Esercito, tali valori verranno conseguiti gradual-
mente con gli esodi naturali del personale e con conte-
nute contrazioni nei volumi dei reclutamenti di tutte le
categorie. In ogni caso, il disegno di legge approvato a
efficienza e sostenibilità pur seguitando ad assolvere, fine anno prevede la possibilità di estendere il periodo
senza soluzione di continuità e senza flessioni, i propri per raggiungere i limiti numerici anche oltre il 2024, se
compiti. necessario.
Noi non temiamo la trasformazione, anzi – come è ben Peraltro, contestualmente alla riduzione organica,
noto – ne siamo assolutamente avvezzi: l’Esercito è sem- dovranno anche essere variate le attuali ripartizioni del
pre stato uno Strumento operativo in continua evoluzio- personale tra le tre macroaree di impiego, prevedendo
ne, dovendosi adeguare a ogni cambiamento della un innalzamento al 70% della componente operativa
minaccia e ad ogni variazione degli scenari di riferimen- proiettabile – contro il 65% di oggi – un ridotto ridimen-
to (d’altronde, basti pensare a quanto siano radicalmen- sionamento del supporto operativo, dall’8 al 7%, e una
te cambiate le Forze Armate italiane, e l’Esercito in par- più sensibile riduzione della componente di supporto
ticolare, nell’ultimo trentennio). generale, che dovrà passare dall’odierno 27% al 23%.
Tuttavia, questa volta c’è un elemento di novità rispetto È comunque da rimarcare che la trasformazione della
al recente passato: è stato abbandonato il criterio di pia- componente terrestre dello Strumento Militare non si
nificazione delle esigenze militari basato sulle «capacità può ridurre solamente ad una mera questione di natura
operative da acquisire» in relazione alla minaccia e al economico-finanziaria. L’esigenza del cambiamento,
livello d’ambizione nazionale per passare, invece, ad infatti, si avverte principalmente dai ritorni di esperien-
una pianificazione guidata prioritariamente dalla ze che abbiamo quotidianamente dai Teatri Operativi. In
«sostenibilità economica» dello Strumento Militare. primis, si deve assolutamente tenere conto della fonda-
Al riguardo, il Ministro della Difesa pro-tempore ha, mentale importanza degli aspetti inerenti alle risorse
innanzitutto, fissato i criteri da seguire nel processo di umane, perché i più recenti impieghi operativi ci hanno
pianificazione del nuovo Strumento Militare, rendendo dimostrato – qualora ve ne fosse stato bisogno – l’irri-
noti i requisiti di partenza per consentire alle Forze nunciabile centralità dell’uomo sul terreno, con la sua
Armate di avviare – ciascuna per proprio conto, armo- capacità di «leggere» le diverse situazioni, capacità che
nizzando poi i risultati in seno allo Stato Maggiore della non potrà mai essere surrogata efficacemente da alcun
Difesa – i propri studi di revisione. sistema tecnologico.
Tali requisiti sono: E qui apro subito una parentesi sul problema del pro-
• 14,1 Mld € quale riferimento programmatico finanzia- gressivo invecchiamento del personale di truppa la cui
rio per la funzione Difesa; soluzione risulta oramai ineludibile, in considerazione
• un volume di 150 000 unità di personale militare, con delle negative ricadute che ciò comporta su una compa-
una riduzione di circa il 20% rispetto al modello pro- gine ad alta vocazione operativa qual è l’Esercito.
fessionale, e di 20 000 civili (consistenze organiche da L’attuale situazione di crisi è determinata dal fatto che,
conseguire tendenzialmente entro il 2024); a differenza dei nostri principali Alleati, i quali, in mate-
• riequilibrio tendenziale del Bilancio della funzione ria di reclutamento, fanno largo ricorso a «contratti d’ar-
Difesa, ripartendolo orientativamente – come già ruolamento» a tempo determinato, in Italia si è scelto un
detto – in 50% per il settore Personale, 25% per sistema in cui si tende a stabilizzare il personale in
l’Esercizio e 25% per l’Investimento (ripartizione da ferma prefissata «meritevole», facendolo transitare nella
conseguire a fine del processo). categoria dei Volontari in Servizio Permanente.
n. 1 - 2013 7

Fig.1

Il modello organizzativo di una Forza Armata forte di adeguato di giovani militari. La ragionevole soluzione
112 000 professionisti e fondata sul principio della stabi- nel breve e medio termine è «spalmare» i VFP 1 su 2/3
lizzazione della maggior parte dei suoi VFP 4 presuppo- anni di ferma iniziale mantenendo il numero complessi-
neva, tuttavia, lo stanziamento di risorse adeguate e si vo di giovani militari pur avendo ridotto le battute di
collocava in un quadro finanziario di riferimento comple- ingresso nei VFP 4. Per il futuro, pertanto, la Forza
tamente diverso da quello attuale che, come ho già detto, Armata dovrà investire, necessariamente e prioritaria-
prevede invece una struttura organizzativa su 90 000 mente, sulle nuove figure professionali dei Volontari a
uomini, da raggiungere gradualmente entro il 2024. Ferma Prefissata, che rappresentano la «formula» più
In tale senso, al fine di prevenire il prodursi di insanabi- efficace per avere soldati in grado di fornire output ope-
li squilibri nei volumi dei VFP 1 e dei VFP 4/VSP, che si rativi di ottimo livello e, al tempo stesso, per contenere
tradurrebbero nel rapido innalzamento dell’età media automaticamente i reclutamenti annuali, consentendo ai
del personale con una sensibile perdita di capacità ope- migliori la possibilità di transitare nelle categorie dei
rativa dello Strumento, occorre ideare soluzioni innova- VFP 4 e dei VSP (Figura 1).
tive ricorrendo all’introduzione di nuove figure. Mi rife- Per poter disporre di un capitale umano di livello ade-
risco in particolare alla possibilità di concedere un’ulte- guato, è altresì indispensabile che il nostro personale
riore rafferma annuale ai VFP 1 al secondo anno di venga sottoposto a percorsi addestrativi assolutamente
ferma (il cosiddetto «VFP 3»), inserita nei provvedimen- realistici e riceva quegli strumenti culturali che gli per-
ti applicativi relativi al «Modello a 90 000» in corso di mettano di comprendere le complesse realtà in cui è chia-
predisposizione. mato ad operare e ad interagire in stretta sinergia con
In sostanza, oggi, in relazione ai reclutamenti del passa- tutti gli attori presenti sul campo. Ma, per formare ed
to, i volumi organici di VSP sono quasi raggiunti. In tal addestrare il personale servono fondi adeguati e suffi-
senso, al fine di mantenere il giusto criterio che i VFP 4 cienti e la progressiva riduzione delle risorse a disposi-
meritevoli e idonei possano avere ragionevolmente zione, unitamente al ben noto sbilanciamento del budget
garantito il transito nei VSP, è necessario ridurre il (spesa eccessiva per il Personale, a detrimento dei setto-
numero dei VFP 4 in accesso, mantenendo un numero ri Esercizio e Investimento), stanno progressivamente
8 Rivista Militare

compromettendo la capacità della Forza Armata di adde- sul territorio nazionale, con forze non inferiori a 5 000
strare e preparare adeguatamente il proprio personale. uomini, costituite da unità non pre-allocate;
Al riguardo, non posso sottacere che, nonostante gli enor- • garantire un impegno di maggior sforzo per un
mi sforzi posti in essere dall’Esercito per aumentare il tempo limitato (fino a 12 mesi), quale forza joint di un
numero e la tipologia delle attività condotte mediante il impegno multinazionale per la condotta di
ricorso a tecniche di simulazione, gli attuali costi adde- Operazioni di difesa collettiva e di Risposta alle Crisi
strativi non risultano ulteriormente comprimibili e ulte- (CRO), che implica la disponibilità di un pacchetto di
riori tagli in tale strategico settore si tradurrebbero, inevi- forze non inferiore ai 20 000 uomini;
tabilmente, in un sensibile decadimento delle capacità • sostenere un impiego prolungato nel tempo di non
operative delle nostre unità, potendo generare anche meno di 10 000 uomini, per un impegno multinazio-
nocumento alla sicurezza del nostro personale. nale «one-shot rinforzato», da utilizzare per una rapida
Pur nel quadro di più ridotte risorse disponibili, l’obiet- reazione ad una situazione di crisi;
tivo finale da conseguire è, dunque, quello di un • mantenere una flessibilità strategica, costituita da una
Esercito caratterizzato da ampia flessibilità e versatilità, forza non inferiore ai 5 000 uomini, che consenta al
completamente integrabile in ambito interforze ed inter- Paese di passare da un’articolazione strategica ad
nazionale e in grado di esprimere assetti pienamente un’altra nel caso di crisi internazionale non prevista.
interoperabili con quelli degli Eserciti alleati ed amici È evidente, però, che un’efficace trasformazione dello
per partecipare, da protagonista, al rafforzamento Strumento Terrestre non può essere disgiunta anche da
dell’Alleanza Atlantica, alla realizzazione delle capacità una profonda revisione della propria presenza sul territo-
europee di sicurezza e di difesa nonché al consolida- rio e, quindi, da un’attenta razionalizzazione delle infra-
mento del sistema di sicurezza e cooperazione interna- strutture. In tale senso, è già stato elaborato uno specifico
zionale delle Nazioni Unite. Si tratta, dunque, di tra- piano sostenibile, denominato «Piano Globale di
guardi ambiziosi e impegnativi che non possono esse- Razionalizzazione delle Infrastrutture dell’Esercito»,
re disattesi, pena la perdita di credibilità internazio- che, sulla base di studi di razionalizzazione di tipo
nale di tutto il «Sistema Paese». areale (i criteri di riferimento adottati sono: vici-
Stante tali premesse, un Esercito a 90 000 unità potrà nanza alle aree addestrative, migliori condizio-
esprimere, nell’ambito della Joint Force nazionale, il ni infrastrutturali e maggiore capienza), si
seguente livello di impegno: prefigge lo scopo di definire le infrastrut-
• essere in grado di contrastare situazioni di emergenza ture non più funzionali alla
Forza Armata, da alienare
e/o valorizzare ai sensi
della vigente
n. 1 - 2013 9

normativa. Questa strada metterà l’Amministrazione quali il cosiddetto «supporto di piazza» e il concentra-
della Difesa in condizione di avere immediati e consisten- mento delle unità operative presso le caserme migliori e
ti risparmi perché, riducendo le infrastrutture in uso, più vicine alle aree addestrative. Uno studio di massima
diminuiranno i costi di esercizio e perché, attraverso per l’implementazione del citato progetto è già stato
l’alienazione, si otterranno le risorse necessarie per realizzato e prevede la gravitazione delle nostre unità in
ammodernare le infrastrutture attive. Limitandosi alle strutture dislocate in prossimità delle maggiori aree
sole caserme in uso, che sono attualmente 512, il piano ha addestrative presenti in Italia: mi riferisco ai poligoni di
individuato 325 infrastrutture strategiche, mentre 175 Capo Teulada (CA), del Cellina Meduna (PN), di Torre
sarebbero dismissibili nel breve periodo, consentendo – in Veneri (LE), di Candelo Masazza (BI), di Monte Romano
sede teorica – un risparmio di costi di gestione stimato (VT), nonché ad aree addestrative pregiate quali quelle
intorno ai 70 milioni di euro all’anno. di Persano (SA) e Cesano di Roma, che dovremo, com-
Peraltro, proprio in tema di infrastrutture, in più occa- patibilmente con le risorse disponibili, espandere e
sioni ho rappresentato all’Autorità politica una mia potenziare. E su questo argomento basti aggiungere che
«soluzione ideale» che, attuata nel medio-lungo termine la disponibilità di aree addestrative – già oggi scarsissi-
con una disponibilità certa di idonee risorse finanziarie, ma – è assolutamente vitale per garantire l’addestra-
potrebbe portare alla concentrazione di tutti gli Enti e mento e l’operatività delle nostre unità. Si tratta di un
unità della Forza Armata in 15/20 «macrobasi», situate argomento di scottante attualità anche alla luce delle
in prossimità di idonee vie di comunicazione e aree recenti richieste delle comunità locali che talora vorreb-
addestrative. Tale soluzione, se da un lato permettereb- bero ulteriormente limitare le servitù militari, ma sul
be di ottimizzare la spesa infrastrutturale e, nel lungo quale in Italia si è già raggiunto il limite della sostenibi-
periodo, di consentire sensibili economie di gestione, lità. Le aree addestrative sono già oggi insufficienti e
dall’altro presenta notevoli costi iniziali, che, franca- appare, pertanto, necessaria una maggiore consapevo-
mente, ritengo difficilmente sostenibili stante l’attuale lezza da parte della società civile delle ineludibili esi-
situazione economica. genze di un Esercito che si voglia efficiente.
Al momento, stiamo comunque Viste, dunque, le linee generali del processo
cercando di realizzare tale pro- evolutivo, desidero
getto di concentrazione delle
infrastrutture in maniera «vir-
tuale» attraverso alcune
soluzioni
10 Rivista Militare

piano di rinnovamento dei principali sistemi d’arma


pesanti al fine di poter comunque disporre di un adegua-
to bacino di «forze pesanti», equipaggiate e addestrate
per condurre azioni risolutive attraverso l’impiego com-
binato di potenza di fuoco, protezione e movimento. In
tale contesto, sono state approvate due esigenze operati-
ve volte ad equipaggiare (dal 2016 al 2025) i reggimenti di
cavalleria del prossimo futuro con circa 150 nuove blindo
«CENTAURO 2» (di concezione e produzione interamen-
te nazionale) e i reggimenti carri mediante il rinnovamen-
to tecnologico delle piattaforme esistenti.
Tornando alla riorganizzazione dell’Area Operativa si
può facilmente notare come l’Esercito verrà a disporre
di 9 Brigate di manovra, contro le 11 attuali: bisogna,
allora, individuare i due Comandi Brigata che dovranno
essere soppressi, riqualificati o accorpati ad altri. In tale
ottica, il primo provvedimento che verrà assunto sarà
quello di «fusione» ad altro Comando Brigata del
ora passare ad illustrare, per ciascuna Area d’Impiego, le Comando della «Pozzuolo del Friuli», poiché, dovendo
linee d’azione che verranno seguite e la configurazione cedere i propri reggimenti di cavalleria alle altre Grandi
finale che verrà acquisita entro il 2024. Unità elementari di manovra per soddisfare le loro esi-
Inizio, quindi, dall’Area Operativa, su cui spenderò genze di una capacità esplorante autonoma, non avrà
qualche parola in più, poiché costituisce il vero «centro più «ragioni operative» per essere tenuto in vita.
di gravità» della trasformazione. Tuttavia, desidero rimarcare con forza che, quando par-
Il primo aspetto che mi preme evidenziare è che abbiamo liamo di chiusura di Brigate, si intende in realtà la chiu-
deciso di concentrare le risorse disponibili per accrescere sura del solo Comando e del relativo reparto Comando,
l’operatività, l’autonomia tattico-logistica e la flessibilità poiché i reggimenti dipendenti saranno mantenuti in
d’impiego delle Brigate di manovra che, a tale fine,
avranno una configurazione ordinativa omogenea basata
su tre reggimenti di manovra (fanteria), un reggimento
esplorante (cavalleria), un reggimento logistico e i neces-
sari enablers di combat support – unità del genio e di arti-
glieria – al fine di poter disporre di Grandi Unità elemen-
tari in grado di essere prontamente schierate nei Teatri
Operativi d’impiego con tutte le dipendenti «pedine».
Sulla base di tale premessa, il processo evolutivo ci por-
terà ad avere le seguenti Grandi Unità elementari di
manovra:
• una Brigata aeromobile in cui sono concentrati i con-
tributi dell’Esercito alla capacità di proiezione dal
mare;
• quattro Brigate leggere (una paracadutisti, due alpine
e una di fanteria), da impiegare prioritariamente in
operazioni in terreni fortemente compartimentati e in vita e ceduti ad altre Brigate. Peraltro, i provvedimenti
zone urbanizzate. La Brigata paracadutisti rappresen- di chiusura – e tale principio sarà applicato anche nelle
ta poi la principale capacità in termini di early entry; altre Aree d’Impiego – terranno conto delle giuste aspet-
• due Brigate pesanti (una meccanizzata e l’altra coraz- tative del personale, che cercheremo di soddisfare con-
zata), idonee agli impieghi «classici» in operazioni ad temperandole con le esigenze della Forza Armata. Per
alta intensità; quanto attiene, invece, al secondo Comando Brigata di
• due Brigate blindate medie, nelle quali si concentre- manovra che dovrà essere realizzato e accorpato ad un
ranno gli sviluppi in termini di mezzi digitalizzati e altro, sono in corso i necessari approfondimenti al fine
dotati di elevata mobilità strategica. di individuare la soluzione più efficace, così come si
Nello specifico, per quanto attiene alla componente blin- stanno effettuando studi storico-tradizionali per valuta-
data e corazzata, la Forza Armata, pur nei limiti delle re quali denominazioni di Brigate mantenere in vita e
note ristrettezze di bilancio, ha sviluppato un importante quali, purtroppo, saranno abbandonate.
n. 1 - 2013 11

templare il dosaggio in varie misure di: capacità ISTAR


Fig. 2
(Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and
Reconnaissance), per individuare e anticipare la minaccia;
Forze Speciali/Forze per Operazioni Speciali, per con-
durre azioni dirette puntuali e «chirurgiche» ma anche
per operare in tutto lo spettro della Military Assistance;
Forze convenzionali, in grado di sviluppare la manovra
conducendo operazioni decentrate e pluriarma unita-
mente ad attività di stabilizzazione volte a garantire la
sicurezza della popolazione, il consolidamento degli
obiettivi raggiunti e la risoluzione della crisi.
In questo senso, una delle più importanti lezioni apprese
dalle operazioni dell’ultimo decennio in Iraq, Afghanistan
e Libano, è l’esigenza di garantire subito la creazione di
forze locali efficienti per contribuire con tempestività e
direttamente alla soluzione delle crisi. In sostanza, le forze
di pace ed i contingenti multinazionali possono garantire
Il problema operativo del Comandante sul Campo non riguarda più solo la sicurezza e contribuire alla stabilizzazione, ma la pace
una dimensione combined e joint, ma è oramai fortemente interagency. vera può essere solo creata dalle unità autoctone. Per que-
sto fra i nuovi compiti, da attribuire a tutte le moderne
forze operative vi è la «mentoring, training and assistance»
Sempre nell’Area Operativa, è già stato avviato il pro- voluta dalla dottrina McChrystal ma anche contemplata
getto della costituzione del Comando delle Forze nel mandato della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza
Speciali dell’Esercito – COMFOSE – in Pisa. Tale coman- delle Nazioni Unite n. 1 701 sulla cui base opera il contin-
do, che avrà alle dipendenze il 9° reggimento d’assalto gente UNIFIL in Libano.
«Col Moschin», il reggimento acquisizione obiettivi, il Sempre nel contesto della riorganizzazione dell’Area
4° reggimento alpini paracadutisti «Monte Cervino», il Operativa, i Comandi delle Forze di Difesa saranno sop-
28° reggimento comunicazioni operative e il 26° Reparto pressi, ma resteranno, come livello intermedio, i
Elicotteri per le Operazioni Speciali, sarà responsabile di Comandi di Divisione: la «Acqui» di proiezione princi-
garantire la necessaria unitarietà all’addestramento, pale, mentre la «Mantova» – interessata a una ridisloca-
all’approntamento, allo sviluppo dottrinale e procedu- zione da Vittorio Veneto a Firenze, nella sede che fu di
rale nonché all’acquisizione dei materiali per il compar- EUROFOR – e la «Tridentina» assicureranno la capacità
to Forze Speciali/Forze per Operazioni Speciali. di sostenere impegni prolungati nel tempo.
Tale processo di «accorpamento» si è reso ineludibile Passando all’Area della Formazione, che è l’altro ambi-
proprio a fronte delle lezioni apprese, negli ultimi anni, to della Forza Armata a cui, insieme all’Area Operativa
nei numerosi Teatri Operativi che hanno visto e vedono deve essere garantita la più ampia attenzione e salva-
attualmente protagonista la Forza Armata. Oggi, infatti, guardia possibile, ci saranno provvedimenti ordinativi
le minacce più insidiose che ci troviamo a fronteggiare altrettanto rilevanti, data l’importanza e la delicatezza
sono basate, essenzialmente, su una componente tecno- di tutto ciò che attiene alla formazione e specializzazio-
logica di tipo «ibrido», di facile reperibilità sul mercato, ne del personale.
e da una componente di tipo «militare» che possono Il progetto di revisione contempla la costituzione di un
essere neutralizzate soltanto attraverso l’impiego inte- unico Comando di Vertice – il Comando per la
grato di una «triade» di assetti tratti dalle Forze Speciali, Formazione e la Dottrina dell’Esercito (COMFORDOT)
dall’intelligence e dalle Forze convenzionali. – che è stato attivato ad inizio anno a Roma, al posto del
Per tale ragione, l’attuale progetto di revisione della Comando dei Supporti delle FOTER.
Forza Armata si fonda su «3 cerchi virtuali» contenenti le Al termine della trasformazione, l’Area sarà articolata in
forze convenzionali, quelle speciali o per operazioni spe- tre macrosettori:
ciali e gli assetti intelligence, che permetteranno di svilup- • il primo, facente capo al Comando per la Formazione
pare uno Strumento, pienamente integrabile in funzione e Scuola di Applicazione, raggrupperà gli Istituti di
interforze e interagenzia, in grado di condurre una formazione (Accademia e dipendenti Scuole Militari,
manovra «full spectrum», nello spazio e nel tempo, al fine Scuola Sottufficiali e Scuola Lingue Estere);
di garantire la protezione degli interessi vitali nazionali • il secondo, facente capo al CESIVA di Civitavecchia,
nel dominio della sicurezza globale (Figura 2). oltre alle attuali funzioni di simulazione e validazione,
Essenzialmente, tale paradigma prevede che ogni impie- si occuperà anche dello sviluppo dottrinale e del ciclo
go operativo, ai differenti gradi di intensità, dovrà con- delle lezioni apprese per l’intera Forza Armata;
12 Rivista Militare

• il terzo, comprenderà le Scuole preposte all’addestra-


mento specialistico del personale, raggruppate in tre
poli, manovra, Combat Support e Combat Service Support.
Passando all’Area Logistica, data la sua particolare com-
plessità e ampiezza di azione, la revisione sarà molto
corposa ed andrà ad interessare settori estremamente
eterogenei. Non bisogna dimenticare, inoltre, che, per
quest’ambito, il progetto dell’Esercito andrà a inserirsi
nell’alveo del più ampio progetto di revisione della
Difesa, che, come nel caso della riforma della Sanità
Militare, mira ad uno sviluppo del sostegno logistico in
un’ottica più marcatamente interforze.
La riorganizzazione dell’Area Logistica prevederà una
struttura di Comando e Controllo più snella attraverso
la soppressione dei Comandi Logistici d’Area Intermedi
di Padova e Napoli e delle relative strutture di suppor-
to nonché il transito delle funzioni, compiti e Organi
Esecutivi nell’ambito dei Dipartimenti settoriali (TRA-
MAT, Commissariato, Sanità e Veterinaria, Tecnico) del
Comando di Vertice e la riconfigurazione in senso ridut- • un Comando di Vertice per il Territorio e per le
tivo degli stessi. Infrastrutture;
Inoltre, sono state individuate soluzioni organizzative • 2 Comandi Interregionali, destinati, oltre alla direzione
tese ad accentrare, in un minore numero di Enti, le fun- e supervisione dei Comandi Militari dipendenti, ad
zioni esecutive di mantenimento, rifornimento e sanita- assorbire molte delle competenze oggi in titolo ai
rie mediante la soppressione/accorpamento delle relati- Comandi Militari Esercito regionali (CME) nonché la
ve strutture e infrastrutture. responsabilità – oggi dei FOD – delle attività operative
Infine, vale la pena rimarcare che tale piano permetterà, di concorso;
entro il 2024, di pervenire a una riduzione degli attuali • 4 Comandi Militari – Sicilia, Sardegna, Toscana (per il
volumi organici dell’Area Logistica di circa il 25%. centro Italia incentrata sull’Istituto Geografico Milita-
Ancora più significativa dal punto di vista quantitativo re), Nord-Ovest – con piene funzioni infrastrutturali e
sarà la riorganizzazione di tutte le funzioni territoriali e territoriali, ferma restando l’opzione di pervenire ad
infrastrutturali dell’Esercito, che oggi fanno capo a due un’ulteriore razionalizzazione dopo il 2018 (ad esem-
distinte Aree di Vertice – l’Ispettorato delle Infrastrutture pio con il conferimento delle funzioni della Regione
e il Comando Militare della Capitale – destinate, invece, a Nord Ovest al Comando della Scuola di Applicazione
fondersi insieme con una contestuale profonda revisione d’Arma).
delle competenze e delle attività, anche alla luce di una In ogni Regione amministrativa saranno presenti unità
diversa funzione del «territorio». organizzative dipendenti dai suddetti Comandi, quali
La nuova Area Territoriale-Infrastrutturale sarà articola- interfaccia con le Autorità locali.
ta su: Più dettagliatamente, il progetto di riordino prevede
anche la soppressione, per fasi, di tutti i Centri
Documentali (ex Distretti Militari) e la contestuale costi-
tuzione di un Centro Unico Gestione Archivi, in Roma.
Inoltre – come detto – si procederà alla revisione in
senso riduttivo dei CME, estendendo le competenze ter-
ritoriali dei Comandi Interregionali (oggi Regioni
Militari) su più Regioni amministrative. I CME così
riconfigurati manterranno residuali competenze in
materia di presidio, reclutamento e forze di completa-
mento, gestione alloggi e supporto di piazza, che eserci-
teranno per delega permanente dei sovraordinati
Comandanti Interregionali. In altri termini l’Area
Territoriale del passato non esisterà più, e si riconfigure-
rà in una serie di Comandi regionali con più funzioni
(operative, formative, infrastrutturali).
Veniamo, infine, all’Area di Vertice, cioè allo Stato
n. 1 - 2013 13

Maggiore dell’Esercito, anch’esso destinato ad una con-


sistente «cura dimagrante», accompagnata, comunque,
da una profonda riorganizzazione e rivisitazione delle
competenze.
Le linee d’indirizzo tracciate per la rivisitazione dello
Stato Maggiore dell’Esercito sono riconducibili all’esi-
genza di:
• eliminare strutture ridondanti e aree di sovrapposizio-
ne, allineando l’organizzazione all’attuale modello dello
Stato Maggiore della Difesa, al fine di calibrare le strut-
ture secondo un unico standard organizzativo interforze;
• salvaguardare gli elementi di organizzazione necessa-
ri per l’espletamento delle funzioni attribuite per
legge al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito;
• accorpare le funzioni esercitabili dal Vertice della
Forza Armata per dedicare la struttura di C2 delle
FOTER e della componente logistica esclusivamente
all’approntamento delle unità e al mantenimento
della loro prontezza operativa;
• accentrare le funzioni di programmazione finanziaria qualitativo. E ritengo che proprio questo sia un aspetto
e la gestione delle correlate risorse, allo scopo di confe- veramente irrinunciabile: qualunque sia la futura confi-
rire unitarietà nella pianificazione e programmazione gurazione dello Strumento Terrestre, non potremo mai
finanziaria, soprattutto tra il settore dell’Investimento astenerci dal ricercare elevatissimi standard selettivi e a
e quello dedicato all’Esercizio/Operatività. garantire specifici percorsi formativi per il personale!
Anche in questo caso, vi sarà una consistente riduzione Semmai, dovremo cercare di migliorarli e ottimizzarli
finale del volume organico pari al 30% delle attuali sempre più, al fine di avere la certezza, in ogni frangen-
risorse umane impiegate, in linea con quanto imposto te, di poter disporre di «risorse umane» adeguate alle
dalla Difesa. stringenti esigenze di un Esercito moderno.
L’Esercito Italiano è, dunque, destinato a essere il prota- In tal senso, non mi preoccupano tanto le sfide del futu-
gonista di un cambiamento senza precedenti che, attra- ro, quanto la permanente disponibilità di personale che,
verso una serie di provvedimenti di riorganizzazione, si spinto dalla motivazione, dall’intelligenza e dalla pro-
svolgerà, in considerazione dell’ampiezza di questa fessionalità, abbia sufficiente coraggio – fisico e morale
riforma, in tempi estremamente ridotti. – e spirito d’intraprendenza per accogliere tali sfide
L’obiettivo è di ottenere, al termine del processo, una come opportunità evolutive e non come mere problema-
Forza Armata dinamica, al passo con i tempi, ma soprat- tiche da sormontare.
tutto bilanciata in tutte le sue tre componenti fondamen- In conclusione, pur con il vincolo editoriale di un’opportu-
tali. È una sfida che dobbiamo vincere insieme, perché na sinteticità, spero di aver illustrato, nelle sue linee essen-
non dobbiamo mai dimenticare che, in fondo, uno ziali, l’ambizioso progetto di riforma in cui siamo coinvol-
Strumento Militare è sempre la risultante di un proces- ti e che occuperà sicuramente gran parte delle nostre ener-
so evolutivo in costante divenire, che si sviluppa sulla gie nel corso del corrente e dei prossimi anni. Non dobbia-
base di linee di indirizzo discendenti da scelte continue mo farci illusioni: si tratta di un percorso ancora lungo e
e condivise da tutti i componenti dello Strumento stes- che sarà caratterizzato – ne sono sicuro – da momenti di
so. Il che significa, mantenere anche la sufficiente flessi- difficoltà e da altrettante «necessità contingenti».
bilità per adottare gli adeguamenti che certamente si Ma io sono, come mia consuetudine, ottimista per il
renderanno necessari in corso d’opera. futuro della Forza Armata: infatti quale Comandante
In tal senso, posso affermare – senza timore di smenti- dell’Esercito Italiano, sono certo di poter fare affidamen-
te – che l’Esercito ha costantemente dimostrato una to, nel corso degli anni a venire, sulle migliori energie e
straordinaria adattabilità e flessibilità, riuscendo a con- sulle capacità di tutto il nostro personale militare e civi-
durre complesse operazioni all’estero e, contempora- le in servizio, così come del sostegno attivo di quello in
neamente, a ristrutturarsi e modernizzarsi per essere quiescenza.
sempre più aderente alle mutevoli esigenze nazionali e E, con queste certezze, auguro buon lavoro a tutti voi!
globali.
Se ci siamo riusciti con successo in passato, lo dobbiamo Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito
principalmente al fatto di aver potuto disporre di perso- Generale di Corpo d’Armata
nale, in ogni categoria e grado, dall’eccellente livello Claudio Graziano
14 Rivista Militare

LA PENETRAZIONE
CINESE IN AFRICA
Nell’ultimo decennio la diplomazia di Pechino si è mossa con scelte tipiche da Grande Potenza.
Distinguendo le ragioni degli Affari di Stato dalle ragioni etiche e di principio, la Cina è riuscita a collocarsi al
centro di una complessa rete di rapporti internazionali giocando un efficace ruolo di «Global Player».
Al tavolo per una nuova definizione degli equilibri geopolitici, il Dragone è diventato un interlocutore di pri-
mo piano anche per l’Africa.

Le opinioni espresse nell’articolo


riflettono esclusivamente il pensiero
dell’autore.

La rapidità del processo di decolo-


nizzazione - dettato quasi esclusiva-
mente dalle esigenze politiche delle
vecchie potenze coloniali piuttosto
che dalla maturità raggiunta dalle lo-
ro colonie - ha favorito la creazione
dei nuovi Stati africani, spesso privi
di strutture politiche e amministrati-
ve, e in ogni caso senza alcuna omo-
geneità etnica o religiosa. Alle prime
classi dirigenti, più preoccupate a
trattare le risorse dei Paesi alla stre-
gua di ricchezze private, si sono af-
fiancati i capitali elargiti dalle due
grandi potenze durante il periodo Nel novembre del 2006, durante la Il Presidente sudafricano Jacob Zuma du-
della guerra fredda, con la speranza terza conferenza del China-Africa rante una visita di Stato in Cina.
di comprare le simpatie e la fedeltà Cooperation Forum tenuta a Pechino,
dei governi locali. Persino la comuni- non solo si svolgono i lavori per il
tà internazionale, anch’essa prodiga confronto economico e politico tra ne, la diffusione dei principi della
di progetti e finanziamenti, non è sta- le due parti, ma si festeggiano an- rivoluzione socialista creò inevita-
ta in grado di controllare e arginare il che i 50 anni dell’avvio delle rela- bilmente una sorta di «cooperazio-
cattivo utilizzo del denaro da parte zioni diplomatiche tra la Repubbica ne tra poveri». Infatti, pur essendo
delle oligarchie al potere, contribuen- Popolare e l’Egitto, che nel 1956 fu il un Paese non ancora ricco, la Cina
do in questo modo all’estrema e tra- primo Paese del Continente a «di- riusciva a spedire in Africa, negli
gica precarietà dei regimi africani. chiarare la sovranità dello Stato co- anni Sessanta, armi e medicinali, ma
Dagli inizi degli anni Sessanta, la munista», in netta contrapposizione anche ingegneri, tecnici specializza-
storia del Continente è stata una con il governo di Taipei. Fu infatti ti e riso.
lunga sequenza di colpi di Stato, proprio Mao Zedong a sostenere i Alla conferenza di Pechino, o me-
guerre civili e conflitti armati che vari movimenti di liberazione afri- glio al vertice di «amicizia e coope-
hanno quasi sempre distrutto le Isti- cani, ma anche a promuovere gran- razione», partecipano 48 Stati dei
tuzioni e lasciato le popolazioni civi- di opere come la ferrovia tra la Tan- 53 dell’Unione Africana, ai massi-
li nelle mani di pericolosi speculato- zania e lo Zambia. Pur essendo l’o- mi livelli di rappresentanza (Presi-
ri, se non quando sanguinari avven- biettivo quello di ottenere il ricono- denti, Capi di governo e Sultani)
turieri, come nel caso della Liberia, scimento dei nuovi Paesi che stava- consacrando in questo modo l’allean-
della Sierra Leone e della Somalia. no nascendo con la decolonizzazio- za strategica tra la Cina e l’Africa.
n. 1 - 2013 15

Già solo dal gennaio del 2006 (sino dioline, magliette e condizionatori - esportatori di armi, adducendo pro-
al mese di novembre) la Cina ha in- che riempiono i negozi di Dakar e i ve rinvenute nel Darfur, e ritenendo
dirizzato il 10% dei suoi investi- mercati di Nairobi - aumenta più ra- sospetti i forti legami di Pechino
menti esteri (6,27 miliardi di dollari) pidamente che in qualsiasi altra re- con il dittatore Robert Mugabe.
proprio verso l’Africa e 800 grandi gione del mondo, il 18% annuo. La concorrenza cinese sui mercati in-
imprese cinesi hanno impiantato so- L’Angola sorpassa l’Arabia Saudita, ternazionali e la massiccia importa-
lide attività sul Continente, oltre a diventando nel 2006 il principale zione di prodotti made in China a
un migliaio di progetti strutturali e fornitore di petrolio della Repubbli- basso costo ha indubbiamente causa-
nelle infrastrutture: porti, ospedali, ca Popolare con circa 465 000 barili to la chiusura di numerose fabbriche
scuole, reti idriche ed elettriche. al giorno, mentre la compagnia pe- tessili in Lesotho e la perdita di oltre
Inoltre, vengono azzerati 10 miliar- trolifera cinese Sinopec si aggiudica 70 000 posti di lavoro in Sudafrica.
di di dollari di debiti contratti da 31 alcune concessioni per estrarre il Nello Zambia, dove il Presidente
Paesi africani, annullati i dazi sui greggio. Già dal 2004 la Eximbank of Levy Mwanawasa ha vinto il secon-
190 prodotti di importazione africa- China aveva concesso al Paese un do mandato, il suo principale sfidan-
na e inseriti 16 Paesi dell’Unione credito agevolato pari a 2 miliardi te, Michael Sata, durante la campa-
nelle destinazioni turistiche consi- di dollari (divenuti presto 11) per gna elettorale ha accusato gli investi-
gliate da Pechino (già nel 2005 sono avviare la ricostruzione delle infra- tori cinesi di sfruttare i lavoratori lo-
stati 110 000 i turisti cinesi che han- strutture distrutte da 27 anni di cali nelle miniere di rame, dichiaran-
no visitato quelle mete). guerra civile. dosi a favore delle imprese di
La Bejing Urban Construction Group, Sempre all’inizio del 2006, la China Taiwan. Anche le stesse proteste
un’azienda statale cinese, ha comple- National Offshore Corporation annun- scoppiate tra i lavoratori delle minie-
tato il restauro del lussuoso Bintu- cia l’acquisizione del 45% di una re hanno messo in evidenza l’insuffi-
mani Hotel a Freetown prima ancora concessione offshore in Nigeria, pari ciente standard delle misure di sicu-
che in Sierra Leone tornasse la pace, a 2,7 miliardi di dollari, e in Gabon - rezza e l’estremo sfruttamento della
nel 2002, dopo dieci anni di deva- dove i pozzi petroliferi si stanno manodopera (nell’aprile del 2005,
stante guerra civile (televisori, docce, prosciugando - la cinese Sinopec durante il brillamento di una mina,
porte e persino le toilette della hall inizia a far brillare cariche di dina- sono morti più di 50 lavoratori dello
hanno la versione in mandarino). mite all’interno del Parco Nazionale Zambia e secondo il portavoce della
Sempre nella capitale, sono stati rin- Loango (un paradiso ambientale cinese Eastern Union, titolare dello
novati i palazzi dell’amministrazio- popolato da gorilla, leopardi, ippo- stabilimento metallurgico del rame,
ne, rifatto lo stadio di calcio e co- potami ed elefanti) che potrebbe ce- non c’era motivo di ridiscutere i pro-
struiti piccoli laboratori artigianali. lare il tanto agognato petrolio. In grammi).
Oltre ai numerosi complessi turistici Ciad viene costruita la prima raffi- È solo alla fine del 2007 che un altro
sorti in tutta l’Africa occidentale, le neria del Paese, oltre a nuove stra- rapporto stilato dalla Banca Mon-
imprese cinesi hanno realizzato una de, sistemi di irrigazione e una rete diale - ma confermato anche dal
grande diga in Etiopia e una tangen- di telefonia mobile. World Economic Forum, dal Fondo
ziale ad Addis Abeba, oltre ad aver Sono però «soldi troppo facili» per Monetario e dalle Nazioni Unite -
vinto appalti per ammodernare le re- il Segretario al Tesoro americano, accende i riflettori sullo sviluppo
ti di telefonia. Alla Guinea Bissau Henry Paulson, che cerca di inter- economico del Continente: ben 44
viene donata la nuova e imponente pretare le perplessità della Banca Paesi africani «seguono lo sviluppo del
sede del Parlamento, rimasta però Mondiale e del Fondo Monetario. In resto del mondo [...] e molte economie
chiusa a causa degli elevati costi di effetti, lo stesso Presidente della sembrano aver voltato pagina, tanto da
gestione. Banca, Paul Wolfowitz, durante intaccare l’alto tasso di povertà e attrar-
La Banca Mondiale, in uno studio un’intervista al quotidiano francese re gli investimenti».
intitolato «Africa’s Silk Road», foto- «Les Echos», manifesta le sue preoccu- Secondo il rapporto, la crescita me-
grafa l’impatto della Cina, ma anche pazioni per questi soldi «irrespon- dia della comunità dei Paesi africani
dell’India, sull’economia subsaha- sabili»: le banche cinesi non hanno negli ultimi dieci anni è stata del
riana e rivela che tra il 1999 e il 2004 aderito ai Principi dell’Equatore, 5,4%, con previsioni simili per l’anno
le esportazioni del Continente verso una piattaforma che impegna gli successivo. Si sono registrate anche
Pechino sono cresciute a un ritmo istituti di credito a concedere fondi delle vere e proprie punte di eccel-
del 48% annuo. Verso l’Asia viaggia solo per quei progetti che rispettino lenza, come nel caso delle aree pe-
quindi il 27% dell’export africano, ambiente e diritti umani. Un rap- trolifere della Mauritania (19,8%),
quasi quanto arriva nell’Unione Eu- porto di Amnesty International de- ma anche in Angola (17,6%), Ciad
ropea (29%) e negli Stati Uniti nuncia che la Cina sta emergendo (9%) e Mozambico (7,9%). Inoltre, in
(32%). E dalla Cina il flusso di ra- come uno dei principali, e occulti, dieci anni i possessori di telefono
16 Rivista Militare

sono aumentati del 328% (prima lo mento dello Zimbabwe, dove l’infla- l’Africa, ricca di risorse e affamata di
avevano 21 africani su mille e adesso zione ha raggiunto l’8 000%. Anche prodotti finiti a basso costo, il miglior
90), i rubinetti di acqua potabile so- secondo il Presidente algerino, Abde- partner possibile. L’incontro tra la Ci-
no aumentati del 19% e la produzio- laziz Bouteflika, i tassi di interesse na e i Paesi africani supera comun-
ne di elettricità è salita al 43,8%. John non sono accompagnati da «una si- que l’interesse immediato per il ferro
Page, analista della Banca Mondiale, gnificativa riduzione della povertà» ed è del Gabon o per il greggio dell’Ango-
è convinto che - se il tasso di crescita quindi necessario spingere sugli in- la, per trasformarsi ben presto non
raggiungerà il 7% e non subirà va- vestimenti per sostenere lo sviluppo solo in contributi di manodopera, ma
riazioni sino al 2015 - si potrebbe an- di lungo termine, ben oltre il trend anche in una vera e propria esporta-
che realizzare il sogno dell’intero positivo di crescita registrato dalla zione di un modello socio-economi-
Continente, ovvero diminuire il tas- Banca Mondiale. co, che spazia dall’assistenza tecnica
so di povertà sino a dimezzarlo. Ed è a questo punto che la Cina fa il e dalle infrastrutture sino ad arrivare
a una generosa sponda diplomatica.
Infatti, in cambio di materie prime
Pechino è disposta a tollerare i discu-
tibili standard in materia di diritti
umani: con il suo seggio nel Consi-
glio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
la Cina è in effetti in grado di garanti-
re un’ampia copertura politica inter-
nazionale. Nel 2006, Cina e Africa fir-
mano un partenariato strategico che
porta, solo due anni più tardi, il volu-
me degli scambi a 100 miliardi di
dollari (nel 2000 era uno soltanto).
Nel corso del 2008, le autorità di Pe-
chino inviano nei Paesi africani mi-
gliaia di «emigrati» e le stime regi-
strano la presenza in Africa di 750 000
lavoratori cinesi tra operai e conta-
Ma i dati del rapporto non vengono Summit del Forum sulla Cooperazione sino- dini. Decine di migliaia di agricolto-
letti con lo stesso entusiamo da tutti africana del novembre 2006. ri provengono dalla provincia cine-
gli analisti. Per molti di loro si tratta se di Hebei, nel nord della Cina, e
di una crescita sostenuta soltanto dal l’ideatore di questa complessa ope-
Sudafrica (il 45% del prodotto lordo suo ingresso «ufficiale» nel Continen- razione è Liu Jianjun, un alto fun-
di tutto il Continente) e dalla Nigeria, te africano. Dopo una fase storica che zionario della Camera di Commer-
il grande esportatore di petrolio. In l’ha vista impegnata nel trasmettere cio sino-africana: «in Cina siamo
effetti, il 41% della popolazione sub- all’Africa i valori e lo stile del comu- troppi e abbiamo poca terra da coltiva-
sahariana continua a vivere con me- nismo asiatico, la Cina si presenta di re». Jianjun, che si lascia spesso foto-
no di un dollaro statunitense al gior- nuovo sul Continente e si propone grafare in costumi africani, è anche
no e le strutture sanitarie e scolasti- come il maggior partner commerciale l’uomo che ha creato nel Continente
che sono inesistenti per sei africani su dopo gli Stati Uniti. Tra i primi pro- nero un articolato sistema di villag-
dieci. Inoltre, la diffusione dell’Aids, getti viene addirittura ridisegnata la gi, chiamati «Villaggi Baoding», dal
della Tbc e della malaria ha raggiun- mappa geografica con la nascita di nome della cittadina dell’Hebei nel-
to tali livelli da far ritenere il fenome- tre macro regioni economiche tra la quale vive. Questi villaggi (i pri-
no oramai inarrestabile. Nell’ultimo Zambia ed Egitto, colonizzandole mi sono sorti nel 1998 in Uganda e
decennio, ben 23 Paesi hanno brucia- con maestranze cinesi. Dopo l’inizia- Kenya) sparsi in quasi tutto il Conti-
to oltre 18 miliardi di dollari in arma- le legame politico degli anni Sessanta nente (Algeria, Senegal, Costa d’A-
menti e anche la corruzione appare a (la conquista del Continente all’ideo- vorio, Ghana, Nigeria, Sudan, Zam-
uno stato endemico. Anche se il Se- logia maoista attraverso la costruzio- bia e Sudafrica) hanno lo scopo di
negal e il Kenya puntano su agricol- ne di infrastrutture, dalle strade agli rendere produttivi i campi. I calcoli
tura e turismo, Paesi come il Congo, ospedali e ai campi di calcio) a parti- di Jianjun, presentati durante un’in-
la Costa d’Avorio e lo Swaziland re- re dagli anni Novanta la Cina, biso- tervista rilasciata all’«Independent»
gistrano un tasso di crescita non su- gnosa di materie prime, idrocarburi e di Londra, sembrano esatti: «c’è un
periore all’1%, senza contare il falli- mercati di espansione, intravede nel- sacco di terra in Africa e i contadini sono
n. 1 - 2013 17

pochi [...] in Costa d’Avorio mancano nuovi e vantaggiosi accordi com- degli Esteri cinese, Qin Gang, «spic-
400 000 tonnellate di cibo l’anno e i merciali (Algeria, Gabon, Etiopia e care quel mandato è stato un errore ca-
contadini indigeni da soli non ce la fan- Madagascar, compresa una visita al- pitale che potrebbe mettere seriamente
no a nutrire la popolazione». l’Unione Africana). a repentaglio il tentativo di pacificare il
In realtà, i calcoli rispondono anche In effetti, la posta in gioco è molto Darfur». Anche lo stesso Presidente
ad altre esigenze. Si tratta in effetti alta e quando nel marzo del 2009 il al Bashir tuona contro Europa e Sta-
di una prospettiva allettante per le Tribunale Penale dell’Aia emette il ti Uniti, considerati i nuovi colonia-
autorità cinesi, costrette a fare i con- mandato di cattura per genocidio listi: «quelli che ci accusano di genoci-
ti con la chiusura delle fabbriche vo- per Omar al Bashir, il Presidente del dio sono gli stessi che hanno provocato
tate all’export a basso costo, che han- Sudan, la Cina - forte del suo seggio i veri genocidi in Vietnam, Iraq e Pale-
no smobilitato centinaia di migliaia permanente nel Consiglio di Sicu- stina».
di operai, tornati nei loro villaggi di rezza con diritto di veto - scende in Per difendere il dittatore accusato di
origine senza la possibilità di trova- campo per prima e chiede che il crimini di guerra, la Cina mette in
re lavoro (a Dongguan, considerata provvedimento restrittivo venga su- campo tutto il suo peso politico ed
la capitale dell’industra del giocat- bito congelato (Pechino esporta da economico, anche se il prezzo da
tolo, nel 2008 hanno chiuso 1 800 Khartum quasi il 70% del suo fabbi- pagare in termini di immagine è
aziende del settore sulle 3 800 pre- sogno petrolifero). In realtà, quasi particolarmente alto: l’indignazione
senti). Un contadino cinese, lavo- la metà dell’Africa è in rivolta, com- dell’opinione pubblica occidentale.
rando in Sudan, arriva a triplicare lo presa la Lega Araba e l’Unione Afri- Ma il suo rapporto preferenziale
stipendio percepito in Cina e ambi- cana, per manifestare solidarietà al con il prezioso fornitore di energia -
sce a raggiungere il Sudafrica, dove Presidente sudanese, così come l’I- dal Sudan orientale parte anche un
i salari sono ancora leggermente
superiori e la comunità cinese regi-
stra già 20 000 connazionali.
Tutto ciò non piace però agli operai
africani. Episodi di intolleranza nei
confronti del dinamismo cinese, spe-
cialmente verso i piccoli esercizi com-
merciali, si affiancano all’irritazione
per i salari concorrenzialmente bassi
accettati dai lavoratori cinesi. In Al-
geria, dove la comunità ha raggiunto
i 20 000 residenti, i muratori cinesi
impiegati dalle aziende di Pechino
decidono spesso, a lavori conclusi, di
non riprendere le attività edili e di
aprire esercizi commerciali in pro-
prio. Nell’aprile del 2008 il governo
cinese preferisce rimpatriare 400 la-
voratori dalla Guinea Equatoriale do-
po la morte di due cinesi durante
uno sciopero dei dipendenti locali.
La spiegazione di Liu Jianjun non si è ran, la Siria e il Sudafrica, senza Cerimonia di apertura della 5a Conferenza
fatta attendere, anche se forse non è contare la Russia, che definisce il ministeriale del Forum sulla cooperazione
sino-africana.
stata troppo corretta sotto il profilo mandato una «decisione intempesti-
politico: «i contadini africani sono un va». Il Tribunale Penale Internazio-
po’ pigri, preferiscono raccogliere la frut- nale non dispone di una propria
ta dall’albero piuttosto che coltivarla». struttura di polizia e si limita a oleodotto di 1 500 chilometri sino al
Anche nello Zambia una protesta emettere una misura, comunque ef- Mar Rosso, dove una spola di petro-
violenta aveva paralizzato tutti gli ficace sul piano internazionale, invi- liere cinesi lo trasporta nei porti di
impianti cinesi nella regione e ave- tando gli Stati aderenti a renderla Hong Kong e Shanghai, sino ai pe-
va costretto il Presidente del Parla- operativa (la Cina, la Russia e il Su- trolchimici del Guangdong - non
mento di Pechino a trascorrere due dan non hanno sottoscritto il tratta- deve essere incrinato. In ogni caso,
settimane in Africa aspettando che to che lo ha istituito). la dirigenza di Pechino è consape-
si calmassero le acque e a proporre Secondo il portavoce del Ministero vole che la posizione assunta, pur
18 Rivista Militare

invisa all’Occidente, raccoglie ampi Ministro degli Esteri, Yang Jiechi, ha mantenerli» avverte Yakubu. Ma an-
consensi tra i regimi illiberali dei incontrato le leadership politiche di che in questo caso, la Cina potrebbe
Paesi cosiddetti emergenti. La Cina, Uganda, Ruanda, Sudafrica e Ma- assicurare la sua protezione alla Ni-
pur facendo sbarramento contro il lawi. In Tanzania, i cinesi hanno ac- geria per gli spinosi problemi politici
diritto di ingerenza umanitaria in quistato il 50% della compagnia ae- del Paese, dalla irrequietezza della
nome della «non interferenza negli rea nazionale, in Angola la società regione del Delta del Niger sino al-
affari interni», riceve in cambio un cinese Sonangol International ha sti- l’ingombrante presenza del gruppo
ampio fronte di solitarietà tra questi pulato un importante accordo pe- islamico terroristico di Boko Haram.
Paesi (quando, nel febbraio del trolifero e nella Repubblica Demo- In ogni caso, questa è la prima volta
2009, il Consiglio per i Diritti Umani cratica del Congo sono stati conces- che un’azienda cinese, controllata
delle Nazioni Unite ha esaminato il si aiuti finanziari per 9 miliardi di dal governo, cerca di entrare nel
dossier di Pechino, le timide proteste dollari (il Paese controlla il 10% di «salotto buono» della finanza inter-
occidentali sono state sommerse da tutto il rame mondiale e un terzo nazionale, sfidando l’antica aristo-
un coro favorevole di alleati africa- delle risorse planetarie di cobalto). crazia del petrolio (nel 2005 ha ten-
ni, asiatici e latinoamericani). Man mano che l’influenza occidenta- tato di scalare il gruppo statuniten-
Inoltre, la stessa recessione non di- le si è indebolita nel Continente, Pe- se Unocal e nel 2008 l’argentina Ypf,
strae i dirigenti cinesi dal raggiunge- chino ha saputo cogliere tutte le op- ma entrambi i progetti non sono an-
re gli obiettivi strategici di lungo ter- portunità per investire nei sei settori dati a buon fine). Al di là del pre-
mine: l’accesso alle aree ricche di più rilevanti: commercio estero, inve- sunto shock finanziario (le offerte di
energia, materie prime e raccolti stimenti per la costruzione di infra- Pechino sono molto alte) e psicolo-
agricoli, la conquista di nuovi merca- strutture, aiuti finanziari e forniture gico dei colossi occidentali, la Cina
ti e il potenziamento di un dispositi- militari (l’interscambio tra Pechino e i tenta con questa operazione di usci-
vo militare capace di proiettarsi a partner africani è cresciuto, nel decen- re dal giro dei piccoli Paesi in cui
largo raggio nelle aree vitali per i nio tra il 1999 e il 2009, del 1 000%). sembrava confinata, nonostante la
suoi interessi. Oltre che nel Sudan, Alla fine del 2009, e a fronte delle in- poca trasparanza dimostrata e il set-
l’espansione della Cina ha raggiunto numerevoli risorse offerte dall’Afri- tore di provenienza così politicizza-
anche tutto il Corno d’Africa, dove ca, il colosso asiatico scopre che la to (ma adesso la Cina è membro uf-
la marina militare cinese gioca un nuova frontiera è costituita dal pe- ficiale del G20, con pari dignità di
ruolo importante nelle operazioni trolio della Nigeria. Un documento, Stati Uniti ed Europa).
anti pirateria al largo della Somalia. considerato riservato, viene però Non tutte le operazioni in Africa so-
Il contingente navale guidato dal- pubblicato dal «Financial Times» e ri- no infatti così trasparenti. Nel rap-
l’Ammiraglio Du Jingchen, che dal vela che la Cina è riuscita ad inserirsi porto redatto dall’Ufficio delle Na-
Golfo di Aden presidia le rotte cru- nella complessa trattativa di 23 licen- zioni Unite contro la Droga e il Cri-
ciali tra l’Oceano Indiano e il Medi- ze per concessioni per l’estrazione mine (Unodoc, luglio 2009) sui traf-
terraneo, insidia indiscutibilmente del greggio, 16 delle quali in scaden- fici illeciti di armi, esseri umani,
un’area storicamente importante per za, per un valore di 30 miliardi di droga e medicinali contraffatti nel-
l’Europa e gli Stati Uniti. dollari (50, secondo gli stessi analisti l’Africa Occidentale, viene segnala-
Anche le stesse società cinesi proiet- del quotidiano inglese). La Compa- to che l’80% del mercato del tabacco
tate in Africa per il cosiddetto busi- gnia di Stato cinese China National (30 milioni di pacchetti di sigarette
ness strategico - la Norinco e la Poly Offshore Oil Corp è riuscita a entrare non tassati o contraffatti) è nelle
Group - sono in realtà potenti agglo- nel business di un terzo delle riserve mani di potenti organizzazioni cri-
merati finanziari legati a doppio filo nigeriane, in aperta concorrenza con minali, con proventi pari a 775 mi-
con l’Esercito Popolare di Liberazio- le grandi Compagnie occidentali: lioni di dollari (superiore al reddito
ne, celebrando la conquista dell’eco- Shell, Chevron, Total e Exxon Mobil. di alcuni Paesi africani, come il
nomia africana in nome dell’aiuto Il Consigliere del Presidente nigeria- Gambia). Il traffico diretto verso
allo sviluppo e dell’amicizia tra i no, Tanimu Yakubu, non nasconde la l’Africa ha il suo punto di partenza
popoli. sua eccitazione: «i cinesi offrono dav- proprio in Cina e, attraverso il Viet-
Da molti anni è ormai tradizione vero multipli di quello che gli attuali nam, la Bulgaria e la Grecia, giunge
che il Presidente cinese, subito dopo produttori stanno offrendo [...] amiamo sino all’Africa del Nord, con Libia,
il Capodanno lunare, intraprenda questo genere di competizione». In que- Algeria ed Egitto in testa alla classi-
una tournée diplomatica in Africa. sta ipotesi, Pechino sarebbe in grado fica degli acquirenti.
Anche nell’Anno del Bue (2009), Hu di assicurarsi 6 miliardi di barili, an- Agli inizi del 2010 la mappa dell’Afri-
Jintao si è recato in visita (dopo l’A- che se il governo di Abuja non vuole ca è comunque disegnata. In Libia, in-
rabia Saudita) in Senegal, Mali, Tan- incrinare i tradizionali rapporti con dustria petrolifera; in Niger, ricerca e
zania e Mauritius. Parallelamente, il gli Stati Uniti: «gli amici vogliamo sfruttamento dell’uranio; in Nigeria,
n. 1 - 2013 19

estrazione petrolifera; in Gabon, il


20% della produzione petrolifera e
importazione di legno e minerali del
ferro; nella Repubblica Democratica
del Congo, sfruttamento delle minie-
re di rame e cobalto, costruzione di
strade e autostrade per oltre 1 500
chilometri; in Congo, estrazione pe-
trolifera, importazione di legno e pre-
stiti nella costruzione di dighe; in
Ciad, costruzione di un nuovo oleo-
dotto; in Sudan, importazione di pe-
trolio; in Uganda, sostegno alla pesca
e alla coltivazione di caffè; in Ruan-
da, costruzione di strade; in Kenya,
costruzione della principale rete di
comunicazioni; in Burundi, sfrutta-
mento delle miniere di nichel; in An-
gola, contratti per l’acquisizione di
greggio; in Zimbabwe, investimenti
consistenti nelle infrastrutture; in Su- Operai specializzati cinesi e africani. no diventati più consapevoli. L’An-
dafrica, sfruttamento delle miniere di gola, per esempio, dopo aver firmato
oro e carbone. un contratto di 3 miliardi di dollari
Sono circa 50 gli Stati africani dove hanno segnalato un forte divario tra con la Sinopec per una raffineria vi-
la Cina ha deciso di investire e 40 la domanda e l’offerta e l’anno suc- cino al porto di Lobito, ha voluto ri-
quelli che hanno partecipato a cessivo Pechino ha in effetti ridotto discutere l’accordo ed ha bloccato
Shanghai, nel 2010, al «Forum sulle l’esportazione dei metalli rari di un l’intera iniziativa. Anche un movi-
Opportunità di Investimenti in Afri- terzo. Contemporaneamente, ha ini- mento intellettuale in Mali si è for-
ca». In definitiva, i Paesi africani ap- ziato l’acquisto di grossi pacchetti temente opposto allo scambio, già
prezzano molto i contratti offerti da azionari nei giacimenti e nelle minie- programmato, della costruzione di
Pechino, che non chiede in cambio il re di zinco nel Congo (ma anche di un ospedale contro il diritto di ta-
rispetto degli standard democratici e cobalto in Australia). Sempre secon- gliare ettari di ebano dalla foresta di
l’adozione di riforme politiche, così do gli esperti, l’obiettivo potrebbe es- Kita, un vero e proprio scrigno di
come sono soliti fare gli Stati Uniti e sere quello di potenziare la produzio- biodiversità. Sembra quindi che gli
l’Unione Europea. ne di prodotti a basso consumo (co- africani abbiano «imparato» la le-
Anche nella corsa per il risparmio me la catena di montaggio delle mac- zione degli anni Settanta e quando è
energetico la Cina è in netto vantag- chine ibride) per evitare l’errore com- stata intercettata una nave cinese
gio rispetto agli altri Paesi. Produce messo dai Paesi arabi produttori di carica di armamenti (kalashnikov,
infatti il 97% del fabbisogno mondia- petrolio, ovvero la delega del proces- granate e mortai) per il dittatore
le dei metalli rari, necessari per co- so più lucrativo, la raffinazione, alle dello Zimbabwe, dall’Unione Afri-
struire macchine ibride, pannelli so- multinazionali straniere. cana è stata rispedita nel porto di
lari, laser e turbine eoliche. La più Se per alcuni analisti la penetrazione origine, non prima di aver sollevato
grande miniera esistente si chiama cinese in Africa, con le precarie con- uno scandalo internazionale. In de-
Bayan Obo e si trova sugli altopiani dizioni di lavoro e la scarsa sicurezza finitiva la presenza cinese in Africa
della Mongolia, circondata da nume- nei cantieri e nelle miniere, non è ha origini lontane.
rosi reparti dell’Esercito cinese. Sia una sorta di attitudine neo-coloniali- Nel 1873, l’esploratore Francis Gal-
gli europei che gli americani hanno sta di Pechino ma soltanto una mo- ton, cugino di Charles Darwin e teo-
preferito non produrre questo tipo di derna espressione del «nuovo capita- rico dell’eugenetica, in una lettera
metalli, sia per il forte inquinamento lismo», per altri non è la strada cor- aperta al «Times» di Londra aveva
ambientale prodotto dal processo di retta per lo sviluppo del Continente. proposto di «incoraggiare gli insedia-
estrazione che per l’alta intensità di Secondo Chris Alden, docente alla menti cinesi in Africa», sostenendo
lavoro richiesta alle maestranze (un London School of Economics e autore che «gli industriosi orientali faranno
enorme giacimento in California è del libro «China in Africa», alcuni molto meglio dei pigri neri».
inutilizzato da più di un decennio). Paesi africani, dopo i primi rapporti
Già dal 2010, gli esperti del settore arrendevoli con il partner asiatico, so- Daniele Cellamare
20 Rivista Militare

LA DOTTRINA
NUCLEARE RUSSA
L’EVOLUZIONE DI PENSIERO DALL’UNIONE SOVIETICA ALLA RUSSIA DI OGGI

L’equilibrio tra le due maggiori potenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, è stato oggetto di interpretazioni diver-
se, al punto di divenire speculazione intellettuale. Il requisito fondamentale perché la deterrenza possa opera-
re è che l’avversario sappia valutare l’entità del danno che subirebbe se passasse all’attacco. Nessuno dei due si
muove per primo perché conosce la straordinaria potenza dell’altro.

Durante la guerra fredda molti stu- go periodo storico, oramai da oltre


diosi occidentali americani ed euro- due decenni alle nostre spalle.
pei analizzarono le intenzioni sovie- L’accesso a nuove fonti, dovuto al
tiche in materia di guerra nucleare e disgelo tra le superpotenze, e pro-
soprattutto gli aspetti della loro po- tratte interviste, condotte da esperti
stura nucleare. Dopo anni di pro- e politici principalmente americani,
tratte ricerche, emerse la convinzio- ad alti Ufficiali sovietici che aveva-
ne che ciò che caratterizzava l’ap- no prestato servizio sia nello Stato
proccio sovietico a questo argomen- Maggiore Generale che nelle Forze
to era l’idea di vincere un eventuale Missilistiche Strategiche permise di
conflitto, in contrapposizione alla avere un quadro completo dell’at-
posizione degli Stati Uniti che privi- tuale approccio russo alle tematiche
legiavano, invece, il concetto di de- nucleari e di ricostruire con esattez-
terrenza attraverso la Mutua Distru- za la cronologia e le fasi degli anni
zione Assicurata (MAD). L’evidenza precedenti.
che gradualmente emerse dopo il
crollo del muro di Berlino e la fine
dell’Unione delle Repubbliche So- CRONOLOGIA 1945 al 1991 e i vari cambiamenti in-
cialiste Sovietiche (URSS) gettò nuo- DELLA STRATEGIA SOVIETICA tervenuti nell’evoluzione della dot-
va luce sulla reale evoluzione di trina operativa. La cronologia può
questa posizione e si comprese co- Dal lavoro sopradetto si può analiz- dunque essere divisa in cinque fasi
me fosse cambiata durante quel lun- zare il periodo storico che va dal successive ed esposta sinteticamen-
te come segue.

Piena meccanizzazione (1945-50)

La strategia sovietica enfatizza l’uso


di massicce forze convenzionali di
terra per ottenere un vantaggio da
tre a sei giorni sulle opposte forze
terrestri dell’avversario e sconfig-
gerlo rapidamente. Decisive sono
le operazioni per le offensive terre-
stri. Le forze aeree e navali vengono

Il simbolo della potenza raggiunta dall’Unione


Sovietica nel 1945: il carro «Josef Stalin III»,
ora trasformato in monumento.
n. 1 - 2013 21

modernizzate ma continuano a svol- fesa diventa solo un concetto a li- approccio più olistico alla guerra in
gere un ruolo di supporto. vello tattico. La strategia deve esse- cui ogni singolo tipo di arma, inclu-
re posta in atto in due fasi: un attac- se quelle convenzionali, abbia un
Acquisizione dell’arma nucleare co preventivo intercontinentale ruolo distinto. Una nuova strategia
(1950-60) (una sola massiccia salva di missili) operativa combinata è formulata
contro gli Stati Uniti, seguita da una per un eventuale conflitto nel Teatro
Inizialmente le armi nucleari hanno seconda fase consistente in un’uni- europeo e il concetto della difesa
un ruolo anti-città. Comunque dal ca massiccia offensiva strategica viene gradualmente recepito. Nello
1955 queste rimpiazzano il carro ar- lungo l’intero fronte del Teatro eu- stesso tempo, però, la guerra è sem-
mato come arma strategica centrale. ropeo. La seconda fase comprende pre vista come dominata dalle armi
Nello stesso tempo, vengono consi- attacchi nucleari preventivi seguiti nucleari e una pura guerra conven-
derate concettualmente come parte da decisive avanzate delle forze
integrante della struttura militare convenzionali senza interruzione.
ereditata dalla Seconda guerra mon- Un punto chiave di questa strategia
diale. Devono spianare la strada sul è che le forze avversarie possono
campo di battaglia al loro predeces- essere poste fuori gioco con un at-

Sopra.
Il leader sovietico Nikita Kruscev.

A sinistra.
Un ICBM SS-11 «Sego».

sore, il Tank, per far avanzare il più tacco preventivo che contempli zionale viene considerata come una
rapidamente possibile massicce for- l’uso delle armi nucleari. Il basso li- possibilità irrealistica. La crescita
ze convenzionali meccanizzate. Pia- vello nella tecnologia missilistica ne dell’arsenale nucleare e l’emergere
ni strategici difensivi semplicemen- premia quindi notevolmente un suo dei sottomarini lanciamissili balisti-
te non esistono. uso preventivo perché il tempo ri- ci (SLBMs), rende concettualmente
chiesto per approntare i missili e ar- possibile la realizzazione di piani
Euforia nucleare (1960-65) marli con le loro testate rende im- per attacchi multipli invece di una
possibile o quasi un attacco di rap- singola massiccia salva. La dirigen-
Sotto Kruscev emerge una nuova presaglia e un puro attacco di que- za sovietica incomincia anche a ri-
strategia. Le armi nucleari raggiun- sto tipo sarebbe comunque insoddi- flettere sulle conseguenze di uno
gono un tale livello di importanza sfacente. scambio di colpi nucleari. Durante
che il valore delle altre viene note- una esercitazione nel 1972, viene si-
volmente ridotto. Sono create le «Discesa sulla Terra» mulato un attacco (first strike) statu-
Forze Missilistiche Strategiche co- e i missili balistici intercontinentali nitense all’URSS e i risultati genera-
me una branca separata dalle altre (ICBMs) (1965-75) no sgomento nella leadership del
Forze Armate e sia l’aviazione con- Cremlino.
venzionale tattica che l’artiglieria Dopo Kruscev si riflette sul fatto In questo periodo, i sovietici seguono
sono fortemente ridimensionate. Il che l’utilizzo delle armi nucleari è anche gli sviluppi americani nel con-
perno della strategia nucleare è la stato sovrastimato e che una rappre- cetto di escalation e impiego dell’ar-
guerra preventiva globale e l’uso saglia avversaria potrebbe infligge- ma atomica. Inizialmente sono con-
dell’arma atomica in Teatro. La di- re danni inaccettabili. Si cerca un trari. Prima del 1970 la loro politica è,
22 Rivista Militare

infatti, quella di rispondere con un


contrattacco totale. Comunque tra il
1970-75 si va verso una politica di
«guerra nucleare controllata» che
rende possibile introdurre tre impor-
tanti cambiamenti dottrinali:
• un attacco preventivo non è più
la sola opzione, un attacco di
rappresaglia diventa una valida
opzione;
• gli attacchi ora concepiti per im-
pieghi e condizioni multiple, pos-
sono essere globali o regionali, di-
pende dalla situazione;
Sopra.
Un bombardiere strategico «Myasishchev» M-4.
A sinistra.
ICBM pesanti «SS-9» in parata.
Sotto.
Il Presidente sovietico Leonid Breznev.

1985 al 1991, si adotta una dottrina


difensiva e ci si rende conto che una
guerra nucleare non può essere vin-
• la guerra viene considerata in ta. L’attacco preventivo viene ab-
quattro fasi: la prima non nucleare, bandonato e rimane solo quello di
la seconda nucleare, seguono ulte- rappresaglia. Se un conflitto dovrà
riori azioni e infine azioni conclusi- proprio essere combattuto, i nuovi
ve. La più importante di queste fondamenti della dottrina sono la
quattro fasi è la prima, che nella deterrenza, la prevenzione della
pianificazione cresce gradualmente guerra e la guerra limitata.
da poche ore fino a sette/otto gior-
ni. Nello stesso tempo, le operazio-
ni strategiche intercontinentali ri- ASPETTI DELL’APPROCCIO
mangono strettamente nucleari. SOVIETICO ALLA GUERRA
NUCLEARE
Equilibrio strategico (1975-91)
Nel campo della cronologia della
Questo è un periodo di sofferta pa- strategia sovietica vi sono diversi
rità con i sistemi strategici degli Sta- importanti aspetti che aiutano a
ti Uniti. Rapidamente crescono le comprendere l’approccio sovietico
dimensioni delle forze strategiche e in tale materia. Molti dettagli finora
migliora notevolmente anche il li- politica. Differenti opzioni vengono sconosciuti sono emersi negli ultimi
vello tecnologico. La dottrina sovie- formulate per l’uso limitato dell’ar- anni rendendo possibile una mag-
tica si evolve in tre modi diversi du- ma atomica: solo sul campo di bat- giore comprensione circa l’atteggia-
rante questi anni. Dal 1975 al 1980 taglia, solo contro obiettivi militari, mento sovietico verso la Mutua Di-
la guerra nucleare limitata è ufficial- colpi strategici limitati e una rap- struzione Assicurata (MAD). Si può
mente respinta. Comunque, si con- presaglia proporzionata ad eventua- formulare un elenco dei principali
sidera possibile che un conflitto li attacchi limitati (naturalmente con argomenti:
possa rimanere convenzionale dal- una possibile escalation o viceversa • il punto di vista riguardo la vitto-
l’inizio alla fine. Dal 1980 al 1985, de-escalation). Gradualmente la pro- ria in una guerra nucleare;
invece, viene accettata e considerata grammata fase limitata aumenta da • la paura di un first strike statuni-
in piani e documenti dalla leadership ore a diversi giorni. Finalmente, dal tense;
n. 1 - 2013 23

• la strategia per un first strike; chiare le conseguenze di ciò che sa-


• l’opinione sulla deterrenza e la rebbe accaduto in una tale evenien-
Mutua Distruzione Assicurata; za. Lo Stato Maggiore Generale ini-
• come combattere una guerra nu- ziò fin dagli anni Settanta a conside-
cleare; rare come nella sostanza le armi nu-
• come è concepito in URSS l’equili- cleari rappresentassero una impor-
brio nucleare. tante pedina politica con una utilità
militare molto limitata. Questo ri-
guardava entrambi i casi: sia un uso
NON CI SONO VINCITORI strategico che di Teatro. Dal 1981 le
IN UNA GUERRA NUCLEARE autorità militari conclusero che
l’uso dell’arma atomica sarebbe sta-
Era opinione diffusa in Occidente to inevitabilmente catastrofico oltre
che i sovietici si impegnassero dura- che controproducente con il suo di-
mente nel tentativo di creare una sastroso fallout per le operazioni in
postura militare in grado di combat- Europa.
tere e vincere un eventuale conflitto.
Dalle recenti analisi emerge, co-
munque, che alla fine degli anni
Sopra.
Settanta, quando l’arsenale cresce Lancio di prova di un ICBM «MX».
notevolmente, la leadership del
Cremlino considera realisticamente A sinistra.
Il Presidente statunitense Jimmy Carter.
una vittoria inattuabile in ogni sen-
so. Ritengono in termini pratici che
nessuna delle due parti possa vince-
re un conflitto nucleare. Anche i mi- l’attacco di sorpresa agitava i piani-
litari concordano sul fatto che le de- ficatori durante quel periodo. I
vastazioni provocate da un tale maggiori leaders del Cremlino, molti
scontro non potrebbero produrre dei quali avevano avuto un’espe-
nessun risultato che si possa defini- rienza personale dell’invasione te-
re una vittoria. Tuttavia i pianifica- desca, erano portati a considerare le
tori formulano ogni possibile scena- capacità nucleari statunitensi e le lo-
rio nel conteggio dei morti e delle ro azioni concrete come potenziali
possibili devastazioni inflitte al ne- minacce che contemplavano l’uso di
mico, augurandosi parimenti che in armi atomiche.
uno scambio nucleare qualche bar- Vi erano molte indicazioni in tal sen-
lume della civiltà sovietica riesca a so. Le più ricorrenti: lo sviluppo del
sopravvivere. Dunque erano ben LO SPETTRO missile «MX» con le sue letali testate
DI UN FIRST STRIKE multiple indipendenti, accurati si-
STATUNITENSE stemi MIRV (Multiple-Independently-
targetable Reentry Vehicles) per le te-
Durante la guerra fredda la posizio- state dei missili «Minuteman III» già
ne statunitense era improntata alla
deterrenza e alla capacità di secon-
do colpo. Nondimeno i sovietici
percepivano gli Stati Uniti come
pronti per un primo colpo. I loro ri-
cordi andavano al giugno del 1941 e

A sinistra.
Il lancio di prova di un «Minuteman III».

A destra.
Testate «W-87» montate sul veicolo di rien-
tro «MK-21».
24 Rivista Militare

Dunque l’analisi e i test erano basati


sull’assunto che gli americani voles-
sero colpire per primi.

LA STRATEGIA SOVIETICA
PER UN FIRST STRIKE

Anche gli esperti occidentali erano


portati a ritenere che la controparte
meditasse un attacco di sorpresa
contro le proprie forze. Dopotutto la
dottrina sovietica negli anni Sessan-
ta riteneva inevitabile un attacco
preventivo onde evitare che le forze
strategiche statunitensi colpissero il
territorio della madrepatria. I vete-
rani della Seconda guerra mondiale,
poi, consideravano la dottrina della
rappresaglia equivalente all’esposi-
zione che il loro Paese aveva avuto
all’attacco a sorpresa di Hitler nel
1941. Il Ministro della Difesa Gre-
chko dichiarò che voleva evitare il
ripetersi degli errori commessi nel
1941 quando semplicemente aspet-
tarono di essere attaccati, con conse-
guenze disastrose. Oltretutto per la
dirigenza moscovita era una scelta
obbligata considerando l’oggettiva
vulnerabilità dei loro silos missilisti-
ci a terra e le pessimistiche previsio-
ni circa la sopravvivenza dei loro si-
stemi di Comando e Controllo. Ma
schierati che mettevano a rischio i si- Il lancio di prova di un missile «Pershing II». dagli inizi degli anni Settanta, co-
los dei missili sovietici rendendoli munque, si prese atto delle spaven-
vulnerabili a un primo colpo; la rela- tose conseguenze di una guerra nu-
tiva vulnerabilità dei silos missilistici contemplava un attacco a sorpresa cleare e gradualmente si transitò da
statunitensi e dei loro centri di con- di decapitazione contro la leadership una postura preventiva a una di
trollo interrati a un attacco diretto al politica e militare. rappresaglia ovvero si considerava
suolo; il grande e versatile arsenale Ulteriori analisi degli esperti militari indispensabile una capacità di se-
di armi tattiche in Europa schierato dimostravano la vulnerabilità dei condo colpo.
per un first use in caso di conflitto propri ICBM a un attacco americano. I membri del Politburo nelle loro
convenzionale; lo spiegamento del Infatti, quando i satelliti fotografaro- analisi ritennero sempre impratica-
micidiale IRBM (Intermediate Range no la prossimità dei silos missilistici bile un effettivo uso delle armi nu-
Ballistic Missile) «Pershing II» che statunitensi l’uno all’altro e i centri cleari. Questa certezza si rafforzò
poteva raggiungere Mosca in pochi di controllo di lancio, lo Stato Mag- nel 1972 quando si svolse una gran-
minuti e i missili da crociera terrestri giore Generale concluse che il loro de esercitazione, che prefigurava
e navali con capacità di colpire i cen- posizionamento rendeva probabile uno scontro globale, alla quale par-
tri di Comando e Controllo sovietici un attacco di sorpresa. Questa opi- tecipò tutto lo Stato Maggiore Gene-
eludendo e saturando le difese ae- nione era rafforzata dalla loro Intelli- rale e i principali leaders politici.
ree; infine, e forse la più preoccu- gence circa il «SIOP», il Piano opera- Anche se il first strike uscirà di scena
pante nell’ottica del Cremlino, la tivo unico integrato degli Stati Uniti, solo negli anni Ottanta, è già da
Presidential Decision Memorandum 59 che prefigurava un attacco strategico questo momento che l’incertezza
(PD-59) del Presidente Carter che su allarme contro le forze sovietiche. domina la mente degli strateghi in
n. 1 - 2013 25

una situazione di potenziale crisi. I


militari nella loro pianificazione
contemplavano dunque tutti e tre i
possibili scenari: l’attacco preventi-
vo, il lancio su allarme e la rappre-
saglia a un attacco già avvenuto.
Comunque non erano affatto con-
vinti che il Paese disponesse di una
reale capacità di rappresaglia dopo
aver subito un attacco preventivo.
Dubitavano che la leadership politica
potesse reggere di fronte a un attac-
co condotto con lanci progressivi di
missili da parte statunitense. Non-
dimeno le concrete misure che furo-
no privilegiate riguardavano il raf-
forzamento dei silos, i missili mobili,
la riduzione del loro tempo di lan-
cio e lo sviluppo di capacità di Co-
mando e Controllo ridondanti. Alla
metà degli anni Settanta queste mi-
sure avrebbero consentito un lancio Sopra. principi, in effetti, furono adottati
su allarme. L’attacco preventivo ri- Un ICBM mobile SS-27 «Topol». come dottrina nel luglio 1969 dal
maneva ma solo come una opzione. Sotto. Consiglio della Difesa, quando si
Un bombardiere strategico Tupolev TU-160 decise di puntare sulla sopravviven-
«Blackjack». za dei missili piuttosto che sul pos-
DETERRENZA sesso di grandi quantità vulnerabili
E MUTUA DISTRUZIONE a un attacco.
ASSICURATA (MAD) era che un aggressore avrebbe rice- Gli strateghi sovietici realizzarono
vuto una dura punizione in caso di che la MAD era una realtà, perché
La strategia sovietica era fortemente un attacco in atto o imminente sotto ogni parte poteva infliggere danni
improntata alla deterrenza. Il con- forma di una rappresaglia contro i inaccettabili all’altra. Il potere nu-
cetto, però, risultava un po’ diverso suoi obiettivi strategici. Comunque cleare da solo non fu mai visto come
da quello della controparte. Il crite- questi attacchi eventualmente sa- garanzia di sicurezza o modo per
rio fondamentale su cui poggiava rebbero potuti essere anche preven- evitare una guerra. Tuttavia per
tivi e avrebbero riguardato installa- l’Unione Sovietica la vulnerabilità
zioni sia civili che militari. restava una condizione indesidera-
I loro esperti non avevano elaborato bile, anche perché vi era scarsa fidu-
una reale dottrina di deterrenza: va- cia nella capacità di condurre un at-
rie strategie per l’uso dell’arma ato- tacco di rappresaglia con i pochi
mica, obiettivi selettivi, escalation ICBM superstiti e una componente
pianificata e deliberata, ecc.. Tutta- subacquea dalle ridotte capacità
via la sua logica esercitò una pro- operative.
fonda influenza sui leaders sovietici,
che intuitivamente agirono sempre
per evitare una guerra nucleare e LA CONCEZIONE SOVIETICA
prevenire un attacco degli Stati Uni- DI COME COMBATTERE
ti sul loro territorio. UNA GUERRA NUCLEARE
Dai tardi anni Sessanta, ne avevano
accettato il concetto oltre ad aver ac- Nell’ottica sovietica il concetto di
cumulato abbastanza ICBM da po- deterrenza e di guerra nucleare non
ter fronteggiare un eventuale attac- erano separabili. Fu compiuto ogni
co americano. Breznev la sosteneva, sforzo per costruire missili sempre
a differenza del Ministro della Dife- più efficaci da impiegare in un even-
sa Grechko che la criticava. I suoi tuale conflitto soprattutto contro i
26 Rivista Militare

bro di «Dead Hand» («mano morta»).


Le sue origini risalgono al 1974, quan-
do si temeva che un attacco america-
no a sorpresa con missili lanciati da
sottomarini potesse effettivamente di-
struggere il sistema missilistico sovie-
tico. Dovevano quindi essere studiati
più livelli operativi nelle procedure di
autorizzazione nel caso in cui le reti
di Comando e Controllo venissero di-
strutte. Ci si preoccupava anche di
prevenire lanci accidentali o non au-
torizzati di armi nucleari e questo ri-
chiese dei veri e propri sistemi di «si-
curezza». Oltre a intraprendere il pro-
gramma Perimeter si iniziò a costruire
un duplicato della postazione di Co-
mando Nazionale nelle profondità di
una montagna, contro un attacco ne-
mico organizzato per eliminare i lea-
ders politici del Cremlino.
L’autorizzazione al lancio da parte di
silos dell’avversario. Di tutti questi Un bombardiere strategico TU-22M «Backfire». un tale sistema sarebbe stata uno de-
l’«RS-20 Voevoda» in codice NATO gli ultimi ordini militari inviati prima
«SS-18» era il principale: schierato della guerra nucleare totale. Invece
in 308 esemplari all’epoca del- gli obiettivi militari. La proporzione delle normali linee di comunicazione
l’URSS, ne rimangono ancora oggi degli obiettivi militari e industriali usate per lanciare gli ICBM, il Perime-
in servizio 50 nella Federazione dipendeva dal preavviso sul tempo ter impiega speciali missili muniti di
Russa. È il più grande ICBM esi- di lancio o sul secondo colpo di rap- trasmettitori radio UHF per inviare
stente al mondo. È un missile a due presaglia attuabile. Nel primo caso alle postazioni dei silos i codici finali
stadi che impiega propellente liqui- sarebbero stati colpiti i silos missili- di autorizzazione dando il via ai lan-
do conservabile, con un propulsore stici, gli aeroporti, i centri di coman- ci senza che i controllori missilistici
ausiliario per il veicolo di rientro. do e le basi navali. Nel secondo, si girino nessuna chiave o spingano al-
La testata può essere singola o mul- sarebbe puntato ad obiettivi soffici cun bottone. I vettori si limiterebbero
tipla, ma comunque ha una potenza quali aeroporti, le strutture di Co- a lasciare improvvisamente i loro si-
altissima. L’unica contromisura po- mando, Controllo e Comunicazione los. Il sistema viene attivato attraver-
teva essere l’allarme immediato e e l’infrastruttura di risposta (reti di so una rete di antenne radio a bassa
missili antibalistici, però molto trasporto e linee di rifornimento del frequenza sepolte sotto terra per es-
complessi e numerosi per far fronte carburante) oltre alle città. sere protette dai danni causati da
alle testate MIRV. In questo senso, Nello stesso tempo i pianificatori so- emissioni di microonde o da EMP
dunque, si può affermare che l’abili- vietici temevano che il loro sistema di (Electronic Magnetic Pulse, Impulsi
tà di combattere una guerra era par- Comando e Controllo non fosse in elettromagnetici) emanati durante le
te integrante della strategia sovieti- grado di prevenire tempestivamente esplosioni nucleari. Mentre vengono
ca della deterrenza nonostante si ri- ed efficacemente un attacco. Il risulta- forniti i codici di sblocco e di lancio,
conoscesse che non ci poteva essere to fu la progettazione e la costruzione il tempo di volo di 20-50 minuti dei
una vittoria. di un nuovo sistema per i missili e missili li porta a sorvolare una serie
L’unica risposta possibile a un attac- l’indurimento dei silos dei medesimi. di postazioni silos ICBM.
co strategico americano sarebbe sta- È un meccanismo di lancio automati-
ta lo scatenamento di un’ondata di co. Nell’evenienza che il Comando
ICBM, i quali sono dispiegati in una Generale di Mosca venisse improvvi- L’IMPORTANZA
fascia che corre da est a ovest attra- samente colpito da un attacco nuclea- DELL’EQUILIBRIO STRATEGICO
verso la Russia e sono puntati a re, invierebbe comunque ai missili or-
nord sulla rotta polare verso gli dini di fuoco di rappresaglia. In codi- L’equilibrio nucleare tra gli Stati
USA. I lanci sarebbero stati condotti ce si chiama «Perimeter» sebbene alcu- Uniti e l’Unione Sovietica era un
contro le città, i centri industriali e ni utilizzino il soprannome più maca- importante fattore nello sviluppo
n. 1 - 2013 27

della postura sovietica. I russi repu- suo uso. L’unico possibile impiego di MIRV, gli «RS-24 Yars», e a un
tavano, a differenza degli statuni- resta in risposta a un attacco con nuovo tipo di SLBM denominato
tensi, che l’unica autentica garanzia armi di distruzione di massa (Wea- «Bulava».
di stabilità era una situazione in cui pons of Mass Destruction - WMD)
una parte (la loro) avesse una chiara ma anche a uno convenzionale che
superiorità sull’altra. Sentirsi sicuri, metta in pericolo la sopravvivenza CONCLUSIONI
dunque, significava che ci fosse uno stessa dello Stato. La precedente
squilibrio a loro favore. Il pendolo dottrina adottata nel 2000 ne pre- In conclusione, dopo i lunghi anni
doveva pendere dalla loro parte. Al- vedeva l’uso in situazioni critiche della guerra fredda, in cui l’arma
lo stesso tempo gli strateghi consi- per la sicurezza nazionale. Quella nucleare ha svolto un ruolo predo-
deravano questo equilibro quasi im- del 2010 conferma l’obiettivo di minante nella dottrina sovietica an-
possibile da raggiungere a causa dei mantenere la stabilità strategica e che a livello operativo, con esercita-
continui progressi tecnologici negli
armamenti e della continua crescita
numerica degli arsenali di entrambe
le superpotenze. Questa situazione
generava una corsa agli armamenti.
L’URSS si sforzerà di migliorare co-
stantemente le proprie forze tra il
1965 e il 1985 cercando in tutti i mo-
di di ottenere la superiorità strategi-
ca sugli Stati Uniti. Il suo principale
obiettivo non era prevalere in uno
scontro nucleare ma creare quella
stabilità e quella sicurezza che li
mettesse al riparo da qualsiasi ri-
schio. La comprensione di un così
lungo momento storico aiuta a capi-
re l’attuale strategia militare russa.

LA SITUAZIONE ATTUALE

La Russia continua a ridurre le sue


forze strategiche in ottemperanza Un lancio di prova del nuovo SLBM russo zioni che prevedevano spesso lanci
agli impegni presi nei trattati sotto- denominato R-30 «Bulava». missilistici da veri silos e non da po-
scritti. Il passaggio dalla «sostanziale ligoni di prova, oggi l’odierna Fede-
ridondanza» («suschéstvenna izbyto- razione Russa riconosce l’impossibi-
chnyi») alla «sufficienza minima» la capacità di deterrenza nucleare a lità di vincere una guerra nucleare.
(«garantirovanna dostatochnyi») ha se- un livello sufficiente e definisce Preso atto di una realtà incontrover-
gnato la netta discontinuità della po- anche il termine sufficienza come tibile che, comunque, trova sempre
stura di deterrenza rispetto al passa- una capacità di infliggere «prede- alcune resistenze in taluni ambienti
to. La strategia di sicurezza naziona- terminati» danni a un aggressore accademici e scientifici, non solo
le russa approvata nel maggio 2009 in qualsiasi circostanza. russi, il Paese e la sua dirigenza ri-
stabilisce di mantenere la parità nel I maggiori esperti militari ritengono tengono che, soprattutto per mante-
settore degli armamenti offensivi che il deterrente russo sia adeguato nere il rango di grande potenza con
strategici con gli Stati Uniti al mi- all’attuale postura e alle presenti il resto del mondo, oltre che una ne-
glior livello costi-benefici possibile. esigenze ma in prospettiva è neces- cessaria parità con gli Stati Uniti, sia
Il 5 febbraio 2010, il Presidente Di- sario aumentarne la capacità di so- giusto devolvere adeguate risorse
mitry Medvedev ha approvato la pravvivenza, assicurare quella di finanziarie per il mantenimento di
nuova dottrina militare. Viene ri- secondo colpo e migliorare quella di un arsenale, che rappresenta ormai
dotto notevolmente il ruolo delle poter superare le presenti e future solo una piccola frazione di ciò che
armi nucleari nella politica di sicu- difese antimissile. Alla luce di que- fu in epoca sovietica.
rezza nazionale e vengono intro- sti criteri, la priorità viene data allo
dotti nuovi strettissimi criteri per il spiegamento di ICBM mobili dotati Antonio Ciabattini Leonardi
28 Rivista Militare

LO STATO DI AL-QAEDA E
LA MINACCIA TERRORISTICA
La nuova leadership di Al-Qaeda
non ha cambiato la strategia opera-
tiva dell’organizzazione, anche se
ci sono dei cambiamenti nella
struttura del network qaedista. Le
organizzazioni regionali affiliate
stanno assumendo una centralità
operativa, coniugando l’ideologia
jihadista globale con agende politi-
che locali. I gruppi regionali affi-
liati rappresentano una minaccia
crescente sia a livello regionale sia
a livello globale.

A due anni dalla morte di Bin La-


den, la direzione strategica di Al-
Qaeda non è sostanzialmente cam-
biata, anche se il leader, Ayman al
Zawahiri, non è percepito dagli affi-
liati come avente lo stesso livello di Guerriglieri secessionisti del Mali. ai gruppi qaedisti di guadagnare
autorità o forza centralizzatrice di maggiore spazio operativo. Se da
Bin Laden. una parte l’affermazione di ordina-
Al-Qaeda è entrata in una fase di forti movimenti di affiliazione su menti democratici, ispirati a un isla-
transizione e di trasformazione che base regionale. mismo moderato e avversi al terro-
sta portando a una progressiva as- Nonostante l’ideologia di fondo ba- rismo qaedista, possono mettere in
sunzione di centralità dei gruppi re- sata sulla jihad globale rimanga il crisi l’ideologia e l’operatività di Al-
gionali affiliati a discapito della lea- perno unificatore del network qaedi- Qaeda, va comunque notato che in
dership centrale. Questo processo, sta, a livello operativo e organizzati- questa fase di transizione i ritardi
che andava avanti da almeno due vo i gruppi regionali stanno assu-
anni, e ha avuto una forte accelera- mendo un ruolo sempre più centra-
zione a seguito dell’uccisione di Bin le. L’unità ideologica e l’obiettivo Ayman al–Zawahiri.
Laden, sta portando a un radicale della guerra all’occidente rimango-
cambiamento nell’impostazione no comuni, ma i diversi gruppi
operativa dei gruppi terroristici. stanno sviluppando diverse capaci-
Il segmento internazionale dell’or- tà e modus operandi. Inoltre questi
ganizzazione è stato fortemente gruppi regionali affiliati spesso por-
contrastato e indebolito, rendendo tano avanti una propria azione poli-
poco probabili, nel prossimo futuro, tica, coniugando l’ideologia univer-
attacchi in stile 11 settembre, a cau- sale qaedista, utile ai fini della pro-
sa della mancanza di risorse, adde- paganda, della raccolta di fondi e
stramento, talento e fondi per la della visibilità mediatica, con una
conduzione di operazioni comples- concreta agenda politica locale.
se. Se l’organizzazione internazio- Le rivolte in Medio Oriente, minan-
nale è stata sostanzialmente indebo- do il livello di stabilità regionale, e
lita, il movimento qaedista rimane distogliendo l’attenzione delle forze
particolarmente attivo attraverso di sicurezza locali, hanno permesso
n. 1 - 2013 29

nell’istituzione di governi moderati si e rami locali di Al-Qaeda. I GRUPPI REGIONALI


e nell’implementazione di politiche Dall’inizio della rivolta popolare del
di riforma, con la conseguente in- 25 gennaio si sono contate numero- Tra i principali affiliati, Al-Qaeda
stabilità, possono dare ad Al-Qaeda se aggressioni rivolte contro le forze nella Penisola Arabica, attivo parti-
una finestra temporale importante della polizia egiziana o di quella lo- colarmente in Yemen, desta partico-
per stabilire nuovi network e rappor- cale del Sinai, tra cui veri e propri lare apprensione a causa del nume-
ti con gruppi locali e per impostare attacchi a checkpoints delle forze di ro e intensità degli attacchi a obietti-
nuove operazioni. sicurezza e alle stazioni e basi della vi statunitensi e occidentali, e la
polizia (e dell’intelligence, come di- particolare efficacia della retorica e
mostrano gli attacchi di novembre della propaganda del gruppo. L’atti-
L’EGITTO E LA SITUAZIONE 2012). Particolarmente attivi sono i vità terroristica viene favorita altresì
NEL SINAI gruppi armati palestinesi, che stori- dal quadro di instabilità locale, che
camente hanno avuto accesso illega- permette all’organizzazione di repe-
In Egitto, la prolungata fase di le alla penisola del Sinai egiziana. rire in maniera agevole fondi, reclu-
transizione dal regime di Mubarak, Agenzie stampa, citando fonti ap- te e in ultima analisi di condurre
e la forte contrapposizione tra ap- partenenti alle forze di sicurezza operazioni in maniera efficace. Nel
parati istituzionali (segnatamente egiziane, riferiscono che tra i gruppi recente periodo si nota un crescente
l’Esercito) e importanti attori politi- armati più attivi nell’area ci sareb- attivismo di Al-Qaeda nella Peniso-
ci e sociali come i Fratelli Musul- bero Jaljalat, Armyof Islam, le Briga- la Arabica (AQPA), in particolare
mani, ha portato a una situazione te EzzEdinAl-Qassam e Al-Qaeda nella preparazione di attentati e at-
di instabilità che va a vantaggio dei della Penisola del Sinai. Oltre agli tacchi che hanno per oggetto aero-
gruppi terroristici. L’elezione del
Presidente Mohammed Morsi,
esponente della Fratellanza Musul-
mana, se da una parte inaugura un
nuovo corso democratico per
l’Egitto, dall’altra non risolve, nel
breve periodo, l’incognita su quan-
to efficace e in quali tempi il nuovo
governo riuscirà a concludere la
transizione. Le tensioni politico-so-
ciali rimangono molto forti, così
come il livello di contrapposizione
tra l’area governativa e i partiti di
opposizione, in particolare sul te-
ma della nuova Costituzione. Co-
me ha dimostrato la risposta del
governo alle forti dimostrazioni di
novembre e dicembre, con piazza
Tahrir che si è dimostrata ancora
una volta il centro simbolico della
vita politica egiziana, l’Esercito
gioca ancora un ruolo centrale nel-
la politica egiziana e sembra, al Gli effetti di uno degli attentati terroristici a mobili commerciali, mediante l’uso
momento, supportare il Presidente. matrice fondamentalista islamica di Londra di esplosivi e tecniche sempre più
In ogni modo, il livello di sicurezza del 2005. sofisticate. L’innalzamento delle
nella penisola del Sinai egiziana si è procedure di sicurezza nei Paesi oc-
fortemente deteriorato dalle dimis- cidentali ha portato a un cambia-
sioni del Presidente Hosni Muba- attacchi alle forze di sicurezza si re- mento nella strategia del gruppo
rack dell’11 febbraio 2011 a seguito gistrano altresì attacchi contro gli terroristico, che tende ad aggirare i
delle rivolte iniziate il 25 gennaio oleodotti diretti verso la Giordania e nuovi sistemi di sicurezza proget-
dello stesso anno. Diverse fonti rife- Israele. Anche il fenomeno della co- tando attentati su aerei che partono
riscono di un aumento significativo siddetta delinquenza comune si è da Paesi non occidentali nei quali le
degli attacchi alle forze di sicurezza aggravato, e numerosi sono i casi di sue cellule possono agire più facil-
da parte di gruppi armati palestine- attacchi armati a fine di furto. mente, identificando al contempo
30 Rivista Militare

gli aeroporti occidentali con il mi- un intensificarsi dell’influenza di e sembra che stia collaborando con
nor livello di sicurezza. Il tentativo islamisti in seno all’opposizione al re- la setta jihadista nigeriana Boko Ha-
di attentato sull’aereo in volo dal gime di Bashar al Assad. L’acuirsi del ram, molto attiva, in Nigeria, nel-
Ghana a Detroit, nel Natale del conflitto in Siria offre all’organizza- l’attuazione di attacchi terroristici,
2009, è il risultato di questo nuovo zione opportunità per uno sviluppo inclusa nella lista nera del terrori-
approccio. AQPA ha scelto un aereo della propaganda e di azioni mirate smo dagli Stati Uniti.
in partenza dal Ghana con destina- per accrescere il numero di affiliati. In particolare, sembra che sia accertato
zione Detroit, perché avrebbe fatto Anche grazie al supporto di Al-Qae- il legame AQMI e il guppo Jama’atu
scalo nell’aeroporto di Amsterdam da in Iraq l’opposizione laica al regi- Ansarul Muslimina Fi Biladis-Sudan,
Schiphol, verosimilmente da essa me baathista sta lasciando sempre anche noto come Ansaru, organizza-
considerato al tempo meno sicuro più terreno a favore dei gruppi jiha- zione scissa da Boko Haram, che nel
di altri scali europei. Anche gli at- disti; in particolare molto attivo risul- recente periodo ha acquistato molto
spazio in Nigeria, specialmente nel
rapimento e uccisione di cittadini oc-
cidentali. Anche AQMI sta portando
avanti una linea operativa impronta-
ta sempre più al rapimento di cittadi-
ni occidentali, da cui ricava ingenti
risorse economiche. Risorse che ven-
gono utilizzate anche per stabilire
rapporti e alleanze con tribù locali
nel Sahel grazie alla situazione di in-
stabilità nel Mali, dove i vari gruppi
ribelli (Movimento Tuareg di libera-
zione dell’Azawad e l’islamico Ansar
al-Din aventi forti legami con AQMI)
erano riusciti a sottrarre al governo
di Bamako il controllo di tutto il nord
del Paese. L’intervento francese a
supporto del legittimo governo ma-
liano ha efficacemente contrastato sul
campo le forze ribelli, riconquistando
gran parte del territorio precedente-
mente sottratto al controllo governa-
tentati progettati nell’ottobre del Un lanciamissili superficie terra-aria SA-7. tivo. Nonostante ciò, sia le forze ri-
2010 contro un aereo statunitense e, belli, sia soprattutto AQMI, manten-
più recentemente, nel maggio 2012 gono importanti roccaforti nel Paese,
in Arabia Saudita, sventato dai ser- ta il gruppo salafita di Jahbat-Al-Nu- minacciando la stabilità dell’area, e
vizi di sicurezza locali, rispondono sra, forza importante del Free Syrian facilitando le operazioni di AQMI in
alla nuova strategia qaedista. Army, che sta anche raccogliendo il tutto il Sahel. Il conflitto maliano è
Al-Qaeda in Iraq rimane un’organiz- supporto della popolazione. La co- diventato altresì un utile strumento
zazione molto attiva, come dimostra- municazione, propaganda e modus di propaganda. AQMI, grazie alla
no gli attacchi condotti negli ultimi operandi Al Nusra sono molto simili propria organizzazione e risorse,
mesi contro obiettivi sciiti, delle forze a quelli di Al-Qaeda in Iraq. ha saputo condurre una operazio-
di sicurezza e del governo. La capaci- In Algeria, Mali, nel Maghreb e nel ne di grandissimo impatto – ci si
tà operativa resta non solo a Ba- Sahel opera Al-Qaeda nel Maghreb riferisce all’attacco condotto dal
ghdad e nelle roccaforti sunnite, ma Islamico. Nonostante essa rimanga gruppo con a capo Belmokhtar
in tutto il territorio nazionale. Oltre a ancora un’organizzazione fortemen- Khalid Abu Abbas alla piattaforma
prevedere un aumento degli attacchi te caratterizzata dall’ideologia jiha- petrolifera di Tiguentourine in Al-
a seguito del completo ritiro statuni- dista, utilizzata qui più che altrove geria – giustificata proprio come ri-
tense, l’organizzazione sta portando come un utile strumento di propa- sposta jihadista all’intervento fran-
una efficace azione di penetrazione ganda al fine di veicolare l’agenda cese in Mali.
in Siria, grazie alla situazione di con- politica locale, AQMI ha forti ambi- Altro fattore di allarme riguardante
flitto interno presente nel Paese. In zioni anche al di fuori dell’ambito AQMI è inerente agli alert che si regi-
particolare, diverse fonti riportano regionale (specialmente in Francia) strano dal 2011 su ingenti quantitativi
n. 1 - 2013 31

di armamenti prelevati dagli arsenali tualmente, però, Al-Shabaab sta per- condurre azioni di guerriglia e at-
del regime di Gheddafi, che stanno dendo rapidamente consenso popo- tentati terroristici. In ogni modo, ha
contribuendo ad alimentare l’instabi- lare ed il controllo del territorio. I lea- perso consenso tra la popolazione a
lità regionale. Fonti riferiscono che ders delle varie fazioni e tribù somale causa della cattiva amministrazione
una importante parte di queste armi hanno raggiunto nell’estate un accor- delle aree sotto il suo controllo. Im-
sarebbe finita in mano a militanti tua- do su percorso e tempi per la creazio- pedendo alle agenzie internazionali
reg, precedentemente impiegati da ne di uno Stato federale mettendo fi- di offrire supporto alla popolazio-
Gheddafi, che le hanno utilizzate con ne al periodo di transizione. L’accor- ne, l’organizzazione terroristica ha
successo in Mali contro le forze rego- do è stato il risultato anche delle favorito l’emergere della crisi ali-
lari. Grazie agli armamenti prelevati pressioni delle Nazioni Unite e del- mentare, che ha contribuito ad alie-
in Libia, infatti, i Tuareg sono stati in l’Unione Africana per una risoluzio- nare il supporto della popolazione
grado di sottrarre al governo centrale ne della fase di transizione politica locale all’organizzazione. Nono-
aree importanti del Paese, tra cui la apertasi dalla fine della guerra civile stante la situazione della Somalia
città di Timbuctu. scoppiata nel 1991. I Paesi donatori rimanga critica, essendo sostanzial-
Tra gli armamenti mancanti si regi- di fondi alla Somalia avevano minac- mente un failed State, gli sviluppi
strano numerosi missili terra aria ciato di sospendere l’erogazione dei politici, la nomina del nuovo gover-
SA-7B, identificati come sistema finanziamenti se non si fosse rag- no sotto la guida del primo Presi-
d’arma portabili per la difesa aerea giunto un accordo politico. L’accordo dente post-transizione e soprattutto
(MANPADS). Si tratta di missili da è stato firmato ad Addis Abeba e vi il contrasto al network qaedista, in
lancio a spalla, trasportabili da una hanno partecipato, tra gli altri, il Pre- continua ritirata, fanno emergere
persona, studiati per l’uso da parte sidente ad interim Sheikh Sharif un cauto ottimismo sui futuri svi-
della fanteria. Sheikh Ahmed, il Primo Ministro, il luppi, come rilevato anche dal rap-
Desta particolare preoccupazione la Presidente del Parlamento, i leaders porto dell’ufficio del Director of Na-
notizia che i ribelli tuareg sarebbero delle regioni del Putland e Galmu- tional Intelligence statunitense del
in possesso di questo particolare si- dug, oltre che i rappresentanti delle 2012. Anche se la persistenza di di-
stema d’arma. Anche se fino ad ora milizie pro-governative al-Sunna- visioni politiche e tribali, la presen-
non si registrano attacchi effettuati WalJama’a. Il 20 di agosto, i delegati za di milizie armate, la disperata si-
con i SA-7B, gli stretti legami tra i e rappresentanti dei vari gruppi han- tuazione socio-economica del Paese
Tuareg nel nord del Mali e Al-Qaeda no ufficialmente concordato l’istitu- rendono improbabile un migliora-
nel Maghreb Islamico (AQMI) fanno zione dello Stato Federale Somalo e il mento del quadro di sicurezza nel
temere che alcuni missili potrebbero Parlamento ha eletto, il 12 settembre, breve termine, i recenti sviluppi sia
essere acquisiti dal network jihadista il primo Presidente della fase post- nel processo di riconciliazione poli-
regionale ed utilizzati per attentati ad transitoria, Hassan Sheikh Moha- tica sia nel contrasto alle milizie ar-
aerei civili, in particolare nelle fasi di mud. La regione del Somaliland, au- mate potrebbero aprire la strada ad
decollo ed atterraggio. In passato si toproclamatosi Stato indipendente un percorso di stabilizzazione del
sono registrati numerosi attacchi ter- allo scoppio della guerra civile del Paese.
roristici a mezzi aerei effettuati attra- 1991, ha rifiutato di partecipare all’in- Il rapporto dell’EUROPOL del 2012
verso MANPADS, l’ultimo dei quali contro e di far parte del nuovo Stato ha evidenziato come la morte di
nel 2007 in Somalia, rivendicato da federale. Al-Shabaab ha annunciato di Bin Laden non abbia avuto riper-
Al-Shabaab, contro un cargo aereo bie- essere contrario all’accordo. Le forze cussioni in Europa anche se la nuo-
lorusso. Stratfor stima che dal 1973 dell’Unione Africana (18 000 uomi- va strategia dell’homegrown terro-
almeno 30 aerei civili siano stati ab- ni), presenti soprattutto a Mogadi- rism mantiene alto il livello di aller-
battuti da MANPADS, con una per- scio, stanno operando efficacemente ta. Attualmente la principale fonte
dita di 920 civili. Il controllo di que- nel contrastare l’organizzazione qae- di insicurezza per i Paesi europei
sto sistema d’arma da parte di orga- dista, sottraendogli il controllo del viene dai lone actors, individui o
nizzazioni affiliate al network qaedi- territorio. Le operazioni contro l’en- piccoli gruppi autofinanziati e or-
sta rappresenta un importante fattore clave di Afgoye, roccaforte di Al-Sha- ganizzati, che eseguono azioni ter-
di insicurezza e instabilità. baab, e la presa in novembre del nodo roristiche di relativamente piccola
Infine, lo scenario che permette più strategico di WanlaWeyn, hanno for- entità. Questi individui possono es-
ottimismo riguarda la Somalia e l’at- temente indebolito l’organizzazione, sere ideologicamente affiliati a net-
tività di Al-Shabaab. Negli ultimi anni e hanno avuto l’ambizioso obiettivo work terroristici, come nel caso di
il movimento ha registrato una cre- di eliminare la presenza qaedista nel- Mohammed Merah a Tolosa, o in-
scita esponenziale che ha portato al la regione. Comunque, la minaccia dipendenti, come Anders Breivik.
controllo di quasi tutta la Somalia del proveniente da Al-Shabaab rimane
Sud, dei porti e di Mogadiscio. At- alta, soprattutto per la capacità di Mattia Vitale
32 Rivista Militare

LE DISPUTE TERRITORIALI
NEL MAR CINESE MERIDIONALE
A cura del Ce.S.I. - Centro Studi Internazionali
La crescente tensione relativa alle dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale potrebbe progressivamente destabilizzare una delle
aree più importanti per l’economia globale, in un contesto già scosso dalla recessione mondiale e dalla crisi del debito sovrano. Nello
scenario Asia-Pacifico, l’emergente potenza navale cinese sta cercando di estendere la propria influenza sulle aree costiere appartenenti
a Paesi legati agli Stati Uniti sotto il profilo economico, diplomatico e spesso militare. In questa ottica, Washington ha recentemente an-
nunciato un rebalancing della sua politica estera verso oriente.
Le aree maggiormente interessate dalle contese tra Brunei, Vietnam, Filippine, Cina, Taiwan e Giappone sono peraltro attraversate
dalle cosiddette SLOCs (Sea Lines of Communication), rotte marittime da dove passa una consistente percentuale del commercio mon-
diale. In questo senso, non solo gli Stati della regione, ma l’intera comunità internazionale ha un vitale interesse a proteggere la sta-
bilità dell’area.
Alla base delle dispute non vi sono esclusivamente ambizioni territoriali, ma anche energetiche e ittiche. Nei fondali marini delle iso-
le contese sarebbero presenti considerevoli quantità di idrocarburi, si parla di circa 213 miliardi di barili di petrolio. Inoltre, l’area è
stata teatro, fin dai secoli scorsi, di una fruttuosa attività di pesca. In una realtà come quella asiatica, interessata da un boom demo-
grafico senza precedenti, la scarsità delle risorse energetiche e alimentari sta diventando una tematica sempre più cruciale per gli
equilibri geopolitici.
Due arcipelaghi storicamente oggetto di discordia sono le Isole Spratly e le Isole Paracel. Le prime sono contese tra Cina, Taiwan, Viet-
nam, Brunei, Malesia e Filippine. Le seconde, oggetto di disputa tra Cina, Taiwan e Vietnam, sono sotto occupazione militare cinese dal
1974. Attualmente amministrate dalla provincia di Hainan, dal luglio 2012 sono state incorporate nella prefettura di Sansha. Negli ulti-
mi anni la Cina ha portato avanti un grande processo di espansione e modernizzazione della propria Marina militare, come recente-
mente dimostrato dal primo appontaggio sulla Portaerei Liaoning, anche se ancora priva di vere e proprie capacità blue-water. Il poten-
ziamento dell’apparato navale potrebbe giocare un ruolo importante anche in ambito politico. Quello che prima era un braccio di ferro
diplomatico, sembra progressivamente lasciare spazio ad una marcata intraprendenza di Pechino, nel tentativo di condurre a più miti
consigli gli avversari, più deboli economicamente e militarmente.
Da un punto di vista giuridico, la Cina considera vaste porzioni del Mar Cinese Meridionale sotto la propria giurisdizione, ponendosi
così in rotta di collisione con vari membri dell’ASEAN (Association of Southeast Asian Nations). Fin dal 2009, in seno alle Nazioni Unite,
Pechino ha rivendicato il possesso di un’ampia area marittima a forma di «U» che include le Spratly e le Paracel. Tuttavia, le istanze ci-
nesi sembrano inconciliabili con i precetti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), aperta alla firma a
Montego Bay nel 1982 ed entrata in vigore nel 1994.
In questo senso, la politica di rivendicazioni e l’espansione marittima della Cina potrebbero configurarsi come elementi di destabilizza-
zione nella regione. L’accresciuta aggressività e il ricorso a reciproche ritorsioni, quali il sequestro di imbarcazioni e l’arresto degli equi-
paggi, tra Cina, Vietnam e Filippine, sta minacciando le attività di pesca e la libertà di navigazione nelle aree contese. Proprio a fine no-
vembre le autorità della provincia di Hainan hanno approvato un decreto che consente l’abbordaggio e il sequestro di ogni imbarcazio-
ne che entri nelle acque rivendicate da Pechino. A innalzare le tensioni concorre anche la disputa tra Cina e Giappone relativa alle isole
Senkaku (Diaoyu in cinese), nel Mar Cinese Orientale, sfociata nel settembre 2012 in vera e propria crisi diplomatica in seguito all’ac-
quisto da parte del Governo nipponico di tre isole ancora appartenenti a un privato.
Nel clima di inquietudine venutosi a creare, vista l’assenza di un organismo regionale di sicurezza e di un meccanismo di risoluzione
pacifica delle controversie, potrebbe profilarsi una corsa agli armamenti navali, come testimoniato dall’acquisizione attuale o futura, da
parte di molti Paesi dell’area, di circa 170 sottomarini entro il 2025.
Il tema della sicurezza nel Mar Cinese Meridionale è stato al centro del 19° Forum Regionale dell’ASEAN, tenutosi nella capitale
cambogiana Phnom Penh dal 9 al 13 luglio scorsi. L’evento ha visto la partecipazione di 27 Ministri degli Esteri dell’Asia Orientale,
compreso il cinese Yang Yechi, e la presenza del Segretario di Stato americano Hillary Clinton. Il vertice si è concentrato sulla neces-
sità di istituire un comune Codice di Condotta per gli Stati litoranei, in modo da creare una cornice di legalità che favorisca la fiducia
reciproca e la sicurezza marittima. La proposta è stata patrocinata in particolare da Washington, che mira a rafforzare la stabilità re-
gionale, e dalle Filippine, la cui economia è in gran parte dipendente dal commercio marittimo e dalla pesca. Le iniziative diplomati-
che non hanno, per ora, sortito alcun effetto concreto. Già nel 2002 un memorandum d’intesa firmato tra ASEAN e Cina non ha dato
gli esiti sperati, vista la mancanza di clausole vincolanti e di effettivi meccanismi sanzionatori che fungano da deterrente per le ag-
gressioni dei territori disputati.
Uno snodo cruciale per l’allentamento delle tensioni regionali riguarda la disputa tra Tokyo e Pechino per le Isole Senkaku. Sotto pres-
sione da parte delle forze nazionaliste, il Primo Ministro nipponico uscente Noda ha assunto posizioni sempre più intransigenti, anche
nell’ottica della campagna elettorale di dicembre 2012. Il Giappone sostiene che le isole siano parte integrante del suo territorio, alla lu-
ce dei fatti storici e del diritto internazionale. Tokyo fonda le sue pretese sul Trattato di San Francisco del 1951, firmato da altri 48 Paesi,
compresi gli Stati Uniti. La Cina non ha però riconosciuto il Trattato giudicandolo illegale e non valido. Dalle dichiarazioni del Ministro
degli Esteri giapponese Koichiro Gemba dello scorso 21 novembre è emersa grande preoccupazione per i costanti tentativi di Pechino
di alterare lo status quo con l’uso di intimidazioni.
Vista la situazione di stallo, il Giappone sta provvedendo autonomamente allo sviluppo di tecnologie navali di difesa, soprattut-
to nel settore lotta antisom, ed esiste il rischio che in futuro possa armare e addestrare le Marine dei Paesi costieri in funzione
anticinese.
Gli ultimi sviluppi negoziali nell’area riguardano l’intenzione dei Governi membri dell’ASEAN di dare vita ad un blocco commerciale
su base regionale che includa Australia, India, Giappone, Corea del Sud, nonché la stessa Cina. La Regional Economic Comprehensive Par-
tnership proposta dall’ASEAN terrebbe gli Stati Uniti fuori dai giochi. Questa misura potrebbe rivelarsi controproducente, dal momento
che i Paesi del Sud-Est Asiatico guardano a Washington come baluardo difensivo dello status quo nei confronti di Pechino, che punta in-
vece ad alterarlo.
Un maggiore impegno statunitense nell’area potrebbe promuovere la collaborazione tra i contendenti, portando a benefici comuni, co-
me l’esplorazione congiunta dei depositi di idrocarburi e l’abbattimento delle barriere doganali. Al tempo stesso, il coinvolgimento
americano dovrà essere graduale e finalizzato allo sviluppo economico e commerciale, così da evitare di suscitare a Pechino la sindrome
del contenimento di sovietica memoria.
di Silvio Mudu
34 Rivista Militare

FORMAZIONE E IMPIEGO
DEL PERSONALE MILITARE
Le esigenze discendenti dalla complessità e multidimensionalità, sia degli attuali contesti operativi sia dei
possibili scenari futuri, rafforzano l’idea di dover disporre di uno strumento terrestre profondamente uomo-
centrico. Appare infatti sempre più evidente che il centro focale di tutto il «sistema Esercito» è, e sarà, il singo-
lo soldato. Colui che con la sua presenza sul terreno è l’unico «sistema d’arma» in grado di garantire il succes-
so delle operazioni militari.

La centralità attribuita alla «risorsa mente emanato le «Linee Guida e Truppa preparati, motivati e in gra-
uomo» non può essere concettual- Direttive sulla Formazione e l’Im- do di operare con successo in ogni
mente disgiunta dall’output conse- piego del personale militare». Tale ambito di impiego (nazionale, inter-
guente al suo stesso impiego, che, in documento completa di fatto l’ope- nazionale e interforze), con partico-
tal senso, rappresenta la funzione ra di revisione delle pubblicazioni lare riferimento agli attuali scenari
più importante tra quelle istituzio- di riferimento in materia di «perso- operativi. Data la particolare valen-
nalmente attribuite a ciascuna orga- nale» avviata nell’ultimo biennio za di tale documento, verranno di
nizzazione. Ciò è tanto più vero se dal DIPE e che ha visto tra l’altro la seguito illustrati, ancorché in ma-
riferito a un’organizzazione com- pubblicazione del «Testo Unico sul- niera sintetica, gli elementi concet-
plessa quale l’Esercito Italiano, che, le procedure d’impiego del persona- tuali maggiormente innovativi in
coinvolta in un continuo processo di le militare » (ed. 2008) e delle «Linee esso contenuti.
«adattamento» alle mutevoli esigen- di Indirizzo per la predisposizione
ze degli scenari internazionali, deve della pianificazione d’impiego de-
essere in grado sia di sviluppare e centrato» (ed. 2009). LO SVILUPPO PROFESSIONALE
garantire nuove capacità operative Con questa direttiva si vuole di-
sia di adottare le misure tese a collo- sporre di uno strumento che, ade- Elemento caratterizzante nonché fi-
care «l’uomo giusto al posto giu- rente alle variabili e complesse esi- lo conduttore dell’intera direttiva è
sto», tracciando percorsi che assicu- genze della Forza Armata (F.A.), ga-
rino un impiego sempre ottimale rantisca la disponibilità di Ufficiali,
delle risorse umane a disposizione. Sottufficiali, Graduati e Militari di Il progetto «Soldato Futuro».
In tale ottica, l’impiego del persona-
le rappresenta l’elemento chiave at-
traverso il quale ricercare l’integra-
zione tra le esigenze della nostra or-
ganizzazione e le capacità e aspetta-
tive professionali del singolo indivi-
duo, stimolando al contempo com-
portamenti partecipativi orientati al
conseguimento più efficace ed effi-
ciente degli obiettivi della Forza Ar-
mata.
Sulla base di tali premesse, il Dipar-
timento Impiego del Personale (DI-
PE), ravvisando l’esigenza di inter-
venire sull’elemento fondamentale
del corpo normativo sull’impiego,
ossia la direttiva SME-PERS ed.
2001, in vigore da dieci anni e non
più rispondente agli attuali «biso-
gni» della Forza Armata, ha recente-
n. 1 - 2013 35

non si può sottacere il peso determi-


nante della fase di orientamento
professionale, che permette di rea-
lizzare il miglior allineamento pos-
sibile tra le caratteristiche delle per-
sone e i bisogni dell’organizzazione.
Ciò avviene mediante le attività di
assessment, tese a verificare il pos-
sesso delle capacità necessarie per
ricoprire determinati ruoli organiz-
zativi, e i relativi feedback, che forni-
scono all’interessato i dati sui risul-
tati emersi. In tal senso, l’orienta-
mento professionale rappresenta un
fattore determinante non solo in ter-
mini di indirizzo all’incarico, ma
anche ai fini della consapevolezza
di ciascuno rispetto al proprio ruolo

Sopra.
Afghanistan: addestramento per lo sgombe-
ro dei feriti in combattimento.
A destra.
Attività di bonifica di ordigni esplosivi.

la convinzione che la crescita mora-


le e professionale del binomio «uo-
mo-soldato» necessiti di una conti-
nua e costante opera di professiona-
lizzazione.
Da qui la scelta di avviare la «co-
struzione» di un sistema che, attra-
verso un ciclo virtuoso di formazio-
ne preventiva e impiego, assicuri,
per tutte le categorie di personale,
un bacino di risorse con elevati stan-
dard qualitativi e, per gli Ufficiali,
una componente dirigenziale in
grado di «competere» in ambito in- vità di selezione rappresenta un mo- professionale e al conseguente gra-
terforze/internazionale e ricoprire mento organizzativo di estrema im- do di motivazione.
gli incarichi maggiormente rilevanti portanza, in quanto attraverso l’ana- Nel ciclo virtuoso sin qui descritto la
per la F.A.. lisi e il confronto tra posizione orga- formazione costituisce il momento
Al fine di definire i percorsi ideali nizzativa e caratteristiche professio- fondamentale attraverso il quale
formativi e d’impiego, è stato quindi nali possedute da ogni singola per- vengono preventivamente acquisite
elaborato un concetto di sviluppo sona, viene assicurata all’Istituzione le competenze necessarie ad assol-
professionale che, sfruttando le com- militare la disponibilità di personale vere i compiti connessi con l’incarico
petenze di ciascuna unità organizza- motivato e con il profilo attitudinale di destinazione. In particolare, l’atti-
tiva del Dipartimento Impiego del più adeguato. Tutto ciò anche nel- vità formativa potrà essere finalizza-
Personale, accompagnerà la progres- l’ottica di ottimizzare l’impiego del ta sia a preparare il personale desti-
sione di carriera di ogni militare at- personale mediante un oculato abbi- nato a ricoprire nel tempo incarichi
traverso quattro step fondamentali: namento uomo/incarico, sempre in di sempre maggiore responsabilità,
la selezione, l’orientamento profes- linea con i concreti e mutevoli biso- in virtù della progressione di carrie-
sionale, la formazione e l’impiego. gni della Forza Armata. ra (processo formativo «verticale»),
È evidente che in tale processo l’atti- Nel quadro del processo selettivo, sia a favorire la specializzazione del
36 Rivista Militare

personale in un particolare settore, d’impiego tesa a ricercare l’integra- della F.A. - Civil-Military Cooperation
mediante la frequenza di corsi suc- zione tra le esigenze dell’organizza- (CIMIC), Operazioni Psicologiche
cessivi (processo formativo «oriz- zione e le capacità/aspettative pro- (PSYOPS), Counter Improvised Esplo-
zontale»). In tale ottica, la formazio- fessionali dell’individuo. sive Devices (C-IED), Combat Intelli-
ne avanzata deve essere sempre in- gence, ecc. - per le quali è richiesta la
tesa quale formazione preventiva, in disponibilità di personale altamente
altre parole propedeutica all’assun- I MACRO SETTORI FUNZIONALI qualificato, che necessita di specifici
zione di incarichi di maggiore com- E I SETTORI A ELEVATA processi selettivi/formativi. Negli
plessità/responsabilità e pertanto SPECIALIZZAZIONE ultimi anni infatti, accanto a quelle
non può essere, in alcun modo, di- di tipo tradizionale, sono emerse al-
sgiunta dalla funzione «impiego», La maniera stessa in cui il docu- cune nuove esigenze direttamente
divenendo anzi di questa momento mento è articolato rappresenta un connesse alle sfide con cui le Forze
qualificante ed elemento caratteriz- altro importante elemento di novità. Armate devono confrontarsi, in par-
zante, mediante il quale perseguire Infatti, oltre al corpo principale, nel ticolare nei Teatri Operativi. Si pensi
costantemente un’oculata e mirata quale sono stati inseriti i criteri ge- al settore CIMIC, in cui la disponibi-
collocazione del personale nella nerali attinenti alla formazione e al- lità di personale selezionato e alta-
struttura della F.A., interforze e in- l’impiego del personale, la direttiva mente qualificato può contribuire in
ternazionale. è costituita da una serie di fascico- modo decisivo al raggiungimento
Proprio attraverso la giusta combi- letti che, quali live document, potran- degli obiettivi sia militari sia di coo-
perazione e ricostruzione, garanten-
do l’appoggio dell’opinione pubbli-
ca locale, il sostegno alla missione e
conseguentemente un adeguato li-
vello di sicurezza per i nostri solda-
ti. È di fondamentale importanza,
pertanto, che gli specialisti di setto-
re siano in possesso non solo di
spiccate doti personali e caratteriali,
ma anche di conoscenze e compe-
tenze professionali che solo un’at-
tenta selezione e un oculato e mira-
to impiego, accompagnato da una
formazione specifica, costante e
continua, possono garantire.

LA «MAPPATURA»
DELLE POSIZIONI

nazione tra i menzionati processi for- Libano: un corso di italiano in una scuola È di tutta evidenza che lo sviluppo
mativi e la funzione «impiego» sarà nell’ambito delle attività CIMIC. professionale sopra illustrato prefi-
dunque possibile delineare sviluppi guri percorsi formativi e d’impiego
di carriera/impiego di tipo «vertica- disegnati in funzione delle possibili-
le», caratterizzati da una spiccata di- no essere costantemente aggiornati tà di progressione professionale di
versificazione delle esperienze for- sulla base delle esigenze operative. ciascun individuo, ovvero di tipo:
mative e professionali, ovvero di ti- In tal modo, sono stati definiti per- • orizzontale, qualora il personale
po «orizzontale», contraddistinti da corsi ideali formativi e d’impiego non raggiunga i gradi apicali e sia
una marcata specializzazione in uno tesi ad alimentare sia i macro-settori pertanto indirizzato al consegui-
specifico settore d’impiego. funzionali, intesi quali «campi d’im- mento di un elevato livello di spe-
In altre parole, lo sviluppo profes- piego connessi con le branche fun- cializzazione nel settore;
sionale, che si configura come un zionali (G1/J1, G2/J2, G3/J3, ecc.), • verticale, nel caso in cui il perso-
processo articolato teso sia a moti- nei quali il personale matura espe- nale sia destinato a ricoprire nel
vare il personale sia a prepararlo rienze connesse con gli incarichi di tempo incarichi di sempre mag-
per il successivo incarico, costituisce staff, sia i settori a elevata specializ- gior rilievo e responsabilità nel-
la chiave di successo per un’attività zazione, ovvero particolari capacità l’ambito dello specifico settore.
n. 1 - 2013 37

A tal riguardo, sono state individua-


te, nell’ambito di ciascun macro-set-
tore funzionale nonché di ciascun
settore a elevata specializzazione, le
posizioni organiche di rilievo, utili a
delineare un ideale percorso forma-
tivo e d’impiego idoneo a far acqui-
sire agli interessati le capacità indi-
spensabili per l’assolvimento dei
compiti connessi con gli incarichi
stessi. Detta mappatura costituisce
un efficace strumento per un ap-
proccio selettivo del personale più
adeguato, in ragione delle specifi-
che attitudini e potenzialità, al fine
di motivarne le aspirazioni e prepa-
rarlo preventivamente al successivo
incarico.
In particolare, la definizione pun-
tuale di tali posizioni permetterà:
• al personale di avere un’idea suf-
ficientemente precisa di quelle che
sono le possibilità di impiego, an- Alpini in addestramento simulano un atto l’impiego e la formazione del per-
che con un orizzonte temporale tattico. sonale militare rappresenta un
molto ampio (15/20 anni), nel set- nuovo strumento di «gestione»
tore di specializzazione cui doves- delle risorse umane efficace e fles-
se decidere di aderire; «prosperare». Ma le organizzazioni sibile, che consente da un lato di
• all’Amministrazione di program- sono competitive se sono in grado di ottimizzare le scarse risorse finan-
mare, attraverso l’individuazione cambiare, di adattarsi all’ambiente, e ziarie disponibili e dall’altro di «ri-
delle key position ai vari livelli or- questo è possibile solo se le risorse manere al passo» con una Forza
dinativi, quella progressione di umane che le compongono, vero mo- Armata in costante evoluzione,
carriera verticale che consenta di tore di ogni cambiamento, sono in fornendo al personale le compe-
«accedere» con visione strategica grado di «intercettare» i mutamenti, tenze necessarie per gestire il cam-
alle posizioni di maggior rilievo di apprendere, di acquisire le infor- biamento e adeguarsi a un ambien-
per la F.A., per le quali è essenzia- mazioni che consentono di non ripe- te sempre più competitivo.
le disporre di personale compe- tere gli errori già fatti. L’implementazione coerente e con-
tente e preparato, in particolare La tipologia e l’imprevedibilità del- vinta dei processi formativi e di im-
per quanto attiene alle posizioni la minaccia hanno imposto anche piego sopra descritti potrà fornire
interforze e internazionali. nella nostra articolata organizzazio- risposte concrete e credibili alle esi-
ne militare la ricerca di un veloce genze dell’Esercito Italiano, garan-
processo di «adattamento» alle nuo- tendo, nel contempo, la disponibili-
CONCLUSIONI ve esigenze, capace di generare «ri- tà di uomini e donne motivati, in
sposte» qualitativamente all’altezza. grado di diffondere i valori propri
Le organizzazioni nascono per risol- In questo senso va il rafforzamento della nostra cultura organizzativa,
vere problemi organizzativi comples- del legame sempre più inscindibile consapevoli del proprio ruolo e che
si che richiedono risorse diverse, ma- tra «apprendimento» e «competen- possano, in tal modo, contribuire in
teriali e immateriali, e su tutte le per- za», realizzato attraverso la costru- maniera ottimale al conseguimento
sone. Le soluzioni organizzative pos- zione del ciclo virtuoso precedente- della missione istituzionale.
sono essere altrettanto diverse e de- mente illustrato (selezione, orienta-
terminare differenti meccanismi di mento professionale, formazione e Generale di Corpo d’Armata
coordinamento e integrazione, vari impiego), capace di garantire la con- Bruno Stano
gradi di formalizzazione e di distri- tinua e necessaria opera di profes-
buzione dell’autorità, con lo scopo sionalizzazione degli uomini e delle Ha partecipato alla stesura del presen-
comunque di garantire all’organizza- donne dell’Esercito Italiano. te articolo il Gen. B. Roberto De Masi.
zione la competitività necessaria per In sintesi, la nuova direttiva sul-
38 Rivista Militare

L’ESERCITO ITALIANO
NELLA COOPERAZIONE
CIVILE-MILITARE
LA BONIFICA DA ORDIGNI ESPLOSIVI
RESIDUATI BELLICI
NELL’AREA DI RESPONSABILITÀ
DEL 1° COMANDO FORZE DI DIFESA

«La cooperazione civile-militare, nell’attuale contesto operativo caratte-


rizzato da una varietà di scenari d’impiego tipologicamente diversificati,
ha visto moltiplicare, in maniera esponenziale, l’importanza del proprio
ruolo.
In tale contesto, il genio, nelle sue diverse specialità, è l’Arma della coo-
perazione per antonomasia. Al di là del compito classico che, in uno
“scenario war”, consiste nell’ostacolare il movimento delle truppe av-
versarie e nel fornire alle forze amiche assistenza e sostegno tecnico per
facilitarne la manovra, oggi i genieri rappresentano una pedina fonda-
mentale per l’espletamento delle cosiddette attività COCIM o CIMIC
secondo la terminologia NATO, tra le quali spiccano, per numero, fre-
quenza e complessità degli interventi, quelle relative alla bonifica da or-
digni esplosivi residuati bellici.
L’articolo del quale ho il piacere di scrivere l’introduzione ha, innanzi-
tutto, lo scopo di offrire una visione d’insieme sulle particolari attività
concettuali organizzative e di condotta svolte dal personale del 1° Co-
mando Forze di Difesa e dei vari reggimenti genio posti sotto il control-
lo operativo (OPCON) del prefato COINT, in un’area di responsabilità
che comprende l’Italia centro-settentrionale, territorio che è stato teatro LA BONIFICA DAGLI ORDIGNI
di eventi bellici particolarmente intensi durante le due guerre mondiali BELLICI IN GENERALE
che sono stati la causa principale dei numerosi ritrovamenti di ordigni
inesplosi. Inoltre, a testimonianza diretta del lavoro quotidianamente A distanza di quasi un secolo dagli
svolto, gli autori descrivono uno dei tanti interventi di cui è protagoni- anni della Grande Guerra e dopo
sta il 10° reggimento genio: la bonifica occasionale in alta montagna, in quasi 70 anni dal termine del Secon-
un ambiente naturale particolarmente ostile e, probabilmente, estraneo
do conflitto mondiale, sono ancora
a quello di elezione per la maggior parte delle unità del genio.
Tutto ciò contribuisce a conferire il giusto rilievo a quanti concorrono a presenti, in Italia, migliaia di ordigni
questa particolare accezione di “sicurezza della collettività” - peraltro residuati bellici inesplosi, potenzial-
talvolta poco enfatizzata dai media e, di riflesso, sconosciuta ai più - e mente pericolosi. Tale situazione è
a sottolineare la perfetta integrazione e sinergia tra la Forza Armata e conosciuta solo da pochi «addetti ai
le Autorità civili». lavori» in quanto l’interesse sul fe-
nomeno da parte dei grandi circuiti
Generale di Corpo d’Armata mediatici appare marginale e, di
Danilo Errico conseguenza, l’argomento sfugge al-
già Comandante del 1° Comando Forze di Difesa l’attenzione della maggior parte del-
l’opinione pubblica.
n. 1 - 2013 39

stro Paese nel corso della Seconda


guerra mondiale, una percentuale
non indifferente di ordigni è rimasta
inesplosa e, quindi, tali residuati co-
stituiscono ancora un potenziale pe-
ricolo. Già da molti anni, le attività
di bonifica del territorio procedono
senza soste e la necessità di neutra-
lizzare questi ordigni comporta una
serie di procedure e misure di sicu-
rezza che, spesso, comprendono
l’interruzione di servizi pubblici e
privati (strade, autostrade, ferrovie,
aeroporti, attività commerciali, ecc.)
e l’evacuazione di aree densamente
abitate, al fine di tutelare la pubbli-
ca incolumità durante le operazioni
di bonifica.
Da sempre, l’Amministrazione Mi-
litare è a conoscenza del problema
e provvede all’eliminazione dei re-
siduati bellici mediante l’attività
istituzionale che prende il nome di
«Bonifica del territorio da ordigni
esplosivi» altrimenti definita con
la sigla NATO «EOD» (Explosive
Ordnance Disposal) che si può in-
tendere, quindi, come il complesso
delle attività volte a ricercare, loca-
lizzare, individuare, scoprire, esa-
minare, disattivare, rimuovere o
neutralizzare qualsiasi ordigno
esplosivo. Tale attività viene consi-
derata come cooperazione civile-
militare e si sviluppa con la piani-
ficazione degli interventi da effet-
tuare, non di rado con estrema ur-
genza, e l’individuazione ed esecu-
Ogni giorno, su tutto il territorio na- zione delle più idonee RSP (Render
zionale, vengono alla luce, in quan- Safe Procedures).
tità rilevanti, ordigni bellici rinve- In tali operazioni sono coinvolti vari
nuti casualmente durante le attività Organi Istituzionali i cui ruoli e re-
di scavo per la realizzazione di mol- sponsabilità sono definiti da un nu-
te opere pubbliche e private, nel trito corpo legislativo con particola-
corso di lavori agricoli, in prossimi- re riferimento a:
tà di sentieri di montagna, di bo- • D. Lgs. Lgt. del 12 aprile 1946, n.
schi, vicino alle rive del mare, dei 320: «Bonifica dei campi minati»;
laghi, dei fiumi, ecc.. • Legge del 29 maggio 1985, n. 294:
Si tratta, generalmente, di materiale «Istituzione di un premio di disat-
bellico non utilizzato nel corso dei tivazione per i militari delle Forze
due conflitti mondiali e, in molti ca- Armate e dei Corpi armati dello
si, di ordigni abbandonati o occulta- Stato, per il personale specializza-
ti dai belligeranti in fuga. Peraltro, to della Polizia di Stato e per gli
anche a seguito dei pesanti bombar- operai artificieri della Difesa im-
damenti che hanno coinvolto il no- piegati in attività di rimozione,
40 Rivista Militare

pubblica utilità. Gli ordigni inter-


rati o giacenti sotto macerie, poz-
zi o grotte, a premessa dell’inter-
vento dei Nuclei EOD del genio,
devono essere «messi allo scoper-
to» a cura delle Sezioni BCM (Bo-
nifica Campi Minati) dei Reparti
Infrastrutture dell’Esercito re-
sponsabili per territorio. Non
rientrano nella bonifica occasio-
nale i manufatti esplosivi di «cir-
costanza» ovvero non regolamen-
tari (ordigni improvvisati o pac-
chi bomba) generalmente allestiti
per scopi terroristici e/o di sabo-
taggio. Gli interventi su tali fatti-
specie di ordigni vengono effet-
tuati dal personale EOD delle
Forze dell’Ordine.
Operazioni di rimozione e trasporto di un uso delle armi chimiche e sulla lo- Nei paragrafi che seguono, prende-
ordigno in apposita area idonea per il suc- ro distruzione»; remo in esame, principalmente, gli
cessivo brillamento.
• D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236: aspetti inerenti alla bonifica occasio-
«Attuazione della direttiva CEE nale dei residuati bellici del Primo e
riguardante la qualità delle ac- Secondo conflitto mondiale che ven-
disinnesco o distruzione di ordi- que...»; gono rinvenuti quotidianamente in
gni esplosivi»; • D.P.R. 24 maggio 1988, n. 203: tutte le regioni d’Italia. Si tratta di
• Legge 24 febbraio 1992, n. 225: «Attuazione della direttiva CEE un’attività molto intensa e pressante
«Istruzione del servizio nazionale riguardante la qualità dell’aria...». che non conosce limiti di spazio e di
della protezione civile»; In funzione dello scenario in cui si tempo e richiede, da parte dell’Eser-
• D. L. 31 marzo 1998, n. 112: «Con- sviluppa e della dislocazione degli cito, l’impiego di qualificate risorse
ferimento di funzioni e compiti ordigni da neutralizzare, l’attività di umane e professionali. Per avere
amministrativi dello Stato alle re- bonifica da residuati bellici può es- un’idea della mole di lavoro, senza
gioni e agli Enti locali, in attuazio- sere classificata, essenzialmente, in tener conto della delicatezza e valen-
ne del capo I della legge 15 marzo due tipi: za tecnica degli interventi, basti pen-
1997, n. 59»; • bonifica sistematica: viene effet- sare che ogni anno, mediamente, sul-
• D. L. 19 settembre 1994, n. 626 tuata, a scopo preventivo, su aree l’intero territorio nazionale, vengono
(con successive aggiunte e varian- del territorio nazionale in cui si rinvenute e fatte brillare diverse de-
ti proroghe): «Attuazione delle di- presume la presenza di ordigni cine di migliaia di residuati bellici
rettive CEE riguardanti il miglio- interrati o non individuabili a vi- (bombe d’aereo, bombe da mortaio,
ramento della sicurezza e della sa- sta. Si tratta di attività affidata, di granate, proietti d’artiglieria, mine,
lute dei lavoratori sui luoghi di la- norma, a ditte civili specializzate bombe a mano, cartucce, ecc.). Come
voro»; nel settore che, comunque, opera- si è detto, la bonifica di tutti i resi-
• D. L. 14 agosto 1996, n. 494: «At- no sotto il controllo esercitato duati bellici compete alle Forze Ar-
tuazione della direttiva inerente dalle strutture tecniche dell’Eser- mate e, in particolare, all’Esercito.
alle prescrizioni minime di sicu- cito competenti per territorio; Gli ordigni rinvenuti in acque mari-
rezza e di salute da attuare nei • bonifica occasionale: è di compe- ne rientrano nella competenza della
cantieri temporanei o mobili»; tenza esclusiva delle Forze Arma- Marina Militare che si avvale dei
• D. L. 14 marzo 1995, n. 230: «At- te. I nuclei EOD dell’Esercito, a propri Nuclei S.D.A.I. (Sistema Dife-
tuazione delle direttive EURA- seguito del rinvenimento di ordi- sa Anti Mezzi Insidiosi).
TOM in materia di radiazioni io- gni esplosivi in superficie o par-
nizzanti»; zialmente interrati, li neutralizza-
• D.P.R. 16 luglio 1997, n. 289: «Re- no su tutto il territorio nazionale IL RUOLO DELL’ESERCITO
golamentazione recante norme per esigenze connesse alla salva-
sulla proibizione dello sviluppo, guardia della vita umana e alla In base a quanto disposto dallo Stato
produzione, immagazzinaggio ed pubblica incolumità ovvero per Maggiore dell’Esercito, la responsabi-
n. 1 - 2013 41

lità esecutiva della bonifica occasio-


nale del territorio è devoluta, per la
parte centro-settentrionale della peni-
sola, al 1° Comando Forze di Difesa
(1° FOD), mentre, per quanto concer-
ne l’Italia centro-meridionale e le iso-
le, al 2° Comando Forze di Difesa (2°
FOD). Il 1° FOD, con sede in Vittorio
Veneto (TV), esercita il controllo ope-
rativo su tutte le unità del genio del-
l’Esercito dislocate nella propria giu-
risdizione ed è l’unico interlocutore
diretto delle Prefetture insistenti nella
propria Area di Responsabilità (AoR)
che comprende dieci regioni del Cen-
tro-Nord (Valle d’Aosta, Piemonte,
Liguria, Lombardia, Veneto, Trenti-
no-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia,
Emilia Romagna, Toscana e Marche).
Al riguardo, il Comando 1° FOD si
avvale del proprio Ufficio CIMIC
(Cooperazione Civile Militare) che,
dopo aver valutato le richieste d’in-
tervento formulate dalle Prefetture,
ne autorizza l’esecuzione attraverso gano Tecnico, funzioni di coordina- Le aree d’intervento dei 7 reggimenti genio
l’impiego delle unità del genio mili- mento di tutti i reggimenti genio di- presenti nel 1° FOD.
tare competenti alla bonifica nelle ri- slocati nel territorio nazionale al fine
spettive zone di competenza. di contemperare esigenze contrastan-
Nell’AoR del 1° FOD sono presenti ti e fornire consulenza tecnica. In par- Quando si ritiene che gli ordigni rin-
7 unità del genio militare e, precisa- ticolare, il Comando genio definisce e venuti possano essere a caricamento
mente, cinque reggimenti guastatori aggiorna l’area di responsabilità delle speciale (in particolare, ordigni a ca-
(2° reggimento genio guastatori di unità del genio titolari della bonifica ricamento chimico/biologico e/o
Trento, inquadrato nella Brigata al- in funzione degli impegni operativi grossi quantitativi di ordigni incen-
pina «Julia»; 32° reggimento genio fuori area che gravitano sulle unità diari), il 1° FOD incarica della bonifi-
guastatori di Torino, inquadrato stesse. Inoltre, stabilisce eventuali ca il Centro Tecnico Logistico Inter-
nella Brigata alpina «Taurinense»; rinforzi/sottrazioni di personale spe- forze NBC (Ce.T.L.I. NBC), di stanza
3° reggimento genio guastatori di cializzato ed esercita il controllo tec- a Civitavecchia (RM), organo inter-
Udine, inquadrato nella Brigata di nico sull’attività di bonifica verifican- forze con area d’azione in tutto il ter-
cavalleria «Pozzulo del Friuli»; 8° do l’applicazione della normativa e ritorio nazionale. Il personale del
reggimento genio guastatori di Le- delle vigenti direttive tecniche. Ce.T.L.I. NBC è responsabile della
gnago (VR), inquadrato nella Briga- Le suddette unità del genio, all’oc- identificazione, rimozione, stoccag-
ta paracadutisti «Folgore»; 10° reg- correnza, possono anche usufruire gio in sicurezza e trasporto dell’ordi-
gimento genio guastatori di Cremo- del concorso di qualificati operatori gno dal luogo di rinvenimento a
na, inquadrato nella Brigata coraz- civili e militari, effettivi ai Centri Ri- quello di neutralizzazione nonché
zata «Ariete»), un reggimento pon- fornimenti e Mantenimento collega- della bonifica dell’agente chimico
tieri (2° reggimento genio guastatori ti (CERIMANT), i quali sono stati eventualmente fuoriuscito e dell’am-
pontieri di Piacenza) e un reggi- già impiegati nello specifico settore biente contaminato.
mento ferrovieri (reggimento genio secondo la disponibilità fornita dai
ferrovieri di Castel Maggiore - BO) Direttori degli stessi CERIMANT.
inquadrati, questi ultimi due, nel Tale personale, assegnato in rinfor- LA BONIFICA OCCASIONALE
Comando genio. zo per le esigenze connesse alla bo-
Peraltro, per gli aspetti tecnici, il 1° nifica occasionale, opera alle dipen- Le operazioni di bonifica occasiona-
FOD si avvale dell’expertise dello denze del Comando del reggimento le di ordigni esplosivi residuati bel-
stesso Comando Genio, di stanza a del genio titolare della zona di com- lici prevedono una serie di attività e
Roma, che assolve, in qualità di Or- petenza interessata. procedure di seguito illustrate:
42 Rivista Militare

• rinvenimento dell’ordigno: chi


trova l’ordigno lo segnala alla più
vicina postazione delle Forze del-
l’Ordine (CC, PS, GdF, Corpo Fo-
restale, Polizia Locale, ecc.);
• segnalazione: le Forze dell’Ordi-
ne, dopo le prime verifiche e ac-
certamenti, segnalano il rinveni-
mento dell’ordigno alle Prefetture
competenti e provvedono a isola-
re l’ordigno mettendo in sicurezza
il sito di rinvenimento;
• richiesta d’intervento: avvalendo-
si dei contatti sempre attivi (h 24)
che tutte le Prefetture, i Commis-
sariati del Governo di Trento e
Bolzano e la Regione Autonoma
Valle d’Aosta mantengono con gli
uffici del 1° FOD, i suddetti Orga-
ni Istituzionali inoltrano formale
richiesta d’intervento al 1° FOD
indicando l’esatta ubicazione del- mente, potrà interessare anche un Ordini d’intervento emessi dal 1° FOD
l’ordigno con relativa sommaria reparto genio diverso da quello negli anni 2010/11.
descrizione dello stesso nonché le competente per territorio in fun-
Forze dell’Ordine locali cui fare ri- zione dei carichi operativi contin-
ferimento; genti o di esigenze di particolare • «particolare», nel caso di rinveni-
• ordine d’intervento: l’Ufficio CI- expertise. L’ordine d’intervento mento di ordigni a caricamento
MIC del Comando 1° FOD valuta del 1° FOD contiene, oltre al- speciale chimico o biologico, o pre-
le richieste pervenute dalle Prefet- l’esatta indicazione del luogo di sunto tale, oppure a caricamento
ture (mediamente, nell’ordine di ubicazione dell’ordigno, anche speciale nebbiogeni – incendiari
1 600/1 700 ogni anno), e autoriz- l’indicazione delle Forze dell’Or- (WP SMOKE) in grande quantità.
za i reggimenti genio competenti dine cooperanti e l’Ente che sarà La priorità nella pianificazione degli
per territorio a svolgere i relativi preposto a garantire l’assistenza interventi, se non specificata nell’or-
sanitaria (ambulanza con medico) dine emanato dal Comando 1° FOD,
prevista durante le operazioni di sarà determinata dai singoli reggi-
bonifica. menti sulla base di approfondite va-
Dall’esame delle informazioni con- lutazioni tecniche e di circostanza.
tenute nelle richieste pervenute e/o
a seguito di ulteriori attività ricogni- Intervento di tipo «semplice»
tive da parte del reggimento inte-
ressato, sarà attribuita agli interven- Ricevuto l’ordine d’intervento dal
ti una delle seguenti classifiche: 1° FOD, il Nucleo EOD del reggi-
• «semplice», nel caso di rinveni- mento designato si mette in contat-
mento di ordigni di limitate di- to direttamente con le Autorità lo-
Quantificazione degli interventi dal 2009 al mensioni che non necessitano di cali e le Forze dell’Ordine coope-
2011. consistenti aree di sgombero op- ranti per concordare la data e le
pure ubicati in luoghi isolati, scar- modalità dell’intervento, previo
samente abitati o di non particola- eventuale sopralluogo se ritenuto
interventi tenendo conto che, in re interesse; opportuno.
genere, nell’ambito di uno stesso • «complesso», nel caso di rinveni- Contestualmente vengono assunte
intervento, possono essere fatti mento di ordigni di grandi dimen- informazioni sulle attività di con-
brillare anche molti ordigni. Ogni sioni (bombe d’aereo, ecc.) in luo- trollo già poste in essere e vengono
ordine d’intervento viene notifi- ghi densamente abitati o di partico- indicate, eventualmente, ulteriori
cato, in via contestuale, anche al lare interesse che necessitano di predisposizioni ritenute necessarie.
Comando Genio che, eventual- consistenti aree di sgombero; Di conseguenza, il Nucleo EOD
n. 1 - 2013 43

emana, a firma del Comandante di


reggimento, un proprio ordine d’in-
tervento nel quale è univocamente
definita l’attività da effettuare, le
Forze dell’Ordine cooperanti, il per-
sonale impegnato, il relativo Capo
Nucleo, l’assistenza sanitaria in
supporto, altri Enti eventualmente
cooperanti, quantitativo di esplosivi
e incendivi da prelevarsi e località
di prelevamento. Nel caso di per-
nottamento fuori sede, l’ordine d’in-
tervento contiene anche le disposi-
zioni relative allo stoccaggio del-
l’esplosivo, al parcheggio degli au-
tomezzi e ogni altra informazione
utile per l’assolvimento del compi-
to, comprese indicazioni e informa-
zioni di dettaglio sugli ordigni rin-
venuti. Il giorno dell’intervento, pri-
ma di iniziare le operazioni di boni-
fica, il Capo Nucleo EOD, accompa-
gnato dalle Forze dell’Ordine e in
presenza della prevista assistenza
sanitaria, si avvicina all’ordigno per cando ogni particolare anche sul Tecnica di despolettamento a distanza (uti-
verificare che l’intervento sia fattibi- Rapporto di Bonifica che andrà co- lizzo della chiave a razzo).
le al proprio livello con gli uomini e munque compilato.
mezzi assegnatigli. Se l’intervento è
fattibile ed esistono le condizioni, si Intervento di tipo «complesso» reggimento genio può ricevere l’or-
procede al brillamento sul posto ov- dine direttamente dal Comando 1°
vero alla rimozione dell’ordigno e al Per tale tipo d’intervento, il Coman- FOD oppure su segnalazione di un
trasporto in apposita area idonea, dante del reggimento genio si avva- Capo Nucleo EOD impegnato in un
precedentemente individuata, per il le della figura di un Ufficiale consu- intervento ritenuto «semplice». In
successivo brillamento. Al termine lente del proprio reparto in qualità entrambi i casi, il Nucleo EOD effet-
dell’intervento viene compilato il di Ufficiale EOD «Incident Comman- tuerà una ricognizione approfondita
Rapporto Operazioni di Bonifica der» (IC). È compito dell’Ufficiale IC nel corso della quale andranno de-
che dovrà essere controfirmato dal coordinare le normali attività di bo- terminati gli elementi di situazione
responsabile delle Forze dell’Ordine nifica pianificando gli interventi in necessari sia all’individuazione delle
presente. Se, invece, il Capo Nucleo un apposito programma settimana- possibili procedure che alla realizza-
EOD valuta che l’ordigno sia parti- le, mantenendo i contatti con le Isti- zione di un’adeguata area di sgom-
colarmente complicato e/o a carica- tuzioni e Autorità locali interessate bero per condurre l’attività in condi-
mento chimico o biologico, provve- per condividere le procedure e le zioni di assoluta sicurezza (informa-
de a raccogliere quante più informa- modalità degli interventi al fine non zioni da raccogliere a cura dell’Uffi-
zioni possibili e a informare il pro- solo di garantire la sicurezza dei cit- ciale IC). Prima di rientrare in sede,
prio Comando che si è in presenza tadini e dei beni ma anche l’effica- il responsabile della ricognizione in-
di un intervento «complesso» o cia e la rapidità dell’intervento di formerà le Forze dell’Ordine coope-
«particolare», che verrà successiva- bonifica. In particolare, il suo ruolo ranti sulle predisposizioni da mette-
mente pianificato secondo le moda- è quello di svolgere le funzioni di re in atto per garantire la sicurezza
lità specifiche per quelle tipologie Comando e Controllo su un inter- dell’ordigno in attesa della bonifica.
d’intervento. In questo caso, prima vento EOD (in genere «complesso» Raccolti i dati necessari, il Nucleo
di rientrare in sede, informerà il re- o «particolare»), effettuare attività EOD li comunicherà al Comando
sponsabile delle Forze dell’Ordine ricognitive, stabilire l’entità del ri- del 1° FOD per le successive azioni
cooperanti sulle ulteriori predispo- schio e predisporre uno sgombero di competenza anche al fine di pro-
sizioni da mettere in atto per garan- di raggio adeguato. muovere una specifica riunione di
tire la sicurezza dell’ordigno specifi- Per un intervento «complesso», il coordinamento presso la Prefettura
44 Rivista Militare

(bomba d’aereo da 2 000 lbs); Raven-


na (bomba d’aereo da 500 lbs zona
antico porto); Verona - Negrar (bom-
ba d’aereo da 1 000 lbs); Bologna –
Marzabotto (bomba d’aereo da 1 000
lbs); Milano e Segrate (2 bombe d’ae-
reo da 500 lbs con sospensione voli
aeroporto Linate); Genova (bomba
d’aereo da 500 lbs); Savona - Andora
(bomba d’aereo da 500 lbs); Venezia -
Cavanella d’Adige (bomba d’aereo
da 1 100 lbs); Brescia - scalo ferrovia-
rio merci (bomba d’aereo da 500 lbs);
Trento (bomba d’aereo da 500 lbs
con sospensione linea ferroviaria
Brennero); Pesaro (bomba d’aereo da
500 lbs).

Intervento di tipo «particolare»

Come per gli interventi di tipo


«complesso», anche per questa tipo-
logia d’intervento il Comandante
del reggimento genio si avvale della
figura dell’Ufficiale IC. L’ordine
d’intervento può arrivare diretta-
mente dal Comando 1° FOD oppure
su segnalazione di un Capo Nucleo
EOD impegnato in un intervento ri-
tenuto «semplice».
In ogni caso, il Nucleo EOD, alla
luce delle risultanze del sopralluo-
go effettuato sull’ordigno, informa
Operazioni propedeutiche al disinnesco. le misure di sicurezza, dà ordine al immediatamente il Comando 1°
Capo Nucleo EOD di iniziare l’attivi- FOD per l’inoltro della richiesta
tà di bonifica che consiste nell’inizia- d’intervento al Ce.T.L.I. NBC di
interessata, qualora questa non sia le despolettamento dell’ordigno per Civitavecchia. Contestualmente,
già stata fissata dalla Prefettura stes- consentirne la manipolazione e il chiede alla Prefettura di mettere in
sa. A tale riunione parteciperanno brillamento sul posto, ovvero l’even- atto le predisposizioni per la mes-
tutti gli aventi causa per definire le tuale trasporto presso un vicino luo- sa in sicurezza del manufatto,
modalità e i tempi dell’intervento, i go idoneo, precedentemente indivi- comprese le misure di controllo a
concorsi di altri Enti o Istituzioni e le duato, per il successivo brillamento. cura delle Forze dell’Ordine. In ta-
aree di sgombero necessarie per la Quest’ultimo passaggio avviene, in le ottica, il Capo Nucleo EOD in-
cornice di sicurezza che sarà garan- genere, nel caso di bombe d’aereo di forma le Forze dell’Ordine coope-
tita dalle Forze dell’Ordine. grosse dimensioni e, in particolare, ranti sulle ulteriori predisposizioni
La Prefettura, a seguito della riunio- quando vengono rinvenute nei cen- da mettere in atto per garantire la
ne di coordinamento, stabilisce, con tri storici con altissima densità abita- tenuta in sicurezza dell’ordigno
propria ordinanza, le modalità ese- tiva ovvero in prossimità di aree sen- specificandole anche sul Rapporto
cutive dell’intervento (poi specifica- sibili (strade, autostrade, ferrovie, ae- di Bonifica. Successivamente, il
te nel dettaglio da successive ordi- roporti) in cui è impossibile effettua- Nucleo EOD emana, a seguito del-
nanze emesse dai Sindaci dei Co- re il brillamento sul posto. Tra gli in- le disposizioni del Comando 1°
muni interessati). Infine, il giorno terventi «complessi» più significativi FOD, il relativo ordine d’interven-
dell’intervento, l’Ufficiale IC, avuta eseguiti recentemente, ne vanno se- to ancorché, in tal caso, trattasi so-
conferma dall’Autorità preposta del gnalati alcuni di notevole importan- lo di concorso specializzato da
rispetto e della messa in atto di tutte za nelle seguenti località: Ferrara parte del Ce.T.L.I. NBC il quale,
n. 1 - 2013 45

comunque, rimane responsabile interventi «complessi». Recente- Risalto delle attività di bonifica sugli organi
dell’attività che verrà effettuata, mente, sono stati effettuati impor- d’informazione.
nel più breve tempo possibile, con tanti interventi di tipo «particola-
le procedure di dettaglio e la corni- re» nelle seguenti località: Treviso; LA BONIFICA OCCASIONALE
ce di sicurezza già indicate per gli Rovereto (TN); Idro (BS); Asiago IN MONTAGNA
(VI); Vigonza (PD); Solbiate Olona
(VA); Doberdò del Lago (GO); Mu- Una peculiare attività di bonifica è
Neutralizzazione di un ordigno bellico me- sile di Piave (VE); Folgaria (TN). quella che viene svolta in ambiente
diante brillamento in sicurezza. montano in cui il rinvenimento di or-
digni bellici, specie della Grande
Guerra, è recentemente aumentato a
seguito del progressivo scioglimento
dei ghiacciai insistenti sui gruppi
montuosi lungo le cui creste correva il
fronte italo-austriaco.
I reggimenti genio dell’Esercito che
svolgono le bonifiche sotto l’OPCON
del 1° FOD sono attrezzati per opera-
re anche in alta quota. Purtroppo, a
causa delle condizioni atmosferiche
spesso proibitive, la finestra tempo-
rale in cui queste attività sono possi-
bili è ridotta ai soli mesi estivi. Consi-
derata anche la lontananza delle zo-
ne da bonificare dalle sedi stanziali,
tali bonifiche vengono, in genere, ac-
corpate in operazioni della durata di
diversi giorni effettuando più bril-
lamenti in zone contigue, spesso
impervie e raggiungibili solo a pie-
di. Per lo svolgimento di tali attivi-
tà, il personale specializzato EOD
deve possedere, oltre alle specifiche
46 Rivista Militare

IL FENOMENO DI FUSIONE DEI GHIACCI


Il fenomeno di fusione dei ghiacci, dovuto principalmente al global warming, è costantemente monitorato. In particolare, in
Alta Valtellina, è in atto un programma di ricerche scientifiche, finanziate dalla Regione Lombardia e gestito dalla Fon-
dazione Lombardia per l’Ambiente congiuntamente con il Comitato Ev-K2-CNR (ricerche d’alta quota – Bergamo), denomi-
nato «SHARE STELVIO». Questo progetto afferisce al programma internazionale di monitoraggio ambientale in alta quota
denominato SHARE (Stations At High Elevations for Research on the Environment), attivo in aree chiave del Pianeta. Il progetto
«SHARE STELVIO» consente di rilevare direttamente sul ghiacciaio dati utili a descriverne le variazioni e modellarne le di-
namiche e definire la loro dimensione futura. I ghiacciai rappresentano infatti preziose riserve idriche da monitorare costan-
temente per il bilancio idrogeologico dei bacini montani, nonché un’ingente fonte di reperti della guerra in montagna, alcuni
dei quali certamente pericolosi.
In Alta Valtellina le stazioni supraglaciali afferenti alla rete SHARE sono due: la AWS (Automatic Weather Station) localizzata
alla superficie del Ghiacciaio dei Forni, il più grande ghiacciaio vallivo italiano, e la AWS installata grazie al sostegno di San-
pellegrino SpA e localizzata alla superficie del Ghiacciaio Dosdè
Orientale, un più modesto apparato vallivo localizzato nel Gruppo
Dosdè Piazzi. Le due stazioni supraglaciali SHARE sono attive,
rispettivamente, dal 2005 (Forni) e dal 2007 (Dosdè) e hanno sem-
pre funzionato rilevando, ogni ora, dati di energia (flussi radiativi
solari ed atmosferici, in entrata e in uscita), di temperatura del-
l’aria, pressione atmosferica, umidità, vento, precipitazioni solide
e liquide. Le stazioni sono connesse con i laboratori Ev-K2-CNR
grazie a ponti radio e modem GSM che permettono una costante di-
agnostica strumentale e lo scarico periodico dei dati.
Dal luglio 2012, sono in corso intense attività di manutenzione
straordinaria delle stazioni supraglaciali. Infatti, le rigide con-
dizioni termiche alle quali sono sottoposte (in inverno si arriva
tranquillamente ai -30°C mentre in estate spira il vento catabatico
supraglaciale, che supera i 140 km/h) e la dinamica dei ghiacciai
dove sono appoggiate (non sono ancorate in alcun modo ma solo
appoggiate alla superficie dei ghiacciai), ne usurano rapidamente
alcuni elementi di sostegno e, a volte, anche la componente sen-
soriale. Pertanto, è necessario verificare periodicamente la fun-
zionalità dei sensori e sostituirli rapidamente per evitare inter- Esempi di superfici glaciali con diversa copertura detritica
ruzioni nella registrazione dei dati. In particolare, sul Ghiacciaio fine, da sparsa a continua. Le immagini sono state rilevate
dei Forni, la stazione è al settimo anno di continuo funzionamen- sulla lingua del Ghiacciaio dei Forni. Le diverse condizioni
to. È un record importante, il più lungo per un AWS supraglaciale di copertura corrispondono a diversi tassi di fusione.
sulle Alpi Italiane e i preziosi dati raccolti sono già stati utilizzati
per quantificare la fusione glaciale e sono disponibili alla comunità scientifica anche attraverso pubblicazioni internazionali
open access.
Inoltre, nell’ambito del progetto «SHARE STELVIO», sono state avviate delle innovative misure sperimentali per descrivere
le caratteristiche superficiali del ghiaccio. Negli ultimi anni si è infatti osservato sui ghiacciai un aumento della copertura da
parte di polvere, sabbia e detrito fine. Tale fenomeno ha reso i ghiacciai sempre meno bianchi, apparendo in estate grigi o
grigiastri. Oltre agli effetti del global warming, la copertura in argomento non ne impatta solo l’aspetto estetico ma, purtrop-
po, fa aumentare il tasso di fusione del ghiaccio accelerandone quindi il ritiro. Questo fenomeno, osservato dapprima in Hi-
malaya e sui grandi ghiacciai asiatici, ha attirato l’attenzione dei ricercatori che, a livello internazionale, hanno iniziato a de-

Procedura di riconoscimento di ordigni bel-


lici rinvenuti all’interno di una grotta in al-
ta quota.

competenze professionali, una prepa-


razione appropriata che si può acqui-
sire tramite un addestramento speci-
fico con le Truppe Alpine, essendo
del tutto evidente la necessità di pos-
sedere non solo le capacità tecniche
proprie dei nuclei di bonifica, ma an-
che l’attitudine e la familiarità con
l’ambiente di alta e media montagna.
Inoltre, occorre avere una piena e
consapevole visione dell’area d’inter-
vento al fine di valutare correttamen-
te i rischi correlati al brillamento sia
per la sicurezza del personale che per
n. 1 - 2013 47

scrivere le caratteristiche fisiche e chimiche di questi depositi fini soprattutto nei bacini di accumulo glaciale (quindi su neve
e nevato). Per quantificare il detrito fine esistente sulla superficie del ghiaccio del Ghiacciaio dei Forni e individuarne carat-
teristiche e variazioni nell’ambito della stagione estiva, un team di ricercatori universitari, nell’ambito del proggetto «SHARE
STELVIO», ha sviluppato un innovativo protocollo di campionamento e monitoraggio. I primi risultati permettono di affer-
mare che il materiale fine presente alla superficie del ghiaccio glaciale è abbondante e aumenta sensibilmente nel corso di
una singola stagione estiva, è molto ricco di sostanza organica e influenza in modo non trascurabile l’assorbimento di ener-
gia (e, quindi, l’aumento della fusione) da parte del ghiacciaio.
Per quanto d’interesse del Ghiacciaio del Dosegù e i tassi di assottigliamento, si rappresenta che si tratta di un apparato val-
livo, che fluisce verso la valle del Gavia, noto soprattutto perché costituisce una delle vie di accesso al Monte San Matteo
(cima aspramente contesa durante la Grande Guerra in quanto dominante il passo del Gavia). Negli ultimi anni, il ghiacciaio
è vistosamente arretrato e si è anche notevolmente assottigliato. Il tasso di assottigliamento della lingua glaciale (riduzione
in spessore) è stimato in 4-5 metri all’anno. Questi dati sono confermati dalle misure rilevate dai ricercatori dell’Università di
Milano sui vicini Ghiacciai dei Forni e della Sforzellina, monitorati da oltre 20 anni per il calcolo del bilancio di massa. Per
valutare le variazioni di spessore vengono installate nel ghiaccio, tramite perforazioni manuali, delle aste (denominate pa-
line ablatometriche) e se ne rileva, periodicamente, l’emersione. L’aumentare dell’emersione dell’asta dal ghiaccio cor-
risponde allo spessore di ghiaccio perso per fusione dal ghiacciaio. Queste misure vengono effettuate su una decina di punti
sparsi sulla superficie dei due ghiacciai campione (Sforzellina e Forni) e permettono, quindi, di valutare l’assottigliamento
stagionale del ghiacciaio che ammonta a circa 4-5 m l’anno a quote comprese tra i 2 700 e i 2 800 metri. La fusione, ovvia-
mente, diminuisce man mano che si sale di quota e tende ad annullarsi al di sopra della linea di equilibrio del ghiacciaio,
così chiamata perché è la quota dove, teoricamente, accumulo e ablazione glaciale si eguagliano e il ghiacciaio ha, appunto,
un bilancio «in equilibrio». Al di sopra della linea di equilibrio (ELA o Equilibrium Line Altitude) la neve invernale non fonde
completamente d’estate e persiste per più anni sino a trasformarsi in ghiaccio di ghiacciaio. Purtroppo, negli ultimi anni, la
ELA si è portata sempre più in quota e per il Ghiacciaio della Sforzellina, che si estende tra i 2 800 ed i 3 200 metri di quota,
possiamo affermare che, oggi, tutto il ghiacciaio è posto al di sotto della linea di equilibrio e, quindi, sottoposto a continua
fusione in estate senza la possibilità di conservare neve invernale. Se queste condizioni persisteranno ancora nei prossimi
due decenni, questo apparato potrebbe estinguersi. Per il Ghiacciaio dei Forni la situazione è più complicata ma, anche qui,
buona parte dell’apparato è in ablazione (ovvero sotto la ELA) e a rendere ancora più drammatiche e intense le perdite si ag-
giungono le emersioni di finestre rocciose, ovvero lembi del letto roccioso che la fusione e l’assottigliamento glaciale mettono
a nudo in alcune porzioni, che una volta esposti alla radiazione solare si riscaldano ed emettono calore amplificando la fu-
sione e accelerando la riduzione glaciale. Nel prossimo decennio, se le condizioni meteo-climatiche rimarranno quelle at-
tuali, si attende la separazione di almeno uno dei tre bacini di accumulo del Ghiacciaio dei Forni che darà così origine ad un
nuovo ghiacciaio, conseguente alla frammentazione del ghiacciaio vallivo principale.
In questi anni di intenso regresso, infatti, si sta assistendo a un aumento numerico degli apparati glaciali, conseguenza della
frammentazione degli apparati originari che si sono divisi in apparati minori.
Sul Ghiacciaio del Dosegù la situazione è, purtroppo, la stessa del Ghiacciaio dei Forni. I processi attivi sono gli stessi ed i
tassi di riduzione sono comparabili.
L’assottigliamento glaciale sta anche portando alla luce, su gran parte dei ghiacciai, resti di infrastrutture e utensili (in alcuni
casi anche resti umani come alcune ossa o capi di vestiario) utilizzati dai nostri soldati nella Prima guerra mondiale, resti che
i ghiacciai avevano inghiottito durante quegli anni di espansione glaciale e di grande freddo. Il cambiamento climatico,
quindi, riducendo i nostri ghiacciai, sta restituendo parte di quanto si era perso nel ghiaccio e nella neve. Ovviamente il ma-
teriale ritrovato è spesso profondamente alterato, soprattutto, dalle notevoli pressioni cui è stato sottoposto dal ghiaccio che
fluisce, deforma e, spesso, frammenta quanto è caduto in un crepaccio o è stato sepolto nella neve che poi si è trasformata in
ghiaccio.

(Contributo tecnico-scientifico fornito dalla dott.ssa Guglielmina Diolaiuti dell’Università di Milano)

il rispetto dell’ambiente naturale. Al pino dell’Esercito in Valle d’Aosta. successo dal personale del 10° reg-
riguardo, va evidenziato che, oltre ai In tale ambito hanno preso cono- gimento genio. L’attività è stata co-
due reggimenti genio inquadrati nel- scenza e familiarità con i materiali ordinata dalla Prefettura di Sondrio
le Truppe Alpine (il 32° di Torino e il alpinistici e le norme di sicurezza in che, in considerazione della tipolo-
2° di Trento che, in tali contesti, «gio- montagna, oltre ad essersi esercitati gia dell’ordigno e della presenza di
cano in casa»), anche le altre unità sulle pareti rocciose e aver svolto numerosi escursionisti, ha emesso
del genio si occupano di bonifiche in attività di marcia in quota. Tali atti- un’ordinanza di sgombero di 1 500
montagna. Il 3° reggimento genio vità hanno permesso al personale metri dal punto di rinvenimento
guastatori di Udine opera molto EOD di acclimatarsi e testare le pro- dell’ordigno. Il Corpo Forestale del-
spesso nelle montagne friulane e il prie capacità in ambiente montano lo Stato ha interdetto tutti i sentieri
10° reggimento genio guastatori di utilizzando i materiali in dotazione di avvicinamento al ghiacciaio ed è
Cremona si è spesso occupato di in- e sperimentando le varie tecniche stato predisposto un elicottero da
terventi in ambiente montano nel- di movimento nel particolare am- parte del soccorso alpino con relati-
l’alta Lombardia, soprattutto, nel biente. vo pre-allertamento dell’ospedale di
gruppo dell’Ortles-Cevedale. Peral- Al riguardo, è degna di menzione la Bormio per tutta la durata dell’ope-
tro, tutti gli operatori EOD hanno bonifica di un ordigno austriaco da razione (circa 3 ore). Tramite le guide
frequentato un periodo addestrati- 305 mm, individuato sul Ghiacciaio alpine e personale qualificato del Cor-
vo e di ambientamento montano del Dosegù in Alta Valtellina il 25 po Forestale, il Nucleo EOD è stato
presso il Centro Addestramento Al- luglio 2012, portata a termine con condotto sul luogo di rinvenimento
48 Rivista Militare

sivamente, il Capo Nucleo ha ripar-


tito i compiti tra il personale del te-
am per l’espletamento delle opera-
zioni di verifica della consistenza e
qualità del materiale esplodente, la
realizzazione e applicazione della
carica da demolizione e il dispiega-
mento del circuito di miccia deto-
nante. Quindi, prima del brillamen-
to, si è ulteriormente accertato dello
sgombero in atto, della disponibili-
tà dell’elisoccorso e che tutto il per-
sonale presente si fosse messo al ri-
paro in luogo sicuro precedente-
mente identificato. La distruzione
del residuato è avvenuta tramite
l’accensione a miccia del circuito
detonante e si è conclusa senza in-
convenienti di alcun tipo. La distru-
zione dell’ordigno è stata attestata
formalmente con la compilazione
degli appositi verbali di bonifica in
coordinazione con il personale del
Corpo Forestale.
Alla fine dell’attività, comunque, è ri-
Ordigno riemerso a seguito di scioglimento ramponi, corde da arrampicata e in- masta la forte emozione di essersi
del ghiaccio. dumenti adeguati ha garantito al trovati di fronte ad uno dei più grossi
Nucleo EOD di operare in piena si- calibri usati in montagna nel Primo
curezza. conflitto mondiale. Il proietto da 305
dell’ordigno, effettuando un movi- Dopo una breve pausa finalizzata al mm, praticamente intatto, potrebbe
mento, dello sviluppo di circa 8 Km, recupero delle migliori condizioni risalire, con molta probabilità, a una
dal rifugio Berni (2 540 metri) fino psico-fisiche necessarie agli opera- delle ultime azioni condotte sul
alla quota di 2 900 metri del Dose- tori per procedere al maneggio del- gruppo Ortles-Cevedale nel corso del
gù. Il percorso è stato compiuto l’esplosivo con la consueta cautela e combattimento più aspro avvenuto
con al seguito l’equipaggiamento necessaria sensibilità, il Capo Nu- in quelle vette, culminato il 13 agosto
individuale e il materiale esplosivo cleo EOD ha dato l’avvio alle ope- 1918 con la conquista italiana di Pun-
necessario per il brillamento. Dal razioni di bonifica, accertandosi ta S. Matteo (3 678 metri), da cui era
Rifugio Berni, il team è sceso, per dell’attuazione del dispositivo di possibile avere il dominio di cresta
circa 100 metri di dislivello, in dire- sgombero con il Corpo Forestale sulle retrovie austriache del settore
zione sud ovest verso il vecchio ri- dello Stato e della disponibilità del- del Tonale (Conca di Pejo).
fugio, seguendo il sentiero che con- l’elicottero con assetto medico del
duce all’entrata della valle che con- soccorso alpino. Per quanto riguar-
tiene il ghiacciaio. Il tracciato era da il brillamento, trovandosi l’ordi- CONCLUSIONI
particolarmente aspro per la pre- gno in campo aperto e lontano dal-
senza di pietre moreniche e rada le pareti ghiacciate, non sono state Si potrebbe pensare (e auspicare)
vegetazione. Superato il torrente di adottate particolari precauzioni. In che, a un certo punto, con il decor-
fusione del ghiacciaio, è ripresa la caso contrario, si sarebbe dovuto so del tempo, i rinvenimenti di re-
salita, per circa un’ora e mezza, prevedere, in alternativa, all’even- siduati bellici possano progressiva-
raggiungendo la lingua inferiore tuale spostamento dell’ordigno op- mente diminuire. Purtroppo non è
del ghiacciaio, attraverso un ripido pure all’apprestamento di preventi- così: fino al 2011, il numero d’in-
canalino. La parte finale dell’ascen- ve opere di protezione del sito di terventi effettuati ogni anno non
sione ha comportato il repentino su- brillamento al fine di contenere al ha subìto flessioni e, nel momento
peramento di circa 150 metri di di- massimo gli effetti dell’esplosione in cui scriviamo (novembre 2012),
slivello. La scelta di un equipaggia- ed evitare possibili valanghe o cedi- si può ritenere che anche il con-
mento funzionale comprensivo di menti del manto ghiacciato. Succes- suntivo degli interventi effettuati
n. 1 - 2013 49

Estrazione di ordigni della Prima guerra sponibilità e particolare versatilità mente, generale apprezzamento e
mondiale da blocchi di ghiaccio. anche nelle circostanze più critiche manifestazioni di stima.
o rischiose. Peraltro, è opportuno Si tratta, in sintesi, di unità d’eccel-
ricordare che gli stessi reggimenti lenza che, attraverso la loro rassi-
nel 2012 non si discosterà da quel- del genio sono chiamati anche ad curante presenza sul territorio, co-
lo degli anni precedenti. Pertanto, assolvere altri compiti di bonifica stituiscono un importante punto di
per le ragioni illustrate nel presen- in ambito internazionale in cui gli riferimento per il mantenimento
te articolo, la bonifica del territorio operatori EOD vantano una lunga della pubblica incolumità e, per
nazionale dai residuati bellici vie- esperienza, accumulata, special- questo, contribuiscono a tenere al-
ne considerata, a pieno titolo, fra le mente, nel corso delle missioni al- to il prestigio del 1° Comando For-
più importanti attività di Protezio- l’estero nei molti Paesi martoriati ze di Difesa, dell’Esercito e delle
ne Civile in cui l’Esercito svolge, dalla guerra quali Bosnia, Kosovo, Forze Armate.
costantemente, un ruolo fonda- Albania, Iraq, Libano e Afghani-
mentale. Al riguardo, va eviden- stan. In tali contesti, i nostri genie- Colonnello f. (par.)
ziato che nell’AoR del 1° FOD, tut- ri hanno effettuato sia interventi di Carlo Gustavo Giuliana
te le Istituzioni interessate operano bonifica sia attività di prevenzione
in perfetta sinergia condividendo, sul tema degli ordigni inesplosi
sempre e comunque, la necessità di svolgendo cicli di lezioni per Hanno partecipato alla stesura del
garantire l’incolumità dei cittadini istruire le popolazioni locali sul ri- presente articolo:
• il Capitano g. (gua.) Andrea Ce-
e la pubblica utilità. Va ribadito, conoscimento degli ordigni e con- menti (EOD Staff Officer - 10° rgt.
altresì, che tutte le unità del genio seguente comportamento da adot- g. gua., Cremona);
lavorano in piena sinergia con le tare. È lodevole, quindi, che nono- • il Capitano g. (gua.) Michele Cam-
panale (EOD Incident Commander
Prefetture e i Commissariati di Go- stante gli incalzanti impegni inter- - 10° rgt. g. gua., Cremona);
verno di Trento e Bolzano dimo- nazionali, i reggimenti riescano a • il Tenente Co.Sa. (me.) Serena In-
strando, ogni giorno, attraverso rispondere con tempestività alle vernizzi (Ufficiale Medico - 10°
rgt. g. gua., Cremona).
l’impegno degli operatori EOD, esigenze della bonifica del territo-
grande professionalità, costante di- rio nazionale ottenendo, diffusa-
50 Rivista Militare

I MUJAHEDDIN Il conflitto russo-afghano fu l’ulti-


mo della più vasta e non incruenta
Guerra Fredda. I guerriglieri afgha-

NEL CONFLITTO
ni impartirono una dura lezione al-
la potente Armata Rossa che rimase
invischiata per un decennio tra le

RUSSO-AFGHANO
impervie montagne del Paese cen-
troasiatico, prima di rientrare scon-
fitta in Unione Sovietica. Ciò costi-
tuì un evidente segnale di una più
profonda crisi politica che avrebbe
portato al collasso l’URSS nel corso
del biennio successivo. Scopo del
presente articolo è quello di illu-
strare il conflitto da una prospettiva
inedita: quella dei Mujaheddin, veri
protagonisti di una guerra che an-
cora oggi offre spunti e interpreta-
zioni tragicamente controverse. Lo
studio presenta l’organizzazione
operativa e logistica, le caratteristi-
che generali, gli aiuti esterni e gli
obiettivi strategici del movimento
di resistenza afghano. L’analisi è
approfondita attraverso una descri-
zione delle tattiche di combatti-
mento offensive (imboscate, raids,
ecc. ...) e difensive.

IL QUADRO DI RIFERIMENTO
POLITICO E STORICO

Fino all’invasione da parte dell’Ar-


mata Rossa, la politica dell’Afghani-
stan fu condotta secondo termini di
equilibrio con gli Stati viciniori e con
quelle superpotenze, come gli Stati
Uniti e la Gran Bretagna, che storica-
mente gravitavano con la loro in-
fluenza nel Paese centroasiatico.
Nella primavera del 1978, il Gover-
no di Daud (1) fu rovesciato dal
Partito Popolare dell’Afghanistan
(PDPA) guidato da Taraki, in segui-
to alla cosiddetta «Rivoluzione
d’Aprile», d’ispirazione marxista-le-
ninista, tendente a imporre una
svolta socialista all’Afghanistan.
Nel settembre del 1979 lo stesso Ta-
raki venne assassinato e sostituito
dal suo Vice Primo Ministro, Hafi-
zullah Amin (2). La già incerta si-

I resti di un T-55 sovietico.


n. 1 - 2013 51

tuazione politica degenerò rapida- vuto garantire l’adeguata cornice di Combattenti afghani.
mente anche a causa delle innume- sicurezza per l’attuazione del previ-
revoli sommosse popolari che rese- sto piano politico. L’intervento, sud-
ro evidente alla giunta in carica la diviso in tre distinte fasi, prevede- vacante dalla cacciata del Sovrano
dubbia bontà di tale esperimento va: la stabilizzazione della situazio- Zahir Shah nel 1973, a «guerra na-
politico. ne politica, il rafforzamento del- zionale di resistenza», sebbene riva-
L’Unione Sovietica, in accordo con l’Esercito repubblicano e il ritiro del lità e particolarismi dei gruppi poli-
la «Dottrina Breznev» (3), decise per grosso delle forze nei successivi 3 tici armati ribelli impedirono al con-
l’intervento con lo scopo, ufficial- anni. Lo Stato Maggiore russo era flitto di evolvere in una vera «guer-
mente, di sedare le rivolte e soccor- fermamente convinto che le opera- ra nazionale di indipendenza».
rere le travagliate popolazioni af- zioni militari sarebbero gravate in Lo scontro, dopo un decennio di lot-
ghane. In realtà il fine era quello di massima parte sui militari afghani ta, ebbe il suo epilogo con il ritiro
destituire con la forza Amin, sospet- con un limitato coinvolgimento del- delle truppe sovietiche, aprendo
tato di collusioni con la CIA (4), e le proprie forze. Di fatto, però, nuovi scenari di conflittualità inter-
insediare un Governo «fantoccio» l’Esercito repubblicano era impossi- na. Infatti dalle ceneri di tale trage-
presieduto da Karmal, che avrebbe bilitato a sostenere tale conflitto dal dia emersero i Talebani (5), che im-
garantito l’avvio di una progressiva punto di vista operativo, addestrati- posero la loro dittatura nel 1996 con
migrazione politica verso un sociali- vo e del morale. la conquista di Kabul e l’assassinio
smo reale. La presenza dell’Armata L’intervento sovietico mutò la natu- del Presidente Najibullah, il quale
Rossa, sebbene inizialmente previ- ra della guerra, trasformandola da nel 1986 era succeduto a Karmal. I
sta come mera assistenza militare conflitto «civile», con fazioni in lotta Talebani, guidati dal mullah Omar,
alle forze governative, avrebbe do- per la conquista del potere lasciato grazie anche all’appoggio fornito
52 Rivista Militare

dalle tribù Pashtun (6) (in figura 1, un anno dopo, tale gruppo originò del «Peshawar 7» erano fondamen-
la Mappa etnica dell’Afghanistan), per scissione due sottogruppi con vi- talmente le medesime: una «sede
progressivamente estesero la propria sioni politiche differenti: il «Gruppo centrale» e un certo numero di orga-
influenza sul territorio afghano, fino dei 7» (IUAM-7), a sfondo fonda- ni distaccati (commissioni) in terri-
a controllarne il 95% alla fine del mentalista e il «Gruppo dei 3» torio afghano. Lo stesso non poteva
1997. Rimanevano franche ancora al- (IUAM-3), aderente invece a principi dirsi per visione politica e metodolo-
cune zone del nord dell’Afghanistan tradizionalisti. Nel maggio del 1985, gie di lotta applicate. Se si escludono
e la valle del Panjshir, controllata dal dopo un triennio di contrasti deri- i sentimenti antisovietici e l’ostilità
leggendario Massud (7). Gli eventi vanti da visioni politiche e religiose verso il Governo, la resistenza man-
successivi esulano dai contenuti di divergenti, i due Gruppi subirono un cava di una comune piattaforma po-
litica. Le visioni strategiche per l’Af-
ghanistan post sovietico erano difat-
ti palesemente divergenti: alcuni
combattevano per l’istituzione di
una Repubblica Islamica fondamen-
talista, altri per loro stessi e le pro-
prie famiglie, mentre altri ancora,
tra i quali il leggendario Massud,
erano propensi all’istituzione di una
forma di governo islamico moderato
e progressista. In tale complesso mo-
saico politico, le diverse coalizioni
istituite nel corso del decennale con-
flitto furono sempre a carattere tem-
poraneo e derivanti da pressioni
esterne (specialmente da parte della
CIA e dell’ISI (9) pakistano con lo
scopo di fornire unitarietà al movi-
mento controrivoluzionario afgha-
no) o interne (per perseguire obietti-
vi politici di comodo per l’uno o l’al-
tro schieramento).
L’assenza di una leadership accentra-
Il Comandante Massud. nuovo processo disgregativo in ta e di una catena di comando ben
sette distinte unità che, a loro vol- definita favorirono il riaffiorare di
ta, si associarono, almeno formal- vecchie dispute tribali e personali
questa breve disamina e ci conduco- mente, dando vita al «Peshawar 7» mai sopite che limitarono in manie-
no alla storia recente dell’Afghani- (8). Il trait d’union di tale organiz- ra consistente le potenzialità e le ca-
stan con la caduta dei Talebani e zazione era la condotta di un’op- pacità belliche dei Mujaheddin. Non
l’intervento occidentale in supporto posizione armata contro l’invasore era infrequente che le alleanze du-
del Governo Kharzai. sovietico fino al raggiungimento rassero il tempo di un’operazione
della vittoria finale. I gruppi più congiunta tra gruppi diversi o, peg-
influenti erano senza dubbio il gio, che talune fazioni si appro-
LA RESISTENZA AFGHANA: «Partito Islamico» (HIH), il cui lea- priassero degli aiuti (provenienti
L’ORGANIZZAZIONE POLITICA der indiscusso era il pashtun Gul- generalmente dal vicino Pakistan)
buddin Hekmatyar, che persegui- diretti ad altri gruppi di resistenza
Dopo la «Rivoluzione d’Aprile» del va lo scopo di instaurare nell’Af- creando così delle tensioni che spes-
1978 gli elementi ostili al neo insedia- ghanistan post sovietico uno «Sta- so sfociavano in vere e proprie lotte
to Governo filocomunista ripararono to islamico», e la «Società Islami- intestine. Il KGB spesso sfruttò a
in Pakistan aggregandosi in diversi ca», al cui vertice erano Rabbani e proprio vantaggio tali situazioni di
gruppi di opposizione che, a partire Massud, che mirava pure alla libe- criticità interna attraverso la crea-
dal giugno del 1981, si unirono costi- razione del Paese dagli invasori zione di false organizzazioni e falsi
tuendo l’«Unità Islamica dei Muja- ma all’instaurazione, di contro, di gruppi combattenti che avevano co-
heddin Afghani» (Ittehad-i-Islami Mu- uno Stato islamico moderato. me unico obiettivo l’aumento della
jahidden-i-Afghanistan - IUAM). Circa Le strutture organizzative dei partiti confusione e l’instaurazione di un
n. 1 - 2013 53

Fig. 1 MAPPA ETNICA


DELL’AFGHANISTAN
La mappa etnica a sinistra evidenzia
l’ubicazione e la distribuzione geo-
grafica dei principali gruppi etnici
presenti in Afghanistan, che possono
essere suddivisi come di seguito elen-
cato:
• Pashtun (42%);
• Tagiki (27%);
• Hazara (9%);
• Uzbeki (9%);
• Aimaki (4%);
• Turkmeni (3%);
• Baluchi (2%);
• Altre etnie (4%).

lotta contro l’Armata Rossa e il Go-


verno di Kabul.

IL GUERRIGLIERO AFGHANO

I Mujaheddin erano combattenti ati-


diffuso clima di incertezza tra le fa- glio di nuclei di resistenza, divisi da pici, non si battevano per un ideale
zioni ribelli. regione di provenienza, clan di ap- astratto di libertà o di Patria, ma
I sovietici quindi, a differenza degli partenenza, ideologie politiche e re- semplicemente per loro stessi, le lo-
americani in Vietnam, non trovarono ligiose. Per i loro Comandanti l’affi- ro famiglie, la loro tribù e la loro re-
mai un’opposizione militare e politica liazione a uno dei partiti del «Pesha- ligione. In genere erano agricoltori,
monolitica e accentrata, ma furono war 7» non rappresentava altro che artigiani o piccoli commercianti, ra-
costretti a fronteggiare una moltitudi- una facile opportunità di acceso ad dicati alla terra natia e con responsa-
ne di prolungati conflitti locali, cia- armi, fondi, vettovaglie e informa- bilità familiari. In relazione a ciò era-
scuno con proprie caratteristiche en- zioni per poter condurre nella ma- no scarsamente addestrati a quelle
demiche derivanti dal territorio, dalle niera più efficace la loro personale che potremmo definire le tecniche,
tribù e dai leaders militari e politici ai tattiche e procedure di un esercito
quali queste erano legate. A differen- regolare e la loro disponibilità ope-
za del Vietnam, il conflitto afghano Un cimitero di veicoli sovietici distrutti. rativa era necessariamente part-time.
non riuscì mai a evolvere in una lotta
armata unitaria, non dando origine
alla classica fase finale di una guerra
rivoluzionaria, in cui il nemico si
combatte attraverso battaglie conven-
zionali condotte da forze regolari.
Paradossalmente, questa mancanza
di organizzazione fu uno dei mag-
giori fattori di successo a livello tat-
tico. Difatti, la macchina bellica so-
vietica si trovò impreparata alla con-
dotta di un conflitto puramente
asimmetrico, in cui non vi erano
aree logistiche da colpire, trasmis-
sioni da intercettare, informazioni
da carpire, formazioni corazzate da
distruggere. I gruppi armati dei Mu-
jaheddin che condussero material-
mente la guerra in Afghanistan non
erano altro che un disparato venta-
54 Rivista Militare

un’innata vocazione per il combatti-


Fig. 2
mento che li rendeva dei guerriglie-
ri ideali: tenaci, stoici, coraggiosi fi-
no alla sfrontatezza, usi all’impiego
di ogni tipo di armamento, compre-
so quello pesante, in una regione
ove la guerra era considerata ormai
un fattore endemico da secoli e con
la quale la popolazione si era rasse-
gnata a convivere. Profondi conosci-
tori del terreno, essi erano in grado
di coprire distanze ragguardevoli in
tempi ristretti. Prediligevano il com-
battimento notturno (temuto dagli
stessi russi nonostante la loro supe-
riorità in termini di visori e arma-
mento con capacità IR) e ovviamen-
te godevano dell’appoggio incondi-
zionato della popolazione che costi-
tuiva fonte di cibo, ricoveri, infor-
mazioni e reclutamento. Essi incar-
L’ORGANIZZAZIONE MILITARE DEI MUJAHEDDIN navano inconsapevolmente tutti i
cardini della dottrina maoista di
Il gruppo da combattimento costituiva l’unità tattica elementare. Era formato «guerrigliero rivoluzionario».
da un minimo di 15 uomini e raramente superava i 50 effettivi. Esso includeva
un Comandante, un vicecomandante, 3 o 4 scouts con compiti di ricognizione, Come ogni movimento spontaneo
2 o 3 squadre di fucilieri con un numero di Mujaheddin variabile tra i 6 e gli 8, di guerriglia, i Mujaheddin possede-
1 o 2 sezioni controaeree con mitragliatrici pesanti, 1 o 2 squadre mortai, 2 o 3 vano però anche dei limiti e delle
sezioni dotate di RPG e 1 squadra con compiti di minamento/sminamento.
Solitamente il gruppo da combattimento stazionava al completo in un unico deficienze operative. L’entusiasmo
villaggio, evitando di frazionarsi. L’unità era in grado di eseguire un ampio era lodevole, ma spesso sfociava in
ventaglio di missioni tattiche in funzione delle quali sceglieva il proprio arma- vere e proprie carenze disciplinari.
mento. Tra i principali compiti annoveriamo:
• sabotaggi ad infrastrutture; Spesso era difficoltoso convincere i
• posa di mine;
• attacco ad avamposti o piccole guarnigioni;
• attacco alle sedi provinciali e regionali del Governo; Un combattente afghano armato con una
• partecipazione e appoggio a operazioni su larga scala. carabina Martini-Henry databile intorno
al 1880.

Il bottino delle loro azioni spesso


rappresentava l’unica fonte di gua-
dagno familiare per mesi. Con
l’evolversi del conflitto essi si uniro-
no costituendo dei «gruppi mobili»
operativamente flessibili e organiz-
zati. Tali unità erano per lo più for-
mate dagli elementi più giovani e
meglio addestrati e sovente riscuote-
vano anche una sorta di sussidio da
parte delle organizzazioni del «Pe-
shawar 7». La costituzione di tali
unità permise di effettuare operazio-
ni su vasta scala e su vaste porzioni
di territorio, ampliando lo scenario
operativo a tutto l’Afghanistan e alle
regioni confinanti, finanche alla stes-
sa Unione Sovietica.
I combattenti afghani possedevano
n. 1 - 2013 55

Mujaheddin a occuparsi seriamente


delle pur vitali attività logistiche o Fig. 3
di quelle di copertura dei fianchi
del dispositivo di attacco, che erano
considerate azioni di importanza se-
condaria. Non era quindi infrequen-
te che ottime pianificazioni operati-
ve fossero vanificate da una scarsa
disciplina nell’erogazione, nelle mo-
dalità e nei tempi previsti del fuoco.
Gli stessi Comandanti Mujaheddin
rivestivano la loro posizione non in
base ad attitudini militari specifiche
e definite, quanto piuttosto alla loro
estrazione sociale, educazione, lea-
dership all’interno dei clan, delle tri-
bù o delle organizzazioni religiose.
Essi non si affidavano alla discipli-
na per guadagnarsi il rispetto e l’ob-
bedienza dei Mujaheddin, piuttosto
confidavano nella forza della loro
personalità, nel loro carisma, nella L’ORGANIZZAZIONE MILITARE DEI MUJAHEDDIN
capacità di persuasione morale, che
creavano ampie fette di consenso Il distaccamento da combattimento era un’unità articolata e maggiormente
complessa rispetto al gruppo. L’impiego, sebbene limitato al livello tattico, do-
popolare. Non più del 15% erano veva essere necessariamente pianificato. I distaccamenti erano formati da un
soldati professionisti ai vari livelli. numero variabile di uomini compreso fra 150 e 200, in relazione al compito da
Gli ex Ufficiali erano visti con diffi- assolvere. In genere era acquartierato in vere e proprie fortezze situate in zone
inaccessibili o, in alternativa, polverizzato in diversi villaggi delimitati in
denza in modo particolare dagli ule- un’area ben precisa.
ma e dai Capi religiosi e, per questo, Queste unità, in relazione alla loro composizione e armamento, potevano essere
posti ai margini del potere nelle impiegate in maniera autonoma in missioni di combattimento, scorta ai convogli
e alle carovane di rifornimento o in concorso con altre unità in vere e proprie
nuove organizzazioni controrivolu- operazioni su vasta scala. La flessibilità costituiva, anche in questo caso, l’ele-
zionarie. In ogni caso essi diedero mento premiante nella condotta delle attività operative elencate in precedenza.
un contributo significativo alla cau-
sa, specialmente per quanto concer-
ne la pianificazione e la condotta sovversive nei confronti della popo- denzia come un’analisi della strut-
delle operazioni tattiche e l’adde- lazione filogovernativa e delle Forze tura organizzativa dei gruppi com-
stramento al combattimento dei regolari afghane, oltre che di attuare battenti non possa essere effettuata
Mujaheddin. una massiccia opera di propaganda in modo analitico (in figura 2 e 3
antisovietica e anticomunista. Altri viene proposta un’organizzazione
compiti erano costituiti dalla distri- di massima delle unità da combatti-
ORGANIZZAZIONE buzione di armamenti, viveri e fi- mento - L’organizzazione militare
E AIUTI ESTERNI nanziamenti provenienti dall’estero dei Mujaheddin), in quanto i gruppi
ai gruppi armati a essi legati, dal co- erano privi di una struttura gerar-
L’organizzazione politica e militare ordinamento delle attività per la chica ben definita. Essi variavano
dei Mujaheddin nel territorio afgha- raccolta dei fondi, dall’istituzione di per consistenza numerica, equipag-
no era molto semplice e flessibile, tasse a livello locale per il reperi- giamenti e procedure a seconda dei
perfetta per il tipo di conflitto asim- mento di ulteriori liquidità e dal re- compiti, del terreno e del livello di
metrico condotto. clutamento di personale. In concre- sostegno garantito dalla popolazio-
Dal punto di vista politico, i Muja- to però, la funzione di coordina- ne nel territorio in cui operavano.
heddin facevano riferimento a una mento era quasi inesistente, in La logistica dei Mujaheddin fu un si-
struttura parallela e complementare quanto contrasti e divergenze in se- stema piuttosto articolato che ga-
a quella militare, che ne integrava no agli organi partitici del «Pesha- rantì, nel complesso, ridotti (anche
l’operato in ambito civile: i «Comi- war 7» si riflettevano anche nel con- per merito dei sovietici), ma costan-
tati Islamici» (10). Essi erano re- testo dei «Comitati Islamici». ti rifornimenti. Tutto ciò che era ne-
sponsabili di una serie di attività Dal punto di vista militare si evi- cessario e non poteva essere sottratto
56 Rivista Militare

Fig. 4 al nemico doveva essere portato ne-


cessariamente in Teatro d’Operazio-
ne a spalla o a dorso di animale at-
traverso i passi di montagna e le pi-
ste desertiche in lunghi ed este-
nuanti viaggi (in figura 4, le rotte
dei rifornimenti dei Mujaheddin). I
passi di confine, specialmente quelli
orientali, si trasformarono così in
una sorta di «cordone ombelicale»
tra i gruppi armati che agivano in
territorio afghano e i vertici dei par-
titi politici presenti in Pakistan, che
ne garantivano l’efficienza bellica.
Dal punto di vista internazionale, la
causa dei Mujaheddin raccolse vasti
consensi tra i Paesi arabi, quali l’Ara-
bia Saudita e il Marocco, che contri-
buirono con finanziamenti e persona-
le (11) combattente, e ovviamente il
Pakistan, che rivestì un ruolo cruciale
quale terreno franco ospitante i verti-
ci politici della resistenza, offrendo
informazioni operative pregiate attra-
verso il suo efficientissimo ISI e adde-
stramento alle unità combattenti.
L’appoggio internazionale alla causa
afghana non si limitò alla sola Arabia
Saudita e agli Stati arabi in generale.
Preoccupati dell’espansionismo so-
LE ROTTE DI RIFORNIMENTO DEI MUJAHEDDIN
vietico anche l’Iran (che sviluppava
Nel corso del conflitto russo-afghano l’intelligence dell’Armata Rossa individuò una propria rete di distribuzione di
sei differenti rotte di accesso in Afghanistan per i rifornimenti dei gruppi ribelli: aiuti che pervadeva il territorio af-
• rotta n. 1: la prima rotta (rossa) nasceva dalla città di Chitral. Tale via era la
più corta e veloce per raggiungere in sicurezza il nord del Paese. Il passaggio ghano attraverso il suo confine orien-
era però interdetto a causa della neve e delle condizioni climatiche proibiti- tale), la Cina e, nell’ambito del con-
ve per otto mesi su dodici. Ciò ne riduceva la percorribilità ai soli mesi com- tainment (12) previsto nella «Guerra
presi tra giugno e ottobre.
• rotta n. 2: la seconda rotta (blu) era una delle più trafficate in senso assoluto Fredda», i Paesi europei e gli Stati
e costituiva l’arteria del flusso di rifornimenti per i Mujaheddin. Nasceva Uniti in particolare (13) contribuiro-
dalla cittadina di confine Parachinar nel Pakistan e, via Ali Khel, riforniva no in forme e misure diverse alla vit-
tutta la provincia del Loghar. Rappresentava anche la via di accesso più diret-
ta e breve per Kabul. toria finale. Nello specifico gli USA,
• rotta n. 3: la terza via di accesso (cremisi) riforniva le Provincie centrali di oltre che ingenti fondi, fornirono, a
Ghowr e Oruzgan. Rappresentava un passaggio secondario per i flussi di partire dal settembre del 1986, i mici-
rifornimento. Di conseguenza, l’interdizione russa fu più blanda.
• rotta n. 4: la quarta via (nera) nasceva dalla città di Quetta e riforniva la zona diali missili controaerei «Stinger»,
centrale dell’Afghanistan. Il cammino era lungo, per larga parte da effettuar- che tanta parte ebbero nel raggiungi-
si in territorio desertico, ampio e pianeggiante, che facilitava eventuali avvi- mento della vittoria finale, contri-
stamenti da parte di elicotteri e aerei sovietici in ricognizione.
• rotta n. 5: la quinta pista (gialla) consentiva il rifornimento delle Provincie di buendo in maniera determinante al-
Helmand, Nimruz, Farah e Herat. La pista, completamente aperta e immersa l’annullamento della superiorità ae-
nelle sabbie desertiche, era pericolosissima in quanto esposta alle puntate rea sovietica nel Teatro Operativo.
aeree e di unità aviotrasportate russe.
• rotta n. 6: la sesta rotta (celeste) attraversava il Baluchistan, entrava nel terri-
torio iraniano e consentiva, attraverso una deviazione a nord di circa 600 km,
di penetrare in Afghanistan attraverso il suo confine occidentale all’altezza MUJAHEDDIN: OBIETTIVI,
di Herat. La via, protetta dalle connivenze col regime iraniano, era molto
sicura, ma, per contro, i tempi di percorrenza erano dilatati da permessi e STRATEGIE E TATTICHE
lasciapassare che le autorità iraniane si riservavano di fornire ai Mujaheddin,
con periodi di attesa che potevano raggiungere anche i 6 mesi. L’obiettivo strategico dei Mujahed-
din era la cacciata dall’Afghanistan
n. 1 - 2013 57

dell’invasore sovietico e la sovver-


Fig. 5
sione del regime filocomunista di
Karmal.
I Mujaheddin, consapevoli della loro
inferiorità tecnologica, cercarono
sempre, a livello operativo, di evita-
re un grande scontro in campo
aperto, prediligendo azioni rivolte
alla distruzione o al danneggiamen-
to delle forze o delle infrastrutture
governative, impiegando tecniche e
tattiche tipiche della guerriglia, in
cui si rivelarono dei veri e propri
maestri. Gli obiettivi tattici erano
rappresentati dalle unità e dagli
avamposti dell’Armata Rossa e del-
le forze governative e dalle poche
infrastrutture del Paese: il passo di
Salang, l’aeroporto di Bagram, di-
ghe, centrali elettriche, ponti, oleo-
dotti e la stessa capitale Kabul. Al-
tro fondamentale obiettivo tattico-
operativo furono le linee di comuni-
cazione e di rifornimento russe, che
venivano colpite attraverso imbo-
scate ai convogli logistici (in figura
5, un’imboscata a un convoglio rus-
so), e raids contro depositi di armi,
munizioni e carburanti o puntate of-
fensive contro le basi operative
avanzate o gli avamposti più isolati.
IMBOSCATA A UN CONVOGLIO RUSSO
È lecito quindi affermare che la
guerra asimmetrica condotta dai Generalmente i Mujaheddin suddividevano le forze in gruppi numericamente
Mujaheddin contro l’Armata Rossa variabili, ma difficilmente inferiori a 5-6 uomini. La formazione da combatti-
mento era costituita da 3-4 gruppi di fuoco e uno o due posti di osservazione. Le
fu un vero conflitto totale (14), con- vedette erano posizionate in siti che garantivano la migliore visuale. Il loro com-
dotto principalmente attraverso pito era quello di individuare il convoglio in avvicinamento. Nel caso in cui le
l’impiego dello strumento militare e vedette dovevano necessariamente essere poste ai bordi delle rotabili in luoghi
esposti, esse assumevano l’aspetto di semplici pastori o agricoltori. La punta di
portato avanti ricorrendo a tre di- diamante dell’imboscata era ovviamente il «Gruppo assalto» nel quale venivano
versi fattori: concentrati la maggior parte degli uomini più esperti e gli armamenti migliori. I
• un’elevata spinta motivazionale «Gruppi assalto» erano posti parallelamente alla rotabile, in posizione baricen-
trica rispetto alla kill zone. La profondità delle postazioni occupate variava tra i
dettata non da un ideale astratto 150-300 m, RPG, mitragliatrici e snipers erano posti ai fianchi dello schieramento
di Patria o di libertà, ma semplice- del gruppo. Il «Gruppo appoggio» aveva il compito di prevenire il disimpegno
mente derivante dalla consapevo- delle forze avversarie dalla kill zone. Gli orientamenti di impiego della riserva
erano in genere l’alimentazione del «Gruppo assalto» o la copertura del ripiega-
lezza che erano in gioco i loro de- mento dal luogo dell’imboscata. Di norma erano previsti anche dei nuclei con
stini, quelli delle loro famiglie e compiti di sicurezza, posizionati nelle vicinanze dell’area dell’imboscata, con il
della loro tribù; compito di impedire eventuali reazioni o controimboscate da parte dei sovietici.
Se la colonna era composta da un numero consistente di mezzi pesantemente
• una profonda mobilitazione delle scortati, in genere i Mujaheddin preferivano far scorrere i mezzi di testa per attac-
masse, che garantì alla resistenza care il centro della colonna o gli elementi posti in coda. Nel momento in cui il
il vitale appoggio logistico, prati- convoglio, o parte di esso, entrava nella kill zone i cecchini bersagliavano i mezzi
comando, il Comandante della colonna e gli autisti, allo scopo di bloccare quan-
camente in tutto il territorio del- ti più mezzi possibile, creare caos e panico, rendendo più difficile il compito di
l’Afghanistan; coordinare eventuali reazioni. Contemporaneamente, gli altri elementi del
• un ingente quantitativo di aiuti «Gruppo assalto» aprivano il fuoco con tutte le armi a disposizione contro gli
altri mezzi del convoglio impiegando gli AK-47 contro autoveicoli e camion,
provenienti dall’estero, sia sotto RPG e armi pesanti contro veicoli corazzati o blindati. Solitamente l’imboscata
forma di finanziamenti, sia di ar- era breve e seguita da un altrettanto rapido ripiegamento.
mi e tecnologia, nell’ambito del
58 Rivista Militare

Fig. 6 Nella pianificazione di tali opera-


RAID CONTRO UN AVAMPOSTO SOVIETICO
zioni gli insorti prestavano partico-
lare attenzione alla sorpresa, all’ini-
ziativa, alla ricognizione, alla rete di
posti di osservazione e di allarme
avversaria, alla tipologia di mano-
vra da attuare e agli equipaggia-
menti delle forze coinvolte. Non in-
frequente, specie nelle aree di confi-
ne orientale, era l’impiego di fuoco
di appoggio erogato da batterie di
artiglieria o pezzi isolati posti oltre
la frontiera, in territorio pakistano.
Tempi, luoghi e direzioni di attacco
erano altrettanto accuratamente pia-
nificati. L’attacco, quasi sempre con-
dotto in superiorità numerica (ad
eccezione delle imboscate), avveni-
va secondo semplici modalità tatti-
che: le forze ribelli si avvicinavano
alla start line pianificata e, nei tempi
prestabiliti, attaccavano cercando
sempre di cogliere il fattore sorpre-
sa. Contestualmente l’azione di que-
sta forza di manovra era coperta da
una «forza di sicurezza» che giun-
geva in area di operazione attraver-
so vie di facilitazione e accesso di-
verse. Il compito di quest’ultima era
rappresentato dalla protezione dello
sganciamento della forza di attacco
e dal controllo e interdizione degli
accessi all’area di operazione (in fi-
gura 6, Raid contro un avamposto
sovietico).
più vasto conflitto, la «Guerra gistiche e di rifornimento e sabotag- Di norma, gli attacchi erano condot-
Fredda», combattuto tra Stati Uni- gi rientravano a pieno titolo nelle ti con rapidità e, se gli eventi volge-
ti e Unione Sovietica. forme di combattimento preferite vano a sfavore dei Mujaheddin, que-
La base delle tattiche di combatti- dagli insorti in quanto esaltavano le sti, altrettanto rapidamente, ripiega-
mento offensive dei Mujaheddin era qualità individuali del guerrigliero vano. Come specificato, il ripiega-
imperniata sul cosiddetto «fattore afghano, massimizzandone la capa- mento era coperto da una forza di
sorpresa» che compensava ampia- cità di fuoco, la mobilità e la flessi- sicurezza preventivamente disloca-
mente la scarsa qualità e quantità bilità, con conseguenze devastanti ta nell’area di operazione e il grup-
degli armamenti. Altro fattore deci- per l’apparato bellico sovietico e per po d’assalto si sganciava seguendo
sivo era costituito dalla profonda il morale degli uomini dell’Armata itinerari e rotte prepianificati. I nu-
conoscenza del territorio e dall’in- Rossa. clei sicurezza, anche se dotati di ar-
credibile audacia del guerrigliero I Mujaheddin pianificavano e condu- mamento pesante, prediligevano
afghano. La tipologia principale di cevano vere e proprie offensive li- comunque, qualora la situazione
lotta armata impiegata dai Mujahed- mitatamente alle zone e alle aree di fosse propizia, l’impiego di equi-
din fu, come accennato in preceden- frontiera, dove era più semplice ri- paggiamenti leggeri che ne esalta-
za, la guerriglia. I Mujaheddin predi- cevere rinforzi dal vicino Pakistan e vano flessibilità d’impiego e rapidità
ligevano l’attacco notturno ad dove, in caso di situazioni sfavore- di movimento in un terreno estrema-
avamposti e infrastrutture sorve- voli a livello tattico od operativo, mente compartimentato. L’impiego
gliati dai sovietici o dai governativi. era possibile attuare un rapido ri- degli armamenti pesanti era gene-
Attentati, imboscate alle colonne lo- piegamento oltre confine. ralmente più frequente in montagna,
n. 1 - 2013 59

mentre nelle zone pianeggianti esso gnamenti della dottrina maoista, la maoista di liberazione), presenta la
era limitato da difficoltà di traspor- prima in Asia a fornire un contribu- stessa capacità e flessibilità nel pas-
to e dal timore che cadessero preda to specifico in tal senso. Alcuni dei sare da metodi e tecniche di com-
dei sovietici o delle forze regolari più importanti Capi Mujaheddin, an- battimento mobili a quelle di difesa
afghane. che inconsapevolmente, richiamaro- areale o di posizioni o, più spesso,
L’intensità del livello di scontro si no con le loro azioni e modi di ope- alla guerriglia vera e propria. En-
elevava con l’arrivo della primavera rare i cardini della «Rivoluzione ar- trambe le organizzazioni si affidano
e raggiungeva la sua massima mata» di Mao. Effettivamente in tal alla capacità di iniziativa e all’ag-
espressione d’estate, per diminuire senso l’insorgente afghano, sebbene gressività dei propri uomini sul ter-
nei mesi invernali durante i quali considerato irregolare (ovvero non reno, contrapposti a un potente di-
l’accesso ai valichi montani, vere e rigidamente inquadrato in unità or- spositivo convenzionale, impacciato
proprie arterie per il rifornimento, ganiche, a differenza dell’Esercito per quanto pesante e poco avvezzo
era precluso. Nel periodo invernale, alle dinamiche di un conflitto asim-
infatti, i Mujaheddin scendevano nel- metrico.
le valli e nei villaggi natii per torna- Un combattente afghano armato di PPSh 41 Limitandoci alla presentazione di
re alle loro attività, reintegrandosi sovietico. un dispositivo difensivo areale, esso
con la popolazione civile. Lo stesso
fenomeno si ravvisava al momento
dei raccolti che in Afghanistan av-
vengono due o tre volte l’anno.
Le azioni offensive erano sempre
pianificate con estrema cura e si ba-
savano sull’esito di precedenti rico-
gnizioni volte ad acquisire elementi
su dislocazione, entità e natura del-
le forze avversarie. A tal riguardo i
Mujaheddin implementarono una
vasta e accurata rete di posti di os-
servazione in ogni Provincia del ter-
ritorio afghano. Il sistema poggiava
anche su una fitta rete informativa
basata sulla popolazione locale, su
elementi infiltrati nelle forze e nelle
agenzie governative. I «Comitati
Islamici» erano costantemente in-
formati su tutte le attività operative
condotte dai sovietici e dai governa-
tivi nelle aree di loro competenza.
In relazione alla tipologia di infor-
mazioni ricevute, i ribelli avevano
quindi il tempo necessario per pia-
nificare attacchi o, in alternativa, ri-
piegare i gruppi o i distaccamenti
da combattimento, nascondendo ac-
curatamente armi ed equipaggia-
menti per un successivo impiego.
Come precedentemente accennato,
un ruolo fondamentale nel conflitto
fu giocato dal servizio segreto paki-
stano. In tal senso l’azione di que-
st’ultimo fu sempre indirizzata alla
trasformazione della guerra in una
sorta di contraltare vietnamita per i
sovietici. Per raggiungere questo
scopo l’ISI fece largo uso degli inse-
60 Rivista Militare

Fig. 7 è caratterizzato da un’ampia disper-


sione delle posizioni sul terreno,
dalla difesa attraverso l’ingaggio
ravvicinato degli avversari e da
un’elevata mobilità dei ribelli nelle
aree di retroguardia. Un avversario
superiore in numero e qualità degli
armamenti era generalmente attira-
to in profondità nel dispositivo, per
essere attaccato in un secondo mo-
mento da distanze ravvicinate e da
direzioni diverse. Siffatta modalità
d’azione comportava l’impossibilità
di impiego del superiore fuoco di
appoggio e supporto che sarebbe
stato garantito dalle artiglierie e dai
velivoli sovietici, nel timore di col-
pire le unità amiche coinvolte nel
combattimento.
Generalmente i Mujaheddin imposta-
vano la propria difesa areale attra-
verso una serie di capisaldi e posi-
zioni difensive disposti a «macchia
di leopardo» in un numero variabile
di villaggi, in linea di massima mai
inferiore ai 15-20. L’avversario, la-
sciato entrare in profondità nel di-
spositivo, si confrontava così con
una serie di sacche di resistenza an-
corate a posizioni difensive e capisal-
di fortificati. Una rete di posti di os-
servazione e allarme preannunciava
con ampio anticipo l’elisbarco o l’ar-
rivo su mezzi ruotati delle unità so-
vietiche. Nell’eventualità che i russi

DIFESA IN PROFONDITÀ
La difesa in profondità veniva attuata con sistemi che garantivano una capacità di reazione in profondità, assicurando
quindi un adeguato livello di flessibilità e sicurezza. Nello specifico, viene proposto di seguito uno scenario che contem-
pla un’operazione condotta da truppe aviotrasportate sovietiche in territorio controllato dai Mujaheddin.
Nello schema riportato nella figura sopra:
• unità aviotrasportate russe vengono infiltrate in territorio ostile mediante vettori ad ala rotante;
• le unità vengono, inizialmente, lasciate avanzare in profondità nel territorio;
• generalmente il territorio è controllato da una serie di posti di osservazione che lanciano l’allarme, consentendo agli
insorti di predisporre il dispositivo difensivo;
• già dopo 2-3 ore dall’avvio dell’operazione viene predisposta una prima linea difensiva, costituita da postazioni, gene-
ralmente in quota, precedentemente predisposte. In genere gli insorti evitano di aprire il fuoco per primi, celando la
propria disposizione e posizione dei centri di fuoco;
• con il passare delle ore vengono in genere predisposte più linee difensive parallele, volte a limitare la progressione
avversaria e a sostenere, e poi sostituire, lo sforzo difensivo della prima linea (c.d. difesa in profondità);
• il dispositivo avversario, se penetrato in profondità, può essere soggetto anche ad attacchi sui fianchi esposti alla rea-
zione avversaria;
• contestualmente, le linee difensive sono costantemente alimentate con uomini e materiali.
La difesa in profondità costituisce una tattica flessibile (in quanto permette una serie progressiva di ripiegamenti) e allo
stesso tempo efficace, specie se attuata in terreno montuoso, in quanto consente di sfruttare al meglio eventuali empasse
operative avversarie dovute all’allungamento delle catene logistiche e di Comando e Controllo. Per eliminare tali dispo-
sitivi non si può prescindere dalla realizzazione di operazioni che coinvolgono unità dal livello ordinativo elevato, sup-
portate da adeguato appoggio aereo e di mortai (o artiglieria). Nel conflitto esaminato in questo studio, tale tecnica è stata
più volte attuata nella valle del Panjshir dal Comandante Massud contro l’Armata Rossa.
n. 1 - 2013 61

avessero concentrato i propri sforzi


contro una specifica posizione, que-
sta sarebbe stata supportata dai capi-
saldi viciniori, attraverso attacchi
portati da direzioni diverse, o, nel-
l’ipotesi più sfavorevole, sarebbe sta-
ta abbandonata senza comunque
compromettere il dispositivo. I russi,
per parte loro, non potevano fram-
mentare il proprio dispositivo per
fronteggiare la serie di attacchi mul-
tipli a cui erano sottoposti, senza
mettere a repentaglio la sicurezza
globale delle proprie forze, in genere
comunque esigue rispetto agli obiet-
tivi da perseguire. La scarsa capacità
di modificare i propri dispositivi e le
formazioni di attacco in funzione de-
gli obiettivi rendeva prevedibile la
manovra russa. Inoltre l’allungamen-
to del dispositivo, con conseguenti
difficoltà di Comando e Controllo, di
coordinamento e logistiche, provoca-
va un arresto dell’avanzata e, nella
migliore delle ipotesi, un consolida-
mento delle posizioni raggiunte, pe-
raltro difficilmente difendibili (in fi-
gura 7, la Difesa in profondità).

Sopra.
Un Mujaheddin imbraccia un sistema d’ar-
ma controaerei missilistico spalleggiabile di
produzione sovietica, probabilmente un Sa-7.
A sinistra.
Un posto di osservazione dei Mujaheddin.

La manovra difensiva dei Mujahed-


din poteva essere sostanzialmente di
due tipi: dispersiva o per linee in-
terne. Nella manovra dispersiva
l’avversario era costretto a inseguire
costantemente i nuclei di Mujahed-
din in costante ripiegamento, senza
fornire dei punti di riferimento pre-
cisi. Nel momento i cui la catena lo-
gistica e le difficoltà di Comando e
Controllo avessero reso improponi-
bile l’avanzata a livello tattico, i Mu-
jaheddin contrattaccavano o, più
semplicemente, attendevano il ri-
piegamento dei sovietici per rioccu-
pare le posizioni precedentemente
perse. Il secondo tipo di manovra
62 Rivista Militare

camenti da combattimento costitui-


vano una naturale prima linea difen-
siva per il dispositivo dei ribelli. I
Mujaheddin, inoltre, attribuirono
grande importanza alla difesa dei
passi montani, delle gole o di alture
di rilevanza operativa significativa
che garantivano l’accesso alle zone
da loro controllate. I dispositivi di-
fensivi, in genere areali, comprende-
vano anche i diversi villaggi che gra-
vitavano nell’area territoriale in cui
stanziava normalmente l’unità ribel-
le, costituendo, di fatto, un sistema
difensivo complesso ed articolato.
In montagna i Mujaheddin costruiva-
no veri e propri complessi trincerati
e fortificati attraverso lavori campali
anche complessi. Le postazioni di ti-
ro erano minuziosamente mimetiz-
zate. In alternativa, quando possibi-
le, le armi erano occultate in caverne
e anfratti. I ribelli condussero sem-
pre una difesa tenace in montagna,
considerata da entrambe le parti in
I resti di un T-62 sovietico. e munizioni degli elementi disposti lotta l’ambiente ideale dei Mujahed-
a protezione della linea difensiva. din. Durante gli attacchi aerei o i
Se la difesa non fosse stata più at- bombardamenti di artiglieria, i ribel-
imperniava la difesa in uno o più tuabile, il gruppo avrebbe dovuto li si rifugiavano dentro ricoveri ap-
specifici capisaldi costituiti da di- coprire il ripiegamento del grosso positamente scelti e costruiti per re-
verse posizioni e fortificazioni di- del dispositivo, che avrebbe così sistere a tali attacchi. Terminato il
sperse in un’area piuttosto vasta, rotto il contatto. fuoco, essi rioccupavano le posizioni
comprendente a volte anche innu- L’azione difensiva poteva anche es- temporaneamente abbandonate,
merevoli villaggi. I Mujaheddin sere preventiva. In questo caso, co- aspettando il successivo, probabile,
sfruttavano questa posizione ampia me nella guerra del Vietnam, specie assalto terrestre. I Mujaheddin solita-
e articolata, che garantiva general- nelle operazioni e nei rastrellamenti mente concentravano il tiro sugli
mente vantaggi tattici e operativi, condotti con l’impiego di truppe elementi avanzati e spesso effettua-
manovrando per linee interne, ri- aviotrasportate, queste venivano vano falsi ripiegamenti per convo-
piegando da alcune posizioni e at- bloccate e attaccate direttamente gliare gli attaccanti in sacche predi-
taccando di sorpresa il dispositivo nelle «Landing Zones». Gli attacchi sposte per letali imboscate. Per cela-
avversario alle spalle o nei suoi re- venivano attuati con l’impiego mul- re le loro reali capacità di fuoco, al-
parti di retroguardia, qualora fosse tiplo di RPG contro gli elicotteri in meno nelle battute iniziali dello
penetrato all’interno del dispositi- fase di atterraggio o di hovering e at- scontro, i Mujaheddin non ingaggia-
vo. Applicando questo tipo di tatti- traverso il disseminamento di mine vano mai il nemico con tutti gli as-
ca i Mujaheddin costituivano sempre nell’area di atterraggio. setti disponibili. Questa modalità
una riserva mobile composta dai I Mujaheddin adottarono dispositivi e d’azione era utile anche per saggiare
150 ai 200 uomini, con lo scopo di procedure difensive solo in circo- le capacità operative delle unità av-
alimentare i centri di fuoco più stanze ben precise, in genere rivolte versarie. Nel caso in cui il nemico
esposti, contrattaccare eventuali alla difesa di importanti basi logisti- fosse stato soverchiante o comunque
puntate offensive avversarie o arre- che regionali, a copertura del grosso avesse avuto una superiorità di for-
stare le possibili penetrazioni che dei gruppi o dei distaccamenti da ze significativa, gli insorti aprivano
avrebbero messo in crisi l’intera combattimento in ripiegamento do- un improvviso e massiccio fuoco,
struttura difensiva. Il gruppo in ri- po un’azione o a protezione di aree fissando così le sopravanzanti unità
serva aveva anche compiti logistici od obiettivi ritenuti strategici. Le ba- nemiche, ripiegando successivamen-
quali il rifornimento di armi, viveri si operative dei gruppi e dei distac- te su degli itinerari prestabiliti e
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riassumendo il dispositivo su una li- severanza e pazienza, con la con- • ricercarono tatticamente sempre il
nea difensiva più munita (in genere sapevolezza che la sopravvivenza combattimento ravvicinato annul-
già predisposta) o disperdendosi, quotidiana fosse più importante lando così la schiacciante superio-
non prima comunque di essersi ri- di una vittoria tattica sul terreno; rità aerea e di artiglieria dei sovie-
congiunti in assembly areas predeter- • ridussero notevolmente l’impatto tici che furono materialmente im-
minate. del fattore tecnologico a loro sfa- possibilitati a impiegare efficace-
vore attraverso semplici accorgi- mente il proprio considerevole
menti tattici quali ricoveri e posta- supporto di fuoco;
CONCLUSIONI zioni ben camuffate e fortificate, • improntarono la maggior parte
dispersione delle unità sul terre- delle loro azioni tattiche in manie-
Questo lungo conflitto, che vide al no, acquisizione di singoli sistemi ra tale che rapidità di esecuzione
termine trionfare la guerriglia afgha- d’arma avanzati (ad esempio i e volume di fuoco erogato fossero
na e l’Armata Rossa ripiegare dopo missili «Stinger»); massimi;
aver lasciato sul campo migliaia di
uomini e mezzi, costituì un impor-
tante segnale per l’opinione pubblica
internazionale, ma soprattutto per i
vertici politici dell’Unione Sovietica,
che nel giro di un biennio furono
spettatori inermi del fallimento del-
l’esperienza socialista, che coinvolse
prima i Paesi satelliti e poi l’URSS
stessa. Il conflitto in Afghanistan se-
gnò quindi la fine di un’epoca carat-
terizzata dal «bipolarismo USA-
URSS», catalizzatore di tutte le
espressioni di politica estera mondia-
le, e dalla «Guerra Fredda», di cui
l’Afghanistan rappresentò un’espres-
sione geopolitica e militare.
Con il ritiro sovietico l’Afghanistan
fu, di fatto, abbandonato a se stesso,
preda di una serie di conflitti interni
ancora irrisolti, nonostante l’impe-
gno ormai decennale della coalizio- Un cimitero di veicoli blindati e corazzati • sebbene difettassero di mezzi di
ne. La vittoria finale fu raggiunta a sovietici. telecomunicazione idonei per la
caro prezzo dalla guerriglia afgha- condotta di una guerra in monta-
na, le cui perdite, se sommate a gna, riuscirono comunque a ga-
quelle della popolazione civile, fu- • beneficiarono sempre di un co- rantire un adeguato sistema infor-
rono praticamente incalcolabili. I stante e vasto supporto logistico, mativo e di Comando e Controllo,
principali fattori che giocarono a fa- informativo e morale da parte del- attraverso l’impiego di mezzi ar-
vore dei Mujaheddin furono le classi- la popolazione civile afghana; caici e singolari, ma efficaci;
che determinanti di ogni conflitto • conservarono sempre efficienti e • mantennero per tutta la durata
asimmetrico, come ad esempio l’in- integre tutte le basi logistiche re- del conflitto un flebile, ma conti-
tima conoscenza del terreno, l’ap- gionali e i «santuari» nei vicini Pa- nuo contatto con la stampa e con i
poggio della popolazione e il con- kistan e Iran che rappresentarono media internazionali, che garanti-
senso internazionale. aree vitali per la guerriglia afgha- rono un’utile cassa di risonanza
La vittoria afghana è quindi ricon- na, che ivi trovò possibilità di ap- politica a favore della loro causa;
ducibile a una molteplicità di ele- provvigionamento, ristoro, tratta- • adeguarono costantemente la loro
menti e in questo senso è utile ricor- menti medici e addestramento condotta di guerra alle caratteri-
dare come i Mujaheddin: specifico; stiche contingenti dell’avversario,
• impostarono il conflitto come una • garantirono costantemente un contrariamente all’Armata Rossa
proposizione a lungo termine da supporto logistico efficiente ai che, iniziando il conflitto con un
perseguire con smisurati sacrifici propri gruppi da combattimento apparato dottrinale inadeguato,
umani e materiali, attraverso per- all’interno dell’Afghanistan; non provvide mai a modificare le
64 Rivista Militare

proprie procedure e tattiche, se per la Liberazione dell’Afghanistan»


non quando ormai il punto culmi- (IUA), il «Fronte di Liberazione Nazio-
ne (15) era stato oltrepassato. nale dell’Afghanistan» (ANLF), il
Secondo il Clausewitz (16), la guerra «Fronte Islamico Nazionale per l’Afgha-
è esprimibile come un prodotto tra la nistan» (NIFA) e, infine, il «Movimento
forza e lo scontro di volontà di due Islamico Rivoluzionario» (IRMA).
Nazioni ovvero, «se vogliamo abbatte- (9) L’Inter-Services Intelligence (ISI) è la
re l’avversario, dobbiamo proporzionare più importante delle tre branche dei ser-
il nostro sforzo alla sua capacità di resi- vizi di Intelligence del Pakistan. Dipen-
stenza; questa si esprime nel prodotto di dente dalle Forze Armate, essa è stata
due fattori inseparabili: entità dei mezzi fondata nel 1948, alla nascita dello Stato
disponibili e forza di volontà». pakistano.
Concludendo, sebbene il primo dei (10) Presenti in ogni villaggio e distret-
due fattori fosse stato nettamente a to, essi costituivano il collegamento tra i
favore dell’Armata Rossa, nel cosid- partiti del «Peshawar 7» e la popolazio-
detto confronto di volontà i Muja- ne dell’Afghanistan. Avevano sedi stan-
heddin prevalsero ampiamente sui ziali in veri e propri «santuari-fortezza»
sovietici e sulla classe dirigente po- massicciamente presidiati ed erano co-
litica russa, che in Afghanistan sco- stituiti da 5 sezioni: direttiva, politica,
prirono come una vasta base popo- militare, economica e finanziaria.
Un combattente afghano armato con una
lare, sostenuta da una larga solida- mitragliatrice pesante controaerea DShKM. (11) Secondo fonti autorevoli, alcuni
rietà internazionale, potesse avere la Stati arabi, in particolare l’Arabia Sau-
meglio su una grande potenza, im- dita, svuotò discretamente le cosiddette
pedendole tra l’altro di impiegare volta alla distruzione di interi villaggi e «patrie galere», contribuendo in manie-
fino in fondo il proprio potenziale raccolti con lo scopo di sottrarre risorse, ra sostanziale alla jihad afghana contro i
bellico, tecnologico ed economico. rifugi e sostegno logistico al movimento russi. Il numero totale dei combattenti
di resistenza dei Mujaheddin. La conce- arabi nel conflitto russo-afghano è im-
Maggiore t. (tlm) zione talebana della società e della reli- preciso, ma stime attendibili si attesta-
Gianluca Bonci gione si ispira a un’interpretazione mo- no intorno alle 20 000-25 000 unità (in-
dificata e restrittiva dell’Islam wahabita, quadrate nella cosiddetta «Legione ara-
NOTE che porta a una connotazione della vita ba»).
politica e sociale ultraconservativa. (12) Dottrina USA della Guerra Fredda
(1) Daud, con un inatteso Colpo di Sta- (6) I Pashtun rappresentano l’etnia pre- che prevedeva un «contenimento» a li-
to, prese il potere nel 1973, desautoran- valente in Afghanistan (42% della popo- vello politico e militare delle iniziative
do il monarca Zhair Shah in viaggio isti- lazione). della controparte sovietica.
tuzionale in Italia. (7) Nato a Jangalak, nella valle del Panj- (13) In tal senso un ruolo fondamentale
(2) Nel settembre del 1979 Taraki venne shir nel 1953. All’indomani dell’invasio- fu svolto dall’allora Senatore C. Wil-
assassinato e sostituito dal suo vice Pri- ne sovietica, rientrò in Panjshir facendo- son, che reperì personalmente i fondi
mo Ministro, Amin. ne la sua base operativa per i successivi necessari prima per l’acquisto dei can-
(3) La «Dottrina Breznev», o «Dottrina 22 anni. Egli vi assunse in breve un ruo- noni controaerei «Oerlikon» e, succes-
della Sovranità limitata», fu una linea di lo totalizzante, che spaziò dal leader mi- sivamente, dei missili controaerei
politica estera sovietica rivolta ai Paesi litare al politico illuminato, attirando «Stinger».
«satelliti» che vietava esplicitamente l’attenzione di Mosca, che scagliò inva- (14) Le perdite russe confermate sono
l’uscita dal «Patto di Varsavia» e qual- no contro la valle ben sei offensive, tutte riconducibili a 13 833 morti, 49 985 feri-
siasi deriva verso ciò che potesse in conclusesi con la sconfitta. Ministro del- ti e 311 dispersi su un totale di 525 500
qualche modo disturbare il monopolio la Difesa con il Governo Rabbani, fu op- uomini inviati in Afghanistan nell’arco
del potere sul blocco orientale e sui Pae- positore dei Talebani. Morì in un atten- del decennale conflitto. Cifre non uffi-
si satelliti da parte dell’URSS. tato suicida ordito dagli stessi Talebani ciali affermano che le vittime russe del
(4) CIA: Central Intelligence Agency. e da Bin Laden il 9 settembre 2001. conflitto siano oltre 26 000. Dal punto
(5) Il movimento dei Talebani (ovvero (8) Il «Peshawar 7» era una sorta di Co- di vista degli equipaggiamenti e dei
studenti) trae la sua origine dai campi mitato politico in esilio composto dalle mezzi, i sovietici, tra materiali distrutti
profughi Pashtun presenti in Pakistan, seguenti organizzazioni politiche e reli- o abbandonati, persero 118 aerei, 333
frutto della cosiddetta politica della giose: il «Partito Islamico» (HIH), la elicotteri, 147 carri, 1 314 tra BMP, BTR
«terra bruciata», adottata dall’Armata «Società Islamica» (JIA), il «Partito Isla- e BRDM, 433 pezzi di artiglieria e mor-
Rossa nel corso del conflitto. Essa era ri- mico Khalis» (HIK), l’«Unione Islamica tai, 1 138 apparecchiature radio ricetra-
n. 1 - 2013 65

smittenti, 510 veicoli del genio e 11 369 A. Ahmad Jalali e Lester W. Grau: «The Fought and Lost», 2001.
autocarri. other side of the mountain: Mujaheddin M. Franchetti: You’re making the same
(15) Il punto culmine in pianificazione tactics in the Soviet-Afghan war», Fo- mistakes, «The Sunday Times Magazi-
operativa costituisce il momento di reign Military Study Office; ne», 2010;
un’operazione superato il quale la Lester W. Grau: «The Bear Went Over US Department of State: «Afghanistan:
stessa si avvia al fallimento, a meno di the Mountain: Soviet Combat Tactics in Soviet occupation and withdrawal»,
una modifica delle proprie linee ope- Afghanistan, 1998; Special Report N. 173, 1988;
rative con conseguente inversione di C.J. Dick: «Mujaheddin tactics in the So- «Charlie Wilson’s War», Grove Press,
tendenza. viet-Afghan war», 2002; 2003;
(16) C. von Clausewitz, «Della Guerra», G. Feifer: «The Great Gamble: The So- M. Barry: «Massud, il leone del Pan-
Mondadori, Milano, 2007, p. 23. viet War in Afghanistan», 2009; jshir», Ed. Ponte delle Grazie, 2003;
M. Hauner: «Soviet War in Afghanistan: A. Fontaine: «La Guerra Fredda», Ed.
Patterns of Russian Imperialism», 1991; Piemme, 2005;
BIBLIOGRAFIA G. Bonci: «Le Spade di Allah: I Muja- C. von Clausewitz: «Della guerra»,
heddin nel conflitto russo-afghano (1979 Mondadori, 2007;
H. John Poole: «Tactics of the crescent -1989)», Ed. Libero di Scrivere, 2011; Department of the Army - Soviet Ar-
moon - Militant muslim combat me- Lester W. Grau e M.A. Gress: «The So- my Study Office: «Soviet non linear
thods», Posterity Press, 2004. viet-Afghan War: How a Superpower combat».
66 Rivista Militare

LE BASI DI DIFESA
FRANCESI
UN MODELLO PRAGMATICO DI SOSTEGNO INTERFORZE

L’autore, Ufficiale di collegamento presso lo SME, presenta al pubblico italiano la Catena di Sostegno Inter-
forze, una delle principali leve della trasformazione che coinvolge le Forze Armate in Francia.
Dal 2008, il Ministero della Difesa francese ha avviato, in relazione ad un ambiente operativo particolarmente
esigente, sempre più instabile e caratterizzato da marcata imprevedibilità, una necessaria, profonda e ambizio-
sa ristrutturazione, volta a rendere le Forze Armate più efficaci, più moderne e più reattive. L’obiettivo perse-
guito era quello di conciliare la gestione delle finanze pubbliche con l’eccellenza di Forze Armate al servizio
del prestigio della Francia nel mondo.

coltà materiali, umane e culturali cazione di principi fondamentali e


Le opinioni espresse nell’articolo con le quali sono chiamate a con- l’implementazione di obiettivi chia-
riflettono esclusivamente il pensiero
dell’autore. frontarsi, la loro completa imple- ramente definiti dallo Stato Maggio-
mentazione al 1° gennaio 2011 non re della Difesa.
ha comportato alcuna interruzione
Il settore maggiormente coinvolto del sostegno né ha avuto ripercus-
dallo sforzo di razionalizzazione sioni sul successo di interventi decisi L’IMPLEMENTAZIONE
dell’organizzazione e di migliora- posteriormente alla loro implemen- DI UNA CATENA
mento delle prestazioni è stato quel- tazione, come nella Repubblica della DI SOSTEGNO INTERFORZE
lo del sostegno logistico-ammini- Costa d’Avorio, in Libia o in Mali.
strativo, attraverso la creazione delle La creazione delle Basi di Difesa, L’implementazione di una catena di
cosiddette «Basi di Difesa», assurte a pertanto, si iscrive nel quadro di sostegno interforze costituisce una
simbolo della trasformazione voluta una completa riorganizzazione del- delle principali leve della trasforma-
e unico strumento per evitare una la catena di sostegno interforze, ori- zione che coinvolge le Forze Armate
più significativa riduzione delle ca- ginando un modello pragmatico di francesi. Tale decisione rientra pe-
pacità operative. Malgrado le diffi- sostegno areale, attraverso l’appli- raltro in quell’azione di rafforza-
mento delle attribuzioni del Capo di
Stato Maggiore della Difesa, sancita
dal decreto del luglio 2009.
La catena di sostegno interforze è
articolata su tre livelli (centrale, in-
termedio e locale), con un Comando
dislocato presso lo Stato Maggiore
della Difesa che è alle dirette dipen-
denze del Capo di Stato Maggiore
della Difesa, Ammiraglio Edouard
Guillaud. A capo di questa nuova
organizzazione è il Capo Reparto
Sostegno dello SMD, che riveste an-
che l’incarico di Comandante del
sostegno interforze.
A livello centrale, la costituzione
del Comando del Sostegno Inter-
forze (1) ha visto la creazione pa-
rallela del Centro di Pilotaggio e di
n. 1 - 2013 67

Nel 2009, sono state istituite 11 Basi


di Difesa sperimentali allo scopo di
implementare la nuova modalità or-
ganizzativa interforze del sostegno,
di individuarne i limiti e di organiz-
zare le prime attività di pooling.
Successivamente, nel 2010, 18 Basi
di Difesa pilota hanno contribuito a
ottimizzare il modello che è stato
poi adottato per attivare lo schema
finale a partire dal 1° gennaio 2011.

ARTICOLAZIONE
DI UNA BASE DI DIFESA

Attualmente, 60 Basi di Difesa (51


sul territorio nazionale e 9 oltrema-
re e all’estero) (3) garantiscono
l’implementazione del sostegno lo-
gistico.
L’obiettivo delle Basi di Difesa è
quello di articolare in una struttura
coerente i numerosi progetti di poo-
ling e di razionalizzazione intrapresi
nel settore del sostegno logistico-
amministrativo. Questa nuova
struttura concentra tutti gli organi-
smi del Ministero della Difesa in
una determinata area geografica e ha
il compito di supportare le forma-
zioni, gli istituti, gli enti e i servizi

Condotta del Sostegno (CPCS), ve-


ra e propria «torre di controllo» che
pianifica, organizza e controlla
l’implementazione del sostegno lo-
gistico-amministrativo.
A livello intermedio, i Comandi ter-
ritoriali regionali Esercito (ex Regio-
ni Esercito) hanno ceduto il posto,
dal 2011, a cinque Comandi di so-
stegno Difesa (2) interforze dislocati
a Rennes, Lyon, Bordeaux, Metz e
Parigi. Questi organismi assicurano
la coerenza globale delle attività di
sostegno condotte nelle loro rispet-
tive aree geografiche, informando il
CPCS circa le difficoltà incontrate
dal livello locale (Base di Difesa) e
la qualità del servizio fornito alle
formazioni supportate.
Il fulcro del sostegno si colloca, per-
tanto, a livello locale, con la creazio-
ne delle Basi di Difesa.
68 Rivista Militare

del Ministero insistenti su quel-


l’area, attraverso la messa in comu-
ne delle funzioni inerenti al soste-
gno logistico-amministrativo.
La Base di Difesa è articolata su:
• un reparto di sostegno logistico-
amministrativo che tratta le pro-
blematiche inerenti al bilancio, al-
l’esercizio corrente, agli atti am-
ministrativi, alla gestione del per-
sonale, all’attività di protezione
sociale, agli alloggi demaniali, alla
comunicazione, al mantenimento
dei materiali, ai trasporti, al car-
burante, ai mezzi, ai viveri, al be-
nessere, al vestiario, alle infra-
strutture comuni d’istruzione/ad-
destramento, alle attrezzature di
minuto mantenimento, alla sicu-
rezza;
• un centro medico; sonale dei Reparti sostegno delle legiato del Ministero della Difesa
• un reparto cui sono devolute le re- Basi di Difesa a essere impiegato in nei confronti delle Istituzioni civili
sponsabilità sulle infrastrutture; operazioni a beneficio delle unità locali.
• un centro interforze responsabile operative. Il Reparto di Sostegno Logistico-
delle reti infrastrutturali e dei si- Il Comandante della Base di Difesa Amministrativo è posto alle dipen-
stemi informativi. non ha autorità sulle formazioni denze del Comandante della Base
La Base di Difesa supporta tutte le supportate, che dipendono dalla di Difesa ed è responsabile del sod-
formazioni e le unità presenti in propria catena operativa, ma man- disfacimento delle esigenze dei vari
quella determinata area geografica: tiene con i loro Comandanti rappor- enti che la compongono. La sua
reggimento, base aerea o aeronava- ti formalizzati da contratti relativi a struttura ordinativa è «standardiz-
le, porto militare, scuola, Stato Mag- servizi, al fine di soddisfare con la zata» ma può essere di volta in vol-
giore, ospedale militare, ente della massima efficienza le loro esigenze. ta adeguata (soprattutto in termini
Direzione Generale degli Armamen- Inoltre, è il punto di contatto privi- di organico) ai vincoli locali, in fun-
ti, del Segretariato Generale del-
l’Amministrazione, del Servizio car-
bolubrificanti, ma anche centro di
stoccaggio e di approvvigionamen-
to o singolo ripetitore di telecomu-
nicazioni.

FUNZIONAMENTO
DI UNA BASE DI DIFESA

Il Comandante della Base di Difesa,


Ufficiale Superiore (Colonnello) o
Ufficiale Generale, dà impulso al-
l’azione di tutti i servizi logistici
della base, coordinandoli in aderen-
za alle direttive impartite loro dalle
rispettive catene funzionali, al fine
di permettere alle unità operative di
dedicarsi al meglio all’assolvimento
dei propri compiti.
È il garante della capacità del per-
n. 1 - 2013 69

zione del numero e dell’entità delle Un reggimento schierato in opera- che riguarda le varie componenti
formazioni supportate, della distan- zioni o su un campo addestrativo del sostegno.
za geografica, ecc.. deve far fronte ad attività operative
Di norma è dislocato nel sedime che necessitano di una reale autono-
principale della Base di Difesa, nel- mia in termini di sostegno. Questa PRINCIPI FONDAMENTALI
le immediate vicinanze della pa- unità operativa è di conseguenza DEL NUOVO MODELLO
lazzina Comando, ma può dispor- rinforzata, su richiesta, e prioritaria- ORGANIZZATIVO
re di sedi distaccate per assicurare mente, mediante i servizi della Base
un migliore servizio di prossimità di Difesa cui è collegata. Attraverso questo nuovo modello
(è il caso dei punti di distribuzione Il Comandante della Base è quindi organizzativo, lo Stato Maggiore
viveri). l’unico interlocutore del Coman- della Difesa ha scelto di passare da
Il centro medico, alle dipendenze dante di Reggimento per tutto ciò un sistema compartimentato tra
dell’Ufficiale Medico responsabile,
assicura il sostegno sanitario a tutto
il personale della Base di Difesa.
Il reparto responsabile delle infra-
strutture, livello locale del Servizio
Infrastrutture della Difesa, assicura
la manutenzione specialistica degli
impianti e delle installazioni.
Il Centro Interforze delle Reti Infra-
strutturali e dei sistemi informativi
assicura la gestione delle reti e il
supporto dei sistemi informativi
Reparto
della Base. di Sostegno
Pertanto, le formazioni della Base di della Base di Difesa
Difesa (reggimenti, basi aeree, scuo-
le, ospedali, centri della Direzione
Generale degli Armamenti, ecc.) di-
spongono in proprio esclusivamen-
te degli specifici servizi necessari
per l’assolvimento delle loro pecu-
liari attività.

Forze Armate e servizi ad una cate-


na di sostegno ottimizzata interfor-
ze e inter-servizi, che opera a bene-
ficio di tutti.
Contrariamente alle precedenti ri-
strutturazioni, concepite in modo
organico e verticale, questa nuova
organizzazione interforze del soste-
gno (4) crea una «catena orizzonta-
le» interforze destinata a concentra-
re, a regime, circa 30 000 unità, la
grande maggioranza delle quali so-
no specialisti, militari e civili.
L’implementazione di questa strut-
tura innovatrice ha contribuito no-
tevolmente alla riduzione degli or-
ganici prevista dalla revisione del-
le Forze Armate in atto ( 10 000 sui
54 000 previsti in riduzione nell’ar-
co temporale 2009-2015 diretta-
mente indotti dalla creazione delle
70 Rivista Militare

nazionale. Gli interventi tattici so-


no i più visibili, ma tale operazione
è possibile solo perché la funzione
sostegno assolve il proprio compi-
to, nella durata, con la massima re-
attività.
In tale campo, il sostegno erogato
attraverso le Basi di Difesa costi-
tuisce un pilastro indispensabile
per l’intero supporto necessario
per l’operazione «Serval». Esse si
sono pertanto mobilitate, dimo-
strandosi un caposaldo dell’effi-
cienza operativa delle nostre Forze
Armate e avvalorando la rilevanza
ed il peso del proprio ruolo nella
generazione e proiezione di una
forza di sostegno.
Chiave di volta della riorganizza-
zione territoriale della Difesa fran-
cese, le Basi di Difesa hanno dimo-
Basi di Difesa). CONCLUSIONI strato di essere in grado di soddisfa-
La Base di Difesa rappresenta, pe- re le esigenze di sostegno, sia sul
raltro, il melting pot delle economie Avviata in un quadro economico ca- territorio nazionale sia in operazio-
di esercizio (11 milioni nel 2011 e ratterizzato da forti tagli, la creazio- ni esterne, superando in tal modo
22,3 milioni nel 2012) soprattutto ne delle Basi di Difesa è avvenuta egregiamente il proprio battesimo
grazie alla rinegoziazione dei con- per tappe successive dal 2009, pur del fuoco.
tratti globalizzati, all’ottimizzazione se sviluppata in un contesto spazio-
dei contratti relativi alla fornitura di temporale estremamente ridotto. Le Tenente Colonnello
acqua, elettricità e telefono, all’ac- condizioni del suo successo sono Gregoire Madelin
centramento della gestione delle in- l’adesione del personale di tutte le
frastrutture (catering, alloggiamen- Forze Armate, la determinazione, il
to, ecc.), al pooling di materiali speci- pragmatismo delle soluzioni e la ne- NOTE
fici (automezzi, mobilio, ecc.) o an- cessaria coesione e fiducia reciproca
cora all’applicazione di standard di dei vari attori. La sua applicazione (1) In francese COMIAS – COMmandant
sostegno comuni. può essere ancora migliorata attra- InterArmées du Soutien.
Tra i principi fondamentali alla ba- verso la razionalizzazione e la sem- (2) In francese EMSD – Etats-Majors de
se della loro creazione ricordiamo plificazione delle modalità di fun- Soutien Défense.
il criterio geografico di responsa- zionamento delle varie catene. Tut- (3) Le 51 Basi di Difesa sul territorio
bilità a scapito del criterio funzio- tavia, l’Esercito e le Forze Armate nazionale sono completate da cinque
nale. Le prime Lezioni Apprese in- francesi, coinvolte in una delle più Basi di Difesa nei Dipartimenti d’oltre-
dicano che la zona di responsabili- grandi ristrutturazioni mai vissute mare – Comunità d’oltremare (Antille,
tà deve essere sufficientemente va- dal Ministero della Difesa, hanno Guyana, Réunion-Mayotte, Nuova Ca-
sta per concentrare un significati- insistito sulla necessità di una certa ledonia e Polinesia francese) e quattro
vo numero di formazioni e otti- stabilità nei processi di sostegno e all’estero (Gibuti, Emirati Arabi Uniti,
mizzare le economie derivanti dal di organizzazione, al fine di ottimiz- Gabon e Senegal).
pooling. zarne i meccanismi di funziona- (4) In francese OIAS – Organisation
Anche se i sistemi informativi e di mento. Interarmées du Soutien.
comunicazione digitalizzati accre- Con l’operazione «Serval» condotta (5) SILLAGE – Portale informatico uti-
scono i vantaggi del pooling, è essen- in Mali da gennaio 2013, la Francia lizzato per le richieste di erogazione di
ziale finalizzare l’attivazione di tutti ha dimostrato la propria capacità sostegno dalle formazioni/unità che in-
gli strumenti specifici (SILLAGE) di proiettare rapidamente una for- sistono nella Base di Difesa.
(5), FD@Ligne, ecc.) (6) al fine di za di 4 000 uomini in un Teatro ca- (6) FD@Ligne – software di gestione del-
semplificare le relazioni tra le unità ratterizzato da elevate distanze, e le spese di missione del personale della
supportate e le Basi di Difesa. esso stesso distante dal territorio Difesa.
72 Rivista Militare

L’IMPATTO
DEI SISTEMI SOCIALI
SULLE
OPERAZIONI MILITARI
I soldati chiamati a svolgere servizio nell’ambito delle missioni internazionali entrano in contatto con dei con-
testi sociali notevolmente differenti tra loro, che indubbiamente condizionano lo sviluppo della missione e
dunque il raggiungimento degli scopi che essa si prefigge.

I militari occidentali operano oggi al- cott Parsons lo definisce come «un si- sistema riguarda il sottosistema
l’interno di scenari multidimensiona- stema collegato di parti capace di au- politico;
li e in conformità ai principi strategici toregolazione, in cui ogni parte svol- • l’integrazione delle parti compo-
del comprehensive approach: da ciò ge una funzione necessaria alla ripro- nenti il sistema è svolta dai sotto-
consegue che, oltre agli aspetti pret- duzione dell’intero sistema». Nella sistemi giuridico e religioso;
tamente operativi, essi debbano pre- visione di Parsons, il sistema sociale • i sottosistemi della famiglia e
stare attenzione alle variabili locali è caratterizzato da ruoli dove ogni in- della scuola sono volti alla con-
afferenti allo sviluppo economico e dividuo, entrando in relazione con servazione dell’organizzazione
socio-culturale, al grado di stabilità gli altri, contribuisce alla riproduzio- del sistema.
del quadro politico, all’efficienza del ne del sistema stesso, articolato in La penetrazione nel sistema sociale
sistema giuridico, al radicamento e sottounità. Da ciò discende che ogni di riferimento, quello nel cui ambi-
all’influenza esercitata dalle compo- sistema sociale deve essere in grado to operano i militari in missione,
nenti religiose. Dovendo noi analiz- di svolgere per lo meno quattro fun- deve dunque tener conto delle dif-
zare l’impatto di un sistema sociale zioni, ciascuna delle quali è affidata ferenze che esistono nei diversi sot-
sulle operazioni militari e in partico- ad almeno un sottosistema. Schema- tosistemi all’interno dei quali si do-
lare sulla condotta delle missioni tizzando, possiamo dire che: vrà operare. Un sottosistema reli-
svolte dai nostri soldati nell’ambito • l’adattamento di un sistema socia- gioso, ad esempio, può presentare
di contingenti multinazionali, è ne- le all’ambiente è svolto dal sotto- diverse confessioni, ed un sottosi-
cessario chiarire cosa sia un sistema sistema economico; stema giuridico essere influenzato,
sociale. Il sociologo statunitense Tal- • la definizione degli obiettivi del ed a sua volta influenzare, gli altri
sottosistemi, come ad esempio av-
viene quando si conferisce valore
giuridico alle norme religiose della
sharia. Di qui, l’importanza di ben
conoscere le realtà nelle quali si è
chiamati ad agire perché lo scopo
delle missioni, in particolare di
quelle volte alla stabilizzazione, è
anche quello di contrastare e isolare
l’opposizione violenta al rinnova-
mento e di limitare la sua influenza
sui molti micro-gruppi componenti
lo strato sociale. Di seguito analizze-
remo le differenze, anche notevoli,
che presentano i sistemi nell’ambito
n. 1 - 2013 73

dei quali si svolgono le operazioni valori democratici, la legalità, trice delle forze del governo afgha-
militari. l’istruzione: sotto questo profilo, no, sostenute dalla coalizione inter-
malgrado le resistenze, i progressi nazionale. La ricostruzione ha infat-
sono stati apprezzabili. La comunità ti quale pre-requisito l’esistenza di
IL SISTEMA SOCIALE internazionale valuta inoltre positi- una governance credibile e di un ac-
AFGHANO vamente l’assunzione delle respon- cettabile grado di sicurezza, in mo-
sabilità, da parte del governo afgha- do da permettere, attraverso l’azio-
La missione in Afghanistan è carat- no, della componente sicurezza e ne delle agenzie internazionali, go-
terizzata dalla presenza di contin- difesa in alcune province: un pro- vernative, non governative e dei
genti multinazionali che operano cesso che per essere completato ri- Provincial Reconstruction Teams, risul-
nell’ambito di più sistemi sociali chiede però tempo e perseveranza. tati coerenti e duraturi, in grado di
che, pur avendo nella religione mu- Oggi, più di un decennio di influen- permeare, in ampiezza e profondità,
sulmana ed in gran parte delle tra- za occidentale in campo politico, l’intero sistema afghano. Ma, atteso
dizioni un comune denominatore, militare ed economico pare infatti che in questo sistema siano presenti
tendono ad essere auto-referenziali;
i differenti gruppi sociali presenti
tendono infatti a conservare al pro-
prio interno i vari sottosistemi che li
compongono, malgrado in genere
accettino d’interagire, sulla base di
reciproci interessi, con esponenti di
altri gruppi e con il governo centra-
le. Chiaramente, essendo presenti
molti elementi di differenziazione, il
sistema sociale afghano tende a pre-
servare se stesso, aspetto che certo
costituisce un problema per il go-
verno di Kabul, che attraverso le
istituzioni provinciali si sforza di
estendere il proprio controllo su di
un territorio chiamato a condivide-
re, quanto meno, difesa, giustizia ed
istruzione. Differenze di confessio-
ne religiosa, lingua, cultura, tradi-
zioni ed interessi tendono però a
creare confini di interazioni tra i va- aver solo parzialmente modificato gruppi con alto, medio o basso livello
ri sottosistemi ed a non permettere l’ambiente sociale afghano: solo il di permeabilità, quali fattori devono
una buona crescita sociale. Com- prossimo futuro potrà dirci se i mol- essere presi in considerazione per de-
prendere quali siano le distanze che ti sforzi compiuti consentiranno il finire il reale grado di permeabilità
intercorrono tra i differenti sottosi- concreto avvio di un processo di del sistema sociale afghano? Al ri-
stemi sociali – che per lo più sono crescita ed emancipazione o se la guardo, l’indice di permeabilità del
fondati su base etnica – è dunque società afghana deciderà di chiuder- gruppo sociale di riferimento differi-
essenziale per il regolare sviluppo si nuovamente in se stessa, come fe- sce in funzione di più variabili, tra le
delle operazioni. Tanto più ampi so- ce dopo la guerra contro le truppe quali citiamo il suo inserimento nelle
no questi confini tanto più l’impatto dell’Unione Sovietica (1979-1989). Il città o nelle aree rurali, la sua vici-
della missione risulterà frammenta- passaggio alla terza fase della mis- nanza ai confini nazionali, la sua lin-
to e limitato sia in ampiezza (nume- sione, ovvero quella della ricostru- gua, il gruppo politico di apparte-
ro dei microsistemi sociali sui quali zione – che segue quelle di «gestio- nenza, il grado d’integralismo reli-
si riesce ad impattare) che in pro- ne della crisi» e «stabilizzazione» – gioso maturato, il suo sistema giudi-
fondità (grado di penetrazione delle non si può, infatti, ancora conside- ziario e il tasso di corruzione.
comunicazioni). Per consolidare rare acquisita in quanto la vasta Un basso indice di permeabilità può
l’intervento in Afghanistan è dun- area di responsabilità afghana pre- significare che forti interventi non
que cruciale pervenire ad una visio- senta sistemi e sottosistemi sociali riescono a incidere in ampiezza e
ne condivisa degli aspetti fonda- diversificati, alcuni dei quali decisa- profondità sul sistema sociale, che, ri-
mentali, quali ad esempio l’etica, i mente refrattari all’azione pacifica- generandosi sempre con le medesime
74 Rivista Militare

caratteristiche, risulta autopoietico poco connessi tra loro ed aventi va- mana, sono storicamente presenti e
(dal greco auto ovvero «se stesso» e lori non pienamente condivisi: nel perpetuano modelli tradizional-
poiesis «creazione»). Un sistema si di- tempo i fattori aggreganti non si mente differenti da quello islamico.
ce autopoietico quando nei rapporti sono sufficientemente sviluppati La comunità cristiana della Siria
con l’esterno mantiene immutate le e quelli disgreganti hanno subito (meno del 10%), che recentemente
proprie caratteristiche interne. In Af- una crescita progressiva, tanto che ha subito ripetuti attacchi, negli an-
ghanistan micro-sistemi sociali, come la popolazione pare oggi non sentir- ni scorsi ha accolto numerosi Cri-
ad esempio quello del distretto del si più pienamente partecipe del cor- stiani in fuga dalle violenze del-
Gulistan, hanno alti livelli di autore- po sociale e politico della Nazione. l’Iraq e di altri Paesi arabi. La guida
ferenzialità dovuti a fattori ambienta- Un eventuale intervento internazio- del Paese è da decenni appannaggio
li, storici e culturali: una simile dina- nale in Siria dovrebbe dunque ten- di un gruppo sciita minoritario, gli
mica può essere riferita al distretto di dere a pacificare il territorio e a pro- Alawiti, che si professano seguaci di
Bala Morghab, nella provincia di muovere - unitamente alle organiz- Alì, cugino e genero del profeta
Badghis. L’esempio del Gulistan e di zazioni internazionali governative e Maometto: tale élite, alla quale si
Bala Morghab, microsistemi con alti non governative - il coinvolgimento collegano componenti cristiane e
indici di autopoiesi, risulta interes- delle componenti sociali siriane ver- sunnite legate all’establishment poli-
sante per la valutazione di quanto il so forme di collaborazione, recipro- tico-militare, ha quale leader l’attua-
sistema possa essere permeabile agli camente vantaggiose, tese a conferi- le Presidente siriano Bashar al-As-
stimoli esterni e soprattutto quanto re ordine e stabilità al Paese: un sad, succeduto nel 2000 al padre,
questi stimoli possono generare nel compito, ovviamente, non facile. La Hafiz al-Assad. La Siria è dunque
caratterizzata dalla presenza di Ala-
witi e Sunniti. Se nel mondo islami-
co i Sunniti e gli Sciiti sono da sem-
pre in lotta per mantenere la pro-
pria identità culturale e nel contem-
po esercitare la leadership, in Siria
l’egemonia alawita gode di un’im-
portante tutela, quella dell’Iran scii-
ta. Una minoranza oggi contestata e
combattuta – che in passato ha però
consentito al Paese di raggiungere
un certo grado di sviluppo e consi-
derazione internazionale – ha dun-
que governato a lungo una maggio-
ranza ad essa contraria, ponendo le
premesse del conflitto interno at-
tualmente in corso. La cosiddetta
primavera araba ha qui innescato la
sistema un cambiamento endogeno. società siriana, infatti, è caratteriz- deflagrazione che ha coinvolto un
Nelle due citate località alcuni micro- zata da distinzioni religiose, lingui- sistema già in precario equilibrio,
sistemi influenzano e bloccano i ten- stiche, etniche, territoriali, differenti stimolando movimenti di massa fi-
tativi di cambiamento e di passaggio valori e stili di vita e presenta un nalizzati al tentativo di far crollare il
a forme sistemiche più evolute: il «si- largo numero di comunità separate, sistema. A differenza degli altri Pae-
stema talebano», in particolare, non contraddistinte da lealtà e solidarie- si, le proteste sono qui sfociate in un
permette alcun cambiamento, non tà interne. I gruppi religiosi godono conflitto tra le parti, inizialmente ca-
consentendo l’evoluzione verso for- di ampia indipendenza, ma rispon- ratterizzato da intermittenti accele-
me di governo più democratiche e dono a dinamiche autoreferenziali e razioni, parzialmente frenate dall’in-
partecipative. sono caratterizzati dal sospetto ver- tervento della diplomazia interna-
so le altre confessioni. La religione zionale. La netta divisione del siste-
musulmana, propria alla maggio- ma sociale siriano rende evidente ai
IL SISTEMA SOCIALE SIRIANO ranza della popolazione, è preva- contendenti cosa potrebbe accadere
lentemente di confessione sunnita nel caso di una netta vittoria della
La società siriana è un intreccio di (74%), ma le comunità minoritarie controparte. Malgrado non tutti
religioni ed etnie, un mosaico di alawita e drusa (13%), che professa- prendano parte alla repressione, non
gruppi sociali di varia grandezza, no un credo di derivazione musul- vi è infatti Alawita che non si aspetti
n. 1 - 2013 75

di pagare un alto prezzo nell’even-


tualità che le forze governative del
Presidente Assad vengano sconfitte.
Anche gli appartenenti al gruppo re-
ligioso sunnita, siano essi combat-
tenti o non, hanno una percezione
drammatica del conflitto, perché,
qualora non riuscissero a rimuovere
l’apparato di potere, potrebbero su-
bire delle ritorsioni. Non vi è dubbio
che il gruppo religioso sunnita vo-
glia cogliere l’occasione per stabilire
la sua supremazia sul territorio si-
riano, mentre gli altri gruppi minori-
tari sono alla ricerca di una colloca-
zione che consenta loro di non esse-
re soverchiati, marginalizzati o ferenziali afghani, come quello Pa- parte delle Nazioni appartenenti al
espulsi dal territorio. I Cristiani, in shtun, Tajiko e, in minor misura Ha- Consiglio di Sicurezza dell’ONU,
particolare, sono oggetto di violenti zara, possono essere comparati con i previsione di un piano di aiuti eco-
attacchi settari. La dinamica del con- pur sempre forti sistemi religiosi dei nomici. Anche la storica, pregressa
flitto sta dunque entrando in una si- Sunniti e degli Alawiti. Tali sistemi conoscenza della peculiare realtà
tuazione di non ritorno perché gli possiedono i forti codici autoreferen- territoriale e dell’ambiente antropi-
appartenenti ai due principali siste- ziali che sono serviti, per secoli, a co da parte degli appartenenti ad
mi sociali (Sunniti e Alawiti) rispon- permettere la sopravvivenza di que- una Nazione partecipante, se utiliz-
dono a codici differenti e non sono sti gruppi etnico-religiosi, rendendo- zata con cautela e misura, potrebbe
riusciti a creare uno Stato pluralista: li poco permeabili al cambiamento. agevolare il contatto con i sistemi
come in Afghanistan, pur con le ne- Questo perché i sistemi stessi perce- sociali locali, giocando a favore del
cessarie distinzioni, un gruppo etni- piscono i cambiamenti come una mi- corretto svolgimento della missione
co ha legato la propria riscossa so- naccia alla propria esistenza. Una stessa. In caso di necessità risulte-
ciale alla presa del potere. missione militare di alto profilo, che rebbe dunque utile, ad esempio,
riscuotesse altresì un ampio consen- non disperdere l’esperienza matura-
so internazionale e fosse autorizzata ta dalla Francia in Siria e in Libano,
VICINO E MEDIO ORIENTE: dal Consiglio di Sicurezza delle Na- dall’Inghilterra nella Palestina, in
SISTEMI SOCIALI zioni Unite, potrebbe permettere un Egitto e in Iraq, dall’Italia in Libia.
E CAMBIAMENTO accoppiamento strutturale dei siste- Tale aspetto è opportuno sia tenuto
mi – il loro coinvolgimento, cioè, in in debita considerazione qualora
Una missione militare internazionale una struttura governativa condivisa per i governi del Vicino e Medio
nel Vicino o Medio Oriente dovrebbe – che sono oggi autoreferenziali. Gli Oriente la situazione assumesse tin-
tenere conto dei vari sistemi sociali e appartenenti ai vari gruppi dovreb- te realmente fosche e gli stessi, pres-
della loro capacità di trasformazione. bero essere indotti a percepire il sati dal crescente fondamentalismo
Resta chiaro che sistemi altamente cambiamento non come una minac- presente nel Sahel e condizionati da
referenziali come quello siriano ri- cia, ma come un’opportunità di svi- impreviste e violente derive, richie-
chiederebbero codici di intervento luppo e quale unica soluzione alla dessero anche ai Paesi occidentali
particolari, tali da non far percepire loro stessa sopravvivenza. Il profilo una qualche forma di assistenza mi-
ai sistemi stessi che la loro sopravvi- di una missione militare dovrebbe litare. Pur essendo una decisione
venza sia in pericolo. Riguardo la si- essere improntato a precisi criteri, soggetta a una valutazione politica,
tuazione siriana è opportuno sottoli- tali da rendere giocoforza accettabi- la presenza dell’Italia sarebbe peral-
neare come essa non sia speculare a le alle parti la composizione della tro auspicabile in quanto non solo i
quella afghana, in quanto sono di- crisi. Di seguito alcuni punti cardi- governi, ma le stesse popolazioni
versi lo scacchiere geopolitico e gli ne: composizione multinazionale arabe concordemente ritengono la
interessi della comunità araba e in- del contingente, presenza di truppe nostra Nazione, tra quelle occiden-
ternazionale: malgrado ciò vi sono appartenenti ai Paesi arabi, parteci- tali, quella maggiormente in gra -
anche consistenti analogie con le pazione di Paesi appartenenti a dif- do di comprendere la loro cultura,
problematiche etniche e quindi dei ferenti religioni/confessioni religio- tradizione e mentalità. Il grado di
micro-sistemi. I forti sistemi autore- se, pieno sostegno al contingente da accettazione dei militari italiani in
76 Rivista Militare

distribuzione di sementi, …) un si-


stema sociale chiuso ha permesso
l’apertura di un dialogo tra le parti.
Un dialogo intervallato da ripetuti
scontri, ma altresì sorretto da un
certo grado di partecipazione, tra i
militari italiani della coalizione e le
locali popolazioni afghane, di codici
condivisi, quali il rispetto culturale,
l’onore, il coraggio, l’orgoglio di ap-
partenenza. Grazie ai molti sforzi
effettuati, ed alle preziose azioni del
nostro Provincial Reconstruction Te-
am e dei sociologi della Riserva Se-
lezionata, anche i gruppi sociali pre-
cedentemente definiti a media e
bassa permeabilità hanno comincia-
to a sedimentare maggiormente gli
interventi. Un sistema sociale sog-
getto ad una repentina evoluzione,
Libano è, al riguardo, indicativo. I e religiosi che formano la popola- percepita positivamente, matura
rischi rimarrebbero peraltro alti, co- zione libanese hanno però conser- elevate aspettative di generici mi-
me dimostra il caso dell’Iraq, dove vato un alto indice di autoreferen- glioramenti e di incremento della
la presenza dei militari italiani, ac- zialità, propri codici e notevoli ca- qualità di vita.
cettati e persino apprezzati dalle pacità di influenzare i sistemi con i Il concetto di aspettativa risulta
componenti sociali sciita, sunnita e quali sono oggi chiamati a convi- dunque essere particolarmente im-
curda, non ha potuto scongiurare vere pacificamente. Per meglio portante ai fini della credibilità e
un alto tributo in termini di caduti. spiegarci ci aiuteremo con due della riuscita della missione: tanto
Fanatici e terroristi di Al Qaeda esempi. Il primo afferisce a Libano più l’aspettativa sarà alta, tanto
tendono infatti, sovente mediante e Palestina, dove gli Hezbollah di- maggiore sarà però l’impatto nega-
l’infiltrazione di elementi esterni spongono di un esercito e di una ca- tivo sul sistema sociale nel caso di
alla realtà sociale del territorio, a pillare organizzazione sociale, tali mancato raggiungimento della sod-
delegittimare con la violenza gli da permette all’intero sistema un al- disfazione delle necessità della po-
interventi militari promossi dalla to indice di autoreferenzialità; il se- polazione. Un ritardo nel soddisfa-
comunità internazionale. condo è l’esempio del Kosovo dove cimento delle esigenze del sistema
i serbi esercitano ogni sforzo per re- sociale, si noti, fornirebbe inoltre
sistere al cambiamento imposto, che elementi di propaganda alle forze di
CONCLUSIONI essi percepiscono come una minac- opposizione e alla guerriglia. La
cia alla loro identità culturale, reli- corretta analisi del sistema sociale
L’impatto tra i sistemi sociali e le giosa ed alla loro stessa sopravvi- presente nell’area di operazioni è
missioni militari internazionali po- venza. Un ottimo esempio, per un elemento fondamentale per il re-
trebbe condurre all’evoluzione dei quanto riguarda l’impatto positivo golare sviluppo e la buona riuscita
sistemi sociali stessi, mediante una sul sistema di riferimento, è l’attivi- dell’operazione militare. È impor-
decisa, ma corretta azione tesa ad tà dei militari italiani nella proble- tante che la presenza e l’operato dei
affrancarli dal principio dell’auto- matica area afghana settentrionale soldati inviati in missione siano po-
referenzialità. Questa positiva vi- di Bala Morghab, dove si trova un sitivamente «metabolizzati» dal si-
sione non è però scontata. Paesi sistema sociale molto chiuso e con- stema sociale perché, in caso contra-
quali il Libano, che hanno subito dizionato dalla forte presenza tale- rio, si avrebbero controproducenti
lunghi anni di guerra civile, sono bana: un sistema autoreferenziale, fenomeni di rigetto.
riusciti a godere di periodi di rela- dunque, che pretende di condizio-
tiva calma grazie ad interventi pa- nare fortemente un altro sistema. Colonnello f. (par.)
cificatori esterni, condotti median- Qui, sin dagli anni scorsi, una deter- Riccardo Caimmi
te missioni internazionali o lo spie- renza militare abbinata alla capacità
gamento di unità militari di nazio- d’indirizzare gradualmente al cam- Maggiore ammcom
ni confinanti: i vari sistemi sociali biamento (mediante aiuti sanitari, Alvaro Fontanella
n. 1 - 2013 77

LA PROTEZIONE
DELLE INFRASTRUTTURE
CRITICHE
APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE PER LA VALUTAZIONE
DEL RISCHIO SICUREZZA ANTISABOTAGGIO/ANTITERRORISMO

L’entrata in vigore del D. Lgs. 61 dell’11 aprile 2011 come recepimento in Italia della Direttiva Europea
2008/114/CE riguardante la Protezione delle Infrastrutture Critiche Europee ha aperto il dibattito sulla corretta me-
todologia per la redazione (e la successiva gestione) del Piano Sicurezza dell’Operatore come elemento fondamen-
tale del Security Management. Il testo del citato decreto prevede all’art. 12 l’obbligo di tale piano a cura del sogget-
to responsabile dell’infrastruttura e nell’appendice «B» ne definisce le linee guida, basate su una metodologia di
Risk Analysis. Senza limitarsi al campo di applicazione definito dal citato decreto (le «ICE» - Infrastrutture Criti-
che Europee), bensì considerando le «infrastrutture critiche» in generale, viene qui presentato un approccio multi-
disciplinare per un’esaustiva valutazione del rischio sicurezza (focalizzato ad aspetti antisabotaggio/antiterrori-
smo) e per un’efficace stesura del Piano di Sicurezza. Tale approccio considera diverse discipline cooperanti: l’ana-
lisi del rischio (secondo la norma internazionale ISO 31000:2009), l’analisi di scenario (basata essenzialmente su
informazioni di intelligence, per un’attenta definizione delle minacce presenti nel contesto di interesse per l’infra-
struttura), il «Technology Scouting & Design» (per una scelta ottimizzata delle piattaforme tecnologiche e per la re-
lativa progettazione di sistema) ed il «Security System Design» (per un’efficace integrazione del «fattore umano»
nella catena di Comando & Controllo). La metodologia realizza pertanto una combinazione sinergica ed interdi-
pendente dei tre elementi fondamentali (uomo, tecnologie, procedure) nel complesso sistema di protezione del-
l’infrastruttura critica da rischi derivanti da atti di sabotaggio e terrorismo, ponendosi come efficace e dinamico
strumento di Security Governance. Peraltro, l’argomento ha trovato specifico interesse nella relazione annuale tra-
smessa alle Presidenze delle Camere il 25 gennaio u.s. dal Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubbli-
ca (COPASIR).

PERCHÉ UN «PROTOCOLLO»? tuzionali (Forze dell’Ordine, Forze pertanto chiaro che l’argomento del-
Armate, strutture di intelligence, la «protezione antisabotaggio/anti-
La necessità di provvedere a un’ana- ecc.), ciascuno dei quali provvede terrorismo» costituisce una parte
lisi esaustiva della Sicurezza Fisica operativamente in modo autonomo fondamentale di tale piano, sul qua-
di una Infrastruttura Critica (1) ren- e secondo le proprie peculiarità or- le concorrono elementi di valutazio-
de opportuno il ricorso a uno stru- ganizzative e di attribuzione. ne sino ad oggi di esclusiva compe-
mento efficace di «valutazione gui- Il D. Lgs. 61 dell’11 aprile 2011 (che tenza dei soggetti istituzionali pre-
data a 360°», ovvero secondo un ap- recepisce in Italia la Direttiva Euro- posti (secondo le vigenti disposizio-
proccio di tipo all hazard. pea 2008/114/CE riguardante la ni legislative).
Ad oggi in Italia non esiste uno stru- Protezione delle Infrastrutture Criti- Si è ritenuto pertanto utile predi-
mento standardizzato e condiviso che Europee) (2) ha introdotto l’ob- sporre uno specifico strumento di
per un’analisi dei rischi di sicurezza bligo per il gestore dell’Infrastruttu- Risk Analysis (3), da rendere fruibile
AS/AT (antisabotaggio/antiterrori- ra Critica (soggetto di carattere pub- al Security Manager dell’Infrastruttu-
smo). Ciò è principalmente dovuto blico o privato) di redazione del ra Critica in cooperazione con gli
al fatto che tale «tematica», afferente «Piano Sicurezza dell’Operatore» Enti istituzionali competenti.
al settore della Sicurezza Nazionale, (con riferimento all’art. 12 e all’ap- Tale strumento considera diversi set-
è di competenza di diversi Enti isti- pendice «B» del decreto). Appare tori disciplinari (analisi del rischio,
78 Rivista Militare

analisi di scenario, definizione tec-


nologica, security management) e si Attività di Valutazione dei Rischi Sicurezza AS/AT
rende pertanto necessario un ap-
proccio «di team», ove possano con-
correre sinergicamente le diverse
competenze professionali.
Per la definizione del «protocollo»
è stata svolta altresì un’approfon-
dita analisi di quanto esistente in
materia in ambito internazionale
(in particolare presso le competenti
strutture delle Nazioni Unite e
presso organismi di Paesi dell’area
NATO), individuando ed elabo-
rando elementi applicabili efficace-
mente al nostro contesto nazionale.

IL GRUPPO DI VALUTAZIONE

Le attività di valutazione (condotte


secondo il protocollo qui illustrato)
richiedono la costituzione di un «te-
am multidisciplinare», coordinato
dal Responsabile del Gruppo di Va-
lutazione (a sua volta designato dal-
l’Operatore dell’Infrastruttura Criti-
ca e in possesso delle necessarie
prerogative di professionalità e di
Fig. 1
indipendenza di giudizio).
Il Responsabile del Gruppo di Valu-
tazione può avvalersi, in relazione al- della struttura di sicurezza ivi ope- delle risorse a rischio;
la complessità dell’Infrastruttura Cri- rante. Pertanto i singoli componenti • individuazione dei fattori di ri-
tica oggetto di valutazione, di uno o devono essere provvisti di apposito schio e delle relative vulnerabilità;
più specialisti in qualità di compo- Nulla Osta di Segretezza per le in- • determinazione delle probabilità
nenti del Gruppo di Valutazione stes- formazioni Classificate. di accadimento dell’evento ostile
so (esperti di tecnologie e di Security e della relativa frequenza;
Management) che possano contribuire • previsione degli effetti che un
in modo efficace ed esauriente al- LA VALUTAZIONE DEI RISCHI evento ostile potrebbe provocare
l’analisi dei rischi. all’Infrastruttura Critica;
Il Responsabile del Gruppo di Valu- Il Gruppo di Valutazione provvede • studio delle possibili strategie di-
tazione si interfaccia con il Funziona- all’acquisizione e all’elaborazione fensive e degli eventuali impatti
rio alla Sicurezza dell’Infrastruttura dei dati necessari all’Operatore del- sull’operatività dell’Infrastruttura
Critica (a sua volta «punto di contat- l’Infrastruttura Critica per l’adozio- Critica;
to» con gli organismi competenti se- ne delle decisioni finalizzate ad • valutazione del rapporto costi/be-
condo quanto previsto dall’art. 12 un’efficace «messa in sicurezza» dei nefici nella strategia di protezione
comma 1 del D. Lgs. 61/2011). propri assets. AS/AT applicabile al contesto.
Le informazioni riguardanti l’analisi Quest’attività, ad elevato livello di Tale processo operativo viene at-
dei rischi devono essere gestite se- specializzazione, necessita di sei tuato attraverso la metodologia il-
condo l’art. 12 del citato decreto e passaggi operativi che consentono lustrata in figura 1, che prevede
l’intero Gruppo di Valutazione, in l’elaborazione di un’adeguata anali- un’attività di valutazione iniziale,
qualità di «prestatore d’opera» nei si e valutazione dei rischi: un’analisi di scenario della minac-
confronti dell’Operatore responsa- • comprensione dell’organizzazione cia (supportata da un’accurata atti-
bile dell’Infrastruttura, deve essere operante all’interno dell’Infra- vità di Intelligence Analysis) e la
considerato come parte integrante struttura Critica e determinazione definitiva implementazione delle
n. 1 - 2013 79

Fig. 2 duttivi (secondo l’impostazione di


Valutazione dell’impatto dell’evento ostile una comune «norma»): scopo e
campo di applicazione, ruoli e re-
sponsabilità, definizioni, riferimenti
normativi e legislativi.
Nei successivi tre capitoli (quinto,
sesto e settimo) viene condotta la
cosiddetta «analisi di scenario».
Il quinto capitolo riguarda le attività
di acquisizione e analisi delle infor-
mazioni generali del sito interessato
(destinazione, georeferenziazione e
morfologia dell’area).
Il sesto capitolo tratta le informa-
zioni di dettaglio: planimetrie, in-
formazioni di carattere politico/so-
ciologico riguardanti la popolazio-
ne circostante, principali eventi ri-
scontrati nell’area circostante o su
siti similari in altre aree, tipologia
delle attività operate nel sito, tipo-
logia e consistenza del personale
Fig. 3 operante nel sito, eventuali infor-
Valutazione della probabilità dell’evento ostile mative per minacce e/o eventi do-
losi riguardanti il sito. Questa se-
zione del Protollo di Valutazione è
particolarmente delicata, in quanto
costituisce la cosidetta «analisi di
intelligence» da condursi sulla base
delle informazioni raccolte dagli
organismi istituzionali preposti
(con eventuale «classifica di segre-
tezza»), che deve consentire un’at-
tenta ed esauriente valutazione del-
la minaccia.
Nel settimo capitolo vengono illu-
strate le modalità di conduzione
del sopralluogo al sito da parte del
Gruppo di Valutazione, e vengono
forniti i criteri di valutazione dei
vari elementi: accesso, sorveglian-
za, protezione delle aree interne,
protezione delle informazioni sen-
necessarie azioni di mitigazione e fornisce i necessari elementi per la sibili, protezione del personale, si-
contrasto sui punti di vulnerabilità sua implementazione. stema di gestione della sicurezza.
rilevata. Successive attività di verifica e di Gli elementi raccolti consentono
Viene parallelamente analizzato un riesame da parte del Gruppo di Va- un’accurata valutazione della vul-
eventuale piano di attività per la lutazione assicurano l’efficacia di nerabilità del sito (valutazione
«gestione della crisi», da attuarsi nel tutte le azioni introdotte dall’Opera- qualitativa).
caso di una escalation degli eventi tore dell’Infrastruttura Critica, al fi- Nell’ottavo capitolo viene illustrata
indesiderati (Crisis Management ne di garantirne i più elevati stan- la metodologia per la cosiddetta
Plan) e che ha lo scopo di garantire dards di protezione fisica. «analisi dei rischi», con una valuta-
adeguati livelli di Business & Opera- Il «Protocollo di Valutazione» è un do- zione quantitativa di impatto (4) e
tions Continuity. Ove tale piano sia cumento strutturato in dieci capitoli. probabilità (5) per il singolo evento
mancante, il Gruppo di Valutazione I primi quattro capitoli sono intro- ostile.
80 Rivista Militare

Fig. 4
Matrice dei Rischi

La valutazione dell’impatto avviene Per ciascun «Livello di Rischio» è Crisis Management, da adottarsi da
secondo la scala di valutazione ripor- stabilita la necessità di intervento di parte dell’Operatore in caso di
tata in dettaglio in figura 2: trascurabi- mitigazione, secondo quanto ripor- evento ostile verso l’Infrastruttura
le, minore, moderato, severo, critico. tato in figura 5. Critica, che deve prevedere un pia-
La valutazione della probabilità av- Tale intervento può comportare no di deleghe e di livelli autorizzati-
viene invece secondo la scala di va- opzioni: vi (al fine di garantire una certa
lutazione riportata in dettaglio in fi- • organizzative (con riferimento al operatività dell’Infrastruttura), un
gura 3: improbabile, moderatamente personale impiegato nel sito); Contingency Plan (per le operazioni
probabile, probabile, molto probabi- • operative (con riferimento alle di emergenza) e un Piano di Comu-
le, certo/imminente. procedure adottate nel sito); nicazione (verso l’interno e l’esterno
Infine, il «Livello di Rischio» è defi- • tecnologiche (con riferimento ai di- dell’Infrastruttura).
nito dalla Matrice dei Rischi (figura spositivi tecnologici adottati nel sito). Infine, il decimo capitolo definisce le
4), secondo la seguente classificazio- Nel nono capitolo vengono forniti modalità di esposizione dei risultati
ne: accettabile, medio, inaccettabile. gli elementi di valutazione per il della valutazione all’Operatore re-
sponsabile dell’Infrastruttura Critica
Livello di rischio Fig. 5 da parte del Gruppo di Valutazione,
con la formulazione delle eventuali
raccomandazioni di intervento. In
particolare, il Responsabile del Grup-
po di Valutazione concorda con
l’Operatore dell’Infrastruttura un
piano di intervento per l’implemen-
tazione delle azioni definite (descri-
zione, tempistica e il responsabile per
le singole attività) e per la loro verifi-
ca periodica.
n. 1 - 2013 81

CONCLUSIONI

La metodologia introdotta attra-


verso tale «Protocollo di Valuta-
zione», sviluppata alla luce del
citato D. Lgs. 61/2011 relativo al-
le Infrastrutture Critiche Europee
(ma di fatto applicabile a qual-
siasi Infrastruttura Critica), con-
sente di realizzare una combina-
zione sinergica dei tre elementi
fondamentali (uomo, tecnologie,
procedure) nel complesso siste-
ma di protezione da rischi deri-
vanti da atti di sabotaggio e ter-
rorismo, ponendosi come efficace
e dinamico strumento di Security
Governance.

Tenente Colonnello f.
Vincenzo Iavarone

NOTE

(1) Si definisce «Infrastruttura Critica»


un’infrastruttura, ubicata in uno Stato
membro dell’Unione Europea, essenzia-
le per il mantenimento delle funzioni
vitali della società, della salute, della si-
curezza e del benessere economico e so-
ciale della popolazione e il cui danneg-
giamento o la cui distruzione avrebbe
un impatto significativo in quello Stato, Roma, Palazzo Chigi, sede del Governo. United Nations, «Security Risk Manage-
a causa dell’impossibilità di mantenere ment», Learning Module, Ed. 2009.
tali funzioni. United Nations, «Minimum Operating
(2) Si definisce «Infrastruttura Critica RIFERIMENTI NORMATIVI Security Standards» , July, 2004.
Europea» (ICE) un’infrastruttura criti- E BIBLIOGRAFIA United Nations, «Guidelines for Securi-
ca ubicata negli Stati membri del- ty in the Field», Ed. 2008.
l’Unione Europea il cui danneggia- Direttiva 2008/114/EC «Identificazione United Nations, «Field Security Hand-
mento o la cui distruzione avrebbe un e designazione delle Infrastrutture Criti- book», Ed. 2006.
significativo impatto su almeno due che Europee e valutazione della necessi- US Department for Homeland Security,
Stati membri. tà di elevarne il grado di protezione». «Risk Assessment Methodology», Report
(3) Per la «Risk Analysis» si fa riferimen- D. Lgs. 61/2011 «Recepimento per l’Ita- for Congress, February, 2007.
to alla norma internazionale ISO lia della Direttiva 2008/114/EC». US Department for Homeland Security,
31000:2009. Legge 155/2005 «Misure urgenti per il «Personnel Security Guidelines», Ed.
(4) Si definisce «impatto» il livello di pre- contrasto del terrorismo internazionale». 2004.
giudizio sull’operatività dell’Infrastruttu- ISO 31000:2009 «Risk Management», UK Centre for the Protection of Natio-
ra Critica e sul contesto sociale/ambien- Principles and Guidelines. nal Infrastructure, «Risk Assessment for
tale/patrimoniale/economico ad essa ri- ISO 31010:2009 «Risk Management», Personnel Security», 3rd edition.
feribile a seguito del verificarsi di un Risk Assessment Techniques.
evento ostile. ISO/IEC Guide 73:2002 «Risk Manage-
(5) Si definisce «probabilità» il livello del- ment», Vocabulary. Hanno partecipato all’elaborazione
del Protocollo l’Ing. Claudio Todaro
la possibilità di accadimento di un evento United Nations, «Guidelines for Securi- e il Generale D. (ris.) Raimondo Carìa.
ostile. ty Risk Management», June, 2004.
82 Rivista Militare

LA BATTAGLIA
Scriveva il Delcroix: «I Granatieri, due
reggimenti, una Brigata sola, la vecchia
Guardia, tutti alti e possenti, sembrava-

DELL’ASSIETTA
no una legione di giganti; truppe da
quadrato, da schierarsi come una mura-
glia nella difesa ad oltranza ... riserva
eroica pronta a rovesciarsi nella mischia
come un torrente di giovinezza...».
Il «percorso storico» dei Granatieri è
QUANDO IL VALORE DI POCHI «lastricato» da numerosi impegni sia
sui campi di battaglia che nel servi-
ANNULLÒ LA FORZA DI TANTI zio d’onore e nel campo del sociale,
al punto tale che Vittorio Emanuele I,
nel «Real Viglietto» del 20 gennaio
«Sarebbe certo un bello studio rifare la storia del nostro Alpinismo Milita- 1816, accompagnava la sua determi-
re, incominciando dalle prime audaci ascensioni delle Legioni di Roma, fi- nazione di estendere qualifica, gra-
no a prospettare il sorprendente schieramento sulle vette alpine di tutti gli do e distinzione di Granatieri a tutti
Italiani accorsi pur dal Lilibeo per sostenere i figli della montagna nella i componenti del reggimento delle
difesa della impervia e gelida frontiera. «Guardie» con le parole «ha costante-
Tale lavoro è peso sproporzionato alle mie spalle, onde mi limito a qual- mente giustificato la grazia sovrana,
che linea della storia generale notando una delle tappe di quella lenta evo- mostrandosi, tanto in tempo di guerra
luzione per cui le “mal vietate Alpi”, già considerate quale barriera sfon- come nelle epoche di pace, fedele al-
data, per rinsavimento degli Italiani passarono ad esercitare la loro fun- l’Onore delle Armi e osservatore della
zione provvidenziale di efficace scudo della Nazione. militare disciplina». Onore militare e
E l’occasione me l’offre l’invito ad illustrare quella memorabile azione di ferrea disciplina intimamente sentiti
guerra alpina che meritò alla Rossa Guardia il fregio di quei candidi ala- come imperativo morale da osser-
mari che la onorano e la spronano a distinguersi». varsi fino al cosciente sacrificio della
propria vita ed estrinsecatisi nel co-
(Alamari e Penne d’aquila, di Don Dionigi Puricelli, mandamento di non cedere, di resi-
«La Vecchia Guardia», 1921). stere, di tenere il proprio posto. Ca-
ratteristiche queste sempre vive, ma
esaltate in alcuni episodi, coinciden-
ti con i momenti più significativi
della storia italiana, quali pietre mi-
liari nella formazione dell’Onore
delle Armi italiane: la battaglia di
Goito (1848), il combattimento sul
Monte Cengio (1916), la battaglia del
Piave (1918), la difesa di Roma
(1943) e, prima fra tutte, la battaglia
dell’Assietta (1747), ove venne san-
cito che i Granatieri «in faccia al ne-
mico non porgono mai le spalle». In
memoria del valore dimostrato in
quella circostanza, a guerra finita,
Carlo Emanuele III, Re di Sardegna,
ordinò che sulle giubbe del Reggi-
mento delle «Guardie» venissero ap-
plicati i bianchi alamari, che erano il
segno caratteristico dell’abbottona-
tura delle truppe spagnole.

Una ricostruzione storica della battaglia


dell’Assietta.
n. 1 - 2013 83

CENNI STORICI gere, con le precedenti rinunzie, il Contro l’Austria volsero le Armate
riconoscimento di una Costituzione russe, francesi, spagnole e prussia-
Forse pochi, a meno che non siano eccezionale da parte delle Potenze, ne. Alleati del suddetto Stato, furo-
Granatieri, hanno sentito parlare la cosiddetta «Prammatica Sanzio- no gli inglesi e i piemontesi.
dell’Assietta, di questa montagna ne» per abrogare la «legge salica». Le cause del conflitto furono molte-
che sorge nell’alto Piemonte quasi Questa legge, che escludeva le don- plici: la Francia fu spinta da inte-
sui confini della Francia, ma per gli ne dalla successione, aveva sino ad ressi economici, dalla velleità di un
appartenenti al Corpo e per le genti allora dominato nella monarchia primato europeo e dal desiderio di
del pinerolese questo è un nome che asburgica, e non solo in essa, ma allargare i propri confini; la giova-
ricorda la brillante vittoria conse- l’Imperatore, trovandosi senza eredi ne Prussia di Federico II intese ini-
guita il 19 luglio 1747 dai soldati maschi, l’aveva abrogata destinan- ziare quella serie di azioni che nel
piemontesi, allora alleati con gli au- do a succedergli sia negli Stati au- giro di un secolo l’avrebbero porta-
striaci, contro i francesi. striaci, sia nell’Impero, la figlia Ma- ta da piccolo Regno a centro pro-
La storia politica della prima metà pulsore degli Stati germanici e a
del diciottesimo secolo fu caratteriz- prima potenza europea; la Spagna
zata dalla guerre di successione. fu indotta a tentare di riacquistare,
L’estinzione degli Asburgo di Spa- almeno in Italia, l’egemonia al fine
gna (1700) e di quelli d’Austria di rifarsi di quelle perdite subite
(1740) nonché il conflitto per l’ele- nelle passate ma pur recenti guer-
zione del Re di Polonia (1733) pro- re; l’Inghilterra, pronta ad appog-
vocarono ben tre guerre che, con al- giare con la sua forza navale e le
terne vicende, assicurarono infine sue ricchezze l’Austria, puntò ad
l’equilibrio del sistema politico nel- acquisire egemonia nel Continente.
l’Europa centro-occidentale. Per ultimo il novello Regno di Sar-
I trattati di Utrecht (1713) e di Ra- degna. «Fra i parteggianti per l’Au-
stadt (1714), che chiusero la prima stria stava il Re di Sardegna, Carlo
guerra, riconobbero Filippo V di Emanuele III, il quale nel suo fervore
Borbone come Re di Spagna, ma la di alleato attivo non trascurava di pen-
Nazione ebbe i suoi domini ridotti sare a un qualche possibile indennizzo
perché dovette cedere il Belgio e i per i suoi sacrifici, e siccome assai gli
possedimenti italiani all’Austria e la importava di ottenere una diretta co-
Sicilia al Piemonte. Un tentativo da municazione col mare, nel 1743 si fece
essa fatto, attraverso il suo Ministro cedere da Maria Teresa il marchesato
Cardinale Alberini, per modificare del Finale, tra il Monferrato e la rivie-
quei trattati, non portò che un cam- Q. Cenni, il Conte G.B. Bricherasio, vincitore ra Ligure di ponente.
biamento di territorio per cui Vitto- della battaglia dell’Assietta. Ma quel feudo era già stato venduto
rio Amedeo II di Savoia cedette la nel 1713 dal padre di quella Imperatri-
Sicilia alla Spagna, acquisendo in ce alla Repubblica di Genova per un
cambio la Sardegna e il titolo di Re ria Teresa, andata in sposa a France- milione e duecentomila piastre e il con-
di Sardegna. sco Stefano Duca di Lorena. Questo tratto era stato confermato in solenni
La questione polacca fu risolta con matrimonio aveva rinverdito nel- trattati nel 1718 e nel 1723, onde Ge-
il trattato di Vienna (1738) ed ebbe l’Imperatore la speranza di rafforza- nova non volle saperne di rinunciare al
come conseguenza il completamen- re la sua casa con l’innesto lorenese, suo buon diritto, e quando il Re l’attac-
to dell’unità francese attraverso l’in- mentre il riconoscimento della cò si difese, mentre Carlo Emanuele re-
globamento nel territorio nazionale «Prammatica Sanzione» poteva as- clamava altamente contro i genovesi
della Lorena, l’insediamento della sicurare la pacifica successione della che osavano difendersi. Per lui non tro-
monarchia borbonica a Napoli, la figlia e del genero al trono imperia- viamo oggi altra scusa che quella pre-
successione dei Lorenesi ai Medici le. Con questa speranza, l’Imperato- paratagli dal Principe Eugenio di Sa-
in Toscana, il concentramento dei re morì illudendosi che, firmato il voia il quale, giudicando la condotta
domini austriaci nell’Italia setten- trattato, le Potenze fossero disposte dei Duchi di Baviera e di Lorena e dei
trionale. ad osservarlo. Ma i firmatari non Principi di Savoia, soleva dire che la
La pace di Vienna segnava indub- osservarono quanto concordato e geografia impediva loro di essere galan-
biamente un regresso dell’Austria, nel 1740 ebbe inizio nell’Europa tuomini» (Alamari e Penne d’aquila,
ma l’Imperatore Carlo VI l’aveva centro-occidentale un’estenuante di Don Dionigi Puricelli, «La Vec-
accettata perché sperava di raggiun- guerra durata circa nove anni. chia Guardia», 1921).
84 Rivista Militare

Il conflitto ebbe inizio con l’invasio- PAOLO NAVARINA DI SAN SEBASTIANO


ne della Slesia da parte della Prus-
sia, ma andò poi sviluppandosi, con Paolo Navarina di San Sebastiano era figlio
del Conte Navarina di San Sebastiano e di
alterne vicende, in altri Teatri Anna Teresa Canalis di Cumiano la quale,
d’Operazioni tra i quali il Piemonte. nata nel 1685 e rimasta vedova nel 1730 era
Il Guerrini (storico dei Granatieri), stata nominata Marchesa di Spigno e spo-
sata morganaticamente da Vittorio Ame-
con un paradosso che non giustifi- deo II, il Duca di Savoia che dal 1718 era
ca, ma che ha una ragion di essere divenuto il primo Re di Sardegna, sessan-
in quanto l’azione di questa guerra taquattrenne e da due anni vedovo di An-
na Maria Orleans, nipote di Luigi XIV, il Re
durata nove anni (1740-1748) si Sole, dalla quale aveva avuto sei figli, cui si
svolse su tanti fronti con avanza- erano aggiunti i due figli naturali che ave-
menti e retrocessioni improvvisi, va avuto da Giovanna d’Albret, Contessa
di Caglia di Verruà.
con vittorie e sconfitte alterne, la de- Al momento delle nuove nozze il Re ave-
finisce «la guerra delle gambe». va abdicato a favore del figlio Carlo Ema-
L’assedio di Cuneo, le battaglie del- nuele III ritirandosi a Chambery, ma l’an-
no dopo, convinto che il figlio non fosse
l’Olmo e di Bassignana, l’insurrezio- all’altezza del compito, stabilitosi a Mon-
ne di Genova (col famoso episodio calieri aveva chiesto la revoca dell’abdica-
di Balilla), furono gli avvenimenti di zione, alla quale però Carlo Emanuele
s’era opposto facendo arrestare il padre
rilievo in Piemonte tra il 1743 e il che l’anno dopo (1732) moriva, e relegan-
1746. Nel successivo aprile del 1747 do la Marchesa di Spigno, ritenuta corresponsabile del tentativo del vecchio
gli austriaci, con un Corpo di venti- Re di riprendersi il trono, nel monastero di Santa Chiara di Pinerolo.
Potrebbe essere stato già Vittorio Amedeo ad avviare il figlio di costei nella car-
mila uomini, posero sotto assedio riera di Ufficiale dei Granatieri; certo è però che Paolo Navarina di San Seba-
Genova. I Franco-Ispani si propose- stiano fin da principio s’era dimostrato un soldato di particolari meriti e gran-
ro di battere definitivamente Carlo de valore (il 2 maggio 1746 aveva partecipato con estremo coraggio all’assalto
notturno delle ridotte di Valenza, riportando un encomio), e aveva svolto, fino
Emanuele III di Savoia e i suoi allea- ai fatti dell’Assietta, una brillante carriera.
ti e di liberare Genova assediata, In tale battaglia, comunque, se pur già Tenente Colonnello, il Navarina ebbe «im-
lanciando un’offensiva con un’Ar- piego» di Maggiore, come lo stesso Guerrini attesta, e così infatti sarebbe stato qua-
lificato nel Regio Viglietto, che con altri quattro Ufficiali di minor grado (Caldera,
mata di oltre 150 battaglioni di fan- Passati, Balbis e Gattinara), l’avrebbe segnalato per essersi particolarmente distinto.
teria, 75 squadroni di cavalleria e Nella famosa battaglia, il battaglione comandato dal Navarina di San Sebastiano era
due Brigate d’artiglieria. Il comando assestato sulla Testa dell’Assietta e contro questa mossero le due Colonne comanda-
te rispettivamente dai Generali D’Arnault e D’Andelot. Il combattimento si svolse
di queste forze fu affidato a due Ge- subito con tanto impeto e valore da ambedue le parti, che «rien de plus brillant que la
nerali: il Maresciallo di Francia Car- valeur des ennemis a cette attaque» e «les compagnies des granadiers de Gardes et de Gasai
lo Luigi Augusto, Duca di Bellisle e ... faisaient des merveilles», riferisce il Munitoli. Senonché una terza Colonna francese
condotta dal Villemur, arrivata a poca distanza dal Gran Serin, minacciava di aprir-
il Marchese spagnolo Las Minas, i si da questa parte la strada, ed allora il Generale Alciati disse al di San Sebastiano di
quali avrebbero dovuto concordare accorrervi non appena fosse riuscito a sganciarsi dal nemico; ma poiché questo non
un unico piano d’operazione. Cia- rallentò la furia degli assalti, il San Sebastiano non potette muoversi.
Intanto il Villemur, respinto due volte faticosamente dai difensori del Gran Serin, si
scuno dei due Comandanti ne aveva preparava a un terzo e più vigoroso assalto, e allora il Comandante in capo Conte
però uno proprio, il Bellisle intende- Cascherano di Bricherasio inviò al Conte di San Sebastiano espresso ordine di
va invadere il Piemonte dalle Alpi, sgomberare la Testa dell’Assietta e correre di rincalzo dei difensori del Gran Serin.
Hanno rilevato gli storici che se pure l’obbedire a tale ordine avrebbe sollevato il di
minacciare Torino e attirare al nord San Sebastiano da ogni responsabilità personale, egli preferì assumersi di propria
anche le forze austriache che asse- iniziativa una responsabilità grandissima a non eseguirlo, persuaso com’era che sa-
diavano Genova; il Minas si propo- rebbe stato inutile chiudere al nemico la porta del Gran Serin se gli si fosse lasciata
aperta quella della Testa dell’Assietta. È, però, anche vero che a giustificare la sua
neva di liberare Genova attaccando disobbedienza all’ordine superiore abilmente mandò a dire al supremo Comandan-
dalla riviera per poi proseguire, at- te che egli stesso quell’ordine non l’avrebbe impartito se avesse potuto sapere e va-
traversando l’Appennino, e minac- lutare le condizioni in cui in quel momento lì sulla Testa dell’Assietta ci si trovava.
Va tuttavia altresì notato che la sua disobbedienza all’ordine e la responsabilità con-
ciare la Lombardia austriaca. seguentemente assunta egli non la tenne per sé, che anzi proclamò a gran voce,
Prevalse il piano spagnolo e le opera- avanti ai suoi Granatieri, che «in faccia al nemico non possiamo volgere le spalle», e i
zioni ebbero inizio ai primi di giugno suoi Granatieri, racconta il Dabormida, risposero con grida di gioia.
Quattro ore dopo la Testa dell’Assietta fu assalita dai francesi con disperato impeto,
con l’occupazione di Nizza, ma la e fu l’ora della vittoria di Paolo Navarina di San Sebastiano e dei Granatieri che egli
progressione lungo la riviera non fu comandava. Anche Bricherasio riuscì da parte sua a fermare per la terza volta l’as-
affatto rapida e le perdite furono rile- salto del Villemur e fu così completa e definitiva quella che gli storici avrebbero poi
definita la «memoranda vittoria delle Armi piemontesi».
vanti perché le forze piemontesi, Benché «il merito della vittoria venisse attribuito per intero dalla pubblica voce in Francia
sfruttando abilmente il terreno, riu- come in Piemonte» al Navarina (così il Dabormida), all’eroico difensore della Testa
scirono a rallentare e fermare tempo- dell’Assietta, oltre alla detta segnalazione sul Regio Viglietto, fu concessa, a ricom-
pensa, solo una Croce dell’Ordine di San Maurizio e una pensione.
raneamente l’offensiva avversaria
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nonostante l’inferiorità numerica. “assiette”, “piatto”. Qui dal Colle delle l’Assietta e a circa 500 metri da que-
Davanti a questo smacco venne deci- Finestre dove il vento fresco spinge a sta sorge un’altura quasi uguale per
so di mettere in esecuzione il piano duemiladuecento metri dal baratro az- altezza alla Testa stessa. Quest’altu-
francese: una consistente aliquota zurrino della Val di Susa come fumi ra si collega con la montagna di Cè-
delle forze fu trasferita dalla riviera grigi le nebbie a folate, essa appare dav- rogne che va a morire in fondo alla
alle valli della Durance e dell’Ubaye vero il formidabile baluardo che Carlo Val Chisone presso Pourrieres, tra le
per invadere il Piemonte dalle Alpi. Emanuele III, stratega sagace, ancor nel cime dell’Assietta e quest’altura, la
Si trattava di un Corpo d’Armata di dubbio intorno alle direttive dell’attacco cui cresta è larga e quasi pianeg-
50 battaglioni di fanteria, 15 squadro- avversario, in meno di venti giorni face- giante e interrotta solo da un picco-
ni di cavalleria, alcune batterie d’arti- va dal Conte di Bricherasio e dal Capita- lo poggio. A sud dell’Altopiano il
glieria, al comando del Cavaliere Ar- no Vedani, del Corpo degli Ingegneri fianco della montagna si rialza leg-
mando di Bellisle, fratello minore del militari, frettolosamente, ma, come poi germente per ricadere poi con roc-
Comandante in capo francese. si vide, sufficientemente munire». cia e formare un valloncello che si
Il cambiamento di rotta nella strate- Infatti, Carlo Emanuele III già dal estende da nord-est a sud-ovest ed è
gia franco-ispana non passò inosser- 14 giugno, aveva fatto elaborare un quasi sbarrato da uno sperone de-
vato a Torino dove Carlo Emanuele piano che prevedeva la realizzazio- presso che scende dalla Testa del-
III s’affrettò a potenziare le difese ne di una difesa integrata tra i forti l’Assietta.
dei valichi alpini e ad inviare 12 bat- di Exilles e di Fenestrelle - posti a Due valloncelli che hanno la testata
taglioni al comando del Generale sbarramento delle valli Ripa e Chi- uno a sud della prima altura, l’altro
Osasco della Rocca in aiuto agli au- sone - con il colle dell’Assietta. ad est dell’Altopiano dell’Assietta,
striaci impegnati nell’assedio di Ge- Questo colle costituiva la chiave di proprio ove questo prende nome di
nova, e dall’altra a cercare di ferma- volta della difesa in quanto vi passa- Colle e dove passa la mulattiera di
re la discesa dell’Esercito nemico va la strada di collegamento più bre- Exilles, si estendono uno a est, l’al-
sulla via del Monginevro. ve tra i due forti e consentiva di agi- tro a sud per riunirsi a sud di un’al-
Del primo contingente faceva parte re dall’alto sul forte di Exilles. In tut- tra altura, formando il vallone del-
il I battaglione del reggimento delle ta fretta fu ordinato al Corpo Inge- l’Assietta che corre da nord-ovest a
«Guardie», che il 21 maggio sosten- gneri di realizzarvi un campo trince- sud-est e che come fianchi ha le
ne un violento scontro con il nemico rato, i cui lavori iniziarono il 29 giu- pendici del Gran Serin e del Gran
a Madonna della Misericordia, un gno. Furono costruite due ridotte, al- Pelà da una parte e quelle della
convento presso Rivarolo. Dell’altro la Testa dell’Assietta e al Gran Serin, montagna di Cérogne dall’altra. In
contingente, il II battaglione del le principali posizioni di particolare questo vallone confluisce quello dei
suddetto reggimento, al comando valore tattico, con opere accessorie Morti. Salendo dal vallone dell’As-
del Tenente Colonnello Conte Paolo quali muretti a secco, terrapieni e sietta al Gran Serin si trovano diffi-
Navarina di San Sebastiano, rinfor- qualche tratto di trinceramento. coltà iniziali che scompaiono per ce-
zato dalla compagnia di Granatieri der il posto a un pendio agevole e
del reggimento «Casale», che fu di- dolce mentre le difficoltà per chi vo-
slocato sul punto più importante e INQUADRAMENTO GEOGRAFICO lesse salirvi dal Vallone dei Morti
pericoloso delle posizioni difensive, sarebbero sempre gravi e impossibi-
il rilievo dell’Assietta sulle Alpi Co- La linea principale di displuvio del le l’arrivo al Gran Serin se il colle
zie, tra il Chisone e il Dora Riparia. contrafforte, lungo la quale si esten- che sovrasta il detto vallone fosse
de l’Altopiano propriamente detto, occupato anche da scarse truppe
si svolge tra le due punte anzidette ostili. Il versante settentrionale della
LA BATTAGLIA DELL’ASSIETTA secondo un arco la cui convessità è linea di displuvio, nel tratto corri-
a nord ed è formata tra la Testa del- spondente all’Altopiano, è assai
Scrive Marziano Bernardi («Piemon- l’Assietta e l’Altopiano di essa da scosceso e coperto di «boscaglie».
te eroico» – Torino 1940, pagg. 120- una crestina, mentre tra il Gran Se- L’Altopiano forma a nord un salien-
121-122): «La Sieta, rozza traduzione di rin e l’Altopiano stesso la dorsale è te dal quale si stacca uno sperone ri-
un nome francese che probabilmente de- più vasta ed è attraversata da una pido che volgendo a nord-ovest
riva dalla configurazione, in quel punto leggera scanalatura che è detta Pia- crea un vallone con la testa dell’As-
pianeggiante e concavo, del massiccio no di Grammi. La cima del Gran Se- sietta. Un gruppo di rovine di casu-
montuoso che all’altezza di quasi due- rin è più alta della testa dell’Assiet- pole poste nel vallone prende il no-
milacinquecento metri si erge dal Se- ta ma è superata a sua volta dal me di Riobacon. Difficile e quasi
strières alla punta del Gran Serin, divi- Gran Pelà. Tra questa e il Grand Se- inaccessibile l’Altopiano dal fianco
dendo le due testate delle valli della Do- rin vi è un colle detto Vallone dei meridionale, facilissimo da raggiun-
ra Riparia e del Chisone: Assietta, cioè Morti. A sud-ovest della testa del- gere dal fianco orientale che ha
86 Rivista Militare

Generale Villemur, con la parte resi-


dua del contingente, si stanziò a Cer-
vieres. Il 16 luglio Bellisle si portò a
Cesana e il giorno dopo arrivò a Sali-
ce d’Ulzio. Il 18 luglio le forze di Belli-
sle si diressero verso Costapiana, ai
piedi dell’Assietta. Negli stessi giorni
anche D’Arnault giunse a Costapiana
passando per Ulzio, mentre Villemur
vi arrivò passando per Sestriere e Pra-
gelato. Fra il 18 e il 19 luglio, le truppe
passarono per Col Belgier e Col Lau-
son e si radunarono innanzi ai pie-
montesi, nella zona della battaglia.
La mattina del 19 luglio le vedette
piemontesi diedero l’allarme.
L’attacco francese si articolò su 3 di-
rettrici: De Mailly, con 9 battaglioni,
costeggiò il versante Dora. Al cen-
tro D’Arnault e D’Andelot con 6
Battaglioni e 14 compagnie di Gra-
infatti il colle per cui passa la mu- Balboutet, il «Sicilia» alle Vallette e a natieri, infine sul versante Chisone
lattiera Val Chisone-Val di Dora. Fattiere e infine il «Montfort», schie- il Tenente Generale Villemur con al-
rato sul Colle delle Finestre. tri 14 battaglioni. Fu proprio que-
Sul monte Assietta era dislocato il st’ultimo il primo a muovere le sue
FORZE CONTRAPPOSTE battaglione svizzero «Meyer» a cui, truppe verso il Gran Serin. Gli au-
il 16 luglio, si aggiunsero 4 batta- stro-piemontesi disposero le truppe
Le forze francesi, complessivamente glioni austriaci del Conte di Collo- a sostenere ed a rintuzzare l’urto
25 000 uomini, erano composte da redo: il «Traun», il «Forgatsch», dei francesi che salivano verso gli
35 battaglioni, 16 compagnie di Gra- l’«Hatgenbach» e il« Colloredo». apprestamenti difensivi. La Colon-
natieri (anche l’Esercito francese In complesso le forze Sabaude am- na di centro (d’Arnault) e quella di
aveva costituito nel 1667, vista l’effi- montavano a 7 500 uomini. sinistra (De Mailly) prima di giun-
cienza in battaglia della specialità, Importante sottolineare anche l’uti- gere alla portata della fucileria s’ar-
delle compagnie di Granatieri, come lizzo di 500 Valdesi che assolsero al- restarono un pochino per dare tem-
del resto avevano fatto la maggior la duplice funzione di avvistare le po a quella di destra (Villemur), di
parte degli Eserciti europei), 5 squa- truppe nemiche e di intraprendere giungere al Gran Serin. Le truppe
droni di cavalleria e 9 pezzi di arti- nei loro confronti azioni di disturbo. rimasero ferme e ad osservarsi fino
glieria, con una retroguardia di 15 Al comando del II battaglione alle ore 16.30. L’attesa fu spasmodi-
battaglioni, il tutto coadiuvato da «Guardie» vi era il Conte Paolo Na- ca. I francesi avevano intanto posto
un accurato supporto logistico. varina di San Sebastiano. Sul colle in batteria sette bocche da fuoco in
Ad opporsi a questa imponente forza dell’Assietta, oltre al citato Collore- cima all’altura e aprirono il fuoco
d’urto, composta dai migliori reggi- do, vi erano anche il Maggior Gene- contro la testa dell’Assietta senza
menti di Francia, quali il «Botirbo- rale Francesco Alciati e il Conte che i piemontesi potessero rispon-
nuais», il «Condé», l’«Artois», il «Ro- Martinengo di Barco. dervi, né fu conveniente per essi
vai» e altri ancora, erano schierati, uscire all’attacco ed esporsi senza
sulla ridotta dell’Assietta: il II batta- probabilità di riuscita, fuori dei
glione «Guardie» ed il battaglione LA BATTAGLIA trinceramenti.
provinciale di «Casale», comandato Il Bellisle, ritenendo che il Villemur
dal Tenente Colonnello Giuseppe Ma- Il 14 luglio 1747 le forze francesi co- fosse arrivato al Gran Serin e già in
rio di Priocca, il I e il II «Kalbermat- minciarono a convergere sull’Assiet- condizioni di agire, diede il segnale
ten» e il «Boy». I battaglioni svizzeri, ta. Per primo D’Arnault con al segui- dell’attacco.
organicamente inquadrati nell’Arma- to una parte delle forze francesi, che La Colonna Mailly, sdoppiata per
ta del Re di Sardegna, si trovavano conquistò facilmente Cesana, mentre l’attacco, si portò avanti con la mag-
sul Gran Serin. In posizione più arre- il grosso delle truppe, con Bellisle, si giore rapidità possibile, contro i
trata vi erano il «Savoia», di stanza a accampò alle Vachette e il Tenente trinceramenti del Piano dell’Assietta
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difesi dal battaglione «Meyer». nette e spesso con le mani si accani- testa con due fucilate: e rimase mor-
Quando i francesi furono a tiro, un vano a cercare di divellere i muri, i to sul campo [ l’Ellena, nome di bat-
fuoco infernale li accolse anche per- piemontesi, esaurite le munizioni, taglia «La Chiusa», nato nel 1719 a
chè il battaglione austriaco «For- saltarono sui muri stessi e, con tutti Chiusa Plesso (CN), arruolatosi ini-
gatsch» si era spostato a dar man i mezzi e le forze in loro possesso, zialmente nel reggimento provincia-
forte al «Meyer» mentre il «Traun», s’opponevano agli avversari facen- le di «Nizza» nel 1740, viene trasfe-
che occupava il rientrante del fianco done la maggior strage possibile. rito l’anno successivo nel reggimen-
occidentale dell’Altopiano, concorse Il Conte di San Sebastiano si ergeva to «Guardie» dove rimane sino alla
alla difesa dirigendo il fuoco sul su tutti come un titano meraviglian- morte, avvenuta nella Cittadella mi-
fianco e alle spalle degli assalitori. do tutti, avversari e amici, che mai litare di Torino il 2 dicembre 1794,
I francesi stanchi e spossati dalla ri- l’avevano visto e forse l’avrebbero trascorrendo ben 53 anni nell’Unità.
pidità della salita e meravigliati dal- creduto capace di tante cose. La famiglia, come consuetudine del-
l’intensità del fuoco stavano disper- Il Bellisle, che si era fermato presso l’epoca, lo segue in tutti i suoi spo-
dendosi in cerca di qualche riparo una batteria a osservare l’azione, «si stamenti, e a conferma dei meriti e
quando i loro Ufficiali incomincia- compiacque a contemplare una lotta co- del rispetto acquisiti dal personag-
rono a esporsi in prima fila esortan- sì ammirevole per costanza e coraggio, e gio con l’episodio dell’Assietta, go-
do e dando esempio di stoico san- de e usufruisce di privilegi quali
gue freddo. Ma tutto sembrava inu- l’arruolamento di tutti i figli, uomi-
tile perché il fuoco degli austro-sar- Ricostruzione grafica di Q. Cenni. Il mo- ni e donne, nelle file del reggimento
di era stato micidiale e le truppe del mento in cui il San Sebastiano, ricevuto per «Guardie», e, cosa difficilissima per
la terza volta l’ordine di ritirarsi, esclama:
Mailly dovettero togliersi in disor- «in faccia al nemico non possiamo volgere l’epoca, il conseguimento, da parte
dine dalla portata di tiro onde ri- le spalle». di un figlio, Steffano Francesco, del
prendere fiato e riordinare le file; un rango di Ufficiale nel grado di Luo-
vantaggio tuttavia lo ebbero perché gotenente. L’Adami o Adam (Giò
riuscirono a «sloggiare» i difensori Domenico Adam) nasce a Cervere,
di Riobacon che dovettero ritirarsi e sempre in provincia di Cuneo] lo se-
unirsi, percorrendo a metà costa il guirono subito anche il d’Arnault e
versante settentrionale dell’Altopia- altri Ufficiali.
no, alle truppe che si trovavano a Ciononostante i francesi continuaro-
difesa dell’Alpe Arguel. Intanto i no l’azione incuranti delle perdite
francesi del d’Arnault pure divisi in mentre la Colonna Villemur, giunta
due Colonne, attaccarono con vigo- finalmente a contatto dei difensori
re straordinario la testa dell’Assiet- del Gran Serin, iniziava l’attacco. Se
ta. Servendosi di tutti gli anfratti del questo fosse riuscito avrebbe taglia-
terreno, queste truppe, con alla testa to fuori i difensori della Testa del-
il loro Capo, arrivarono al coperto a l’Assietta e probabilmente risolto
brevissima distanza dalle opere mu- tutto il combattimento in favore del-
nite e si precipitarono contro di esse la Francia.
sperando di evitare così un gran nu- Per l’importanza del Gran Serin,
mero di perdite. Non si poteva non l’Alciati (visto che i francesi al piano
ammirare l’audacia di questi soldati provò un senso d’invidia a starsene lon- dell’Assietta potevano essere conte-
che, nonostante il fuoco micidiale tano osservatore. Senso intollerabile in nuti dal San Sebastiano e dal rinfor-
che li accolse, continuavano ad un cuore amante l’azione e l’eroismo». zo di alcune compagnie svizzere e
avanzare con incredibile ardore, fin- Infatti si mosse e, presa una bandie- austriache nel frattempo venute a
ché non giunsero, come di slancio, ra, si gettò innanzi piantandola su dar man forte) abbandonò il luogo
ai piedi della tenaglia fortificata cer- una breccia del trinceramento e gri- dove combatteva per correre dal Bri-
cando di scardinarne e sconquassar- dando: «La voilà sur la terre du roi». cherasio con il reggimento «Casale».
ne i muri della difesa. La storia ci dice come gli Ufficiali Fu in questa circostanza che scrisse
Qui incominciò una lotta epica e piemontesi, ammirati per tanto va- il biglietto al San Sebastiano racco-
singolare. lore, pregassero e scongiurassero mandandogli, se ne vedeva la ne-
Comandava il settore dei difensori più volte quell’eroe di togliersi da cessità, di pensare «à ménager sa re-
il Generale Alciati, coadiuvato su- quel posto troppo pericoloso per un traite». Veramente il testo del Prioc-
perlativamente dal San Sebastiano e Generale. Ma un colpo di baionetta ca parla di «ne penser qu’à ménager sa
dal Brigadiere Conte di Martinengo. lo ferì al braccio e le Guardie Adami retraite» il che potrebbe interpretarsi
Mentre i francesi con picconi, baio- ed Ellena lo colsero nel petto e nella come un ordine; ma si può supporre
88 Rivista Militare

stanche e senza munizioni; inoltre


era presumibile che i francesi riten-
tassero l’attacco il giorno dopo:
c’era l’altra Colonna (la sinistra
d’Escars) che non s’era ancora vista
sul luogo di battaglia. D’altronde al-
cuni Granatieri che erano piombati
alle spalle dei nemici in ritirata ave-
vano dovuto assalirli all’arma bian-
ca e contentarsi di riportare quale
preda alcune bandiere.
Si raccolsero morti e feriti; alcuni Uffi-
ciali francesi colpiti erano stati abban-
donati dai loro per l’impossibilità di
trasportarli senza farli soffrire troppo.
Il cadavere del Bellisle, quello del
d’Arnault e di altri Ufficiali furono ri-
conosciuti anche per le carte e per al-
tri oggetti che avevano addosso.
La Brigata di riserva, giunta a Salber-
trand nella sera del 19, vi accolse le
truppe del Marchese di Mailly, alle
quali si erano unite quelle del povero
d’Arnault, e nella sera del 20 si andò
ad accampare con esso a Oulx. Il Vil-
lemur prese il comando come il mag-
giore e più anziano di grado e diede
quello della retroguardia al Mailly,
riordinò le schiere come si dovesse
sostenere un attacco - evidentemente
i francesi questo attacco, che avrebbe
dovuto sfruttare a fondo una vittoria
così limpida, pensavano dovesse co-
munque avvenire.
Il 20 mattina i piemontesi raccolsero
intorno e vicino ai fortilizi e sul
campo i morti e i feriti così numero-
si che il suolo ne sembrava coperto.
che il San Sebastiano conoscesse La morte del Cavaliere di Bellisle. Anche il Mailly impiegò tutta la
l’Alciati e le sue abitudini in modo notte e tutta la mattina seguente a
da saper distinguere «ordine» da sgomberare a Salice d’Ulzio l’ospe-
«suggerimento» e come «suggeri- trasformarsi in rotta completa. Le dale da campo per trasportare i feri-
mento» l’abbia presa. truppe francesi, stanche delle fati- ti più leggeri a Briançon.
Il rumore dalla lotta iniziata al Gran che e dei rovesci subiti, esauste dal- «La Francia, - scrive il Bernardi - è in
Serin indusse il Bricherasio a richia- la fame e dal pensiero dei tanti mor- lutto. La Francia piange. Per le dorate
mare il maggior numero di truppe ti, feriti e prigionieri, non sarebbero sale di Versailles, e nella Galleria degli
da quella parte, mentre il San Seba- state più capaci di alcuna reazione. specchi, le simboliche Vittorie di Le
stiano continuava vittoriosamente a Se il Conte di Bricherasio avesse Brun si velano il volto, trafitte dal dolo-
resistere sul Piano dell’Assietta. Co- tentato di inseguirle anche con un re; lacrime da castello a castello di Bor-
sì, nonostante i tre successivi attac- esiguo numero, probabilmente gogna e di Provenza; lacrime nei casola-
chi, anche il Villemur fu costretto a avrebbe tagliato loro la ritirata e ri della Normandia ventosa e dalla dura
ritirarsi percorrendo una zona espo- avrebbe ottenuto la loro resa. Alvernia fitta di foreste». Sembra reto-
sta per lungo tratto alle reazioni e ai Ma egli non pensò a farlo e le ragio- rica ma invece fu realtà quando nel-
colpi dei piemontesi. Era quasi not- ni sono, se non plausibili, almeno la Nazione d’oltralpe si seppe dei
te e una ritirata del genere poteva giuste: intanto le sue truppe erano fatti dell’Assietta. A Torino, invece,
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Carlo Emanuele III il 22 luglio indi- verso le cinque del mattino; quanti- ta di 24 ore, la battaglia non avrebbe
rizzò al suo popolo un messaggio fica, infine, le perdite tra morti e fe- mutato aspetto e l’esito sarebbe sta-
invitandolo a un «rendimento delle riti in 4 625 uomini e 400 Ufficiali. to lo stesso se non peggiore per i
ben dovute grazie al Signor Iddio per Anche l’Anvers fa notare che il Re di francesi.
aver li soldati piemontesi respinto valo- Sardegna fu informato dei movi- Dalla parte austro-piemontese, il
rosamente per quattro volte li nemici, menti francesi verso il Delfinato per rapporto austriaco del Generale
che in numero molto superiore erano ve- cui potè sottrarre i battaglioni dal- Conte di Colloredo fu sobrio e parco
nuti ad attaccare con grande impeto li l’assedio di Genova e avviarli in di particolari sugli eventi ma in com-
nostri trinceramenti del colle di La Sieta tempo sulle Alpi, osservando poi penso non risparmiò lodi sul com-
al di sopra di Exilles, con aver li medesi- che i movimenti furono troppo lenti portamento dei soldati sia suoi che
mi perso sei stendardi, lo stesso Genera- e che bisognava anticipare i piemon- piemontesi durante tutto lo svolgersi
le che li comandava, molti Ufficiali di tesi sui luoghi stessi in cui avvenne dell’azione. Scrive: «Devo lodare la
primo grado e da cinque a seimila uomi- la battaglia; afferma infine che lo bravura e la pertinacia straordinaria di
ni tra morti e feriti e prigionieri». spionaggio francese non funzionò, cui diedero prova senza eccezione tutte le
se è vero che il Bellisle credeva di truppe piemontesi e le nostre. Un enco-
aver contro di sé molti più battaglio- mio speciale spetta al battaglione “For-
CONSIDERAZIONI ni di quanti in realtà fossero. gatsch” e al Tenente Colonnello Drasko-
L’Anvers, in particolare, evidenzia vits di esso, il quale, dopo che il nemico
La battaglia dell’Assietta ha un in- che l’errore fondamentale consistet- era stato respinto dalla nostra parte, si
dubbio valore storico che esorbita te nel dirigere l’attacco ai trincera- gettò con venti uomini nella ridotta pie-
dai fini immediati che essa raggiun- menti solo su tre obiettivi con tre te- montese, dove i Granatieri del regiments
se. Per prima cosa spense nei franco- ste di Colonna, contro le quali i di- des Guardes avevano esaurito le muni-
ispani ogni velleità di riconquista fensori, malgrado il loro esiguo nu- zioni e ricacciavano i francesi a colpi di
italiana ed ogni voglia di «condurre mero, poterono opporre, riunendo- pietra e di baionetta, aiutandoli fino alla
ancora per le lunghe» la guerra. Al- le, forze sufficienti per schiantarle. fine a respingere gli assalti».
l’Assietta i francesi si coprirono di Di contro, se dette punte fossero sta- In Piemonte la relazione ufficiale
gloria ma furono sconfitti e i pie- te non tre ma più numerose, i pie- venne tracciata dal conte Priocca
montesi s’imposero all’ammirazione montesi sarebbero stati costretti a per incarico del Comandante Gene-
dell’Europa non solo perchè vinsero, distribuire le loro forze su un peri- rale Bricherasio.
ma perché si batterono ancor meglio metro assai più vasto, indebolendo- Questa relazione ebbe due redazio-
dei loro avversari contrastando pri- si così da consentire ai francesi di ni di cui la prima accenna al bigliet-
ma il passo, attaccando poi decisa- sfondare almeno in un punto. È del to inviato dall’Alciati al San Seba-
mente, fino a ottenere l’impensabile. parere, infine, che il Bellisle avrebbe stiano perché pensasse «à ménager sa
Il De Mailly in una lunga relazione dovuto rimandare di 24 ore l’attacco retraite» e l’altra, evidentemente
critica il modo di comportarsi fran- per poter piazzare in batteria canno- epurata di comune accordo tra gli
cese enumerando gli errori del Belli- ni da 4 che, meglio di quelli di mon- Ufficiali vincitori, in cui tutto viene
sle i quali consistettero, secondo lui, tagna, avrebbero permesso di aprire evitato per non sminuire la bellezza
soprattutto, nell’aver portato le una breccia sia nella tenaglia sia nel della vittoria e non toccare la suscet-
truppe di fronte ai trinceramenti alle parapetto del Piano dell’Assietta. tibilità di qualcuno.
10.00 di mattino per poi attaccare al- Comunque l’ora dell’attacco fu sba- Questa pertanto è da considerarsi il
le 16.30, la qual cosa permise agli gliata perché tardiva. A suo parere vero documento a cui dovevano at-
austro-sardi di prendere tutte le mi- sarebbe stato meglio attaccare verso tingere gli storici che a distanza di
sure e fare i dovuti spostamenti per mezzogiorno, per via sempre del ri- tempo vollero ricostruire con ogget-
rinforzare con truppe i punti che pa- tardo di Villemur, ed attendere il tività la vicenda dell’Assietta.
revano più deboli; annota che la Co- giorno appresso. Il rimandare di 24 Purtroppo ciò non avvenne perché
lonna Bellisle avrebbe dovuto fare ore l’attacco, comunque, avrebbe l’amore del pettegolezzo, che talvol-
solo una dimostrazione d’attacco giovato anche ai piemontesi in ta s’impadronisce anche di storici
per attirare forze nemiche e impe- quanto avrebbe permesso ad altre seri, fece sì che venisse preferita una
gnarle, per dar modo così di «sfon- forze che erano in cammino di arri- relazione trovata nelle «Memoriès»
dare» altrove alle Colonne De Mailly vare. Nel giorno stesso e in tempo del Conte di Malines, che sparse no-
e Villemur; osserva che nella notte si utile per combattere era infatti arri- tizie inventate sul comportamento
sarebbe dovuto disturbare con pic- vato il Reggimento «Chiablese» e al- del Bricherasio verso il San Seba-
chetti l’azione di fortificazione dei tri si trovavano a mezza giornata di stiano e sulla ingratitudine del Re
piemontesi, tenendo gli stessi in sta- strada. A conti fatti sembra pertanto verso il valoroso figlio della Mar-
to d’allarme per attaccarli poi subito logico pensare che, anche se ritarda- chesa di Spigno.
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il secondo (il Vedani) come ideatore


di fortilizi d’occasione, l’altro come
stratega della guerra di montagna.
I francesi attaccarono nel classico mo-
do di tutte le battaglie d’allora, cioè
frontalmente con tutte le schiere a di-
sposizione. Il Bricherasio rispose loro
con la dislocazione di truppe distri-
buite dietro trinceramenti di modo
che l’eventuale possibile abbandono
d’una posizione non implicasse ne-
cessariamente quello di tutte le altre,
quindi il crollo di ogni resistenza.
In ogni caso, prescindendo da con-
siderazioni che, a quasi 266 anni di
distanza da quell’epica battaglia, ri-
sultano fin troppo facili, rimane
soltanto il valore dei due schiera-
menti in campo. Le forze francesi
per aver combattuto strenuamente
nonostante le perdite, fra le quali,
lo ricordo, vi è da includere, nel
corso della battaglia, il Cavaliere di
La ricostruzione più rispondente Il Principe di Piemonte Umberto di Savoia, Bellisle, Comandante delle truppe
appare quella del Generale Dabor- futuro Umberto II Re d’Italia, sul Colle del- d’oltralpe, e l’eroica resistenza del-
l’Assietta in occasione di una commemora-
mida, (l’eroe della battaglia di zione della battaglia. l’Esercito austro-piemontese, che
Adua, 1° marzo 1896) che, primo tra nonostante la schiacciante superio-
tutti, ha ambientato gli avvenimenti rità numerica delle forze nemiche
in una cornice storica ben suggesti- combatté fieramente senza cedere
va e ha, per primo, affrontato la cile averne sia per la vicinanza dei un solo palmo di terreno ai furiosi
questione strategico-tattica della forti di Exilles e Fenestrelle, sia an- assalti che subì. Particolarmente, il
battaglia dell’Assietta nella sua pre- che per la non grande lontananza II battaglione «Guardie», asserra-
parazione, evoluzione e nei possibi- da Torino, ove c’era l’arsenale; si gliato alla Testa dell’Assietta, og-
li insegnamenti utili da dedurre. meraviglia che all’Assietta mancas- getto più degli altri di attacchi in-
Così, stupisce che il Dabormida af- sero magazzini viveri; trova che il calzanti, seppe reagire, con le armi
fermi: «I francesi credevano i piemon- Comando fu un po’ troppo inattivo prima, con furiosi corpo a corpo
tesi ancor meno numerosi di quello che prima della battaglia e che mancò poi, a una forza d’urto fra le mi-
erano di fatto e, ignorando l’estensione poi assolutamente a ogni tentativo gliori dell’epoca, scrivendo una
da essi data ai trinceramenti, si lusin- d’inseguimento e quindi di sfrutta- delle più belle pagine della gloriosa
gavano che il marchese di Villemur mento a fondo della vittoria. storia dei «Granatieri di Sardegna»,
avesse da riuscire al loro tergo», quan- eredi del Reggimento delle «Guar-
do invece erano semplicemente di die», il primo reparto permanente
opinione contraria. CONCLUSIONI d’Europa (1659), composto esclusi-
Giustissima invece l’osservazione vamente da professionisti. Da que-
che riguarda le perdite francesi: «quel- Scrive Gustavo Reisoli: «La battaglia sto reggimento traggono origine i
le che toccarono sono senza dubbio fra le dell’Assietta è una pietra miliare nella valori di onore, lealtà e coraggio
più rilevanti che ricordi la storia, poiché storia del Piemonte e quindi in quella che, oggi come ieri, ispirano l’ope-
superarono i due quinti delle forze da essi d’Italia e fu l’ultimo episodio di valore rato dei militari della nostra Forza
impiegate e furono ventisei volte maggio- nella guerra di Successione austriaca». Armata, impegnati in diverse aree
ri delle perdite incontrate dal difensore». Pietra miliare per la strategia usata e regioni del mondo e in Patria, con
Il Dabomida critica anche la condot- da parte del Bricherasio e del Veda- la professionalità e l’efficienza di
ta dei piemontesi nella preparazio- ni (per non dire da parte di Carlo sempre.
ne e nella sistemazione delle difese; Emanuele III, che aveva scelto per-
li biasima per la mancanza assoluta sonalmente il passo adatto a impe- Generale di Brigata (ris.)
di artiglieria là ove era piuttosto fa- dire l’invasione del suo Piemonte), Ernesto Bonelli
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UOMINI D’ARME DEL


MEZZOGIORNO D’ITALIA
Dal Regno delle Due Sicilie alle quattro giornate di Napoli, un excursus storico per scoprire in chiave esegetica
le radici e le peculiarità dell’universo militare nel meridione d’Italia.

Forse la storia del nostro Risorgimen-


to è stata inquinata in origine da trop-
pe passioni, per effetto di preminenti
necessità politiche, persino falsata, al
fine di darne un indirizzo che solleci-
tasse il rafforzamento dei sentimenti
unitari e formasse una vera coscienza
nazionale negli strati profondi del po-
polo. Tutto questo è avvenuto di pro-
posito maggiormente nel Mezzogior-
no d’Italia, dove l’istituto monarchico
secolare aveva profonde radici nel-
l’anima passionale delle popolazioni:
alle quali per altro, per la loro igno-
ranza e perché avulse da ogni educa-
zione politica, la lontana dinastia Sa-
bauda restava estranea e vuota del
prestigio patriottico e guerriero, noto
soltanto agli intellettuali che cospira-
vano per l’Unità della Patria. Gaeta assediata. d’Italia contro i francesi; i cavalieri
Dopo la marcia garibaldina, da Paler- napoletani, comandati dal Brigadie-
mo al Volturno, il nuovo governo re Ruitz, ricevettero lodi sia dagli al-
«piemontese» era stato notevolmente annotò che almeno 200 mila Italiani leati austriaci che dai nemici france-
avversato dalle popolazioni meridio- presero parte alle guerre napoleoni- si. Nella campagna di Russia la Bri-
nali che ritenevano di essere state in- che: «Partimmo napoletani e tornammo gata di cavalleria leggera napoleta-
gannate da una propaganda di blan- italiani». La partecipazione fu viva na, due squadroni del reggimento
dizie e anche qua e là combattuto con anche nella Guerra d’Indipendenza «Veliti a cavallo» e tre della «Guar-
la guerriglia, che passò sotto il conve- spagnola, con la Divisione Lechi. dia d’Onore», che era agli ordini del
niente e obbrobrioso titolo di «bri- Notevole il contributo fornito al Generale Florestano Pepe, aveva
gantaggio» e con un tentativo separa- contingente di 50 mila uomini che scortato l’Imperatore a Vilna duran-
tista a Palermo presto soffocato. prese parte con Gioacchino Murat te la ritirata napoleonica; in tale
Ma per ciò che riguarda la storia alla campagna di Russia, nella quale contesto il Generale Lucio Caraccio-
delle Istituzioni militari del «Regno acquistò maggior fama la «Cavalle- lo, Duca di Roccaromana, Coman-
delle Due Sicilie» forse la ricostru- ria Napoletana», già distintasi al co- dante dei Veliti a cavallo, rimase
zione bisogna cominciarla assai pri- mando del Generale Alessandro Fi- mutilo delle dita della mano sini-
ma e risalire almeno al periodo ri- langieri a Lodi e che Napoleone - stra. In tale campagna i reparti di
voluzionario francese e alle guerre che la ebbe contro - aveva sopran- fanteria napoletani vennero quasi
napoleoniche. nominato dei «diavoli bianchi». Da interamente sacrificati, emblemati-
Le regioni meridionali, volenti o no- ricordare la splendida prova data co fu l’atto di valore, di uno dei Co-
lenti, dettero un congruo contingente dalla Divisione di cavalleria napole- mandanti, il Generale Angelo
di truppe e alcuni capaci Generali tana, formata dai reggimenti «Re», D’Ambrosio, che da Danzica al fiu-
agli Eserciti di Napoleone. Luigi «Regina», «Principe» e «Napoli», me Elba coprì la ritirata. Napoleone
Blanc - chiaro scrittore dell’epoca - nelle operazioni della Campagna Bonaparte, accomiatandosi dalle
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truppe italiane a Magonza nel no- sa di Gaeta, quantunque rievocati


vembre del 1813, ebbe a dire: «Io da alcuni storici contemporanei,
partecipavo ad un pregiudizio di scarsa passarono obliati. Fu ricordata sola-
stima delle truppe napoletane: esse mi mente l’imbelle condotta di alcuni
hanno colmato di meraviglia a Lutzen, vecchi Capi borbonici in Sicilia e
a Bautzen, in Danzica e a Hanau. I fa- nella Calabria, come ad esempio lo
mosi Sanniti, loro avi, non avrebbero sbandamento dei 12 000 soldati a
combattuto con maggior valore. Il co- Soveria Mannelli sbigottiti dalle gri-
raggio è come l’amore, ha bisogno di da di una pattuglia del Corpo dei
alimento». volontari garibaldini dei «Cacciatori
In questi e altri degni fatti d’arme le della Sila» agli ordini del Generale
genti del Mezzogiorno si erano fatte Francesco Stocco. Fenomeni militari
onore; ma con il ritorno dei Borbone di tutti i tempi, di tutti i popoli sotto
a Napoli, dopo il crollo napoleoni- tutti i cieli, quando convergono e
co, la restaurazione del 1815 impedì hanno effetto cause politiche e cause
per opportunità politica che quelle morali. La politica e la propaganda
imprese fossero divulgate e se ne dopo l’unificazione fecero il silenzio
menasse vanto. anche sulle Istituzioni militari bor-
Furono del pari dimenticate, in epo- boniche, che pure avevano un’otti-
che successive, le belle pagine scrit- ma organizzazione. Vennero amplia- I Generali Mezzacapo Carlo (sopra) e Luigi
te sulla breve difesa di Vigliena, sul- ti e diffusi solo fatti che non torna- (sotto) fondatori di «Rivista Militare».
la lunga lotta delle Calabrie e del- vano a onore dell’Esercito borboni-
l’Abruzzo nel 1806 contro i francesi co, che peraltro non fu per nulla
oppressori e fu fatto il silenzio sulla considerato in termini di tradizioni ricamente provate. Come quando
magnifica resistenza di Gaeta, di storico-militari allorquando furono nel 1799 il basso popolo, «i lazzaro-
Amantea, di Lauria e di Civitella scelti i nomi da conferire ad alcune ni», sotto la guida di Capi improv-
del Tronto. «Ivi ebbe nascimento - Brigate di fanteria a seguito del rior- visati e ardenti di sdegno, si battero-
scrisse Mariano d’Ayala, Direttore dino del nuovo Esercito dell’Italia no accanitamente per tre giorni di
di «Rivista Militare» dal 1859 al unificata - a differenza di quanto av- seguito, casa per casa, contro le ag-
1860 - una maniera di guerra popolesca venne con l’incorporazione delle guerrite truppe della Repubblica
(guerra di partigiani n.d.a.) imitata Forze Armate volontarie dei Ducati Napoletana guidate dal Generale Je-
di poi con tanto successo da spagnoli, dell’Emilia e della Toscana. an Antoine Étienne Vachier detto
da tirolesi e dai russi». Anche su molte figure di Generali si Championnet. Il meridionalista
Per quanto attiene agli avvenimenti fece il silenzio, eccetto su pochissi- Giustino Fortunato ricorda così i
del 1860, che portarono alla caduta mi quali il Pianelli, il Cosenz e i fra- giustiziati della Repubblica Napole-
della monarchia borbonica e all’uni- telli Carlo e Luigi Mezzacapo, pe- tana: «Parlo di quella vera ecatombe,
tà, è ben certo che i fasti militari del- raltro fondatori di «Rivista Militare» che stupì il mondo civile e rese attonita
la battaglia del Volturno e della dife- nel 1856. Ben a ragione Benedetto e dolente tutta Italia: l’ecatombe de’
Croce scrisse che «tutto ciò che aveva giustiziati nella sola città di Napoli dal
avuto relazione con i Borboni fu oggetto giugno 1799 al settembre 1800 per de-
di abbonimento e quindi anche oggetto creto della Giunta Militare e della
di ignoranza». Giunta di Stato. Il mondo, e l’Italia spe-
Qualcuno ai giorni nostri potrebbe cialmente, sa i nomi e l’eroismo di gran
stupirsi che Napoli, durante il se- parte di quegli uomini, sente ancor oggi
condo conflitto mondiale, abbia tutto l’orrore di quelle stragi, conosce di
sopportato imperterrita cento e più quanto e di quale sangue s’imbevve al-
bombardamenti massicci da parte lora quella Piazza del Mercato, in cui al
degli Alleati e meravigliarsi che - giovinetto Corradino fu mozzo il capo il
dopo questo - i napoletani, uomini e 29 ottobre del 1268, e il povero Masa-
donne, anziani e giovanotti, siano niello tradito e crivellato di palle il 16
insorti fieramente contro i tedeschi luglio del 1647; ma pur troppo, ignora
per non piegare all’oppressione, su- ancora tutti i nomi di quei primi marti-
bendo inermi il martirio della fuci- ri della libertà napoletana!».
lazione. Ma simili manifestazioni di Il valore era stato dimostrato anche
valore erano state già più volte sto- nei moti del 1821, quando erano
94 Rivista Militare

Ministro attivo, perspicace e di del Carso» si erano fatte distruggere


grande cultura, quale Bernardo Ta- in più di un anno di accaniti combat-
nucci, aveva operato il miracolo. Al- timenti - dal giugno 1915 fino all’8
la battaglia di Velletri i reggimenti agosto 1916 – attorno al monte S. Mi-
provinciali, «formati con agricoltori chele, «senza piegare di un’ugna».
tolti dalla zappa poche settimane prima Eppure tutto ciò non era bastato per
dell’azione», avevano resistito con scemare i luoghi comuni e le barzel-
coraggio leonino allorquando, nel lette sui «mandolinisti» e far modifi-
1734, il Corpo di spedizione di Car- care la falsa opinione sullo scarso
lo di Borbone conquistò le Province valore combattivo delle genti meri-
napoletane e siciliane strappandole dionali. Si è perpetuato, così, quanto
al Vicereame austriaco. Tale data se- scriveva Mariano d’Ayala nel 1847
gnò la creazione dei primi reggi- nel suo volume «Napoli militare»:
menti interamente «nazionali» che «Pure non gode il soldato napolitano la
affiancarono quelli stranieri con cui stima dell’universale; né solo i maligna-
La bandiera dell’Esercito del Regno delle l’Infante don Carlo discese in Italia. tori forestieri ne pronunziano severa
due Sicilie. Il Marchese Giuseppe Palmieri, nel sentenza, ma - che è peggio - noi stessi
suo volume «Riflessioni critiche
sull’Arte della Guerra», scriveva
insorti i giovani Ufficiali di cavalleria che il coraggio e il valore di un po- Bernardo Tanucci, Primo Ministro del Re-
di Nola e il 15 maggio 1848 dopo i polo non dipendono dal clima del gno delle Due Sicilie.
primi movimenti di libertà nazionali luogo ove esso vive, ma bensì sono
repressi dal pentimento borbonico. frutto della propria cultura e non a
Il popolo napoletano, scettico, ironi- caso «Roma», con il suo possente
co, ipercritico, è in fondo un popolo Esercito, aveva trovato proprio nel-
sentimentale. L’appassionato fervo- la conquista dell’Italia meridionale
re, che quando si incapriccia mette e della Spagna le più tenaci ostilità
in tutto ciò che lo tocca direttamen- e resistenze.
te, costituisce la sua forza. Con essa Il tipo mediterraneo, al quale appar-
sfida il destino e affronta la morte. tiene la popolazione del Mezzogior-
Gaio, irrequieto, volubile, si è sem- no, è passionale dal punto di vista
pre commosso per le sventure altrui spirituale, è di grande intelligenza,
e della propria Patria; adusato alle vivacità di fantasia nel campo intel-
avversità, alla miseria, al pericolo lettuale, ha ricche qualità militari:
della terra che brucia e getta fiam- un velo di tranquilla bonarietà co-
me pur sotto il cielo più limpido e pre il fuoco interno, costituito da
più terso, il popolo napoletano si è istinti bellicosi, che esplodono se
imposto all’ammirazione del mon- stuzzicati dall’amor proprio, dal
do per il grande coraggio e la stra- senso dell’onore, dallo spirito di
ordinaria impassibilità con cui ha vendetta, che sono naturali incentivi
affrontato i giorni cruenti del Secon- alla lotta.
do conflitto mondiale. Tale verità è stata documentata ripe- conterranei poca fidanza e poco valore
Richiamate a nuova vita e nel primo tutamente dalle prove date durante gli concediamo». Ed egli si proponeva
risveglio della coscienza nazionale, la Grande Guerra dalle Unità costi- di cercare le origini di «così malvage
da quella che sembrò con Carlo III tuite dai centri di mobilitazione del opinioni» per tentare di cancellarle.
di Borbone una dinastia liberatrice, X e dell’XI Corpo d’Armata - Napoli Per poter correttamente analizzare
le genti del Mezzogiorno d’Italia e Bari - formati da reggimenti della le caratteristiche delle Istituzioni
avevano dato prove di luminosa vi- Campania, delle Puglie, della Basili- militari del Regno di Napoli, è forse
talità intellettuale, artistica, militare: cata e della Calabria; le Brigate «Re- opportuno rifarsi all’esortazione fo-
Filangieri, Genovesi, Palmieri, gina», «Siena», «Bologna», «Ferra- scoliana: «O Italiani, io vi esorto alle
Blanc, Galiani, Paisiello, Cimarosa, ra», «Brescia», «Napoli», «Catanza- storie, perché niun popolo più di voi
Vanvitelli sorsero allora e sparsero ro», «Bari», «Jonio, «Cosenza», ecc., può mostrare né più calamità da com-
nella Napoli «capitale» i tesori della si erano battute eroicamente sul piangere, né più errori da evitare, né
loro intelligenza e del loro genio. Carso, sul Piave, sull’Ardre in Fran- più virtù che vi facciano rispettare, né
Un Re ignorante, affiancatosi un cia; specialmente le «eroiche Brigate più grandi anime degne di essere liberate
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dalla obblivione da chiunque di noi sa gento al Valore per due ricognizioni


che si deve amare e difendere ed onorare sulla riva del Volturno sotto il fuoco
la terra che fu nutrice ai nostri padri ed nemico. Nel 1861, ormai nelle file
a noi, e che darà pace e memoria alle no- dell’Esercito Italiano, fece parte del-
stre ceneri. Io vi esorto alle storie, per- lo Stato Maggiore del Generale Pi-
ché angusta è l’arena degli oratori [...] nelli e partecipò alla «lotta al bri-
Ma nelle storie, tutta si spiega la nobil- gantaggio». Ma la facilità delle con-
tà dello stile, [...] tutti i precetti della danne, le numerose e spesso ingiu-
sapienza, tutti i progressi e i benemeriti ste fucilazioni perpetrate contro i
dell’italiano sapere». È, quindi, bene prigionieri o la popolazione civile,
rileggere le opere di coloro che han- gli fecero rifiutare la «repressione
no scritto «per amore del natio loco», regia». Da tale cruenta esperienza e
fra cui notevoli i testi del più volte stante la scarsa attenzione riservata
citato Mariano d’Ayala e di Giusep- dal giovane Stato italiano verso i
pe Ferrarelli. Quest’ultimo nel 1860 tanti problemi del Mezzogiorno,
fu tra gli Ufficiali duosiciliani che maturò l’intendimento di lasciare
aderirono al progetto unitario senza l’Esercito per intraprendere studi
tentennamenti. Egli, dopo la morte approfonditi con cui rivisitare il
di Ferdinando II (1859), aveva spe- passato delle regioni meridionali,
rato che Francesco II si unisse al intessuto non solo di sconfitte e ri-
Piemonte nella guerra contro l’Au- tardi, ma anche di progetti, vicende
Mariano D’Ayala, Generale e Senatore del
e Istituzioni di grande dignità. Co- Regno d’Italia, Direttore di «Rivista Milita-
me sottolineò Benedetto Croce «lo re» nel periodo 1859-1860.
umiliavano le Istituzioni, le leggi, i re-
golamenti militari e non militari, dal
Piemonte estesi all’Italia meridionale, rità si può oggi dissertare, senza in-
quasi come a Paese barbaro». Nel 1871 correre nell’equivoco di essere con-
pubblicò a Napoli un volumetto in- siderati anti-italiani, delle non meno
titolato «Schizzi», in cui tratteggiò nobili Istituzioni militari dell’Eserci-
la vita e le gesta dei più significativi to napoletano o borbonico. Non oc-
Generali napoletani: Filangieri, il corre risalire nei secoli ai Normanni,
Principe d’Ischitella, de Benedictis, fondatori della prima dinastia; basta
Ulloa, Matarazzo, Boldoni. Proprio cominciare dal capostipite dell’ulti-
perché convinto liberale e unitario, ma famiglia regnante. Il piccolo re-
il Ferrarelli avvertiva la necessità di gno, nella prima metà del sec. XVIII,
conservare la memoria storica di grazie alle buone riforme attuate,
un passato fatto di cultura, di glo- godeva di una certa prosperità, che
ria e di patriottismo. Questo suo lo distaccava dal malgoverno del
primo saggio di storia militare ri- precedente periodo spagnolo dei Vi-
spondeva anche al desiderio di ceré, depredatori e corruttori. Pro-
riaffermare la dignità storico-politi- duceva oltre 25 milioni di tomoli di
Il Generale Carlo Filangieri, Principe di ca dell’antico Regno di Napoli. Let- grano e 600 mila salme di olio, dei
Satriano. tore appassionato di Dante e di quali poteva esportarne circa la me-
Manzoni e allievo del De Sanctis, tà, oltre che seta e altre derrate agri-
dalla scrittura semplice e lineare, cole. Come risultò dall’Esposizione
stria, ma le scelte assolutiste del Re Ferrarelli conquistò molte simpatie Internazionale di Parigi del 1856, le
lo fecero optare per i progetti politi- tra gli ex Ufficiali borbonici e tra i Due Sicilie erano lo Stato più indu-
ci del Cavour e accettare di militare non pochi nostalgici del trascorso strializzato d’Italia e il terzo in Eu-
con Garibaldi «perché il governo na- regime, lontanissimo però da «ri- ropa, dopo Inghilterra e Francia.
poletano non volle compiere il dovere pensamenti» e fedele sempre alla Dal censimento del 1861 si deduce
chiaro e solenne di essere italiano». Du- soluzione unitaria. che al momento dell’Unità, il Regno
rante la battaglia del Volturno, pres- Se con le pagine di storiografia sa- duosiciliano impiegava nell’indu-
so Caiazzo, conobbe appunto Gari- bauda si vollero esaltare, giusta- stria una forza-lavoro pari al 51% di
baldi, partecipò al bombardamento mente, le glorie dell’Esercito del quella complessiva della penisola
di Capua ed ebbe la Medaglia d’Ar- vecchio Piemonte, per amore di ve- italiana. I settori principali erano:
96 Rivista Militare

cantieristica navale, industria side- la. Oggi i revisionisti storici, oltre a città d’Italia con il più alto numero
rurgica, tessile, cartiera, estrattiva, porre l’accento sulle buone condizio- di tipografie (ben 113) e di pubblica-
chimica, conciaria, del corallo, ve- ni economiche delle Due Sicilie pri- zioni di giornali e riviste; il più alto
traria, alimentare. Occorre sottoli- ma dell’Unità d’Italia, riportano an- numero di conservatori musicali e di
neare che la Sicilia era il maggior che i numerosi primati del Regno in teatri. Inoltre, a Napoli nel 1754 era
produttore e fornitore mondiale di campo scientifico e tecnologico, so- stata fondata nell’ambito dell’Uni-
zolfo, all’epoca minerale strategico stenendone su questa base il suo versità Federico II - la più antica Uni-
per la produzione bellica. Nel perio- evoluto progresso civile. È accertato versità statale d’Europa - la prima
do borbonico dal 1734 al 1860 la po- che nel Regno duosiciliano sia stata cattedra di «Economia Politica» a li-
polazione si era triplicata, sintomo costruita la prima nave a vapore nel vello mondiale, nata ad opera di An-
questo dell’aumentato benessere, Mediterraneo (1818); la prima linea tonio Genovesi. In campo giuridico,
relativamente ai livelli di quel de- ferroviaria italiana (Napoli-Portici, tra l’altro, a Napoli fu redatto nel
terminato periodo storico. Sintetiz- 1839); la prima illuminazione a gas 1781 il primo Codice di navigazione.
zando il quadro appena tracciato, in Italia (1839); il primo osservatorio Proporzionato alla popolazione, al-
nel Regno delle Due Sicilie, a diffe- vulcanologico del mondo (Osserva- le rendite, all’estensione dello Sta-
to, non meno che alla condizione
morale e politica dei cittadini e alla
topografia, era il piccolo Esercito
napoletano. Aveva 18 reggimenti
di fanti nazionali, 4 di svizzeri, 7
battaglioni cacciatori, 7 reggimenti
di cavalleria, 2 di artiglieria, pio-
nieri e circa 8 000 gendarmi. In to-
tale 60 mila uomini, che in caso di
guerra sarebbero aumentati di 20
mila unità. La proporzione con la
popolazione civile era di 1 a 130,
mentre negli Stati sardi di 1 a 106,
in Francia di 1 a 77 e in Prussia di
1 a 115.
Il reclutamento risultava da una
sapiente combinazione di truppe
di leva e di volontari a tipo merce-
nario, con ferme che andavano da
sei anni in fanteria a nove in caval-
leria e nelle artiglierie, con servizio
prestato dai 18 ai 25 anni da uomi-
ni scelti per robustezza e statura
minima per la fanteria di 5 piedi
(m 1,65). Esisteva, ben congegnato,
il rimpiazzo o cambio degli assolda-
renza degli altri Stati della Penisola torio Vesuviano 1841). I revisionisti ti; molti volontari assistevano i figli
e di quanto poi doveva accadere su- sottolineano inoltre la presenza di dei militari, gli orfani venivano
bito dopo l’unificazione, non si co- impianti industriali avanzati come la educati negli ospizi di beneficienza
nosceva la parola «emigrazione». fabbrica metalmeccanica di Pietrarsa - tutte provvidenze insomma che
Nel 1860 a fronte di poco più di nove (la più grande di tutta la penisola); il formeranno vanto degli Eserciti mo-
milioni di abitanti, il 48% della popo- Cantiere navale di Castellammare di derni. Era per altro assicurato, con
lazione era quella produttiva. Le Stabia; il Polo siderurgico di Mongia- la costituzione dei depositi e riserve
Due Sicilie erano lo Stato italiano na e quello tessile di San Leucio di armi e dotazioni, il rapido pas-
preunitario più esteso: comprendeva (opera settecentesca patrimonio del- saggio dal piede di pace a quello di
la Sicilia, tutto il Sud dell’Italia, com- l’umanità). Infine riportano, come guerra. Al pari dell’Esercito era cu-
presi Abruzzo, Molise e la parte me- segno di progresso sociale, che Na- rata la Marina da Guerra, che aveva
ridionale del Lazio. La sua storia era poli tra i numerosi primati aveva lontane e gloriose tradizioni, risa-
cominciata nel 1130 con l’unificazio- quelli di: prima città d’Italia - e terza lenti alle vicende dei Vespri col
ne compiuta da Ruggero II d’Altavil- d’Europa - per numero di abitanti; grande Ammiraglio Ruggiero di
n. 1 - 2013 97

Lauria, alle spedizioni contro i «cor- Ufficiali e allievi del Real Collegio Militare. Con analoghi compiti di formazione
sari di Biserta» e alla resistenza con- operavano le numerose Scuole di
tro le scorrerie barbaresche sulle Tiro e Scuole di Ginnastica, oltre che
milleottocento miglia di coste. Ave- sul vestiario e sugli impresari (for- le quattro Scuole di Scherma istitui-
va Ufficiali e Capi audaci oltre che nitori). A Napoli vi erano due capa- te a partire dal 1848 in Napoli, Ca-
esperti navigatori; i marinai veniva- ci ospedali di Marina a Fuorigrotta, pua e Caserta. In tutti i reggimenti o
no reclutati sul sito «dove tutto suona ampie caserme, orfanotrofi militari battaglioni isolati operavano inoltre
e navi e pesca e mare» e cioè «nei tre e soprattutto un Istituto di educa- Scuole reggimentali, che provvede-
circondari di Napoli, Salerno e Jonio», zione militare: la Scuola Militare vano alla formazione culturale e
e a 16 anni passavano dal traffico Nunziatella, fondata il 18 novembre tecnica della truppa. Negli Alberghi
marittimo - dopo due viaggi di lun- 1787, e ancora oggi depositaria di dei Poveri di Napoli e Aversa, inol-
go corso o dalla pesca esercitata per remote e nobili tradizioni militari tre, venivano impartiti corsi di istru-
quattro anni - alla leva di mare. che la rendono la più antica Scuola zione pre-militare a giovani indi-
L’Armata di Mare si componeva Militare al mondo fra quelle ancora genti (nonché un avviamento pro-
nella metà del XVIII secolo di 2 va- in vita, senza soluzione di continui- fessionale consistente nell’insegna-
scelli, 13 fregate, 5 brigantini, 2 cor- tà. Di questa Istituzione Giuseppe mento di elementi di musica, fale-
vette e circa 50 altre navi di minore Maria Galanti, celeberrimo espo- gnameria, lavorazione di metalli,
tonnellaggio. Per la capacità degli nente dell’Illuminismo napoletano, pellami, tessuti, ecc.), volti a con-
uomini di mare e per la bontà dei ebbe a scrivere: «La maniera come sentire l’eventuale successivo reclu-
materiali usati per le imbarcazioni, quivi è educata la gioventù non ha pari tamento da parte dell’Esercito.
la marineria napoletana godeva di in tutta l’Europa. La filosofia, il patriot- Lo stesso Esercito aveva le sue fabbri-
un certo prestigio tra le potenze ma- tismo, l’esperienza non avrebbero sapu- che d’armi e fonderie: la prima strut-
rittime d’Europa. Le Intendenze to ideare né eseguire più nobile Istituto tura venne fondata nel 1768 nel vil-
dell’Esercito e della Marina avevano da formare il temperamento, la ragione, laggio di Mongiana, in Calabria, che,
un’ottima organizzazione, vigilan- il cuore e tutte le cognizioni necessarie potenziata nel 1814, prese la denomi-
do sulle paghe, sull’alloggiamento, a’ militari». nazione di «Real Fabbrica di Canne».
98 Rivista Militare

chiuse e la mandria fu dispersa o co, che eseguì la triangolazione del


venduta all’asta pubblica; la dinastia territorio e portò a compimento il
Savoia ne ordinò, infatti, la soppres- rilievo topografico del Regno, con
sione nel tentativo di cancellare i se- disegno nitido e impeccabile di
gni lasciati dalla dinastia Borbonica molte carte e piante, che ancora og-
nel Regno delle Due Sicilie, questo gi sono inimitabili. Vicino all’Opifi-
perché nel corso degli anni il Caval- cio Topografico, a Pizzofalcone, vi
lo Persano era diventato uno dei era una Biblioteca ricca di 25 000 vo-
simboli della città di Napoli - oggi lumi e di molte opere italiane del
ne resta traccia nello stemma della XV e XVI secolo.
provincia di Napoli dove è rappre- Innegabilmente ottima reputazione
sentato in posizione rampante so- godevano anche gli ordinamenti
L’acciarino «Mongiana» dell’omonimo fuci- vrastato da una corona. scolastici ed educativi dell’Esercito
le prodotto per il Real Esercito Borbonico. Esisteva anche una Scuola di Equi- e della Marina: affiancati al Collegio
tazione, o Scuola Normale di Ca- Militare della Nunziatella sorgeva-
valleria, nella quale - un secolo e no, infatti, l’Accademia e il Collegio
Sfornava annualmente in media 1 442 mezzo prima di Federico Caprilli Militare di Marina, preposti alla for-
canne per fucile e 1 212 canne per pi- ideatore a Pinerolo del Sistema Na- mazione dei futuri Ufficiali.
stola. Nel 1850 in concomitanza della turale di Equitazione - si usava il Sono stati citati alcuni chiari nomi
nascita del «Real Opificio per Armi metodo di ammaestramento qua- di scrittori militari come il Blanc e il
Bianche di Sparanise», Re Ferdinan- drupedi. Scrisse infatti il d’Ayala Palmieri, venuti in fama nel XVII
do II, approvando anche l’istituzione nel 1847: «Nell’addestrare i cavalli di secolo, ma ad essi si possono ag-
di una «Fabbrica per ferri e lamine rimonta cercasi di lasciar ogni maniera giungere quelli del Generale Anto-
per i cilindri», sanciva di fatto la na- di forza e di rozzezza, ed usar invece la nio Calà Ulloa, dei citati fratelli
scita del «Villaggio Siderurgico di benignità e la dolcezza, che è sì potente Mezzacapo, dei Generali Guglielmo
Mongiana» - primo complesso side- sul più nobile degli animali». Ma in Pepe e Nicola Marselli e di altri Uf-
rurgico della penisola italiana, com- ambito equitazione Napoli aveva ficiali passati nelle file dell’Esercito
prendente, oltre alla fonderia, le fer- dell’Italia unita, come il Generale
riere di San Bruno, San Carlo, Ferdi- Giuseppe Salvatore Pianelli - tra
nandea e Real Principe - che dava la- l’altro distintosi nella Battaglia di
voro, compreso l’indotto, a circa 2 000 Custoza quale Comandante del-
operai. Nel 1853, durante lo svolgi- l’unica Divisione italiana che non
mento dell’Esposizione Internaziona- arretrò di fronte alla controffensiva
le tenutasi a Napoli, venne assegnata austriaca - e i garibaldini Enrico Co-
al complesso siderurgico di Mongia- senz e Domenico Primerano che ri-
na la medaglia d’oro da parte del coprirono nell’arco della loro carrie-
Corpo Accademico del Real Istituto ra anche la carica di Capo di Stato
d’Incoraggiamento alle scienze per Maggiore dell’Esercito.
«saggi di ferri di prima fabbricazione Alle tradizioni del valore guerriero,
e per lavori di ferro fuso». quindi, le genti meridionali poteva-
La Cavalleria disponeva di rimonte L’interno del Teatro San Carlo di Napoli. no rivendicare con orgoglio anche
con razze pregiate, come quella bel- solide e profonde tradizioni della
lissima di Persano: la «Real Razza di cultura e del sapere.
Persano» è una razza equina creata fatto scuola fin dal XVI secolo, epo- A tal riguardo e a titolo esemplifica-
nelle scuderie reali del Regno delle ca in cui il calabrese Giordano Ruf- tivo è opportuno sottolineare che
Due Sicilie, per volere di Carlo III di fo pubblicava un trattato e il napo- Napoli è stata considerata la regina
Spagna che ordinò nel 1741 di incro- letano Federico Gridoni faceva mondiale dell’Opera e che il San
ciare stalloni turchi con fattrici loca- stampare a Venezia la sua opera: Carlo è stato il più antico Teatro liri-
li. Il Cavallo Persano si inserì presto «Ordine di cavalcare e modi di co- co operante in Europa. Costruito nel
tra i tanti primati borbonici divenen- noscere le nature dei cavalli e di 1737 - quarantuno anni prima della
do una delle più rinomate razze al emendare i vizi loro». E su questi Scala e cinquantuno prima della Fe-
mondo per eleganza, bellezza e insegnamenti composero i loro trat- nice - fu eretto per volontà di Carlo
morfologia, che anche il Goethe de- tati altri scrittori in Francia, in Ger- di Borbone in sostituzione del vetu-
cantò nel suo «Viaggio in Italia». Nel mania e in Inghilterra. sto San Bartolomeo, di proprietà
1874 le scuderie di Persano vennero Esisteva un Real Opificio Topografi- della Casa degli Incurabili. Il Re
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dette mandato alle Fabbriche Reali ni più quello reale. Venne però sen- to il motore dello spirito e dell’ani-
di progettare il nuovo Teatro in luo- sibilmente migliorata l’acustica (an- mo delle popolazioni del Mezzo-
go centrale: il 4 novembre 1737, cora oggi unanimemente considera- giorno d’Italia, anche in chiave di
giorno onomastico del Sovrano, il ta perfetta) e fu ampliato il palco- doti militari.
San Carlo fu inaugurato con l’opera scenico. Camillo Guerra e Gennaro Ma le genti d’arme del Sud duosici-
Achille in Sciro del Metastasio. Maldarelli rinnovarono le decora- liano - che caricaturalmente sul
Il Teatro s’impose immediatamente zioni fra cui il bassorilievo e l’orolo- «Chirivari», giornale satirico francese
all’ammirazione dei napoletani e gio nel sottarco del proscenio. Giu- dell’epoca, venivano rappresentate:
degli stranieri, per i quali divenne seppe Cammarano dipinse il soffitto il soldato con la testa di leone, l’Uffi-
in breve tempo un’attrattiva giudi- tuttora esistente (Apollo che presen- ciale con la testa d’asino, il Generale
cata senza eguali, sia per l’interesse ta a Minerva i più grandi poeti del senza testa - hanno anche scritto pa-
musicale degli spettacoli - la Scuola mondo) e il sipario, poi sostituito gine indelebili, spesso obliate dalla
napoletana aveva, in quegli anni, nel 1854 con altro di Giuseppe Man- Storia, in qualità di vinti. Consuma-
incontrastata gloria europea non cinello «Il Parnaso», ancora in uso. ta la fine dell’epopea della resisten-
soltanto nel campo dell’opera buffa Giuseppe Verdi nel 1872 suggerì la za a Gaeta «assediata», con la firma
(che nel San Carlo non veniva rap- creazione del «golfo mistico», la il 13 febbraio 1861 della capitolazio-
presentata) ma in quello dell’opera parte del palcoscenico riservata al-
seria - sia per la grandiosità e la ma- l’orchestra che suona dal vivo. Sten-
gnificenza dell’architettura: decora- dhal, la sera della seconda inaugu- Una vignetta satirica sull’Esercito borbonico,
zioni in oro, addobbi sontuosi in az- razione del teatro, il 12 gennaio apparsa sul giornale francese «Chirivari».
zurro (colore ufficiale della Casa
Borbonica duosiciliana, sostituito
con il rosso sabaudo dopo l’unità
d’Italia). Napoli divenne, in conse-
guenza, la capitale della musica eu-
ropea; così che anche i compositori
stranieri considerarono il San Carlo
come un traguardo della loro carrie-
ra. Allo stesso modo, i più celebrati
cantanti ambirono esibirsi sul palco-
scenico del Teatro di Napoli e molti
consolidarono su di esso la loro fa-
ma. Questo primo ciclo di vita del
San Carlo, che era stato intanto rin-
novato nell’aspetto esterno dall’ar-
chitetto Antonio Niccolini, si chiude
con il doloroso episodio dell’incen-
dio divampato la notte del 12 feb-
braio 1816, che lo distrusse comple-
tamente. Fu un evento che gettò nel
lutto tutta la città e che i giornali di
tutta Europa raccontarono con emo-
zione. Così come con meraviglia e
ammirazione dettero notizia dieci 1817, affermò: «...Non c’è nulla in tut- ne e la fuoriuscita dalla Piazzaforte
mesi dopo, alla fine dello stesso an- ta Europa, che non dico si avvicini a della Guarnigione con l’Onore delle
no, che esso era già risorto. Fu Re questo teatro, ma ne dia la più pallida Armi, Francesco II si congedò dal-
Ferdinando I di Borbone a volere, idea. Gli occhi sono abbagliati, l’anima l’Esercito rivolgendo ai suoi soldati
sei giorni dopo l’incendio, che il San rapita...». le seguenti parole: «...grazie a voi è
Carlo venisse senza indugi rico- Ritornando al concetto di «valore salvo l’onore dell’Esercito delle Due Si-
struito. L’incarico fu affidato al Nic- guerriero» delle genti meridionali, cilie. Quando ritorneranno i miei cari
colini, con l’impegno di rifarlo tale e come si è potuto notare esso non soldati al seno delle loro famiglie, gli uo-
quale com’era prima dell’incendio. può prescindere dalle tradizioni mini d’onore chineranno la testa al loro
Venne rispettata la pianta del Me- della cultura e del sapere. Si può passare e le madri mostreranno ai figli i
drano: la sala lunga m 28,60 e larga quindi affermare che intelligenza e bravi difensori di Gaeta...».
22,50, 184 palchi disposti in sei ordi- cultura hanno sempre rappresenta- La sorte, però, di gran parte di quei
100 Rivista Militare

soldati che non vollero finire il ser- altezza, sulle montagne alla sinistra ancora presentati». Ma il provvedi-
vizio militare obbligatorio nell’Eser- del Chisone. mento normativo si rivelò un falli-
cito sabaudo, che si dichiararono Il governo piemontese affrontò, con mento. Si presentarono solo 20 000
apertamente fedeli al Re Francesco difficoltà, il problema dei prigionie- uomini sui previsti 72 000; gli altri
II, che giurarono resistenza a oltran- ri borbonici: circa 1 700 Ufficiali e si diedero alla macchia e furono ap-
za ai piemontesi, fu segnata dall’ar- 24 000 soldati. Un primo tentativo pellati «briganti». Questi uomini,
resto, spesso seguito dalla deporta- di risoluzione fu l’emanazione di quando catturati, furono concentra-
zione: gli Ufficiali nelle isole del Gol- un decreto ad hoc il 20 dicembre ti a migliaia nei depositi di Napoli
fo di Napoli, come prevedeva il Trat- 1860 con cui: «Art. 1. Sono chiamati o nelle carceri e in seguito «trasferi-
ti»; peraltro, il decreto del 20 gen-
naio 1861 istituì anche «Depositi
d’Uffiziali d’ogni Arma dello sciolto
Esercito delle Due Sicilie». Il Generale
Alfonso Ferrero della Marmora, in
qualità di Prefetto di Napoli e Co-
mandante della Città, ordinò ai pro-
curatori del Regno di «non porre in
libertà nessuno dei detenuti senza l’as-
senso dell’Esercito». Per la maggior
parte i prigionieri furono stipati
nelle navi peggio degli animali, an-
che se molti percorsero a piedi l’in-
tero tragitto di deportazione. Furo-
no fatti sbarcare a Genova e da lì
smistati in vari luoghi: forte di S.
Benigno a Genova, Fenestrelle, S.
Maurizio Canavese, Alessandria,
Milano, Bergamo, Fortezza del
Priamar a Savona, Parma, Modena,
Bologna, e altre località del Nord.
A Fenestrelle, come già accennato,
dal 1861 al 1870 furono deportati mi-
gliaia di meridionali che si opposero
all’unità d’Italia e alla colonizzazio-
ne piemontese. Gli internati furono
soprattutto ex soldati borbonici, con-
tadini, sacerdoti, popolani e uomini
di cultura che, privati di luce e co-
perte, senza neanche un pagliericcio,
lottavano tra la vita e la morte in
condizioni disumane. Perfino i vetri
e gli infissi della fortezza venivano
smontati per rieducare con il freddo
i segregati. Laceri e poco nutriti pas-
savano le giornate standosene ap-
poggiati ai muraglioni nel tentativo
Francesco II di Borbone, ultimo Re del Regno sotto le Armi a far parte del Nostro disperato di catturare i timidi raggi
delle Due Sicilie. Esercito attivo tutti gli individui delle di sole invernali. Chissà che in quei
Provincie Napolitane, i quali furono momenti non ricordassero con no-
obbligati a marciare per le Leve degli stalgia il calore e il clima più medi-
tato di Capitolazione; i soldati sem- anni 1857, 1858, 1859 e 1860 per il già terraneo del loro profondo Sud.
plici, invece, nei campi di prigionia Esercito delle Due Sicilie. Questa chia- Pochissimi riuscirono a sopravvive-
temporanei nel Nord Italia e in for- mata comprende benanche gli individui re: le aspettative di vita in quelle
tezze come quella di Fenestrelle, in che, obbligati a marciare per conte delle condizioni non superavano i tre me-
Piemonte, a quasi duemila metri di Leve degli anni anzidetti, non si siano si e spesso i carcerati venivano uccisi
n. 1 - 2013 101

anche solo per aver proferito ingiu- tene. La liberazione avveniva solo oggi, entrando a Fenestrelle, su un
rie contro i Savoia. Nessuna spiega- con la morte e i corpi - non erano muro è visibile l’iscrizione: «Ognuno
zione logica dunque alla base della ancora in uso i forni crematori - ve- vale non in quanto è ma in quanto pro-
loro misera prigionia, molti non era- nivano disciolti nella calce viva col- duce». Non era più gradevole il cam-
no nemmeno registrati, da qui la dif- locata in una grande vasca situata po impiantato nelle «lande di San
ficoltà di conoscere oggi il numero nel retro della chiesa che sorgeva al- Martino» presso Torino per la «rie-
preciso dei morti, processati e non. E l’ingresso del forte. Una morte senza ducazione» dei militari sbandati, rie-
proprio a Fenestrelle furono impri- onore, senza tombe, senza lapidi e ducazione che procedeva con meto-
gionati un gran numero di quei va- senza ricordo, affinché non restasse- di di inaudita crudeltà. Altre miglia-
lorosi soldati che, in esecuzione de- ro tracce dei misfatti compiuti. Al- ia di meridionali vennero confinati
gli accordi intervenuti dopo la resa l’epoca le notizie a riguardo provve- nelle isole di: Gorgona, Capraia, Gi-
di Gaeta, dovevano invece essere la- deva a diffonderle da Roma l’auto- glio, Elba, Ponza, Sardegna. Tutte le
sciati liberi alla fine delle ostilità. revole rivista dei Gesuiti: «La Civiltà atrocità che si susseguirono per anni
Dopo sei mesi di eroica resistenza Cattolica». Nel numero del 25 gen- sono documentate negli Atti Parla-
dovettero subire un trattamento in- naio 1861 si legge: «per vincere la resi- mentari, nelle relazioni delle Com-
fame che incominciò subito dopo es- stenza dei prigionieri di guerra, già tra- missioni d’Inchiesta sul Brigantag-
sere stati disarmati, venendo deru- sportati in Piemonte e Lombardia, si eb- gio, nei vari carteggi parlamentari
bati di tutto e vigliaccamente insul- be ricorso a uno spediente crudele e di- dell’epoca e negli Archivi di Stato
tati dalle truppe piemontesi. Il 22 sumano, che fa fremere. Quei meschinel- dei capoluoghi dove si svolsero i fat-
agosto del 1861 vi fu un tentativo di li, appena coperti da cenci di tela, e rifi- ti. Francesco Proto Carafa, Duca di
rivolta: uno sforzo inutile, sventato niti di fame perchè tenuti a mezza razio- Maddaloni, sosteneva in Parlamen-
per tempo dai carcerieri e che ebbe ne con cattivo pane e acqua e una sozza to: «Ma che dico di un governo che
come risultato l’inasprimento delle broda, furono fatti scortare nelle gelide strappa dal seno delle famiglie tanti vec-
pene tra cui la costrizione di portare casematte di Fenestrelle e di altri luoghi chi Generali, tanti onorati Ufficiali solo
al piede palle da 16 chili, ceppi e ca- nei più aspri siti delle Alpi». Ancora per il sospetto che nutrissero amore per
102 Rivista Militare

il loro Re sventurato, e rilegagli a vivere Battalion e - racconta Edoardo Spa- nimità o mancamento di virtù milita-
nelle fortezze di Alessandria e in altre gnuolo - «ebbero un ruolo fondamentale ri. Si narra che alla Guerra d’Indi-
inospitali terre del Piemonte.... Sono es- nel mantenimento dell’ordine nei cinque pendenza spagnola Gioacchino Mu-
si trattati peggio che i galeotti. Perché il giorni (25-30 aprile 1862) in cui il Ge- rat, Re di Napoli, fosse costretto ad
governo piemontese abbia a spiegar loro nerale confederato Lovell fu costretto a inviare un contingente di truppe.
tanto lusso di crudeltà? Perché abbia a evacuare le truppe dalla città di New Or- Egli, per sbarazzarsi degli elementi
torturare con la fame e con l’inerzia e la leans». Sciolte le Brigate straniere, gli avversari al suo regime, in quell’oc-
prigione uomini nati in Italia come ex borbonici confluirono nelle unità casione non vide di meglio che man-
noi?». Ma della mozione presentata militari della Louisiana, parteciparo- darli a combattere «aggruppati al nu-
non fu autorizzata la pubblicazione no alla vittoriosa battaglia di Man- mero di 600 fino a 1 000, venivano for-
negli Atti Parlamentari, vietandose- sfield e furono fra gli ultimi ad arren- mati all’infretta, partendoli in compa-
ne la discussione in aula. dersi alle preponderanti forze Unio- gnie e battaglioni, confidandoli al co-
Ma ci fu anche chi tra i «vinti» trovò niste. Non cambiarono la storia degli mando di alcuni Uffiziali e facendoli
mettere in cammino, scortati dalla gen-
darmeria ed anche qualche volta in ma-
nette». Non c’è da meravigliarsi che
quei «forzati» disertarono e ritorna-
rono in patria, da dove però vennero
rimandati in guerra, compiendo «fi-
no a tre volte il giro del Mediterraneo».
Scrisse il d’Ayala: «Strana illusione
pensare che la violenza e i mali tratti
prestamente dovessero cangiare la ini-
mistà in divozione.... Di fatti i napole-
tani, ritenuti in forza, all’ombra degli
stendardi, anzicché rinunziare alla loro
fede e alle loro convinzioni politiche, ri-
pudiavano quelle bandiere sotto cui non
erano favorite le loro inclinazioni. I sol-
dati della legione nella penisola spagno-
la furono privi di ogni scintilla di emu-
lazione». Di certo non si può classifi-
carli uomini vili. È stato scritto che
il soldato meridionale, intelligente e
animato di vivo amore per la Patria,
non si batte unicamente perché co-
mandato o come un bruto. Costretto
vie di fuga fantasiose. Qualche mi- Stati Uniti, ma se l’Esercito Borbonico contrariamente alle proprie aspira-
gliaio di meridionali - ai primi disor- si fosse comportato per intero come zioni dalla disciplina e dalla forza,
dini dopo l’arrivo dei Mille - aveva quei primi emigranti, la Storia d’Ita- ha dimostrato nella storia che appe-
deciso di emigrare in America, prece- lia forse sarebbe stata diversa. na ha potuto ha abbandonato le ar-
dendo di decenni milioni di conterra- Prescindendo dai fatti relativi all’uni- mi, senza per questo manifestare
nei. Molti finirono a New Orleans, si ficazione d’Italia, comunque si può viltà d’animo. Tale concetto venne
comportarono bene e per questo mo- affermare in senso lato che le genti sintetizzato magistralmente da Car-
tivo un Generale confederato, preve- meridionali in arme, quando la causa lo Mezzacapo sul primissimo nu-
dendo la guerra civile dopo l’elezio- per la quale furono condotti a com- mero del 1856 di «Rivista Militare»:
ne di Abraham Lincoln, incaricò un battere era giusta e sentita come una «Il soldato napolitano è vivace, intelli-
suo Ufficiale di cercare truppe volon- necessità di vita, si batterono e vinse- gente, ardito, ed in uno assai immagi-
tarie tra i soldati borbonici rimasti in ro coprendosi di gloria. noso; e però facile ad esaltarsi e correre
Italia. Ne reclutò 51 in Sicilia e un mi- Di contro, quando non videro, con il alle imprese più arrischiate, ma pur fa-
gliaio fra quelli che si erano rifugiati loro acuto raziocinio, coincidere l’in- cile a scorarsi. Si sottomette agevolmen-
nello Stato Pontificio. Nel gennaio teresse proprio con quello nazionale, te alla disciplina, allorché questa muova
1861 salparono per la Louisiana, su trovarono sempre modo di sfuggire da un potere giusto, forte e costante».
due piroscafi, e arrivarono in marzo. alla battaglia. Non perciò la storia Giova ricordare, in conclusione e
Vennero reclutati nell’Italian Guards può gettare una macchia di pusilla- quale monito, come i napoletani tro-
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varono modo di dimostrare la loro mente come cavalieri antichi. Riful- sfidandone la feroce disumana rappre-
antica e prisca virtù quando - nel se il loro eroismo in azioni temera- saglia. Impegnata un’impari lotta col
settembre del 1943 - si trovarono di- rie, autentiche pazzie, compiute secolare nemico, offriva alla Patria, nel-
sarmati contro l’Esercito germanico senza misurare il rischio pur di bat- le “Quattro Giornate” di fine settem-
occupante. Insorsero tutti - giovani tere il nemico. Smentirono con la bre 1943, numerosi eletti figli. Col suo
aitanti e vecchi invalidi, professioni- loro audacia e lo spirito di sacrificio glorioso esempio additava a tutti gli
sti e artigiani, uomini e donne - sfi- le vecchie calunnie che indicavano Italiani la via verso la libertà, la giusti-
darono le fucilazioni, patendo il Napoli come un centro di corruzio- zia, la salvezza della Patria. Napoli, 27
martirio e la morte. ne; perché un Paese sia sano non è - 30 settembre 1943».
I combattenti nelle Quattro giornate sufficiente possegga degli uomini L’insurrezione spontanea di Napoli
di Napoli, secondo la Commissione onesti, è necessario che questi siano - il cui successo immediato consi-
ministeriale per il riconoscimento più audaci e più intraprendenti del- stette nell’aver impedito che la città
partigiano furono 1589, 155 i morti le canaglie. Gli scugnizzi avevano fosse ridotta, così come disposto da
e alcune centinaia i feriti, mutilati e dimostrato di esserlo. Uno di loro, Hitler, «in cenere e fango» - ha segna-
invalidi; ma in base alla relazione Gennaro Capuozzo, detto Gennari- to indelebilmente le prime pagine
del sacerdote Antonio Bellucci, in- no, morto il 29 settembre 1943, è della Guerra di Liberazione, ponen-
centrata sugli atti del registro del stato insignito della Medaglia dosi a pieno titolo, in continuum sto-
Cimitero di Poggioreale «gli uccisi d’Oro al Valor Militare, al pari della rico, come ennesimo atto di valore
dai tedeschi fra militari, civili, uomini stessa città di Napoli. La motivazio- incastonato tra gli innumerevoli al-
e donne di ogni età furono 562». Du- ne dell’onorificenza militare tribu- tri espressi in epoche precedenti
rante quelle quattro cruente giorna- tata alla città partenopea recita: dalle genti d’Arme del meridione
te, assieme ai diversificati combat- «Con superbo slancio patriottico sape- d’Italia.
tenti si distinsero gli scugnizzi, ra- va ritrovare, in mezzo al lutto ed alle
gazzi che non si riparavano dai col- rovine, la forza per cacciare dal suolo Tenente Colonnello f. (b.) s. SM
pi e andavano all’attacco spavalda- partenopeo le soldatesche germaniche Giuseppe Fernando Musillo
104 Rivista Militare

L’ISTITUZIONE
CON LE «STELLETTE»
«RAPPORTO ITALIA 2013» DELL’EURISPES: INCREMENTO DI 3,5
PUNTI NEL TASSO DI GRADIMENTO DELL’OPINIONE PUBBLICA

Dal 67,8% del 2012 al 71,3% del 2013. Il cittadino italiano «premia» l’Istituzione militare e nel sentire comune
sono i più giovani a credere tanto nell’operato dei nostri soldati con un tasso percentuale pari al 60,3%.

Le Forze Armate consolidano e ve- similmente significativo, quello re- fronti delle altre Istituzioni, come
dono crescere il livello di fiducia del gistrato per le Forze Armate, consi- emerge chiaramente dai dati nume-
quale godono. rici raccolti e pubblicati dal-
Sono i «freddi» numeri del- lo storico Istituto. Dal Rap-
l’Eurispes a raccontare il porto Italia appare infatti in
calore e la stima che il po- maniera lampante il peggio-
polo italiano nutre nei con- ramento del giudizio degli
fronti della nostra Istituzio- italiani nei confronti delle
ne. Secondo il «Rapporto Istituzioni. Il grado di sfidu-
Italia 2013», le Forze Arma- cia sancito dagli intervistati
te guadagnano, infatti, ben fa salire la percentuale dal
3,5 punti in percentuale 71,6% del 2012 al 73,2% di
passando dal 67,8% del quest’anno.
2012 al 71,3% del 2013. Un dato numerico, quest’ul-
Il venticinquesimo Rappor- timo, che è nei fatti inversa-
to redatto dall’Istituto di mente proporzionale al mi-
Studi Politici, Economici e glioramento del gradimento
Sociali fondato nel 1982 e delle Forze Armate da parte
presieduto da Gian Maria dell’opinione pubblica.
Fara, è stato presentato a L’Istituzione militare non
Roma presso la Biblioteca solo consolida il suo livello
Nazionale. di apprezzamento ma lo in-
Uno studio, quello dell’Eu- nalza. I numeri parlano
rispes, divenuto ormai im- chiaro. Considerazione e fi-
portante e indiscusso pun- ducia nei confronti delle
to di riferimento per ricer- Forze Armate restano alte.
catori, studiosi, giornalisti e Gli italiani credono nelle at-
osservatori della realtà na- tività condotte dai nostri
zionale e internazionale. militari e in loro ripongono
La rilevazione, conclusa a così tanto affidamento da
metà gennaio, è stata rea- far elevare sensibilmente il
lizzata tramite questionario tasso percentuale di soddi-
e ha riguardato 1 500 citta- sfazione.
dini che hanno contribuito Non bisogna andare poi co-
a delineare il quadro degli sì lontano, dunque, per
orientamenti presenti nella comprendere le motivazioni
compagine della nostra società. derata, di contro, la sfiducia che gli di questo sostanziale incremento fi-
Un balzo in avanti notevole e vero- italiani decretano invece nei con- duciario negli uomini e nelle donne
n. 1 - 2013 105

che con convinzione e determina- come presidio di sicurezza e garan- portunità sono relativamente poche
zione, spirito di abnegazione e amor zia di tutela di quei valori unanimi rispetto al numero di inoccupati,
patrio, operano quotidianamente in e condivisi. avere una certezza è fondamentale.
silenzio e con solerzia sia sul territo- Tornando al Rapporto 2013 dell’Eu- Ma a monte delle selezioni, i giova-
rio nazionale, sia in Teatri Operativi rispes, è in virtù di ciò che evidente- ni ormai intraprendono questa stra-
esteri, portando il Tricolore tatuato mente il consenso sale e sale note- da per una fede intrinseca nei con-
nel cuore prima ancora che sul brac- volmente. Ampio e sintomatico il fronti dell’Istituzione militare, con
cio al di sopra di quello scudetto gradimento ancora una volta con- forza d’animo e rispetto dell’ordine.
che orna, orgogliosamente e come fermato tra i giovanissimi di età Del resto gli indici percentuali del-
simbolo indiscusso di riconosci- compresa tra i 18 e i 24 anni. Il l’Eurispes, attestando l’alto gradi-
mento di italianità, la loro mimetica. 60,3% dei più giovani intervistati mento dei più giovani, diventano
Le Forze Armate sono di fatto uno tributa, infatti, una forte stima nei conferma di quanto sopra esplicita-
dei pilastri su cui si basa la nostra confronti dei militari italiani nel to. E sono ancora una volta i nume-
sicurezza interna ed esterna. range compreso tra la dicotomia ri, interpreti del sentire comune, a
I loro incarichi e le loro funzioni go- «abbastanza e molta fiducia». Alto parlarci e a raccontare di quanto
dono di una stabilizzata e condivisa anche il grado di soddisfazione te- l’opinione pubblica, e in particolare
legittimazione sociale e, conseguen- stimoniato dalla seconda fascia di i giovani, si avvicinino sempre più
temente, di un consenso ormai dif- intervistati, giovani tra i 25 e i 34 al mondo militare. Secondo il venti-
fuso e dichiarato. Il ruolo sempre anni, che credono nell’impegno e cinquesimo Rapporto dell’Eurispes,
più importante che le nostre Forze nell’attività dei nostri soldati in per- infatti, il personale preposto alla si-
Armate in generale, e l’Esercito Ita- centuale pari al 64,6% bipartita an- curezza e all’ordine pubblico è quel-
liano in particolare, hanno assunto cora una volta tra le diciture di «ab- lo più «giovane» rispetto all’età me-
negli anni nel contesto internazio- bastanza e molta fiducia». Come dia del «dipendente pubblico» e tra
nale, con la presenza in numerose mai accade ciò? Perché sono i più tutti, in assoluto, il personale impie-
missioni umanitarie e di peacekee- giovani a credere maggiormente gato nelle Forze Armate, con i suoi
ping, ha contribuito certamente a nell’Esercito Italiano e a crederci co- 35,9 anni di media. Dati che risento-
collocare i militari italiani, uomini sì tanto? Le risposte sono diverse, no in maniera significativa dell’in-
prima ancora che soldati, in una ma tutte intrise di quei fondamenti gresso delle donne nell’universo
posizione privilegiata nel comune essenziali di cui l’Esercito Italiano è militare. Dunque, le Forze Armate
sentire. esempio primo e totalizzante. È un oggi si impongono al consenso del-
Profondo è dunque il credito che gli dato di fatto, anzitutto, che moltissi- l’opinione pubblica operando da una
italiani ripongono nello «strumento mi giovani, al giorno d’oggi, sono parte in termini di efficacia ed effi-
militare» considerando le Forze Ar- sempre più attratti dalla carriera cienza ai diversi, molteplici e varie-
mate, e specialmente l’Esercito Ita- militare. La possibile «professione gati contesti strategici in cui vengono
liano, importanti Istituzioni, indi- in uniforme» è a oggi, di fatto, più impiegate; dall’altra grazie al rispetto
spensabili intermediari e fattivi fau- che in altri tempi, capace di fornire di quei valori di «fraternità umanita-
tori non solo di una stabilità inter- concretezza per il futuro. Ed è pro- ria» ormai radicati e diffusamente
nazionale quanto anche preziosi cu- prio per questo che la carriera mili- presenti nella società civile. Un con-
stodi di difesa e supporto concreto e tare attira ogni anno migliaia di ra- senso sempre più allargato e diffuso
materiale all’interno dei confini na- gazzi e ragazze. Una vera e propria perché beneficia ormai in maniera
zionali. Basta pensare infatti, una garanzia che consente di inserirsi diffusa di quell’intreccio tra Forze
per tutte, all’Operazione «Strade Si- nel mondo del lavoro e di imporsi Armate e società civile. Un consenso
cure», che avvicina sempre più in esso in maniera professionale e che trova forza e ragione d’esistere
«l’uomo soldato» al cittadino, im- nella pienezza di quei valori forti nel ruolo ormai diverso del militare
piegandolo, in concorso alle Forze che sono il caposaldo della nostra che non è più, agli occhi dell’opinio-
di Polizia, in attività di pattuglia- italianità. Ma non solo. Sono, ap- ne pubblica, soltanto colui che «fa la
mento e vigilanza di installazioni e punto, gli alti ideali e i valori che guerra» ma anche, e ormai soprattut-
obiettivi sensibili. l’Esercito Italiano porta con sé a in- to, colui che agisce e si adopera per
Gli italiani, dunque, entrano in rela- nescare tutto questo processo di or- salvaguardare e riportare la pace o
zione sempre più e in maniera diret- goglio e convinzione nel servire la anche, «semplicemente», per contri-
ta con il militare. Imparano a cono- Patria, nel decidere, cioè, di «indos- buire al suo consolidamento. Una ve-
scerne l’elevato e indiscusso grado sare le stellette». In una società così ra e propria ricchezza e risorsa unica
di professionalità e nel contempo frenetica e incerta, come può dimo- per l’intero popolo italiano.
anche lo smisurato tasso di umani- strasi in determinate occasioni quel-
tà. A familiarizzare e a individuarlo la in cui viviamo, nella quale le op- Francesca Cannataro
106 Rivista Militare

LA PERMUTA ne allo scambio, al baratto, alla permuta


di un oggetto con un altro, è comune a
tutti gli uomini e non si trova in nessu-

DI BENI
n’altra razza di animali»). Per una cer-
ta dottrina economica, dunque, la
permuta è l’atto negoziale primario,

E PRESTAZIONI
propulsore del sistema di socialità.
Sebbene concetto connotato da ca-
ratteri fortemente privatistici (è il
singolo individuo che intesse rela-
zioni di scambio con altri individui
al suo livello), non infrequentemen-
UNAPREZIOSARISORSAALTERNATIVA te questa tipologia di atti ha avuto
una immensa rilevanza geopolitica
ove, attraverso la circolazione della
Il contratto di permuta è, forse, la tipologia negoziale più anticamente proprietà terriera, si è assistito in al-
conosciuta nella regolamentazione degli scambi commerciali. Tradizio- cuni momenti storici allo stravolgi-
nalmente essa si sostanzia, come del resto suggerisce anche l’analisi eti- mento degli equilibri di potere. La
mologica, in un «per-mutare» ovvero nello scambiare un determinato be- nascita del Ducato di Massa Carrara,
ne in un qualcosa d’altro e assume, in breve, il carattere di un baratto. per esempio, viene in ultima analisi
fatta risalire a un contratto di per-
muta, avente a oggetto la Signoria di
Differentemente dal concetto di ba- questo tipo di scambio, agli occhi Massa, stipulato il 22 febbraio 1473.
ratto, tradizionalmente connotato da dell’economia moderna, carattere di- Oggi la permuta si definisce, a mente
senso dispregiativo, il lemma «per- stintivo della medesima natura uma- dell’art. 1552 del Codice Civile, come
muta» assurge a categoria giuridica, na. È lo stesso Adam Smith ad affer- quel contratto che ha per oggetto il
speciale e autonoma, espressione po- mare: «The propensity to truck, barter reciproco trasferimento della proprie-
sitiva di valori che l’ordinamento de- and exchange one thing for another is tà di cose, o di altri diritti, da un con-
finisce meritevoli di tutela. La porta- common to all men and to be found in traente all’altro. Si evincono, dunque,
ta di simili valori rende addirittura no other race of animals» («l’inclinazio- in modo chiaro gli elementi essenzia-
li di tale tipologia contrattuale:
• bilateralità dello scambio;
• trasferimento reciproco della pro-
prietà di cose o altri diritti.
Simili requisiti già consentono di
chiarire una questione di forte rilie-
vo: non è possibile prevedere alcu-
no scambio di denaro inteso come
corrispettivo del trasferimento dei
beni o diritti.
In tale ultimo caso, infatti, si configu-
rerebbe ovviamente l’istituto della
vendita e non quello della permuta.
Simili concetti, pur tipici del diritto
privato, mantengono ovviamente
tutta la loro validità nel momento in
cui il negozio giuridico in parola tro-
va attuazione nella delicata dimen-
sione gestoria dell’Amministrazione.
A tal riguardo, non si può non rile-
vare come, pur nelle complessità
attuative, la stipula di contratti di
permuta rappresenti per l’Am -
ministrazione Difesa (A.D.) una so-
stanziale opportunità, connotata da
n. 1 - 2013 107

GLOSSARIO Tab. 1 ziazioni tra le singole fattispecie.


Dal glossario evidenziato in tabella
1, emergono molteplici vie di valo-
rizzazione per l’A.D.. Tuttavia, a
ben vedere, nessuna consente la rea-
lizzazione della medesima diretta
utilità garantita dalla permuta. Que-
st’ultima infatti consegue, rescin-
dendo il vincolo con le forme di pa-
gamento monetizzate, una utilità
immediatamente fruibile e può con-
sentire, «a costo zero», senza cioè
esborso di risorse da parte dell’Am-
ministrazione, una immediata utili-
tà concreta. Ci si trova chiaramente
di fronte a uno strumento rivoluzio-
nario nella gestione della pubblica
amministrazione, tradizionalmente
circoscritta a tipologie contrattuali
tipiche. Dapprima, infatti, il Regola-
mento di Contabilità Generale dello
Stato, con la sua scultorea ripartizio-
ne tra contratti attivi e passivi, e in
seguito il Codice dei contratti hanno
indirizzato l’A.D. al pieno persegui-
mento delle finalità sue proprie non
senza complessità procedurali in
caratteri innovativi e «rivoluziona- di valorizzazione. Proprio il riferi- grado di irrigidire, troppo spesso,
ri», rispetto al previgente sistema mento a detta «valorizzazione» po- l’azione amministrativa dei singoli
della gestione pubblico-ammini- trebbe apparire, per l’inesperto, Enti. Lo strumento negoziale in pa-
strativa. Il ricorrere alla permuta fuorviante e portare a un certo gra- rola, invece, consente l’opportuna
può, infatti, in un contesto di ca- do di compromissione del delineato acquisizione di beni o servizi di im-
renze strutturali e nella negativa concetto giuridico con altre tipologie mediata utilità senz’altro fruibili
congiuntura politico-economica, contrattuali anch’esse espressione di con la conclusione di un rapido pro-
consentire di reperire «risorse» tan- utilità economica, direttamente o cedimento amministrativo che con-
to necessarie quanto, per certi ver- mediatamente intesa. A tal riguardo senta di valorizzare altresì potenzia-
si, inaspettate. In particolare, l’Am- le stesse definizioni normative con- lità della Forza Armata (F.A.) che,
ministrazione della Difesa ha potu- sentono di comprendere le differen- differentemente, sarebbero prive
to, e può tuttora, attraverso meto-
dologie sempre più chiare e stan-
DIFFERENZE CON IL CONTRATTO DI SPONSORIZZAZIONE
dardizzate, adoperare il negozio in
parola come efficace metodo per Spesso si confonde, nella pratica, il concetto di permuta con quello di sponso-
sopperire alle proprie necessità in rizzazione. A tal riguardo occorre precisare che la sponsorizzazione delle attivi-
tà amministrative, oltre che essere un fenomeno del tutto recente, è soprattutto
un contesto contemporaneo conno- un istituto giuridico dagli incerti confini, non essendo facile ricondurre le espe-
tato da carenza di risorse. Se infatti rienze a un modello legale preciso e nell’ambito di un contesto normativo deter-
la scarsità, in chiave etimologica, minato. Per la prima compiuta definizione di sponsorizzazione bisogna richia-
mare la legge 6 agosto 1990 n. 223 «Disciplina del sistema radiotelevisivo pub-
trae la propria origine, secondo il blico e privato». Quest’ultima definisce la sponsorizzazione come «ogni contri-
Muratori, dall’espressione «ex-car- buto in beni o servizi, denaro o ogni altra utilità proveniente da terzi allo scopo
psus» (assottigliato, attenuato, di- di promuovere il loro nome, marchio o attività, ovvero conseguire una proiezio-
ne positiva di ritorno e quindi un beneficio di immagine».
minuito di valore), l’attività di per- Le differenze, dunque, risiedono:
muta è quel mezzo che consente il • nella diversità del fine (beneficio di immagine per il privato);
superamento della diminuzione di • nella controprestazione fornita all’Amministrazione (in questo caso può esse-
re costituita anche da utilità in denaro).
valore e anzi può, astrattamente, Tuttavia, non si esclude la possibilità di regolarne la controprestazione a favo-
trasformare un bene di valore scar- re dell'A.D. con il ricorso alla permuta.
so o attenuato in una opportunità
108 Rivista Militare

no reso necessario, a più riprese e


dopo pluriennale sperimentazione,
codificare l’iter procedimentale da
rispettare per agire coerentemente
con il dettato normativo, in modo
da porre l’Amministrazione, e
l’agente amministrativo, al riparo
da spiacevoli conseguenze sul piano
della legittimità e della responsabi-
lità. Al contempo, proprio l’ampia
libertà di azione che caratterizza ta-
le strumento consente ai singoli En-
ti/Distaccamenti/Reparti (EDR) di
muoversi spesso con grande auto-
nomia. Tale ultimo aspetto ha in-
dotto la F.A. a predisporre, attra-
verso specifiche competenze auto-
rizzative, meccanismi tali da con-
sentire una visione globale del fe-
nomeno e permettere l’adozione di
politiche mirate al sempre maggio-
re efficientamento dello strumento
militare.
La prevista procedura attuativa, dun-
que, non può non rispecchiare la vi-
sione verticistica dell’A.D. mediante
un certo livello di accentramento che,
lungi dall’essere un ostacolo alla pie-
di concreta utilità se sottoposte a un e l’Ente. Quest’ultimo diviene il di- na realizzazione delle finalità perse-
diverso schema negoziale. Segnata- retto percettore dell’utilità prevista guite dai singoli Enti, possa:
mente: senza necessità di ricorrere al versa- • consentire una manovra mirata,
• la permuta di funzioni professio- mento in tesoreria di eventuali som- verso quei settori della Forza Arma-
nali, ad esempio mediche, che non me di denaro, nella speranza di ve- ta più carenti, dei beni e servizi sca-
troverebbe diversamente valido derle transitare nuovamente al com- turenti dai contratti di permuta,
inquadramento giuridico norma- parto Difesa come provento riasse- che a tutti gli effetti possono esse-
tivamente coerente; gnabile. re considerati delle pregiate risor-
• la collaborazione con Istituzioni La permuta, come tutti gli strumenti se integrative;
di ricerca esterne alla Difesa, che innovativi, ha creato tuttavia non • costituire uno strumento di ausilio
non sarebbe pienamente perse- poche perplessità attuative che han- tecnico e di tutela giuridica e am-
guibile se non svilendo (mediante ministrativa a favore degli addetti
un rimborso economico da versa- ai lavori anche a livello periferico e
re in tesoreria) l’ampio bagaglio per permute di piccolo valore.
di conoscenze e risorse degli ap- Una fattispecie peculiare di presta-
partenenti alle Forze Armate; zioni che possono costituire ogget-
• le innumerevoli condivisioni di to di permuta è l’utilizzo tempora-
know how, espressione dell’eccellen- neo di infrastrutture militari. Al ri-
za tecnica del comparto Difesa, che guardo, occorre sottolineare che ta-
invece potrebbero, in assenza di un li beni immobili non sono di pro-
contratto di permuta ben regolato, prietà dell’Amministrazione Mili-
tramutarsi in un nulla di fatto sotto tare, essendo dati in concessione al-
il profilo dell’utilità dell’Ente che le singole Forze Armate per l’assol-
tali prestazioni ha fornito. vimento dei propri fini istituziona-
Ecco dunque chiarito il punto inno- li. Di conseguenza, l’eventuale uti-
vativo della tipologia negoziale in lizzo di infrastrutture può essere
parola: il rapporto diretto tra il terzo consentito a terzi solo qualora lo
n. 1 - 2013 109

PERMUTA ESERCITO-AGUSTA WESTLAND


- un esempio significativo -
Recentemente è stato stipulato un contratto di permuta tra la Forza Armata e la società Agusta Westland S.p.A.. Quest’ultima,
nell’ambito della vendita alla Turchia dell’elicottero T129 ATAK, ha richiesto all’Esercito Italiano lo svolgimento di corsi di volo
per piloti da combattimento e tecnici per specialisti addetti alla riparazione/manutenzione degli elicotteri A129.
Il supporto è stato fornito in due fasi che hanno originato due distinti atti negoziali, rispettivamente dal valore di:
• 7,7 M€, in cui la prestazione della
Forza Armata si è concretizzata at-
traverso l’addestramento al volo e la
sperimentazione in poligono del
prototipo del T129 ATAK (dal marzo
2010 al maggio 2011);
• 9,5 M€, che come prestazione prevede
l’addestramento al combattimento
(con attività in poligono) e la forma-
zione degli specialisti (da agosto 2011
a settembre 2012).
Le controprestazioni della Agusta
hanno riguardato principalmente la
fornitura di parti di ricambio e kit di
aggiornamento degli elicotteri A129, la
manutenzione del simulatore di volo
(A129) e, in via residuale, lavori infra-
strutturali di minuto/ordinario mante-
nimento, servizi di pulizia e fornitura
di materiale vario.
Attualmente è in corso di finalizzazione
un ulteriore contratto di permuta dal
valore di circa 1,2 M€, per un’ulteriore
attività a fuoco con l’elicottero T129
ATAK presso poligoni militari.

stesso sia strettamente strumentale l’istanza all’Ente in cui insiste l’im- infrastrutture, la riduzione dei costi
alla fornitura del servizio e/o pre- pianto, ma direttamente al gestionali, il ripristino di condizioni
stazione a favore dell’A.D. (contro- C.O.N.I., che la sottoporrà alla va- di efficienza operativa, ma, soprat-
prestazione) e, comunque, per un lutazione della Commissione Pari- tutto, attraverso la valorizzazione
tempo limitato. tetica all’uopo costituita (composta del personale e delle sue competen-
Pertanto, ai fini del legittimo ricorso da membri del Ministero della Di- ze e lo sviluppo di nuovi prodotti e
alla permuta in argomento, deve fesa e del C.O.N.I.) per la defini- servizi. Tale pieno impiego di risor-
necessariamente sussistere un diret- zione della modalità di cessione se può passare anche attraverso la
to e strumentale nesso di causalità temporanea (permuta o co-uso). stipula di contratti di permuta. AID
tra l’utilizzo temporaneo dell’im- Nel caso specifico del co-uso la So- opera con logiche di mercato anche
pianto/infrastruttura militare e la cietà dovrà corrispondere all’A.D. verso il suo cliente tradizionale (Di-
controprestazione offerta all’A.D., il canone d’affitto che stabilirà fesa). Secondo la convenzione trien-
significando che tale utilizzo deve l’Agenzia delle Entrate. nale stipulata tra il Ministro e il Di-
intendersi pregiudiziale alla stessa L’istituto della permuta non può rettore Generale, la Difesa, per sod-
esecuzione della controprestazione tuttavia non tenere conto di due disfare le sue esigenze di forniture,
(l’una non potendo prescindere dal- nuovi soggetti, parte del panorama interpella con priorità l’Agenzia che
l’altro) e non meramente funzionale della Difesa, dotati di competenze risponde con preventivi e fattibilità
alle esigenze dell’A.D.. di ampio rilievo anche in tema di conformati a valori economici con-
Ancor più peculiare è la permuta contratti di permuta: Agenzia Indu- grui con quelli di mercato, e con
avente per oggetto gli impianti strie Difesa e Difesa Servizi. l’impegno a fornire prodotti/servizi
sportivi, che trova il quadro rego- Agenzia Industrie Difesa (AID), in- di qualità certificata, rispondenti al-
lamentare nel Protocollo d’Intesa e fatti, ha, sulla base della definizione le specifiche tecniche concordate.
nella conseguente Convenzione istituzionale, il compito di assicura- L’Ufficio commerciale cura la cono-
stipulati tra l’A.D. e il Comitato re una gestione coordinata e unita- scenza dei mercati totali e di quelli
Olimpico Nazionale Italiano ria delle unità produttive conferite. acquisibili nell’ambito dei prodotti
(C.O.N.I.). La Società sportiva che La ricerca dell’«economica gestio- dell’Agenzia coordinandosi con
richiede l’uso di un impianto spor- ne» passa attraverso il recupero del l’Ufficio programmazione strategica
tivo dell’A.D. non dovrà rivolgere pieno impiego di risorse, impianti e e operativa. Per il raggiungimento
110 Rivista Militare

dei propri fini istituzionali l’Agen- Al termine di questa sintetica de- economico-finanziaria, contribuirà a
zia, nel rispetto, in quanto applica- scrizione del ben più ampio e com- massimizzare il rapporto tra il livel-
bili, dei principi che regolano la plesso sistema negoziale delle per- lo di operatività dello strumento
concorrenza e il mercato, può stipu- mute nell’ambito dell’Amministra- militare e il contenimento della spe-
lare convenzioni, accordi e contratti zione Difesa e della Forza Armata, sa pubblica.
con soggetti pubblici e privati per la pare opportuno trarre alcune brevi
fornitura o l’acquisizione di beni e e concise considerazioni conclusive. Colonnello ammcom s. SM
servizi, nonché partecipare a con- Lo strumento descritto rappresenta Stefano Rega
sorzi anche internazionali e a socie- una grande opportunità per la For-
tà previa autorizzazione del Mini- za Armata e sebbene caratterizzato
stro. da rilevanti e già identificati pregi FONTI NORMATIVE
Su di un piano a volte potenzial- concreti non risulta, ad oggi, immu-
mente sovrapposto opera, invece, ne da potenziali criticità. Esse pos- Decreto 14 aprile 2000 n. 200 - «Rego-
Difesa Servizi S.p.A. Quest’ultima è sono così essere riassunte: lamento concernente il capitolato ge-
uno strumento innovativo mediante • mancanza di un effettivo controllo nerale d’oneri per i contratti stipulati
il quale la Difesa intende perseguire sulla tipologia e il numero di per- dall’Amministrazione della difesa».
una politica di autofinanziamento mute realizzate (visto di opportu- L. 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finan-
strutturale. L’obiettivo di «Difesa nità/legittimità); ziaria 2006).
Servizi S.p.A.», infatti, è «fattura- • assenza di criteri univoci per la Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163.
re/contabilizzare» tutte le possibili determinazione della contropre- Artt. 14 e 15 D.P.R. n. 167/2006 (R.A.D.) -
forme di concorso non bellico che il stazione; «Acquisti ed esecuzione in economia».
Ministero della Difesa può offrire • assenza di formale tracciabilità nel- Lettera circolare a firma del Capo di Stato
all’esterno. In particolare, la Società la produzione dei vari atti; Maggiore della Difesa n. 143/91/4100 del
svolge la sua attività negoziale per • assenza di valutazione da parte del- 31 luglio 2007.
l’acquisizione di beni mobili, servizi l’organo programmatore della F.A.; Lettera circolare dello Stato Maggiore
e connesse prestazioni legate allo • mancata/non aderente indicazione della Difesa, IV Reparto - Logistica e In-
svolgimento dei compiti istituziona- della destinazione d’uso materiale. frastrutture, n. 143/1324/4100 del 23
li dell’Amministrazione Difesa e Tali criticità potrebbero favorire, nel- maggio 2008.
non direttamente collegate all’attivi- la prassi, la realizzazione di contratti Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n. 66;
tà operativa delle Forze Armate. Tra di permuta per così dire «singolari», Decreto del Presidente della Repubblica
i settori di intervento di «Difesa Ser- talvolta al limite della legittimità 15 marzo 2010, n. 90, artt. 569 e ss..
vizi S.p.A.», inoltre, vi sono la valo- formale e che, pertanto, impongono Direttiva del Comando Logistico del-
rizzazione e la gestione degli immo- una incisiva e costante azione di mo- l’Esercito recante «Criteri di valutazione
bili militari, la stipula di contratti di nitoraggio e di supporto tecnico-am- per la determinazione dei prezzi di ces-
sponsorizzazione, la monetizzazio- ministrativo. Proprio al fine di scon- sione/permuta dei materiali dell’area
ne di stemmi, emblemi e segni di- giurare la stipula di atti negoziali trasporti e materiali esuberanti i fabbiso-
stintivi militari e la valorizzazione non conformi al dettato normativo, gni e/o non più rispondenti alle esigenze
energetica di caserme e strutture la materia è stata recentemente rego- di Forza Armata» - Ed. 2010.
militari tramite l’installazione di lamentata in ambito E.I. con la diret- Lettera circolare dello Stato Maggiore
pannelli fotovoltaici. tiva «Le permute in ambito E.I.: nor- della Difesa, Ufficio Generale Pianifica-
Simile attività può e, anzi, è perse- me e procedure» ed. 2012, elaborata zione Programmazione e Bilancio, n.
guita, come strumento privilegiato, dallo SME, Ufficio Generale del 163/N9-1/008/L1/M_DSSMD0086820
mediante la stipula di contratti di Centro di Responsabilità Ammini- del 21 ottobre 2010.
permuta con specifica competenza strativa «Esercito Italiano», che co- Decreto del Ministro della Difesa 10 feb-
per tutte le permute di valore supe- stituisce oggi, per la Forza Armata, braio 2011, di approvazione dello «Statu-
riore a € 100 000,00 per materiali riferimento normativo primario per to» della Società Difesa Servizi S.p.A..
non warlike. la disciplina e gestione dell’istituto Decreto del Ministro della Difesa 19 mag-
All’atto della stipula di una permu- in argomento. gio 2011 - «Atto di indirizzo» recante gli
ta, dunque, diviene imprescindibile, La permuta, in definitiva, dopo cir- indirizzi strategici e i programmi della So-
sulla base del dato normativo deli- ca cinque anni dalla sua introduzio- cietà Difesa Servizi S.p.A..
neato, interessare, sicuramente a li- ne nell’ambito dell’Amministrazio- Decreto del Ministro della Difesa 7 luglio
vello centrale, i citati organismi, al ne Militare come mezzo alternativo 2011, di approvazione del «Contratto di
fine di consentire agli stessi il perse- di finanza pubblica, si conferma Servizi» disciplinante i rapporti tra il Mi-
guimento delle finalità istituzionali preziosa e agile risorsa strategica nistero della Difesa e la Società Difesa
loro proprie. che, nell’attuale quadro di criticità Servizi S.p.A..
n. 1 - 2013 111

KALI CON LE STELLETTE


Per millenni la tradizione ha voluto le arti marziali legate indissolubilmente all’arte della guerra. Esempi lam-
panti sono stati: i famigerati Samurai giapponesi, guardie del corpo imperiali e appartenenti alla casta dei guer-
rieri; gli aristocratici della nobiltà guerriera in Cina, élite dell’Esercito, che combattevano alla guida del «cocchio
da guerra», con arco e frecce o con le alabarde. L’Esercito thailandese studiava la Muay-thai, così come la Corea
si addestrava nel Taekwondo, mentre i greci praticavano il Pancrazio. Dal XIII secolo, con la scoperta della polve-
re da sparo, lo sviluppo della tecnologia bellica ha focalizzato l’attenzione su altri aspetti dell’addestramento
militare, soprattutto in virtù delle più attuali e moderne esigenze operative. Le arti marziali conobbero, quindi,
un graduale declino e solo alcune, come il pugilato, la lotta e la scherma sopravvissero, trasformandosi in sport.
Anche gli eserciti della Penisola dell’800 hanno subito il fascino delle arti marziali. Illuminanti i trattati: «Istru-
zioni per la scherma col bastone» - Ministero della Guerra nel 1858 -; la «Guida per il maestro di scherma a ba-
stone, a uso civile e militare» di Francesco Cajol, Torino 1865. Attualmente, in tutto il mondo, solo i Corpi spe-
ciali, a fronte di una più peculiare e dura specializzazione, necessaria in situazioni di alto rischio e pericolosità,
hanno mantenuto l’apprendimento di tecniche corpo a corpo, prediligendo discipline marziali più letali come il
Krav-Maga israeliano e il Kali filippino, disciplina di cui sono campione del mondo in carica.
Sin dall’agosto 2006, pratico sport da ring, avendo iniziato dall’età di 14 anni gli allenamenti di pugilato, di
Thai-boxe e Kickboxing a Lecce, mia città natale. Allenamenti duri che hanno richiesto sacrificio e forza di volon-
tà ma che hanno dato i loro frutti. L’essere stato allievo del 183° corso «Lealtà» dell’Accademia Militare di Mo-
dena ha sicuramente accresciuto la mia predisposizione per le attività ginnico–sportive. Durante la frequenza
della Scuola di Applicazione a Torino ho disputato diversi match di lotta e ho scoperto il Kali. Arte marziale
originaria dell’arcipelago Filippino, il Kali, conosciuto anche come Arnis o Eskrima (dalla parola spagnola
«esgrima», cioè «scherma»), studia l’uso delle armi bianche come bastoni e coltelli, applicandone i principi nel
combattimento a mani nude. Il mondo occidentale scopre tale sistema di combattimento nella Battaglia di
Mactan del 1521, allorquando le tribù belligeranti sconfissero i «Conquistadores» spagnoli, uccidendo il famoso
Ferdinando Magellano, primo circumnavigatore del globo terrestre. Le arti marziali filippine, tuttavia, conob-
bero il loro massimo splendore sotto la dominazione spagnola che mise a dura prova la popolazione locale e a
seguito della guerra ispano-americana del 1898, quando gli americani si sostituirono ai precedenti dominatori.
Sono di questo periodo i resoconti dei terribili guerrieri filippini che impavidamente e utilizzando solo armi
bianche tendevano imboscate ai gruppi di soldati statunitensi. Per ridurre gli effetti di tali attacchi, gli ameri-
cani iniziarono a proteggersi portando grosse strisce di cuoio attorno al collo e ai polsi (da cui nacquero i fa-
mosi «leatherneck» ovvero «colli di cuoio» poi diventati «teste di cuoio»). In definitiva, il costante perfeziona-
mento e adattamento delle tecniche di combattimento, conseguente a una cultura storica forgiata dal susse-
guirsi di occupanti stranieri, ha reso il Kali un sistema di lotta attuale e in costante evoluzione. Oltre alla gran-
de efficacia delle tecniche, una delle caratteristiche peculiari delle arti marziali del sud-est asiatico è la loro
spettacolarità che le ha proiettate sotto i riflettori del grande schermo in svariate pellicole - docet «Mission Im-
possible» con l’attore Tom Cruise. Valori di riferimento del Kali come l’umiltà, l’onore, la forza della parola data
e il rispetto costellano ogni allenamento, ogni tecnica insegnata, ogni racconto della dura vita nel sud delle Fi-
lippine. Tali valori trascendono la semplice pratica e si possono estendere anche alla vita di un Ufficiale del-
l’Esercito Italiano. L’educazione, il rispetto del prossimo, la coerenza, l’obbedienza verso i Superiori e la fidu-
cia dei propri uomini sono i pilastri etici su cui si basa la disciplina militare. Per comandare serve polso fermo,
coraggio, capacità decisionale, senso del dovere. Un Comandante di uomini deve dare l’esempio, come il cam-
pione che viene emulato dai compagni di team, come il maestro a cui l’allievo si ispira. Significativa l’esperien-
za del «maestro Jorge» colpito da ictus celebrale e costretto sulla sedia a rotelle, che solo sei mesi dopo era in
palestra per un allenamento intensivo di 8 ore. Con metà parte del corpo quasi totalmente priva di sensibilità,
il maestro Jorge è stato un esempio per tutti. Esempio di fermezza, tenacia, forza di volontà. Modello a cui
orientarsi e da ricordare nelle situazioni più difficili sia sul ring che nella vita militare, nei momenti di pericolo,
nei lunghi mesi lontani dall’affetto dei nostri cari, dalle nostre abitudini, dalla nostra quotidianità, quando lo
stress e la stanchezza prendono il sopravvento e potrebbe venire meno la motivazione. La carriera di un Uffi-
ciale, come quella di un maestro di arti marziali, è costantemente ispirata a un codice di condotta da cui risal-
tano cristallini valori morali, etici e militari.
In conclusione posso affermare, però, nonostante i miei due titoli di Campione mondiale di Kali filippino (Mani-
la, 2008 e 2011), i tre di Campione nazionale (2007-2008-2011) e le mie performance di pugile agonista e istruttore
di difesa personale, che oltre alle medaglie, alle riconoscenze, ai plausi degli appassionati o alla carica dei fan,
ciò che mi dona profonde soddisfazioni personali è il collaborare con il gruppo «San Cristoforo» di Bologna, che
si occupa di minori in case-famiglia, diversamente abili e persone con sindrome di down. Perdermi negli occhi
vivaci e sognanti di questi ammiratori speciali, spettatori attenti di ogni mio combattimento, è di certo un dono
ben più grande di ogni coppa o medaglia di questo mondo. Un dono che riempie l’anima e il cuore.

Capitano g. (p.)
Andrea Rollo
112 Rivista Militare

LA MONTAGNA E IL SACRO
All’uomo che si pone davanti alla montagna
essa appare come elemento carico di meravi- «All’Italia diedi il mio ultimo saluto dall’alto di una delle sue più belle
glia e di mistero; attrae e incute timore, svet- montagne, che scalai alcuni giorni dopo (Natale e congedo da casa) il 30
ta superba tra le nuvole e si nasconde nella e il 31 Dicembre 1941. La passione alpinistica mi spinse a tentare quel-
tempesta. La montagna costringe natural- l’ascensione rischiosa, ma affascinante. Da tempo, durante il mio sog-
mente l’individuo a confrontarsi con i suoi giorno in Piemonte col reparto mobilitato, meditavo di compiere la pri-
limiti esistenziali e le sue debolezze. Dimora ma scalata invernale dello spigolo nord della Grivola nel Gran Paradi-
degli dei, avvolta da un’aura di leggendarie so. Realizzai il mio progetto avendo per compagno di cordata il Capora-
paure, è stata passaggio obbligato per con- le Gianni Moor, e dalla cima di quel monte, circondato dal più solenne
quiste, scambi ed esplorazioni. Dalle monta- anfiteatro di cime che io conosca, vidi spuntare il nuovo anno, il 1942.
gne scendevano popoli sconosciuti, proveni- Raggiunta la vetta dopo aver superato nella notte rigidissima molte dif-
vano merci rare e preziose. In orizzontale è ficoltà attraverso le insidie dei lastroni di ghiaccio, aspettammo l’alba. Il
stata un punto di contatto, un confine e una disco del sole non si vedeva ancora, ma già, ad uno ad uno, si accendeva-
barriera tra civiltà e popoli, mentre in verti- no i giganteschi altissimi picchi della chiostra alpina. Il sole apparve in-
cale la montagna rappresenta un confine tra
fine sfolgorante come un enorme ostensorio sopra un altare immacolato e
il mondo umano e il mondo dell’ignoto.
Gli antichi avevano una visione della mon- improvvisamente sugli immensi nevai si riversò un torrente di luce pur-
tagna differente dalla nostra, non conoscen- purea. Dai 4 000 e più metri del mio osservatorio, contemplai attonito
do l’alpinismo, eppure avevano ben presen- quello scenario incomparabile e per un istante credetti di essere un nau-
te il senso del sacro e il simbolismo della frago aggrappato ad uno scoglio in mezzo a un mare di fuoco e di san-
montagna che trasforma l’esperienza indivi- gue. Attraverso un mare di fuoco e di sangue dovetti realmente passare
duale in spirituale. Dall’inizio del secolo durante quel tragico anno che vidi iniziare dalla vetta della Grivola».
scorso è diventata palestra fisica e interiore.
Sfidare le vette è una disciplina che favori- (Da «12 anni di prigionia nell’URSS» di Enrico Reginato – Ed. 2000).
sce lo sviluppo fisico e mentale. Prima che
le montagne divengano spazio sportivo e turistico, anche di tipo estremo, dove si cercano forti emozioni, coloro
che ai primordi conquistano le vette lo fanno con l’ausilio di guide locali spinti dalla curiosità di scoprire spetta-
coli belli e aspri.
Un uomo legato alla montagna da un fortissimo vincolo di amore e passione era Enrico Reginato, di cui ricorre
quest’anno il centenario della nascita, studente universitario negli anni Trenta. La gente del Trevigiano ricorda an-
cora le imprese di alcuni studenti universitari tra i quali Enrico e Cino Boccazzi. I loro concittadini seguivano con
ansia le loro ardimentose ascese che segnavano l’affermazione dell’alpinismo goliardico. Tra le loro numerose im-
prese alpinistiche si ricordano: la prima ascensione invernale della parete ovest della Pala di Popera (2 710 m), in
condizioni penosissime per il freddo intenso su pareti di neve ghiacciata e vetrata, dove sostennero una dura fatica
per ore ad una temperatura di quaranta gradi sotto 0; la prima salita invernale della parete nord della cima Groh-
mann del Sasso Lungo, la maggiore affermazione dell’alpinismo dolomitico invernale sino ad allora; la scalata del
Sass Rigais (3 025 m) che domina il gruppo delle Odle tra la val Gardena e la val di Funes.
Enrico compirà nei giorni 30 e 31 dicembre 1941 la prima scalata invernale dello spigolo nord della Grivola, nel
Gran Paradiso. In seguito a questa avventura il Tenente sarà costretto ad affondare una lama e amputarsi le dita dei
piedi ormai in cancrena sul treno diretto verso il fronte. Infatti, pochi giorni dopo partirà per la campagna di Russia
con il battaglione volontari sciatori Monte Cer-
Enrico Reginato (1913-1990), M.O.V.M. vino a cui appartiene in qualità di Ufficiale me-
dico; battaglione che comprende soldati eccezio-
«Ufficiale medico di battaglione alpino già distintosi nali per vigore e valore.
per attaccamento al dovere e noncuranza del pericolo L’odissea di Enrico Reginato comincia ora: fat-
sul campo di battaglia, per oltre undici anni di prigio- to prigioniero in Russia, aspetterà 12 anni pri-
nia fu, quale medico, apostolo della sua umanitaria ma di fare ritorno a Treviso e riabbracciare i
missione e, quale Ufficiale, fulgido esempio di fiero ca- suoi cari e le montagne. Come Ufficiale medi-
rattere, dirittura morale, dedizione alla Patria lontana co cura e assiste nelle ultime ore i suoi compa-
ed al dovere di soldato. Indifferente al sacrificio della
propria vita, si prodigò instancabilmente nella cura dei gni prigionieri di ogni Nazione, con il conforto
colpiti da pericolose forme epidemiche fino a rimanere egli stesso grave- dei cappellani prigionieri, affidando molti gio-
mente contagiato. Con mezzi di fortuna che non gli offrivano le più ele- vani all’abbraccio del Signore delle Cime.
mentari misure precauzionali, non esitò ad affrontare il pericolo delle più
gravi infezioni, pur di operare ed alleviare le sofferenze dei malati e dei fe- Enrico Vespaziani
riti affidati alle sue cure. Sottoposto, per la sua fede patriottica e per l’at-
taccamento al dovere, prima alle più allettanti lusinghe e, subito dopo, a Il diciassettenne autore, studente della IV classe del Li-
sevizie, minacce e dure punizioni, non venne mai meno alla dignità ed alla ceo Scientifico Statale «Leonardo Da Vinci» e del V
nobiltà dei suoi sentimenti di sconfinato altruismo, altissimo amor di Pa- anno di Violoncello presso il Conservatorio Statale di
tria, incorruttibile rettitudine, senso del dovere. — Russia, 1942-1954». Castelfranco Veneto, ricorda il nonno, Generale Enrico
Reginato, M.O.V.M., nel centenario della nascita.

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