Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Conversione AD e DA
1 - Campionamento e quantizzazione
Generalità
I segnali che nascono dalla maggior parte dei fenomeni fisici sono tipicamente variabili con
continuità sia nel tempo che nelle ampiezze. Affinché questi segnali possano essere elaborati
dai sistemi digitali risultano necessarie opportune operazioni di conversione.
In Fig.1.1 sono rappresentati i blocchi funzionali che consentono tali trasformazioni: il
convertitore analogico-digitale (Analog to Digital Converter, ADC) e il convertitore digitale-
analogico (Digital to Analog Converter, DAC).
Campionamento e quantizzazione
Per passare da un segnale analogico, variabile con continuità nel tempo e nelle ampiezze, alla
sua forma digitalizzata, si rendono necessarie due operazioni fondamentali: il campionamento
e la quantizzazione.
Campionare un segnale s(t) continuo nel tempo significa considerarne i valori solo in
corrispondenza a precisi istanti di tempo (iTc), detti istanti di campionamento.
Si ottiene così la versione campionata sc(t), rappresentata in Fig.1.2A, dove Tc è l’intervallo di
campionamento, mentre fc=1/Tc è la frequenza di campionamento.
Per quanto riguarda le ampiezze, il segnale analogico può assumere in generale valori
compresi fra un valore minimo ed uno massimo (Fig.1.2B). Il campo dei possibili valori entro
cui può variare il segnale analogico è detto anche full-scale range: FSR = Vmax - V min.
La quantizzazione delle ampiezze è ottenuta suddividendo il campo dei valori possibili FSR in
intervalli elementari o di quantizzazione di ampiezza q.
Tutti i valori analogici del segnale che cadono entro uno di questi intervalli di quantizzazione
si considerano indistinguibili l’uno dall’altro e ad essi viene attribuito un valore caratteristico
dell’intervallo, per esempio il valore centrale.
Per questo motivo l’intervallo di quantizzazione viene anche chiamato intervallo di
indifferenza, mentre al valore che lo caratterizza si dà il nome di livello di quantizzazione.
La versione quantizzata del segnale, sq(t), risulta così costituita solo da valori discreti delle
ampiezze.
Nota
Sia il campionamento che la quantizzazione fanno perdere una parte dell’informazione
contenuta nel segnale analogico.
1) Con riferimento al tempo, si perde la conoscenza del segnale nell’intervallo temporale
compreso fra due successivi istanti di campionamento.
2) Con riferimento alle ampiezze, si perde informazione sui valori del segnale compresi fra
due livelli successivi di quantizzazione.
La perdita di informazione è tuttavia differente nei due casi.
Infatti si dimostra che, noti i campioni di un segnale, risulta possibile ricostruire in forma
esatta il segnale originario purché i campioni siano presi con una frequenza superiore almeno
al doppio della massima frequenza contenuta nel segnale (teorema del campionamento).
Per contro, con riferimento alle ampiezze, il segnale quantizzato differisce tanto meno dal
segnale originario, quanto più numerosi sono i livelli di discretizzazione.
La differenza fra l’ampiezza del segnale originario e il valore che lo approssima in forma
discreta costituisce il disturbo di quantizzazione.
I simboli binari che costituiscono la parola di codice sono detti bit, contrazione di binary
digit. Il valore decimale A che corrisponde alla parola di codice formata con i simboli Bi
risulta:
n -1
A = ∑ 2i Bi (1.2)
i=0
La tabella di corrispondenza biunivoca fra i primi sette numeri decimali e le parole di codice
in binario naturale risulta quindi:
0 1 2 3 4 5 6 7
000 001 010 011 100 101 110 111
Velocità di conversione
I convertitori analogico-digitale (AD) trasformano una tensione analogica applicata in
ingresso in un codice numerico. Durante l’operazione di conversione, la tensione analogica in
ingresso rimane costante e corrisponde al valore che è stato campionato. I circuiti di
campionamento hanno appunto il compito di estrarre il campione dal segnale e mantenerlo
costante per il tempo necessario alla conversione (sample&hold).
Le operazioni di campionamento e della successiva conversione devono esaurirsi in un tempo
totale minore dell’intervallo di campionamento Tc. In tal modo la sequenza di campioni può
essere trasformata in una sequenza di numeri in modo regolare e continuo. La velocità con cui
ciò accade è appunto la frequenza di campionamento fc = 1/Tc.
Analogamente i convertitori digitale-analogico (DA) trasformano un codice numerico
applicato in ingresso in una tensione analogica il cui valore corrisponde al numero espresso
dal codice. La tensione viene mantenuta in uscita per un tempo pari al tempo di
campionamento Tc e quindi viene aggiornata nel successivo intervallo Tc. Anche in questo
caso si produce in uscita una tensione che ha l’andamento di una spezzata e approssima
l’andamento desiderato, aggiornandolo con velocità pari a fc = 1/Tc.
2 - Diagrammi ingresso-uscita
Fig.2.1 - Diagrammi ingresso-uscita unipolari per un ADC (A) e per un DAC (B).
Il disturbo di quantizzazione
Il disturbo di quantizzazione è una conseguenza insita nella suddivisione di un intervallo
continuo (FSR) in un numero finito di parti e nella necessità di adottare un set finito di numeri
per rappresentarli.
In un ADC l’errore introdotto dalla quantizzazione può essere definito come la differenza fra
il valore caratteristico vi dell’intervallo di quantizzazione (valore misurato) e il valore attuale
v della tensione: eq = vi - v.
Con riferimento alla Fig.2.1A vista in precedenza, si osserva che sono stati codificati i valori
analogici in corrispondenza all’estremo sinistro del generico intervallo di quantizzazione.
In tal caso il modulo del disturbo di quantizzazione è contenuto, come rappresentato nella
successiva Fig.2.2A, entro il range 0÷ q (o, come spesso si usa dire nella pratica, è inferiore a 1
LSB).
In pratica si può ottenere una riduzione degli effetti associati al disturbo di quantizzazione,
facendo in modo che l’intervallo di indifferenza q risulti centrato rispetto al livello nominale
di quantizzazione vi. Questo caso è riportato nella Fig.2.2B, dove si può notare che il disturbo
di quantizzazione risulta contenuto entro una fascia simmetrica ± q/2 (± 1/2 LSB).
Per rendersi conto dei vantaggi di quest’ultima configurazione, si confrontino il valor medio,
il valore massimo e il valore quadratico medio del disturbo di quantizzazione, valutato sulle
caratteristiche ingresso-uscita, nei due casi.
Si nota che il valor medio è diverso da zero nel caso esaminato in Fig.2.2A, mentre è nullo
per il caso di Fig.2.2B. Quindi, centrare l’intervallo di quantizzazione sul valore nominale
comporta l’assenza di componenti costanti e sistematiche per l’errore di quantizzazione.
Il valore massimo nella caratteristica di Fig. 2.2B risulta dimezzato rispetto a quello della
caratteristica di Fig.2.2A.
Il valore quadratico medio (o potenza) Pq, la cui radice quadrata costituisce il valore efficace
del disturbo di quantizzazione, può essere valutato nel seguente modo:
⎧ 1 2
1 x2 ⎪ A) ( x1 ÷ x2 ) = (0 ÷ q) ⇒ Pq = q
Pq =
q ∫ x1
eq2 deq ⇒ ⎨ q q
⎪ B ) ( x1 ÷ x2 ) = ( − ÷ )
3
1
⇒ Pq = q 2
(2.2)
⎩ 2 2 12
I parametri statistici di questa variabile aleatoria sono il valor medio μq, che risulta nullo, e la
varianza σq2:
+∞ 1 x2 q2
σ q2 = ∫ -∞
(δ q − μ q ) 2 ⋅ p(δ q )dδ q =
q ∫ x1
(δ q − μ q ) 2 dδ q =
12
(2.4)
I valori della varianza σq2 e della potenza Pq, esaminata precedentemente, coincidono nel caso
particolare in cui si abbia valor medio nullo.
Questa interpretazione in termini di varianza (e quindi di deviazione standard σq) è utile, più
in generale, quando si vuole determinare la propagazione degli effetti dell’incertezza dovuta
alla quantizzazione in un sistema digitale e la sua combinazione con le altre fonti di
incertezza, così come richiesto dalla GUM.
Bit effettivi
Combinando le equazioni (2.4) e (2.1) si ottiene:
1 2 FSR 2
σ q2 = q = (2.5)
12 12 ⋅ 2 2 n
1 ⎛ FSR 2 ⎞
n = log 2 ⎜ ⎟ (2.6)
2 ⎜ 12 ⋅ σ 2q ⎟
⎝ ⎠
Se alla varianza del rumore di quantizzazione σq2 si sostituisce quella del rumore totale del
convertitore σc2, che include anche il rumore dei circuiti analogici, si ottiene una quantità che
viene definita numero effettivo di bit del convertitore, EB:
⎛ FSR 2 ⎞ 1 ⎛ FSR 2 σ 2q ⎞ ⎛ 2⎞
1
EB = log 2 ⎜⎜ ⎟ = log 2 ⎜ ⋅ ⎟ = n − 1 log ⎜ σ c ⎟ (2.7)
2 ⎟ ⎜ 12 ⋅ σ 2q σ c2 ⎟ 2
⎜ σ 2q ⎟
2 ⎝ 12 ⋅ σ c ⎠ 2 ⎝ ⎠ 2 ⎝ ⎠
Pertanto il numero di bit effettivo coincide con quello nominale sol nel caso (teorico) in cui
non sia presente altro rumore oltre a quello di quantizzazione, e quindi sia σc2 = σq2.
Nel codice complemento a due, al bit di segno uguale ad uno è associato un peso pari a quello
che avrebbe in binario naturale, ma cambiato di segno. A tale valore va sommato
algebricamente il valore dei restanti bit della parola di codice, letti in binario naturale.
Esempio: +3q => 011 => 0x22 + 1x21 + 1x20 = 3
-3q => 101 => (-1x22 ) + 0x21 + 1x20 = -3